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Autore: controcorrente    09/12/2013    1 recensioni
Soledad ed Ester. Due sorelle divise. Due vite separate da dieci anni di distanza, improvvisamente riunite per il capriccio della prima. Due donne profondamente diverse. Una provata da 3 grossi sacrifici, l'altra cresciuta con l'ansia del futuro. La loro riunione porterà a delle conseguenze impreviste che mai avrebbero pensato potessero accadere: L'ambientazione è storica ma spero che vi piaccia, indicativamente tra 700 ed 800.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, L'Ottocento
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XLI
 
Brennan guardava inespressivo la propria immagine allo specchio.
-Milord, ho finito-disse il barbiere, deponendo il rasoio.
Il viso, liscio e squadrato, era pallido come di consueto, delineando un profilo duro e virile. -Avete fatto un ottimo lavoro-esalò lo scozzese, accarezzandosi la pelle-e sarete degnamente ricompensato. Considerando il vostro impegno a domicilio, la vostra parcella sarà più alta.-
Gli occhi dell'altro si illuminarono.
-Grazie! Grazie, signore!-esclamò questi, chinando la testa.
Brennan annuì, un po'seccato. -Ora andatevene-disse, continuando a fissare la propria immagine-la carrozza vi attende.-
Il barbiere lo guardò.
In molti temevano il pessimo carattere di quello scozzese.  Era noto per la sua durezza ed il distacco con cui si rivolgeva al prossimo...eppure, il borghese ci credeva poco. Il fatto che non avesse mai mostrato grande interesse per le convenzioni e preferisse i suoi affari alle mondanità era una stramberia che lo rendeva apprezzabile.  
Per molti aspetti, pareva quasi uno di quegli antichi nobili che, anziché recarsi dal sovrano a chiedere favori, preferiva arricchire il proprio patrimonio nella sua tenuta. Con calma, dispose con cura i vari abiti che aveva portato con sé e che, in quel momento, giacevano sul letto.
L'idea di partecipare ad una festa lo nauseava...ma sapeva dissimulare decentemente tutte le sue emozioni. Con calma, studiò critico i completi scuri presenti, prima di decretare la scelta su uno di loro. Istintivamente, si accarezzò la pelle, trovandola levigata e priva d'imperfezioni...e sorrise di conseguenza, al pensiero di quello che lo attendeva.
 
 
Viola era comodamente seduta a tavola, con un abito color pervinca che esaltava il suo pallore naturale. Mrs. Chambers la osservava, non potendo fare a meno di notare come tutto in lei fosse drammaticamente appropriato all'occasione. Avrebbe certamente fatto una magnifica figura, nell'alta società, se i suoi natali  non fossero stati tanto imbarazzanti. -Signorina Pertignac, avete scritto una lettera a vostra madre?-chiese, soppesandola con lo sguardo.
-Certamente-rispose questa- si è raccomandata di essere informata sulla mia permanenza qui.-
Mrs. Chambers le rivolse un sorriso.
-E'la prima volta che lasciate la vostra dimora, non è vero?-chiese- Anche io facevo così, quando i miei figli erano lontani da casa. Mio marito mi rimproverava spesso per la mia eccessiva mollezza.-
Viola annuì, sinceramente imbarazzata.
-Mi hanno detto che ci saranno molti giovani alla festa e spero che vi divertiate. -continuò l'altra.
Per tutta risposta, la più giovane oscillò la testa, in un pallido gesto di accordo. -Mrs. Escobar-fece- posso chiedervi il permesso di ritirarmi? Ho un forte mal di testa.-
 
 
 
Quando uscì dalla stanza, Viola trattenne l'ennesimo sospiro.
Il suo animo era gonfio di pena e angoscia per il futuro. Non aveva mai avuto molte aspirazioni ma comprendeva benissimo quanto l'isolamento in cui sua madre viveva, fosse deleterio per il suo futuro. Ugualmente, non ne faceva una colpa all'unica donna che si fosse davvero occupata di lei. A passo lento e misurato, si incamminò verso il suo alloggio, sperando mentalmente che non ci fosse nessuno dentro.
-Immagino che voi abbiate qualcosa in mente, Lady Mc Stone-disse una voce, fredda come il ghiaccio.
Viola si fermò.
-A cosa alludete?-domandò la voce della donna.
-Parlo della vostra pupilla. Vi ho dato notizia che Lord Von Gruhnweld ha incontrato la vostra matrigna e si è accordato con lei per screditarvi. Cosa dovrei pensare? Hanno già messo in dubbio molte vostre scelte, come quella di affidare la ragazzina ad un ricco borghese.- disse la prima, sempre più alterata.
-E allora? Sempre meglio di un vecchio patetico che ha ammazzato di botte le sue precedenti mogli.-replicò sprezzante l'altra.
-Il matrimonio è un contratto. E'sufficiente porre dei vincoli legali per arginare la frenesia. Qualora le cose non andassero bene, la mocciosa tornerebbe da voi.-rispose l'uomo...ma una risata gelida interruppe quelle parole. -Non esistono queste possibilità. Come avete ben sottolineato, un matrimonio è un contratto che ha, tra le altre cose, dei vantaggi che non hanno niente a che vedere con la sorte degli individui. Probabilmente un simile lignaggio sarebbe davvero vantaggioso...ma significherebbe immolare la propria vita in nome di doni futuri e incerti, rispetto alla sofferenza reale.- rispose- Non raccontatemi simili sciocchezze. Ho smesso di credervi nell'infanzia.-
Un pugno si abbatté sul tavolo. - Siete stata il peggiore castigo che possa essere capitato nella mia sorte. Io disprezzo profondamente il vostro egoismo. Avete sposato un ricco scozzese, con un lignaggio antico e solido, entrando negli ambienti più illustri della corte. Non avete ottenuto solo umiliazioni, al contrario. Eppure continuate ad atteggiarvi come vittima del destino.-sibilò- Mi fate indubbiamente pena.-
A quelle parole, sputate con rabbia, seguì un teso e lungo silenzio.
Pareva come la quiete prima della tempesta e Viola, con il cuore trepidante, si ritrovò a sussultare, sia pure in maniera impercettibile.
-Allora per quale motivo siete qui?-domandò Lady Mc Stone, con un tono privo di ogni incertezza- Se è come dite, niente vi spinge a rimanere.-
Viola udì dei passì...poi calò il silenzio e, con esso, finì quel violento scambio di battute.
Incerta, si avvicinò alla serratura della porta, salvo tirarsi indietro di scatto.
Lord Mc Kenzie stava baciando la tutrice della sua amica o almeno così pensava, data la sconveniente vicinanza. Un violento schiocco rimbombò nella stanza, seguito da una risata, carico di cattiveria che decretò la fine di quel silenzio apparente.
 
 
 
Soledad guardò con sgomento l'uomo di fronte a lei.
Non aveva mai avuto paura di niente...e, di certo, non dell'uomo che ora la guardava con odio.
-Che cosa avevate intenzione di fare?-sibilò questi, massaggiandosi il viso.
Lei fissò la mano, ancora tremante, con incredulità.
-NON PENSARE DI COLPIRMI DI NUOVO, DONNA! SEI UNA PAZZA, UNA MALEDETTA PAZZA!- sbottò lo scozzese, afferrandola per le spalle -Non ti permetterò di continuare con i tuoi capricci. Hai istupidito mio fratello ma non succederà anche con me. Non giocherai con la mia persona...e con quella mocciosa che avete ingannato. Io so come siete...un mostro.-
Lei non rispose.
Gli occhi continuavano a fissare la mano. Vibrava ancora, indipendentemente dalla volontà.
-Adesso basta-concluse infine Brennan- avete preso in giro la mia persona anche troppo per quello che meritavo. Non ho nessuna intenzione di rimanere qui. Avervi intorno è dannoso per me.-
Raggiunse la porta, a passo rabbioso.
Via, via...questo era il suo desiderio.
Quella strega spagnola aveva portato solo danni. Lo aveva sempre detto a suo fratello ma questi si era fatto beffe di lui...e come era andata a finire? Alistair era morto...e lui, maledetto, dannato per sempre.
-Brennan, non te ne andare.-disse.
Lo scozzese non si girò.
Aveva ancora la mano sulla maniglia ma era rigido come una statua. -Cosa vuoi?-chiese.
Ancora un sospiro.
- Non te ne andare. Io so che sarò dannata...per l'eternità. Voglio salvare almeno lei, con un matrimonio in cui non sia una serva già al momento delle nozze. Quel Gillford non è cattivo e nemmeno bugiardo...voglio che sia lui. Non voglio che il supplizio si ripeta.-disse.
-Ma davvero?-commentò lo scozzese- Voi avete avuto più privilegi, rispetto alla condizione di partenza...perché pensate il contrario?-
Soledad non mosse un muscolo facciale.
-Non è come Alistair.-rispose.
Brennan rimase immobile sul posto, gelato da quelle parole. Non chiese niente...non fece domande. Sentiva però un fondo di ghiaccio, tutte le volte che diceva quella frase...un dolore sordo che lo straziava dentro...e capì di essere giunto al limite per quel giorno.
Aprì la porta e se ne andò.
Nemmeno vide Viola che aveva origliato la conversazione, sia pure in parte.
 
 
 
 
 
-Immagino, fratello, che questa festa sia molto importante-commentò la ragazza, mentre studiava i colori degli abiti nel baule. Ne aveva presi diversi, non sapendo cosa l' aspettasse...ed ora era indecisa. -Quale colore pensate che sia più appropriato?-domandò.
Cedric sbuffò.
-Non sono cose che mi interessano, Ann. Un vestito è un vestito.- fece, con voce seccata.
L'americana non vi badò. -Dite così solo perché avete il privilegio di essere un maschio e quindi di non dover scegliere tra tanti abiti...altrimenti, mostrereste maggiore entusiasmo.- disse, passandosi una mano sotto il mento  -Sicuramente serviranno dei guanti bianchi ma non ho la minima idea di quale sia il colore più appropriato. Nessun consiglio?-
-Ann, per l'amor di Dio, vi sembrano cose che siano adatte ad un uomo?-esclamò, seccato dalla cosa.
Lei si girò. -Siete assolutamente impossibile, fratello. Vi sto chiedendo un consiglio che ritengo assolutamente indispensabile, visto che ancora non ho debuttato. Vorrei fare la migliore figura che il mio status consente...come potrei trascurare simili dettagli?- fece, tornando a dargli le spalle. Prese le varie stoffe e cominciò a visionarle con attenzione, studiando critica i particolari. -Credete che sia opportuno chiedere consiglio a Lady Mc Stone?- fece.
Cedric trasecolò, sentendo quel nome.
-Siete forse impazzita?-sibilò.
Quella donna avrebbe aiutato sua sorella? No, non ci credeva affatto. -Perché?-domandò- Voi siete assolutamente poco propenso ad aiutarmi...non vorrete, spero, pormi in una situazione sconveniente? Vorrei avere anche io la possibilità di sposarmi in modo decoroso e voi non mi siete di alcun sostegno.-
L'americano grugnì, irritato da quelle parole. -Siete davvero così desiderosa di darvi in pasto al primo venuto?-chiese lui, irritato da quel tipo di discorsi.
Ann si girò.
-Fratello, anche se sono più piccola di voi, sono comunque una donna. So che il destino è il matrimonio e vorrei avere almeno una maggiore scelta. Se voi persisterete con questa condotta selvatica e piccosa, non ne trarrei una buona fama. -disse, fissandolo severa- Non siamo nobili e godiamo della tua posizione di erede della famiglia Gillford. Non dimenticatevi che anche io finirei male, nel malaugurato caso in cui voi, decideste di lasciare tutto.-
Cedric non commentò.
Sua sorella era sempre stata ai margini e comprendeva poco il suo punto di vista. -Ma perché proprio Lady Mc Stone?-chiese, non volendo accettare completamente quello stato di cose.
-Perché è una delle poche persone che mi ha guardato dritto negli occhi, senza soppesarmi con lo sguardo.-fu la risposta inaspettata della giovane- ecco perché.-
A quelle parole, l'americano cedette. -E sia- disse- purché non vi cacciate in qualche guaio.-
 
 
 
 
Il cielo era leggermente nuvoloso.
Il vento scuoteva piano gli alberi, facendo scendere una pioggia di foglie. Soledad fissava mestamente il paesaggio. Così immerso nel buio, lo trovava desolante e mesto, specchio forse del suo stesso animo.
-Lady Mc Stone-disse una cameriera- vi informo che Miss Gillford desidera conferire con voi.-
La dama inarcò la fronte.
-Fatela entrare-rispose, tornando a fissare il paesaggio.
I passi dell'americana raggiunsero il suo orecchio. Erano ritmati e battevano il pavimento con insolita energia...così si girò, incontrando la ragazzina del giovane a cui aveva imposto la mano di sua sorella. -Miss Gillford- fece- è un piacere vedervi. Non abbiamo avuto modo di discorrere piacevolmente.-
Ann abbassò gli occhi ma fu un istante così breve che alla dama parve quasi artefatto, frutto dell'etichetta, più che di reale timidezza. -Milady-disse- perdonate il disturbo ma sono venuta a chiedervi consiglio, a proposito del ballo.-
L'altra prese posto su una sedia. -Chiedete, signorina.-rispose, invitandola a sedersi.
La giovane obbedì, un po'nervosamente.
-Immagino che sia la prima volta che venite a questo genere d'incontri-commento Lady Mc Stone.
-E'così. Temo di fare una brutta figura.-ammise Ann.
Soledad inarcò la fronte. -E per quale motivo-chiese- dovrebbe essere così? Vostro fratello ha molta stima di voi.-
La signorina Gillford sospirò. -Come potrei spiegarlo?-fece- Io sono venuta con mio fratello per una ragione ben precisa.- Prese qualche momento per raccogliere le parole, incerta su come proseguire, sul modo per esternare il suo tormento. -Mia madre è stata assai chiara in proposito. Dal momento che il fidanzamento tra mio fratello e Miss Escobar pare essere accetto a entrambe le famiglie, ha deciso di mandarmi qui, affinché possa fare la mia comparsa in queste sale, in attesa del debutto in città. E'fermamente convinta che occorra un matrimonio solido per me.- spiegò.
Soledad annuì. -Capisco il ragionamento ma non mi spiego una simile fretta-disse, prima di aggrottare la fronte- Spero per voi che non vi siate compromessa.-
Ann scosse la testa con violenza.
-Assolutamente no!-esclamò- Il problema è che non ho una sufficiente preparazione per accogliere con serenità un'occasione mondana. Ho avuto solo insegnanti privati e temo in una pessima figura.-
Così dicendo, si portò una mano sul cuore. -Non ho mai commesso infrazioni alle regole della casa di mio zio ma devo garantire un avvenire per me stessa. So che non potrei rimanere per sempre insieme a mio fratello...e devo farmene una ragione.-rivelò, fissando laconica le proprie mani.
La più grande si accarezzò compostamente le mani. -Ammiro la lucidità con cui affrontate la vostra condizione di donna. Non è da tutti...ma voglio essere franca con voi. Non gettate il vostro onore tra le braccia di un uomo indegno.-fece, guardandola fisso- Sappiate comunque che ad un ricevimento di una villa di campagna, non sono richieste le medesime rigidità di una festa in città. Solitamente si balla una quadriglia, una country dance...oppure un minuetto, anche se lo trovo orribilmente fuori moda. Assicuratevi di avere i guanti bianchi. Quanto agli abiti, andranno bene le tinte pastello, o il bianco...ma che non siano troppo scollati, però. Una vista inopportuna del petto rovinerebbe il fascino virginale della vostra condizione di debuttante.-
Ann seguì con attenzione questa e le frasi che seguirono, annuendo di volta in volta. -Comunque sia-fece l'altra- non dovete temere. Nel caso in cui foste sul punto di fallare, chiedete a mia sorella e Mademoiselle Pertignac o a me, se sono nelle vicinanze. Il bello di questi ricevimenti è che potrete fare pratica.-
 
 
 
Viola fissava incerta l'abito giallo che giaceva comodamente su una sedia. Lo aveva fatto stirare dalle cameriere, raccomandandosi più volte la massima cura della stoffa. -Credete che questo colore sia opportuno?-domandò.
Ester sbuffò.
-Mia buona amica-cominciò, raccogliendo tutta la pazienza che possedeva-ritengo che quel colore sia assolutamente consono. Inoltre, il fatto di non essere in città ci esula, almeno in parte, dal bisogno di tenere abiti bianchi. -rispose, mentre prendeva un abito celeste.
L'altra annuì. -Avete poi parlato con Miss Gillford?-domandò, studiando con lo sguardo la sua reazione. La vide sbuffare, con aria demoralizzata.
-E come potrei?-chiese- Con quel...quel...quel buzzurro di americano!- E, per dare maggiore enfasi alla sua stizza, gonfiò le guance in modo assolutamente poco signorile.
Viola inclinò il capo, prima di volgere la sua attenzione agli abiti. -Conviene chiamare le cameriere e farci aiutare.-disse.
Ester annuì. -Emma, avrei bisogno di un aiuto, con il mio abito.-disse, fissando esasperata il letto. A passo deciso si aggrappò alla colonna, sospirando. La attendevano quindici minuti buoni di tormento...ma doveva ottenere una vita sottile o avrebbe fatto una pessima figura.
Così strinse i denti, preparandosi al primo colpo.
 
 
 
Cedric si preparò abbastanza velocemente.
Indossò il completo elegante che usava per le occasioni di rappresentanza e, con un gesto svogliato, si pettinò i capelli. Non aveva molta voglia di andarci ma non era così egoista da deludere sua sorella. In quel momento, la sentiva borbottare a denti stretti per il corsetto...e sogghignò ironico, non riuscendo a capire l'importanza di tutti quegli accorgimenti. Alzò le spalle, come rassegnato a quello stato di cose e, dopo aver gettato un saluto sbrigativo al paravento oltre il quale si trovava sua sorella, sgusciò fuori, prendendo la via delle scale.
Giunto al pianterreno, tuttavia, si rese conto di non essere da solo.
La sagoma alta e muscolosa di Lord Mc Kenzie si stagliava di fronte a lui, dandogli le spalle. -Buonasera Milord-disse l'americano- pensavo di essere il primo ma, evidentemente, mi avete preceduto.-
Brennan socchiuse gli occhi.
-La moda virile è molto agevole da indossare-rispose lo scozzese, distaccato.
-E cambia in modo abbastanza impercettibile-convenne l'americano. Vide il lord scozzese scuotere la testa, non seppe bene dire se in segno di accordo o dissenso. -Siete quindi parente di Lady Mc Stone...chi l'avrebbe mai detto.-
-No- fece- sono il fratello di latte del suo defunto marito. Tanto vi deve bastare.- sibilò, indignandosi per l'assenza di attenzione dell'americano.
Questi si era limitato a scrollare le spalle. -Per come la vedo io, sono i soldi a fare la differenza. Su quelli si può sempre comprare.-fece, prima di ghignare malevolo-Potrei persino comprarmi un titolo più importante del vostro.-
Cedric non aveva detto quelle cose a caso. Lo faceva spesso anche in collegio, quando si atteggiavano a prepotenti nei suoi confronti. Rispetto a molti borghesi, non era mai stato interessato a cercare i loro favori. Non gli interessava granché, soprattutto sapendo che buona parte di quei damerini valeva meno del tacco della sua scarpa. Così, con quella sicurezza, aveva detto tali parole...ma lo scozzese lo prese di sorpresa.
Scoppiò a ridere e fu con quella risata che accompagnò l'ingresso della padrona di casa. -Vedo che vi sta facendo ridere, Milord-disse Mrs. Chambers- non sapevo che apprezzasse questo umorismo americano.-
Brennan si ricompose.
La dama inclinò il capo. -Mr. Gillford, sappiate che è un miracolo.-commentò, sinceramente sorpresa.
-A cosa alludete?-domandò il giovane, perplesso.
-Parola mia-fece la donna, ponendosi la mano sul petto generoso- è la prima volta che vedo quest'uomo ridere. Indubbiamente avete del talento.-
 
Bene, scusate il ritardo ma spero che vi piaccia. Questo capitolo è stato un parto e la storia sarà lunga. Vorrei ringraziare tutti coloro che seguono, mettono tra preferiti e recensiscono. Mi fa piacere sapere che la storia piace...e bhé, alla prossima.
   
 
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