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Autore: Anna Wanderer Love    12/12/2013    6 recensioni
Mi chiamo Rachel e sono l'Oracolo del dio Apollo, il Sole. Ciò che provo per lui è più di un semplice affetto... almeno credo. E lui? Cosa prova lui per me?
*Storia scritta da Anna Love e giascali*
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel sospirò, prendendosi distrattamente la testa tra le mani.
-Non ce la posso fare- gemette dopo qualche secondo, posando con forza la testa sul librone che aveva davanti, posato sulla scrivania di mogano.
-Quanto odio questa scuola! Anche il nome è assurdo! Clarion Academy! Bah! Non ce la faccio più! Odio questa divisa -disse guardandosi; i suoi vestiti erano composti da gonna rosa, maglione color perla e scarpe bianche. -Odio le materie...- aggiunse scoccando un’occhiata velenosa al libro, forse sperando che avrebbe preso fuoco.
-E odio quelle oche delle mie compagne!- Aggiunse alzandosi di scatto dalla sedia e buttandosi sul letto.
Con le coperte di un rigoroso color rosa, ovviamente.

La ragazza si premette le mani sugli occhi, sbuffando.
La sua pazienza era al limite.
E dire che non sopportava i corsi di bon ton che era costretta a seguire ogni mattina era un bell’eufemismo.
Li odiava.
In quella scuola tutto era anti creativo: regnava sovrana la severità e la ligia disciplina; le insegnanti (rigorosamente donne) erano tutte vecchie austere o donne di mezz’età alte come pali e altrettanto piatte caratterialmente; non si poteva dipingere, mettere la musica a tutto volume come piaceva a lei e pitturare le pareti della camera con secchiate di vernice.
Okay, quello non poteva farlo neanche a casa, ma era tanto per dare un’idea.
L’Oracolo era disperato. Le mancavano un sacco tutti i suoi amici del campo, i cari, vecchi falò e i cori durante le sere, le cacce alle bandiere e soprattutto le mancavano gli occhi dorati di una certa persona.
Rachel arrossì, posando le mani sul ventre, e fissò il soffitto candido con una vaga smorfia infelice.
Erano passate tre settimane da quando l’aveva visto l’ultima volta...
Motivo per cui adesso sono qui, mormorò una voce nella mente della ragazza.
Rachel sgranò gli occhi e si mise seduta sul letto di scatto.
-NO!! NON E’ POSSIBILE!- Strillò, mentre un sorriso le illuminava violentemente gli occhi verdi e il volto pieno di allegre lentiggini.
Apollo sorrise, un sorriso scaltro, luminoso, e, soprattutto, felice.
Era in piedi a braccia incrociate nel centro della stanza, e la sua figura sembrava risplendere, illuminando tutta la stanza.
Rachel si alzò e gli buttò le braccia al collo, soffocandolo in un abbraccio. Il dio sciolse le braccia dalla posa rigida in cui le aveva costrette e ricambiò l’abbraccio, stringendo con forza quel piccolo corpicino minuto e accorgendosi contrariato che i capelli di Rachel, di solito una massa intricata e senza speranza di riuscire a pettinare, erano legati in una sobria coda di cavallo.
Schioccò la lingua infastidito e sempre tenendo tra le braccia la ragazza la sua mano sciolse il nastro che li teneva legati. Subito i capelli color fuoco di Rachel le ricaddero sulle spalle r con un sospiro di sollievo lei scosse la testa per renderli più disordinati.
Apollo fece un sorriso da mille megawatt e affondò il volto nei capelli morbidi della ragazza, inspirando il loro dolce profumo di fragole, mentre la ragazza posava la testa sul suo petto, aggrappando le mani alla stoffa candida e quasi trasparente della maglia del dio.
-Mi sei mancato tanto- disse, per poi arrossire un secondo dopo.
Apollo ridacchiò e le baciò il collo, dolcemente, facendo ribollire il sangue del suo Oracolo.

-Anche tu, Elizabeth.
-Non chiamarmi così!- Protestò all’istante Rachel, posando le mani sul petto del dio del sole e allontanandolo con una lieve spinta.
-Mmh... mi perdoni se...
-Se?- Chiese Rachel, inarcando un sottile sopracciglio rosso e mettendo le mani sui fianchi.
Apollo per tutta risposta sorrise inarcando un sopracciglio biondo e schioccò pigramente le dita.

La divisa di Rachel si trasformò in un paio di jeans macchiati di vernice, una maglia larga color vermiglio e in un paio di comode scarpe da ginnastica. Apparve anche una fascia verde che teneva fermi i capelli ricci della ragazza, senza però legarli.
Rachel si guardò per un’istante interdetta, ma il dio non aveva mica finito. Batté le mani e le pareti color bianco spento della camera si dipinsero di graffiti, scritte intrecciate a disegni e numerosi foglietti e post-it colorati appesi ai muri.
-MA IO TI AMO!- Urlò entusiasta Rachel, saltando addosso al dio, che osservava soddisfatto la sua opera, e che, colto di sorpresa, non resse il peso leggero dell’Oracolo e capitombolò a terra, con sopra la ragazza.
Apollo scoppiò a ridere nel vedere le guance della ragazza diventare bordeaux.
-E' bello sentirselo dire- mormorò con voce rotta e sguardo allusivo.
Gli occhi dorati del dio erano incatenati in quelli verdi della mortale. Apollo non si capacitava ancora di non essersi accorto di lei quando Rachel era semplicemente un’umana qualunque. Per il Tartaro, come aveva fatto, seriamente? Scacciò quei pensieri dalla testa e avvicinò le labbra a quelle della ragazza, sorridendo soddisfatto del suo rossore, così simile al colore dei suoi capelli.
Si staccarono dopo un po', per farle riprendere fiato.
-Tuo padre non ti sta più addosso?- Domandò Rachel, ricordandosi di quello che le aveva detto Erato, la Musa della Poesia Amorosa, qualche settimana prima. Fuori dalla finestra si sentì un fulmine. La ragazza impallidì all'istante, provocando una risatina da parte del dio.
-Un po' meno, rispetto a prima- storse il naso. -Ma non devi preoccupartene, dolcezza. A che servono nove sorelle, altrimenti?
Rachel sorrise, cercando di immaginarsi le pazze sorelle di lui schiacciate nella sua macchina sportivai e intente a litigare. L’Oracolo non era mai stata più contenta di starsene lì, anche per altri ovvi motivi...
-Poverine- commentò. -Tutte pigiate nella tua macchina...
-Ho cambiato la sua forma- replicò prontamente il dio, mentre si rialzava e porgeva una mano alla ragazza per fare lo stesso.
-Ma Erato si è lamentata lo stesso per la mia scelta. A quanto pare, i furgoncini delle squadre di basket non sono all'altezza della Musa della Poesia Amorosa- ridacchiò. -Le sue richieste urlate di un'Aston Martin si sono sentite persino in Grecia.
Rachel rise intrecciando le dita a quelle di lui, tentando di immaginarsi la scena.
-E ora... che facciamo?- Chiese poi.
Apollo fece un ghigno malefico. -Io avrei un'idea per migliorare questa scuola...
 

Ancora Rachel non capiva perché desiderasse così tanto comunicare con i walkie talkie. Per il Tartaro, tante altre volte non aveva avuto problemi nell'entrarle nella testa ed ora voleva usare quegli aggeggi? Non funzionavano neanche troppo bene, visto che la voce di Apollo era modificata dall'apparecchio elettronico, che stava trasmettendo la voce del dio proprio in quel momento.
-Qui Sole, ho liberato le rane del laboratorio di scienze. Passo.
-Qui Oracolo, mi sto dirigendo verso la biblioteca. Passo- Rachel fece scorrere le dita lungo gli armadietti. Storse il naso, per il pessimo gusto con cui erano dipinti. Erano rosa. Maledetta quella scuola.
Alla fine avevano trovato qualcosa da fare: “riprogrammare” la Clarion secondo gli standard dei due. Il piano era semplice, ma consisteva in diverse fasi e Apollo e Rachel avevano preferito dividersi i compiti. Con il risultato che il dio era finito per organizzare la rivolta delle rane, ingiustamente dissezionate, a parere dell' Oracolo.
Rachel aprì le porte della biblioteca e inorridì, scorgendo vari titoli sul bon ton e la storia di come si fosse diffuso in Europa. Fece un sorrisetto.
Dalla sacca prese una bomboletta spray e cominciò a spruzzare ogni singolo oggetto che incontrasse con la vernice rigorosamente dorata.
Quando ebbe finito, fortunatamente si trattava di una bomboletta magica e le ci vollero solamente pochi minuti, Rachel, non sapeva come, si era sporcata, ma non poté fare a meno di congratularsi mentalmente con sé stessa per il lavoro eseguito.
Almeno la scuola avrebbe avuto un aspetto decente.
-Qui Sole, Oracolo, hai restaurato la biblioteca? Passo- dalla sua voce, Rachel era certissima che il dio stesse sorridendo.
-Qui Oracolo. Passo.
-Bene. Vediamoci nell'ufficio della preside. Passo- il dio chiuse la comunicazione con una risatina.
Rachel, dando un'ultima occhiata alla sua opera, sorrise e si incamminò per raggiungere Apollo.

-Ora tu mi dici come cavolo hai fatto a trasportare tutte quelle rane- ordinò la ragazza, fissando Apollo, che sorrideva come un bambino.
-I misteri della mitologia, dolcezza- si guardò attorno. Schioccò le dita e l'ufficio, un'ampia stanza, con un scrivania decisamente troppo grande e delle vetrate che si trovavano dietro questa, divenne una sua versione per bambole, con i mobili che misuravano al massimo dieci centimetri.
-Le finestre le lascio così. Non sono male- Rachel annuì, mentre girava su se stessa per vedere meglio il risultato dell'altro restauro del dio.
-Dovremmo mettere delle telecamere per vedere le reazioni di tutte- mormorò. Apollo fece un cenno di assenso distrattamente. Intanto liberava le rane, lasciando che andassero in giro per tutta la scuola.
-I trofei? Che ne facciamo?- Chiese Rachel, osservando le coppe, l'unica cosa che in quell'edificio non era rosa. Nella stanza erano anche gli unici altri oggetti che Apollo non aveva reso più piccoli. Il dio inclinò la testa, scrutandoli in attesa di una rivelazione.
-Potrei dipingerli di rosa, tanto per far capire agli insegnanti quanto sia brutto questo colore.
Il dio annuì, perfettamente d'accordo, e un attimo dopo i trofei erano sul cornicione dell'edificio, colorati di rosa.
-Ogni artista che si rispetti firma sempre i suoi lavori- Apollo le porse un pennello, intriso di vernice rossa.
-E noi, anche se gli altri probabilmente parleranno di vandalismo, lo siamo. Quindi...- Rachel sorrise e cominciò a scrivere la sua firma.
Accanto a lei, il dio fece lo stesso.
Alla fine, sulla porta c' era scritto questo:
 

Apollo & Oracolo
si dichiarano fieramente gli autori di questa magnifica opera.

 

Rachel sorrise. Per alcuni, quei nomi avrebbero svelato all'istante la loro identità, a differenza di tutti gli altri mortali.
Sperò vivamente che non ci fosse nessun professore barra mostro mitologico nella scuola, altrimenti sarebbe stata nei guai. Non si sa mai, a volte alcuni di loro si affezionano alle loro coperture...
-Bel lavoro- Rachel alzò una mano per farsela battere dal dio, ma evidentemente lui aveva altre intenzioni, visto che la afferrò per attirarla a sé e darle un bacio.
Contro le sue labbra, lei sentiva il dio sorridere. L'Oracolo si staccò leggermente da quella tentazione e sussurrò: -Un ottimo lavoro.

-Per tutti gli dei- mormorò con voce incredula il ragazzo.
I suoi occhi verdi vagavano per tutto l'edificio, ansiosi di cogliere ogni modifica apportata da Rachel e Apollo. Vicino a lui, una ragazza dai capelli biondi non riusciva a far stare ferme le sue mani e le usava per mettersi una ciocca dietro l'orecchio, oppure per guardare l'orologio o anche per accarezzare il braccio del suo fidanzato, ancora intento a meravigliarsi.
-Penso che qui ci sia lo zampino di loro due- disse a voce bassa, nascondendo un sorriso. Davanti al portone c'era una folla di studentesse che guardavano sbalordite le scritte sul muro.
Annabeth e Percy vi si avvicinarono, facendosi largo attraverso ragazzine vestite in rosa che sbavavano, fissando Percy.
La figli di Atena non trattenne un sorriso, vedendo la firma che confermava la sua ipotesi.
-Non male, eh?
I Percabeth, come insistevano a chiamarli tutti i figli di Afrodite e anche quelli Eros, si voltarono, incontrando i sorridenti occhi dorati di Apollo e quelli verdi dell'Oracolo.
Probabilmente, tutti e due si sarebbero ricordati di quel momento perfino sul letto di morte.

 

♦ ♦ ♦


Angolo delle autrici:
Buonjouuur!!
Ahah speriamo davvero che questo capitolo vi sia piaciuto come è piaciuto a noi scriverlo!
Apollo e Rachel sono dolcissimi... eee anche dei bei furbetti ^^

Un bacio!


 

   
 
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