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Autore: kogarashi    11/05/2008    5 recensioni
Una sirena e un essere umano...due creature completamente diverse s'incontrano, e il loro destino sembra essere inesorabilmente segnato, legandosi attorno a sentimenti contrastanti che diverranno con il passare del tempo sempre più profondi...può un amore distruggere anche simili barriere volute dal destino e rimescolare tutte le sue carte?
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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_IF YOU ONLY KNEW_

_IF YOU ONLY KNEW_

 

 

Ohh... You're always protecting yourself

Ohh... Come here with me

 

Oh believe in me Oh believe in me

Do you ever feel this quietness inside?

That is where you'll find me

Nothing can erase me

 

 

 

 

“Cosa stai combinando in piena notte Ash? Sono le 3 del mattino” disse un’assonnata Delia stropicciandosi gli occhi e guardando il figlio che stava facendo qualcosa con alcuni attrezzi da lavoro.

 

“Torna a letto mamma, non preoccuparti” rispose lui senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo.

 

La donna dai capelli castani però non ascoltò il figlio tornandosene a letto, al contrario, spostò la sedia del tavolo della cucina e si sedette di fronte al figlio, posando le mani sul viso e guardando con curiosità ciò che Ash stava facendo.

 

“E’ una cosa importante per tenerti sveglio tutta notte?” chiese.

 

Ash annuì continuando a lavorare.

 

“Cosa succede?”

 

A quella domanda Ash alzò il viso, scontrandosi con lo sguardo dolce e al tempo stesso preoccupato della madre, e non riuscì a non abbassare lo sguardo colpevole.

 

“Nulla…”

 

“Ash…”

 

“Io…” decise di prendere il coraggio a due mani, non poteva più tenere quel segreto, non poteva mentire proprio alla persona alla quale voleva più bene, non poteva andare avanti così “Se…se volessi con tutta te stessa proteggere qualcuno, e sapessi fin dal principio che è sbagliato, perché siete completamente diversi, ma nonostante questo non riesci a fare altro che pensare a lei…come…come ti comporteresti?”

 

Delia rimase per qualche istante spiazzata, mai si sarebbe immaginata di ritrovarsi a fare un discorso simile con lui, un discorso che includeva dei sentimenti verso qualcun altro.

 

“Bhe…nonostante sia sbagliato cercherei di fare ciò che mi dice il cuore, una cosa non è per forza sbagliata, dipende da quello che proviamo noi. Qualcosa può essere sbagliato e ingiusto per la maggior parte delle persone, eppure per noi può essere la cosa più giusta che possa esistere, e alle volte, sono proprio i nostri sentimenti a rendere giusta una cosa sbagliata Ash”

 

Il ragazzo ascoltò meravigliato il discorso della madre, anche in queste situazioni riusciva ad essere obiettiva e soggettiva allo stesso tempo, a fare trasparire il suo affetto per lui e al tempo stesso a mascherarlo.

 

“Quindi…pensi che dovrei ascoltare il mio cuore?”

 

“E’ la cosa più giusta da fare, qualsiasi situazione ti ritroverai ad affrontare, qualsiasi ostacolo, o domanda, tu chiedi consiglio al cuore, e vedrai che non sbaglierai mai”

 

Ash annuì, ora sapeva cosa fare, strinse forte il cacciavite che aveva tenuto fra le mani e sorrise alla donna che aveva di fronte.

 

“Che ne dici di tornare a letto adesso? Se come mi è parso di capire, domani devi fare una cosa molto importante, non pensi che sia meglio farla a mente lucida e riposata?”

 

Il ragazzo abbassò lo sguardo, fissando gli attrezzi da lavoro, e una leggera sonnolenza lo avvolse, sua madre aveva nuovamente ragione. Posò il cacciavite e si alzò, stiracchiandosi e sbadigliando, deciso a seguire il consiglio di Delia.

 

“Grazie”

 

La donna sorrise gentilmente, e si alzò, seguendo il figlio al piano superiore.

 

 

*

 

 

Misty continuava a nuotare e a cercare una via d’uscita, nonostante le forze la stessero abbandonando sempre di più, aveva bisogno di uno spazio molto più ampio per sopravvivere, e non di quell’angusta piscinetta da quattro soldi, che le faceva mancare l’aria, nonostante fosse una sirena.

 

“Voglio tornare a casa” disse accasciandosi ormai priva di forze sulla sabbia e poggiando la testa e le braccia ad uno scoglio fatto di plastica, che rendeva ancora più freddo quel luogo abbandonato e oscuro.

 

“Ash…ti prego…aiutami…”

 

 

*

 

 

L’alba arrivò presto quel giorno, e Ash si svegliò, nonostante fosse quasi certo di non aver chiuso occhio per tutta la notte. Doveva fare in fretta, L’acquario avrebbe aperto da li a poche ore, e lui doveva riuscire a liberare Misty e a portarla via senza essere visto ne sentito.

 

Uscì di casa senza fare rumore e corse verso il retro della casa, dove si trovava un piccolo camioncino blu, che sua madre era solita utilizzare quando doveva andare al paese vicino a fare compere.

 

Sospirò, non aveva mai guidato un mezzo, e probabilmente quella sarebbe stata la sua ultima volta. Sperava solo di non ammazzarsi durante il tragitto, andando a sbattere contro qualcosa, o peggio qualcuno.

 

Salì sul camioncino, infilando la chiave nella piccola fessura vicino al volante e schiacciò la frizione, mentre il motore iniziava a borbottare e un leggero tremolio iniziò a muovere il mezzo.

 

“Speriamo in bene” disse, prendendo con le due mani il volante e schiacciando leggermente l’acceleratore, che fece muovere il mezzo in avanti.

 

Non seppe quanto ci mise ad arrivare fino all’acquario, non lo sapeva, perché era troppo intento a pensare ad un modo per salvare Misty e contemporaneamente cercando di rimanere sull’attenti nel caso qualsiasi forma di vita gli attraversasse la strada, nonostante se anche l’avesse preso sotto non si sarebbe fatto nulla visto la velocità minima alla quale andava.

 

Arrivò all’acquario nascondendo nel retro in camioncino blu e scendendo, facendo attenzione a non chiudere troppo forte la portiera, per non svegliare nessuno.

 

 A schiena bassa corse verso una finestrella, maledicendo se stesso il giorno in cui aveva deciso di attuare un simile piano ed entrò nella stanza delle scope, aprendo piano la maniglia e sgattaiolando sempre a schiena bassa verso la stanza delle vasche.

 

Il telo del giorno prima copriva ancora la vasca nella quale era rinchiusa Misty, ma in quel momento non gliene importò più di tanto, quel particolare poteva essere la sua fortuna.

 

Salì gli scalini posti vicino alla vasca e adoperati dai tecnici solitamente per dare da mangiare ai pesci, si sporse verso l’orlo della vasca e la vide. La sirena dormiva profondamente, lo sguardo triste, quasi stesse facendo un incubo, e Ash si ritrovò a pensare che forse era davvero così.

 

La chiamò piano, pregando con tutto se stesso che la sentisse, finchè dopo aver pronunciato più volte il suo nome la sirena si destò sorpresa guardandosi in giro e alzando lo sguardo lo vide, mentre lui dall’alto della vasca le sorrideva, facendo segno di avvicinarsi con cautela.

 

La sirena nuotò verso l’alto, verso le grate che ancora la separavano dalla libertà, e vi si aggrappò, fissando gli occhi scuri del ragazzo spaventata, mentre lui tirava fuori dalla tasca il cacciavite, iniziando a togliere le viti che tenevano salda la grata.

 

Ci mise alcuni minuti prima di riuscire a togliere tutte le viti e a levare la grata e posarla vicino alla scaletta, che per sua fortuna aveva un piano dove poter mettere i secchi di cibo.

 

“Dammi la mano” disse.

 

“Come?”

 

“Avanti, ti porto fuori di qui! Sbrigati!”

 

La sirena lo guardò stranita, ma decise comunque di fidarsi e tese una mano verso di lui, che Ash prese senza nessun problema, cercando di tirare su la sirena, ma rendendosi conto di quanto la cosa fosse difficoltosa. Pesava, e non era per il fatto che lui fosse un ragazzo di costituzione relativamente gracile. Pesava per via dell’acqua che l’aveva impregnata e per via della coda.

 

“Maledizione, non ce la faccio”

 

Misty sorride tristemente.

 

“Non importa, va bene così…vattene…grazie per averci provato”

 

“Non va bene per niente invece! Ho fatto una promessa! E voglio mantenerla!”

 

La sirena lo guardò sorpresa, quando improvvisamente Lucinda entrò nella sala sbadigliando sonoramente, con i capelli sciolti e ancora mezza addormentata.

 

Si bloccò di colpo quando vide Ash sull’apertura della vasca e per poco non urlò dalla sorpresa.

 

Ma il ragazzo fu più veloce e scese velocemente le scale, correndo da lei e tappandole la bocca con la mano tirandola a se e facendole segno di stare zitta.

 

“Fa silenzio ti prego!”

 

La ragazzina annuì e Ash la lasciò libera.

 

“Cosa…come mai sei qui? Come mai eri li sopra?”

 

“Aiutami a liberarla!”

 

Lucinda sussultò a quella richiesta.

 

“Scordatelo Ash! Mio padre mi ammazza se mi scopre!”

 

La ragazzina incrociò lo sguardo duro del ragazzo e in un solo istante le sue certezze crollarono definitivamente, non sarebbe riuscita a fargli cambiare idea. Voleva salvare la sirena e ci sarebbe riuscito, anche a costo di farsi del male nel tentativo.

 

“Allora?” domandò ancora Ash.

 

La ragazzina alzò lo sguardo e annuì, sconfitta da quel sentimento che forse in parte conosceva fin troppo bene e che aveva celato, ma che ora la stava facendo soltanto soffrire.

 

Ash le sorrise e i due si misero al lavoro per riuscire a liberare Misty prima che fosse troppo tardi. Prima che l’acquario aprisse, e mancava veramente poco.

 

Mentre Ash controllava il vetro e qualsiasi possibile accesso per poter tirare fuori la sirena dalla vasca sentirono un rumore alle loro spalle e quando si voltarono si ritrovarono di fronte al padre di Lucinda, che li guardava strabuzzando gli occhi dalla meraviglia di vedere una sirena nel suo acquario.

 

“Non è possibile” disse.

 

E improvvisamente la memoria gli tornò. Ricordò di come avesse lottato contro il ragazzo davanti a lui per cercare di bloccare il suo tentativo eroico di liberazione della sirena e di come sempre a causa sua avesse battuto violentemente la testa.

 

E il suo odio crebbe.

 

“BASTARDO!” gridò fiondandosi come una furia su Ash che si guardò intorno cercando in tutti i modi qualsiasi attrezzo per difendersi da quel pazzo.

 

“Papà no!” gridò Lucinda, mettendosi in mezzo ai due, ma venendo spinta via dal padre che la prese per una spalla spostandola e afferrando Ash per la gola, sbattendolo con forza contro il muro e mozzandogli il respiro.

 

“Così lo ammazzi!” disse ancora Lucinda, correndo verso il padre e aggrappandosi al suo braccio cercando di obbligarlo a mollare la presa su quel ragazzo.

 

“Non intrometterti! Vattene!” sibilò, mentre Ash tentava invano di torcere le dita dell’uomo, in modo tale da liberarsi dalla sua presa.

 

Misty nel frattempo nuotava nella vasca, guardando ciò che stava avvenendo davanti a lei senza poter fare nulla. E si odiò. Perché la persona alla quale teneva di più stava rischiando la vita. E la stava rischiando per salvare la sua.

 

“LASCIALO!” gridò in preda al terrore, mentre l’uomo e lo stesso Ash si voltarono verso di lei stupiti.

 

“Ti prego…lascialo, non fargli del male…”

 

“Tu…parli…” disse l’uomo sbalordito dalla voce melodiosa della sirena rimanendone quasi incantato.

 

E questo bastò, Ash si liberò dalla presa dell’uomo, cadendo a terra e tossendo cercando di recuperare disperatamente l’aria che gli era mancata, quando improvvisamente Lucinda corse verso la vasca con in mano un estintore e fissò suo padre con aria severa.

 

“Ora tu lascerai che Ash riporti la sirena nell’oceano!”

 

“Non dire assurdità! Sai quanto ci frutterà quel pesce?”

 

“EHI!” disse Misty contrariata dall’essere chiamata così, nonostante in parte lo fosse.

 

La ragazzina dai capelli blu non attese oltre, con tutta la forza che aveva fece cozzare l’estintore contro il vetro che s’incrinò, aprendo una piccola crepa dalla quale iniziava a fuoriuscire l’acqua che era contenuta nella vasca dove stava Misty.

 

“FERMATI! SEI IMPAZZITA?” gridò il padre, mentre Ash la guardava come se fosse rimasto paralizzato.

 

Lucinda cozzò nuovamente l’estintore contro il vetro, e stavolta il vetro cedette, inondando la sala con l’acqua, mentre Misty veniva trascinata fuori dalla corrente.

 

“Misty!” disse Ash riprendendosi e correndo da lei.

 

“Dobbiamo portarla via! Non può vivere lontano dall’acqua!”

 

Lucinda annuì, tornando a guardare severamente suo padre, che non aveva  la benché minima di come reagire.

 

I due ragazzini presero la sirena, Lucinda per le braccia e Ash per la coda e la trasportarono sul furgoncino blu, mentre Lucinda correva a prendere alcuni secchi d’acqua per riempire con almeno un po’ d’acqua il retro del furgoncino.

 

“Andrà tutto bene fidati” disse Ash guardando la sirena, che tremava di freddo e di malessere, ma che annuì sicura.

 

Nonostante tutto, continuava a fidarsi.

 

Ash salì sul furgoncino, prendendo il posto di guida, mentre Lucinda prese quello del passeggero e dopo aver acceso il mezzo si diressero verso il mare, che si trovava poco distante da li.

 

“Grazie” disse il ragazzo dopo alcuni minuti di silenzio, stupendo Lucinda che lo guardò sgranando gli occhi.

 

“Per cosa?” chiese.

 

“Per aver deciso di aiutarmi”

 

Lucinda spostò lo sguardo verso il panorama fuori dal finestrino.

 

“L’ho fatto solo perché odio l’egoismo di mio padre...e perché non voglio perdere la tua amicizia…Ash”

 

L’ultima frase l’aveva sussurrata, in modo tale che il ragazzo non potesse sentirla.

 

Improvvisamente sentirono uno strano rumore dietro di loro, e voltandosi Lucinda vide con terrore che la coda di Misty stava assumendo dei colori sbiaditi, come del resto anche la sua pelle, che non era più candida e sana come prima, ma si stava riempiendo di macchie scure, mentre la pelle stava prendendo un colorito grigiastro.

 

“Oddio…Ash accelera presto! Misty ha bisogno di acqua!” gridò la ragazzina voltandosi verso il ragazzo che preso dal panico accellerò di colpo, facendo cadere Lucinda addosso alla sirena, che ormai iniziava a respirare con estrema fatica.

 

“Andrà tutto bene, avanti resisti! Ci siamo quasi!”

 

Ash cercò con tutte le sue forze di tenersi ancorato alla lucidità della sua ragione, mentre la paura stava iniziando a prendere il sopravvento su di lui.

 

Arrivarono alla baia segreta nel giro di poco tempo, dopo aver rischiato d’investire alcuni passanti e una madre con una carrozzina, che per fortuna di Ash era riuscita a correre via, mettendosi al sicuro appena in tempo.

 

“Presto! Aiutami a portarla nell’acqua!” disse Ash saltando giu dal furgoncino e correndo dietro, per aprire il retro del furgone e prendere in braccio la sirena, come avevano fatto prima nell’acquario.

 

Presero la sirena e la misero nell’acqua dolcemente, adagiandola sulla sabbia bagnata e aspettando ansiosi.

 

Improvvisamente dalle acque uscì fino al busto un uomo anziano, che tuonò qualcosa con la sua voce imponente e tese verso di loro un grosso forcone.

 

“Ash!” gridò Lucinda alzandosi di colpo e prendendo un braccio del ragazzo, facendolo allontanare da Misty.

 

L’uomo, o meglio, il tritone si avvicinò serio alla sirena, ancora priva di coscienza e la prese con un braccio, avvicinandola a se e tornò a guardare adirato i due ragazzi che rabbrividirono a quello sguardo.

 

“Non avvicinatevi più a lei!” gridò prima di sparire nelle profondità dell’acqua insieme a lei.

 

Ash rimase impalato di fronte a quella scena, mentre qualcosa dentro di lui gli diceva che quella frase era rivolta specialmente a lui, come del resto lo sguardo arrabbiato del tritone.

 

“Torniamo a casa…vedrai…Misty si riprenderà…” disse Lucinda appoggiando timidamente una mano sul braccio del ragazzo.

 

“Lo so…” rispose lui, nonostante non fosse quello il suo vero pensiero in quel momento.

 

 

*

 

 

“Come stai?” chiese una sirena dagli splendidi capelli biondi e la coda di un colore molto simile all’oro entrando nella stanza di Misty.

 

“Come pensi che possa stare Daisy?” rispose lei acidamente stringendo con forza le alghe vicino al suo giaciglio.

 

La sirena si mise vicino a lei, sedendosi sul letto e prendendole dolcemente le mani che, si accorse solo allora, tremavano con fare quasi convulsivo.

 

“Stai tranquilla” le disse “Ora sei al sicuro, nessuno ti farà più del male”

 

“Lui…lui mi aveva detto di fidarmi! E mi sono ritrovata in quel posto orribile…” disse la sirena dai capelli rossi.

 

“Si, ma sei stata tu stessa a dirmi che è stato proprio lui poi a salvarti…”

 

Misty abbassò la testa, sentimenti contrastanti riempivano il suo giovane cuore.

 

“Il re del mare vorrebbe vederti in privato” disse Daisy alzandosi e nuotando sinuosamente verso la porta della stanza di Misty.

 

A quelle parole la sirena dai capelli rossi si stupì alzando la testa e guardando la sorella.

 

“Vedere…me?” chiese, come se non avesse sentito bene ciò che le era appena stato detto e volesse averne la conferma.

 

“Si, ti aspetta nella sala dell’incoronazione, non farlo aspettare” rispose Daisy, attraversando la porta e chiudendola dietro di se.

 

Misty rimase interdetta a quelle parole, e si alzò dal suo giaciglio andando verso il grosso specchio di fianco alla porta e fissandosi dentro di esso.

 

“Una sirena…” disse sospirando.

 

Dopodiché uscì anch’essa dalla stanza, dirigendosi verso la sala dell’incoronazione.

 

Nuotò per alcuni minuti dentro al palazzo prima di arrivare alla sala dove il re dell’oceano la stava attendendo. Spostò lentamente il grande portone entrando timidamente e vedendo il re a pochi metri da lei, che guardava silenzioso un quadro dandole le spalle. La sirena si ritrovò a pensare che anche così continuava ad avere il suo atteggiamento fiero da combattente.

 

“Sire, voleva vedermi?”

 

“Vieni avanti Misty” tuonò lui, senza voltarsi.

 

Misty si avvicinò quel tanto per trovarsi ad una giusta distanza da lui.

 

“E’…è successo qualcosa?” chiese titubante.

 

Il re si voltò verso di lei, lo sguardo fiero ed il forcone stretto nella mano.

 

“Hai disobbedito alla legge del regno! Mai avere contatti con gli umani!”

 

La sirena impallidì a quella risposta. Sapeva fin dal principio che avrebbe rischiato di incorrere nelle punizioni rigide del regno continuando ad ignorare le leggi, ma non ne era riuscita a farne a meno.

 

“Mi…dispiace Sire”

 

“Dire mi dispiace ora che il danno è fatto è inutile! Hai avuto contatto con degli umani! Nessuno doveva sapere della nostra esistenza! E invece tu hai dato spettacolo!”

 

“Non era mia intenzione mettere nei guai la nostra razza!” disse Misty, cercando di giustificarsi.

 

“Però l’hai fatto! Se non fosse stato per quella guardia che ti ha seguito ora saresti nei guai!”

 

A Misty tornò in mente il momento in cui Ash e Lucinda la misero nell’acqua, e di come la guardia reale l’avesse riportata a palazzo, più morta che viva.

 

“Loro mi hanno salvata!” disse sicura delle sue parole la sirena.

 

“Ma al tempo stesso hai disobbedito! Non ti permetterò più di uscire dalle mura del regno! Dimenticati di quegli umani!” disse risoluto il re, battendo a terra il manico del forcone.

 

“La prego no! Ash…”

 

Si bloccò di colpo, mettendosi le mani sulla bocca e pregando con tutta se stessa che il re del mare non avesse sentito il nome del ragazzo.

 

“Ash hai detto? E così è una creatura umana maschio…ora capisco”

 

“No…non è come può sembrare…” cercò di giustificarsi ancora Misty, cercando con tutta se stessa un pretesto per non dover guardare il tritone negli occhi.

 

“Le relazioni fra creature di razze diverse sono bandite dalla legge sin dalla notte dei tempi! Non voglio esiliarti dal regno, è per questo che voglio tutelarti impedendoti di varcare le mura”

 

Gli occhi di Misty iniziarono a diventare più lucidi, mentre si portava le mani sulla bocca sconvolta, continuando a fare segno di no con la testa.

 

“La prego no!”

 

“Spiacente Misty, ora torna pure nei tuoi alloggi”

 

“NO!” gridò istericamente la sirena, nuotando verso l’uscita, ma venendo bloccata dalle guardie che la presero con la forza, mentre lei cercava di divincolarsi in tutti i modi possibili.

 

“Chiudetela nella sua stanza, più tardi vedrò come comportarmi con lei”

 

LA PREGO! NON MI PRECLUDA LA POSSIBILITA DI RIVEDERLO! LA PREGO! SOLO UN’ULTIMA VOLTA!!!” gridò la sirena, mentre le guardie la trascinavano nella sua stanza senza far trasparire la benché minima emozione.

 

 

*

 

 

Ash era tornato a casa sedendosi pesantemente sulla poltrona del salotto, ignorando il fatto che fosse quasi sera e aveva lasciato spente le luci. Chiuse gli occhi, ricordandosi ancora perfettamente ciò che era accaduto alla baia.

 

Rivedeva ancora davanti a se lo sguardo accusatorio del tritone, mentre portava via Misty, mentre gli diceva di non avvicinarsi più a lei.

 

“Maledizione!” disse prendendo da dietro la schiena un cuscino e lanciandolo davanti a lui.

 

“Ehi! Cosa succede?” chiese Delia entrando nella stanza e accendendo la luce “Che ci fai qui al buio?”

 

“Nulla, mi piace l’oscurità” rispose lui mettendosi un braccio sul viso.

 

La donna si sedette vicino a lui, appoggiando la borsetta sul tavolino e fissò il figlio, con le mani in grembo.

 

“E’ successo qualcosa? Com’è andato ciò che dovevi fare?”

 

“Lasciamo stare!”

 

“Rispondimi…”

 

Il ragazzo tolse il braccio, fissando il pavimento del salotto per non dover guardare negli occhi sua madre.

 

“Non…non potrò più vederla…” disse, cercando di far restare la sua voce normale, ma tradendo una nota spezzata che non sfuggì ad un’attenta padre come lo era Delia.

 

“Andrà tutto bene, se è destino vi rincontrerete, non preoccuparti” disse mettendogli una mano sulla spalla e sorridendogli dolcemente come solo lei sapeva fare.

 

“Si…hai ragione, non devo arrendermi” disse il ragazzo, alzandosi in piedi rinato, mentre Pikachu scendeva dalle scale e guardava felice quella scena.

 

 

*

 

 

Misty era stata portata nella sua stanza e ora era sdraiata sul letto disperata, mentre leggeri singulti la scuotevano di tanto in tanto.

 

Improvvisamente nella stanza entrò una vecchia sirena che, nuotando lentamente andò verso Misty, aspettando che la sirena alzasse lo sguardo e la guardasse.

 

“Non piangere…”

 

La sirena alzò il viso a quelle parole e guardò l’anziana sirena sorpresa.

 

“Sua Altezza”

 

Misty si mise subito seduta sul letto, guardando la sirena dai capelli grigi con uno sguardo perso e incredibilmente intimidito.

 

Si trovava di fronte alla più vecchia regina ancora in vita dell’intero regno marino, e la cosa la turbava non poco.

 

“Ho sentito che mio nipote ti ha rinchiusa qui perché hai avuto contatti con creature umane”

 

Misty abbassò lo sguardo, annuendo tristemente.

 

“Mi dispiace”

 

“Oh non dispiacertene mia cara, sono certa che non l’hai fatto in cattiva fede, purtroppo, non si può mai decidere di chi innamorarsi, neppure a noi”

 

“Ma io…ho disobbedito alle regole imposte dalle leggi del regno…”

 

“E sei stata punita com’era giusto che fosse, ma questo non annienterà il tuo amore, non farà altro invece che aumentare il dolore che provi per essere lontano da lui”

 

Misty alzò lo sguardo stupefatta. Perché quelle parole così cariche di compassione e non di accusa, come invece si era aspettata.

 

“Sai, la tua questione mi ricorda quella di un’altra sirena…”

 

“E…che ne è stato di quella sirena?” chiese titubante Misty.

 

Ce l’hai di fronte” rispose l’anziana sirena, sorridendo stancamente e facendo intravedere una smorfia di dolore mentre pronunciava quella frase che doveva esserle costata molto.

 

“Lei?”

 

“Purtroppo a quel tempo ero una sirena molto giovane e inesperta, ero molto ribelle, proprio come lo sei tu, e un giorno, conobbi una creatura umana, della quale m’innamorai perdutamente…ma purtroppo…quell’essere umano aveva un cuore di ghiaccio, egoista e avaro…e cercò di portarmi sulla terraferma per poi vendermi, barattandomi con dell’oro puro”

 

Misty ascoltava il racconto con silenzioso interesse, mentre l’anziana sirena continuava il suo monologo.

 

“Per mia fortuna ero l’erede al trono, e le guardie reali mi seguivano sempre, e fu così anche quella volta, riuscirono a portarmi in salvo giusto in tempo, se non fosse stato così, penso che ora la mia vita sarebbe finita gia da molto tempo…”

 

“Mi dispiace…”

 

Per questo mia madre, a quel tempo la regina dei mari decise di creare una legge che obbligasse tutti a non avere contatti con qualsiasi creatura fuori dal mare. A quel tempo la pensavo una cosa giusta, nonostante amassi quella persona…nonostante in parte io la ami ancora…”

 

La sirena abbassò nuovamente lo sguardo, pensando che anche lei avrebbe finito con il ritrovarsi a fare una fine del genere, se non fosse stato per le guardie reali…e per lui…

 

“Mi è parso di capire però che quell’umano con il quale hai legato invece ti ha salvata. A volte accade, non tutte le creature viventi sono uguali alle altre, alcune sono crudeli e spietate…altre invece, amano e vogliono bene” l’ultima frase l’aveva detta guardando teneramente Misty, come se con quell’ultima frase avesse voluto sottolineare che la sua storia era diversa.

 

Che lei al contrario suo era stata fortunata.

 

“Io…voglio rivederlo…” disse improvvisamente Misty, nascondendo il viso fra le mani e iniziando a singhiozzare più forte di prima, mentre un dolore lacerante le faceva dolere immensamente il petto e il cuore, quasi stesse per scoppiarle.

 

L’anziana sirena reale le mise una mano sulla spalla, cercando di consolarla e improvvisamente le disse:

 

“Sai, c’è un modo per rimettere tutto a posto…ma forse, sarà più difficile di quello che credi…perché dovrai dividere il tuo cuore…per sempre”

 

Quando Misty alzò gli occhi vide sul viso dell’anziana reale un sorriso triste, ma immensamente dolce.

 

 

*

 

 

Erano passate settimane da quando Misty era stata portata via da lui. E le mancava, quella sirena le mancava terribilmente.

 

A volte tornava in quella baia dalla sabbia finissima, e guardava il mare, in attesa, quasi si aspettasse da un momento all’altro di vederla comparire nell’acqua, timida e sinuosa come l’aveva vista la prima volta in quella rete da pesca.

 

Stava camminando con le mani in tasca, dando calci ad un innocuo sasso che si trovava sulla sua strada e improvvisamente lanciò un occhio verso il mare, provando un’immensa voglia di tornare per un’ultima volta alla baia segreta. Sarebbe stata l’ultima volta.

 

Si tolse le scarpe camminando sulla sabbia fine, quasi avesse paura di poterla contaminare con le scarpe da ginnastica e rimase li, in piedi a fissare il tramonto che andava via via abbassandosi con il sole per lasciare spazio alla notte.

 

“Chissà dove sei…Misty”

 

“Non l’hai dimenticato allora…”

 

Una voce dolce e melodiosa, che lo fece voltare di colpo, facendogli prendere un colpo.

 

Una ragazza alta quasi come lui, con degli stupendi capelli rossi che le arrivavano a malapena alle spalle e degli incredibili occhi verdi con delle sfumature blu, fisico magro e aggraziato nascosto da una corta magliettina bianca e gambe snelle, semi nascoste da dei corti pantaloncini blu.

 

“Tu…mi pare di conoscerti” disse Ash continuando a fissarla.

 

La ragazza sorrise, avvicinandosi a lui e guardando verso l’oceano che si era tinto di un colore rosso e arancio, come il tramonto.

 

“Ho faticato ad imparare a camminare come voi…ma, è bello poterti stare accanto in questa forma…Ash”

 

Il ragazzo la guardò sorpreso, e solo quando lei si voltò di lato, guardandolo dolcemente la riconobbe. E per poco non ebbe un infarto.

 

“Non ci credo…Misty…”

 

La ragazza rise, e Ash non ebbe più dubbi, nonostante fosse a prima vista umana, continuava ad avere le sembianze celestiali che aveva come sirena, e una di queste era la sua risata argentina che tanto amava.

 

Piano, lentamente tese una mano verso di lei, sfiorandole appena una ciocca di capelli, domandandosi se non fosse solo un sogno il fatto di averla li accanto a lui.

 

“Com’è possibile?” le chiese.

 

“Nel mio regno esiste una legge molto antica…una sorta di tabù…che nessuno conosce, a parte la regina…nella quale si dice che colei che brama un amore talmente profondo da andare contro la sua stessa natura può desiderare con tutta se stessa di appartenere per sempre a quel sentimento”

 

Ash la guardò non capendo.

 

“Ho desiderato di stare con te…l’ho desiderato con tutta me stessa…” disse stringendosi le braccia intorno al corpo “…l’ho desiderato così tanto che la mia preghiera è stata esaudita”

 

“Quindi…ora…non te ne andrai più via…starai sempre con me?”

 

Misty annuì dolcemente, e prima che potesse dire o fare qualcosa il ragazzo l’attirò a se dolcemente, abbracciandola forte, mentre lei si lasciava cullare da quel sentimento che ormai inebriava ogni sua singola particella.

 

“Ti amo…” sussurrò con le lacrime agli occhi, mentre alzava il suo viso verso quello del ragazzo, avvicinandosi alle sue labbra lentamente.

 

E lui sorrise, sorrise in un modo talmente dolce da sciogliere qualsiasi pensiero razionale che fino a quel momento esisteva nella sua mente, mentre si abbandonava sconfitta e innamorata a quel bacio.

 

 

*

 

 

Nel frattempo poco distante da li, nascoste fra le onde del mare, alcune sirene e tritoni guardavano la scena, tristi per aver perso Misty, ma al tempo stesso felici di vedere finalmente il suo desiderio avverato.

 

Un desiderio che l’avrebbe per sempre legata a quell’amore…

 

…ma che l’avrebbe portata per sempre via dall’oceano…

 

 

 

FINE

*___* fine…oddio…questa fic mi piace…soprattutto per come finisce. Misty riesce a diventare umana, nonostante non possa più rivedere i suoi cari…ç__ç diciamo che in parte finisce con una sorta di finale dolce/amaro…un desiderio implica delle scelte…si avvera a patto che si perda qualcos’altro di equo valore.

Che dire, spero che vi sia piaciuta…io mi sono divertita tantissimo a scriverla…e spero anche voi a leggerla.

 

Ringrazio tutti per aver letto e/o commentato…davvero…vi ringrazio dal profondo del cuore…^___^ ciao ciao

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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