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Autore: dalialio    21/12/2013    0 recensioni
Mi alzai e mi sedetti al tavolino che si trovava nella mia stanza d'albergo. Aprii il cassetto e tirai fuori la carta da lettere e la penna stilografica e mi misi a scrivere.
"Caro John,
ci ho riflettuto a lungo durante la notte più lunga della mia vita. Non è stata una scelta facile per me e mi dispiace tanto per quello che devo dirti. [...]"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La lettera d'addio
Disclaimer: questa storia non l'ho scritta io, né si tratta di una traduzione. E' stata fatta dal mio supermegafratello di 12 anni come compito per casa di italiano e ne è venuta fuori una cosa così bella che - ovviamente con il suo consenso - ho deciso di pubblicarla.
Il compito che doveva fare consisteva nello scrivere una storia che collegasse due quadri di Edward Hopper (mio fratello ha scelto i due che trovate in basso). Non so dirvi a parole quanto sia orgogliosa del mio fratellino perché io di sicuro non sarei riuscita a venire fuori con una storia del genere. Non ci ha nemmeno messo troppo tempo ad idearla, ci siamo seduti di fronte al computer e le idee gli venivano fuori a cascata, tanto che ho dovuto fermarlo un paio di volte per farmi spiegare bene la trama, visto che continuava a sovrapporre idee su idee e non riuscivo a stargli dietro.
Se potete, lasciate una recensioncina, sarebbe molto importante sia per me che per l'autore della storia (cui ovviamente riferirò!) :D











La lettera d'addio



Mi svegliai la mattina del 15 maggio 1956 e lo ricordo come se fosse ieri. Mi rannicchiai seduta sul letto e guardai il paesaggio fuori dalla finestra. Vidi una coppia che litigava nel palazzo di fronte e mi ricordai della lettera che dovevo scrivere.
Mi alzai e mi sedetti al tavolino che si trovava nella mia stanza d'albergo. Aprii il cassetto e tirai fuori la carta da lettere e la penna stilografica e mi misi a scrivere.


Caro John,
ci ho riflettuto a lungo durante la notte più lunga della mia vita. Non è stata una scelta facile per me e mi dispiace tanto per quello che devo dirti.
Ti lascio. Non sono mai stata innamorata di te. Ti ho sposato solo perché lo volevano i miei genitori e non sono riuscita a dir loro di no.
Ti auguro di avere una vita felice con una donna che sappia amarti per quello che sei.

Elisabeth


Mi alzai dalla sedia e mi vestii per uscire. Poi presi la lettera e la misi in borsa. Afferrai la valigia fatta la sera prima e uscii dalla stanza. Diedi le chiavi al tizio della reception e uscii dall'albergo.
Mi diressi verso la stazione , comprai il biglietto per Washington e aspettai mezz'ora prima che il treno arrivasse. Il vagone della prima classe era vuoto. Mi sedetti su una morbida poltrona e il treno partì.
Mi misi a guardare fuori dal finestrino: la stazione diventava sempre più piccola man mano che il treno si allontanava. Mi stancai subito di guardare il paesaggio, quindi tirai fuori il romanzo che avevo in borsa e continuai a leggerlo, ma il mio pensiero era rivolto alla lettera e non riuscivo a concentrarmi. Posai il libro accanto a me sul sedile e presi la lettera.
La rilessi più volte, ripensando a tutti i diversi modi in cui avrei potuto scriverla, ma alla fine mi rassegnai a lasciarla così: ormai non potevo più modificarla.
Arrivò la mia fermata e scesi dal treno. Cercai la buca della posta e sospirai, tenendo la lettera in bilico sulla fessura. Ero indecisa se spedirla davvero o no.
Qualcuno mi spinse e la lettera scivolò nella buca della posta.
Il cuore mi batté a mille e per un momento pensai a come avrei potuto recuperarla, ma poi mi rassegnai: doveva essere destino. Mi sentii più leggera e uscii a prendere il taxi.



   
 
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