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Autore: Nebul_a    16/12/2013    2 recensioni
La donna si asciugò con gesti secchi gli occhi arrossati e sorrise con dolcezza. Con molta semplicità spiegò la sua reazione.
-Il mio nome è Taanipu, ragazzo, e sono tua madre.-
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-S... Sei s...stata... sco... scorretta!- mormorò senza fiato e la voce strozzata.
-E tu, un povero sciocco!- sibilò con l'amaro tono di chi aveva ragione assestandogli un colpo ben mirato.
Dopodiché per Trunks ci fu solo buio.
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E se quel che credono tutti, non fosse vero? E se ci fosse un inaspettato ritorno? I guerrieri torneranno a combattere, ma le loro vite non saranno più le stesse.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pan, Trunks, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, lo so, avete tutto il diritto di linciarmi, prego, fate pure! 
Non oso nemmeno sapere da quanto tempo non aggiorno, ma é tanto, troppo tempo. Sono stata troppo incasinata, lo dico in tutta sincerità, e non sono riuscita a concentrarmi sufficientemente per scrivere e ho anche tutta l'impressione di aver trasmesso il casino anche al capitolo xD, ma ci sono anche delle ragioni di trama che mi hanno portato a fare questa sorta di capitolo. Per chi non ricordasse, Sika é arrivato al gran ballo in tutto il suo orrido splendore, reclamando giustizia, e tra popoli guerrieri la giustizia si sancisce col sangue. É un momento estremamente delicato, siamo arrivati al punto di non ritorno, e ci attende una discesa senza freni, ve lo assicuro! Ecco perché noterete appunto un po' di casino... In ogni caso vi ringrazio tantissimo in anticipo, chiunque voglia ancora seguire questa fic, perché vi assicuro che non la abbandonerò per nulla al mondo! Arani, Trunks e i sopravvissuti di Leyva hanno ancora tantissimo da dare!
Infine, un commosso ringraziamento a tutti coloro che leggono, seguono, preferiscono questa storia, per non parlare di chi recensisce. Ragazzi, GRAZIE!
 
 
La morsa dell'inganno
 
 
-...Sangue del mio sangue é stato versato e io sono stato tradito. Sono qui per muovere pubblica accusa nei confronti della giovane Arani, Sharysia dei saiyan e principessa di Leyva.-
A quelle parole seguì dapprima un silenzio attonito, poi voci di protesta si levarono creando una cacofonia di suoni abbastanza varia e acuta da stordire. I saiyan avevano già cominciato a stendere i muscoli in preparazione di una battaglia che sembrava non poter essere più evitata. Suo fratello Rooth si era gettato in avanti urlando "bugiardo" trattenuto a stento dalle mani di Taanipu. 
Kea era impallidita visibilmente ma non aveva perso nemmeno un briciolo del suo contegno.
E mentre uno spiritello delle Furie sembrava essersi impossessato degli animi dei presenti, gettando la sala nel caos; l'unica che sembrava non essere minimamente sfiorata da quel putiferio era proprio lei: la principessa.
Restava ferma e ritta su un gradino al di sotto del trono a osservare la scena senza battere ciglio, con uno sguardo perso e vuoto come se realmente non avesse alcun interesse in quel che accadeva.
Un solo pensiero aveva preso vita nella sua mente rassegnata; una constatazione, una speranza celata, non avrebbe saputo dirlo.
"Avrei voluto avere un po' più tempo." 
Nulla, nient'altro che quell'affermazione, aveva importanza per lei in quel momento. 
Un'unica richiesta aveva rivolto tempo prima a dei, di cui dubitava fortemente l'esistenza: avere il tempo sufficiente per incastrarlo, poi avrebbe potuto lasciare serenamente questo mondo, consapevole d'aver dato ai saiyan le giuste ragioni per combattere.
E vincere.
O nessun sacrificio avrebbe avuto alcun senso.
La voce di sua madre la riscosse da quel torpore inconscio, esortando il suo cervello a mettersi in moto; non tanto per trovare una via di fuga alla condanna, quanto più un modo per salvare il salvabile: proteggere la sua famiglia, proteggere i saiyan e Leyva sino alla fine.
-Di cosa accusi la Sharysia, governatore Sika?- la sua voce era calma, troppo glaciale anche per lei.
Sika si prese un bel minuto abbondante prima di rispondere, fissando con intensità la sovrana che dall'alto non gli evitava una sottile occhiata piena di sdegno.
-Violazione di domicilio, ladrocinio e omicidio. Ho prove certe che mio cugino Dorogas sia morto per mano sua. Senza tenere conto dei miei tre soldati che ha ucciso durante le missioni.-
Un mormorio stupefatto salì dalla folla. I saiyan si sarebbero fatti delle grasse risate ma la situazione proprio non lo consentiva. Sembrava un po' un controsenso accusare una saiyan di omicidio...
Kea si voltò verso la figlia incatenando quegli occhi tanto amati ai propri. 
-Dice il vero, figlia?-
Il silenzio calò in attesa della risposta. 
Parenti e amici la guardarono frementi d'ansia. Sapevano bene cosa c'era in gioco.
-Vera é la violazione di domicilio, vero il ladrocinio; vere le morti dei tre soldati. Li ho uccisi con le mie mani, tuttavia non posso dire lo stesso per vostro cugino. Vero é che gli ho lanciato contro un ki-blast, ma dopo,  quando ci ho riflettuto, mi sono accorta che l'energia del colpo non sarebbe mai stata sufficiente per uccidere un alieno di Kurnor. A quel punto ho creduto di averlo semplicemente stordito.-
Sua madre le lanciò uno sguardo furente e l'ennesimo mormorio stupito si levò dalla folla.
-Mio cugino é stato trovato morto due giorni fa, Sharysia. Alla fine quel colpo non é stato poi così leggero.- ribatté allora Sika, che quasi non credeva a quel che aveva sentito.
Aveva sempre reputato la giovane saiyan un po' più accorta, invece, gli stava spianando la strada in una maniera squisitamente vergognosa.
-Come potete vedere non vi é nemmeno il bisogno di mostrarvi la prova della sua colpevolezza. Questa sincerità vi fa onore Sharysia, e se possibile ne terrò conto al momento della sentenza.- sciorinò allora pregustando il momento in cui avrebbe lasciato passare un'esecuzione sommaria come un altissimo gesto di pietà.
-Sentenza? Non credi di star correndo un po' troppo, Sika?- lo interruppe bruscamente Taanipu, che non riusciva a sopportare una tale ostentazione di arroganza sotto quel tetto.
-La principessa ha confessato o sbaglio?- rispose quello quasi piccato.
-Qual'é questa prova di cui tanto blaterate?- lo attaccò a quel punto Rooth che non riusciva più a mantenersi calmo. Vicino a lui si erano riuniti Zerak, Yocar, Kio, Toma e Kalina.
Gli occhi verdarancio del governatore si ridussero a due fessure mentre ingoiava il fastidio dovuto al tono di quel sbruffoncello. Lui aveva il coltello dalla parte del manico e non doveva lasciarsi spaventare dallo squittire di un sorcio in fin di vita.
-Avete ragione Shar Rooth, é vostro diritto sapere secondo quali prove effettive io stia accusando vostra sorella. Ecco, guardate: questa é la ripresa di una telecamera di sicurezza.-
L'alieno fece scivolare le lunga dita giallognole all'interno della propria veste, facendone fuoriuscire un piccolo telecomando che, alcuni secondi dopo, si rivelò essere un potente proiettore. Il video che gli invitati videro non era molto diverso da quello che Sika aveva fatto vedere ai figli due giorni prima; Arani si muoveva allo stesso modo: per qualche minuto la si vedeva ficcanasare in giro e afferrare un paio di oggetti non facilmente identificabili e poi, all'entrata di Dorogas, lei alzava immediatamente la mano e scagliava il ki-blast letale.
La modifica apportata era veramente impercettibile e chi non ne era a conoscenza non avrebbe mai potuto pensare che il video fosse stato ritoccato. 
Di nuovo era calato il silenzio.
Sika sogghignava soddisfatto sotto i baffi, celando la propria vittoria sotto un'espressione compunta; era ignaro d'aver dato alla giovane nemica una succulenta occasione per affondare il proprio colpo. Il veleno di una vipera morente é sempre quello più letale.
-Quel video é vero a metà!- esordì immediatamente la ragazza.
-Cosa vuoi dire?- scattò allo stesso tempo Kea, riaccendendosi di speranza.
Sika la guardò attentamente: si aspettava quella reazione, ma poteva facilmente gettare giù ogni suo tentativo di salvezza. Si era compromessa quanto bastava.
-Il video é stato modificato. Io e Dorodas abbiamo scambiato alcune parole prima che io lo colpissi. Sarebbe interessante capire perché Sika, nella sua saggezza, abbia voluto elidere proprio quella parte.- 
I suoi occhi di tenebra tornarono a brillare.
Tutti gli occhi tornarono a puntarsi sul governatore, che impassibile fissava la sua vittima con uno sguardo tra il compassionevole e l'intenerito. 
-Comprendo che per voi non é facile accettare la sconfitta, Sharysia, ma non so proprio di cosa voi parliate; io v'ho mostrato il video così per come é stato registrato. Giuro.-
-E io giuro che voi mentite. Ho ammesso le mie colpe, accetterò tutte le conseguenze, non ho ragione per mentire.- ribatté la ragazza.
-E io ne avrei?- rispose a sua volta l'altro dopo un momento di silenzio. Mentre pronunciava quelle parole le sette guardie che lo avevano accompagnato fecero un passo in avanti e per Arani il messaggio fu lampante.
Decise di stringere i denti e accettare la sconfitta così com'era venuta. Non poteva morire e allo stesso tempo mandare alla morte tutto il suo popolo. 
Dopo una vita, per quanto breve, dedicata alla difesa del proprio onore e di quello dei saiyan, sarebbe morta da fallita, impossibilitata com'era a scatenare una guerra contro Sika.
Da anni ormai indagava sul coinvolgimento di Sika nell'avvelenamento delle falde acquifere e la morte di suo padre e della sua squadra, conciliando allenamenti e missioni suicide nella speranza di innalzare il proprio livello combattivo per affrontare Zardas e suo padre. Nei suoi piani aveva intenzione di rendere partecipi gli altri saiyan solo dopo aver ottenuto le prove della colpevolezza del tiranno e anche per la guerra ci sarebbero voluti anni per ottenere la preparazione adatta ad affrontare le truppe di Sika, che di certo non avevano nulla da invidiare a un siayan.
Negli ultimi mesi si era sentita così speranzosa, visto i progressi fatti dallo zio sulle pietruzze e la sua capacità di penetrare nei laboratori segreti. Aveva veramente cominciato a pensare di potercela fare e invece gli dèi le avevano negato il tempo sufficiente.
Ora si ritrovava con nulla in mano e accusare Sika davanti a tutti avrebbe portato soltanto ad un inutile massacro. I saiyan in quel momento non sarebbero mai stati capaci di affrontare le milizie di Sika e lei non avrebbe sacrificato nessuna vita all'infuori della propria.
Aveva fallito e ora sarebbe morta. In fondo, anche quello faceva parte del pacchetto.
Abbassò gli occhi e tacque.
 
-Che cosa le succederà, Vegeta?- sussurrò piena d'ansia Bulma, stringendosi al marito. Tutte le orecchie dei terrestri erano tese a sentire la risposta che avrebbe dato.
-Ha ucciso un parente del suo alleato e il sangue può essere ripagato solo con altro sangue. Dovranno giustiziarla.- 
Tutti trattennero il respiro. Chichi e Bulma alzarono gli occhi sulla povera Kea che pareva essere invecchiata di vent'anni in meno di cinque secondi, mentre Goten si passava una mano sulla nuca e Gohan stringeva Pan al petto.
Trunks era impallidito come un cencio e stringeva i pugni così forte da segnarsi i palmi delle mani. Non poteva neanche lontanamente credere alle parole del padre. 
Lei... Lei non poteva morire.
Non poteva lasciarlo.
Quel pensiero lo scosse nel profondo come un filmine a ciel sereno e per poco non gli mozzò il respiro.
Stava per voltarsi verso suo padre per chiedergli se ci fosse qualcosa che potessero fare per la ragazza, quando la voce di Kea si levò alta sull'auditorio.
-A quanto pare i nostri festeggiamenti si sono conclusi anzi tempo per lasciare spazio a questioni ben più gravi. Sono desolata.- disse spiccia per poi voltarsi verso un paio di saiyan in armatura, presumibilmente le guardie di turno quella sera. -Scortate mia figlia in una delle celle del primo settore; mentre, Sika, Taanipu, Kibias, Mokorius e Rooth vi prego di seguirmi nello mio studio.- detto questo, a testa alta e passo spedito, cominciò ad avviarsi verso il corridoio secondario, seguita a ruota dai sopracitati invitati.
Lo sguardo dei terrestri tornò a posarsi sulla principessa che, con un gesto d'invidiabile regalità, rifiutò sdegnosamente di essere afferrata per le braccia dalle guardie, incamminandosi verso quella che probabilmente sarebbe stata la sua ultima dimora da viva.
Dopo quell'ultima uscita di scena, gli ospiti capirono che la loro presenza all'interno della sala del trono era quanto di più inopportuno ci potesse essere al momento; così, in un silenzio irreale, cominciarono a defluire dalle uscite principali, svuotandola rapidamente.
Ben presto le uniche anime caparbiamente determinate a rimanere a oltranza si rivelarono essere la squadra della principessa, Kalina, il principe Narek e la Tata, i terrestri e Zerak che con un rapido cenno salutò il padre e la donna dalle labbra rosse.
Rohan e Saha salutarono di malavoglia Yocar ma lui le convisse ad andare a riposare, il giorno dopo sarebbe stato duro per tutti; lo stesso fece Toma con il padre Tamir.
-Dobbiamo ucciderlo! Dobbiamo liberare mia sorella!- cominciò a strillare il piccolo Narek, che, anche nella sua giovanissima età, aveva capito stava succedendo qualcosa di terribile alla sua famiglia. 
-Shh, fa' silenzio, piccolo principe! Non é questo il momento adatto di lanciare minacce. Dobbiamo aspettare le decisioni della regina, tua madre.- tentò di rabbonirlo la Tata, carezzandogli lievemente una guancia tonda e rosea.
Gli occhi dei saiyan si levarono sul loro giovane Shar con sommo rispetto, ma non era caso di dare libero sfogo a quell'idea condivisa da tutti. Potevano esserci orecchie in ascolto, che era meglio rimanessero nell'ignoranza.
-Tata, scortate il piccolo principe nella sua stanza. E' stanco e domani avrà bisogno di tutte le energie.- cominciò Zerak, facendo un piccolo cenno del capo a Kalina, la quale si alzò in volo assicurandosi che la sala fosse tutta sgombra.
-Io non me ne vado, Zerak. Resto qui finché la mamma non esce dal suo studio e mi dice che Arani torna a casa!- strillò ancora più forte Narek, impuntandosi e incrociando le braccia al petto. Sul viso un cipiglio inequivocabile.
Eppure il pallore e l'occhietto un po' spento erano il chiaro segno di una stanchezza eccessiva, anche per un piccolo saiyan. L'ora era tarda e, soprattutto, era meglio che il piccolo non sentisse discorsi che avrebbe potuto riferire ingenuamente.
Il giovane si inginocchiò davanti a lui, poggiandogli le mani sulle spalle come a dirgli che gli stava parlando da pari a pari.
-Shar, é necessario che tu vada a riposarti o non potrai sostenere tua madre come si conviene a un principe, é chiaro? Noi siamo qui al vostro servizio e vi prometto che non appena ci saranno novità, sarà mia premura recapitarvele, d'accordo? Ma ora andate a riposare: così sarete più utile a vostra madre.- 
La rabbia si impossessò dei delicati lineamenti del piccolo, ma l'intervento della Tata bloccò sul nascere un eccesso di rabbia.
-Principe, ascolta il nobile Zerak. Ti ha fatto una promessa ben precisa e sono certa che la manterrà. Per ora non ci resta che aspettare, perciò non sprecare energie inutili.-
Narek si morsicò un momento il labbro inferiore poi, alzando di scatto la testa, puntò i suoi occhi nerissimi in quelli del giovane.
Le sue parole diedero come l'impressione non appartenessero a un bambino di sei anni.
-Se non la salvi, troverò il modo per fartela pagare, anche quando sarò più grande. E ovviamente ti impedirò di sposarla.-
Detto questo si voltò, seguito dalla Tata, comprensibilmente scioccata.
 Vegeta sogghignò. Provò qualcosa di molto simile alla tenerezza vedendo l'algida alterigia del piccolo principe, dicendosi che il titolo di Shar era portato da qualcuno degno.
Una volta che il bambino si fu allontanato, le reazioni non si fecero attendere.
-Lo Shar ha ragione! Dobbiamo agire!- s'infervorò immediatamente Yocar dando voce all'opinione dei più in quella sala.
-Sì e farci distruggere tutti!- ribatté immediatamente Zerak. 
-Quindi preferisci lasciarla morire? Preferisci chinare il capo per l'ennesima volta?-  sibilò allora il ragazzo, stringendo nervosamente la bandana rossa tra le mani.
L'aura dell'altro aumentò tutta d'un colpo, sottolineando la furia a stento repressa che quelle parole impudenti rischiavano di scatenare. 
Yocar rispose allo stesso modo e per un attimo si ebbe l'impressione che presto sarebbero passati alle mani, ma una voce si frappose tra loro, portando una calma apparente.
-Non penso che scontrandovi, sarete di grande utilità alla principessa.- 
Trunks parlò con una calma gelida, ma presto si ritrovò a dover fronteggiare le braci ardenti dello sguardo del saiyan di nome Zerak. 
Vi vide rabbia e frustrazione, ma soprattutto fastidio e una buona sorte di disprezzo. 
Doveva bruciargli l'orgoglio dare ragione a un bastardo.
Yocar si portò una mano sul volto e per il momento diede le spalle agli altri, affiancandosi all'amico fraterno Toma. Nessuno di quegli estranei poteva comprendere quanto facesse male l'idea di perdere un compagno in quel modo vile. 
Avevano cominciato l'addestramento assieme all'età di sette anni e poi a dodici anni furono scelti come allievi del grande maestro di Ikyorp Yh-zhun, rendendoli straordinari guerrieri e una squadra capace di agire come un solo corpo e una sola mente. Insieme, avevano sputato sangue sui tipi di terra più disparati; insieme, avevano camminato a braccetto con la morte; insieme, erano stato puniti e insieme erano stati premiati; insieme...
A partire da domani quell'unità, probabilmente, non sarebbe più esistita.
 
Dall'altro lato della sala, Bulma si era avvicinata al marito.
-Possiamo fare qualcosa?-
Vegeta scosse seccamente la testa. 
-Ho avvertito le auree di quelle guardie e soprattutto di Sika e di suo figlio. A riposo erano uguali a quelle di un super saiyan di primo livello. I siayan non possono nulla contro di loro e forse noi non potremmo fronteggiarli al massimo della loro potenza. Se vogliamo salvare quella ragazza dobbiamo trovare un altro modo.-
-Non é da te fare certi discorsi!- biascicò la donna.
-Hai notato che Arani sembrava voler aggiungere qualcosa durante l'accusa?-
Bulma annuì. 
-Ho avuto l'impressione che abbia taciuto volontariamente qualcosa.-
-Per quale ragione?-
-Per difendere il suo popolo. Forse era la carta per scagionarsi, ma per farlo avrebbe dovuto sacrificare il suo popolo. Io non posso darle torto. Se anche agissimo noi super saiyan, non riusciremmo a impedire ai saiyan di difendersi, ne va del loro onore. E così andrebbero verso una nuova distruzione. Renderemmo vano il suo sacrificio.- 
Bulma sospirò profondamente. -Eppure non possiamo lasciare che lei muoia.-
-Questo non possiamo deciderlo noi.- 
 
Iniziò così l'attesa.
Si protrasse per ore. Tant'è che Bra e Pan, furono riaccompagnate ai loro appartamenti a riposare, insieme a Bulma e a Chichi che non avevano più un briciolo di forza.
Alla fine, la porta che conduceva al piccolo studiolo della regina si aprì soltanto alle prime luci dell'alba.
Il primo a uscire fu Sika, accolto da un silenzio gelido e pieno di astio. 
Il governatore si allontanò con pacatezza e impassibile nel volto e solo dopo che si fu richiusa la porta alle spalle, uscirono Mocorius e Kibias, volti che a stento trattenevano il dolore.
La paura cominciò ad attraversare le schiene dei presenti.
Ma la conferma si ebbe vedendo Taanipu, Rooth e la regina.
Il loro sguardi erano vuoti. 
Taanipu camminava quasi piegata in due, stringendosi la veste al cuore. Rooth era pallido e l'aura vibrava in maniera inquietante.
La regina... Beh la regina non era più tra loro.
Li guardarono passare sgomenti, non riuscendo ad articolare nemmeno una sillaba per fermarli e sapere l'inevitabile.
Ma non ci fu bisogno di chiedere.
Poco prima di sparire oltre il grande portone intarsiato, la regina si fermò e li guardò, in silenzio, quasi non ricordasse più come si pronunciassero le parole. 
Eppure riuscì a dire le più amare di tutte.
-Morirà al tramonto.-
 
Se nella sala del trono si stava vivendo un dolore grandissimo e quasi indefinibile se non lo si prova sulla propria pelle, qualche piano al di sopra, c'era chi festeggiava pensando si aver raggiunto un gran risultato.
-Ahh, finalmente ci togliamo dai piedi quella gran guasta feste! C'é voluto del tempo ma alla fine ce l'abbiamo fatta! Brindiamo famiglia!- strillò Shara, entusiasta come una bimba dinanzi a una nuova bambola. 
-Figlia mia, non rifiuto un bicchiere, ma sta attenta a non farti sentire, non credo sia di buon gusto.- l'ammonì bonariamente il padre, sogghignando lezioso.
Shara annuì diligentemente e non attendendo nessuno, cominciò a gustarsi il liquore. 
-Devi ringraziare lei, se finalmente siamo riusciti a colpire Kea dove fa più male. La sovrana non reggerà a lungo, prima il marito ora la figlia. Se continuerà a essere così caparbia le porterò via tutto!- 
-Non mi sembra erano questi i patti.-
Dall'ombra si delinearono i contorni sinuosi di una donna. La coda frustava l'aria con veemenza.
-Conosco bene i patti, mia cara. Puoi star tranquilla sulla mia fedeltà agli accordi!-
Le splendide labbra della donna di curvarono in un sorriso sornione e il fascio di luce che colpiva di scorcio il suo volto, fece risaltare il loro colore vermiglio.
-Oh, non ne dubito.-
 
Trovarono Taanipu seduta al tavolo della grande sala da pranzo. Si teneva la fronte con la sinistra, mentre fletteva le dita destra in movimenti lenti e controllati, come se quell'esercizio monotono fosse l'unico rimedio al tremolio alle membra causate dalla disperazione.
Kio le si avvicinò immediatamente, chinandosi ad abbracciarle le ginocchia, poggiando il capo sulle sue cosce. In quel momento non c'era spazio per moti d'insulso orgoglio.
Kalina le poggiò una mano sulla spalla, incapace di trasmetterle in altro modo la sua vicinanza, pur considerandola quanto di più vicino ad una madre avesse mai avuto.
I terrestri non osavano aprire bocca, sia per rispetto del dolore della donna, sia perché temevano di non riuscire a trattenere illazioni contro la malvagità di quell'essere, che avrebbero solo potuto farla soffrire di più.
Decisero di sedersi attorno a lei, attendendo un suo gesto.
Yocar, Toma e Zerak li avevano lasciati per andare ad avvisare le rispettive famiglie della terribile notizia; così anche Gohan, che adesso non si trovava nella casa della nonna, per avvertire la madre, Bulma e le ragazze.
Il silenzio adesso gravava come un macigno, insopportabile nella sua pesantezza, assordante nella sua quiete.
Quali parole potrebbero descrivere un tale momento? In che modo trasmettere il dolore dei coloro che sanno di dover perdere un loro caro e si trovano nella piena impotenza? Rabbia, frustrazione, strazio, disperazione. No, non sono sufficienti a definirlo.
Eppure quel silenzio parlava di tutto questo e molto più.
Il cuore batteva impazzito, la mente lavorava frenetica cercando con la sola forza della disperazione di negare l'innegabile, il respiro andava e veniva, il nodo alla gola si stringeva.
Ma quel silenzio così opprimente, presto lasciò lo spazio a parole taglienti e letali, parole che non potevano essere udite in quel momento.
-Dovete partire immediatamente. Sika ha intenzione di attaccare la Terra entro un mese a partire da oggi.-
  
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