Hurricane
- Non
capisco, Virgo. Perché Ganesha vorrebbe si
realizzasse la resurrezione? - .
- Per motivi che a noi non è
concesso di comprendere, naturalmente. -.
Sbuffa, il cavaliere di Phoenix, saltando sull’ennesimo tronco d’albero
che ci si para sulla strada. Al mio sorriso enigmatico, sbotta com’era
prevedibile avvenisse.
- Le divinità induiste sono di gran
lunga peggiori di quelle greche. - .
- Definisci “peggiori”. – lo invito,
sarcastico, scostando con una mano un lungo ramo di un grosso albero secolare
che sorpassiamo subito dopo, scorgendo, in lontananza, finalmente la nostra
meta.
Avverto il cosmo di Reiko… ma, come pensavo, è
decisamente lontano da qui. Siamo arrivati in tempo.
- Allora. - . Ikki
della Fenice si sfila lo scrigno del proprio cloth
dalle spalle, lasciandoselo cadere davanti ai piedi. – Tu li distrai, io li
massacro. - .
Mi ritrovo a fermarmi a mia volta, ruotando il capo, scettico, verso di
lui.
- Spiacente dover mettere in
discussione la tua infinità umiltà, ma, ammesso riusciremo a tener testa alla
situazione, qualunque ci si pari davanti, ho intenzione di raccogliere il
maggior numero d’informazioni possibili prima di trovarmi nel bel mezzo del
primo atto di guerra. - .
E’ disappunto quello che si delinea sul suo volto… ma, benchè mi aspetti una replica della stessa portata, è la
curiosità, alla fine, a trionfare, anche se titubante.
- Non ti chiederò che razza
d’informazioni tu voglia ricavarne… ma credi davvero che questa possa
tramutarsi in una spedizione diplomatica, Virgo? - .
Inarco le sopracciglia, concedendogli uno dei pochi sorrisi ironici che
la mia persona è abituata, poco, a fare.
- Sbaglierò, ma leggo paura tra le
righe, Ikki di Phoenix… non dirmi che il tempo
trascorso lontano dal Santuario di Athena ti ha
disabituato al rapportarti con eventi di una tale portata? -
.
Sorprendentemente, sorride a sua volta, sarcastico.
- E sia. – conviene infine. – Tu
intrattieni pubbliche relazioni. Io li massacro. - .
- Indossa il cloth,
Phoenix. – lo invito a fare, richiamando il mio, avvertendo nitidamente
un’energia maligna, diversa da quelle recepite fino ad ora, provenire
dall’interno del luogo in cui stiamo apprestandoci ad entrare.
Incredibile di come le descrizioni dei luoghi
visti in sogno da Reiko… combacino. Non credevo
potesse ricavarsi uno spazio ampiamente organizzato scavando in un tipo di
roccia come questo. Perfino le mura di questo posto, noto, ritirando il dito
adagiatovi sopra, portandomelo poi davanti agli occhi, sono permeati di
negatività… accumulata probabilmente da secoli.
Tutto per arrivare a questo momento.
- Virgo. - .
Sollevo lo sguardo verso il punto su cui Phoenix ha richiamato la mia
attenzione, scorgendo in lontananza, attraverso il buio, una figura che in
altre circostanze sarebbe risultata inesistente… se non fosse per il fatto che
ce l’aspettavamo.
- Chi non muore si rivede. – decido
a dire, rompendo quel silenzio innaturale, lasciando echeggiare la mia voce
nell’anfratto roccioso in cui ci troviamo.
E’ solo dopo poco che una leggera risata si disperde nell’aria, arrivando alle
nostre orecchie più innaturale di quanto non lo fosse stato il silenzio di
prima… poi un battere di mani si ripercuote nel vuoto, mentre la figura man
mano avanza, uscendo allo scoperto.
- Mi perdoni, Venerabile Shaka. Ho commesso un gravissimo errore nel sottovalutarla.
- .
Non mi sfugge il movimento che Ikki fa
compiere alla propria testa, portandola in avanti per focalizzare la vista
sull’oggetto della nostra attenzione.
- E quello sarebbe l’artefice di
tutto? – chiede grossolanamente, facendo riferimento, con ogni probabilità,
alla bassa statura, alla corporatura esile e all’evidente giovane età della
figura che abbiamo davanti.
- Assolutamente no. – scandisco io,
vedendo la sorpresa balenare sul volto dell’ex allievo del maestro Shin.
- E chi altri sarebbe, Venerabile Shaka? – chiede a quel punto lui. Indisponente.
- Smettila, Yami!
E fà avanzare il burattinaio, ne abbiamo veramente
abbastanza adesso. Siete stati smascherati, oramai. Hai compiuto un errore nel
farti vedere da Reiko duranti i suoi rientri in
India… anche se presumo che il tuo intento fosse davvero quello di rifilare la
storia della miracolosa sopravvivenza, accattivandotela sufficientemente da
trarla nella tua trappola. - .
E’ nervosismo quello che vedo passare nei suoi occhi, sebbene lo metta
da parte subito per continuare a sorridere nel suo modo sinistro, come ha fatto
fino ad ora.
- Hai scoperto il mio segreto, Venerabile. – replica sarcastico,
mutando repentinamente espressione e mettendosi a seguire con lo sguardo la
cosa che avverto trascinarsi e nascondersi alle mie spalle, facendo voltare di
scatto Ikki, per controllare. – Ma a quanto pare non
ero l’unico ad averne uno. – aggiunge, ricomponendosi, posando il suo sguardo
sul cloth della Vergine che riveste il mio corpo, per
poi scuotere la testa. – Non credo ti baster-… - .
- Cosa ti ha promesso? – lo
interrompo, ignorando l’ennesimo spostamento insito alle mie spalle, mentre il
cosmo di Phoenix prende ad agitarsi, inquieto. – Da quale assurdità ti sei
fatto abbindolare? Ricchezze, conquiste, gloria? Il tuo corpo si sta
decomponendo. – gli faccio notare, riuscendo a fargli abbassare lo sguardo sui
polsi, non coperti da rimedi artificiali, come le mani, del tipico colore della
cancrena. – Nemmeno in Antartico riusciresti a salvaguardare ciò che resta di
te. Figurarsi in un posto dal clima simile. - .
- Sempre meglio che far da servetto
a quel lurido vecchio rimbambito e alla sua allieva preferita. - . Può essere dunque solo invidia, a far da cornice ad
un quadro tanto grottesco? – Chissà quante volte quella sgualdrinella ha
allietato il caro maestro per ricevere una tale attenzione e protezione… - .
Lascio che il mio cosmo già turbato superi gli argini, sia per
intimargli timore – che non tardo a provocare – sia per ottenere, a quel punto,
il secondo riscontro… che ugualmente non tarda ad arrivare…
- Virgo! – esclama Ikki, vedutolo prima di me, giratosi appositamente per non
ricevere sorprese, sebbene io l’abbia già avvertito da un pezzo.
- Dunque sei tu, il prescelto… - .
Solo allora la sua energia negativa si manifesta completamente… e
qualcosa colpisce l’armatura della vergine laddove protegge una spalla.
Liquido cremisi.
Il cavaliere della Fenice, testimone di una cosa simile, solleva gli occhi,
spalancati, verso il soffitto… spalancandoli ancora di più, all’inverosimile.
- Ma da dove viene tutto quel
sangue?! – esclama, ovviamente sconvolto, non riuscendo a staccare gli occhi da
quello spettacolo inusuale, incomprensibile e raccapricciante… mentre la risata
di Yami torna a riecheggiare in quel luogo spettrale,
più forte e trionfante di quanto non abbia fatto in precedenza.
Mi decido a voltarmi, lentamente, preparando il cosmo nell’affrontare,
finalmente, il nemico vero… che mi sta osservando in modo morbosamente curioso.
- Non sopravviverete abbastanza per scoprirlo!
– esclama, spiccando un balzo per avventarsi su di me, mentre Yami sparisce e un manipolo di thugs
viene fuori dagli angoli più impensabili, diretti contro di noi.
Spalla contro spalla col folle che ha deciso di seguirmi in questo massacro…
lascio che la mia mente raggiunga un attimo quella del cavaliere della prima
casa. Poi lascio che il cosmo di Virgo esploda in tutta la sua forza dirompente.
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- Un momento! Come faremo a trovare Ikki e Shaka? – chiede Shun improvvisamente, interrompendo di punto in bianco Aiolos, che stava proponendo un piano d’attacco diretto,
alternativo a quello proposto dal fratello, propenso, invece, a raggirare il
nemico per prenderlo di sorpresa.
- Conosco il posto dove deve essersi
recato il cavaliere della Vergine, Shun. Ne abbiamo
parlato l’altro giorno, confrontando le nostre conoscenze geografiche,
rapportandole alle descrizioni degli incubi di Reiko
e alle eventuali corrispondenze mitologiche religiose indù. Ci recheremo
direttamente lì. - .
Il cavaliere della prima casa ha riacquisito tutta la compostezza
spazzata via dagli eventi, noto, lasciandomi scappare un sospiro di sollievo.
E’ stato terribile vederlo ridotto in quelle condizioni, prima…
- Gli incubi di Reiko
potrebbero trovare reale riscontro? – chiede a quel punto Camus,
sorprendentemente, sollevando gli occhi per andare ad incontrare quelli di Mu,
dando voce alla perplessità, credo, comune del momento.
Aries sospira lievemente, prima di riprendere a
parlare.
- Reiko ha
più volte raccontato di aver visto, nei propri incubi, dettagli caratteristici
di un luogo realmente esistente in India… ma in cui lei non ha mai messo piede,
nella realtà. - .
Un pesante silenzio piomba nella sala riunioni.
- Sì… - aggiunge poco dopo Mu,
manifestando, stavolta, comprensibile difficoltà nel continuare. – Nulla
esclude che i suoi possano essersi trattati di sogni premonitori. - . Abbassa
lo sguardo, l’ariete, grave. Ma questa volta il peso che grava sulle sue spalle
è condiviso da tutti i presenti.
- Agli uomini non è stato dato
libero arbitrio affinchè potessero soccombere
inevitabilmente al proprio destino, Cavalieri. - . Milady ha lo stesso sguardo
determinato con cui ha pronunciato la chiamata ai cloths.
Lo scettro di Nike troneggia ancora, stretto nella sua mano sicura. Sicura come
giurerei di non averla più vista, da tempo… - L’ultima volta che ho parlato con
Reiko… - si sente poi, evidentemente, in dovere di
spiegare, a quel punto, viste le continue sorprese dipinte sui nostri volti. –
Mi ha fatto riflettere più di quanto non abbia fatto altre volte… Mi ha
ricordato la fedeltà dei miei cavalieri. -. Il suo sguardo prende a guardare
ognuno di noi… e quando si poggia su di me non posso fare a meno di sentire
quel calore che ha sempre animato il mio cosmo farsi più intenso, al pensiero
di servirla. – I sacrifici degli uomini che sono dietro ogni armatura forgiata
nel tempo, affinchè ciò che rappresento venga sempre
protetto… - . Lascia che le palpebre calino sugli
occhi chiari, Milady. Il volto contratto dal dolore a parlare per sé. – Sarò io
a proteggere voi, stavolta. - . Gli occhi nuovamente aperti. – Scenderò in
guerra con voi. - .
- Milady… - pronuncia Saga in una
muta preghiera. Gli occhi sbarrati. La preoccupazione a dipingergli il volto.
Il mio, oramai, viene solcato dalle lacrime… come quello di molti altri miei
compagni.
- Radunate coraggio e risoluzione.
Andiamo a fermare Kalì… o chi per lei. - . Sottrae lo
sguardo da quello di Mu, nel pronunciare le ultime parole e si dirige verso l’esterno
della sala, compagni al seguito, Ariete in testa.
Rispondo all’occhiolino scherzoso di Scorpio, sorpassatomi poco dopo insieme ad
Aquarius, indossando finalmente l’elmo di Taurus e
avanzando insieme agli altri all’esterno della tredicesima casa… finchè l’improvviso bloccarsi di Mu, occhi spalancati, ci
fa fermare tutti e voltarci verso di lui, in trepidante attesa
- Shaka di
Virgo sta combattendo. – .
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Mi costringo a fermarmi un attimo, preda dell’affanno, poggiando le mani sulle
ginocchia e guardandomi attorno freneticamente, incurante di star grondando
sudore e degli sguardi curiosi delle persone su di me. Devo assolutamente
riuscire a orientarmi, o finirò col trascorrere le altre prossime tre ore a
girare in tondo, come, malauguratamente noto, ho già fatto!
- Cazzo, Parvati!
– esclamo, incurante che qualcuno mi senta. – Acqua, fuoco, acqua, fuoco,
acqua, fuoco… hai rotto le balle perché mollassi tutto per venire qua ed ora ti
dai alla latitanza?! Vuoi far pace con quel cervello immortale che ti ritrovi
una volta e per tutte? Non è che ha bisogno di una revisione?? Da quant’è che
non lo fai controllare?? - .
Finchè, ad un certo punto, non la sento.
Un’energia spropositata… aumentare esponenzialmente… fino al massimo delle sue
possibilità… per poi ridimensionarsi di botto, spegnendosi gradualmente.
…
Solo quando attorno a me sento urla di terrore, mi rendo conto che la terra sta
tremando e automaticamente guardo ai miei piedi… intravedendo una sottilissima
crepa raggiungermi… da un punto che i miei occhi non riescono ad identificare.
Mi sento sbiancare di botto, identificata la natura di quell’energia.
Era… era…
- NO! – mi ritrovo involontariamente
ad urlare, vedendo passarmi davanti agli occhi il volto della persona a cui sto
pensando, in uno dei suoi rarissimi sorrisi.
Mi metto a correre come mai ho fatto prima.
Era il cosmo di Shaka, quello di prima.
Resto a guardare l’ingresso di quella strana grotta solo un attimo, prima di
piombarci dentro.
La crepa è iniziata da lì. E’ lì che è avvenuta quell’estensione di energia ed
è lì che… No. Non voglio pensarci…
Rallento appena un po’, all’impatto con quel buio fitto, cercando di
orientarmi… andando a tentoni… concentrandomi quanto più riesco per cercare
d’individuare il cosmo di Virgo… che sembra… essere sparito.
Mi trovo a deglutire.
Una morsa mi attanaglia lo stomaco… ma non mi fermo.
E’ appena accaduto qualcosa di terribile, qui dentro. Prendo ad avanzare
lentamente per fare in modo che i miei occhi si abituino al buio e per lasciare
che i miei nervi ritornino saldi… non posso permettermi di…
…
Abbasso lo sguardo, all’erta, avvertendo uno dei miei piedi urtare qualcosa…
che prende a rotolare un po’, prima di fermarsi e rifulgere… di luce dorata.
Con mani tremanti mi abbasso ad afferrare quello che si rivela essere l’elmo
del cloth di Virgo… mentre la vista inizia ad
annebbiarsi a causa delle lacrime che iniziano a risalire…
Che ci faceva Shaka qui?... Cos… Cosa voleva fare…?
Contro chi…!
Spalanco gli occhi, quando il mio sguardo si posa su una figura riversa
a terra, poco distante da me, del tutto familiare.
Lascio andare l’elmo e mi metto a correre, raggiungendo un punto precedente a
quello in cui giace il corpo… abbastanza vicino da farmi vedere lo stato
pietoso in cui riversa.
- NO!!! – urlo disperata,
fiondandomi sul cavaliere della sesta casa, riverso in una pozza del suo stesso
sangue… immobile… il cloth di Virgo… disintegrato in
pieno torace… gli occhi chiusi…
- SHAKA! – urlo, inginocchiandomi
accanto al suo corpo inerme, le mani sospese a mezz’aria… pezzi di cloth e sangue sparsi ovunque, intorno a noi…
Inizio a singhiozzare senza freni… non sapendo cosa fare…
- No…ti prego, ti prego, ti prego… -
inizio come una litania, facendomi più vicina per toccargli il volto immobile,
prendendo a carezzarglielo… temendo di fargli del male anche solo semplicemente
sfiorandolo…
Anche se, in quelle condizioni, niente mi garantisce sia ancora in grado di
avvertire dolore… o qualsiasi altra cosa.
- Shaka… -
sussurro a un centimetro dalle sue labbra… poggiando poi le mie sulla sua
fronte… avvertendolo incredibilmente freddo…
Mi lascio scappare un altro singhiozzo… allontanandomi dal suo volto… e
spalancando gli occhi, esterrefatta! Ha appena schiuso i suoi! E’ vivo! E’
VIVO!
- SHAKA! Oddio… -. I suoi occhi,
opachi, mi osservano a lungo… forse non riuscendo a riconoscermi… o forse sì…
non so cosa pensare… non so cosa fare…
Non riesco a impedirmi di piangere di nuovo, stringendo i denti per non
scoppiare a farlo davanti a lui, sebbene, mi rendo conto, sia perfettamente
inutile. – Che cosa hai fatto… - non posso fare a meno di chiedergli, rivedendo
lo stato in cui riversa. – Cosa… tu… - . Lascio
perdere le parole e, in modo del tutto spontaneo, porto le nocche di una mano a
carezzargli una guancia… vedendo i suoi occhi chiudersi… e delle lacrime
percorrergli il volto. Poi, continuando a tenere gli occhi chiusi…il suo capo,
con estrema lentezza e fatica, si volta… e le sue labbra vanno a baciarmi
delicatamente le nocche. I miei occhi non smettono di lacrimare neanche quando
lo vedo lasciarsi sfuggire un sospiro e il suo volto contrarsi in una maschera
di dolore.
Riapre gli occhi, quasi completamente, e riprende a guardarmi… ma in quel
momento un’ombra si muove velocemente su un muro alle sue spalle, di fronte a
me e la bocca dello stomaco mi si chiude, contorcendosi quasi dolorosamente.
“Non avere paura.”
Riprendo a guardarlo, sorpresa che sia riuscita a comunicare telepaticamente…
prestando solo dopo attenzione alle parole che mi ha rivolto.
“Andrà tutto bene. Il cosmo di Virgo ti
seguirà finchè ne avrà la forza. Non sarai sola.”
Sollevo una mano verso di lui, preoccupata per il duplice
significato di quelle parole ma temendo, ancor di più, che così facendo sprechi
la poca energia rimastagli…
Una risata sinistra si propaga per l’aria… e mi ritrovo a chiudere gli occhi e
a tremare.
“Reiko,
guardami.”
Rivolgo i miei occhi offuscati dalle lacrime verso di lui… vergognandomi
terribilmente per la debolezza che sto dimostrando in questo momento… vedendo
il suo sguardo puntato dritto nel mio… in un modo che vorrebbe poter comunicare
milioni di cose… ma che non riesce a fare.
“Andrà tutto bene.” Si limita a
ripetere… ed io mi chino su di lui, affondando il volto nell’incavo del suo
collo, per quanto riesco, lasciandomi andare ad un pianto a dirotto, di
sconforto… avvertendo poco dopo una sua mano andare a poggiarsi sulla mia
testa.
Athena… ti prego…
- Resta vivo… - gli sussurro,
vedendolo chiudere nuovamente gli occhi, provato… mentre quella dannata risata
si diffonde ancora nell’aria.
Sollevo gli occhi con un animo diverso.
Non so se per consapevolezza.
Non so se per arrendevolezza.
Non so cosa mi spinge a reagire.
Mi alzo… lancio un’ultima occhiata a Shaka e mi
allontano da lui… mettendomi a correre verso l’origine di quell’ombra che si
allarga sul muro, derisoria.
Attraverso innumerevoli corridoi.
Il rumore dei miei stessi passi mi rimbomba nelle orecchie… poi li sento.
Decine, centinaia di passi, dietro di me… mi volto col cuore in gola, senza
smettere di correre… vedendo con orrore decine e decine di thugs
rincorrermi, venuti fuori chissà da dove.
E stavolta non si tratta di uno dei miei soliti incubi, convengo, osservando il
sangue fuoriuscire da una ferita autoprocuratami
durante la corsa, su un braccio.
Poi arriva.
L’ennesimo corridoio sembra stia per terminare… in lontananza intravedo una
luce calda provenire dall’interno di un’altra sala… e mi metto a correre più
veloce, distanziandomi, sebbene di poco, dai reietti che ho alle mie spalle…
che non hanno smesso un attimo di urlare parole incomprensibili in indiano
stretto.
Quando la luce m’investe… mi sento, se possibile, più angosciata di prima.
Davanti a me non ho alcuna porta attraverso cui passino spiragli. Né finestre.
Né qualcosa di lontanamente simile. La luce non è per niente chiara… è
rossastra… claustrofobica. Evito accuratamente di pensare al cavaliere della
sesta, completamente indifeso, in balìa di tutti quei thugs…
cercando di focalizzarmi sull’ambiente paratomisi
davanti… vedendo finalmente, in lontananza, la figura della fasulla Kalì correre verso una direzione che non riesco a capire.
Non so chi diavolo sia.
Né come cavolo faccia a trovarmela sempre tra i piedi quando mi trovo con la
merda fino al collo.
So solo che dev’essere stato qualcuno a ridurre Shaka
in quel modo e, anche se apparentemente assurdo, è su lei che mi avventerò in
mancanza del reale colpevole.
Qualcuno dovrà pagare per tutto questo.
Raggiungo la sommità su cui è arrivata, percorrendo di corsa le scale che mi
separano da lei, riuscendo allora a vederla correre… verso quello che
sembrerebbe essere… un altare.
…
Ecco chi cazzo è quella dannata!
Mi blocco, congiungendo le mani e concentrando all’interno dei palmi energia
sufficiente a manifestare il cosmo… sparandole contro una sfera di energia
rossa… che la colpisce in pieno! SI’!
Recupero terreno approfittando del suo momentaneo k.o., rivedendola
rialzarsi non appena sia riuscita a raggiungerla per afferrarmi una caviglia,
prendendomi alla sprovvista e facendomi rovinare a terra.
Adesso che ce l’ho quasi ad un palmo dal naso, lo vedo bene.
Il calice… il calice contenente il sangue delle vittime sacrificali… quello per
cui è accaduto tutto… per cui il maestro Shin è
morto, i suoi allievi e miei compagni son stati massacrati, l’India è stata
scossa da carneficine, Athena è stata minacciata, i
suoi cavalieri hanno rischiato la vita…
Quando sento afferrarmi anche l’altra caviglia da quello pseudo essere che mi
tiene inchiodata a terra, quando dovrei mettere fine a tutto quello… non ci
vedo più.
Carico un calcio imprimendo tutta l’energia di cui dispongo, colpendola in
pieno volto… sgranando gli occhi, quando vedo partirle a razzo la mandibola,
disintegratasi sotto il mio colpo.
E’ il momento.
Con una freddezza che non credevo neanche di avere, approfitto del suo attimo
di smarrimento e mi alzo, mettendomi a correre verso lo stramaledettissimo
altare, constatando sia incredibilmente alto, spesso e lungo.
Non mi lascio scoraggiare e con un balzo ci salgo su, dirigendomi velocemente
verso il centro, dove troneggia l’origine di tutti i miei mali…
- Ci siamo… - dico tra me e me,
osservandone il contenuto ripugnante… dal colore intenso, denso, nauseabondo. –
Coraggio, Reiko. – mi dico ancora, inginocchiandomi e
afferrando il calice con entrambe le mani, per portarmelo alla bocca…
allontanandomelo subito dopo, preda da conati improvvisi e ripetuti. – Non ci
riesco… - biascico, sentendomi le lacrime pungermi nuovamente gli occhi,
esausta… poi vedo la Kalì fasulla sollevarsi ancora
da terra, dandomi le spalle. E nello stesso istante orde di thugs
fanno irruzione nella sala, maceti alla mano,
dirigendosi verso di me.
O adesso o mai più, Reiko.
Avvicino il calice alle labbra, trattenendo il respiro, e mando giù… ignorando
i conati che continuano a minacciare di ribaltarmi lo stomaco come un calzino…
rendendomi conto solo in quel momento, testa in alto, che il sangue che ha
riempito il calice… proviene... dal soffitto?
Chiudo gli occhi, quando una goccia di liquido cremisi va a infrangersi sulla
mia fronte e allontano il calice dalla bocca, ormai vuoto.
Devo essere terribile, in questo momento.
Il volto coperto per metà di sangue, dalla bocca in giù.
I capelli bagnati di sudore.
La pelle sporca di polvere.
Il volto contratto in una maschera di orrore, terrore e disgusto.
No. Non devo essere affatto un bello spettacolo.
Forse è per questo… che i thugs non mi hanno
attaccata. Prendendo a fissarmi imbambolati, completamente immobili, respiro
trattenuto, occhi puntati addosso, maceti abbassati.
Resto per un attimo a guardarli… preda momentaneamente di un terribile dubbio…
che inizia a prendere forma… esattamente quando sento qualcosa spezzarsi,
dentro di me.
Sgrano gli occhi dal terrore… sentendo quello squarcio avvertito internamente allargarsi,
sempre di più.
Che sta… che sta succedendo?
Mi ritrovo a gorgogliare sinistramente, sentendomi mancare l’aria a causa del
terribile dolore che sto avvertendo provenirmi da un punto imprecisato del
corpo.
Oddio.
Parvati.
E’ Parvati… che sta subendo tutto questo…
- Ce ne hai messo, di tempo! - .
Non so da dove sia provenuta quella voce… stranamente familiare. Non oso
voltarmi verso nessuna direzione, temendo di avvertire ancor più dolore di
quanto non stia già provando… senza contare che non so nemmeno se riuscirei a
farlo.
Finchè i miei occhi non inquadrano una figura diversa
dalle altre… più bassa, più esile, più… Oddio. Oddio, no.
- Yami… -
sussurro con voce roca, subendo una distorsione non volontaria del mio stesso
corpo, che mi porta a piegarmi e a sbattere il mento sulla superficie del
grosso altare sul quale mi trovo. I miei occhi però non si sono scollati un
attimo dalla figura di quel… di quel…
- Eh, no. Non osare guardarmi a quel
modo! – mi urla, e per un attimo il suo volto si contrae in una maschera
minacciosa, sconosciuta. – Lurida dannata. – sibila, sputandomi poi addosso.
- Tu… per-…perché? – riesco a
chiedergli nonostante il mio corpo sia vittima di altri e nuovi spasmi, che mi
portano a prendere posizioni di volta in volta più innaturali, facendomi
stringere i denti per il dolore, raschiandoli.
Il suo volto si fa sdegnato a quella domanda.
Mi guarda dall’alto in basso prima di rispondermi… nemmeno per un attimo,
l’astio l’abbandona.
- In quel dannato tempio, nessuno
era meglio o peggio di nessun altro. – inizia a raccontare, mentre avverto
nitidamente Parvati urlare, dentro di me. –
Conducevamo tutti una vita abbastanza insignificante, ma dignitosa.
Accettabile. Finchè non sei arrivata tu. – I suoi
occhi tornano ad assottigliarsi… e solo in quel momento mi accorgo di un
particolare che non avevo notato, prima. – Tu e il tuo dono. L’unica, la preziosa, la prescelta.
Non riuscivo ancora a capire perché, ma dalla tua entrata al Santuario… il
maestro Shin smise di occuparsi di noi come faceva.
Tu diventasti la priorità. A te gli oneri, gli onori, le glorie, gli
insegnamenti personalizzati… - .
… Io… tutte queste cose non le sapevo. Ho sempre creduto che… il maestro Shin trattasse tutti allo stesso modo… io non…
- A te la facoltà di scegliere quando, quanto
e dove allenarti. A te l’incontro con uno dei più grandi psicocineti
al mondo. A te gli incontri col Venerabile Shaka… che
adesso… - mi guarda, come a voler aprire una parentesi che già conosco… - … più
tanto venerabile, non è! - .
Scoppia a ridere, il bastardo.
Vorrei tanto spaccargli la lurida faccia da doppiogiochista che si ritrova… ma
dentro di me è in corso una battaglia senza eguali…
- A te tutto. Perfino la vita. - . Yami
s’adombra. I miei occhi ricadono inevitabilmente sui suoi polsi e le cavità
orbitali… - Perfino la vita. - .
Non lo sento, quando mi raggiunge sull’altare su cui sto morendo lentamente.
Sento però nitidamente il suo calcio assestatomi nello stomaco, che mi ribalta,
facendomi rotolare su me stessa, in preda ad un dolore lancinante e allo
sgomento. – Perché la giustizia andava salvaguardata, il destino doveva
compiersi, tu andavi protetta… tu, tu, tu, TU! – esclama stizzito facendo il
verso al maestro Shin, assestandomi l’ultimo calcio
della lunga serie che si è apprestato a darmi, facendomi sputare sangue, mentre
i miei occhi, inevitabilmente immobili sui thugs,
hanno visto questi ultimi spostarsi… per far passare qualcuno, perplimendomi.
Ero straconvinta che avrei visto Ganesha
fuoriuscire da quella folla. Invece è nuovamente la fasulla Kalì.
Braccia scheletriche e lingua penzoloni. Sguardo fisso su me e Yami.
- Quando ho sentito di orde di thugs assalire templi shivaiti
alla tua ricerca… mi sono devoto all’unico e solo che avrebbe potuto ascoltare
le mie preghiere… l’unico e solo che io avrei potuto aiutare… e che sempre,
avrei aiutato e servito… - .
Lo psicopatico si decide finalmente a scendere dall’altare, prendendo ad
avvicinarsi alla fasulla Kalì… e inginocchiandocisi
di fronte. Spalanco gli occhi quel tanto che riesco nel frattempo che le mie
clavicole si muovono in modo anomalo, facendomi emettere un urlo strozzato, che
non attira l’attenzione di nessuno dei presenti… eccetto quella a cui ho
staccato la mandibola, che non smette di osservarmi in modo più che
interessato, ignorando bellamente Yami, che ha
ripreso a parlare.
- Ho dovuto sacrificare la mia
stessa vita, ma non l’ho fatto per te… ho lasciato che la mia anima
abbandonasse il mio corpo per risorgere a nuova vita… come la Signora Eterna
che tu stai contribuendo a riportare tra noi… - continua Yami
con un’enfasi fastidiosa… mentre le unghia delle mie mani vanno affilandosi
lentamente. – Ho servito il dio indiano più potente in assoluto! – annuncia poi
trionfante, non rendendosi conto di aver appena perso un brandello di carne di
polso, andata in decomposizione… - E grazie al mio fedele aiuto, quando Kalì sarà risorta, insieme, governeremo il mondo! - .
E’ un attimo.
Il tempo che le dita scheletriche della falsa Kalì
producano uno schiocco, che il corpo di Yami cade, sottoforma di polvere fumante, a terra, fungendo da cumulo
per i suoi vestiti, oramai inutili.
I thugs indietreggiano tutti di colpo, spaventati,
mentre io mi ritrovo costretta a gridare con tutta la forza che ho in corpo,
avvertendo qualcosa farsi strada attraverso la gabbia toracica e spingere verso
le coste.
La falsa Kalì spalanca gli occhi contenti, prendendo
a battere le mani come se stesse assistendo ad uno spettacolo, e la sua lingua
si muove non emettendo, naturalmente, alcun verso.
La vedo roteare gli occhi all’indietro seccata, sospirare profondamente e
sollevare con una mano la massa che le fuoriesce penzoloni dalla bocca,
inutile, guardandosi poi intorno, mettendo gli occhi su un thugs,
allungare una mano verso il suo mento e spezzargli il collo… il tutto in poche
frazioni di secondo. Le stesse che impiega, poi, il corpo della falsa Kalì a lasciarsi andare a terra, come un sacco vuoto, e il
corpo del thugs morto rialzarsi da terra come se nulla
fosse successo.
Anche se si è svolto tutto frettolosamente, non mi è sfuggita l’ombra che da un
corpo morto è passata all’altro, rianimandolo…
Gli occhi del nuovo morto vivente prendono a guardarmi con la stessa identica
luce con cui mi guardavano i precedenti… osservando attentamente la pelle
bluastra dei miei gomiti andare a contagiare, come un veleno, quella del resto
delle braccia, raggiungendomi le dita arcuate.
- Reiko Nonomura. – pronuncia poi improvvisamente quell’essere,
sorridendomi in un modo che oserei definire caloroso. – Tu non sai da quanto
aspetto questo momento… - .
I miei occhi lo guardano insistentemente… alla ricerca di una risposta
che non tarda ad arrivare.
- Prima il vecchio Shin… - inizia ad elencare. – Poi la dea della giustizia
greca con tutti i suoi soldatini di piombo. L’elefantino molesto. – Scuote la
testa, con finto disappunto. – Quanto mi hai fatto penare! – esclama fintamente
indignato, ridendo di gusto e avvicinandomisi per osservare quello che temo…
stia uscendo dal mio costato.
- Immagino tu sappia, chi sono. - .
Sebbene con enormi difficoltà, riesco a scuotere la testa, ormai
abituata alle lacrime che mi stanno solcando il viso da tempo indefinibile.
- Come no?! -. E questa volta è vera
indignazione, quella che riesco a intravedere sul volto che non gli appartiene.
– Non c’è più religione. - . E passano minuti interminabili… pima che si riprenda
dalla pseudo battuta che ha fatto, con ampio riferimento a tutto ciò che sta
accadendo, arrivando perfino ad asciugarsi gli angoli degli occhi con le dita. Poi,
finalmente, si ricompone, facendo un colpo di tosse e riassumendo serietà. –
Allora lascia che mi presenti. - .
Mi si avvicina nuovamente, portandosi a pochi centimetri da me, occhi
chiusi, mani intrecciate dietro la schiena.
- Il mio nome è Tharaka.
– pronuncia… mentre la mia schiena, o quel che ne resta, viene percorsa da un
brivido. – E sono il dio degli inferi. Futuro padrone della Terra. - .
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Angolo dell’autrice…
Bleah.
No, non ditemi che questo è un capitolo a rating rosso, per favore… piuttosto
un bell’arancione intenso. Ma, insomma, se avessi voluto scriverne uno
realmente rosso, allora sì che mi sarei sbizzarrita coi dettagli.
L’unica cosina poco carina è l’effetto The Grudge,
non ditemi che non ve n’eravate accorti ;)
Ringrazio sentitamente chiunque stia seguendo questa storia, chiunque non stia
impazzendo troppo nel cercare di capirci qualcosa, chiunque abbia deciso di
avere pietà di me dopo aver letto del biondone ossigenato e Jared Leto per
avermi accompagnata nella stesura di questo capitolo che porta l’omonimo titolo
della canzone che ho ascoltato.
I 44 preferiti, i 27 seguiti e chiunque perda un po’ del suo tempo prezioso a
recensire in modo costruttivo questo pastrocchio che sembra non voler finire
più.
Se avete dubbi, domande, perplessità: chiedete e vi sarà dato.
Senza alcuna pretesa.
HOPE87