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Autore: PepsiCola    17/12/2013    2 recensioni
Sarebbe bello sapere di poter amare una sola persona per tutta la vita? La paura e la consapevolezza di essere vuoti senza la nostra metà ci farebbe vivere comunque? Sana e Akito lo sanno. L'hanno sempre saputo. Dal primo momento che hanno messo piede nella stessa classe in 5^ elementare. Il desiderio è sempre stato palpabile. La paura dell'abbandono anche.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due ragazzi correvano come dei matti fuori la loro scuola. Era l’ultimo giorno prima delle vacanze estive, la

campanella era suonata da appena 5 minuti e per i ragazzi dell’ultimo anno questo poteva significare solo

“libertà”.
 
I due ragazzi si buttarono sul prato, sotto il grande albero che per tanti anni era stato ascoltatore silenzioso

di litigi, pianti, scherzi, risate e felicità.

 
-Sai Aki, un po’ mi mancherà.- Una Sana con il fiatone, si girava a guardare il ragazzo disteso di fianco a lei.

 
-Non fare la nostalgica melodrammatica come tuo solito, dai!-  Akito Hayama sbuffò e si sedette con le

gambe incrociate, volgendo lo sguardo verso l’Istituto.

 
-E tu non fare il solito duro! Cambieranno tante cose…-  disse Sana rialzandosi in piedi e aggiustandosi la

coda, sfattasi durante la corsa.

 
-E’ vero, cambieranno tante cose, ma non proprio tutto….- il ragazzo sorrise beffardo e tirò Sana per lo

zaino, facendola finire sopra di lui, e cominciò a farle il solletico.

 
-Hayamaaaaaa!!!! Sei sempre il solito! Fermooo!!!- Sana cercava di dimenarsi e cominciò a picchiare il petto

del biondino, che non sembrava risentirne poi tanto, quando a un certo punto, le bloccò le braccia. La

guardò. La baciò. Lei fece finta di arrabbiarsi, gli scompigliò i capelli e si rannicchiò su di lui.

 
-Noi non cambieremo.-


 
Già, “noi non cambieremo”. Era questo che pensava Sana. E quel giorno, sarebbe stata capace di metterci la

mano sul fuoco. Loro non stavano insieme, o almeno, non si erano mai detti nulla a riguardo. I gesti, gli

sguardi, valevano molto più di mille parole. In questi anni aveva appurato che tutte le persone a loro vicine

si erano accorte del legame profondo che li legava. Per Sana era normalità, abitudine, vita. Non aveva mai

avuto bisogno di dare un nome a qualcosa che un nome non poteva averlo. Non erano soliti scambiarsi

effusioni in pubblico, non giravano mano per la mano. Non si facevano regali a San Valentino, né si erano

 mai spinti troppo “oltre”. Erano un qualcosa di non calcolato, di spontaneo e imprevisto, come i baci che si

scambiavano, tutti simili al loro primo: Akito la baciò in 5^ elementare mentre lei cercava di asciugare la

limonata che, sbadata com’era, gli aveva buttato addosso e lui, in un secondo ne approfittò. Un bacio a

sorpresa che, inutile negarlo, turbò la sua innocenza di bambina per poi divenire una dolce fissazione con il

passare degli anni. Lui la colpiva sempre alla sprovvista e lei faceva sempre, in ogni caso, finta di arrabbiarsi.

Era il suo modo per fargli capire che non doveva smettere. Alla domanda “ma voi due state insieme?” tutti

e due rispondevano con una fragorosa risata: “Con questa esaltata? Ma fatemi il piacere!” “Con mister

Apatia? Nemmeno per sogno!” queste erano due risposte standard molto utilizzate. Lo aveva amato

inconsapevolmente per tutti quegli anni. Se no, come spiegarsi la stretta allo stomaco quando qualche

ragazza si avvicinava a lui per chiedergli di uscire? Come spiegare la strana indecisione davanti all’armadio

prima di vederlo? Ma soprattutto, come spiegare lo straziante sentimento di paura e delusione quando lui

le disse che partiva in America?    

 
 
Era un pomeriggio assolato, e un bel gruppo di amici, decise di passare un pomeriggio alla piscina

 comunale: Fuka, Aya, Tsuyoshi, Hisae, Takaishi, Sana e Akito prendevano il sole. Il ragazzo coi capelli color

dell’oro, quel giorno, sembrava stranamente pensieroso e distante. Di solito, quello era il suo aspetto

quotidiano e nessuno sembrava farci troppo caso proprio per questo. Nessuno tranne Sana: lei era la unica

che riusciva a notare ogni minimo stato d’animo d Akito e, rompipalle com’era, questi alla fine doveva

sempre dargli una valida motivazione. L’empatia, tra i due, di certo non mancava.

 
-Tu mio caro, non mi convinci!- Sana si avvicinò al ragazzo steso a leggere, spruzzandogli in faccia

dell’acqua.
 
-Kurata, vuoi che ti butti in piscina?- Akito sembrava seccato. Posò il libro e sospirò leggermente. –Andiamo

a prenderci un gelato.- disse gridando per far capire agli altri di non seguirli.
 
-Ma io non voglio un gelato!- Sana sarà stata anche empatica ma la sua mancanza di intuizione, faceva

capolino di tanto in tanto.

-Seguimi!- Uno sguardo e lei capì.

-Aki, vuoi girare a vuoto?- Sana non capiva, avevano fatto il giro della piscina tre volte e passato il bar

altrettante volte. Ma Akito non sembrava volesse fermare l’insolita e silenziosa passeggiata.

- Siediti.- Sana si sedette su un muretto, senza fiatare. Era tutto molto strano, meglio non contraddirlo.

-Senti, l’ho saputo ieri sera e volevo…non lo so, correre a casa tua, ma sicuramente stavi dormendo, così ho

dovuto aspettare. Tra due settimane parto, vado in California. Mi hanno dato la possibilità di partecipare a

un torneo di Karate importantissimo.- Akito, sembrava essersi sollevato.

 
-Ma…. Aki è fantastico!!!! Sono contenta per te.- Lo abbracciò, sinceramente felice. Sapeva cosa significasse

per lui quello sport, sapeva quanta dedizione ci metteva.

 
- Se sarò all’altezza delle loro aspettative, mi prenderanno come insegnante in una scuola di Arti Marziali

molto famosa… A tempo indeterminato…- Lo aveva detto, ora aveva detto tutto.

 
-Ah. Che bello!!!-  Sana era contenta ma chissà perché quelle parole non era riuscita a pronunciarle

nemmeno con un briciolo d’entusiasmo.

 
-Sana…? - Akito l’abbracciò. Lei si fece forza, si staccò di colpo.

 
-Devi assolutamente andarci, Hayama! E’ un’opportunità unica, davvero!!! E poi anche io sarò impegnata

con mille pubblicità. Questo è il nostro futuro!- La rossa ora sorrideva, in maniera del tutto esagerata.

 
-Il nostro futuro… non include noi due secondo te?- Akito abbassò lo sguardo. Non era solito fare certi

discorsi…

 
-Stiamo crescendo, credo che le cose debbano andare così. Io comunque vado a fare la doccia, Rei sta passa

a prendermi tra 5 minuti.-


 
 
Fu’ lì che si accorse di amarlo come non aveva mai amato nemmeno se stessa. Lo amava così tanto, che non

avrebbe impedito al suo egoismo di tenerlo intrappolato.  Era sempre stata lei quella ad allontanarsi per

lavoro, aveva lasciato lui ad aspettarla e c’era sempre stato. Non si era mai permesso di intralciare una sua

scelta, anche se questo comportava l’essere lontani. Decise di sparire, e le due settimane prima della

 partenza di Akito, le passò dai nonni a Nerima per non permettersi di interferire in alcun modo con la

scelta del ragazzo. Giusto o sbagliato, agì d’istinto e, passati due anni era riuscita a convincersi del fatto che

lo amava. Aveva dedotto dalla sua lunga permanenza negli USA, che sicuramente aveva ottenuto quel

 lavoro. E come biasimarli! Era un talento nel praticare il karate, chiunque sarebbe stato fiero di avere un

insegnante così. Purtroppo le sue, erano solo supposizioni dato che Akito non le aveva mai mandato né dei

messaggi né delle e-mail né tantomeno delle lettere. L’unico che aveva avuto sue notizie era Tsuyoshi, che

si limitava a riferire agli altri, Sana compresa, che stava bene e procedeva tutto a gonfie vele. Quanto

avrebbe voluto semplicemente avergli detto che lo amava, prima di lasciarlo andare.
  
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