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Autore: Lavandarose    16/12/2013    6 recensioni
Con uno scatto la ragazza si avventò su di lui con il pugnale sguainato in mano.
Lui si scostò solo di qualche centimetro e le prese il polso.
Con un movimento fluido la scaraventò contro il muro, puntellandole le braccia ai lati del suo corpo.Il pugnale cadde a terra.
Ora lei era sola e disarmata, tra le braccia del nemico, che la stava sovrastando di almeno trenta centimetri.
Sospirò e lo guardò negli occhi.
L’istante successivo le loro bocche si stavano baciando con rabbia, mordendosi, succhiandosi, lasciando che un’anima entrasse nell’altra.
Lei chiuse gli occhi e dopo un istante sentì un dolore lancinante alla spalla destra.
La stava marchiando, la stava marchiando maledizione!
Con le ultime forze che le rimanevano, cercò di spingere via quel magnifico corpo da lei, guardando che cosa le aveva fatto.
E il marchio era lì: una croce sulla spalla.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Genere: Erotico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci tornati qui dopo tanto tempo. Come vi dicevo nell'avviso, non so come scusarmi per il ritardo. Posso solo promettere che da ora in poi cercherò di essere più puntuale.

Visto che é tanto che non aggiorno, facciamo un piccolo riassunto! :)

Magari chi inizia a leggere ora viene incuriosito...

Virginia é entrata in contatto con gli angeli caduti Gabriel e Edward, gli Aberthurg, che le rivelano di essere in guerra con un'altra stirpe, i Lysynn, che hanno usurpato il loro regno. I due le rivelano che é un'erede della stirpe dei sacerdoti, da parte della sua mamma, e che hanno bisogno di lei per riprendere il loro regno.

Ma la cosa non è delle più facili: infatti uno di loro due, o entrambi, devono fare l'amore con lei per generare un figlio che sarà l'erede del regno.

Questa cosa fa storcere il naso alla ragazza, che decide di non accettare. Nel frattempo conosce anche Hoara, il Lysynn, il “nemico”, che rivela però delle scomode verità. Queste fanno sorgere il dubbio in Virginia: siamo certi che gli Aberthurg siano i buoni e i Lysynn i cattivi o é il contrario?

Tra dubbi, passi avanti e troppi indietro, Virginia e Gabriel si innamorano e finalmente riescono ad avere una notte di amore. Dopo questa, però, l'angelo le cancella la memoria e la riporta nella sua casa. La ragazza, che non ricorda nulla, riprende la vita di tutti i giorni, ma dopo qualche tempo scopre con sgomento di essere incinta, anche se non sa né di chi né quando possa essere successo.

 

 

 

Quattro mesi.

Quattro mesi passate tra angosce, agitazioni e domande a cui nessuno era ancora riuscito a dare una risposta.

Da quella sera in cui aveva scoperto di attendere un bambino, la vita di Virginia aveva iniziato a scorrere su binari differenti.

Chiara era arrivata il più velocemente possibile. L'aveva trovata pallida e piangente, sconvolta.

-Cosa è successo, Virgy? - la ragazza era entrata di corsa nel piccolo appartamento. Quando aveva citofonato il cancello si era aperto subito e lei aveva fatto le scale a due a due per arrivare dalla sua amica.

Anche la porta di ingresso era socchiusa e a quel punto Chiara si era davvero spaventata. Sapeva che l'altra aveva fatto delle analisi mediche e ora era pressoché certa che Virginia fosse malata. Forse anche gravemente.

Con il cuore in gola si era precipitata in casa e l'aveva trovata raggomitolata su una poltrona, il viso rigato dalle lacrime. Non aveva perso tempo a togliersi il cappotto, ma si era diretta dall'amica e l'aveva abbracciata.

- Cosa é successo?

Virginia non riusciva a parlare, scuoteva solo la testa e guardava l'amica.

- Virginia, per favore! Se non mi dici cosa é successo io come faccio a capire che fare?

- Non c'è niente da fare.

Chiara era sbiancata.

- Ma cosa é successo? Si tratta delle analisi che hai fatto?

Un movimento del capo, Virginia aveva solo annuito.

L'amica si era inginocchiata davanti a lei e le aveva stretto le mani.

- Tesoro, io sono qui. Vedrai che qualsiasi cosa sia la supereremo assieme. Sì, avevo visto in questi giorni che non eri in forma, ma certo non mi sarei mai aspettata una conclusione del genere! Ma cosa ti ha detto esattamente il medico? Ti ha detto di che malattia sospettano?

Virginia finalmente la fissò e le sussurrò solo due parole: - Sono incinta.

Chiara strabuzzò gli occhi e un involontario sorriso le increspò le labbra.

- Come? Ma é una notizia meravigliosa, Virgy! Io pensavo che tu fossi malata! E invece... - poi si rese conto della situazione, il sorriso sparì e la guardò – Ma aspetta un momento. Incinta? E di chi? Quando é successo?

- Appunto, non lo so.

- Come sarebbe non lo sai? Di quanto sei?

- Più o meno due mesi.

- Non sapevo ti stessi frequentando con qualcuno.

- Non mi frequento con nessuno! L'hai capita ora?

Chiara la guardò dubbiosa, non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma vedeva che Virginia era agitata e spaventata e ora la cosa importante era rassicurarla.

Si alzò dal pavimento e si tolse il cappotto, poi si sedette sul divano.

Aspettò qualche istante, poi frugò nella borsa e trovò un pacchetto di fazzolettini di carta. Li passò all'amica e poi restò in silenzio mentre lei si asciugava gli occhi e cercava di calmare il pianto.

- Ora mi vuoi spiegare cosa é successo? - le chiese poi con voce dolce.

- Non lo so. Davvero. Guarda io ti posso dire che all'incirca un paio di mesi é successo qualcosa di strano e credo che da lì sia partito tutto.

- Cosa é successo?

- Sono uscita con Edward per una serata, te lo ricordi il mio collega?

- Sicuro! Persona simpatica.

- Infatti! Mi ricordo che abbiamo passato una bella serata, che siamo stati bene. Almeno fino a un certo punto.

- Cioè?

- Non ricordo bene cosa sia successo quella sera. Se ci ripenso, ricordo solo la tranquillità e la serenità di una serata con un amico, poi c'è qualcosa che manca, buio, quasi nebbia. E poi mi ricordo solo di essermi svegliata nel mio letto.

- Sola?

- Certo, da sola!

- Ma quindi pensi che Edward si sia comportato, ecco diciamo in modo scorretto con te?

- Mi riesce molto difficile pensarlo. Ed è sempre stato molto gentile con me e non posso pensare che mi abbia drogata per abusare di me.

- Effettivamente riesce un po' difficile anche a me. Mi pare qualcosa di molto brutto. E poi sono accuse pesanti senza prove.

- Infatti. Resta il fatto però che...

- Che cosa?

- Che quando poi sono tornata in ufficio, il lunedì successivo, Edward non era al lavoro e non ci é più tornato adducendo alcuni gravissimi problemi familiari.

- Hai provato a chiamarlo?

- Ovviamente. Ma altrettanto ovviamente non mi ha mai risposto, addirittura il suo numero di cellulare risulta disattivato. E ora scopro di aspettare un bambino.

- Effettivamente é un po' strano, ma comunque non significa che lui ti abbia fatto qualcosa.

- No, é quel che penso anche io – Virginia puntò gli occhi in quelli dell'amica e parlò lentamente – io credo che lui sappia cosa mi é successo e che sia sparito per non dirmelo.

- Vuoi dire che sta coprendo qualcuno?

- Questa é l'unica cosa che mi é venuta in mente. Dai Chiara, se non avesse nulla da nascondere non sarebbe scappato, no?

- Certo. Ma ora pensiamo un attimo a te. Sei incinta di due mesi, più o meno?

- Esatto – la voce di Virginia era dura, con una nota di terrore dentro.

- Bel casino.

Rimasero un momento in silenzio, fu Chiara a riprendere il discorso.

- Virgy, devi andare alla polizia.

- A dire cosa? Salve, sono incinta, ma non mi ricordo un accidente di quel che é successo! Sì, proprio un uomo che lascia il segno! Dai, mi prenderebbero per pazza!

- Ma se qualcuno ha abusato di te, se qualcuno magari ti ha drogato loro possono fare delle indagini e scoprire il colpevole. E anche sapere se Edward c'entra qualcosa.

Virginia taceva, sapeva che l'amica aveva ragione, ma irrazionalmente continuava a non volere far sapere a nessuno la sua situazione. Qualcosa le diceva di stare tranquilla, continuava a sentire una voce nella sua testa che la rassicurava dicendole che tutto sarebbe andato bene.

- Tu hai ragione, Chiara, ma io ancora non me la sento di fare nulla. Sono...sono confusa, ecco. Io sto per diventare mamma.

Ecco, l'aveva detto.

Mamma.

Aveva una vita che cresceva dentro di lei e non sapeva se esserne contenta o no. Senza pensare portò una mano sopra alla sua pancia, che comunque era ancora piatta e non dava segni di vita.

E invece qualcuno era vivo dentro di lei.

Che strano, non aveva mai pensato di diventare madre, non dopo quel che aveva vissuto lei nella sua infanzia.

Sola, era sempre stata sola, almeno da quando suo padre aveva fatto ricoverare sua madre in una casa di cura.

Virginia scosse la testa e chiuse gli occhi. Dentro di lei le sembrava di ricordare qualcosa anche riguardo a sua madre, aveva come la sensazione di essere stata parte di un'ingiustizia fatta alla sua mamma, ma non ricordava nulla.

Aprì gli occhi e si accorse che Chiara la stava guardando.

- Sono preoccupata per te, Virginia.

- Lo so. Mi spiace.

- Vorrei poter fare qualcosa.

- Se ti ho chiamata era perché sapevo che tu potevi essere l'unica persona con cui potevo parlare. La tua presenza vuol dire già molto per me.

- Sono fiera di poter essere tua amica e ti assicuro che sarò sempre vicino a te, qualsiasi cosa tu possa aver bisogno.

- Che ne dici di farmi un the, allora? -Virginia ebbe un timido sorriso.

- Vado subito! Tu aspetta qui e cerca di rilassarti un po'.

Mentre armeggiava con la teiera in cucina, Chiara pensò alla situazione. Era ovvio che Virginia era in stato confusionale e che non riusciva a vedere la realtà. Edward doveva c'entrare sicuramente qualcosa ed era per questo che era scappato, ne era sicura.

Ora avrebbe aspettato ancora qualche giorno, cercando di rassicurarla e di incoraggiarla, poi avrebbe fatto di tutto per portarla alla polizia e farle denunciare qualche era successo. Sì, doveva essere stata vittima di una violenza e probabilmente lo choc era stato così forte da farle rimuovere il tutto.

Con la teiera e due tazze su un vassoio, Chiara tornò in salotto e trovò Virginia ferma nella stessa posizione nella qualche l'aveva lasciata.

Povera ragazza, pensò mentre appoggiava il vassoio sul tavolino e versava il the nelle tazze.

Bevvero in silenzio, entrambe sapevano che non c'era bisogno di molte parole, ora.

Poi Chiara fece la domanda che le stava girando in testa da quando aveva saputo la notizia.

- Che cosa pensi di fare con questo bambino? Scusami se te lo chiedo così, ma hai pensato che potrebbe essere il frutto di una violenza? In fondo non ricordi nulla...

Dura, diretta, ma non sapeva in quale altro modo dirlo.

Virginia la guardò, non si era arrabbiata per la domanda, se lo stava chiedendo anche lei. Alla fine sospirò e rispose: - Non lo so. Non so veramente cosa fare, non chiedermelo ora, ci penserò tra un poco.

Chiara aveva capito che non era il caso di insistere, per il momento.

- Come vuoi, cara, come vuoi. Ricorda però che io sono qui.

- Sì, grazie.

 

***

Alla fine l'aveva tenuto.

L'aveva sempre saputo dentro di lei che non avrebbe potuto liberarsi di quella vita, anche se non aveva ancora idea né da dove era arrivata né di che cosa avrebbe fatto in futuro.

Una ragazza madre. Ecco quello che sarebbe diventata.

Buffo, aveva sempre pensato che sarebbe diventata mille cose, ma non questa.

Eppure ora, mentre camminava verso casa con il pancione che ormai si vedeva, era combattuta tra la tristezza e la voglia di essere felice di questa situazione.

Quel giorno aveva fatto un'ecografia e aveva scoperto di aspettare un maschio.

Tutti le aveva detto che era stata coraggiosa a portare avanti quella gravidanza, ma lei alzava le spalle. Sentiva in qualche modo che questo bambino era il risultato di un amore, anche se non ricordava nulla.

Durante tutte quelle settimane, Chiara aveva cercato di convincerla a sporgere denuncia, a fare chiarezza su quel che era successo,ma Virginia aveva sempre declinato. Dentro di lei qualcosa le diceva che tutto si sarebbe risolto, che non si doveva preoccupare. A volte la ragazza dava ascolto a quella voce, altre, come quella sera, si sentiva scoraggiata e sola.

Cercò le chiavi per aprire la porta e sentì che il bambino si stava puntando con i piedini sulla sua pancia.

- Ehi, ehi calma, stiamo arrivando a casa!

Entrò e si preparò qualcosa di caldo e veloce per cena. Era stanca.

Si distese sul divano, mangiando la zuppa di verdure davanti alla tv.

Non aveva molta fame, ma sapeva che doveva mangiare soprattutto per il suo bambino.

Poi passò qualche tempo facendo zapping: si annoiava e si sentiva triste.

Andrà tutto bene.

Ancora quella voce dentro di lei. Ancora quella sensazione di benessere che le arrivava all'improvviso, come se qualcuno le fosse vicino e l'abbracciasse.

Andrà tutto bene.

Si sentiva sicura, ora, quasi cullata e rassicurata.

Andrà tutto bene.

Quella sera, però, qualcosa era diverso. Quelle parole ripetute dentro di lei da settimane l'avevano sempre cullata e rassicurata, ma quella sera no.

Forse era stato l'aver saputo il sesso del suo bambino, forse era la consapevolezza che tutto stava diventando sempre più reale, forse queste cose tutte assieme, ma Virginia non riuscì a non scoppiare in lacrime.

- Non andrà tutto bene, ne sono sicura! Una sciocca, sono stata una sciocca a pensare che avrei sistemato le cose in qualche modo. Ma che cosa posso fare? Ha ragione Chiara, come posso gestire questa cosa da sola?

Tu ce la puoi fare.

Ancora quella voce! Ma stava forse impazzendo?

Cercò di calmarsi, ma i singhiozzi quella sera le squassavano il petto: finalmente stava facendo uscire il dolore e la preoccupazione che la stavano mangiando da dentro.

- No, non ce la posso fare! Non ce la farò mai.

Virginia.

Lei alzò lo sguardo, chi la stava chiamando? Non c'era nessuno.

Riprese a piangere, disperata. Stava davvero impazzendo.

Virginia.

Ora la voce sembrava più forte e vicina a lei.

Si guardò ancora attorno e si accorse che un angolo della stanza sembrava più luminoso. Cercò di aguzzare lo sguardo e con terrore vide che una sagoma stava comparendo in quell'angolo.

Urlò mentre si rendeva conto che una presenza si stava materializzando nel suo salotto.

Urlò ancora mentre la presenza prendeva corpo e diventava un ragazzo alto, coi capelli e occhi neri che la fissava sorridendo.

- Ma chi sei? Cosa vuoi? - Virginia era rattrappita sul divano, le mani sulla pancia a protezione.

- Virginia – le disse solo e lei riconobbe quella voce che in tutte quelle settimane l'aveva rassicurata.

Quella voce che lei pensava provenisse da dentro di lei invece era di quel ragazzo.

D'improvviso si sentì tranquilla e non disse nulla nemmeno quando lui le si avvicinò e si sedette vicino a lei.

Virginia era rimasta con le mani attorno alla sua pancia e si era accorta che il ragazzo la stava guardando con amore.

- Virginia, scusami -

Lei lo guardò ancora stupita.

- Ma come fai a sapere il mio nome? Chi sei? E perché devo scusarti?

Il ragazzo sorrise e si chinò mettendole una mano sugli occhi.

- Scusami perché avevo pensato che fosse la cosa migliore per tutti, e invece...

Virginia era rimasta per un attimo interdetta, poi aveva sentito la mano del ragazzo sugli occhi e tutto era diventato buio. Poi una miriade di ricordi era esplosa in lei.

Edward, il re, Gabriel, il sacerdote, Hoara l'altro re del Regno, Aberthurg, Lysynn, lei e la sua mamma discendenti di questa stirpe angelica. E poi ancora Gabriel e lei, i loro baci e la loro unica notte d'amore assieme. Il loro volersi, cercarsi e amarsi. E Gabriel che le dice che la ama e poi la fa tornare nel suo mondo senza più ricordo di loro.

Il ragazzo tolse la mano dagli occhi e lei lo guardò riconoscendolo finalmente.

- Gabriel – disse alzandosi.

- Sono qui.

L'angelo sorrise, ma venne raggiunto da un manrovescio della ragazza.

- Questo è per avermi lasciato qui da sola senza di te e senza ricordi!

Gabriel sorrideva mentre si massaggiava la guancia arrossata.

- Non sei cambiata.

- Nemmeno tu, vuoi sempre decidere per me, come ti sei permesso di farmi dimenticare tutto di noi?

- Pensavo di fare bene.

- E invece hai fatto male. Ma perché sorridi così?

Gabriel non rispose, ma allungò la mano e le toccò la pancia.

- Il nostro bambino – disse solo.

A Virginia vennero le lacrime agli occhi e gli si tuffò tra le braccia.

- Eri tu vero? - gli chiese tra un singhiozzo e l'altro – Eri tu che tutte le sere arrivavi qui da me e cercavi di rassicurarmi?

Gabriel le prese il mento tra le dita e la baciò a lungo.

Poi si staccò e la guardò: - Ero io. Ho cercato di proteggerti. Ma non ci sono riuscito.

- Perché dici questo?

- Perché ora Edward e Hoara mi stanno cercando.

- Cercando?

- Sono scappato per venire da te. E ora sapranno che sono qui.

- Che cosa vogliono da noi?

- Ucciderti.

 

Lav's Corner

Ed eccoci qui! Spero che la ripresa del mio raccontino vi sia piaciuta, ora prometto aggiornamenti più regolari.

Se vi va vi ricordo anche la mia Dramione Casta Diva e la long del fandom Supernatural The Book of love.

Grazie a chiunque leggerà, passerà e mi seguirà e anche a chi deciderà di lasciarmi un segno del suo passaggio!

Potete anche trovarmi sulla mia pagina Facebook di Lavandarose e, niente, ora vado e spero davvero che vi sia piaciuto leggere altrettanto quanto a me è piaciuto riprendere finalmente a scrivere!

Baci

Lav

   
 
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