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Autore: Manila    17/12/2013    3 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ecco il secondo capitolo.
E’ doveroso anche in questo caso spendere qualche parola introduttiva. A parte pochi dialoghi tratti direttamente dal videogioco, il resto l’ho inventato di sana pianta, dato che non ho la più pallida idea di come si siano svolte alcune vicende (e credo che non esistano fonti da cui documentarsi). Spero che vi piaccia ugualmente, nonostante l’uso abbondante di fantasia. Per la verità mi auguro che non risulti difficile da comprendere, visto che ho cercato di alleggerirlo alternando momenti seri con qualche guizzo ironico.
Buona lettura.




43. Memories
 ( Barret)


- E questo è da parte di Cid e mia-
Shera porge il pacchetto incartato a Marlene, che lo accetta sinceramente felice, ricambiando il gesto con un bacio sulla guancia ciascuno.
Il Capitano sembra non gradire particolarmente, ma non protesta e il sorriso che gli offre mia figlia sembra scioglierlo un po’ dall’imbarazzo che lo coglie ogni volta deve spendersi anche solo in un semplice gesto d’affetto. Guardo il ventre di sua moglie ormai evidentemente tondeggiante e scuoto la testa ridendo sotto i baffi. Se nascerà una femmina farà bene a guarire dalla riluttanza alle smancerie …
Siamo tutti riuniti al Seventh Heaven per un evento eccezionale: oggi è il compleanno di Marlene! Non posso credere che la mia ragazza stia crescendo così in fretta, sembra solo ieri quando costringeva il Pianeta ad accorgersi della sua presenza tramite gli acuti vagiti con cui ci spaccava i timpani.
Ricordo ancora distintamente la notte in cui è nata. Vorrei poter dire che abbia smesso di piangere una volta tra le braccia di sua madre, ma mentirei. Ha sempre fatto sentire forte e chiaro ciò che pensava, anche in fasce …

- E’ una bambina!- annunciò Mynra, mentre io e Dyne aspettavamo con ansia davanti alla porta di casa. O meglio, mentre attendevamo che Eleanor mettesse al mondo il suo primo pargoletto dopo essere stati sbattuti fuori.
Incuranti del fatto che la pioggia fosse arrivata fin sotto al porticato dove avevamo trovato riparo, mi congratulai con il mio migliore amico.
- Maschio o femmina che siano, di notte ti fanno stare svegli allo stesso modo- scherzai , stringendogli la mano,mentre lui si mostrava visibilmente emozionato.

Ma questo non potevo saperlo,perché fino a quel momento non avevo mai conosciuto la gioia di un figlio tutto mio …

Come lei stessa sa bene, tra noi non ci sono vincoli di sangue. A volte fatico a dirlo anche a me stesso, ma, almeno biologicamente, non ho dato il mio contributo .
- Oh, Shera, è bellissimo!- afferma tutta estasiata, rigirandosi tra le mani un set di cerchietti.
Annuisco compiaciuto, le staranno benissimo.
Resto seduto su uno sgabello in disparte e continuo a osservare la festicciola in suo onore, in attesa di dare a mia figlia il mio personalissimo regalo.
Mi guardo intorno.
Devo ammetterlo, quando ci si mette, Tifa è bravissima: ci sono festoni e palloncini colorati ovunque, da un lato ha allestito un buffet di dolci, di fronte c’è un tavolo con pietanze salate, da un altro lato ancora c’è la caramellata. Appena i suoi amichetti di scuola sono entrati, sono rimasti a bocca aperta!
Che scenario ben diverso rispetto a quello che mi si è parato davanti quando la ShinRa ha attaccato Corel, distruggendola quasi totalmente …

- Barret! Dyne! Presto! Il villaggio è stato attaccato. Sono i soldati della ShinRa!-
Corremmo verso il villaggio e dalle montagne ciò che vedemmo ci straziò l’anima: North Correl era avvolta da voraci lingue di fuoco che la stringevano quasi come un amante possessivo.
La colonna di fumo che da esse si sprigionava sembrava raggiungere il cielo e l’aria era irrespirabile anche da lontano.
Ho ancora davanti agli occhi il corpo straziato del capo villaggio cadere brutalmente al suolo, dilaniato dalle scariche di mitra che i soldati gli scaricarono contro.
E poi il loro attacco diretto a noi …


Persone che, come fantasmi di polvere, si aggiravano disorientati per le strade, ormai talmente terrorizzati da non avere neanche la forza di mettersi in salvo, burattini di cenere che si allontanavano dagli scheletri anneriti che un tempo furono le loro case.
Come sottofondo, urla e lamenti, che come canti di creature ultraterrene echeggiavano tra le macerie riarse, vibrando nell’aria satura di fumo.
Case che prima mi erano sembrate isole accoglienti, si erano trasformate in fagocitanti mostri di fuoco, pronti a divorare coloro che avevano cercato protezione tra le loro pareti. Erano divenuti esseri spietati i cui voraci stomaci insaziabili disintegravano con il fuoco i loro passati abitanti.
Corel non esisteva quasi più.


Ricordi che a volte affiorano nonostante il passato non sia più così pressante.
Alla mia destra Rude ed Elena parlottano.
- Ma che fine ha fatto quel cretino di un senpai? Era lui a dover portare il nostro regalo- si lamenta la bionda.
Il collega le risponde con un mugugno di cui credo di aver distinto le parole “shampoo” e “ ritardatario”.
- Neanche una prostituta di alto borgo ci metterebbe così tanto a prepararsi! Per una festicciola di compleanno di una bimba, poi!-
Il suo accompagnatore alza le spalle e la donna sospira sconsolata.
Tre Turks ad una ricorrenza di un membro di Alavanche. Il Pianeta sta cominciando a girare al contrario …
- So a cosa pensi-  bisbiglia Nanaki  - ma Marlene li ha trovati particolarmente simpatici l’estate scorsa, quindi il patto di non belligeranza vale anche per stasera-
Annuisco, però mi chiedo se fosse veramente necessario invitare anche quell’idiota rosso fiammante.
Gonfio le guance e mi dico che è inutile starci a riflettere; tutto per la mia piccolina.

- Questo è mio- borbotta Denzel avvicinandosi furtivamente alla sorellina e porgendole una scatola malamente incartata.
Pidocchio …
Marlene la guarda come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto.
Solo a me sembra che quel pacco sia sopravvissuto a una seduta di elettroshock?
- Ehm, ho provato a incartarla come piace alle femmine, Cloud ha anche cercato di aiutarmi, ma non mi è riuscito proprio bene … - si giustifica, grattandosi la nuca.
La bimba annuisce e sorride.
- Non ti preoccupare, tanto quando la scartocci, la carta si sgualcisce ugualmente-
E’ sempre troppo dolce e comprensiva con lui.
Un’immagine poco simpatica di mia figlia più grande di qualche anno che gli rattoppa un calzino pungendosi un dito con l’ago si dipinge davanti ai miei occhi. E’ una vena quella che mi pulsa sulla tempia?
- E poi a te non piace fare cose da ragazze- aggiunge con un’alzata di spalle.
Denzel si morde il labbro inferiore e borbotta un “Non mi interessa” e un “Le cose da ragazza sono sceme”
Il giusto mix tra Testa Chiodata e Cid … ci mancano solo un bibitone di Mako, un innesto di cellule di Jenova e il mostro è bello e pronto.
- Vuoi rimediare un calcio?- sibila la mia ragazza.
Rettifico, davanti a me si propone la scena di mia figlia che vede il calzino bucato nel cesto sbagliato dei panni sporchi e comincia a inseguire il fratello con il battipanni. In fin dei conti Marlene è stata cresciuta sia da Aerith che da Tifa, qualcosa di buono dovrà per forza averla imparata.
Il Pidocchio risponde deglutendo.
Farà bene a tenersi il calzino per sé.
Nonostante l’aspetto orrendo, la piccolina libera il pacchetto dall’involucro con molta delicatezza.
Com’è che ha detto suo fratello? Lo ha aiutato Cloud? Lancio un’occhiata veloce al Chocobo, intento ad aiutare Tifa con il vassoio dei rustici. Se i suoi pacchi fanno così schifo,  i suoi clienti non reclamano mai? Beh, credo che le signore che chiedono il suo aiuto vengano dirottate su sua moglie. La bella guerriera è stata molto chiara sull’argomento …
- Oh, Denzel, che belli!- esclama Marlene con gli occhi che le brillano.
Piccolina ama i colori, è bravissima a disegnare.
- Hai visto quanti ce ne sono? Puoi fare tutti i disegni di fiori che vuoi- si gasa Pidocchio.
- Sorellona sarebbe stata davvero tanto contenta di vederli … - mormora in risposta.
- Sono sicura che li vedrà ugualmente- la rassicura Tifa, che ha lasciato il marito alle prese con i tovaglioli di carta rosa.
Lavoro troppo difficile per lui, cara Tif.
La bimba annuisce e ringrazia il fratellino, il quale precisa di aver comprato la scatola di colori con tutti i suoi risparmi, senza chiedere niente ai genitori.
- Marlene?-
Shelke la chiama dall’altra parte del bar e le porge un suo regalo. Accanto a lei, quel ragazzino conciato come uno strambo saluta e prende parola.
- Scusa se il regalo che ti abbiamo fatto è ridicolo. Avevo detto a Shelke che un tatuaggio sarebbe stato più gradito, ma ha insistito per questa mezza patacca-
Grazie a questa uscita, Brian si guadagna una gomitata nelle costole e un’occhiata che avrebbe scoraggiato anche il più impavido tra i maschietti adolescenti della loro generazione. Tutti tranne lui,ovviamente, che continua a guardare disgustato il libro di fiabe che Marlene sfoglia con soddisfazione.
- Piantala- lo ammonisce l’ex Tsviest.
- E dai, avresti almeno potuto scegliere un romanzo horror – insiste lui.
- La tua presenza qui è già un elemento spaventoso - la voce di Shelke riesce a rimanere incolore anche quando sgrida la gente. Lo noto solo io, oppure è un po’ cresciuta fisicamente?
- Grazie a tutti e due. Grazie anche a te, Vincent- dice Marlene, andandosi a nascondere per un momento sotto il mantello rosso del mio compagno di battaglia.
La presenza di Valentine è svelata dagli occhi rossi che scintillano nel cantuccio nascosto che si è scelto come posto per partecipare alla festa, ma non così tanto da doverne essere parte attiva.
- Signor Valentine, ha scelto una bevanda ai frutti rossi perché somiglia al sangue e per fare il figo con le donne? -
Non so se l’irriverenza di Brian lo rende più simpatico o più pestifero, resta comunque apprezzabile la sua totale mancanza di paura nei confronti di un uomo che, nella stragrande maggioranza dei casi, viene usato come spauracchio non solo per bambini.
- … -
La risposta di Vincent non è particolarmente loquace, ma sembra bastare per tenere l’adolescente alla larga. Oppure sarà stato il tacco della scarpa di Shelke schiacciato impietosamente sul suo alluce?
Marlene ridacchia e promette all’ex Turk che quando avrà un cellulare lo chiamerà tutte le sere,prima di andare a letto, per augurargli la buonanotte come segno di ringraziamento per il bel regalo ricevuto.
Ciò che mi ha sempre sorpreso di mia figlia è l’intuito: ha avuto una paura folle di Cloud quando l’ha conosciuto e un’inspiegabile simpatia per Vincent. Lo sapevo che con gli uomini ci sa fare.
L’unico problema resta il Pidocchio, ma sono certo che ci lavoreremo …

C’è stato un periodo in cui ha avuto paura anche di me. Appena nata e per i primissimi mesi di vita, Marlene scoppiava in lacrime non appena varcavo la porta di casa di Dyne ed Eleanor. Anche se stava dormendo,anche se mia moglie era solita andarli a trovare tutti i giorni e io con lei, bastava anche solo che suonassi il campanello per provocare nella piccola una reazione spropositata.
- Vedi che omone brutto che sei, riesci a spaventarla anche solo respirando nella stanza accanto!- scherzava
Myrna, quando le urla iniziavano.
- E’ inconsolabile - rideva suo padre, mentre Eleanor la cullava per calmarla.
- Sarà che io e le donne vendiamo da pianeti differenti- rispondevo allibito, perché in genere i bambini non scappavano mai da me.


Lo scampanellio della porta annuncia l’ingresso di due ospiti ritardatari, ci voltiamo tutti verso di loro contemporaneamente, come se quel suono  annunci una sciagura imminente.
Impiego qualche istante per realizzare a chi appartengono i loro contorni resi più grigi dalla pioggia che sta candendo su Edge, ma quando le loro identità si fanno chiare ciò che avverto alla bocca dello stomaco è un ingiustificato sgomento.
- Buona sera a tutti!- è il saluto squillante di Yuffie Kisaragi, che si libera dal cappotto scuro pieno di goccioline.
Tifa l’accoglie prendendole da mano l’indumento e noto che sul suo viso si è disegnata la stessa perplessità che modella i tratti di tutti i presenti, fatta eccezione per i bambini e per Brian.
- Yo!- è l’esordio monosillabico, ma carico di significato di Reno.  Anche lui si libera dall’impermeabile nero, rendendolo alla padrona di casa.
Improvvisamente tutto tace, i pesci rossi che nuotano ignari nelle ampolle accanto al tavolo della caramellata sembrano essere più rumorosi di noi.
- Beh, che succede?-  domanda la principessa.
Dovrebbe dircelo lei cosa sta succedendo.
- Ciao, Yuffie!- Marlene smorza per un momento l’aria resa inspiegabilmente tesa.
La Ninja l’abbraccia, le fa gli auguri e si complimenta per il bel vestitino che indossa.
- Signor Reno, arrivi sempre tardi anche tu?-
Il rosso si gratta la tempia e ghigna.
- Dipende dalle signore … - risponde criptico, forse con il solo intento di confonderci ancora di più le idee.
Marlene alza le spalle.
Li osservo più attentamente.
Yuffie ha la solita aria sbarazzina, anche se all’apparenza sembra leggermente meno vivace,ma più che l’atteggiamento è il suo look che mi dà da pensare. Senza rinunciare agli immancabili shorts aderenti, questa volta ha deciso di indossarli neri e borchiati, con i bottoni ben inseriti nelle rispettive asole. La canotta è stata sostituita da una maglia sempre scura il cui scollo è coperto da una sciarpa sfumata di grigio molto lunga, che la ragazza ha pensato di rigirare varie volte intorno al collo. Le gambe sode e snelle sono avvolte da calze a rete nere e ai piedi ha sostituito i comodi scarponcini con degli stivali al ginocchio con risvolto e tanto di tacco. I capelli, sempre corti, grondano di pioggia e gel e gli occhi sono delineati da una linea di matita scura e dal mascara che le gira le ciglia verso l’alto, rimarcando leggermente di più i suoi delicati tratti Wutaiani.
Le labbra piene un po’ più rosse del solito si increspano verso l’alto quando consegna il suo regalo a mia figlia.
Stasera Yuffie Kisaragi è più coperta, ma sembra calamitare su di sé il doppio dell’attenzione.  E’ sempre lei, ma con qualche consapevolezza in più; oserei dire che sembra più donna, sebbene conservi i lineamenti fanciulleschi che da sempre le modellano il viso fresco e sorridente.
Da un angolo remoto del bar, un lampo rosso passa nelle iridi spente di Vincent. Ma, molto stranamente, la principessa non sembra più cercare  il suo sguardo nel modo spasmodico che le era proprio in passato.
Quindi Cid non esagerava …
- Alla buonora!- la voce di Elena raggiunge il collega, penetrante come una freccia.
Anche Reno ha qualcosa fuori posto. Beh, rotelle a parte, ovviamente!
Perdo qualche momento ad osservarlo.
Non indossa la divisa dei Tuks e già questo mette un po’ sul chi va là, ma ciò che lascia da pensare è il fatto che gli abiti scuri con cui è abbigliato hanno qualcosa di vagamente familiare. I pantaloni neri, aderenti e un po’ borchiati,gli stivali in cui sono infilati lunghi fino a metà polpaccio e la maglia scura il cui scollo è coperto da una sciarpa grigia suggeriscono tutta una serie di situazioni e di cose non dette che, lo ammetto, spaventano anche me.
E’ forse questo che ha colpito Valentine? E da quando nota certe cose?
Elena lo guarda attentamente, poi volta la testa verso Yuffie, infine ritorna sul suo collega. I suoi occhi diventano due fessure, mentre la sua bocca articola la domanda che aleggia nella testa di tutti.
- Siete venuti insieme?- sibila insinuante.
Venuti …
Insieme …
Yuffie e Reno …

Suona più agghiacciante di quanto pensassi.
- Sì!- risponde prontamente lui.
- Assolutamente no!- sbotta contemporaneamente lei.
Yuffie e Reno …
- Che carini, siete vestiti uguali!- trilla Marlene, battendo le mani.
Yuffie e Reno …
Alla bionda scappa una specie di singulto.
Yuffie e Reno …
Tifa perde la presa del vassoio e, se non fosse per i riflessi di Cloud,le pizzette si sarebbero spiaccicate al suolo.
Yuffie e Reno …
Rude ghigna, mentre il resto della platea sgrana gli occhi.
Yuffie e Reno …
Cid mastica qualche parolaccia inveendo contro vegliardi uomini impotenti che lasciano sotto la pioggia in lacrime ragazzine che dopo finiscono nelle fauci del lupo cattivo, per poi lanciare un’occhiata carica d’astio verso Vincent, intento a rimproverarsi qualche oscuro peccato da cui deve redimersi ( e questo non è tanto strano, visto il soggetto … ).
Venuti …
Insieme …
Santi numi, che casino!
- Ma.. ma … E … Però  … ma tu …  - balbetta Shera, guardandola con una certa apprensione.
- Oh, ma insomma!Ero per strada, ha cominciato a piovere, lui aveva un solo ombrello e stavamo venendo nella stessa direzione,non ci siamo mica dati appuntamento - minimizza la ninja, che stasera sembra meno guerriera e più cacciatrice.
- E poi, detto tra noi, quanto vi sembrerebbe possibile?- aggiunge con una risata.
Dopo l’idea di Cid padre più nulla mi sembra impossibile.
- E quei vestiti?-indaga Elena.
- Belli, vero?- chiede Reno, masticando una caramella gommosa.
Brian lo squadra da capo a piedi e annuisce.
Non si conoscono, ma sento che sotto certi punti di vista potrebbero andare d’accordo.
- Sono uguali!- ringhia la bionda.
- La Kisaragi ha scoperto improvvisamente che esiste il buongusto, e allora?-
La ragazza in questione gli lancia un’occhiataccia.
- Cosa potevo saperne che questo scemo avrebbe indossato i vestiti che … - s’interrompe, per poi riprendere - Oh, quante paranoie, è una coincidenza punto e basta!-
Bevo una lunga sorsata dal boccale di birra che ho davanti. L’idea che Yuffie abbia trascorso del tempo con Reno in modo anche solo accidentale per questioni diverse dalla lotta intestina tra Wutai e ShinRa provoca incubi anche a uno come me.
- Hey, mettiamo un po’ di musica? Quella bella che abbiamo ballato anche a Costa del Sol!- propone Marlene.
In modo alquanto bizzarro, la festa riprende e più o meno tutti si convincono che, sì, effettivamente è plausibile che Yuffie sia entrata in un negozio e abbia acquistato un abito il quale, in sede separata, abbia attirato l’attenzione di Reno e che abbiano pensato di indossare le loro compere la stessa sera, recandosi nel medesimo posto, per la stessa occasione. In fin dei conti la moda è uguale per tutti, è la bruttura del consumismo che omologa anche il look della gente, fatta eccezione per me e per Vincent, fermo a quella di trent’anni fa.
Allora perché ho ordinato un altro boccale di birra … ?


Mentre mia figlia intrattiene i piccoli ospiti con giochi adatti alla loro età, Elena si lascia cadere su una sedia con l’aria di una persona che crede di aver visto tutto nella vita, ma che è costretta ogni giorno a ricredersi.
Di tanto in tanto lancia occhiate taglienti come lame in direzione della principessa di Wutai e scuote il capo molto, molto contrariata.
- E’ per questo che ci hai messo un secolo ad arrivare?- sibila alla volta di Reno, cercando tuttavia di assumere un atteggiamento noncurante.
Rude si morde la guancia , ma non fiata.
- La nanerottola ha detto il vero, l’ho incontrata per strada- risponde, mettendosi le mani in tasca.
- Oppure vi siete dati appuntamento?- indaga la collega.
- Anche se fosse? Che problema ci sarebbe? -
La bionda stringe un po’ i pungi, fremi sul tavolo. In effetti il ragazzo dalla testa rossa non è tenuto a darle spiegazioni di alcun tipo, che io sappia l’uomo a cui ha votato anima è corpo e Tseng, quindi perché tanto accanimento?
Elena sospira, mangiucchia per un attimo il suo labbro inferiore, poi manda giù un sorso di liquore contenuto nel bicchiere che ha davanti.
- Hai ragione, anche se fosse non sarebbero affari miei. Una cosa però, risalta palesemente all’occhio … - prende una pausa durante la quale giocherella con la goccia ambrata facendola roteare sul fondo del vetro spesso.
- E sarebbe?-  chiede l’amico, più per educazione che per vera curiosità.
- Non si capisce chi dei due è andato peggio- risponde con ovvietà la donna, che si alza e raggiunge Marlene per offrirle il regalo arrivato in ritardo insieme all’inguardabile coppia.

E’ una sensazione stupida, ma ammetto  mio malgrado che una relazione di qualsiasi natura diversa dalla lotta intestina tra Reno e Yuffie angoscia anche me, ma in fin dei conti ce ne sono di cose strane a questo mondo, no? Da quando la conosco, la principessa di Wutai ha preso cotte per uomini improbabili come Cloud, oppure ha giurato implicitamente amore eterno a Vincent, quindi cos’avrebbe di meno anormale Reno rispetto alle persone da cui è solitamente attratta? Non ci sono elementi sufficientemente chiari che possano suggerire un rapporto che vada oltre la conoscenza superficiale tra i due, eppure hanno dimostrato una sorta di complicità nei pochi minuti che hanno succeduto al loro arrivo che neanche durante la vacanza trascorsa a Costa del Sol.
A volte ci ritroviamo ad amare alcune persone inaspettatamente, in modo totale, come mai ci saremmo aspettate e senza un preciso perché. La stessa cosa è avvenuta tra me e mia figlia, non avrei mai creduto che tra noi potesse crearsi un legame talmente forte da spingermi a credere che sia lei l’unico vero motivo che mi ha spinto a salvare il Pianeta. Propositi di vendetta a parte, ho sempre saputo che l’impulso primordiale che mi ha spinto a rialzarmi ad ogni caduta aveva il suo volto, gridava il suo nome.
 
-  Mynra … Eleanor … M … Marlene! -
E fu così anche quella notte, mentre ripercorrevo a ritroso la strada che tanti disperati stavano seguendo per lasciare la città, angoscia e paura si erano impossessate della loro carne e li spingevano fuori dal perimetro urbano. A ricordare vagamente a quale genere appartenessero, visi su cui fuoco e violenza avevano bruciato via l’orgoglio e la dignità tipici degli esseri umani puntavano dritti, senza riconoscere il vicino,l’amico, il fratello. Vacillavo contro una corrente fatta di gambe tremanti, sguardi terrorizzati, identità cancellate, respiri irregolari, mentre le fiamme cancellavano dalle mappe quanto negli anni ci eravamo impegnati a costruire.
Non ricordo se riconobbi qualcuno, le maschere di fumo e di cenere nascondevano i tratti a me familiari, mentre un unico pensiero muoveva le mie membra martoriate verso un’unica direzione. E non saprei neanche dire se qualcuno abbia riconosciuto me, colui che aveva involontariamente contribuito alla distruzione. Non lo sapevo e non m’importava, se anche avessero cercato di appendermi a una forca improvvisata non ci sarebbero riusciti, il mio cuore e la mia mente  mi orientavano attraverso le macerie, alla ricerca di quella che era stata la mia casa fino a qualche giorno prima.
Camminai a lungo e quando raggiunsi la casa di Dyne crollai sulle mie stesse ginocchia, sotto il peso della colpa e della disperazione. La casa era distrutta, restava in piedi solo parzialmente la facciata esterna , il portico sotto il quale avevamo trovato riparo dalla pioggia,la notte in cui era nata Marlene era crollato, la porta d’ingresso abbattuta. I soldati della ShinRa si erano personalmente accertati che di noi non restasse nulla, a partire dalle nostre dimore.
Quando varcai la soglia cominciai a chiamare mia moglie e quella del mio amico ma in risposta ebbi solo il crepitio del fuoco che rosicchiava le costruzioni intorno e l’eco di lamenti disperati in lontananza, troppo distanti per regalarmi un filo di speranza. Facendomi spazio a fatica tra i calcinacci e le traverse di legno, raggiunsi quello che era il soggiorno  e fu lì che ritrovai Mynra e Eleanor, riverse sul pavimento imbrattato dal loro stesso sangue, un colpo di arma da fuoco a dilaniare i loro petti.
Mi inginocchiai e strinsi quei due corpi ancora caldi contro il mio petto, piangendo come un bambino, maledicendo il giorno in cui Scarlett si era presentata da noi piena di false buone intenzioni, il giorno in cui ero nato e inveendo contro me stesso per aver creduto ad ogni singola parola di quella devastante bugia.
La vista si annebbiava man mano che da ciò che restava del mio braccio cadeva una goccia di sangue , la testa cominciava a girare più velocemente, le orecchie sembravano avvertire i suoni in modo ovattato, sempre più lontani. Persi la presa e ricaddi pesantemente accanto a mia moglie e alla mia cara amica senza sforzarmi di contrastare la gravità che mi spingeva con la guancia contro il pavimento ormai smosso.
Perché resistere, dopotutto? Non era rimasto più nulla in cui sperare …
Chiusi gli occhi per un istante o chissà, magari trascorsero ore, non saprei dirlo, tuttavia un suono giunse forte e chiaro nella mia mente, come se avesse ignorato i miei organi di senso preposti a riceverlo e avesse fatto irruzione direttamente nella mia testa per rianimarla.
Un suono ben preciso.
Un vagito, per essere precisi.
Il vagito di un neonato.
- M … Marlene … -
Mi tornarono in mente le parole di Mynra

- Vedi che omone brutto che sei, riesci a spaventarla anche solo respirando nella stanza accanto!-
Marlene. Che avesse davvero avvertito la mia presenza?
Come rinvigorito da quel pensiero, mi alzai e mi misi a seguire quel richiamo, come se stesse pronunciando il mio nome e mi stesse chiedendo di seguirlo.
Con non poche difficoltà, raggiunsi la cucina e solo in quel momento mi ricordai di un particolare.
-  La cantina … - bisbigliai, cominciando a far forza contro il mobile che ne nascondeva la botola, per liberarla.
E fu proprio lì sotto che la trovai, sola e impaurita, ma viva!


 La sua risata mi giunge forte e chiara, quando la vedo avvicinarsi a Reno intento a parlare con l’ampolla dei pesci rossi.
- Signor Reno, intervisti anche loro? - gli chiede, facendo probabilmente riferimento al suo ruolo di opinionista per il concorso di bellezza della scorsa estate.
- Almeno loro non hanno un papà pronto a spararmi per delle domande innocue – risponde il Turk.
Innocue me le chiama, quel demente!
- In realtà non parlano, ma boccheggiano. Me lo ha spiegato Tifa- lo informa la piccola.
- Per forza la Lockheart conosce certe differenze, ha sposato Strife … -
Ridacchio tra me e me, non ha del tutto torto.
Il rosso afferra una caramella gommosa a forma di pesciolino dal vassoio sul tavolo della caramellata e si rivolge nuovamente alla palla di vetro.
- Adesso mangio il tuo amico … GNAM!- e se la tira letteralmente in bocca, scatenando di nuovo le risate di Marlene.
- Tieni, mangiane una anche tu, sei la festeggiata!- e le porge una caramella che lei accetta volentieri.
Quell’uomo sta così bene con i bambini perché è evidente il suo grado d’infantilità.
- E poi in fin dei conti devi abituarti, sei una femmina e presto o tardi …  - cerca di aggiungere, scatenando in me un moto omicida che viene placato dal sonoro ceffone che Yuffie scaraventa sulla sua nuca.
- Non ti azzardare a traumatizzarla con quella tua boccaccia, sai!-
Shelke, dall’altra parte del locale indietreggia di qualche passo, mentre fissa la scena con il suo solito sguardo quasi privo di espressività.
-  Cosa pensi di quel Turk, Vincent?- domanda  all’uomo, con la sua solita tendenza ad affidarsi alle opinioni dell’uomo quando qualcosa la turba o non riesce a liberarsi dalla confusione che suscita in lei.
Brian sghignazza di fronte alla scena di Yuffie che tappa la bocca al rosso con una quantità abnorme di caramelle, probabilmente per metterlo a tacere ed evitare che le sue volgarità scandalizzino i tanti minori presenti alla festa.
Alla domanda della sua protetta, anche gli occhi di Vincent si fissano sulla coppia, assottigliandosi un po’ come nello sforzo di vedere oltre le apparenze, come se fosse capace di individuare linee sottili e invisibili tenerla legata.
E, chissà, magari li osserva con fare predatore, covando il desiderio di tagliarli.
Valantine, tuttavia, non lascia il suo posto, si limita a voltare la testa da un’altra parte, concentrandosi sul liquido rossastro che gli riempie il bicchiere.
- Ritengo che sia una compagnia perniciosa- sentenzia con tono incolore.
Brian si gratta una tempia, sorride e comincia a ripetere quella parola come un disco rotto.
- Perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa, perniciosa … -
Shelke lo sblocca con un sonoro scappellotto.
- La smetti? Sembri Reno quando fai così - sibila.
- Sembro pernicioso? - chiede con irriverenza.
- No, sembri idiota!- ringhia.
- Ah sì? E tu somigli alla sua amica, solo che lei è più carina di te!-
Mossa davvero poco intelligente paragonare Shelke a Yuffie, va sempre a finire che qualcuno si ritrova con il naso sanguinante, per non parlare se si insinua una presunta maggiore bellezza  nella seconda …
Stanco di guardarli litigare e di assistere alla passività totale di Vincent, torno ai miei pensieri.
 - Dai, riprova! - sento Marlene incitare Denzel.
- E’ difficile- si lamenta il ragazzino, rigirandosi tra le mani un videogame.
- Ma no che non lo è, basta avere pazienza. Bravo,così!-
Ha preso il meglio dei suoi genitori: la dolcezza di Eleanor e la caparbietà di Dyne.
E ha sempre dimostrato grande coraggio e spirito d’osservazione.
Riesce a trarre il meglio da ogni situazione, anche da quelle che sembrano disperate, perché, nonostante sia così piccolina, di esperienze brutte ne ha vissute talmente tante che è un miracolo che sia una bambina tanto serena.

Quando ho ritrovato Marlene, nascosta da sua madre nello scantinato, con l’intento di proteggerla, piangeva così tanto che ho avuto l’impressione che mi stesse chiamando,che avesse percepito proprio la mia presenza e non quella di altri e che si fosse riempita i polmoni  d‘aria per far sì che la riconoscessi tra tanti lamenti che echeggiavano in quella notte disperata.
Raccolsi il fagottino e lo strinsi a me come meglio potevo, cominciando a correre verso il deserto di rocce che costeggiava la città, in modo da cercare un riparo sicuro, lontano da ogni pericolo.
Non so quanto tempo impiegai, ma quando trovai quello che mi sembrava un rifugio sicuro, la luna stava per tramontare.
Nascosto tra gli anfratti delle rocce, avvolsi il braccio con delle bende di fortuna, mentre Marlene sonnecchiava esausta. Avevo portato con me tutto ciò che ancora restava delle cose utili a nutrirla, ma sapevo di dovermi unire a qualche gruppo di esuli e cercare una struttura adatta a curarmi e ad ospitare un neonato.
Un rumore di spari mi fece sobbalzare e svegliò la bambina, che cominciò a piangere non appena incrociò i miei occhi. Poco lontano da noi, un drappello di soldati stava perlustrando la zona e uccidendo tutti coloro che cercavano di ribellarsi al loro volere o che si dimostravano particolarmente ostili.
Se Scarlett si fosse accorta di non avermi ucciso insieme a Dyne, per me non ci sarebbe stato scampo. La cosa non m’interessava poi molto, la mia vita non valeva più nulla e la morte mi sembrava la più blanda delle punizioni che potessi scontare per espiare le mie colpe, tuttavia, se mi avessero fucilato, cosa ne sarebbe stato di Marlene?
Se l’avessero trovata con me avrebbero potuto intuire una sorta di legame e non avrebbero esitato a fucilarla; se l’avessero trovata da sola nel deserto, nella migliore delle ipotesi  l’avrebbero abbandonata lì a morire, oppure portata via e venduta in quei mercati che offrono bambini come pezzi di ricambio in cambio di somme anche irrisorie; forse l’avrebbero fatta crescere un po’ e poi ceduta a uomini viziosi …
Nessuna di quelle soluzioni doveva riguardare Marlene, nessuno l’avrebbe sfiorata neanche con un dito!
Raccolsi le misere cose che avevo e le riposi svelto nella sacca, poi afferrai Marlene che non accennava a smettere di piangere. Corsi più che potevo tra le rocce scoscese, fino a intravedere una spaccatura. Mi fiondai dentro con non poca difficoltà, vista la mia mole, il braccio ferito e la bambina. Stretti in un buco freddo, con i soldati che si avvicinavano, Marlene non smetteva di lacrimare. Sospirai e le misi una mano sulla boccuccia, sperando di non soffocarla, ma anche così era inutile: continuava a lamentarsi e in quel modo ci avrebbero trovati subito. Mi spostai leggermente e per quanto possibile verso la scarsa luce dell’alba che penetrava e incrociai mi incrociai i miei occhi con i suoi.
- Senti piccolina, lo so che hai sempre avuto paura i me, che ti sono antipatico e che da stanotte hai tanti buoni motivi per odiarmi, però almeno adesso devi fidarti di me. Quando saremo fuori di qui cercherò di darti la miglior vita possibile, ma ora devi stare buona … - bisbigliai senza interrompere il contatto visivo.
La mia voce sembrò catturare la sua attenzione.
- Da grande sceglierai tu se perdonarmi o punirmi, fino ad allora io mi prenderò cura di te,non ti abbandonerò mai, però devi aiutarmi. Ho distrutto la vita a tanta gente, ho reso orfani tanti bambini come te. Avrai tutto il tempo per maledirmi, per odiarmi, ma ora smetti di piangere-
Quelle parole pronunciate più a me stesso che a lei raggiunsero i miei occhi fino a pungerli, e anche da essi sgorgarono lacrime amare.
La consapevolezza di essere stato solo fonte di sciagura per quanti amavo si tramutava man mano in disperazione.
Strinsi un po’ di più Marlene al mio petto, cercando di regolare il respiro.
- Smetti di piangere, ti prego!-
Non so se fu il tono che usai, o il modo in cui la guardai.
Marlene, grande quanto un soldo di cacio, forte come un fiorellino frustato dalla tempesta, ricacciò indietro le lacrime ed entro breve i suoi occhini furono sgombri.
Quando i soldati ci superarono senza vederci, quando uscii alla luce del sole con ancora la piccola in braccio la guardai di nuovo, stanca e sporca di terra, rannicchiata con i pugni vicini e con il respiro tranquillo.
Tese leggermente le labbra e io sentii un tuffo al cuore. Mi aveva sorriso, ma non so se fu il suo primo sorriso in assoluto. So solo che lo rivolse a me e a nessun’altro, un sorriso che descriveva un piccolo universo di sensazioni, di speranze, di voglia di vivere e scioccamente mi sentii orgoglioso come non lo ero mai stato prima.
Marlene mi sorrideva e io mi innamoravo di lei, di quell’amore che ti prende il cuore e lo costringe a battere solo per lei, solo per quell’esserino che non sa neanche parlare e che forse non ti capisce, un sentimento che ti appaga con uno scambio di sguardi, con una boccuccia a cuoricino che cerca la pappa, un amore che ti fa tremare le gambe e che ti fa sentire unico ogni qual volta la persona che lo provoca respira.
Non potevo morire, perché il mio più grande amore doveva vivere.
Il giorno dopo partii per Midgar, con la consapevolezza di una nuovo scopo nella vita che avrei potuto raggiungere solo recandomi lì dove il nemico risiedeva. I miei propositi di vendetta, tuttavia, non dovevano assolutamente minacciare l’incolumità di Marlene.
Mi feci curare nel primo villaggio che incontrai sul mio cammino, ma il braccio prese ugualmente infezione e arrivai a Midgar in preda alla febbre e senza forze.
Quando scesi dal treno, caddi a terra privo di sensi.


- Tutto bene, Barret?-
La voce di Elmyra mi riporta al presente.
Annuisco e sorrido.
- Mai stato meglio – la tranquillizzo.
Io e questa donna abbiamo qualcosa in comune, qualcosa per cui abbiamo litigato la prima volta che ci siamo visti.

Solo che io sono stato più fortunato di lei …

- Due bambini piccoli e solo lo stipendio da cameriera di tua madre?-
Tifa si tormenta il labbro inferiore, mentre Brian sposta lo sguardo altrove, come infastidito dall’essersi fatto sfuggire una parola di troppo.
Cloud si morde la mascella, probabilmente sta pensando che c’è ancora un bel po’ da fare per salvare il mondo. Oppure, più semplicemente, certe realtà gli sbattono in faccia che non tutto rientra nei nostri poteri e che molte situazioni spiacevoli non dipendono dalla salute del Pianeta.
La prima a riscuotersi è sua moglie.
- Ah..beh … se proprio lo vuoi sapere capiti a fagiolo-
Testa a punta la guarda con un’aria un pochino spaurita. Quanto Tifa fa lavorare così velocemente la mente spaventa anche me …
Brian le presta nuovamente attenzione puntandole uno sguardo sottile addosso.
- … Ma sì! - continua la ragazza – Qui al bar c’è sempre tantissimo da fare e potresti aiutarmi! -
A Shelke cade una patatina da mano.
- E poi spesso Cloud non riesce a gestire le consegne da effettuare quando ha degli ordini urgenti qui in città, ma deve anche raggiungere mete più lontane nello stesso giorno-
- Ah sì?- bisbiglia il diretto interessato, beccandosi una gomitata nelle costole.
- Potresti venire al bar per i finesettimana, specie in vista dell’apertura dell’angolo pasticceria!-
- Solo se prometti di non farlo cucinare- borbotta la Rui.
Poi lo squadra da capo a piedi e aggiunge  - … Anche se dubito che uno del genere possa prendere in considerazione una proposta simile-
Brian la ignora e fissa Cloud.
- Farei le consegne con la moto?-
Il biondo sbatte le palpebre.
- Assolutamente no!- sibila come se il ragazzino avesse ipotizzato la possibilità di andare a letto con la moglie.
- E come pensi che dovrei consegnare i pacchi?- insiste.
- Non m’interessa!-  taglia corto l’ex SOLDIERS
- Sai che esistono le biciclette?-  lo informa l’ex Tsviest.
-Sai che so che non sai andarci?- la canzona il compagno di scuola.
Shelke diventa del colore dei suoi capelli. Se non lo avessi visto, non ci avrei mai creduto: ha avuto una reazione non direttamente legata a una possibile minaccia ai danni di Vincent.
- Ma so fare un mucchio di altre cose- protesta.
- Oh, immagino. Le suore ti hanno insegnato a ricamare e a fare le calzette?- continua quella sottospecie di punk in miniatura.
- No, ma un gruppo di vecchi amici mi ha mostrato come far saltare la tes … - Tifa la interrompe afferrandola da dietro e tappandole la bocca con una mano, mentre anche io mi sono accorto che le sue iridi stavano per cominciare a brillare.
Scoprire di avere dei sentimenti a volte può far male, ma credo che cercare di imparare a gestirli sia anche peggio …
- Suvvia,non c’è bisogno di litigare! -
Tra amici capita, e a volte succede anche di peggio …

- Allora, cosa vogliamo fare? L’unico ad opporsi sei solo tu, Dyne … - il capo villaggio attendeva una risposta, mente il mio amico insisteva nel rifiutare a favore del carbone, nostra risorsa da sempre.
-La ShinRa promette lavoro per tutti non appena il Reattore Mako  sarà terminato. Sapevo che la mia opinione contava tantissimo per lui, e sapevo che avrei influenzato le sue scelte anche dimostrandomi a favore della ShinRa.
Cieco, ingenuo, credulone, mi sono lasciato abbindolare come un ragazzino. Non avevo mai sentito parlare di un reattore mako prima d’allora, è vero, ma non sono riuscito a intuire la falsità nel riflesso dei loro sguardi,mentre ci promettevano opulenza e si preparavano alla nostra distruzione.
Senza saperlo stavo tradendo il mio migliore amico, senza rendermene conto stavo condannando tutti a morte.



-Dyne, resisti!-
- Torna tu al villaggio … Hanno bisogno di te … Eleanor e Marlene contano su di noi … -
Sapevo che non sarebbe tornato indietro con me, ma per nulla al mondo avrei lasciato la sua mano, in bilico tra i proiettili dei nemici, lo strapiombo e la speranza che lentamente ci stava abbandonando.
Poi un colpo andato a tiro, le mie ossa che si frantumavano e il mio migliore amico che precipitava portandosi dietro tutto ciò in cui credevo.



 
Il perdono che tanto auspicavo non lo avrei mai avuto davvero, perché io per primo ero e tutt’oggi non sono in grado di perdonare me stesso.
 


- Allora non persi soltanto un braccio. Persi qualcosa di irrecuperabile. Non so perché sia andata così … -
- E che mi dici di Marlene, cosa le succederà?-
- Pensaci un attimo, Barret … Quanti anni aveva allora?  Anche se mi rivedesse, non mi riconoscerebbe più. E poi, Barret, le mie mani sono troppo sporche di sangue per prenderla ancora in braccio-


E allora le mie come sono? E’ bastato davvero solo salvare il Pianeta per cancellare le colpe di cui mi sono macchiato?
Nonostante i suoi errori, forse Cloud sarebbe stato un padre migliore di me, benché troppo giovane all’epoca dei fatti che stasera tornano a fare capolino tra i miei ricordi.
Lo osservo mentre esce dal bar, per poi rientrare tenendo tra le mani una scatola infiocchettata. Con i suoi soliti modi un po’ sfuggenti, attira l’attenzione di mia figlia, la quale guarda meravigliata l’amico biondo.
- Questo è per te- mugugna Cloud, sempre un po’ imbarazzato quando deve spendersi in tenerezze. Al contrario di Cid, però, non è l’oggetto delle sue attenzioni a infastidirlo, ma il fatto di essere al centro dell’attenzione. Quando si tratta di brandire la sua spada non si fa problemi ad essere il protagonista indiscusso della scena, ma basta spostare la scena su un piano domestico e lo si vede andare in crisi. Devo ammettere, tuttavia, che quando si tratta di Marlene neanche lui riesce a dire di no; insieme a Tifa, la mia bambina lo ha aiutato molto ad esternare i suoi sentimenti. Beh, un po’ di merito va anche al Pidocchio, ma giusto un po’…
Mi chiedo che faccia farà quando, un giorno, sua moglie aspetterà un bambino.
Oh, mi farò tante grasse risate insieme a Cid …
A giudicare dalla faccia di Tifa, neanche lei sapeva nulla dell’iniziativa di Testa  Chiodata, per cui si avvicina al tavolo su cui il pacco è stato posato con delicatezza, insieme a un gruppetto di ragazzini curiosi.
- Oh, Cloud, credevo che il tuo regalo fosse la festa!- esclama Marlene, sorpresa ed emozionata.
- E’ stato un pensiero che mi è venuto in mente all’ultimo minuto- ammette il ragazzo, mentre il viso di sua moglie si fa perplesso.
L’ultima volta che ha improvvisato un regalo, quest’ultimo è cresciuto quanto un cavallo e tutt’ora gironzola per casa scodinzolando e provocando involontariamente danni con la coda, lunga e forte come una frusta.
La mia piccolina tira il nastro rosso con entusiasmo, alza il coperchio e sul visino le di dipinge un sorriso splendido.
- Che meraviglia!- sussurra.
- Fammi vedere- Denzel si sporge un po’ e poi sentenzia  - E’ bellissimo!-
Tifa lancia un’occhiata rapida al contenuto del pacco e i suoi occhi diventano di vetro.
Quando l’ho vista per la prima volta aveva ben altro sguardo, anche se si capiva chiaramente che la sua personalità era tratteggiata da un misto di forza e dolcezza che la rendono tutt’ora unica nel suo genere. Le sue mani sono davvero degne di abbracciare Marlene, come quando arrivai a Midgar …

Freddo, confusione e poi solo silenzio, chiaro e immacolato silenzio, la sensazione di essere qui e altrove, vicino e lontano, fermo e in movimento contemporaneamente.
Il ticchettio insistente di un orologio, però, cominciò a picchiettare fino a perforare il manto di solitudine e incoscienza in cui ero avvolto.
Mi sentivo privo di forze e con la bocca secca.
- M … Marlene - riuscii a pronunciare, malgrado le mie labbra si spaccassero nello sforzo di articolare la parola.
Gli occhi bruciavano sotto l’insistente luce dei neon che mi battevano giusto sul viso,riuscivo a malapena a tenerli aperti.
- E’ rinvenuto - la voce qualcuno  di cui avevo avvertito la presenza appena i sensi si erano fatti vagamente vivi informò un’altra persona delle mie condizioni. Una voce da donna, un po’ fredda e professionale.
Udii l’altro presente muoversi e i suoi passi avvicinarsi.
- Come si sente?La ferita al braccio si è infettata e ha perso molto sangue,ma lo abbiamo trovato giusto in tempo e si rimetterà presto- mi spiegò la donna.
- Marlene … ?- continuai a ripetere la parola che riassumesse l’unica cosa per cui provassi interesse e preoccupazione in quel momento.
Mi importava solo delle condizioni della piccola, se non fossi riuscito a salvarla la mia vita non mi sarebbe servita a nulla.
La voce dell’altra persona presente si fece sentire, ma era ben diversa da quella che aveva parlato in precedenza.
-Ah, quindi è così che si chiama! Marlene … è un bel nome! - Con un notevole sforzo mi voltai alla mia destra e aprii meglio gli occhi, i quali misero a fuoco una figura che mi colpì quanto a singolarità. Avevo davanti una ragazza poco più che adolescente, vestita con una minigonna scura e una canotta che evidenziava le forme procaci di cui era fornita nonostante l’età non di certo matura. Tra le sue braccia allenate, Marlene poppava beata da un biberon quasi totalmente vuoto e sembrava in salute, oltre che di buon appetito.
Raddrizzai il collo ed emisi un sospiro di sollievo, rivolgendo lo sguardo al soffitto bianco e ai fastidiosi neon.
- Se non fosse stato per questa ragazza non ce l’avresti fatta. Vi ha trovati alla stazione e vi ha portati entrambi qui- mi informò l’altra donna.
Guardai di nuovo la figura adesso più definita che tolse il biberon dalle labbra di Marlene e le pulì premurosamente il musino sporco di latte.
Insolitamente materna per essere così giovane.
- Come ti chiami?-
La ragazza dai capelli neri e lunghi incrociò i suoi occhi di un particolare marrone virante verso il rosso con i miei.
- Tifa Lockheart- si presentò.
- Io sono Barret Wallace e lei è Marlene-
Annuì, poi guardò la bimba con dolcezza e di nuovo me.
- Siete parenti?- domandò titubante.
- E’… è mia figlia- risposi senza avere l’impressione di mentire.


 Gli occhi di Tifa stavolta sono un misto di incredulità e furore omicida, decisamente diversi da quelli che mi rivolse quel giorno.
- Come ti è venuto in mente di …? - è sconcertata, si porta una mano al petto, forse per controllarne in battito e poi riprende a sgridare il marito, questa volta con più grinta.
- … E il prossimo Natale cosa farai, porterai un Chocobo? No, scusa, prima c’è il compleanno di Denzel. Che ne dici di raccogliere per strada un moguri? Mal che vada possiamo chiedere a Reeve di costruirci un Bahamut in scala! -
- Hey, io posso avere un criceto? E dai!!!- Denzel azzarda, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Cloud, il quale non sa come porre rimedio al casino che ha fatto portando qui quel qualcosa di cui non sono ancora riuscito ad appurane la natura.
Shelke si avvicina, guarda nella scatola e fa un passo indietro.
- Che cos’è?-  domanda.
Reno controlla e ghigna.
- E’ il figlio di Red XIII e Miss Pink XX nato prematuro- spiega con impudenza il Turk rosso.
- Ma non ne sapevo niente!- esclama sorpresa.
- Perché non c’è nulla da sapere, Reno ti ha detto una bugia- spiega il felide.
- Ma … è un gatto!- miagola Cait Sith, forse sentendosi un po’ spodestato.
- Prima della classe Shelke Rui, ma da dove vieni tu? Da un altro pianeta?- la sfotte Brian.
Dallo stesso luogo da cui provieni tu, mi viene da pensare, ma non rendo partecipe i due della mia riflessione.
- Perché, cosa c’è di strano?- insiste la ragazzina.
- Dove hai vissuto negli ultimi dieci anni, in un bunker? Non hai mai visto un gatto e te ne vai in giro con … quello!- e il ragazzo punta il dito verso Nanaki, facendo presente a tutti che forse avremmo dovuto spiegargli qualcosa in più sull’abitante di Cosmo Canyon, invece di dare per scontato che non ci sia nulla di anormale nel sentir parlare un felide.
- Se vado in giro con te, non vedo che problema ci sia con Red - Shelke risponde con un’alzata di spalle.
Vincent li osserva con gli occhi che si alternano da una parte all’altra come se stesse seguendo una partita di tennis, ma non proferisce verbo.
- Magari Nanaki si desse da fare … - azzarda Cid.
- Oh dei santissimi, non mettertici anche tu!-  lo redarguisce Shera esasperata.
- Perché non te lo porti a Wutai, che io sappia lì se li mangiano- propone Reno a Yuffie che salta sulla difensiva.
- Razza di cretino!-
- Ah, già, giustissimo: dalle tue parti il piatto forse è a base di cavallette … - continua il Turk.
- Senpai, lo dici per esperienza? Sai molte cose sulla cucina wutaiana, hai frequentato assiduamente il Paese ultimamente?- insinua Elena, con un’aria un po’ infastidita.
Gli angoli della bocca di Rude vanno un po’ all’insù.
Marlene si avvicina alla mammina incavolata, le tira un po’ il bordo della maglia per catturare la sua attenzione tutta concentrata a lanciare invettive al marito, il quale incassa senza riuscire a dire nulla.
- Questo significa che lo rimettiamo per strada, Tifa?- chiede la mia bambina sconsolata.
La diretta interpellata si placa, allunga una mano nella scatola e accarezza la pallina di pelo bianco che ringrazia facendo le fusa e leccandole un po’ le dita.
Un sospiro profondo e poi il verdetto finale.
- Ma no, ce lo teniamo- dice Tifa rassegnata, mentre il sorriso di mia figlia si allarga.
Da cuore chiuso a cuore tenero, Tifa è se stessa e il suo contrario …

Immagino che adesso tocchi a me dare il regalo a Marlene.
Un tesoro per il mio tsoro.

-  Dyne, Marlene è ancora viva! Ritornai al villaggio,speravo si fosse messa al sicuro. Vagai per la cittadina per un po’. Fu allora che la trovai, trovai Marlene.Adesso si trova a Midgar. Andiamo a prenderla insieme, vuoi?-
 - E così è ancora viva … D’accordo, Barret, io  e te dobbiamo batterci … -
Non mi sarei mai aspettavo quelle parole, eppure il mio amico aveva tutto il diritto di essere arrabbiato con me. Ciononostante non gli avrei mai permesso di uccidere il mio tesoro più prezioso.


- Marlene … - la chiamo
- Sì, papà?-
- Vieni qui-
Si avvicina trotterellando come un cagnolino.
La guardo per un lungo istante, quanto mi basta per riconoscere gli occhi dolci di Eleanor e la fronte spaziosa di Dyne.
Forse si sente in soggezione per l’intensità del mio sguardo, perché sposta da un lato la testa e schiude la boccuccia a cuoricino.
- Va tutto bene, papà?-
Papà.
Ricordo la prima volta che mi ha chiamato così ed è da allora che avverto sempre una scossa piacevole in pieno petto ogni volta che pronuncia quella parola.
Annuisco per tranquillizzarla e la faccio sedere sulle mie ginocchia.
- Ho una cosa per te-
La mia bimba sorride.
- Non voglio un regalo, papà, volevo solo che oggi ci fossi anche tu-
Sono così orgoglioso di questo pulcino, sta venendo su una meraviglia e non credo di potermi attribuire alcun merito. Tifa non è d’accordo con me quando ne parliamo, ma a volte sento davvero che il mio contributo è davvero minimo. Anche Elmyra ha avuto da ridire in proposito …
-Però sono sicuro che ti piacerà. Certo, forse potrai usarlo quando sarai un po’ più grande, ma ci tengo che tu lo abbia- le spiego, mentre mi metto le mani in tasca e sfilo il ciondolo.

- Barret, dai questo ciondolo a Marlene. Era di Eleanor, un ricordo di mia moglie … -
- Va bene -
- Così ,Marlene ha già …  quattro anni … -


- Oh, com’è bello!- esclama, accogliendo il monile tra le manine.
- Era di Eleanor- mormoro più a me stesso che a lei.
Marlene sbatte le ciglia scure, incredula.
- Era della tua mamma-

- Barret … tu … non devi mai farla … piangere … -

Mai, lo giuro.
… E quel sorriso che le illumina gli occhi è ciò che mi aspettavo ed è quel che desidero continuare a vedere per tutta la vita.





Sopravvissuti al trauma?
Spero di sì.
Volevo ringraziare di cuore per la loro vicinanza e l’affetto le ragazze del Café (guai a trascorrere un giorno senza di loro,mi prende la tristezza!), Marciux  ( una presenza dolce e discreta a cui faccio un grande in bocca al lupo per stasera), a FortiX (che tra immagini sconce di Seph e giganti minacciosi mi ha fatto dimenticare i pensieri funesti), a Mila (anche se è antipatica) e a Lulu_00 (per la sua dolcezza).
A presto, Manila.
  
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