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Autore: SakiJune    11/05/2008    6 recensioni
Seguito di "Honorary Members", ambientato durante il settimo libro.
Filius e Pomona sono riusciti a sposarsi, ma il Mondo Magico è ormai nelle mani di Voldemort, e Severus Snape è diventato Preside di Hogwarts. Fin dove si può spingere la crudeltà e la perversione di una Mangiamorte come Alecto Carrow? Su chi ha posato gli occhi, e come potrà salvarsi la sua vittima?
Ultimo capitolo: Niente vi fermerà
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Filius Vitious, Horace Lumacorno, Mangiamorte, Neville Paciock, Pomona Sprite
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Like A Mother'
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Benvenuti nell'atmosfera cupa di Hogwarts nel settimo libro.
E bentornati con il terzo capitolo dell'unica saga Charming Roots italiana, a quanto ne so (se mi sbaglio, fatemelo sapere!).
A chi si è perso le precedenti vicende, ecco i link.
LIKE A MOTHER
HONORARY MEMBERS

Siccome non pretendo che leggiate tutti quei capitoli, ho provveduto ad un breve riassunto sul mio Live Space: qui

Come al solito cercherò di essere il più fedele al canon possibile, anche se non necessariamente IC.

Angstily yours,

Saki






[aprile 1998]


La stanza era calda e spaziosa, arredata con ricercatezza. Le sarebbe piaciuto stendersi su quel divano, raggomitolarsi in un angolo... e dormire. Raccontargli tutto, liberarsi dal peso orribile di lunghi mesi di torture e ricatti. Erano amici, no? E lui aveva abbastanza influenza su Snape da poterla proteggere.

Sarebbero bastate poche parole: sarebbe bastato essere sincera.
Ne fu tentata, perché tutto in quella stanza invitava a lasciarsi andare. I dolciumi sul tavolo, le tende vistose, il tappeto soffice. Ma non era il suo mondo...
In nessun posto sarebbe stata al sicuro... doveva farla finita.
Socchiuse gli occhi per mettere a fuoco le etichette delle lunghe file di flaconi sugli scaffali.

- Allora, che cos'è che devi dirmi? - Era visibilmente imbarazzato. Non sapeva cosa temere o sperare da quella visita inaspettata, in piena notte.
- Non è facile parlarne per me, Horace. Non so da dove iniziare, per la verità.
Dovette ricacciare indietro le lacrime, altrimenti non sarebbe riuscita a leggere nulla.
- Dal principio, giusto?
- Forse.
- Beh, siediti, almeno. Le parole verranno.
Ma aveva già trovato ciò per cui era venuta, non c'era più motivo di inventare scuse. Accettò un bicchierino di liquore, che la scaldò un poco.
- Senti, è tardi, ne parliamo un'altra volta.
- Riguarda... Filius?
- Anche. - Aveva alzato gli occhi, in un goffo tentativo di lusinga.
- Domani ho il turno di ronda, però, non mi troveresti. Preferirei che me ne parlassi adesso, di qualsiasi cosa si tratti... possiamo trovare una soluzione.
Erano frasi vuote. Vuote come la nebbia che circondava il castello, nonostante fosse primavera inoltrata. Nebbia e gelo, creati dalla presenza dei Dissennatori tutt'intorno alle mura.

Domani. Sarà domani, allora.
Sarà tutto finito.


***


Appena la porta si fu richiusa dietro di lei, Horace boccheggiò, crollando sul divano con la testa tra le mani.
Non era uno stupido, non del tutto.
Non era un bambino.
Sapeva che le allusioni di lei erano una terribile bugia, che mai avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, che mai avrebbe messo in discussione il suo matrimonio. Perché non era amore ciò che l'aveva spinta a piombare nella sua stanza nel cuore della notte, era soltanto terrore, terrore e disperazione.
Non gli era sfuggito quello sguardo fisso sugli scaffali delle pozioni... non era di lui che aveva bisogno, ma di qualcosa di molto preciso... e pericoloso. E quando l'aveva trovato, se n'era andata, riuscendo persino ad accertarsi di quando avrebbe avuto via libera per impossessarsene.

Veleno antilumache.

Un intruglio che i pozionisti di Knockturn Alley non sarebbero mai stati capaci di preparare: letale per qualsiasi animale, incluso l'uomo, non aveva alcun effetto sulle piante: gli era stato commissionato da Hagrid, disperato per le sue zucche, ma era rimasto inutilizzato dopo il tentato arresto e la fuga di quest'ultimo.
Doveva averne parlato a Pomona all'inizio dell'anno, in qualche suo accesso di vanità, e ora si pentiva amaramente di averlo fatto.
Saltò su, corse ad afferrare la boccetta e la gettò a terra, dove si infranse, e un odore nauseabondo si diffuse per la stanza. Lanciò un incantesimo per ripulire il pavimento, poi prese un flacone vuoto e lo riempì di un liquido semitrasparente. Aggiunse qualche goccia di clorofilla, un poco di aloe e un ingrediente non del tutto legale da utilizzare all'infuori del Ministero... ma non era il caso di badare alle convenzioni, in una situazione così disperata.
Quando ebbe finito, vi applicò un'etichetta identica e lo mise al posto di quello che aveva appena distrutto.
Affannato, con il sudore che gli imperlava la fronte, emise un profondo sospiro e tentò di controllare il tremito delle mani che solo allora si impossessava di lui.
- Cara, mia cara... che cosa ti spinge a desiderare la morte? Chi?

Il vento spalancò la finestra, e lasciando entrare quel freddo insopportabile. Horace rabbrividì nella sua leggera vestaglia di seta. In fondo aveva avuto una risposta: una parte della risposta, almeno.

Domani, quindi.
Domani saprò tutto.
E se riesco a salvarla, non voglio nulla in cambio.
Solo il suo sorriso, solo la sua felicità.
Perché nessuno possa ancora vedere in me uno Slytherin pavido e vanesio.
Fosse l'ultima cosa che farò...


   
 
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