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Autore: fila    10/12/2013    4 recensioni
«Dobbiamo protestare! Se continua in questa maniera andremo a reclutare i barboni per la strada» disse Bree, un mercoledì pomeriggio, e indicò con un gesto del capo l'area che fino a qualche giorno prima era stata la mensa dell'eliveivolo.
Wanda alzò gli occhi dalle unghie che si stava limando con grande cura e gli lanciò un'occhiata interrogativa.
«Di cosa stai parlando?»
«I muratori, è ovvio!»
Questa storie è il seguito di Il siero del supersoldato di Vannagio, scusa il ritardo, tesoro. Tanti auguri.
PS grazie Jo Lupo
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è per Giovanna

perché oggi diventa più saggia

Tanti auguri, cara

 

Questa storia è il mio personale seguito di Il siero del super soldato di Vannagio. Se non  l'avete letta correte a farlo, è un capolavoro.

 

 

Working Class Hero

 

 

«Dobbiamo protestare! Se continua in questa maniera andremo a reclutare i barboni per la strada» disse Bree, un mercoledì pomeriggio, e indicò con un gesto del capo l'area che fino a qualche giorno prima era stata la mensa dell'eliveivolo.

Wanda alzò gli occhi dalle unghie che si stava limando con grande cura e gli lanciò un'occhiata interrogativa.

«Di cosa stai parlando?»

«I muratori, è ovvio!»

Seguì un lungo momento di silenzio in cui Wanda riprese a farsi la manicure e Jade continuò a svuotare una lavatrice.

Bree sospirò e scosse la testa.

«A voi due devo sempre spiegare tutto? Ah, le donne...» fece una pausa e controllò di avere tutti gli occhi puntati su di sé. «Li avete visti quei tre che stanno ricostruendo la mensa?»

«Certo che li ho visti, stanno lavorando nella MIA cucina. Credi che sia cieca?»

«Il locale è dello SHIELD, per essere esatti, ma non perdiamoci in chiacchiere e torniamo al punto fondamentale del discorso: si può sapere chi li ha selezionati?»

«Perché? Li ho osservati all'opera e mi sembrano rapidi e molto bravi nel loro lavoro...» replicò Wanda, perplessa.

«Ma questo è ovvio; in caso contrario non lavorerebbero per Fury. Questa è la più importante organizzazione mondiale, non l'Asilo Mariuccia in cui le buone sorelle caritatevoli raccolgono i poverelli disadattati di turno! Qui solo i professionisti seri e capaci possono aspirare ad un impiego. Con un eccezione, forse: le lavandaie.»

Bree si voltò, pronto a schivare un calzino puzzolente o un qualsiasi altro indumento olezzante presente nella lavanderia, ma Jade si limitò a girarsi e a riprendere a lavorare.

«Ragazza è ora di reagire: nessun uomo, neanche se un bel manzo verde, merita un lutto così lungo. Credi alla zia. Ti proporrei di farti fare un bel pompino, fa miracoli, ma nel tuo caso...»

Un altro silenzio accompagnò la frase.

Bree sbuffò e incrociò le braccia al petto, imbronciato.

«Cosa c'è che non va con i muratori?» chiese, infine, Wanda, la cui curiosità prese il sopravvento sul sentimento di solidarietà per l'amica.

«Un Muratore, con la emme maiuscola, deve essere bello, muscoloso, tatuato e molto gay. Deve. Ditemi quale di questi tre si può definire bello: nessuno. A cosa serve avere una maglietta sudata addosso che ti scolpisce i muscoli e lascia intravvedere dei sexy tatuaggi se poi sei un cesso? Come dicevo prima, gli standard dello SHIELD si sono drammaticamente abbassati.» Bree si interruppe e si diede un colpo con il palmo della mano sulla fronte. «Ci sono: forse serve a compensare la figaggine degli eroi. Una sorta di bilanciamento del personale, ci hanno dato tre sgorbi al posto di un Hulk figo. È una sorta di equilibrio.»

«Fuori. Dalla. Mia. Lavanderia!» scandì gelidamente Jade.

«Ben detto, tesoro!»

«Anche tu, Wanda.»

«Guarda che anche la lavanderia è dello SHIELD» puntualizzò Bree e uscì, inseguito da una cesta di indumenti sporchi.

 

Due giorni dopo, il Giorno del Ringraziamento, Jade vagava sola e depressa per l'eliveivolo, con un hot dog in mano. Quella mattina aveva mentito spudoratamente con suo padre dichiarando di essere costretta a rimanere al lavoro per un inconveniente improvviso; in realtà, non se l'era sentita di tornare a casa da sola, senza Bruce, ad affrontare Black Mamba e sua cugina Peggy con il suo nuovo fidanzato, un famoso e ricchissimo chirurgo estetico. Nelle sue peregrinazioni giunse davanti a quella che fino a dieci giorni prima era la mensa e vide che non era la sola a non divorare un tacchino con la famiglia. Uno dei tre muratori, quello che compensava l'assenza di capelli con un'abbondante villosità sul petto, stava finendo di demolire una parete. Jade si fermò ad osservare, come ipnotizzata, un altro uomo che finiva il lavoro di Hulk. Un pezzo di calcinaccio schizzò nella sua direzione e Jade, per evitarlo, urtò una pila grossi scatoloni che crollò sul pavimento con un gigantesco boato.

Il muratore si voltò di scatto.

«Che diavolo ci fai qui?» urlò. «Non sapete proprio leggere su questo trabiccolo volante: vietato l'ingresso ai non addetti ai lavori» disse, infine, con tono normale dopo essersi tolto le cuffie protettive antirumore.

Jade decise che era stufa di essere derisa e maltrattata, per cui strinse i pugni e riversò tutta la sua rabbia su quello sconosciuto. «Vado dove voglio, hai capito brutto stronzo?» urlò.

«Adesso basta!» sbottò il muratore. «Sono stufo della vostra boria da Esseri Superiori. Sono bravo nel mio lavoro. Molto. Non sono figo, e allora? Sono un dipendente di un impresa edile e non dei California Dream Man!»

Jade aprì la bocca per replicare, ma l'uomo l'interruppe.

«Forza, guarda pure il mio tatuaggio che vi fa tanto sogghignare. Sei qui per questo, no? Ridi pure» disse e si rimboccò la manica della T shirt.

Jade vide sul bicipite sinistro il simbolo di Superman.

«Perché dovrei ridere, Superman? È un tatuaggio molto bello, chiunque te l'abbia fatto è un gran professionista.»

«Che fai, mi perculi?»

Jade non disse nulla, si voltò e si sollevò la maglietta mostrando il drago verde tatuato sulla scapola destra. «Questo l'ho fatto per intrappolare la mia rabbia, la mia bestia interiore, che troppo spesso mi mette nei guai. Mi rappresenta: un vulcano di rabbia in un corpo di giada.»

Superman la guardò sospettoso, poi si tolse l'elmetto e le offrì un bicchierino del caffè che teneva nel suo thermos.

«Niente famiglia, Superman?» chiese infine la ragazza.

Lui scosse la testa. «Non tocca a me.»

Dopo un attimo di silenzio iniziò a spiegare.

«Qualche anno fa, ero un affermato impresario edile di New Orleans; ero ricco, avevo una grande casa e una bella moglie. Poi è arrivata quella gran puttana di Katrina che ha distrutto gran parte di ciò che possedevo; infine è giunta la bolla speculativa che ha distrutto il mercato immobiliare e mi ha dato il colpo di grazia. Così in pochi mesi ciao ciao villa faraonica, au revoir soldi e soprattutto adieu moglie. La sanguisuga si è involata con quel poco che mi era rimasto e non mi ha più permesso di vedere Trilly, la mia piccolina. Sono entrato in depressione e ho cominciato a bere; quando pensavo di aver toccato il fondo, di essere finito, Trilly mi ha trovato nel dormitorio in cui mi rifugiavo saltuariamente: aveva bisogno di me. Da quel momento ho ripreso la mia vita in mano: ho vinto la mia dipendenza dall'alcol, mi sono trovato un lavoro, ho trovato un domicilio e ho ottenuto l'affidamento congiunto di Trilly. Ma, soprattutto, ho spaccato la faccia a quello stronzo che la mia ex frequentava.»

Jade lo guardò perplessa, visto che quel particolare mal si adattava al quadretto dell'uomo in via di redenzione. Il muratore intuì i pensieri della ragazza.

«Il coglione maltrattava Trilly solo perché figlia di un altro» spiegò.

«Ben fatto!»

«Il giorno che sono diventato caposquadra Trilly era con me e mi ha definito il suo eroe. È stato uno dei giorni più belli della mia vita e, così come per la nascita della bimba, ho deciso di tatuarmelo sulla pelle. Sono andato con lei dal più bravo tatuatore del mondo, JD, e insieme abbiamo scelto questa» disse il muratore indicando la esse. «Ho combattuto contro il Destino Bastardo e ho vinto, per cui sono un eroe. Non salverò il mondo da attacchi alieni o da Dei malvagi, ma non permetto a nessuno di portarmi via la mia vita, il mio onore e soprattutto chi amo. A nessuno.»

Jade guardò con ammirazione l'uomo e poi spostò lo sguardo sul muro sbriciolato da Hulk.

«Hai ragione, Superman» disse, gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò.

«Ehi, dove stai andando?»

«A combattere la mia guerra contro un gigante verde e uno scienziato spaventato.»

 

 

 

Note: questa storia è il seguito, a modo mio, di Il siero del supersoldato Vannagio e Dragana. Spero che il regalo ti sia gradito, Giovanna, ancora auguri.

Ringrazio Dragana per la gentile concessione dei personaggi e per il betaggio. Per cui se la storia vi è piaciuta è anche merito suo, in caso contrario è solo colpa mia.

La storia dei muratori è tutta colpa di FB e di Vannagio, sappiatelo.

Grazie a chiunque abbia avuto l'ardire di arrivare fino in fondo.

  
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