Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Faith Grace    22/12/2013    6 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Viva la Vida

#3. Mysterious



"Niente è quello che sembra"
In queste poche parole Roxas soleva nascondere l'intero universo.



Roxas è sempre stato una persona misteriosa, benché all'inizio lo abbia etichettato come strano -
freak - con il passare del tempo non potei fare a meno di notare quest'altra sua preponderante caratteristica: non potrai mai sapere quello che frulla realmente nella sua testa, anche se ti da delle spiegazioni, lui tenderà sempre a nasconderti qualcosa. Con questo non voglio dire che è un bugiardo, perché non lo è e non lo sarà mai, solo che tende ad omettere alcune verità e preferire alcuni dettagli ad altri. Se all'epoca avessi saputo questo piccolo dettaglio sarebbe stato tutto più semplice, ma è anche vero che se non fosse stato proprio per questi lati così strambi ed intriganti del suo carattere, io non mi sarei mai interessato a tal punto a lui.

Quando aprii gli occhi quella mattina, il mio primo pensiero fu Roxas.
Beh non proprio... il primissimo fu quello di accendermi una sigaretta, ma questo dettaglio avrebbe sicuramente rovinato l'atmosfera idilliaca del mio discorso!
Dunque dicevo, il mio primo pensiero fu Roxas e non perché fossi mosso da particolari sentimenti nei suoi confronti, ma perché ero curioso. Circa due giorni prima lo avevo incontrato al minimarket all'angolo e, anche se non mi aveva detto nulla, avevo notato che il suo umore era più cupo dei nuvoloni che affollavano il cielo plumbeo di metà ottobre. Era più silenzioso del solito, aveva l'aria confusa, non sembrava prestare attenzione e solo più tardi, dopo che ci eravamo congedati, mi resi conto di quanto fosse pallido in volto.
Sembrava molto più fragile di quanto potessi immaginare, e per la prima volta lo vidi come una
persona e non più come Roxas, lo scherzo della natura che mi era stato affiancato come tutor.
Il suo comportamento inusuale e le sue parole mi avevano dato molto da pensare negli ultimi due giorni, mi aveva detto
"Qualcosa succederà a breve"... e in effetti qualcosa era successa: Demyx aveva riversato metà del suo fottutissimo gelato al pistacchio sul tappeto del salotto. Fortuna che mio padre è in viaggio per lavoro, aggiungerei. Ma non era questo. Non saprei neanche come spiegarlo in realtà. Non sono un tipo che crede nella sorte o roba simile ma sapevo che qualcosa effettivamente sarebbe successa, non sapevo a chi o cosa, se buona o cattiva... qualcosa sarebbe successa e basta. Un presentimento, chiamiamolo così. D'altronde Roxas non mi aveva fatto neanche il piacere di spiegarmi cosa voleva dire con quella sua frase o se si riferisse a se stesso o era in generale.
Feci un altro tiro dalla sigaretta e piegai la bocca in modo da creare tanti piccoli anelli di fumo e focalizzai la mia attenzione su di essi, portai distrattamente lo sguardo alla finestra e notai che fuori era ancora tutto scuro. Buon per me, pensai, avrei potuto poltrire ancora a letto.
A quel punto ritornai ancora con la mente a Roxas: era Lunedì, quel giorno l'avrei rivisto e avrei potuto togliermi quelle curiosità che ormai mi stavano assillando.
Va tutto bene? Perché eri così strano? Cosa deve succedere? E soprattutto a chi?
Avvertii un improvviso movimento sotto le coperte accanto a me, accompagnato da un mugugno contrariato. Io non vi badai finché il filo dei miei pensieri fu interrotto bruscamente.
"Porca puttana è tardissimo!" lo strillo poco elegante che era riecheggiato per tutta la casa apparteneva a Larxene - e chi altri allora? - che aveva appena afferrato il cellulare dal comodino e aveva spalancato i suoi occhi ancora assonnati in un'espressione di puro orrore "Che cazzo fumi a letto, vuoi incendiare la casa? E perché non mi hai svegliato prima, razza di coglione?"
Larxene: quarto anno, cheerleader, capelli biondi, occhi di un azzurro che va nel verde, verde che va nell'azzurro. Era una di quelle creature che possono ispirare tutto fuorché un sentimento pari all'amor stilnovista (già, Roxas mi ha fatto studiare bene) - donna angelica, essere celestiale, nobilitatrice dell'animo... puttanate. L'unica cosa di celestiale che si ritrovava erano le sue tette enormi, per il resto era una bestia, l'
anticristo in persona. Non ho mai visto tanta troiaggine (esiste come parola?) e cattiveria racchiusi in un solo corpo. Ma nonostante questo era una strafiga: facile ma con degli standard, e cosa c'è di meglio di un buon vecchio e sempreverde cliché del capitano della squadra di basket che se la fa con la cheerleader più popolare?
È vero, in precedenza ho detto di essere gay marcio ma anche io all'epoca avevo dei bisogni da soddisfare di tanto in tanto... e dal momento che
nessuno doveva sapere delle mie preferenze, mi accontentavo di qualche ragazza. Probabilmente non lo sapete ma essere etichettati come omosessuali è peggio dell'essere considerati sfigati.
"Buongiorno anche a te Larxene" proferii senza fare una piega al suo linguaggio stilnovista.
"Vai a farti fottere" borbottò con poca grazia alzandosi dal letto e fuggendo in bagno. Almeno era di buon umore.
Con un sospiro decisi di alzarmi anch’io, andai alla ricerca dei miei vestiti che avevo abbandonato in giro per la stanza la sera prima e li ammucchiai nel cesto della biancheria, scelsi un nuovo cambio e mi rifugiai nel bagno di servizio, dal momento che quello principale sarebbe stato occupato da Larxene per
molto tempo. Mi appuntai mentalmente che non avrei dovuto invitarla più da me quando c'era scuola.
Mi lavai e mi cambiai velocemente, afferrai la borsa e bussai alla porta del bagno ancora occupato.
"Larx io inizio ad andare a scuola, per piacere non lasciarmi il bagno una schifezza"
Ci fu una breve pausa e poi udii la sua voce seccata "Certo, certo a dopo"
Detto ciò mi affrettai ad uscire dal mio appartamento e presi a camminare a passo spedito, abitavo vicino la scuola quindi non avevo bisogno di prendere la macchina. Non mi preoccupai di lasciare Larxene sola nella mia casa, non era la prima volta che accadeva, è che non avevo voglia di sorbirmi le stronzate delle donne di prima mattina.
Appena arrivai in vista della scuola passai per il parcheggio invece che dal cortile e lanciai uno sguardo all'orario sul display del mio cellulare. Ogni mattina, alla stessa ora, vedevo Roxas scendere dalla Pontiac argentata di Riku
(il fidanzato di Sora), e suo fratello Sora o lo stesso Riku si offrivano sempre di portargli la borsa fino all'entrata della scuola, dove le loro strade si separavano per poi ricongiungersi il pomeriggio. Roxas mi aveva detto che abitava nel quartiere residenziale poco lontano, quindi Riku si offriva di dare a Sora e lui un passaggio a scuola; ma ora che ci penso non gli avevo mai chiesto come mai lo guardavano sempre con apprensione e gli portavano la borsa.
Ad ogni modo si stava facendo tardi e della Pontillac nessuna traccia, rimasi a scrutare il parcheggio finché la campanella non suonò e non mi costrinse ad entrare. Storsi il naso quando notai che Roxas non era in classe, cercai di convincermi che magari aveva avuto qualche contrattempo. Sì, sicuramente avevano trovato traffico e avevano fatto tardi, ma la mia ipotesi cadde quando, alla seconda ora mi affacciai nella classe di Inglese e non era presente neanche lì.
Forse stavo diventando paranoico ma mi stavo preoccupando.

"Axeeel!" il cinguettio acuto, seguito da un'energica pacca sulla spalla mi fecero trasalire di brutto e per poco non sbattei la fronte contro lo sportello del mio armadietto aperto.
"Ma che cavolo!" mi voltai verso la causa del mio quasi infarto. "Yuffie la vuoi piantare di arrivare da dietro così all'improvviso?"
"Le mie tecniche ninja sono sempre infallibili" lei rise raggiante e aprì il suo armadietto. Yuffie non era una mia amica ma la conoscevo perché era la mia vicina di armadietto ed era una tipa abbastanza esaltata perché credeva di essere un ninja: solitamente non socializzo con chi non fa parte del mio gruppo ma lei aveva un carattere così insistente e coinvolgente da non lasciarmi scampo, inoltre era una ragazza quindi era sempre aggiornata sugli ultimi pettegolezzi.
"Ho una notizia pazzesca"
"Spara" risposi guardandola con un pizzico di interesse. Andavo pazzo per il gossip, ma questa era una di quelle informazioni che nessuno avrebbe dovuto scoprire.
"Hai presente Vincent Valentine?"
"Uhm, quel tizio con l'aria da vampiro?"
"Esattamente" la vidi saltellare entusiasta "Ho deciso di invitarlo alla festa di Halloween"
Ridacchiai a quel pensiero "Buon per te... fareste una coppia... "
di fattoni, stavo per dire ma mi fermai e analizzai con cura le parole da utilizzare "Una coppia da sballo"
Seriamente, chi meglio poteva accoppiare un vampiro e un ninja?
"Ma a quanto pare dovrei fare io i complimenti a te" riprese guardandomi adesso con un'espressione maliziosa "Sta nascendo una nuova coppia?"
"Che stai dicendo?" aggrottai le sopracciglia.
"Sabato pomeriggio ti ho visto al minimarket assieme a Roxas, gli hai offerto una Cocacola... vero Zex?" si voltò alla sua sinistra e un altro armadietto si chiuse, rivelando Zexion - se ricordavo bene - ragazzino minuto, secchione e topo di biblioteca, lo avevo visto girare varie volte in compagnia di Roxas. Questo mi lanciò un'occhiata illeggibile ma io non vi badai perché ero troppo occupato a tenere a bada l'ansia che stava man mano crescendo in me.
"Tu...tu che ne sai?" puntai un dito indagatore contro la brunetta.
"Vi ho visti" scandì bene le parole con un risolino innocente "Te l'ho appena detto, vero Zex?"
Ancora questi non rispose ma continuò a guardarmi con l'unico occhio visibile - l'altro era nascosto da un ampio ciuffo in stile emo.
"Com'è possibile che non mi sia accorto di te?!" esclamai indignato.
"Perché sono un ninja!"
Non potevo credere al livello di pazzia che pullulava in quella scuola, inoltre non si poteva neanche incontrare qualcuno che subito iniziavano a nascere congetture improbabili e...oh cavolo!
"L'hai detto a qualcuno?" mi affrettai subito a chiedere senza badare al resto.
"No non preoccuparti" lei scosse la testa e mi sorrise come una bambina "Solo alle mie amiche più strette: Yuna, Rikku, Ariel, Belle, Aurora, Alice, Selphie..." elencò sulle dita e poi parve pensarci qualche secondo e aggiunse "Oh sì e anche Kairi"
In quel momento mi sentii come trafitto da mille frecce, il mio cuore non avrebbe retto. Kairi era la più grande pettegola della scuola, ogni informazione passava prima sotto il suo giudizio e poi lei la rendeva nota
a modo suo. E peggio ancora, Kairi era mia cugina.
La mia vita è finta, pensai sconsolato senza badare al chiacchiericcio di fondo a senso unico di Yuffie.
"Senti... non metterti strane idee in testa, l'ho incontrato per caso e ci siamo fermati a chiacchierare. Nient'altro. E per la cronaca, come mai non dici niente del fatto che ieri notte sono stato con Larxene? Non penso che tu ancora non lo sappia. "
"Certo che lo so. Ma non fate più notizia, non c'è passione tra di voi... e poi si dice che lei sia lesbica"
Sospirai sconfitto.
Riposi tutti i libri che non mi servivano più e chiusi l'armadietto con un tonfo. Feci per andarmene ma ci ripensai.
"Senti un po', prima di tutto piantala di andare in giro a diffondere notizie false su di me" mi abbassai alla sua altezza e le bisbigliai all'orecchio "Secondo, hai visto Roxas?"
Lei scosse la testa "No... questa mattina non l'ho proprio visto" poi si girò verso l'altro ragazzo. Cavolo mi ero dimenticato della sua presenza! "Ehi Zex, tu l'hai visto? Se non mi sbaglio avevate Filosofia insieme"
"Non si è sentito molto bene" rispose a voce così bassa e atona che dovetti sporgermi verso di lui per sentire "Si farà vedere appena starà meglio"
Yuffie e Zexion si scambiarono un'occhiata, come se stessero comunicando chissà cosa e lei alla fine ridacchiò.
"Conoscendo il tipo, sarebbe capace di presentarsi anche direttamente alle attività pomeridiane pur di non fare assenze"
"Ehi Ax" mi voltai e vidi Dem che correva nella mia direzione.
Io lo salutai con una mano, mi misi la borsa in spalla e piantai in asso gli altri due per dirigermi verso il mio amico Mullet-man. Mi ero stancato di tutte quelle conversazioni insensate.
"Ciao Dem. Pronto per sgranchirti un po' le gambe?" la nostra prossima ora era Educazione fisica.
"Prontissimo"dichiarò con il suo solito tono esuberante "Ma prima volevo chiederti una cosa"
Afferrai dal pacchetto che aveva in mano uno di quei soliti biscotti schifosi che era solito mangiare "Cosa c'è?"
"È vero che stai uscendo con quel Roxas?"
Per poco non mi strozzai.

Quelle voci infondate ormai si stavano propagando a macchia d'olio e io non potevo permettere che la mia reputazione venisse infangata da una idiozia del genere. Era vero che trovavo interessante quel ragazzino, così come era vero che ero stato un po' in ansia dall'ultima volta che lo avevo incontrato, ma io non stavo uscendo con lui. Non mi piaceva. Non provavo nulla per lui.
Che ingenuo che ero.
Tutta quella situazione aveva generato in me un improvviso impulso di rabbia, dovevo trovare mia cugina e scambiare due chiacchiere con lei. Attraversai di corsa i corridoi, sentendomi perforato dagli sguardi indagatori degli altri studenti, e appena arrivai negli spogliatoi sbattei con poca grazia la borsa sulla panca e iniziai a cambiarmi.
"Moore!" una voce carica d'ira alle mie spalle mi fece voltare. Si rivelò essere Sora, il fratello dell'oggetto delle mie pene.
"Ma guarda un po', un altro Strife. Certo che non mi date un secondo di tregua" mi rivolsi a lui con tono velenoso. Non avevo nulla contro Sora ma tutta la questione con Roxas e i pettegolezzi mi stavano facendo saltare i nervi e lui mi stava cercando in un momento sbagliato.
"Ho sentito quello che si dice in giro. È la verità?" fece un passo verso di me e mi guardò con astio.
"Perché non lo chiedi al tuo fratellino?" ribattei infastidito contraendo i miei lineamenti.
"Se fosse vero me l'avrebbe detto, lo so che non state insieme. Ma io voglio sapere se è vero che è con te che passa il tempo!" ormai era rosso in faccia.
"Sora basta così" intervenne Riku, frapponendosi tra me e il castano.
"È il mio tutor, non me lo sono scelto io" borbottai malamente.
Quella mia risposta lo fece raggelare. Si bloccò per un momento e poi si aggrappò al petto del ragazzo dai capelli argentei "Allora è vero...Riku tu lo sapevi? Dimmi la verità" mormorò con tono tremante "Perché non mi ha detto niente?"
"Non lo sapevo" quest'ultimo lo guardò negli occhi e gli accarezzò i capelli "Ma ora basta, stai calmo"
Sora annui ma poi si rivolse di nuovo a me, con uno sguardo carico d'odio "Axel! Non ti avvicinare a mio fratello" la sua voce tremava ancora, ma questa volta di rabbia nei miei confronti "Lascialo in pace... la colpa è tutta tua, ne sono sicuro. Non avvicinarti mai più a lui" urlò, calde lacrime avevano iniziato ad uscire copiose dai suoi occhi.
Lo guardai stupito, non sapevo cosa dire di tutto ciò.
"Moore" mi richiamò Riku con espressione neutra ma più calma, stringendo sempre il castano tra le sue braccia "Per piacere fai come ti dice Sora e non cercarlo più"
Giuro. Non ci stavo capendo nulla. Ma che cazzo avevano tutti? Roxas che faceva il misterioso, Yuffie che andava dicendo che io e lui avevamo una storia, Sora che mi attaccava e poi faceva le sceneggiate melodrammatiche e Riku che lo assecondava...e giuro di aver letto sulle sue labbra anche un "Perdonalo", rivolto al comportamento da vero
mestruato del ragazzino castano.
Rivolsi un vaffanculo generale e uscii fuori, nella palestra all'aperto. Ormai ne avevo le tasche piene di tutto e tutti. Mi diressi con ampie falcate nel campetto in cui sapevo che si stavano allenando le cheerleaders, entrai dalla porticina che delimitava la recensione, come se quel posto mi appartenesse, e senza pensarci due volte richiamai mia cugina alla mia attenzione.
"KAIRI!" sbraitai infuriato, ignorando deliberatamente tutti i saluti e le paroline che mi rivolgevano tutte le altre ragazzine. Da un angolino più lontano scorsi anche Larxene che se la ghignava con gusto.
Kairi si congedò dalle sue compagne e mi raggiunse in disparte, mi fece cenno di uscire dal campo e di dirigerci dietro gli spalti dove avremo avuto un po' di privacy.
"Ebbene?" chiese questa con aria scocciata di essere stata interrotta durante le sue attività.
"Ebbene dovrei dirlo io" sbottai incrociando le braccia al petto "Che diavolo ti salta in mente diffondendo certe cose?"
"A cosa ti riferisci?"nonostante il mio tono serio lei non appariva interessata.
"Lo sai bene! Mi riferisco a quella storia di me e Roxas. Perché dici cose non vere?"
"Oh, ti riferisci a quello? Beh io non ho fatto niente questa volta, è stata Yuffie a raccontare tutto" sorrise con malizia "E non dire che non è vero perché ho anche le prove"
"E che prove avresti?"
Lei di tutta risposta prese il cellulare e mi mostrò una fotografia, era un po' mossa ma mostrava senza ombra di dubbio me che portavo Roxas verso il parco.
"Yuffie l'ha mandata solo a me"
"Ma che cazzo, adesso vi improvvisate anche paparazzi?" esclamai non riuscendo più a contenermi ma questo non fece che provocarle una fragorosa risata "Guai a te se la fai vedere a qualcuno"aggiunsi ancora arrabbiato.
Lei mi guardò malandrina, sapeva che non le avrei fatto nulla sia perché era una ragazza e perché era mia cugina ma questo non significava che non mi sarei vendicato.
"Tranquillo non lo farò" mormorò mettendo di nuovo il cellulare in tasca "Ma non lo farò perché me lo stai chiedendo tu, anzi mi farebbe piacere vederti sputtanato per una volta. Se non lo faccio è per Roxas, per non metterlo ancora più nei guai di quanto non sia"
Sebbene quel suo discorso era fatto più per farmi infervorare che altro, io mi imposi di mantenere la calma e già che
c'ero potevo farmi dare tutte le informazioni che volevo. Dovevo solo giocarmi bene la partita, niente di più semplice.
"Di che guai parli? Sono io quello nei guai dal momento che è stato ritratto con uno sfigato, e Yuffie aggrava anche il tutto dicendo che c'è qualcosa tra noi"
"Sai... lui non è basso come te, per questo io sono dalla sua parte e non dalla tua. Se lui non può farsi vedere con te non è perché pensa alla propria reputazione ma perché suo fratello si arrabbierebbe"
"Me ne sono accorto" feci sarcastico "Prima mi ha aggredito negli spogliatoi dicendomi di stare alla larga da Roxas. Ma che cavolo ha contro di me? Eppure non gli ho mai torto un capello, avevo anche promesso a Roxas che non avrei fatto lo stronzo neanche con lui. Quel tuo amico, Sora, è un pazzo... cos'ha di tanto prezioso Roxas da fargli fare scatti del genere?"ribattei duro stringendo i pugni.
Capivo se la sua fosse stata una reazione dettata da qualche motivo scatenante, ma io non avevo mai fatto nulla a loro... beh a Roxas non ero tanto sicuro, ma a Sora di sicuro non gli avevo fatto nulla.
"È malato, Axel" tagliò corto lei "Ora come ora l'unica cosa di cui ha bisogno è riposo e non delle vostre cazzate. Conosco Roxas
abbastanza bene da poterti assicurare che non ci penserebbe due volte a rispondere ai vostri complimenti. Fa' come ha detto Sora e lascialo stare..."
La serietà della sua espressione mi fece tentennare e per qualche secondo ero davvero sul punto di demordere, ma poi mi ricordai con chi avevo a che fare: Kairi,cheerleader di punta, amica di Larxene, la più grande pettegola della scuola, e soprattutto mia cugina. Il che significava: furbizia, astuzia e bastardaggine. Riusciva a maneggiare a proprio piacimento qualsiasi informazione le capitasse a tiro. Poteva ingannare chiunque se voleva.
"Tu sei solo innamorata di Sora, ecco perché lo difendi" contestai indispettito dopo qualche secondo "Zexion me l'ha detto...
'non sta molto bene', non è poi grave come lo dipingi tu!"
Kairi mi guardò dal basso con espressione malinconica, la vidi congiungere le mani al petto "Sarò pure innamorata di Sora, ma adesso è di Roxas che stiamo parlando. Zexion per caso ti ha detto anche cos'ha? Per piacere... ascolta quello che ti sto dicendo e dimenticati della sua esistenza. Se vuoi metterò in giro altre voci che smentiscano quello che ha detto Yuffie, la tua reputazione non sarà rovinata perché sei stato visto in giro con lui, però ti prego lascialo in pace"
"Kairi tu..."
"Ti sto parlando da amica preoccupata per la sua salute" ribadì questa volta con più dolcezza.
Le parole di Kairi, la sua serietà, quella nota di dolore nei suoi occhi blu, tutto mi fece vacillare. Mi sentii come pervaso da un moto di infelicità e insoddisfazione.
Chi diamine era Roxas Strife da riuscire a provocare tante emozioni in me anche quando non era presente?
"Kai..." una vocina dolce e delicata ci fece trasalire e immediatamente ci voltammo verso una figurina poco distante da noi.
"Nami"sussurrò Kairi voltandosi verso la sua amica.
"Mi dispiace, non volevo interrompervi ma il coach ti cerca urgentemente Kai" la ragazzina rimase immobile, senza muovere un dito e mi rivolse solo uno sguardo.
"Vado subito, grazie per avermi
avvertita" Kairi annuì. Indugiò per qualche altro secondo e poi iniziò a trotterellare nella direzione da cui era arrivata, per poi voltarsi verso di me solo per un breve istante "Mi raccomando Ax" e detto ciò scomparve dalla mia vista, lasciandomi in compagnia della biondina appena arrivata.
"Senza volerlo ho sentito di cosa parlavate, Axel Moore" prese nuovamente parola quest'ultima. Non conoscevo bene Naminè ma era una ragazzina che a tratti mi inquietava. Era molto amica di Kairi e di Roxas
e sembrava sempre assente dal mondo reale, preferiva crearsene di propri nei suoi disegni, però quando parlava mostrava sempre una maturità fuori dal comune. Sembrava quasi una strega o una veggente a volte, e il suo abbigliamento non l'aiutava di certo: soleva vestire quasi esclusivamente di bianco. Altro che Larxene, lei poteva essere definita una creatura angelica.
Io sostenni il suo sguardo senza dir nulla, in realtà non sapevo cosa dire.
"Non sei mosso da sentimenti negativi nei confronti di Roxas" continuò vedendo che io non accennavo a rispondere.
"Tu sei la Naminè che è stata importunata da Xigbar vero?"
Lei annuì candidamente e poco dopo riprese "Roxas è una persona molto importante per me e so che in realtà rappresenta anche per te qualcosa... per questo voglio rivelarti una cosa" fece una breve pausa e io rimasi in ascolto "Durante l'ultima crisi che ha avuto, più di una volta ha mormorato il tuo nome. Credevano che delirasse ma io sapevo che in realtà era preoccupato perché non avrebbe potuto prender parte ai vostri incontri pomeridiani, me lo ha rivelato lui stesso. Anche tu rappresenti qualcosa per lui"
Io rimasi contraddetto dalle sue parole e dal tono caldo ma neutro con cui erano state pronunciate. Io ero qualcosa per Roxas?
"Roxas adesso sta affrontando una situazione abbastanza delicata e non può subire scosse emotive. Per questo Sora era arrabbiato quando ha saputo di te"
"A-aspetta, non...non credo di aver capito. Perché ce l'ha con me?" balbettai timoroso.
"Tu lo faresti soffrire. Questo non gioverebbe alla sua salute"
Spalancai gli occhi a quella risposta e feci un passo verso di lei per fronteggiarla meglio "No. No, aspetta. Io ho dichiarato una tregua, perché dovrei farlo soffrire?"
"Non è abbastanza..." sussurrò a quel punto ma poi ci ripensò e si corresse "
Tu non sei abbastanza. C'è qualcosa di fondo, lo so, ma tu non l'hai ancora percepito; Roxas ne avrebbe bisogno, sono sicura che così potrebbe guarire"
"Ma che stai dicendo?"
"Guarda nel tuo cuore e lo capirai, Axel Moore" e detto questo fece per andarsene ma la fermai.
"Naminè aspetta" lei si voltò e io ripresi a parlare "Qui nessuno mi dice niente... che cos'ha? Posso fare qualcosa?"
Lei mi scrutò per qualche istante e poi accennò un lieve sorriso "Se vorrà te lo dirà lui stesso. E sì, c'è una cosa che potresti fare per lui: stagli lontano ma vicino, stagli vicino ma lontano"
"Eh? Che significa?"
Ma questa volta non si voltò più, proseguì per la sua strada iniziando a cantilenare le ultime parole che mi aveva rivolto.

Il sudore scivolava copioso dalla mia fronte ma non mi fermai neanche ad asciugarlo che afferrai di nuovo la palla arancione, con qualche palleggio mi avvicinai sempre di più al canestro ed effettuai una delle mie scenografiche schiacciate che mi avevano permesso di guadagnarmi il titolo di capitano già dal secondo anno.
Amavo il basket da sempre, fin da bambino, al di sopra di ogni altra cosa. Era il mio credo, le parole che non dicevo, la mia fatica, la mia felicità, il mio pianto. In quei 28 metri di lunghezza riuscivo ad abbattere ogni mio limite e sentivo di racchiudere l'universo nelle mie mani. Non c'era un motivo preciso per
il quale avessi iniziato ad amare questo sport, lo amavo e basta. Era l'unica mia certezza, l'unica costante della mia vita e l'unica cosa che mi avvicinava davvero a mio padre. Fino ad allora non avevo mai amato nessuno come il basket e ogni volta che ne avevo l'occasione non potevo fare a meno di prendere la mia palla dalla mensola e andare a fare quattro tiri.
Riusciva a calmarmi in ogni momento, per questo quel pomeriggio mi ritrovavo a palleggiare nel campetto di street basket del quartiere. Eravamo solo io, la palla e il canestro, tutto il resto non contava; Roxas non contava e neanche
quel senso di oppressione trasmessami da quella situazione. La palla rimbalzò un paio di volte sul cemento duro dell'asfalto, l'afferrai con entrambe le mani e con un balzo la lanciai ancora una volta in aria, ma questa volta non finì nel canestro.
"Per essere un play maker i tuoi tiri da tre fanno schifo"
Una voce fredda e pacata, ma densa di sarcasmo, riecheggiò nel campetto. Dal mio canto, andai a riprendere la palla e continuai con i miei palleggi.
"Le schiacciate sono di maggior effetto" ribattei mentre mi posizionavo davanti al canestro e feci un tiro libero che andò a segno.
"Ma i tiri da tre valgono di più"
"Da quand'è che ti preoccupi degli altri" a quel punto decisi finalmente di girarmi verso il mio interlocutore "... Saix?"
L'altro, appoggiato al muro e con le mani in tasca, mi sorrise sghembo "Io mi preoccupo di tutti i miei compagni"
"Ma dai? Non si direbbe" ridacchiai ironico e mi passai una mano sulla fronte per togliere il sudore.
Lui di tutta risposta mi studiò attentamente ma non disse altro, tipico.
"Allora, a cosa devo la visita?" presi la palla da terra e gliela lanciai. Non era da lui venire a cercarti di proposito se non c'era qualcosa sotto, e sapevo che quel qualcosa non mi sarebbe piaciuto.
Saix afferrò la palla al balzo e la scrutò attentamente con i suoi occhi felini.
"Non posso venire a salutare un mio caro amico che devo essere subito trattato con diffidenza?" accennò un sorriso machiavellico così come iniziò a far roteare la palla su un dito. Io lo guardai con un'espressione che voleva dire
'mi stai prendendo in giro?', lui ridacchiò e riprese "Beh, effettivamente, c'è qualcosa"
"Ormai ti conosco"
"Oggi non sei venuto alla nostra riunione di gruppo, e neanche a pranzo ti si è visto"
Come sospettavo.
"Mi ero dimenticato della riunione" scrollai le spalle, ero serio tra l'altro "Oggi ero un po' scocciato"
Saix iniziò a camminare lentamente verso il centro del campo, dove mi trovavo io, reggendo sempre la palla in mano.
"Lo immaginavo"sibilò con tono di finta apprensione una volta davanti a me "Sai, eravamo
preoccupati per te. Ultimamente sei strano, pare che tu stia ammorbidendo un po' troppo la presa con i bambinetti"
Scrollai le spalle "Sai com'è, è un periodo particolare e tutto... mi hanno sospeso dalla squadra e ora sto studiando sodo per essere riammesso. Ma è una cosa passeggera, non preoccuparti"
"Lo spero tanto per te, non vorrei che quel Roxas Strife ti metta qualche strana idea in mente...sai noi lo abbiamo puntato"
Iniziò a palleggiare. Io non mi feci prendere di sorpresa e mi posizionai subito in difensiva ma lui con abili e rapidi movimenti riuscì a sfondare la difesa ed effettuò un tiro da tre perfetto in tutti i sensi. "Xemnas non sembrava tanto compiaciuto
da quelle voci che giravano per la scuola. Vedi di non deluderlo ancora"
Queste furono le sue ultime parole prima di lasciarmi di nuovo da solo nel campetto.
Il suo era un ultimatum, voleva farmi capire che sapeva delle voci, aveva notato che da quando avevo iniziato a frequentare Roxas non avevo mostrato più il solito carattere aggressivo, voleva ammonirmi che se non fossi ritornato sulla retta via sarei finito sulla loro lista nera.
Cosa c'era di sbagliato nel voler conoscere di più una persona? Perché doveva essere tutto così complicato?
Avvilito da tutto quello che stava succedendo, cacciai un urlo angosciato che si mescolò al fragoroso fruscio delle foglie sugli alberi.

Passarono i giorni e di Roxas neanche l'ombra.
In quei giorni avevo meditato molto sulla situazione e, non per fare lo stronzo, ma ero giunto alla conclusione che probabilmente avrei dovuto seguire i (diciamo)
consigli di Saix, Sora e Kairi - i quali, sebbene avessero idee divergenti, volevano solo una cosa: che io facessi finta che Roxas non fosse mai esistito.
Semplice a dirsi, dopotutto non è che avessi instaurato chissà quale rapporto con il biondo; così ripresi a farmi
gentilmente consegnare il pranzo dalle matricole, a insultare verbalmente i ragazzini, a fare il pervertito con le ragazze per infastidirle e a dormire in classe. Ma non avevo più picchiato nessuno, in un certo senso i discorsi di Roxas mi avevano colpito e pian piano, anche senza volerlo, stavo iniziando a capire quali dovessero essere i miei limiti. Certo, quella vita mi piaceva: fare lo stronzo mi riusciva semplice perché dopotutto era quello che avevo sempre fatto per nascondere tutte le mie debolezze e Xemnas sembrava soddisfatto che fossi tornato quello di una volta; inoltre in quei giorni erano cessati tutti gli attentati contro la prepotenza dell'Organizzazione XIII, quindi per me risultava ancora più evidente che dietro tutti i casini c'era proprio Roxas. Eppure non mi sentivo soddisfatto. Sentivo un grande vuoto dentro di me che cresceva sempre di più. Mi sentivo solo, ecco. Solo Roxas in quei pochi giorni era riuscito a colmare quella presenza che mancava nella mia vita ed era l'unico che riusciva a non farmi pesare l'assenza del basket.
Solo un giorno mi recai in aula studio, mosso da un moto di nostalgia, speravo di ritrovarlo sempre raggomitolato sul solito sgabello alla scrivania, pronto con qualche nuova offesa; ma lui non era lì, e neanche i giorni dopo. L'aula era vuota, le luci spente e la postazione abbandonata.
Ripensando agli atteggiamenti degli amici e del fratello, mi ero chiesto più volte cos'avesse Roxas - era una malattia tanto grave? Sarebbe guarito presto? Ma più che altro,
sarebbe guarito? Altrimenti non si spiegava tanta ansia e preoccupazione nei suoi confronti.
Forse quando abbiamo parlato quel sabato lui si stava riferendo proprio a questo. O forse al fatto che Sora aveva scoperto di lui e Roxas e si era arrabbiato? E poi mi chiesi ancora, perché cavolo Sora ce l'aveva con me e perché avrei dovuto far soffrire il fratello?
Le parole di Naminè rimanevano un mistero per me, non sapevo cosa pensare ma alla fine ero arrivato a una soluzione.
Stagli vicino ma lontano.
Per amor della mia reputazione, delle mie amicizie, della mia tranquillità e in rispetto alla salute di Roxas, avrei troncato ogni rapporto con lui, ma ci avrei parlato solo un'ultima volta giusto per metterlo al corrente della mia decisione e risolvere ogni cosa... e se ci scappava gli avrei chiesto anche maggiori delucidazioni sulla sua presunta malattia, di cui tutti sembravano preoccupati.
Non ero così basso e sleale come si poteva credere.

Era la mattina del sesto giorno senza Roxas quando con la coda dell'occhio catturai una chioma bionda familiare.
Stavo camminando per i corridoi e discutendo animatamente con Demyx, che stava cercando di giustificare la sua ipotesi sul perché Pippo parlava e Pluto no essendo entrambi cani, quando nel mio campo visivo apparve la minuscola figura di Roxas. Mi dava le spalle, ma sapevo che era lui. Indossava una felpa nera più grande di lui, la borsa in spalla era aperta e ancora vuota (probabilmente non era ancora passato a prendere i libri dall'armadietto) ed era in compagnia del suo solito gruppetto: Sora che faceva l'idiota già di prima mattina, Riku che se lo divorava letteralmente con lo sguardo, Kairi che tentava di fare la civetta con Sora e Naminè che ridacchiava divertita. Sembrava davvero un giorno come un altro e io non riuscii a frenare il mio impulso istigatore.
"Tra l'altro" continuò Demyx appallottolando il suo solito pacchetto di biscotti ormai finito, e ignaro delle mie intenzioni "Anche Pietro Gambadilegno se non mi sbaglio è un cane... e anche lui parla"
"Contina" gli intimai continuando a scrutare il gruppetto, facendo sempre attenzione a non dare troppo nell'occhio. Quando fui vicinissimo a Roxas, strappai il pacchetto di biscotti dalle mani di Dem e con naturalezza lo lasciai cadere nella borsa semiaperta del biondo.
Demyx da parte sua non interruppe il suo sciame infinito di parole neanche dopo l'iniziale sorpresa.
"Anche quelli della Banda Bassotti sono cani vero?" ripresi come se niente fosse.
Lo so, buttare una cartaccia nella sua borsa era una cosa stupida ma l'idea della faccia infastidita di Roxas, intento a doverla ripulire dai biscotti sbriciolati, mi divertiva da matti. Ma non ebbi il piacere di gustarmela. Non molto tempo dopo lo vidi trascinarsi con passo stanco e traballante fino al mio banco: era pallido, gli occhi spenti, le guance scavate. Sembrava appena uscito da un obitorio. Lui mi scrutò per qualche secondo, alzò la sua borsa e mi riversò addosso tutte le briciole dei biscotti di Demyx.
"Che diavolo stai facendo?" sbottai inacidito scuotendo la maglia per ripulirmi.
"Ti restituisco ciò che ti appartiene" proferì lui in un sussurro quasi inaudibile. Anche la voce non sembrava più la sua.
"Quella roba non è mia"
"Ma ce l'hai messa tu nella borsa. E
al tuo amico Demyx di prendere Chips Ahoy* la prossima volta, se vuole mangiare dei veri biscotti con le gocce di cioccolato"
Come sempre non gli sfuggiva nulla; era come se avesse gli occhi anche dietro la nuca, ridacchiai al pensiero "Come desidera" e annuii beffardo.
Questa volta però lui non si mise a ridere con me, la sua faccia rimase pensierosa.
"Axel..." esitò un'istante ma riacquisì subito il tuo classico tono imperioso "Dopo avremo un'ora buca, la professoressa è assente. Ci vediamo in aula studio tra un ora"
Io inarcai un sopracciglio e ciondolai la testa di lato.
"
Io non prendo ordini da te, gattino" incrociai le braccia al petto "Ricordi con chi stai parlando?"
"Un idiota che potrebbe essere riammesso in squadra... se la piantasse di fare l'imbecille e desse più ascolto agli altri" dichiarò con superiorità e andò a sedersi al banco vicino al mio.
Storsi il naso a quella risposta. Poteva essere stato bravo con le sue lezioni di recupero ma questo non lo autorizzava a parlarmi così in pubblico. Inoltre non avrei dovuto neanche rivederlo.
La malattia gli aveva riaffilato gli artigli.
Per
sua fortuna il professore entrò in quel preciso istante e non potei rispondere a dovere. Non che la cosa mi importasse più di tanto, Roxas aveva vinto questo round ma non la partita e non gli avrei più dato l'occasione di avere l'ultima risposta.
Passai l'ora a rimuginare su cosa avrei dovuto fare di lì a poco: avrei dovuto seguire Roxas in aula studio o avrei dovuto dargli buca? Avrei dovuto fare come dicevano gli altri oppure continuare a studiare con lui finché non sarei stato riammesso in squadra?
Cavolo, stava diventando tutto complicato solo perché, non lo avrei mai ammesso a voce alta ma, mi stavo quasi affezionando a Roxas.
Avrei potuto scegliere la strada più semplice: farmi assegnare un altro tutor, ignorare Roxas e fare finta che le nostre strade non si fossero mai incrociate.
Ero proprio una ragazzina.


Il professore camminava tra i banchi continuando a leggere un noiosissimo brano.
Era palese che nessuno lo stesse ascoltando, e anche io sbadigliai facendo finta di seguire la lezione quando invece stavo pensando a tutt'altro.
La mia attenzione però fu catturata proprio dal professore che si era avvicinato al banco accanto al mio dov'era seduto Roxas, spostai lo sguardo e notai sconvolto che questo aveva le braccia incrociate sul banco e la testa poggiata su. Stava dormendo, così, davanti a tutti e senza troppi complimenti. Ma quello che mi sconvolse di più era che il professore si era chinato per guardarlo meglio, si era ricomposto e aveva annunciato alla classe di non fare troppo chiasso e di non svegliare Roxas di soprassalto.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie, persino il professore era impazzito all'improvviso!
Alzai la mano e quando mi fu accordato il permesso di parlare, sbottai contrariato "Professore perché non fa svegliare Roxas?"
"Sarà stanco. Lascialo dormire" mi rispose l'uomo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"E perché allora quando mi addormento io mi mette in punizione?"
"Moore, negli ultimi giorni abbiamo parlato spesso delle misure da adottare con lui. So che tu sei sempre
attentissimo ma spero che tu ti sia accorto almeno della sua assenza"
Io annuii. Avevano parlato di Roxas e io non me ne ero accorto? Dovevo prestare più attenzione di tanto in tanto.
"Bene, la prossima volta allora ti consiglio di ascoltare e non farti trovare addormentato altrimenti ti sbatto in presidenza" mi disse gioviale.
Che dittatore, questo era proprio odio nei miei confronti!

Roxas era il male.
Non avrei potuto definirlo in altri modi. In sole due settimane (di cui solo una avevo passato a contatto con lu
i) era stato capace di mettere sottosopra il mio mondo e farmi cambiare così tante volte umore da farmi assomigliare a una ragazzina affetta da perenne sindrome premestruale.
Felice, divertito, appagato, malinconico, colpevole, arrabbiato, infastidito.
Mi aveva dato più pensieri lui di chiunque altro.
E in quel momento ero così irritato (che novità
...) che dopo la lezione decisi di avviarmi in aula studio con tutta la flemma del mondo, mettendoci ben 15 minuti, giusto per far capire a quel biondino malefico come ci si sente a dover aspettare.
Spalancai la porta con un calcio e andai a bivaccarmi al solito tavolo, Roxas era già seduto lì.
"Cercavi di farmela pagare?" piantò lo sguardo su di me ma non batté ciglio per il mio ritardo.
"Certo che no" feci sarcastico appoggiando la borsa sul tavolo e appoggiandomi allo schienale della sedia "Volevo solo ricordare la nostra prima lezione"
"Avevo tutto il diritto di farti aspettare, il mio lavoro inizia alle 16"
"E perché allora siamo qui adesso? Non sono neanche le 9.30 di mattina" rimbeccai seccato.
Lui mi guardò attentamente. Non c'era più la solita vivacità, ma nonostante ciò quegli occhioni blu mi erano mancati. Erano la cosa più bella che avessi mai visto.
"Ho parlato con i professori" iniziò dopo una breve pausa "Mi hanno confermato che i tuoi voti stanno migliorando, adesso c'è solo Storia da colmare... Dopo alcune richieste da parte mia di analizzarti, il professore si è finalmente convinto e dopo ci sarà un test... se lo supererai sarai reintegrato subito in squadra"
Ci misi qualche secondo a processare tutto "Co...cosa? Tu hai chiesto al professore un test? Per me?"
"Un test di recupero" mi corresse "L'ho saputo stamattina e doveva essere una
sorpresa per tutti quelli che hanno un voto inferiore a C, ma ho pensato che potesse farti piacere saperlo prima. Hai studiato quel capitolo su Washington vero? Perché sarà su quello"
Dire che ero incredulo era un eufemismo bello e buono. Non solo Roxas si era prodigato per me, ma se l'avessi passato sarei rientrato in squadra!
"R-Roxas...io-"
"Non dire niente" tagliò corto, si sporse di più e appoggiò le braccia conserte sul tavolo di legno "Questa sarà l'ultima volta che ci vedremo per fare ripetizioni. Ho già parlato con il preside e ha detto che mi solleverà dall'incarico, ma tu non dovresti più avere problemi se supererai il test... se invece fallirai, allora ti verrà assegnato un altro tutor"
"Che storia è questa? Mi stai mollando tu?" mi intromisi perplesso. Pensavo che dovessi essere io a dover chiudere con lui e invece...?
"Diciamo di sì. Ormai non ho più le forze..." si giustificò e mi rivolse un'occhiata.
"Parli come un vecchio"
Le sue labbra si piegarono in un mezzo sorriso "Beh la mia vita è equiparabile a quella di un vecchio"
Lo guardai scettico e quando fui lì per ribattere qualcosa lui mi precedette.
"Ho saputo che nei giorni scorsi mi hai cercato"
Abbassai il volto imbarazzato, anche se non c'era niente da essere imbarazzati. Forse quello che mi metteva a disagio era l'espressione tranquilla che aveva Roxas in quel momento.
"Ma che dici...io non ti ho cercato" mentii. Kairi o Naminè dovevano sicuramente aver fatto la spia.
"Senti... mi dispiace per come ti ha trattato mio fratello. È...è una testa calda e non vuole capire che deve stare al suo posto" ridacchiò nervoso.
"Mi ha attaccato senza motivo" grugnii il mio dissenso.
"Axel cerca di capirlo... lui non si metterebbe mai contro di te o qualcuno del tuo gruppo, era solo preoccupato per me" lo vidi sfregarsi le mani in maniera febbrile "Non sono stato proprio bene ultimamente e quando ha saputo che c'ero io dietro a tutto quel casino delle espulsioni e che ora ero il tuo tutor, non ci ha visto più. È un tipo impulsivo... ha tentato di allontanarti perché pensava che potessi essere un
pericolo per la mia salute"
Mi sporsi maggiormente verso di lui e contrassi il volto in un'espressione che era un misto di curiosità e preoccupazione.
"Perché dovrei essere un pericolo?"
"Il nostro rapporto... è tutt'altro che tranquillo"
"E allora?"
"Potresti provocare tante emozioni che per me sarebbero letali..."
"Ancora non capisco, non ti pare di esagerare?"

Lui mi guardò infelice per un lungo istante "Axel, io sono malato..."
Spalancai gli occhi. Non era una novità, tutti lo avevano detto e tutti lo sapevano... tranne me,
ovviamente; ma io non potei fare a meno di trattenere il fiato alla verità che finalmente mi aveva rivelato. Detta da lui acquistava un significato quasi diverso.
"Ho la sindrome del QT lungo" disse infine.
Non sapevo cosa fosse ma la cosa non mi piaceva "Di cosa si tratta?"
Roxas sospirò e puntò lo sguardo davanti a sé, il suo disagio era evidente.
"Se non vuoi dirmelo non fa niente..." mi affrettai ad aggiungere.
"No... no... è tuo diritto sapere... così capirai perché tutti vogliono allontanarti da me" io annuii e lui esitò un attimo prima di riprendere "La sindrome del QT lungo è un disturbo cardiaco molto raro causato da una tardata ripolarizzazione delle cellule del miocardo-"
"Aspetta, non ho capito" scossi la testa "Ripolarizzazione? C'entra con l'elettricità? E il cuore?"
Roxas annuì lievemente "Te la faccio in maniera più semplice... allora, come sai è il cuore che ci tiene in vita" io feci un cenno con la testa per farlo proseguire "E
, come dovresti già sapere (perché è stato spiegato anche nelle lezioni di Scienze), il ritmo del cuore è alimentato da energia elettrica... ma quando questi ritmi diventano anormali possono provocare un'insufficienza cardiaca, ossia il tuo cuore non riesce più a pompare sangue a dovere. Nel mio caso i battiti diventano così veloci e caotici da portarmi a svenimenti ... o all'arresto cardiaco"
Rimasi in silenzio. Non riuscivo a sintetizzare coerentemente tutte quelle informazioni, non al momento. Portai le mani alle tempie per massaggiarle.
"Quindi sei malato di cuore?"
"Beh sì e no... la mia non è una malattia del muscolo ma, possiamo dire, un disordine del ritmo cardiaco"
"Mmm quindi se il tuo battito cardiaco diventa troppo caotico potresti svenire o morire..." cercai di fare il punto della situazione.
"Esatto" confermò lui "Il problema sussiste nel fatto che questa malattia è caratterizzata da un elevato rischio di aritmie che potrebbero essere fatali"
"E cosa le scatena?"
"Qualsiasi cosa... esercizio fisico, caffeina, sostanze eccitanti, alcune medicine o anche il provare semplici emozioni. Dolore, paura, angoscia, ansia, spavento, euforia... tutte queste cose provocano un'accelerazione. Come si usa dire...
morire di dolore, eh?" rise amaramente.
Sofferenza.
Naminè aveva detto che io avrei potuto farlo soffrire. Abbassai lo sguardo e rimasi in silenzio a meditare, non mi piaceva che la gente pensasse così male di me. Era vero, ero uno stronzo ma la mia era solo apparenza...
"Axel?"
La sua voce interruppe i miei pensieri e puntai di nuovo lo sguardo su di lui "Dimmi"
"Ci sono varie categorie a seconda della serietà della malattia... io rientro in quella intermedia, ho avuto parecchie crisi in passato e dal momento che sono un soggetto ad alto rischio mi hanno impiantato un defibrillatore proprio qui" disse toccandosi in un punto tra la spalla e poco sopra il cuore "Ma sono insorte complicanze e sto peggiorando a vista d'occhio, per questo Sora voleva che stessi lontano da me. Uno scherzo troppo violento, una scossa emotiva troppo forte potrebbero costarmi caro"
Rimanemmo in silenzio per un paio di minuti, ognuno immerso nei propri pensieri e alla fine trovai il coraggio di parlare.
"Perché ti stai prendendo la briga di dirmi tutto questo? Non avresti fatto prima a fare come diceva Sora e allontanarti da me?"
Roxas tentennò un attimo ma poi nei suoi occhi si accese un barlume di speranza e abbozzò un sorriso tirato.
Io sgranai gli occhi e trattenni il fiato "Aspetta... non vuoi?"
Lui scosse la testa e io sorrisi nervosamente sentendomi stranamente appagato.
"Però hai detto che questa sarebbe stata l'ultim
a lezione di recupero"
"Perché è così... non lo faccio a causa di Sora ma perché proprio io non sono più in condizion
e..."
Io annuii, era una brutta questione ma mi sentivo più sollevato sapendo qualcosa in più della faccenda e che Roxas non era della stessa opinione del fratello "Non hai paura che io
possa farti stare male? Sai, come diceva tuo fratello..."
"Perché dovresti?" lui mi guardò tranquillo "C'è qualcosa in te che è diverso dagli altri. Tu sei speciale, mi fai sentire vivo"
Forse era il suo modo schietto e diretto ma per un'istante quasi dimenticai come si respirava, tanto dallo stupore della sua rivelazione, e mi sentii le farfalle che divoravano il mio stomaco. Senza neanche rifletterci posai una mano sulle sue che erano ancora poggiate sul tavolo e sostenni il suo sguardo. Mi sentivo in un certo senso realizzato, qualcuno stava riponendo un briciolo di fiducia in me e in quel frangente mi ricordai di mia madre e della promessa che facemmo sul suo letto di morte.
Decisi che non avrei permesso a Roxas ulteriori sofferenze.
"Quando mi intimavi di non riservarti trattamenti di favore e mi dicevi che tu sei forte, intendevi dire che non volevi essere trattato da malato?" chiesi quasi timoroso.
"Beh sì... più o meno"
Lanciò un'occhiata alla mia mano poggiata sulle sue e io mi accorsi subito di quello che avevo fatto. Arrossii lievemente e mi ritirai al mio posto, lui invece ridacchiò.
"E non credi che potresti compromettere la tua salute continuando a metterti contro l'Organizzazione? Capisco che non ti piace il modo in cui si comportano e che vorresti un'atmosfera più tranquilla a scuola, però così ci rimarresti secco"
Roxas sospirò e mi lanciò un'occhiata divertita "
Non è mai quel che sembra"
Non capii cosa voleva intendere.
In realtà quelle parole nascondevano un desiderio proibito e profondamente egoistico.
Perché Roxas oltre
ad essere strano e misterioso era anche egoista.

Ma questo lo avrei scoperto solo molto tempo dopo.



•·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•·.·´¯`·.·•


*Chips Ahoy: famosa marca di biscotti americani, seconda solo agli Oreo
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Faith Grace