Svegliami alla fine di Settembre
Vivo con l’agonia di
morire un giorno soffrendo. Ho sofferto troppo nella vita, se dovessi scegliere
un modo per morire, voglio non accorgermene.
Summer has come and passed
The innocent can never last
Wake me up when September ends
11 settembre 2001, la
caduta delle torri gemelle, dicono che quel giorno ha cambiato la vita a
milioni di persone nella grande mela. Io, se mi è
possibile, nel mio piccolo egoismo personale mi reputo uno di quelli a cui l’ha
cambiata di più. Non pensate a cose come ustioni che mi deformano il viso,
immobilità, famigliari morti, o che altro.
Io sono vivo. Forse sembro
esagerato, magari mi inizierete a reputare egoista.
“Questo qui è salvo, e si
lamenta”.
So che dovrei pensare che
quelle migliaia di persone che sono morte, quelle migliaia di persone che hanno
perso i loro cari hanno sofferto molto più di me.
Ma io non riesco a essere felice. Sono vivo, lei è
viva. Ma io sono morto dentro. Ho la
certezza di essere su questo mondo ma quel giorno mi ha stravolto la
vita.
Mi chiamo
Jhon Chucks, sono un marine. Mi sono arruolato
due anni prima della catastrofe e io il primo di settembre avevo
cominciato il conto alla rovescia per il 29. Quel giorno, dopo due anni
di vita militare, avrei avuto il mio congedo. Sarei tornato a casa. Quel giorno
avrei realizzato uno dei miei migliori sogni. La sera avrei portato Lisa fuori
a cena, ci saremmo gustati il cibo e poi avrei fatto scattare un coperchio di
una lucida scatola nera.
Mi sarei inginocchiato,
teso il braccio, e mentre lei avrebbe osservato meravigliata quel gioiello
ammirato tante volte in vetrina da “Jewels”, io le avrei detto
una sola e semplice frase.
“Mi vuoi sposare?”
Tre parole, e una che mi
avrebbe reso l’uomo o più felice, o più triste del mondo.
Ma da come la conoscevo, mi avrebbe fatto felice.
Sognavo
ogni notte quel momento, era
idilliaco nella mia mente. Giorno dopo giorno ne avevo
delineato i contorni, limato gli angoli, e era diventato perfetto.
Quel giorno per me non è
mai arrivato.
Sono
passati esattamente due anni da allora, le cose non sono state più come prima.
Like my fathers come to
pass
Seven years has gone so fast
Wake me up when September ends
Da bambino adoravo
l’esercito. Giocavo a fare la guerra con soldatini di plastica e piccoli Panzer
dell’armata tedesca che se spingevi un bottone si muovevano sui cingolati.
Il soldato mi sembrava
davvero un mestiere affascinante, mio padre, in quanto
tale, era il mio idolo.
Lo vedevo poco, ma durante
i periodi di licenza sapeva compensare i mesi in cui
non c’era.
Era sorridente, di
corporatura massiccia, l’uomo più buono che io abbia
mai conosciuto.
E’ stato semplice per me
scegliere cosa fare alla fine della scuola, mentre tutti gli altri mandavano le
domande ai college io mettevo la mia firma nell’arruolamento.
Mio padre ormai in congedo
mi appoggio, e con ammirazione mascherò la sua
preoccupazione nei miei confronti.
Mia mamma reagì male. Dopo
aver temuto per anni di perdere l’uomo che amava su campo di battaglia, ora
avrebbe temuto di perdere un figlio. Mi lascio comunque
andare.
“Mi sono arruolato nei Marine”
“Jhon, sono…sono fiero di te” Un sorriso tirato di
circostanza , mi batte una mano sulla schiena. Nei
suoi occhi leggo ciò che non dice.
Mia mamma non dice niente, esce dalla cucina e va
in giardino.
Conobbi lisa durante una
licenza. Fu solo una settimana, ma fu meravigliosa.
Mi bastò cosi poco per
innamorarmi di lei.
“Lisa?”
“Dimmi Jhon”
“Io credo che tu debba sapere una cosa.”
“Cosa?”
La bacio.
“Niente solo questo”
Mi bacia.
Così come tutte le belle cose sono
destinate a finire, dovetti ritornare al campo.
Fino ad
allora l’unica mancanza che sentivo nella mia vita da soldato, era la
mancanza di casa.
Dei miei.
Ma confrontato a quel buco nel cuore che iniziai a
sentire appena mi allontanai da lei era nulla. Sentivo
mancare una parte di me. Così contavo. Giorno dopo giorno, settimana
dopo settimana. Alla sera speravo di addormentarmi, e sognavo che al mio
risveglio era gia finito settembre.
Tra lettere e licenze, tra
chiamate e messaggi passò un anno. L’amavo più di
prima, mi chiedevo se era rimasta la stessa, con le
sue manie e i suoi difetti. Con il suo sorriso e i suoi occhi. La lisa di cui mi ero innamorato. Nella mia mente era così,
esattamente come l’avevo lasciata al terminal un anno prima.
Poi una mattina, quando
ero quasi arrivato al traguardo, quando vedevo la linea di fine all’orizzonte,
un aereo si schiantò sulle torri gemelle e così come la pietra e il calcinaccio
di quei due bestioni crollò, cosi anche i miei sogni
si frantumarono.
Il destino cambia in pochi
secondi. Per mesi mi sono chiesto dove sarei stato se quel giorno non fosse
successo ciò che è successo.
Oggi 11 settembre 2003
commemoriamo quel giorno, e ricordiamo i morti, i feriti.
La cosa che nessuno sa è che a volte è più
facile commemorare chi non c’è, che commemorare chi è rimasto.
È più difficile vivere
dopo che qualcuno se ne è andato.
Non so se per patriottismo,
non so se per altro, quel giorno firmai per altri due anni.
Lo stesso giorno anche lei
non è stata più la stessa.
Io finii
in Iraq mesi dopo, vidi gli amici, i soldati morire. Io cercavo di vivere, la mia ragione era lei.
Brucia ancora il ricordo,
il ricordo di quel giorno. Dopo tre mesi di azioni
militari ritornai alla base. Una lettera mi aspettava.
Erano mesi che lei era
distante da me. On per silometri ma per pensieri. Chiamava poco, scriveva poco,
non sembrava più lei.
“Caro Jhon, spero che ti arrivi questa lettera…è
più facile per me dirti tutto cosi che chiamarti, so
che non riuscirei a reggere la tua voce. (…) sono stati mesi terribili, ho
sperato per te e mi dispiace per ciò che sto facendo. (…) Mi spiace Jhon…”
Chiusi
gli occhi, non volevo
proseguire.
“Mi sono innamorata di un altro.”
Here
comes the rain again
Falling from the stars
Drenched in my pain again
Becoming who we are
Iraq – 27 agosto 2006
-
Generale, abbiamo bisogno di lei nel reparto 15.
-
Generale lo squadrone
è pronto.
Non me ne sono più andato
dall’esercito.
Ora è la
mia casa, io sono il loro generale. I miei compagni non ci sono più, chi
ha una famiglia, chi mi ha lasciato in modo diverso.
Sono
diventato freddo ai sentimenti, non ho pensato a cercare qualcuno dopo di LEI.
L’anello è ancora nella
sua scatola, nella mia borsa. È suo, lo sarà per
sempre. Così come il mio cuore.
Ora dopo che sono
passati anni dentro di
me so che probabilmente la colpa non è stata di
un attacco terroristico, magari il destino per noi due era diverso.
As my memory rests
But never forgets what I lost
Wake me up when September ends
Io l’amo ancora. Anche se è sposata.
Anche se ha una famiglia.
Nella mia mente c’è lei,
con il suo vestito a fiori estivo che mi saluta dal dall’aeroporto,
C’è lei e la sua voce.
C’è lei e ogni singolo
istante in cui io compaio al suo fianco. Sento l’odore dei suoi capelli, il suo
profumo, e quel suono cristallino della sua risata quando si infrange.
Mi illudo e continuo a farmi del male cercando di non dimenticare.
E ancora oggi come anni fa quando la sera mi
addormento, sogno di risvegliarmi alla fine di Settembre.
“Wake me Up When September
Ends”
Green Day
A.A (angolo autori)
Come è nata? Da un mio tema in classe. E poi è stata completata. Dovevo inventare una storia
partendo da una canzone.
Hope you like it .
Lasciateci un comments Please!!!
Chiara e
Ale