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Autore: Evilcassy    13/12/2013    3 recensioni
"I miei cognati non hanno lavori dozzinali. Stiamo parlando di un avvocato e del chirurgo plastico a cui devi l'assenza di
zampe di gallina attorno agli occhi!"
Bruce scoppia a ridere, Tony ringhia: "Quante volte te lo devo ripetere, Pepper: non davanti ai ragazzi. Ora Bruce manderà un messaggio a Barton e sarò lo zimbello dei Vendicatori!"

Sequela di OS sul TheSeventhUniverse, slegate tra di loro.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:

50 Shades of Grey(Raven)

 

 

10: Shades of Christmas Time.

 

Perdersi è l'unico modo per trovare un posto che sia introvabile altrimenti tutti saprebbero dove trovarlo. [Barbossa, Pirati dei Caraibi - Ai Confini del Mondo]

Il pancione di Pepper Potts sta iniziando a diventare piuttosto sporgente, tanto da far diminuire la capienza dell’ascensore: insieme alle sue assistenti ora possono entrare solo altre due persone. La sua Prima Assistente le passa uno StarkPhone, Pepper risponde brevemente ad una telefonata prima di restituirglielo. La Seconda le porge il Tablet ed il pennino, lei appone la firma (Virginia Potts- Starks ormai non le fa più impressione scriverlo) su un modulo mentre la Terza le ricorda un paio di impegni della giornata e le chiede se intende registrare il video di auguri di Natale per i dipendenti nel pomeriggio.

Oh, cielo. Pure quelli. Ha voglia di farlo come di correre la maratona di New York in tacchi a spillo, ma meglio togliersi il dente il prima possibile. "D'accordo, Avvisa Pierre, manda Happy a prenderlo e fallo arrivare qui per le due, questi capelli non ne vogliono sapere di stare a posto da quando sono entrata nel sesto mese. E poi chiama mio marito e chiedigli di essere qui per le due e mezza. Arriverà con almeno due ore di ritardo, quindi direi che le riprese possono iniziare alle quattro e quaranta." Pepper si gira per prendere un'altra cosa dalla Seconda Assistente ed il suo ombelico va a strofinarsi sul braccio dell'altro occupante dell'ascensore: "È un po' espansivo." Si scusa, accompagnando la battuta con un sorriso. L'uomo ne abbozza uno di rimando e chiede timidamente quanto manchi. "Ho il termine per il nove di Aprile" cinguetta. Le porte dell'ascensore si aprono e Pepper ed il suo drappello tacchettano lungo il corridoio della presidenza. Entra da sola nel suo ufficio e per prima cosa si toglie le scarpe lasciandosi scappare un gemito di dolore.

"Necessità di coccole?" Tony, in giacca e cravatta e con il pizzetto perfettamente modellato, si alza dal divano in pelle nera con una confezione di ciambelle dietetiche in una mano e un decaffeinato al latte e miele nell'altra. "Ho pensato di rimediare alla mia mancanza di tatto questa mattina, che mi ha impedito di presentarmi per colazione."

"Veramente ti eri presentato. Completamente avvolto di morchia, però..."

Tony appoggia la colazione sulla scrivania e le accompagna la sedia quando Pepper prende posto: "Sì, mi ci sono volute circa tre docce. Però ho tre buonissime notizie. Primo: ti ho migliorato la StarkMom, ora è la MomMarkIII. Ha delle cromature bellissime, l'opzione marsupio per tenere Howie quando sarà nato, e propulsori molto più potenti, in modo da agevolare una fuga precipitosa. Dato che non è della mia misura e mi sta un po' larga in petto la farò testare da Romanoff appena torneremo a New York."

Masticando un boccone di una deliziosa ciambella Pepper alza gli occhi al cielo: "Sei davvero troppo paranoico."

"Seconda buonissima notizia: questo pomeriggio lo dedicherò completamente a te." Scivola dietro alla scrivania e gli appoggia le mani sulle spalle per massaggiargliele. Pepper si lascia scappare un mugolio sommesso. "La mia mogliettina ha bisogno di un po' di relax. Ti sento tesa, tesoro."

"Sono un po' stanchina..." ammette. "Tenere i piedi dentro i tacchi tutto il giorno è uno strazio, ma non posso andare in giro in UGG. Jane li usa per tener lontano Thor: quando li indossa lui gira al largo.""

"Posso capirlo. Quei cosi sono lo ammazzalibido per eccellenza. Ma veniamo alla terza, splendida notizia: Vienna."

"Vienna?"

"Esatto." Tony smette di massaggiarle le spalle per toccare uno schermo olografico sulla scrivania e proiettare l'immagine della Cattedrale di Santo Stefano sfavillante di luci natalizie. "Non ci siamo mai stati, ed è spettacolare in questa stagione. Che ne dici?"

"Capodanno?"

"E non solo. Il Grand Hotel di Vienna ci attende a partire dal 23 di Dicembre ..."

"Tony..."

"Con trattamenti pre-maman nella loro Spa e..."

"Tony... "

"Due posti assicurati per il concerto di inizio anno nel Musikverein!"

"Tony! Non possiamo andarci per Natale, mia madre mi sta ancora rinfacciando la nostra assenza di quello scorso, e c'era una glaciazione in atto!"

"Ma, amore... ci siamo già stati per il Ringraziamento! Mi hai fatto rinunciare al nostro tradizionale viaggio del Ringraziamento per pranzare con la tua famiglia...!"

"Tradizionale? Ma se l'abbiamo fatto solo una volta!"

"Ma ti ho chiesto di sposarmi, quella volta! Pepper, amore, questo sarà l'ultimo Natale che passeremo da soli e..."

"Ed il prossimo anno mi dirai 'Questo è il primo Natale che passiamo in tre!' Tony, per favore: passeremo la vigilia ed il Natale con mia madre e le mie sorelle..."

"Tutte quante?"

"Tutte e due, con le rispettive famiglie. E poi, il 25 sera, se Happy è d'accordo prenderemo il Jet e ce ne andremo a Vienna. Faremo un Capodanno splendido, mi farò massaggiare il massaggiabile e ci gusteremo il concerto al Musikverein."

"Pepper, ti prego... pensa a me...!"

"Ci penso anche troppo a te!"

"Possiamo almeno prendere su Bruce? Per tua mamma, sai... al nostro matrimonio sembrava molto interessata. Dai, ti prego, Pep! Almeno non togliermi questo divertimento!"

 

 

 

"Cento dollari se salti sopra una palla di Natale urlando 'I came in like a Wrecking ball."

"Centoventi e lo faccio da nudo."

"Andata!"

Alla faccia della tanto paventata crisi, quest'anno la Hall del Triskelion è più decorata del solito: una decina di palle di plexiglass trasparente di diversa grandezza pendono dal soffitto. Con un alberello stilizzato di colore argento e oro dentro ad ognuna.

Sul bancone della reception è comparso il classico cestino con i biscottini al cioccolato e cannella, e il 'ding' che segnala l'arrivo degli ascensori è stato sostituito da uno scampanellio di sonagli. Anche allo S.H.I.E.L.D. il Natale si fa sentire: può sembrare fuori luogo, ma fa benissimo all'umore di truppe che non si fermano mai e rincuora un po' chi, come nella maggior parte di noi, identifica come 'famiglia' la propria squadra.

E poi c'è il Brindisi di Auguri la sera della Vigilia: quello da solo vale tutta la fatica di essere un Agente S.H.I.E.L.D.: banchetto sontuoso, musica, karaoke ubriaco a mezzanotte e scambio di regali. Fury indossa la sua benda rossa natalizia, Clint in genere si ubriaca talmente tanto da combinarne qualsiasi cosa, le planciste si vestono da SexyBabbe ed intonano 'Jingle Bells Rock' - Come in Mean Girls! puntualizzo indignata ogni anno  - io ballo sui tavoli e mi impalmo qualcuno, e Natasha sorride almeno una volta. È il 'Rompete le Righe' ufficiale, la nostra piccola folle festa: quello che capita al Brindisi di Natale non esce dal Brindisi di Natale.

E sarà il momento in cui Coulson mi mancherà di più. Dava il meglio di sé in questa festa, prendeva il microfono in mano ed improvvisava battute su tutti per mezz'ora buona. E poi faceva furore al Karaoke. La nostra interpretazione di 'I've Got you Baby', fatta impersonando Fury e la Hill resterà negli annali. In quell'occasione, il sorriso del Direttore fu meno inquietante del solito. Anche più sghembo, a dire il vero: nessuno sa quanti drink si sia scolato quella sera.

Bei tempi. Cerco lo sguardo di Clint per captare la stessa mancanza, trovandolo invece intento a calcolare che rincorsa dovrebbe prendere per saltare la balaustra ed afferrare la palla al volo senza sfracellarsi sette piani più sotto.

Non può non pensarci. È che lo nasconde bene, tutto qui. Mi riscuoto: "Pensato al regalo per Nat?"

"Assolutamente. In questo preciso istante Stark mi sta perfezionando i nuovi Morsi di Vedova. Spero mi faccia un po' di sconto da amico, nel preventivo costavano un occhio dalla testa..."

 

 

"J.A.R.V.I.S.: devo fare qualcosa ma non ricordo cosa, potresti erudirmi?"

"Non ha ancora assunto le sue vitamine del dopo pranzo, non ha oliato il braccio di Ferrovecchio, non ha controllato quel rumorino della E-Tron, non ha spostato la data di arrivo del soggiorno al Grand Hotel di Vienna, non ha chiuso il rubinetto del bagno al settantaseiesimo piano e non ha ancora iniziato a lavorare sul potenziamento dei Morsi di Vedova che l'Agente Barton intende regalare all'Agente Romanoff per Natale."

"Oh. Giusto. Beh, lo farò domani, ora vado a prendere lezioni di yoga da Banner: mi serviranno per la cena della Vigilia. Mandami l’armatura, J.A.R.V.I.S., sono curioso di testare i miei nuovi propulsori. Secondo i miei calcoli, dovrei arrivare a New York in tre ore e sedici minuti. Vediamo se riesco a fare di meglio.

 

 

"Quindi non ci sarai alla festa della Vigilia?" Caraffa del caffè in mano, Natasha riempie il suo bicchiere di carta e poi quello della Hill.

"Non sono potuta andare a casa di Darcy per il Ringraziamento e ci tiene a presentarmi ai suoi, quindi ha deciso che mi vuole lì a tutti i costi per Natale. Una relazione con una civile è ben più complicata di quanto immaginassi."

"Capisco. Beh, peccato, la festa non sarà la stessa senza i tuoi commenti acidi."

La Hill alza le spalle: "Non ti annoierai. Se Clint si concia come due anni fa..."

"Deve prima passare sul mio cadavere."

"Oh no, ti prego: è l'attrazione principale!" Natasha alza gli occhi al cielo. "Puoi minacciarlo di non consegnargli il suo regalo, se fa il cattivo bambino."

Natasha sbatte le palpebre. Una. Due. Tre volte.

"Nat, non ti sarai mica scordata di..."

Getta il bicchiere di caffè ancora pieno nel cestino ed esce come una furia imprecando in russo.

 

 

 

A Steve tutta la confusione prenatalizia non piace. Non gli piace la corsa ai regali, il modo in cui le persone arraffano oggetti qua e là contando sulla punta delle dita i regali che ancora mancano all'appello, non apprezza gli 'omaggi' natalizi che vengono dati con gli acquisti –  gli sembra una pubblicità più subdola ed invadente delle altre –  e l'aria stressata e nervosa della gente. Ai suoi tempi    se lo dice da solo, perché sa quanto possa essere irritante esprimere pensieri nostalgici ad alta voce –  a Natale il ritmo rallentava per tutti. Ci si prendeva più tempo per scambiarsi gli auguri per strada o nei bar. I regali erano pochi, ma personali, e si aveva sempre tempo per un punch caldo con gli amici e una fetta di torta fatta in casa.

L'unica cosa che lo fa sentire meglio è donare un paio di bigliettoni ad un'associazione benefica che si occupa di senzatetto. La donna al banchetto lo saluta con un 'Che Dio la Benedica' e mette le banconote in una cassetta di legno, prima di lasciargli una confezione di biscottini alla vaniglia e cannella. "Li abbiamo fatti nella cucina della nostra parrocchia questa mattina." Spiega. "Che Dio la benedica, signore. Le auguro un Sereno Natale!"

Steve sorride e si dirige verso il Phoenix Bar sgranocchiando i biscotti: non sono buonissimi, ma hanno il sapore genuino delle cose semplici.

Trovando il locale pieno si ricorda che le ragazze avevano organizzato una piccola lotteria di dolci, con l'incasso da devolvere ad un ospedale pediatrico. Beth gli passa di fianco con un vassoio colmo di tazze di cioccolata calda e ha solo il tempo di un occhiolino. Quando torna, scherza accusandolo di tradimento: "Quei biscottini da dove provengono? Spero non una delle tue migliaia di fan!"

"Assolutamente no!" Ride e poi aggiunge: "Sai, venendo qui pensavo che potrei fare qualcosa di importante per Natale. Che ne dici se mi vestissi da..." Si da un'occhiata intorno: gli avventori sono impegnati tra tablet e mezze conversazioni, lui mima uno scudo sull'avambraccio e Beth capisce: "E andassi a salutare i bambini in ospedale?"

"Sarebbe una splendida idea, tesoro!" Beth è entusiasta e gli schiocca un bacio a fior di labbra. "Anche se ho paura che dovrai rinunciare allo scudo: negli ospedali non si possono portare armi e ho paura che venga considerato tale..."

Steve alza le braccia: "Certo che non è neppure più facile fare della beneficenza...!"

"Oh, non me lo dire: per organizzare questa mini lotteria non hai idea di che burocrazia abbiamo dovuto smuovere!" Riempie il vassoio con bicchieri e piatti vuoti da un tavolo e torna al bancone per sostituirlo con un altro pieno di caffè e fette di torta. "Volevo chiederti una cosa: io e mia sorella torniamo a casa per Natale, ti piacerebbe passarlo al caldo del Mississipi?"

"Dici sul serio? Ma ai tuoi genitori non darà fastidio uno sconosciuto alla tavola di Natale?"

"Che? Sconosciuto tu? Parlo di te ogni volta che sento mia madre al telefono, e mio padre non ne sarà contrariato: Ragazzo americano, tradizionalista, credente e che lavora nelle forze armate. Tempesterà Jackson di manifesti pubblicitari! E poi ti ho già fatto il regalo, sarebbe stato un peccato lasciare quel pacchetto sotto l'albero. Sì, con le mie manine. Ci ho messo un mese intero! Allora, accetti?"

Sorridendo, Steve annuisce. E per la prima volta nell'arco di una settimana non vede l'ora che arrivi Natale.

 

 

Fulmine, Fulmine, saetta e.... SBAM!

Tuono.

"Jane, è per te!"

"Al telefono?"

Lasciando in pace per un secondo lo schermo dello StarkPhone, Darcy alza gli occhi al cielo: "Al balcone!"

"Perché non rispondi mai come voglio io?" Sbuffando, Jane riemerge dal bagno infilata in una tuta informe e con i capelli avvolti in un asciugamano bianco.

"Perché sono una stronza sincera."

Jane borbotta che si sarebbe fermata allo 'stronza', si toglie l’asciugamano dalla testa e glielo lancia addosso e poi attraversa la sala e fa scorrere il vetro della porta-finestra. "Almeno questa volta non ha fatto grandinare: due mesi fa ho dovuto cambiare il parabrezza dell'auto."

"Stai diventando davvero insopportabilmente acida, lo sai? Quel povero figo si spara un viaggio interstellare per venire a trovarti e riceve l'allegria di una visita esattoriale."

Thor compare dalla portafinestra sfiorandone il filo del telaio in altezza. Abbozza un sorriso, si pulisce diligentemente i piedi sullo zerbino, entra ed appende il Mjolnir al piolo dell'appendiabiti: "Salve Jane, come stai?"

" Tutto bene, posso offrirti una tazza di te?"

"Ciao Darcy. Tutto bene Darcy? Ti sta proprio bene quel paio di occhiali nuovi, Darcy e anche quel cappello, uaaaauuuu! Dove l'hai comprato, Darcy? Volevo fare un regalo di Natale a Xena e non sapevo cosa prenderle..."

Thor sposta lo sguardo da Jane alla sua stagista: "Fa sempre così?"

"No, solo quando la si ignora. Salutala e smetterà di blaterare per circa sette minuti."

Thor sorride e si appoggia al tavolo di fronte a Darcy: "Salve."

Lei finge di illuminarsi come se l'avesse visto entrare solo in quel momento: "Hey! Thor! Ma che bello vederti! Sei arrivato adesso?"

Lui torna a guardare di nuovo Jane: "Sei proprio sicura che stia bene?"

"Darcy, potresti per favore lasciarci soli un attimo?"

Fissa Jane come se l'aliena fosse lei e non Thor: "Ti posso ricordare che viviamo in un appartamento dalle dimensioni uterine? Per lasciarvi soli che faccio, mi metto nel ripostiglio?"

"Darcy... per favore...!"

"D'accordo, d'accordo!" Recupera il notebook e si infila la giacca:  "Me ne andrò in caffetteria. Mancano circa due ore alla chiusura, avete tutto il tempo per parlare, e magari ci scappa addirittura una scopatina."

Jane protesta e Thor ha l'aria di chi invece terrà in considerazione la cosa.

 

"Allora ci hai pensato?"

"Sì. Pensato e ripensato, Thor. Io..."

"Sì, ho compreso. Sappi solo che io rinuncerei a tutto, pur di stare con te.” Lo sguardo di Thor che si abbassa sulla tavola è una stilettata nel cuore di Jane: “Ma non posso."

Lei sospira e si passa una mano tra i capelli: "E io non ci riesco. Non è che non ti amo più, è che... evidentemente non ti amo abbastanza."

Thor appoggia la mano sulla sua imprigionandola tra le dita. La alza e se la porta alla bocca. La bacia a lungo, lentamente, risale il polso e prima che la razionalità di Jane prenda il sopravvento raggiunge la bocca. "Non è giusto fare così." La sua protesta è un sussurro: basterebbe solo una leggera spinta per scostarlo, basterebbe essere più forti e razionali . Più consapevoli e meno propensi all'illusione.

Ma Jane non ci riesce, e Thor fa di tutto per tenerla con sé.

Si lascia cingere dalle sue braccia forti ed insieme scivolano sul tappeto.

 

 

Natasha viene fermata dalla Hill sulla rampa di lancio, mentre sta salendo sull'elicottero preso in prestito a nome di 'Barbara Morse' e le passa lo StarkPhone. "Per te. Il Direttore." La guarda seria mentre Natasha annuisce pronta e porge la mano: "Non è una missione. Non è quello che pensi."

"E meno male, stavo pensando ad un maglione di cachemire..." Commenta portandosi il cellulare all'orecchio: "Qui Romanoff." .

"È un piacere sentirti, Tasha..." Per poco il cellulare non le cade di mano. Sgrana gli occhi e li punta sulla Hill, che non può far altro che muovere le labbra in un silenzioso scusa.

 

 

"Posizione della Gru, del Signore della Danza ed infine dell'Aratro. Visto? Sto imparando a riconoscerle tutte! Eppure continuo a preferire quella dell'Amazzone, del Missionario ed il 69, che i numeri mi sono sempre stati affini."

Ormai Bruce ha imparato a conviverci; apprezza che Tony non l'abbia interrotto durante la sua sessione di esercizi e si alza in piedi con un sorriso: "Evidentemente non conosci il Tantra."

"No, e mi perdonerai se non ti chiedo di fare da maestro a me o a mia moglie. Niente di personale, solo che abbiamo messo la testa a posto, ecco."

"Figurati, mai oserei tentarti. Per cosa mi cercavi?"

"Un paio di consigli su tecniche di rilassamento ed un invito." Tony si leva le scarpe lanciandole nella sabbia del giardino zen della "Relax Room" di Bruce, si siede su un materassino incrociando le gambe in un pallido tentativo di posizione del loto e lascia poi che Bruce gli corregga la postura: "Pepper vuole a tutti i costi andare dai suoi per Natale. Io le ho detto che non mi muovo senza di te."

"È molto romantico, Tony. Tuttavia vorrei farti notare che potrebbe essere motivo di divorzio."

"Macché, sei il pollo per sua madre. La vecchia ti apprezza, sai?"

Bruce piega la tesa di lato e si gratta il collo: "La signora Potts è una donna davvero adorabile e molto giovanile, vecchia non mi sembra esattamente il termine giusto per descriverla."

"Sì, è una cougar discretamente funzionante, hai ragione." Lo StarkPhone di Tony suona e lui chiude la conversazione senza guardare il mittente. "Allora?" Bruce tentenna, Tony incalza: "Ascolta, alla cougar farà molto piacere ritrovare la vecchia fiamma con cui ha danzato al nostro matrimonio, tu non passerai il Natale chiuso come un ratto qui dentro, ed io avrò qualcuno con cui avere conversazioni interessanti. I cognati di Pepper sanno solo parlare di sport. E non sport belli come..." Lo StarkPhone risuona, Tony tocca nuovamente il tasto olografico rosso senza guardare. "...come la lotta nel fango o il lancio del Chitauro o il Tiro con l'Arco al Napalm. Cose tipo Basket e Baseball e Football. Capisci?"

"Non sarebbe meglio rispondere al telefono?" Propone Banner, indicando di nuovo l'ologramma della chiama ricomparso a mezz'aria tra la mano di Tony e la sua spalla:

"Oh, è Fury: è tutta la mattina che mi cerca, deve essere per quei sensori di rilevazione audio che mi ha fatto preparare, probabilmente non sa come installarli. Lo ignorerò finché non si degnerà di comparire fuori dalla terrazza della Lounge, Pep gli ha preparato un pacco di Natale e mi ha chiesto di invitarlo per gli auguri, figurati se mi piego a tanto..."

"È un ottimo piano e lo appoggerei in pieno, se le continue chiamate non cominciassero a diventare - ahem - irritanti."

"Oh." Lo sguardo di Tony passa dallo StarkPhone a Bruce: "Dimmi di sì alla cena, ed io risponderò."

"Rispondi, e l'altro non ti concerà per le feste."

"Lei sì che sa trattare, dottor Banner, ma io lo prenderò per un sì. Sappilo." Finalmente Tony fa partire la videochiamata. "Direttore, è sempre un piacere."

"Addirittura Direttore? Signor Stark, non sono che un semplice Agente."

Tony sbianca.

Banner riprende velocemente gli esercizi di respirazione.

 

 

Maria Hill mi ha praticamente preso per un orecchio e trascinato nella rampa di lancio. "Fury vuole vederti alla Base Manhattan."

"Missione? A tre giorni dal Brindisi di Natale?" Piagnucolo strascicando i tacchi.

"Ha detto solo che vuole parlarti. Qualche idea sul perché?"

Mi gratto il mento ripensando agli ultimi avvenimenti. Niente di diverso dal solito, non credo che Fury possa farmi una S-Fury-Ata per qualcosa che non scinde dal mio solito modus-operandi. "Sono un po' indietro con la consegna dei rapporti scritti."

"Di quanto?"

"Da dopo la Battaglia di New York, più o meno..." La Hill sbuffa e mi precede sulla scaletta del Jet. "Ma Clint non li consegna dal 2010!"

Poco male, un po' di shopping natalizio a Manhattan non guasta mai.

 

 

"Borgo a rapporto, Signore."

"In ritardo di sole due ore, stai migliorando."

"La Hill ha tamponato due taxi sul ponte di Brooklyn." Fury gira l'occhio sulla Hill e lei alza le spalle. "Abbiamo avuto da discutere, la sua vice non ha spirito Natalizio."

"Neppure io." E mai avrei sospettato il contrario. "Briefing tra cinque minuti, dobbiamo pianificare le operazioni di Gennaio che sono sotto la tua tutela. Nel frattempo recuperami il tablet. L'ho scordato nella Sala Interrogatori Tre."

Ho forse scritto FedEx sul culo? "Certo, Direttore."

Mentre percorro il corridoio deserto mi infilo gli auricolari e mi sparo un po' di musica nel cervello per sbollire il nervoso. Sole due cazzo di ore di ritardo, Borgo! Stai migliorando! Scimmiotto. Vammi a prendere il mio fottuto tablet di merda!

 

Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells swing and jingle bells ring

Oh toh, la canzone delle Plancist. Forse dovrei rubargli la scena durante il Brindisi e lanciare la mia personale interpretazione.

Snowing and blowing up bushels of fun
Now the jingle hop has begun  

Inizierei con una moondance: sul pavimento liscio del corridoio mi viene alla perfezione. Piroetto, apro la porta della Sala Interrogatori Tre ed entro saltellando.

Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells chime in jingle bell time

Sposto una sedia e la uso da gradino per salire in piedi sul tavolo. Dallo specchio mi guardo chinarmi a prendere il tablet.

Dancing and prancing in Jingle Bell Square
In the frosty air.

Mi rialzo facendo vibrare le spalle e scuotendo il petto.
What a bright time, it's the right time
To rock the night away

Mi lancio addirittura nel playback, continuando a ballare.

Finché qualcuno non accende la luce dietro allo specchio.

Oh Merda. Ho dimenticato la regola NUMERO UNO delle Sale Interrogatori: Mai fare l'imbecille in una Sala Interrogatori. Non sai mai chi ci può essere dietro ad uno specchio.

E sì che i precedenti sono sulla bocca di tutti: McKenzie aveva beccato Natasha e Clint pomiciare pesantemente in Sala Interrogatori Uno - L'unica in cui, sino ad un paio di mesi fa, si poteva fumare liberamente - e la Hill racconta ancora con le lacrime agli occhi di quando, dietro allo specchio di Sala Interrogatori Due, aveva assistito a Fury che provava le varie espressioni allo specchio controllando che gli stesse bene il cappotto nuovo.

Questa volta pare che la mia performance sia addirittura stata immortalata da uno StarkPhone. Di qualcuno in giacca e cravatta che se la sta ridendo beatamente.

Qualcuno con una stempiatura famigliare.

Molto.

Troppo.

Quando il Qualcuno ferma il video ed abbassa lo StarkPhone che gli nasconde la faccia lo riconosco.

 

"CENTOCINQUANTA DECIBEL, SIGNORE!" McKenzie è scattato in piedi e togliendosi al volo le cuffie ed indicando eccitato lo schermo della sua postazione. "Il rumore di un caccia in decollo!"

"Cazzo, Borgo deve essere anche una fottuta Banshee!"

Maria Hill si sta ancora massaggiando un orecchio: "Probabile, Signore, è Irlandese... a proposito, i miei cinquanta dollari. Ha nettamente superato la soglia della sua scommessa."

Sbuffando, il Direttore fruga in una tasca e le passa la banconota arrotolata: "Non vorrei essere nei panni di Coulson, in questo momento."

"Oh, neppure io" si intromette McKenzie. "Borgo sta continuando a strillare come un'ossessa!"

 

 

Il Fantasma - o il poltergeist, o lo zombie, o il Risorto – si sta avvicinando con quel sorrisetto da stronzo che tanto mi era mancato, ma che ora non riesco proprio ad esserne felice: "Beh, Addison, la cosa positiva è che non mi hai ancora scaraventato addosso il tavolo..."

"Faccio ancora in tempo!" Devo essere sull'orlo di un collasso cardiocircolatorio. Coulson si avvicina e gli urlo di starmi lontano: "Come... cazzo... hai fatto a tornare indietro? Ci... a me... mi avevano detto che... noi... io...eravamo.... ero delle eccezioni, perché..."

Alza le mani e fa segno di calmarmi: "Non c'è stato nessun ritorno, Borgo. Io, in fondo, non me ne sono andato che per qualche secondo. Loro dicono otto, secondo me sono stati un po' di più ma..."

No, aspetta: "Cosa significa?"

"Che la mia morte è stata... abbastanza esagerata. Non prendertela con me, non è stata una mia idea."

Sono completamente stordita. Cerco di frugare nella memoria alla ricerca di un indizio che supporti quella tesi. La comunicazione radio, il sangue sul ponte:  "Coulson, è impossibile..."

"Avevate bisogno di uno stimolo. Fury ve l'ha dato."

Le figurine di Cap sporche di sangue. "No..."

Annuisce: "Io ero in terapia intensiva. Ci sono stato per un po', e poi mi hanno mandato a fare un riabilitazione - una bella vacanza, chiamiamola così - a Tahiti. È un posto magico."

Coulson sul tavolo operatorio della sezione ospedaliera dell'Helicarrier. Il tubo del respiratore ancora in bocca, il lenzuolo tirato sin sotto al mento. La Hill che mi stringe una spalla, i paramedici che finiscono di scrivere il referto. "È impossibile..."

"No, non lo è, altrimenti non sarei qui. Purtroppo non ho parentele infernali e le spalle coperte come le tue."

La zip che si inceppa e il paramedico che la strattona per chiuderla. Lo allontano delicatamente e chiudo io il sacco bianco. La barella, il piccolo corteo funebre, io che canto Auld Lang Sayne mentre il sacco bianco con il cadavere di Coulson scivola nella piccola cella frigorifera.

"Coulson, cantavo mentre il tuo corpo finiva dentro la cella frigorifera."

Mi appoggia le mani sulle spalle: "E ti ringrazio per questa tua delicatezza. Auld Lang Sayne, mi hai salutato come un vero scozzese! Ma in quel sacco non c'ero io."

"Sì, invece." Non me ne sono resa conto, ma il tono della mia voce si è abbassato sino quasi a diventare un sussurro: "Ho chiuso io il sacco. Ti ho visto!"

"Addison, dev'essere stato..."

"E che cos'era, allora? Una statua di cera di Madame Tussaud? E per essere davvero pignoli, Phil, non abbiamo una terapia intensiva a bordo, l'anno scorso eri stato tra quelli che aveva firmato la petizione per attivarne una!"

Il sorrisetto sereno e sicuro di Coulson si incrina. Avvicina ulteriormente il viso al mio, mentre i passi nel corridoio si avvicinano: "Ci deve essere una spiegazione logica, chiaro?" La porta si apre ed entra la Hill, fatica a mantenere il sorriso falsamente rassicurante. Coulson, invece, riprende il suo e mi cinge le spalle con un braccio. "Allora, quest'anno faremo furore al Brindisi di Natale? Vi sono mancato l'anno scorso, vero?"

Mi sciolgo dalla sua stretta e passo oltre alla Hill, che evita il mio sguardo. Solo Fury, in corridoio, ha il potere di trattenermi con un sorrisetto infame stampato sul viso e le braccia conserte: "Chi la fa l'aspetti, Borgo!"

Ma Vaffanculo, Direttore.

"Mi scusi, Signore, ma ho appena scoperto di dover comprare un altro regalo di Natale. Con permesso."

 

"Dai, l'ha presa meglio che Barton." Davanti a Fury e la Hill Coulson è pallido ma ostenta tranquillità: "Almeno lei non ha frecce al Napalm. Non preoccupatevi, la conosco, si riprende facilmente. E poi ho un sacco di cose da raccontarle di Ward: quello di quest'anno sarà un Brindisi molto divertente. Ora, se volete scusarmi, la mia squadra mi attende di sotto. Non voglio perdermi la scena di Simmons che incontra Sitwell dopo averlo messo KO all'Hub."

 

 

Invece di cercare un passaggio di ritorno per il Triskelion - un sacco di gente sta emigrando per il Brindisi di Natale - esco dalla Base Manhattan con il cellulare in mano.

Compongo alla svelta il numero di Natasha e dal tono con cui mi risponde capisco che non sta facendo shopping selvaggio: "Vengo fuori ora dalla Base Manhattan. Siediti, perché devo dirti una cosa assurda: Coulson..."

"Lo so. Mi ha chiamato prima. Pare che abbia chiamato tutti quanti per gli auguri..."

Darmi un colpo di telefono, magari? Avvisarmi, prepararmi allo shock? "Quindi sono stata l'ultima della lista?"

"...beh, ecco..."

"Grazie. Se eravate tutti d'accordo per farmi uno scherzo di merda beh... ce l'avete fatta. Grazie. Ora sto meglio."

"Addison, non -" Chiudo la conversazione. Avrei voluto spiegarle perché in questa messinscena non torna qualcosa, che Coulson era morto davvero e che se Amon non c'entra con il suo ritorno - non può c'entrarci, o anche mio cugino si è scordato di farmi un fischio? - c'è qualcosa sotto di non completamente limpido. Ma sono troppo irritata, troppo sotto shock e detesto essere presa per il culo. Mi infilo nella metro e vado a casa.

 

 

La luce della sala è accesa: "Oh, Natasha, la prossima bolletta te la paghi tu!" Impreco al nulla, buttando la borsetta sul divano e tirando un calcio ad un povero tavolino. Ma dal corridoio, completo elegante e sciarpa verdeoro di Hermés sulle spalle, compare Loki ed il suo sguardo annoiato.

Trasalgo. Poi mi ricompongo e sbotto: "Non ricordavo di averti dato le chiavi di casa."

"Grave mancanza la tua. Sono stato costretto a farmi aprire da Morrigan." A riprova delle sue parole, il Corvo compare dalla mia camera da letto e plana sulla sua spalla con un Craaa a metà tra il colpevole e il 'non potevo farne a meno'.

Alzo le mani in segno di resa: "Scusa, ma ho avuto una giornata pessima."

"In una scala che va da 'insulso mortale con ridicola arma' a 'corazzata aliena' che posto occupa?"

Sospiro e mi lascio cadere sul divano: "Non ci sono parametri per quantificarla." Appoggio i gomiti sulle gambe e mi prendo la testa tra le mani per massaggiarmi le tempie. Perfetto: il periodo Natalizio è il migliore per farsi prendere da ansie e sensi di colpa. Eccola lì, la mia colpa: mi fissa dallo stipite della porta con un libro in mano - Dracula, ma davvero Loki si è messo a leggere Stoker? - e la sciarpa che gli ho regalato addosso. La mia irrazionalità imperdonabile, la mia debolezza fatale.

Loki alza una spalla e dice che non ha problemi ad andarsene: "Se proprio non -"

Dovrei annuire e lasciarlo scomparire. Tagliare finalmente i ponti con lui e togliermi questo peso sullo stomaco: non rischiare di venire scoperta da qualcuno - oh,cielo, e se Coulson sapesse che ho una relazione con il suo assassino? Ma che mi dice la testa? - ed invece, anche questa volta, la razionalità se ne va a ramengo: "No, aspetta." Mi alzo dal divano e gli cingo la vita: "Ho solo avuto una giornata un po' pesante."

Loki ricambia la stretta e appoggia le labbra sulla mia testa regalandomi un brivido: "Così tremenda?"

"Assurda è il termine esatto."

"E la cagione?"

No, tesoro, è meglio che tu non lo sappia. Mi sforzo di sorridere, sfilo il libro tra le sue dita e glielo sventolo sotto il naso: "Questa è la cagione... questa è la cagione, anima mia... è Dracula! Il Non-morto!" Ecco, appunto.

"Ho iniziato a leggerlo mentre attendevo che ritornassi. L’ho trovato curioso. Su Asgard i libri i libri o contengono nozioni ed insegnamenti, o accennano a leggende o racconti di fatti realmente accaduti. Ma storie inventate no. Temo che le reputino troppo sciocche, per prendersi la briga di fissarle su carta.”

"Davvero? Mi stai dicendo che su Asgard non avete i romanzi?"

Le labbra sottili si piegano in un sorrisetto affilato: "Su Asgard non hanno romanzi." Mi corregge. "Quelle sono storie che si narrano a voce: nei racconti dei menestrelli, nelle fiabe di una madre ai suoi figli bambini, attraverso le sonate dei cantastorie." Lascia scivolare le labbra sulla mia fronte e poi lungo il naso e la mia bocca: "Talvolta le canzoni parlano d'amore. Ma sono sempre blandi ritornelli uno simile all'altro. Palpiti e sospiri e lunghe trecce bionde nel vento. Ciò che ho trovato in questo libro è diverso."

"Noi, siamo diversi."

Tuffa le mani tra i miei capelli: "Profondamente."

Ed il senso di colpa c'è ancora, come c'è sempre stato, e mi fissa scuotendo la testa dall'angolo buio in cui le mani di Loki lo spingono.

 

"Ti fermi a cena?" Al Triskelion ci tornerò domani. Ora è tardi e c'è Loki nudo sul divano, direi che sono due motivazioni molto valide per restarmene qui. Soprattutto la seconda.

Mugola un d'accordo alzando un braccio nella mia direzione per accarezzarmi la schiena ed io gli propongo una pizza. Annuisce: "Per me nulla di piccante."

"Oh! Ma che pancino delicato!" Lo derido, stampandogli un bacio sulla linea degli addominali strappandogli un sorriso. Poi però mi viene l'impulso di dirigermi più in basso e l'ordinazione della pizza viene rimandata.

 

Il campanello suona proprio mentre sto finendo di asciugarmi dopo la doccia. "Deve essere il ragazzo delle pizze." Urlo a Loki, finendo di vestirmi: "Puoi aprire? I soldi sono sul mobile della tv!"

"Stai dicendo che dovrei-"

"Sì, grazie." Aggiungo, massaggiandomi la crema idratante in faccia. Dal silenzio agghiacciante che proviene dall'altra stanza mi sorge il dubbio che il povero porta-pizze sia stato incenerito. O congelato. O soggiogato o... Beh, meglio controllare.

Con ancora le mani impiastricciate di crema esco dal bagno e per la seconda volta nell'arco di una giornata mi si ferma il cuore.

Perché sulla soglia della porta non c'è il facchino.

Ma Coulson.

E dal modo in cui fissa Loki e dal modo in cui Loki irrigidisce la schiena, oserei dire che siamo in tre, in questo momento, ad essere sull’orlo di un infarto.

È Loki il primo a parlare. Si volta, livido in volto, indica con l’indice Coulson e dice che è per me: "Un messaggio da Amon, sicuro: non c’è altra spiegazione, visto che l'ho mandato all'Inferno io stesso."

Coulson invece fa un passo indietro: "Cosa ci fa lui qui?"

Bene. Perfetto. Sono nella merda.

Ho le ginocchia che tremano:"Terapia?" Balbetto con un filo di voce. Tanto peggio di così...

Ma Phil ha già capito. Non che ci volesse granché, con Loki in camicia semi-sbottonata ed io appena uscita dal bagno: "Tu..."

"Phil, non "

"Tanto affranta dalla mia morte da arrivare a scoparti il Mussolini Asgardiano!"

"Tecnicamente non sono asgardiano." Mi sbagliavo. Non abbiamo ancora raggiunto il fondo.  "E cos'è un Mussolini?"

Lo sguardo di Coulson potrebbe incenerire tutto all'istante. A me, però, spezza solo il cuore. "Coulson, aspetta. Entra un attimo, dobbiamo parlarne. È  tutto tutto molto più complicato -"

"Sì, esatto, perché diamine sei ancora vivo? Io ti avevo ucciso. Ne sono certo. E, anzi, ho ancora in sospeso con te quel colpo a tradimento con il-"

"LO', NON E' QUESTO IL PUNTO!"

Oh no. Il punto è un altro. È la smorfia di profondo disgusto sul viso di Phil. Rabbia e delusione. Gira i tacchi e percorre il corridoio, e nell'attimo fatale in cui sono distratta si infila nell'ascensore senza che riesca a bloccarlo.

E so perfettamente dove si sta dirigendo. Se questo non è il fondo, non oso immaginarmi quale possa essere.

Loki è profondamente indignato: "Che cafone!" Protesta risentito. "Gli ho fatto due domande e non si è degnato di rispondermi! Ma chi si crede di essere!"

E ci mette un istante, un millesimo di secondo, per imboccare le scale all'inseguimento.

Ok. Questo. è. Il. Fondo.

Ora sì che ne nascerà un casino -un casino vero, verissimo di quelli da cui non ci si salta fuori vivi.

Rientro in casa come un automa e la prima cosa che mi pare più sensata fare al momento è scappare: è inutile che provi ad aggiustare la situazione, è più di un anno che cerco di mantenere le cose in equilibrio precario ed il risultato è questo. Ogni tentativo di riparazione non può che finire in un fiasco. Meglio scappare decisamente.  Preferibilmente a gambe levate. Chiamo Morrigan, che sta dormendo nel suo nido in camera mia, svegliandola prendendola in mano e agitandola. Mi risponde con un CRAAA!giustamente incazzato e una dolorosa beccata sul pollice.

Nel panico, la lancio in mezzo al letto decidendo che devo almeno prendermi su una valigia.

Apro l'armadio, prendo un borsone, lo riempio a caso di vestiti, lenzuola e credo anche l'abat-jour. Mi infilo di slancio una giacca che non credo sia esattamente la mia - forse è una di Clint, non lo so e non ho bisogno di saperlo - Se Morrigan la smette di gracchiare incazzata mi farò trasportare da Amon: passerò lì un po' di tempo in attesa che si calmino le acque poi tornerò a sondare il terreno.

Per come guida, a quest'ora Coulson sarà già da Fury a spifferare tutto. Mi ritroverò circondata da una squadra speciale armata sino ai denti in meno di mezz'ora. Arrestata per alto tradimento e trascinata per un orecchio davanti alla Corte Marziale. Non c’è tempo da perdere.

E Loki? Cazzo, dov'è Loki?

Sarà abbastanza lontano?

Oh, miseria, possibile che stia ancora pensando a lui, dopo che è colpa sua se mi ritrovo in un casino simile?

No, no. Non è colpa sua. La colpa è mia che mi ci sono lasciata trascinare. Di più, ci sono corsa incontro.

Ok, avrò tempo per rimediare. Forse. Ma ora...

PUM. PUM. SBAM!

Cazzo, le teste di cuoio sono state anche più veloci del solito!

 

Mi carico la borsa su una spalla, afferro Morrigan - altre cinque beccate furiose e credo mi stia sanguinando la mano - e scappo in corridoio.

La finestra del bagno, dove ci sono le scale antincendio.

Qualcuno però mi ha preceduta.

Loki, per la precisione, ha sfondato la finestra per entrare - ecco cos'erano quei rumori - ed è davanti a me che tiene sollevato per la collottola, con una sola mano, un Phil Coulson rigido ed immobile come uno stoccafisso congelato.

Non so se questo è un incentivo al peggio o un leggero miglioramento.

Sono ottimista, scelgo la seconda.

Anche perché a guardare la faccia immobilizzata di Coulson ne deduco che tra i due chi ha avuto la giornata più di merda non devo essere stata io.

Mollo il borsone a terra e lo faccio tornare in camera calciandolo con il tallone. Rilascio Morrigan – altra beccata sulla mano – che si dirige gracchiando arrabbiata verso il bagno ed esce dalla finestra rotta.

 

"Potresti metterlo giù, per favore?" Loki apre le dita. Coulson atterra sui piedi per poi stramazzare sul pavimento ritto e rigido come un fuso accompagnando la caduta con un gemito prolungato. "E togliere anche il Petrificus Totalus, già che ci sei."

Lui incrocia le braccia: "Lo preferisco così, se non ti spiace. Almeno non se ne andrà da nessuna parte."

"Loki, l'hai infilzato con lo Scettro... direi che gliene hai già combinate abbastanza."

Alza le spalle un uno sbuffo e Coulson riprende a muoversi di colpo. Gli tappo la bocca con la mano. "Ti prego, ti scongiuro: Devi starmi a sentire. Dopo, allora, potrai scegliere se chiamare Fury e denunciarmi o fidarti ancora – un pochino – di me." Tolgo la mano dalla bocca quando vedo lo sguardo e il respiro calmarsi e lo aiuto ad alzarsi.

Coulson si aggiusta la cravatta e si liscia la giacca, rifila il suo peggior sguardo a Loki che gli risponde con un sorrisetto sarcastico e gli consiglia di togliersi quel ghigno di dosso: "Che non mi hai ucciso."

"Appunto" Puntualizzo, trascinandolo sul divano: "Non per girare il coltello nella piaga ma –"

"O, meglio, lo scettro" Sogghigna Loki.

Lo ignoriamo, anche se la respirazione di Coulson è aumentata notevolmente: "Ma tutto questo non ha senso."

Coulson si lascia cadere sui cuscini: "Resta il fatto che tu mi credevi morto e non ti sei fatta remore a saltare addosso al mio assassino."

"Le remore se le è fatte eccome, ma il mio fascino ha prevalso."

Alzo gli occhi al cielo: "Loki, per favore..." Lui risponde con tono falsamente innocente che stava solo cercando di darmi una mano. Sì, come no. "Non è stato esattamente una cosa immediata ma... ammetto le mie colpe. Io e Loki abbiamo una relazione ed insieme ne abbiamo passate di cotte e di crude."

"E noi all'Inferno ci siamo finiti per davvero." Il campanello suona e Loki va ad aprire senza che lo inviti a farlo. Prende le pizze, rifila le banconote in mano al ragazzo e quando lui chiede la mancia si limita a sibilare uno 'sparisci' prima di chiudergli la porta in faccia.

"Appoggiale qui." Dico facendo posto sul tavolino davanti al divano e sedendomi per terra. Loki storce il naso, mi consegna il mio cartone di pizza, poi appoggia la sua sul tavolo della cucina. Cerca e trova coltello e forchette, un bicchiere, e si mette a tagliarla e a mangiarla seduto compostamente con la schiena dritta.

Coulson alza un sopracciglio ed io alzo le spalle con un gesto noncurante: "Odia toccare il cibo con le mani, dice che è da bifolchi. Guarda caso, Thor dimostra una certa allergia alle posate. Vuoi un pezzo della mia?"

"No, grazie. Non ho fame."

"D'accordo. Iniziamo a parlare del tuo ricovero. Dimmi qualcosa."

Coulson si sforza e si gratta una tempia: "Era tutto bianco."

"Tahiti?"

"È un posto magico." Risponde automaticamente. Poi si mordicchia il labbro inferiore, una ruga di preoccupazione sulla fronte ampia.

“Concorderai con me che questa risposta mi sembra un po’ forzata, no?  È già la seconda volta che te la sento dire.”

Lui alza le spalle: “Beh, è così. Chiunque non potrà che affermarlo.”

Vediamo. Prendo il cellulare e cerco il numero di Natasha. Mi risponde al terzo squillo: “Addison, io non –”

Imposto il viva voce: “Non importa. Se dico Tahiti, tu che mi rispondi?”

“… Dici che potrebbe piacere a Clint come regalo?”

“Sei stata abbastanza esaustiva, grazie.” Termino la chiamata.

“Oh, ma Romanoff non c’entra!” Esclama Coulson: “Lei è un caso a parte!”

“Allora dimmi qual è il tuo ultimi ricordo e qual è il primo.”

Non fa fatica a rispondere alla prima parte della domanda: “Il Direttore Fury.”

Loki scoppia a ridere: “Bella come ultima immagine prima di crepare!”

Loki, sta’ zitto.” Torno a concentrarmi su Coulson. “E poi?”

Lui sospira e si lascia andare sullo schienale del divano. Scuote la testa e poi pesca un trancio della mia pizza dal cartone. Ne mastica un altro boccone e poi scuote di nuovo la testa: “La prima cosa che ricordo è che mi risveglio in una capanna su una spiaggia con una massaggiatrice – una massaggiatrice in senso che massaggia, non che fa altro  - che si occupa della mia schiena. Ricordo il rumore delle onde ed il profumo del mare. I granelli di sabbia tra le dita dei piedi. I muscoli intorpiditi come se avessi dormito a lungo. Eppure quella donna mi assicurò che mi ero appena rilassato.” Mi fissa con uno sguardo assente e perso. Cerco la sua mano, appoggiata su un ginocchio e la stringo. Dopo un istante Coulson si affretta a toglierla.

“Sei sicura di quello che hai visto? Il mio… cadavere, intendo.” Annuisco. “E allora…?”

“Non ne ho idea. Siero del supersoldato, forse?”

“Lo escludo. Mi sento diverso ma non sino a quel punto. Un Life Model Decoy? Sono questo?”

“Respiri, emani calore, vedo la vena sul tuo collo pulsare: non puoi essere un androide.”

“Pochi giorni fa sono stato colpito e sanguinavo” Asserisce. “Sento i sapori, gli odori, il dolore fisico. Non posso essere un LMD.”

Loki si è alzato dalla sedia e si è appoggiato ad un mobile con aria svogliata ed un bicchiere di Coca Cola in mano: “Tahiti?” chiede improvvisamente.

“È un posto magico”

“No, è ipnosi.” Lo fissiamo entrambi e Loki raddrizza la postura e alza la testa con fierezza, abbandonando il bicchiere sul mobile. “Sei semplicemente ipnotizzato. E su di te ha operato qualcuno di molto bravo, se hai tutto sommato un aspetto sano ed uno sguardo presente. Immagino che la vostra tecnologia abbia sviluppato qualcosa di simile allo Scettro di Thanos: un dispositivo che può carpire e modificare la volontà e la mente altrui pienamente.”

“Dispositivi di induzione mnemonica: è un ramo della neuroscienza già molto avanzato. Natasha stessa ne è stata vittima, quando era nella Red Room. Le venivano tolti o modificati i ricordi secondo le necessità dei suoi superiori.” Spiego. “E anche lei a volte associa parole a risposte precise. Sono Word-up, parole in codice legate a una sensazione, o un ricordo che deve essere predominante e nascondere gli altri.”

Coulson scuote la testa di nuovo e tamburella le dita sul ginocchio. “Fury mi ha affidato una nuova squadra ed in discreto numero di attrezzature. Da che sono tornato in servizio, questa è la prima volta che rientro ad una base. Sono sempre stato fuori.”

“Quando Fury, in genere, preferiva tenerti sempre a portata di mano.”

Annuisce.

Loki fa una smorfia: “Se continua così, mi toccherà ammirarlo.”

“Non è stando qui che capirò cosa mi è successo.” Sbotta Coulson alzandosi. “Grazie per il trancio di pizza, era molto buono. E per la consulenza.” Si avvicina alla porta. “Tuttavia, Borgo, il mio dovere sarebbe fare rapporto a Fury.”

Loki sogghigna: “Fallo, e quando tu e la tua squadra tornerete a prenderla non la troverete più qui. Quanto a me, sarei alle tue spalle. E questa volta mi assicurerei di fare un lavoro definitivo.

Clima natalizio, proprio così lo immaginavo.

Coulson ha già una mano sulla maniglia della porta. “Tuttavia Fury non è esattamente limpido con me, ultimamente. Credo che omettere questa serata possa mettere un po’ in pari le cose.”

“Ti ringrazio.” Riesco solo a bisbigliare.

“Mi hai deluso molto, Borgo. Ti facevo più leale e più furba. Ed invece, hai un debole per il cattivo ragazzo come tutte quante. ” Si chiude la porta alle sue spalle.

Loki brontola una lamentela sulla sua cafonaggine: “Un paio di frasi così, ad effetto, per provare a farti sentire in colpa. Non dargli ascolto, non sei peggio di chiunque altro tu conosca.”

Annuisco piano, guardo la pizza ancora intatta sul tavolino e decido che improvvisamente ho sonno. Mi sfilo i vestiti di dosso e mi infilo sotto le coperte.

Dopo qualche minuto sento una pressione sul materasso e Loki coricarsi al mio fianco, vicinissimo a me ma senza sfiorarmi.

“Immagino il tuo rammarico.” Bisbiglia. “Per te tutto ciò deve essere fonte di angoscia.”

Vorrei annuire e spiegargli come sua assenza e la sua presenza si equivalgano: sollievo e tormento allo stesso tempo. Un continuo altalenarsi di emozioni. Quando non c’è lo vorrei al mio fianco, eppure capisco l’impossibilità della nostra relazione. Quando c’è vorrei che scomparisse per sempre e vorrei tornare la GreyRaven mangia uomini, eppure non posso che avere un tuffo al cuore quando lo vedo, e stare bene tra le sue braccia, e trovare così belli i suoi rari sorrisi, e perfette le carezze che mi regalano le sue dita lunghe e affusolate.

“Sarebbe tremendo.” Nell’oscurità la mia vista dorata cerca il suo profilo affilato nel cuscino accanto. Ha la mascella chiusa e contratta, e gli occhi chiusi, in attesa. “Se non pensassi che potrebbe valerne la pena.”

Resta un attimo immobile, poi respira profondamente come se si stesse rilassando. Cerco tra le lenzuola la sua mano, intreccia le dita con le mie e le stringe forte.

Ci addormentiamo insieme.

 

Al risveglio, però, mi ritrovo da sola: Loki se ne è già andato, detesto quando lo fa senza salutarmi e anche lui lo sa perfettamente. Poi però noto Dracula appoggiato sul cuscino su cui dormiva. È aperto su una delle pagine dedicate al Diario di Jonathan Harker. E c’è una frase, che mi colpisce, e di sicuro Loki non ha lasciato il libro aperto a caso su quella pagina:

Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti, quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino.

 

Piego l’angolo della pagina per tenere il segno. Richiudo il libro e vado alla finestra aprendo le tende.

Fuori il cielo è bianco, e nella luce opalescente piccoli fiocchi di neve danzano leggeri. Un paio si posano sul davanzale e si sciolgono al contatto con il cemento freddo.

Sette piani più sotto, le strade sono già affollate dal solito via vai di gente in preda alla frenesia degli acquisti. È Natale, di nuovo.

Devo comprare ancora dei regali e prepararmi al Brindisi.

Mi sento inconcepibilmente serena.

 

E’ Nataaaaaale ancora la graaaaande feeeeestaaaaa che saaaaa

Tutti conquiiiistaaaaaaaarrrr!

Ancora grazie, grazie e GRAZIE a chi sta seguendo questa solita ACCOZZAGLIA di inconcludenti storie.

E FINALMENTE ABBIAMO PHIL INDIEEEEETROOO!

Un po’ (tanto) confuso e giustamente abbastanza incazzato, ma meglio di niente.

Che altro dire? Anche questa raccolta volge al termine, visto che non prevedo di fare più di un altro capitolo…

Perché dai, alla fine il Brindisi lo vogliamo, no?

NO?

Quindi Grazie, Grazie e Grazie a chi ha supportato e SOPPORTATO GreyRaven e la sottoscritta.

Grazie di cuore.

EC

E dimenticavo, come sempre, di segnalarvi il mio ask, nel caso qualcuno avesse domande, curiosità o semplicemente volesse fare due chiacchiere: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos 

   
 
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