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Autore: asyouwishmilady    22/12/2013    2 recensioni
Dopo il sortilegio di Peter Pan (3x11), gli abitanti di Storybrooke perdono la memoria per la seconda volta. Emma, l'unica ad essere riuscita ad andarsene dalla città in tempo, torna alla sua vecchia vita a Boston, nuovamente ignara di essere la Salvatrice, la figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro e la madre di Henry. Dopo un sogno particolarmente realistico, però, le torna in mente tutto. Dove saranno Henry e gli altri? Saranno ancora in questo mondo? E come sarebbe riuscita a salvarli?
Scrivere questa fanfiction è l'unico modo che ho per sopravvivere fino a Marzo. Spero che aiuti anche voi ad uccidere l'attesa!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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«Sei una che si affeziona in fretta, vero?»  mi domandò Uncino, divertito e spaventato al contempo.

Stinsi la presa sul volante «Veramente no» biascicai io, portando alla mente tutte quelle volte che mi ero imposta di non lasciarmi andare, di non aprire troppo il mio cuore. Ma ora era diverso, pensai, dopo tutto quello che era successo con Henry, Mary Margaret, David.

«Tu sei davvero convinta che io sia Capitan Uncino?» si voltò verso di me, con espressione neutra in volto.

«Non lo credo. Lo so per certo» risposi fredda. Era come se quel Matt tenesse rinchiuso Killian e non gli desse la possibilità di tornare in sé. Lo detestavo, ma non potevo lasciarlo andare. Perché avrebbe significato lasciare andare anche Uncino, ed ogni possibilità di ritrovare la mia famiglia, mio figlio.

«Ma che differenza fa?» chiese lui, pigramente, agitandosi sul sedile dell’auto «Che ti importa se sono o meno Capitan Uncino?»

Sospirai «Era un amico. Un caro amico»

«Capisco» annuì lui, senza indagare ulteriormente.

Ormai, avevamo raggiunto quello che, una volta, era il porto di Storybrooke. Ora non c’era più niente, se non un ammasso di piante, erba e cespugli. Ero davvero sicura di non essermi inventata tutto? Forse ero stata in coma per molto molto tempo. Capivo quel Matt, in fondo. Come era possibile che una città fosse sparita nel nulla? Come era possibile credere di vivere in un mondo dove i personaggi delle favole scorrazzano tra una terra e l’altra, lanciando e spezzando sortilegi?

«Siamo arrivati» feci brusca, prima di scendere dall’auto. Uncino mi raggiunse velocemente, con quei suoi jeans attillatissimi.

«E adesso?» mi domandò lui, carico, in cerca d’avventura. In questo almeno non è cambiato, riflettei malinconica.

«Adesso devi dirmi dov’è la tua nave» feci spallucce e gli sorrisi debolmente, cercando di incoraggiarlo.

Si grattò il capo «Io non ho una nave, Emma. Ho solo una moto»

Chiusi gli occhi per un istante, in cerca della cosa giusta da fare «La mia famiglia è in pericolo, ehm, Matt. Ogni secondo è prezioso. Devi aiutarmi»

«Ma come faccio?» scalciò un sasso a terra, frustrato «Non so dov’è questa nave. Non sto capendo niente di quello che sta succedendo»

«Forse hai solo bisogno di un aiuto» feci io sottovoce, prima di avvicinarmi a lui, in cerca delle sue labbra.
Mi strinse a sé bruscamente. Ti prego, ricordati.

«Allora? Ricordi qualcosa?» mi staccai in fretta, con le guance rosso fuoco e il cuore che mi palpitava nel petto. Non mi ero dimenticata quella sensazione: almeno qualcosa di lui mi sarebbe rimasto in ogni caso.

«No» scosse la testa dispiaciuto.

«Anzi, aspetta…» chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie con la mano buona «Ricordo… Una nave»
Spalancai la bocca, speranzosa. Ci stava riuscendo. Saremmo riusciti a salvare tutti.

«La Jolly Roger» mormorai con cautela, cercando di non distrarlo.

«No» riaprì gli occhi e li posò sull’oceano calmo «Non sembrava una nave dei pirati. Sembrava una nave normale. Bianca, pulita. Non riesco a capire il contesto. Io… Non sono mai salito su una nave»

Cosa stava dicendo? Strinsi i pugni, innervosita e scoraggiata «Lascia perdere. Faccio da sola»

Corrugò la fronte, cercando il mio sguardo «Ci sto provando»

«Lascia perdere» salii in fretta in auto e chiusi la portiera violentemente «Sbrigati, ti riporto a Boston»

«Ma…» protestò lui, affacciandosi al finestrino della macchina.

«Sbrigati, per favore» lo implorai, trattenendo le lacrime. Lui sospirò, abbattuto, ed obbedì.

«Come farai a salvare la tua famiglia?» chiese con voce fioca, visibilmente ferito dalla mia reazione.

«Da sola, come ho sempre fatto!» sbottai, con il groppo in gola che cresceva ogni secondo di più «Ma che ti importa? Tu non credi ad una parola che ho detto»

«Ok, ok» alzò le mani in segno di resa «Non ci credo, ma puoi biasimarmi? Mi stai dicendo che sono Capitan Uncino e che dobbiamo trovare una nave dei pirati in una città scomparsa nel nulla. Ma sai una cosa? Non mi importa, io ti avrei aiutato comunque»

«Perché?» domandai. Avevo bisogno di saperlo. Io ero stata nei suoi panni, un anno prima e non avevo creduto in Henry. Perché questo Matt avrebbe dovuto credere in me?

Sospirò ed appoggiò la testa al sedile consumato «Perché mi sei sembrata distrutta. Perché mi hai detto che la tua famiglia è in pericolo. Io non ho mai avuto una famiglia, ma penso farebbe schifo sapere che è in pericolo»

A quel punto, non riuscii più a trattenere le lacrime, per quanto ci provassi. Scoppiai in un pianto imbarazzantemente disperato. Uncino mi accarezzò il braccio, tentando di consolarmi. Ma niente mi avrebbe consolato, se non sapere che la mia famiglia stesse bene e che lui fosse ancora l’Uncino che ricordavo.

«Quando conquisterò il tuo cuore, non sarà grazie a qualche trucchetto, sarà perché tu lo vorrai» sussurrai a me stessa, ricordando quelle parole. Significavano così tanto, ora.
Ti ho sempre amato, fin dall’inizio, anche se mi impegnavo così tanto per dimostrare il contrario.

Mi voltai verso Uncino e mi resi conto che stava fissando un punto vuoto di fronte a sé. Sembrava perso. Sobbalzai e cercai di svegliarlo.
«Uncino!» gli scossi il braccio, ma non si mosse di un centimetro.
«Uncino!» slacciai la cintura di sicurezza e lo agitai dalle spalle, più forte che potevo. Cosa gli stava succedendo? Cosa dovevo fare?
 Finalmente abbassò lo sguardo. Respirava affannosamente, però, e sembrava dolorante.

«La mano» strinse la destra attorno al polso con la protesi «Ricordo come l’ho persa»

«Davvero?» sorrisi e gli posai la mano sul ginocchio «Cosa ti ricordi?»

«Un uomo con la pelle dorata. Sembrava un coccodrillo» rispose lui, incapace di rammentare altri dettagli.

«Ci sei quasi» lo incoraggiai.

«Dov’è il mio uncino?» domandò ad un tratto, lo sguardo non più perso ma duro e determinato.

«Non lo so» risposi soddisfatta, lo sguardo audace rivolto verso di lui «Ma so dov’è il mio Uncino»

«Emma» cercò i miei occhi e, dal modo in cui mi guardava, - come un bambino che ritrova la sua mamma dopo essersi perduto -, mi resi conto che era tornato.


Allora, cosa ne pensate? Fatemelo sapere con una recensione, o scrivetemi su twitter (sono @angelclauds). Adesso cosa accadrà? Uncino sarà d'aiuto? Riusciranno a trovare la Jolly Roger per raggiungere gli altri? State sintonizzati: aggiornerò presto! :) 

 
   
 
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