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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    14/12/2013    4 recensioni
2065: Harry Potter, all'età veneranda di ottantaquattro anni, apre per l'ultima volta le porte di casa sua a una giornalista ambiziosa in cerca di gloria e fama, per raccontarle la storia che a nessuno ha mai svelato.
Una storia d'amore e di passione, di dolci momenti e di tristi, un amore che va oltre i labili confini di vita e morte.
La storia mai raccontata di due Campioni.
Dal capitolo 4:
Harry sapeva di infanzia e di freschezza, sapeva di ciò che lui era stato un tempo, di ciò che di infantile o di fanciullesco c’era stato nella sua vita. C’era tutta la sua infanzia, la sua breve e beata infanzia dietro quelle lenti spesse, in quei laghi verdi.
C’era ogni ricordo, ogni rimembranza.
[Ispirato in piccolissima parte al film "Titanic"]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Luna, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
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Il vecchio aveva ormai la pelle raggrinzita dall’età e gli occhi ricoperti da una strana patina di anzianietà che però lasciava trapelare, sotto l’apparente sonnolenza, il vispo splendore delle iridi verdi e ancora accese di curiosità morbosa verso il mondo.
All’età veneranda di ottantaquattro anni, Harry Potter ne dimostrava ben di meno: non si era mai abbassato a farsi aiutare da Lily o James nella casa in cui, ormai, viveva da solo, dopo che la sua Luna l’aveva lasciato, e non aveva neppure accettato l’idea accorata di Albus di prendere una governante.
Lui aveva alzato le spalle all’idea e aveva borbottato:
“Ho sconfitto il Signore Oscuro, giovanotto, cosa vuoi che sia, per me, una casa da tenere in ordine?”
L’unica sua compagna era la nipote Elizabeth, che era venuta a vivere solo qualche mese prima da lui con la scusa che “Robert l’aveva mollata”. Harry aveva sorriso dolcemente a quell’affermazione e aveva commentato, a mezza voce:
“Sapevo che sarebbe andata a finire così…”
La figlia di Lily e Hugo Weasley aveva preso caratteristiche sia dall’uno che dall’altro genitore: i capelli biondi e corti, tagliati come quelli di un’adolescente, dell’amata figlia e gli occhi azzurri e accesi di curiosità del piccolo e adorato bambino. Nel carattere era “tutta sua madre”, come aveva sempre detto anche Luna, ma Harry credeva che ci fosse anche molto dei Weasley nel sangue della ragazza: forse quel modo di alzare le spalle che gli ricordava un po’ Ron, o il modo di portarsi una ciocca dietro l’orecchio come Hermione…
Doveva ammettere che gli faceva piacere la compagnia di quella ragazza: da quando i suoi migliori amici se ne erano andati, il vecchio si era richiuso in un mutismo doloroso e non aveva più voluto rispondere a domande invadenti di giornalisti altrettanto invadenti.
Quando Beth però era arrivata a bussare alla sua porta, non aveva potuto dire di no: lei non gliene aveva dato l’occasione, ed inoltre era pur sempre la sua nipotina. “Betty-Boopy”, la chiamava quando era una bambina. Al risentire quel soprannome, Elizabeth arrossiva sempre fino alle punte delle orecchie e Harry scoppiava a ridere divertito.
Elizabeth si era dimostrata anche un’ottima difesa contro i giornalisti insistenti e pressanti, in quanto più di una volta si era trovata nella scomoda situazione di dover cacciare dalle porte di casa quei “parassiti”, come li chiamava lei sbuffando infastidita.
“Possibile che non ti lascino in pace neppure quando stai per morire?” esclamava scontrosa e seccata, il tono di chi non scherza affatto.
Harry aveva sorriso, ormai abituato ai modi bruschi e perennemente rabbiosi della ragazza e aveva replicato, alzando un sopracciglio:
“Sai, credo che vorranno intervistarmi anche quando sarò nella tomba…”
Mai aveva chiesto aiuto a lei, e d’altronde, perché farlo? Era abituato a sbrigarsela da solo, ed era ancora un vecchio piuttosto arzillo e attivo per la sua età: trovava sempre il tempo di andare in giardino ad annaffiare le rose che la moglie gli aveva raccomandato prima di morire, andava a far visita ai suoi figli nelle rispettive case, e ogni volta loro esclamavano, ansiosi per la sua salute:
“Non dovresti fare questi sforzi, papà…”
 E lui, ammiccante:
“Oh, sono o non sono il Bambino che è Sopravvissuto?”
In verità, di quel bambino in lui non c’era più molto se non quello sguardo innocente e perso che ogni tanto gli compariva sul viso. Elizabeth aveva imparato a riconoscere quello sguardo e soleva allontanarsi quando lui lo sfoggiava: sapeva che stava ripescando qualche ricordo nella sua mente ancora non del tutto confusa, e preferiva lasciarlo solo. Non tanto per rispetto suo, ma più che altro perché non voleva che il nonno si lanciasse in uno di quei discorsi del genere “Ai miei tempi…”
Ma non sapeva che, se lei avesse avuto voglia e tempo di ascoltarlo e lui non fosse stato tanto timido da non voler rivelare quella parte della sua vita che neanche sua moglie conosceva a chiare linee, il vecchio le avrebbe raccontato una storia tanto bella quanto triste, che davvero la ragazza avrebbe gradito.
Quel giorno, settant’anni dopo la notte che aveva cambiato la sua vita, una donna si presentò alla sua porta, una giornalista più invadente delle altre.
Al notarla dalla finestra mentre Beth, come ogni volta, rispiegava con un tono quasi da pappagallo che “Il signor Potter non poteva ricevere visite” e “Il signor Potter non desidera che gli vengano fatte delle domande”, Harry aveva sorriso: gli ricordava tanto la Skeeter, con quelle sue labbra rosse e carnose, i capelli biondi e ricci e gli occhiali tondi. Nel complesso, la donna dava l’idea di una prostituta, più che di una giornalista, ma questo Harry non glielo disse quando la fece accomodare in casa con un sorriso accogliente.
Beth, naturalmente, non approvò: non appena la donna si sedette in cucina su una sedia che Harry le aveva indicato, lei si affrettò a sussurrargli all’orecchio:
“Nonno, quella è una succhiasangue. Lavora per la Gazzetta del Profeta, è la nipote della Skeeter!!”
Harry sorrise compiaciuto: dunque non aveva visto del tutto male.
“Motivo in più per rispondere alle sue domande: non vogliamo che si trasformi in scarafaggio e si metta a frugare in casa senza che noi sappiamo, no, Betty?”
Lei aveva aperto bocca per replicare e l’aveva immediatamente richiusa.
Aveva solo suggerito, osservando truce la donna che si guardava intorno con fare curioso:
“Modera i termini, nonno”.
Lui aveva annuito complice.
Subito la bionda gli aveva teso la mano amichevole. Il vecchio sorrise al notare le unghie laccate di smalto rosso.
“Salve! Sono Berta Redweld, della Gazzetta del Profeta!” si presentò lei, con un tono tanto acuto che Harry si disse che, se Beth non gli avesse accertato che lei era imparentata con la Skeeter, quella voce sarebbe stata la prova che l’avrebbe convinto.
“Sì, mia nipote mi ha già spiegato chi siete” affermò Harry sorridendo a Beth che guardava, appoggiata al tavolo della cucina, truce la donna.
Berta intrecciò le mani e disse, in un tono tanto sottilmente sarcastico che perfino i muri avrebbero capito il suo scherzo:
“Una ragazza assolutamente adorabile, signor Potter”.
Elizabeth dalla sua postazione la trafisse con lo sguardo, ma Harry sorrise divertito dalla situazione e, in un tono ancora più tagliente, affermò:
“Grazie mille. E anche lei è una donna davvero adorabile”.
Berta sbiancò, ma il vecchio si limitò a sorriderle affabile.
Subito lei prese in mano un taccuino e gli chiese, senza scomporsi:
“Signor Potter…”
“Sua nonna aveva una Penna che scriveva o mi sbaglio?” domandò lui, curioso.
Lei rispose, seccata:
“è andata perduta. Quando è stata intrappolata da quella…” Ricacciò indietro le parole che stava per dire, zittita da uno sguardo crudele del vecchio, e subito riprese il suo sorrisino falso.
“Signor Potter, sa che cosa è accaduto esattamente settant’anni fa, vero?”
Harry rispose, scherzoso:
“Sarò vecchio, signora Berta, ma non sono del tutto rimbambito, come i miei figli e Betty possono confermarle”.
Lei sorrise e poi chiese, maliziosa:
“E cosa ha da dire al riguardo?”
“Ciò che avevo da dire l’ho già detto cento volte ai giornali. Sinceramente non credevo che, dopo settant’anni, ci fosse ancora qualcuno che avesse il dubbio che il Signore Oscuro non fosse tornato…” rispose scherzando. Elizabeth ridacchiò, notando gli occhi di Berta diventare due spicchi.
“Signor Potter, se mi ha fatto convocare qui solo per schernirmi, sappia che con me non attacca” disse velenosa.
“Non avevo nessuna intenzione di provocarla, miss Redweld…” esclamò, aprendo le braccia. “Cosa potrebbe un povero vecchio ormai prossimo alla morte, come la mia cara nipote spera…” aggiunse, rivolgendosi esplicitamente a Beth che abbassò lo sguardo diventando rossa. “…Contro una delle più rinomate giornaliste della Gazzetta del…”
“Io non sono affatto rinomata” sbottò lei, improvvisamente non più sottilmente ironica e senza nascondere il fastidio che le stava arrecando.
“Nessuno conosce il nome di Berta Redweld, lo chieda pure a chi vuole” riprese, abbassando gli occhi come un cucciolo bastonato.
“Effettivamente io non l’avevo mai sentita nominare…” si intromise Beth crudele.
Harry però la zittì, improvvisamente conscio dello scopo della donna.
“Signor Potter, non può trattarmi così” continuò, tutta contrita. “Io sarò pure nipote di mia nonna ma non mi è servito a molto, sa? Molti pensano che sia raccomandata, ma non lo sono per niente! Ho dovuto fare una dura gavetta, non se lo immagina neppure, signor Potter! E ora tutto quello che mi fa scrivere quel bastardo, sa cos’è, SA COS’E’??” esclamò, ormai prossima a una crisi di nervi.
Harry fece per parlare ma lei gridò, squittendo:
“LE PAGINE SPORTIVE!! SI RENDE CONTO, LE PAGINE SPORTIVE!!”
Poi si accasciò sulle sue ginocchia respirando forte.
Il vecchio rimase a guardarla sconcertato ma d’improvviso conscio di ciò che la donna desiderava.
Beth si astenne dal fare altri commenti che potessero ferirla e andò, in silenzio, a preparare un tè per entrambi.
La signora Redweld si passò un fazzoletto sotto agli occhi, tamponandosi lievemente per non far colare il trucco, e poi tirò su col naso molto poco signorilmente. Harry osservò tutta la scena senza commentare.
La donna gli strinse le mani callose in uno slancio di disperazione ed esclamò:
“Signor Potter, se lei mi dà uno scoop, qualcosa su cui io possa ricamare, una notizia, non so, qualsiasi cosa…” poi, alzando gli occhi al cielo, continuò, “io entrerei nell’elitè del giornalismo, e diventerei la più grande giornalista di tutti i tempi, più grande di mia nonna, sì, anche di lei!”
In quell’istante Beth arrivò, due tazzine di tè in mano.
“Grazie Betty” sussurrò Harry, accettando la sua tazza. Berta non la rifiutò e si mise a soffiare sulla superficie del liquido in attesa di una risposta.
Il vecchio socchiuse gli occhi per un istante e si passò una mano sulla fronte.
Beth, incuriosita dalla situazione, rimase ferma al suo posto, mentre, ansiosa, Berta lo osservava.
Alla fine lui alzò gli occhi e disse, con un sorriso stranamente malinconico:
“Miss Redweld, io tutto ciò che sapevo e tutto ciò che ho passato l’ho raccontato già tante di quelle volte che non potrei davvero più trovare un altro aneddoto abbastanza succoso da proporle…”
Berta abbassò il capo, come se l’avessero sconfitta.
“Ma c’è, effettivamente, una storia che non ho mai raccontato a nessuno”.
Il viso della giornalista si illuminò.
“Neanche ai miei figli, miss Redweld, neanche ai più insistenti giornalisti” riprese Harry.
“E deve sapere che ha un valore per me tanto grande quanto grande è il suo desiderio di celebrità. Ho sempre cercato di tenerla segreta temendo che potesse essere stravolta…”
Berta chiese, incuriosita:
“Allora perché la vuole raccontare a me, signor Potter?”
Lui sorrise benigno.
“Io non so quanto utile le possa tornare questa storia, miss Redweld, però le assicuro che vale la pena di essere ascoltata”.
Berta si illuminò in viso e Beth, rendendosi improvvisamente conto di essere fuori posto, sussurrò:
“Vado di là…”
Harry le prese il braccio.
“No”, replicò. “Voglio che ascolti anche tu, Betty…”
Berta prese il suo taccuino con aria allegra e attese che lui iniziasse a parlare.
“Sono passati settant’anni, da allora…” sussurrò Harry, gli occhi bassi come persi in un ricordo.
“Non importa, quel che si ricorda può dirmelo senza problema…” tenne a precisar Berta alzando le spalle.
“Dicevo, sono passati settant’anni da allora…” continuò Harry, il tono più deciso. Subito Berta passò il fermaglio sul taccuino e lasciò che registrasse ogni parola del vecchio.
“…Ma i miei ricordi sono più vividi che mai. E in fondo, come potrei dimenticare? Miss Redweld, questa storia che le sto per raccontare è l’unica avventura che non abbia mai raccontato ai miei figli, l’unica da cui i miei migliori amici siano stati esclusi.”
Poi, avvicinandosi a lei, sussurrò, complice e commosso:
“La prego, prometta che non la snaturerà, la prego…”
A quello sguardo triste, Berta non poté resistere. Sorrise e esclamò, sicura:
“Signor Potter, trascriverò ogni parola come la dirà. Non cambierò una virgola di questa storia”.
Rilassato, Harry le sorrise e lasciò che Beth si sedesse sul bracciolo della poltrona, tutta titubante.
“Allora, stia ben attenta, signora Redweld, e anche tu Betty…” rivolgendosi alla nipote. “Questa è la storia mai raccontata di due Campioni”.

Note d'autrice: 
E così inizia questa long che, sono sicura, amerò.
Mi farà ammattire ma la amerò.
Spero vi sia piaciuto come inizio, so che per essere il 2065 non ci sono molte differenze dal presente, ma cercherò di renderlo un futuro più credibile col progredire della storia. E spero, naturalmente, che la seguiate e che siate in tanti, anche se non ci spero moltissimo. 
Inoltre, spero che Beth e Berta vi siano piaciuti come personaggi!
Al prossimo capitolo!!

 
  
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