Questa è per Giovanna
perché oggi diventa
più saggia
Tanti auguri, cara
Questa storia è il mio personale seguito di Il siero del super soldato di Vannagio. Se non l'avete letta correte a farlo, è un capolavoro.
Working Class Hero
«Dobbiamo
protestare! Se continua in questa maniera andremo a reclutare i barboni
per la
strada» disse Bree, un mercoledì pomeriggio, e
indicò con un gesto del capo
l'area che fino a qualche giorno prima era stata la mensa
dell'eliveivolo.
Wanda
alzò gli occhi dalle unghie che si stava limando con grande
cura e gli lanciò
un'occhiata interrogativa.
«Di
cosa stai parlando?»
«I
muratori, è ovvio!»
Seguì
un lungo momento di silenzio in cui Wanda riprese a farsi la manicure e
Jade
continuò a svuotare una lavatrice.
Bree
sospirò e scosse la testa.
«A
voi due devo sempre spiegare tutto? Ah, le donne...» fece una
pausa e controllò
di avere tutti gli occhi puntati su di sé. «Li
avete visti quei tre che stanno
ricostruendo la mensa?»
«Certo
che li ho visti, stanno lavorando nella MIA cucina. Credi che sia
cieca?»
«Il
locale è dello SHIELD, per essere esatti, ma non perdiamoci
in chiacchiere e
torniamo al punto fondamentale del discorso: si può sapere
chi li ha
selezionati?»
«Perché?
Li ho osservati all'opera e mi sembrano rapidi e molto bravi nel loro
lavoro...» replicò Wanda, perplessa.
«Ma
questo è ovvio; in caso contrario non lavorerebbero per
Fury. Questa è la più
importante organizzazione mondiale, non l'Asilo Mariuccia in cui le
buone
sorelle caritatevoli raccolgono i poverelli disadattati di turno! Qui
solo i
professionisti seri e capaci possono aspirare ad un impiego. Con un
eccezione,
forse: le lavandaie.»
Bree
si voltò, pronto a schivare un calzino puzzolente o un
qualsiasi altro
indumento olezzante presente nella lavanderia, ma Jade si
limitò a girarsi e a
riprendere a lavorare.
«Ragazza
è ora di reagire: nessun uomo, neanche se un bel manzo
verde, merita un lutto
così lungo. Credi alla zia. Ti proporrei di farti fare un
bel pompino, fa
miracoli, ma nel tuo caso...»
Un
altro silenzio accompagnò la frase.
Bree
sbuffò e incrociò le braccia al petto,
imbronciato.
«Cosa
c'è che non va con i muratori?» chiese, infine,
Wanda, la cui curiosità prese
il sopravvento sul sentimento di solidarietà per l'amica.
«Un
Muratore, con la emme maiuscola, deve essere bello, muscoloso, tatuato
e molto
gay. Deve. Ditemi quale di questi tre si può definire bello:
nessuno. A cosa
serve avere una maglietta sudata addosso che ti scolpisce i muscoli e
lascia
intravvedere dei sexy tatuaggi se poi sei un cesso? Come dicevo prima,
gli
standard dello SHIELD si sono drammaticamente abbassati.»
Bree si interruppe e
si diede un colpo con il palmo della mano sulla fronte. «Ci
sono: forse serve a
compensare la figaggine degli eroi. Una sorta di bilanciamento del
personale,
ci hanno dato tre sgorbi al posto di un Hulk figo. È una
sorta di equilibrio.»
«Fuori.
Dalla. Mia. Lavanderia!» scandì gelidamente Jade.
«Ben
detto, tesoro!»
«Anche
tu, Wanda.»
«Guarda
che anche la lavanderia è dello SHIELD»
puntualizzò Bree e uscì, inseguito da
una cesta di indumenti sporchi.
Due
giorni dopo, il Giorno del Ringraziamento, Jade vagava sola e depressa
per
l'eliveivolo, con un hot dog in mano. Quella mattina aveva mentito
spudoratamente con suo padre dichiarando di essere costretta a rimanere
al
lavoro per un inconveniente improvviso; in realtà, non se
l'era sentita di
tornare a casa da sola, senza Bruce, ad affrontare Black Mamba e sua
cugina
Peggy con il suo nuovo fidanzato, un famoso e ricchissimo chirurgo
estetico.
Nelle sue peregrinazioni giunse davanti a quella che fino a dieci
giorni prima
era la mensa e vide che non era la sola a non divorare un tacchino con
la
famiglia. Uno dei tre muratori, quello che compensava l'assenza di
capelli con
un'abbondante villosità sul petto, stava finendo di demolire
una parete. Jade
si fermò ad osservare, come ipnotizzata, un altro uomo che
finiva il lavoro di
Hulk. Un pezzo di calcinaccio schizzò nella sua direzione e
Jade, per evitarlo,
urtò una pila grossi scatoloni che crollò sul
pavimento con un gigantesco
boato.
Il
muratore si voltò di scatto.
«Che
diavolo ci fai qui?» urlò. «Non sapete
proprio leggere su questo trabiccolo
volante: vietato l'ingresso ai non addetti ai lavori» disse,
infine, con tono
normale dopo essersi tolto le cuffie protettive antirumore.
Jade
decise che era stufa di essere derisa e maltrattata, per cui strinse i
pugni e
riversò tutta la sua rabbia su quello sconosciuto.
«Vado dove voglio, hai
capito brutto stronzo?» urlò.
«Adesso
basta!» sbottò il muratore. «Sono stufo
della vostra boria da Esseri Superiori.
Sono bravo nel mio lavoro. Molto. Non sono figo, e allora? Sono un
dipendente
di un impresa edile e non dei California Dream Man!»
Jade
aprì la bocca per replicare, ma l'uomo l'interruppe.
«Forza,
guarda pure il mio tatuaggio che vi fa tanto sogghignare. Sei qui per
questo,
no? Ridi pure» disse e si rimboccò la manica della
T shirt.
Jade
vide sul bicipite sinistro il simbolo di Superman.
«Perché
dovrei ridere, Superman? È un tatuaggio molto bello,
chiunque te l'abbia fatto
è un gran professionista.»
«Che
fai, mi perculi?»
Jade
non disse nulla, si voltò e si sollevò la
maglietta mostrando il drago verde
tatuato sulla scapola destra. «Questo l'ho fatto per
intrappolare la mia
rabbia, la mia bestia interiore, che troppo spesso mi mette nei guai.
Mi
rappresenta: un vulcano di rabbia in un corpo di giada.»
Superman
la guardò sospettoso, poi si tolse l'elmetto e le
offrì un bicchierino del
caffè che teneva nel suo thermos.
«Niente
famiglia, Superman?» chiese infine la ragazza.
Lui
scosse la testa. «Non tocca a me.»
Dopo
un attimo di silenzio iniziò a spiegare.
«Qualche
anno fa, ero un affermato impresario edile di New Orleans; ero ricco,
avevo una
grande casa e una bella moglie. Poi è arrivata quella gran
puttana di Katrina
che ha distrutto gran parte di ciò che possedevo; infine
è giunta la bolla
speculativa che ha distrutto il mercato immobiliare e mi ha dato il
colpo di
grazia. Così in pochi mesi ciao ciao villa faraonica, au
revoir soldi e
soprattutto adieu moglie. La sanguisuga si è involata con
quel poco che mi era
rimasto e non mi ha più permesso di vedere Trilly, la mia
piccolina. Sono
entrato in depressione e ho cominciato a bere; quando pensavo di aver
toccato
il fondo, di essere finito, Trilly mi ha trovato nel dormitorio in cui
mi
rifugiavo saltuariamente: aveva bisogno di me. Da quel momento ho
ripreso la
mia vita in mano: ho vinto la mia dipendenza dall'alcol, mi sono
trovato un
lavoro, ho trovato un domicilio e ho ottenuto l'affidamento congiunto
di
Trilly. Ma, soprattutto, ho spaccato la faccia a quello stronzo che la
mia ex
frequentava.»
Jade
lo guardò perplessa, visto che quel particolare mal si
adattava al quadretto
dell'uomo in via di redenzione. Il muratore intuì i pensieri
della ragazza.
«Il
coglione maltrattava Trilly solo perché figlia di un
altro» spiegò.
«Ben
fatto!»
«Il
giorno che sono diventato caposquadra Trilly era con me e mi ha
definito il suo
eroe. È stato uno dei giorni più belli della mia
vita e, così come per la
nascita della bimba, ho deciso di tatuarmelo sulla pelle. Sono andato
con lei
dal più bravo tatuatore del mondo, JD, e insieme abbiamo
scelto questa» disse
il muratore indicando la esse. «Ho combattuto contro il
Destino Bastardo e ho
vinto, per cui sono un eroe. Non salverò il mondo da
attacchi alieni o da Dei
malvagi, ma non permetto a nessuno di portarmi via la mia vita, il mio
onore e
soprattutto chi amo. A nessuno.»
Jade
guardò con ammirazione l'uomo e poi spostò lo
sguardo sul muro sbriciolato da
Hulk.
«Hai
ragione, Superman» disse, gli diede una pacca sulla spalla e
si allontanò.
«Ehi,
dove stai andando?»
«A
combattere la mia guerra contro un gigante verde e uno scienziato
spaventato.»
Note: questa storia è il seguito, a modo mio, di Il siero del supersoldato Vannagio e Dragana. Spero che il regalo ti sia gradito, Giovanna, ancora auguri.
Ringrazio Dragana per la gentile concessione dei personaggi e per il betaggio. Per cui se la storia vi è piaciuta è anche merito suo, in caso contrario è solo colpa mia.
La storia dei muratori è tutta colpa di FB e di Vannagio, sappiatelo.
Grazie a chiunque abbia avuto l'ardire di arrivare fino in fondo.