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Autore: TeenAngelita_92    21/12/2013    1 recensioni
"Il suo viso angelico coperto da una ciocca di capelli e un piccolo sorriso quasi nascosto.
"Demi! Demi!" iniziò ad urlare. Quelle urla uscivano dalla sua gola come un suono strozzato, forse a causa delle lacrime che avevano iniziato a scendere.
Demi non potè fare a meno di notarlo, alzò lo sguardo e lo vide. Aveva il viso sporco di sangue a causa del naso e le lacrime che scendevano senza sosta. I loro occhi si incrociarono e a Jonathan sembrò quasi di svenire, tutti i suoni intorno a loro all'improvviso non esistevano più e neanche quelle migliaia e migliaia di persone."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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27.
"Ti va di tornare a casa?" gli chiese la ragazza accarezzandogli dolcemente il viso "Solo per riposare qualche ora, ne hai bisogno. Stanotte hai fatto incubi su incubi, riuscivo a sentirti piangere nel sonno."
"Mi dispiace se non ti ho lasciato dormire, sc-scusami. Comunque no, non preoccuparti, sto bene. Non posso lasciarla sola, cercherò di riposare un altro po' nel corridoio su quelle due sedie" le rispose allontanandosi.
"Cosa conti di fare? Stare male ogni volta che qualcuno ti passa davanti piangendo? Proprio come prima? Come pretendi di riuscire a riposare in questo modo?"
"Devo farlo per lei, non voglio che..."
"Non è sola Jonathan, ci sono tante persone qui a prendersi cura di lei e poi ci sono io, resto qui, non mi allontanerò un solo attimo."
A quelle parole, Jonathan la guardò con espressione stupita, sorpresa.
"Perchè stai facendo tutto questo per me? Perchè ti impegni tanto a sopportare tutte le stronzate che fino ad ora ho fatto? Tu non meriti questo, meriti qualcuno che ti faccia stare bene ed io sto facendo esattamente il contrario."
"Hai mai provato a pensare per un attimo che tu mi fai stare bene veramente? Hai mai provato a pensare che se ora sono qui c'è un motivo valido?"
"Un motivo cosi importante da farti sopportare questa situazione in cui IO ti ho messo? Nah, non credo neanche che possa esistere."
"Esiste credimi, esiste. Ti amo Jonathan, ti amo e questo è più che un motivo valido. Io non sto sopportando niente, sto solo cercando di aiutare la persona che amo, sto solo cercando di dimostrargli tutto il mio amore. Perchè pensi che io debba sopportare qualcosa? Perchè pensi che non stia bene con te?"
"Perchè tu hai una vita meravigliosa davanti! Sei Demi Lovato! Per Dio! Cosa posso darti io? Si il mio amore, e poi? Niente, ti ho solo allontanato dalla tua carriera, ti ho allontanato da i tuoi fan in questo momento. Per tornare da me hai abbandonato X-Factor, per colpa delle mie stupidaggini maledizione! Cosa dovrei pensare?"
"Da quando ti interessi della mia carriera?"
"Da quando ho capito che ormai non sei solo 'Demi', quella famosa mia amica che voleva aiutarmi, sei la ragazza che amo ma non solo, sei 'Demi Lovato', la famosa attrice di Camp Rock, la famosa cantante. Come me, ci sono altre migliaia di persone che hanno bisogno di te. Tu puoi avere di più, devi avere di più, meriti di più!
"Ah, pazzesco, qual'è il problema?"
"Il problema è che il ti sto rovinando la vita in questo modo, e non devo permetterlo."
"Mi prendi in giro? Tu non mi stai rovinando la vita. Tu mi stai facendo provare emozioni che da tempo avevo seppellito, che pensavo non esistessero neanche più. Con te io sto bene, con te sono in pace con il mondo, tu mi hai salvata una seconda volta e... Dio come devo spiegartelo?"
"Sei tu ad aver salvato me e... ti devo la vita per questo."
"Jonathan allora qual'è il problema? Perchè hai cosi paura di stare con me?"
"Sei e sempre sarai Demi Lovato, l'ispirazione e la vita di tante persone. Ho paura solo di cosa gli altri possano pensare pensare di me, anzi nemmeno di quello, ho paura di non poter avere più il tempo di abbracciarti, di stringerti a me, di..."
Demi lo fermò. Jonathan aveva solo paura di perderla. Sapeva di non poter competere con le cose importanti delle sua vita, sia privata che pubblica, sapeva che forse non avrebbe più avuto tanto tempo per starle vicino, sapeva che non voleva essere un peso per lei. Si sentiva un intruso. 
"Hai paura che io possa dimenticarmi di te? Che possa metterti da parte?"
In una sola e semplice frase, Demi aveva racchiuso tutto ciò che Jonathan non riusciva a dirle.
"Dio, sono cosi stupido e banale... Si, è per questo, maledizione! Per questo."
"Vieni" gli disse prendendogli la mano. Uscirono dalla stanza e si fermarono nel lungo corridoio di prima. Lentamente la ragazza gli portò le mani al viso avvicinandolo a se.
"Voglio che tu ora vada a casa. Voglio che ti metta a letto e che chiuda gli occhi. D'accordo?"
"Demi..."
"No, Demi niente. Per favore, va a casa. Ci sono io qui con lei."
"Vieni anche tu con me allora."
"Jonathan..."
"Hai detto tu stessa che ci sono tante persone che le stanno vicino. Se proprio devo andare a casa, voglio che tu venga con me. Se non ci sei, non servirebbe a niente allontanarmi da qui per farmi riposare, non riuscirei a farlo lo stesso. "
La ragazza lo guardò per qualche secondo prima di decidere.
"D'accordo, va bene. Avvertiamo l'infermiera"
Si affrettarono a riprendere la roba e si avviarono verso l'uscita.
"Mi scusi" disse Demi rivolgendosi all'infermiera.
"Si, mi dica"
"Siamo dei parenti della signora Janet Gordon. Stiamo per tornare a casa, volevo chiederle personalmente se per qualunque cosa, può chiamarci."
"Certamente, vi terrò informati di qualunque cosa succeda."
"Grazie mille"
"Di niente" rispose la donna sorridendo.
Uscirono e si avviarono verso l'auto. Quando entrarono, quel tanto lontano silenzio che tempo prima aveva governato tra di loro, ritornò. Demi era attenta a guidare mentre Jonathan prestava la sua attenzione fuori dal finestrino. Forse stavano entrambi pensando? Forse entrambi si stavano ponendo domande a cui non riuscivano a trovare una risposta? 
"Hai davvero paura che io possa dimenticarmi di te?" finalmente fu Demi ad interrompere quel terribile silenzio che gli permetteva di pensare troppo. Il ragazzo si limitò a guardarla per qualche secondo, per poi abbassare lo sguardo.
"E' stupido vero? Andiamo che mi succede?" gli rispose mentre una risata nervosa gli scappò. 
La ragazza lo guardò per un attimo senza dire niente, il silenzio tornò subito dopo quella sua affermazione. Dopo 20 interminabili minuti arrivarono a casa. Entrambi volevano quasi "evadere" da quella situazione. 
Uscirono e Jonathan si affrettò ad aprire la porta.
"Dannazione! Le chiavi!" quasi urlò accorgendosi di averle dimenticate nella borsa di sua zia.
"Le ho prese io." gli rispose con espressione neutra. Nessuno dei due sembrava esprimere niente, le loro espressioni erano neutre, indecifrabili e si chiedevano davvero cosa stava succedendo. Demi aprì la porta e Jonathan si affrettò ad entrare.
"Jonathan..." lo chiamo vedendolo dirigersi verso la sua stanza.
"Ascolta mi dispiace per ciò che ti ho detto, non so neanche io cosa mi sta succedendo e ti prego... non chiedermelo." le disse ma non la guardò negli occhi. Era di spalle, non aveva il coraggio di affrontare il suo sguardo.
"Da quando siamo entrati stai cercando di evitare i miei occhi. Perchè non mi guardi?" se ne era accorta, come le innumerevoli volte che il ragazzo cercava di nascondergli qualcosa.
"Sono stanco, d'accordo? Non sto evitando niente." le rispose chiudendosi la porta della sua stanza alle spalle.
"Oh certo, raccontala a qualcun'altro" entrò fermando con una mano la porta.
"Dio, che devo raccontare? Non sto evitando niente!"
"Eh allora dimmelo guardandomi negli occhi, dannazione!"
"Ma che diavolo vuoi? Perchè devo guardarti negli occhi? E perchè stiamo litigando?"
Urlò il ragazzo portandosi le mani al viso. Le maniche della maglia si abbassarono leggermente e Demi intravide dei tagli. No, non erano vecchi, non erano quelli del suo passato, si notava benissimo che erano recenti e solo quello bastò per farle spalancare gli occhi mentre il cuore cominciò a battere ad una velocità anormale, da un momento all'altro sarebbe scoppiato. 
"Jonathan, che sono quelli?" gli chiese e ad ogni parola il respiro si faceva sempre più pesante.
Il ragazzo si guardò i polsi affrettandosi a ricoprirli. Che significava? Aveva davvero ricominciato? Era caduto ancora una volta in quel vortice di dolore da cui non si esce facilmente?
"Non sono niente! Ora lasciami solo!" le rispose facendo finta di niente, in realtà anche il suo cuore aveva preso a battere ad una velocità non normale, non voleva dimostrargli che era crollato di nuovo, non voleva deluderla.
"Jonathan rispondimi! Cosa sono quelli?" gli ripetè, la sua espressione era chiaramente spaventata ed arrabbiata allo stesso tempo.
"Non sono niente! Niente! D'accordo?"
La ragazza non lo ascoltò, si avvicinò a lui velocemente prendendogli con forza un polso. Non voleva fargli del male, voleva solo essere sicura che l'avesse rifatto davvero, voleva solo capire perchè. Senza volere glielo strinse con una mano ed i suoi occhi arrossirono alla vista di quei tagli, quei maledetti tagli che dalla punta in poi si facevano sempre più rossi e profondi, sempre più spessi.
"Lo hai rifatto? Lo hai rifatto Jonathan?" gli chiese guardandolo negli occhi. "Ti prego dimmi che non è vero! Dio! Dimmi che non sono recenti!"




Spazio Autrice:
FINALMENTE! Lo so, lo so, lo avete sicuramente pensato ma stavolta non è colpa mia. Mi hanno tolto internet per una settimana e... non ditelo a nessuno ma sto usando la linea della vicina... No vabbe' la smetto, non sto usando quella della vicina ahah. Comunque ho fatto una fatica per trovare un modo per collegarmi ad internet e alla fine ci sono riuscita! Come sempre devo ringraziarvi, siete sempre pazienti e gentili con me (io mi sarei già mandata a quel paese da sola, sul serio) e poi per le vostre bellissime recensioni. Grazie infinite e davvero poco. Bene, me ne vado altrimenti questo spazio diventa un poema. Spero con tutto il cuore che vi piaccia e che ne sia valsa la pena di aspettare. Buona lettura. 
Baci.
TeenAngelita_92


  
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