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Autore: Wave__    12/12/2013    1 recensioni
Eternal Love è la storia d'amore di un angelo e un demone. Di Elena e Paul. S'incontrano, si amano e si vogliono. Si cercano e si trovano, sempre. Ma c'è Dio, che farà di tutto per ostacolare il suo miglior angelo..
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mum and Dad.


Elena era letteralmente “scappata via” dal sotterraneo ove aveva incontrato Jeremia, il quale era ancora notevolmente confuso.
Non poteva credere a ciò che aveva visto. Qualcosa fuori dal comune, qualcosa che, forse, avrebbe potuto portare finalmente la pace tra Angeli e Demoni.
Forse.
Jeremia scosse la testa, buttandosi sul letto e chiudendo gli occhi. Non voleva pensarci, voleva riposare la testa, visto che, da quando Elena se n’era andata, le visioni su lei e Pj erano continuate, seppur in maniera sconnessa.
 
Elena correva per le strade di Mosca. Non poteva dare nell’occhio volando, durante la giornata. C’era solamente un posto, in quella città, in cui Pj si sarebbe rifugiato.
La sua vecchia casa. Si, perché lui e l’angelo avevano passato qualche giorno, in passato, proprio nella grande capitale russa.
La ragazza dai capelli scuri odiava i mezzi di trasporto, ma in quel momento un taxi era la sua unica speranza. I suoi poteri si erano dimezzati, e non poteva più teletrasportarsi di qua e di là come se niente fosse.
Aveva indicato un quartiere russo, uno di quelli malandati, non propriamente al centro, ma in periferia. Era un posto perfetto per nascondersi e non destare sospetti, ecco perché aveva scelto quel luogo in precedenza, in accordo con la sua ragazza.
Il taxi si fermò, ed Elena lascio ricadere sul sedile anteriore una banconota, senza neanche dare il tempo al tassista di darle il resto. Non aveva tempo, doveva vedere Paul, subito.
Riprese a correre, urtando un passante, svoltando in un vicolo composto da archi in pietra. Scorse la terza porta sulla destra e s’infilò dentro, salendo le scale, attaccandosi al corrimano, facendo il più in fretta possibile per raggiungere il terzo piano.
Pj poteva anche essere arrabbiato per quello che aveva fatto, quella lontana notte, ma Elena aveva bisogno di parlare subito con lui, che lo volesse o meno.
Non bussò neanche alla porta, si smaterializzò al suo interno –la distanza era minima, alla fine-, respirando profondamente, guardandosi attorno.
Si, Paul era ancora in quel piccolo appartamento arredato al meglio e totalmente accogliente, nonostante il fuori facesse pensare ad un tugurio di prima categoria.
L’angelo questa volta iniziò a camminare, lentamente, verso la stanza da letto che lei conosceva bene. Il demone aveva un braccio sopra agli occhi, probabilmente dormiva, ma era una cosa abbastanza impossibile che non si fosse accorto della presenza di Elena nella stanza.
La ragazza si sedette sul letto, prima di sdraiarsi al suo fianco, posando la testa sul suo petto coperto dalla maglietta a maniche corte scura.
Sarebbe rimasta lì tutta la vita a guardarlo, tanto che era bello.
Era così dannatamente bello da toglierle il fiato.
Era la cosa più bella che le fosse capitata nella sua vita.
Il profumo inconfondibile di Elena perforò le narici di Paul, che al momento non aveva neanche la forza di aprire gli occhi, né di distinguere la realtà.
Se fosse solo stato un sogno non avrebbe saputo cosa fare, ma se fosse stata la realtà e lei fosse stata realmente lì, non avrebbe saputo che cosa dire.
No, una parte di lui diceva che fosse la realtà.
«Pensi che sia così facile eludermi?», domandò Pj, levandosi il braccio dagli occhi, lasciando che i suoi occhi si abituassero un istante alla luce, beandosi poi della splendida visione di Elena, sorridendole divertito, andando a passare una mano lungo i capelli lunghi e scuri.
Erano stati più di sessanta giorni estenuanti, in cui aveva dormito poco e aveva cercato di evitare in tutti i modi di squartare qualcuno, data la sua sete di sangue.
Posò le sue labbra sulla fronte dell’angelo, in maniera impercettibile.
«Mi sei mancata così tanto..», sussurrò in maniera impercettibile, portando Elena ad abbracciarlo maggiormente, respirando il suo profumo, la sua essenza, respirando lui in ogni sfaccettatura.
«Mi sei mancato, da morire. Troppo. Non volevo irrompere a casa tua ma.. Ma ero sfinita. La tua lontananza mi distrugge. Io ho bisogno di te, perché ti amo.», sussurrò, avvicinandosi e stampandole un bacio casto sulle labbra. Notò che Pj stava per dire qualcosa, ma Elena premette un dito sulla sua bocca, facendogli capire di tacere e di farla parlare.
«Ti prego, Pj, fammi parlare.», una breve pausa, i loro occhi si scontrarono e così l’angelo riprese a parlare.
«Non ti devi odiare per quello che è successo, ormai due mesi fare, non ti odiare, non farlo, perché ci starei male. Mi sento morire, quando ti guardi come se fossi la fossi la peggiore delle bestie infernali, ti guardi pieno d’odio ed io.. Io non riesco a sopportarlo. Quando ti guardi così, quando ti comporti così.. Mi uccidi. Sento il cuore e l’anima andare in mille pezzi.»
Si sedette sul letto, passandosi una mano tra i capelli, chiudendo un istante gli occhi, prima di puntarli su quelli di Pj, seria come non mai.
«Tu sei la persona più bella e umile che io abbia mai conosciuto. Ricordati sempre che io ti amo, che non me ne andrò mai. E quando dico mai, sai che è la verità. Sai che darei la mia vita, per te. So che anche se non sei vicino a me, è come se lo fossi. Forte, chiaro, lucido ed indelebile nella mia anima. Dentro di me non c’è spazio per nessun altro. Solo tu. Per sempre.»
Quelle parole erano state scandite dall’emozione vibrante negli occhi di Elena, che no si erano mai staccati da quelli di Paul. Elena lo amava davvero, in ogni sua sfaccettatura, più di sé stessa. E quella n’era la dimostrazione completa.
Paul non le aveva chiesto niente, e lei, lei aveva detto tutto quello che provava, che sentiva, riflettendo le sue emozioni negli occhi, che andarono ad imprimersi negli occhi dell’uomo che amava.
Paul, per tutta risposta, scosse la testa. Le sue parole lo avevano riempito di gioia, di amore, ancora più grande e forte di quello che già provava. Che lei era riuscito a farle provare. C’era qualcosa che le doveva, qualcosa che Elena doveva sapere.
Qualcosa che non le aveva mai detto. Lei non aveva mai conosciuto quella parte di lui, oscura, quella parte di lui che lo portava ad uccidere per fame e divertimento, quella parte di lui che lo aveva portato a combattere, tempo prima, ad una guerra che non gli apparteneva.
Un mercenario che combatteva solo per ego, per soldi, per divertimento, per avere una fama tra i demoni. L’ultima notte che aveva passato con lei, era stato solamente un segno datogli dal suo stesso istinto, per non farle dimenticare quello che realmente era. Un demone spietato, uno dei più temuti all’Inferno.
Lui amava Elena, in maniera incondizionata, ma le aveva mentito per troppo, troppo tempo.
Ora che lei stessa aveva rinunciato alla sua stessa vita, per lui, ora che si era perfino fatta ripudiare dal suo stesso Dio, ora che lei era una parte impossibile da lasciare andare per la vita del demone.. Non poteva più mentirle.
«Non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa, e quello che mi è successo quella sera di due mesi fa, è solo una delle tante sfaccettature della mia essenza. Elena.. Io non sono lo stinco di santo che tu credi che io sia..»
Elena avrebbe tanto voluto parlare, dire qualcosa. Bloccarlo. Dirle che non le interessava niente di ciò che aveva fatto in passato. Perché era vero. Elena lo amava così com’era. Inutile negarlo. Lo amava anche per la parte che lui odiava.
Paul le fece cenno di tacere, riprendendo così il discorso.
«Aspetta, fammi finire. Devi sapere e poi tu stessa mi dirai se vuoi o no continuare a vivere il resto della tua vita con uno come me..», la guardò negli occhi, mentre la paura di perderla si fece così pesante sul suo cuore, quasi da fargli smettere di respirare, se ne fosse stato capace.
Pj non resistette a tale tensione, si alzò in piedi, iniziando a camminare avanti ed indietro nella stanza, lasciando che la sua voce riecheggiasse nella stanza.
«La prima volta che ci siamo incontrati, durante quella sanguinosa guerra.. Beh, io.. Io non ero l’umile soldato che tu credevi. Ero un mercenario, che si era spinto fino a lì solo per fama e denaro. I ragazzi che il mese scorso sono stati massacrati.. Non sono stati animali.. Sono stato io!», urlò, battendo un pugno sulla scrivania vicino al muro, crepandola. Elena non si era mossa, era rimasta ad ascoltare ogni singola parola senza battere ciglio. Aveva osservato l’intera scena senza muoversi.
«Questi mesi in cui sono mancato, prima di arrivare a Mosca, intendo.. Ti ho sempre detto che erano questioni private. Non era vero. Sono sparito perché sono stato chiamato dal mio superiore, per questioni sporche, che anche il più stupido e maligno dei demoni si sarebbe rifiutato di svolgere.. Ma non io. Ho infranto ogni sorta di legge del mondo terreno e del nostro. Sono stato accusato di tradimento dalla mia stessa gente. Elena, io non sono quello che tu pensi.»
Un sospiro, un lungo sospiro. Pj si passò una mano tra i capelli, prima di fermarsi davanti al letto, allargando le braccia, lasciando che una lacrima solcasse il suo viso.
«Elena, io ti amo.. Ma tu come puoi amare un mostro?»
L’angelo era rimasto senza parole, incapace di dire qualsiasi cosa. Le lacrime le pungevano gli occhi, ma non avrebbe permesso che cadessero.
Non avrebbe mai immaginato una cosa simile. Era rimasta seduta sul letto, a fissare Pj, come se realmente non lo vedesse.
Lei aveva scavalcato mari e monti, aveva addirittura voltato le spalle a Dio, suo Padre, pur di stare con lui.. E cosa veniva a sapere?
Che lui faceva affari sporchi con un altro lurido demone, che la sua gente l’aveva rinnegato e che lo odiavano.
Forse volevano addirittura la sua morte.
La testa le girava vorticosamente, come se il mondo avesse preso a girare al contrario in un battito di ciglia. Non si mosse dal letto, andando però a parlare.
Aveva quella domanda che le frullava in testa, e l’avrebbe fatto.
«Perché non me l’hai detto, Pj?! Diamine, io ho sempre creduto in te, nella nostra storia, nel nostro amore! Abbiamo entrambi fatto i salti mortali per stare insieme.. E dietro a tutto.. C’era questo!», urlò Elena, alzandosi dal letto di scatto, mentre un dolore la colpì al ventre, lasciando che sul suo viso si dipingesse una smorfia di dolore. Paul non si lasciò sfuggire quel piccolo dettaglio.
«Elena, stai b..?»
«Sto benissimo, Paul! Non pensare di cambiare discorso, non adesso!»
El si sentiva ferita, in profondità. Non avrebbe mai pensato che Pj potesse mentirle per tutto per quel tempo, per tutti quegli anni. Eppure.. Eppure non era arrabbiata. Si sentiva solamente esclusa dalla vita dell’uomo che amava.
Si avvicinò a lui, senza staccare gli occhi sai suoi. Paul respirò profondamente, chiudendo gli occhi quando vide la sua mano alzarsi.
Pensava che gli arrivasse uno schiaffone in pieno viso, d’altronde se lo meritava. La stava facendo soffrire, come non avrebbe mai voluto fare. Avrebbe dovuto dire la verità molto tempo prima. Avrebbe dovuto trovare il coraggio e la forza per dirle ogni cosa. Sarebbe stato meglio.
Era pronto per quella sberla, che non arrivò mai.
Per tutta risposta le dita della ragazza si andarono a posare sul viso di lui.
«Mi hai ferita, e delusa. Non poco, Pj. Ma non m’importa di quello che sei stato. Non m’importa di quello che hai fatto. Mi importa di oggi. M’importa di noi.», proruppe seria, probabilmente seria come non lo era mai stata.
«Dal passato si impara, così come si impara dai propri errori. Il passato serve per modificare il presente, per renderlo migliore, ricordalo.»
La sua mano strinse quella del demone, mentre l’altra restò posata sulla sua guancia.
«So che è dura, so che non ti perdoneresti mai se mi succedesse qualcosa o se mi facessi del male. So che dentro di te c’è l’Inferno fatto a persona. So anche che tutti i giorni lotti per tenere a freno quello che si muove in te, la tua parte oscura.. Ma come vedi, sono qui. Con te. Non ti lascio, Pj. Nella buona e nella cattiva sorte, io ci sarò. Sempre amore, sempre.»
Il demone abbassò lo sguardo, sospirando profondamente. Si stava chiedendo com’era possibile che Elena provasse, sentisse e pensasse tutte quelle cose su di lui, dopo averle detto esplicitamente quello che aveva fatto. Dopo averle mostrato, seppur a parole, il mostro che fosse. Che era.
«Io.. Non so cosa dire.. Non me l’aspettavo. Mi sarei aspettato un’altra reazione. Decisamente..», sussurrò Paul. Elena portò due dita al mento del suo uomo, alzandogli il viso verso l’alto, in modo che i suoi occhi incrociassero i suoi, ancora una volta, ancora come fosse la prima.
«Come potrei non amarti? Io ti amo. Completamente. Per tutto. Ti amo per quello che tu non vedi. Ti amo anche per la tua parte oscura che tu tanto odi. Io ti amo, in tutto e per tutto, perché dentro di te, il tuo cuore e la tua anima, danno che sei una persona speciale, che ha sentimenti. Che prova sentimenti. Anche se ti ostini a negarlo.»
Fece una breve pausa, sorridendogli ed avvicinandosi a lui, ancora di più.
«Tu sei la persona migliore che mi potesse capitare. Sei la persona migliore che potrei desiderare costantemente. Sei la persona che mi completa. Sei la persona che mi ha fatto innamorare. Se tu fossi un mostro, come avrei potuto innamorarmi di te, in ogni tua sfaccettatura? Non sei un mostro, sei tutt’altro che un mostro. I veri mostri sono altri, non tu.»
Le labbra di Elena sfioravano quelle di Pj che, in maniera impercettibile, era andato a posare le sua mani sui fianchi di lei, avvicinandola a sé.
«Adesso baciami, Pj. Ho bisogno di te e del nostro amore. Non mi lasciare, mai..»
L’angelo chiuse gli occhi, assaporando quel dolce bacio, che sapeva d’amore. Che sapeva di lui. Quel bacio che racchiudeva tutto.
La consapevolezza di un amore oltre i confini, di un Amore che non sarebbe riuscito ad essere spezzato da nessuno.
Di quell’Amore che si sarebbe solamente potuto ampliare, ma mai scemare.

«Ho ancora una cosa da dire, Pj. So benissimo un’altra cosa, la cosa più importante del mondo.»
Paul aggrottò le sopracciglia, senza sapere ove la donna che amava stesse andando a parare.
«Sai benissimo, cosa, esattamente?», chiese in un sussurro. Eppure l’angelo ancora non parlava, si ostinava a restare lì, a fissarlo, a leggere la sua anima attraverso i suoi occhi.
«Avanti parla. Qualsiasi cosa sarà, l’affronteremo assieme. Te lo prometto.»
Sul viso di Elena andò a dipingersi un meraviglioso sorriso, uno dei più belli che Pj avesse mai visto. Gli occhi dell’angelo lampeggiavano di gioia, andando a velarsi leggermente di una patina di lacrime colpe di felicità.
El sentì il cuore battere rapido nel petto, mentre andava a pronunciare quelle fatidiche dieci parole, che aveva trattenuto da quando aveva lasciato Jeremia.
Da quando aveva scoperto la verità. Ecco perché così tanta fretta di parlare con Paul John. Ecco perché era corsa per mezza città, adattandosi addirittura ad uno stupidissimo taxi.
Ed ora era giunta quella confessione, quelle parole che, appena pronunciate, avrebbero cambiato la vita di entrambi. Per sempre.
«So che sarai un ottimo padre per nostro figlio, Amore.»
  
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