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Autore: JoJo    23/12/2013    2 recensioni
[Storia vagamente ispirata al telefilm Gilmore Girls/Una Mamma per amica - Destiel]
Castiel si strinse nelle spalle “Niente è solo…Il figlio di John Winchester.”
“Quale, il gigante che sembra un alce?” domandò quindi l’altro, guardandosi intorno alla ricerca del compagno di scuola di suo fratello.
Il minore dei Novak scosse la testa “No, il maggiore. Dean.”
Gabriel si fermò di botto e, con una mano ben salda sul braccio del fratello, lo costrinse a fare altrettanto “Che ha fatto?”
“Niente.- sospirò pesantemente Castiel- Ma mi odia.”
Gabriel fece roteare gli occhi “Nessuno ti odia, Cassie.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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2. La tavola calda di Mary

Gabriel Novak stava camminando in centro, tra le mani una grossa e deliziosa ciambella al cioccolato, quando si accorse del radicale cambiamento.
Il vecchio locale dei Campbell, una tavola calda che da quando aveva memoria era sempre stata chiusa, aveva dei fogli di giornale a coprire le ampie vetrate e, a giudicare dai rumori provenienti dall’interno, sembrava proprio che qualcuno stesse facendo dei lavori di ristrutturazione.
Non fu difficile per lui collegare questo evento al camion dei traslochi che aveva visto sfrecciare davanti al proprio posto di lavoro il giorno precedente. Ciò che avrebbe dovuto fare, ora, era solo trovare qualcuno in città disposto a spifferargli succosi pettegolezzi su chi fossero i nuovi arrivati e quali fossero le loro intenzioni.
Gli bastò recarsi alla Roadhouse, il pub-ristorante che gestiva insieme alla proprietaria, Ellen Harvelle, per incontrare la persona giusta a cui porre le proprie domande.
“Buongiorno, Becky!” trillò, riconoscendo immediatamente la sua giovane vicina di casa seduta a uno dei grandi tavoli in legno del locale. Se c’era una cosa che tutti sapevano in città, era che Becky Rosen era a conoscenza di tutto ciò che accadeva all’interno dei suoi confini, a partire dal nuovo taglio di capelli della giovane e problematica Ruby, fino all’ennesimo cambio della trama del nuovo libro su cui stava lavorando Chuck Shurley, il solitario e timido scrittore che abitava da solo in un appartamento sopra il piccolo cinema cittadino.
La ragazza si aprì in un grande sorriso, voltandosi dalla vetrata che si apriva sulla piazza, e dalla quale si poteva scorgere chiaramente il locale dei Campbell, su cui aveva avuto il naso incollato fino a poco prima “Oh, ciao Gabriel.”
Gabriel fece un cenno del capo in quella stessa direzione “Chi sono gli stranieri?”
“La famiglia di Mary Campbell.” Spiegò immediatamente la giovane, come se lui potesse capire tutto solo dall’udire quel nome.
Il ragazzo si passo una mano sotto il mento “Chi è Mary Campbell?”
“Oh, tu e Castiel non potete saperlo.- sembrò ricordarsi immediatamente Becky- Mary abitava qui prima del vostro arrivo. Se ne è andata quando si è sposata con John Winchester.”
Si accostò di più a Gabriel prima di continuare a spifferare le informazioni in proprio possesso “A quanto pare si è voluta fare seppellire qui, vicino ai suoi genitori, e John ha deciso di acquistare il vecchio locale dei Campbell.”
“Non l’ha acquistato.- li informò una voce alle loro spalle- È sempre stato della famiglia di Mary, John lo ha avuto in eredità da lei.”
I due si voltarono per guardare Ellen, che si trovava in piedi a pochi passi da loro, le braccia incrociate al petto e sul volto la tipica espressione di una madre che ha appena colto sul fatto i propri figli mentre compiono una marachella.
Gabriel, che aveva ormai acquistato parecchia confidenza con la propria datrice di lavoro, le rivolse un sorriso a metà fra lo spavaldo e il colpevole, mentre la ragazza, decisamente meno sprezzante, si ritrasse inconsciamente “Beh, fatto sta che adesso è suo.- dichiarò, voltandosi di nuovo verso il proprio interlocutore- Dite che lo trasformerà in qualcos’altro o cercherà di far ritornare al vecchio splendore la tavola calda?”
“Non ne ho idea, ma non credo che John voglia cambiare del tutto il locale.- ammise Ellen con una scrollata di spalle- Spero solo che, se lo farà, le sue crostate di mele siano buone almeno la metà di quelle che faceva Deanna Campbell. Quella donna sì che sapeva cucinare.”
Gabriel la fissò sorpreso “Tu conosci il nuovo arrivato?”
“Non molto.- ammise la donna- John era un amico di mio marito. So che lui e Mary hanno avuto due figli, però. Il maggiore, Dean, dovrebbe avere diciannove anni e il più piccolo, Sam, è di quattro anni più giovane.”
“Oh, quasi l’età di Cassie!” trillò Gabriel contento.
Ellen si aprì in un sorriso “Vuoi ancora forzarlo a fare amicizia con i suoi coetanei?”
Il giovane scrollò le spalle “Non è che Castiel non abbia amici. Ci sono Samandriel e Inias, e quella spaventosa Meg. Credo soltanto che debba provare ad allargare un po’ la propria cerchia, tutto qui.”
La ristoratrice scosse piano la testa, sulle labbra un sorriso soave “Castiel è un ragazzo dolcissimo e sta più che bene così com’è. È un angelo, e in città tutti gli vogliamo bene.”
“Sta per compiere diciassette anni, Ellen.- continuò a spiegare il ragazzo- È il periodo in cui dovrebbe crogiolarsi nell’instabilità emotiva, frequentare gente discutibile e farmi domandare perché mai io abbia deciso di prenderlo a vivere con me.”
“Lo hai fatto perché adori quel ragazzo sopra ogni cosa.- gli ricordò la donna con un sorriso indulgente sulle labbra- Forse anche più dei dolci.”
Gli occhi nocciola di Gabriel si addolcirono per un attimo, prima che sul suo volto si dipingesse di nuovo la sua caratteristica espressione sprezzante “Nah, impossibile.”

 

Nonostante le parole di Ellen, Gabriel non aveva abbandonato l’idea che fare conoscenza con i nuovi arrivati potesse essere un’ottima occasione per il suo fratellino di conoscere gente nuova, cosa che, all’interno di una città piccola come Heaven, risultava spesso difficile.
Fu per questo che, una settimana più tardi, nel giorno dell’inaugurazione della tavola calda, battezzata Mary’s dai nuovi proprietari, Gabriel aveva deciso di mandare suo fratello in perlustrazione del locale, dichiarando di dovere assolutamente provare il loro frappuccino al caramello. Quando Castiel gli aveva domandato perché non potesse andarselo a prendere da solo, lui aveva addotto una scusa inverosimile sull’inventario della dispensa della Roadhouse, che Ellen gli avrebbe chiesto di completare al più presto.
Castiel non aveva creduto alle parole del fratello, ma se c’era una cosa che aveva imparato in tutti quegli anni che avevano passato insieme, era che quando Gabriel si metteva in testa una cosa era praticamente impossibile convincerlo a fare altrimenti.
Ed era per quel motivo, quindi, che un venerdì mattina si era ritrovato in coda in una tavola calda affollata, spintonato a destra e a manca dai suoi concittadini curiosi di fare conoscenza con i nuovi arrivati. Durante la sua lunga attesa Castiel ebbe modo di osservare i tre Winchester in tranquillità.
Il padre, John, era un uomo alto, dalle spalle larghe e l’aria di essere in grado di fare ogni tipo di lavoro pesante senza il minimo sforzo, aveva il volto provato di qualcuno che era stato costretto ad affrontare in una sola volta tutte le sofferenze della vita, gli occhi verdi in qualche modo spenti, anche se da essi trapelava una certa determinazione e passione. Era un uomo stanco, aveva deciso Castiel, e non lo aveva capito solo dai cerchi scuri sotto i suoi occhi ed il velo di barba sfatta spruzzato sulle sue guance. Il ragazzo sapeva che quell’uomo aveva perso la propria moglie ed era stato costretto a cambiare repentinamente casa, tutti in città erano a conoscenza di quel fatto, e anche se lui stesso non aveva mai dovuto provare dei dolori così grandi nella vita, di certo aveva abbastanza compassione per essere triste per lui.
“Permesso!” gli domandò con tono urgente un ragazzo alto e allampanato, prima di sfrecciargli accanto con un vassoio rosso carico di piatti dal profumo invitante.
Castiel aveva già visto Sam Winchester quando aveva iniziato a frequentare la Heaven High School. Anche se era di due anni più giovane di lui, era impossibile non notare quel giovane così alto e dai capelli lunghi e scompigliati. Non aveva avuto ancora occasione di parlargli, ma aveva intuito che il più giovane Winchester doveva amare la scuola, a differenza di molti suoi coetanei, e si aggirava spesso tra i corridoi dell’istituto con braccia e zaino carichi di libri, quaderni e fogli volanti.
Proprio mentre stava per cercare con lo sguardo l’ultimo membro della famiglia che non aveva ancora avuto occasione di studiare, una voce profonda attirò la sua attenzione.
“Il prossimo!”
Castiel alzò gli occhi verso il proprio interlocutore e si ritrovò improvvisamente faccia a faccia con Dean Winchester.
Il giovane gli sorrise da dietro il bancone “Che cosa ti porto, amico?”
“Un frappuccino al caramello, possibilmente con doppio caramello e una spruzzata di panna ed un caffè con latte di soia alla vaniglia. Da portar via, per favore.” ordinò quasi meccanicamente, mentre i suoi occhi attenti scrutavano il ragazzo che gli si trovava di fronte con la curiosità di uno scienziato di fronte ad una nuova specie.
Dean annuì “Sono subito da te.”
Il maggiore dei fratelli Winchester era alto e, come si poteva notare da ciò che trapelava dalla consumata maglietta dei Led Zeppelin che indossava, muscoloso. Aveva un volto dai tratti regolari e insolitamente armoniosi, il naso e le guance spruzzate di lentiggini e i capelli castano chiaro sapientemente sistemati con del gel. Ma ciò che più di tutto attirava l’attenzione su quel volto indubbiamente bello, erano gli occhi. Gli occhi di Dean erano verdi, come quelli degli altri Winchester, del resto, ma erano in qualche modo unici. Se quelli di John erano cupi come la parte più segreta di un bosco, e quelli di Sam erano spruzzati di pagliuzze dorate, quelli di Dean erano chiari, brillanti e facevano pensare alle passeggiate a piedi nudi sui prati pieni di rugiada durante una fresca domenica estiva e Castiel ne era talmente calamitato che non riusciva a distogliere lo sguardo.
“Ecco fatto.” dichiarò Dean, interrompendo bruscamente i suoi pensieri e facendolo sobbalzare, mentre posava davanti a lui un vassoio di cartone con le sue ordinazioni.
Castiel si riscosse, offrendogli un sorriso timido a fior di labbra “Grazie. Potresti portarmi anche del dolcificante?”
Il giovane annuì, prendendogli dalle mani la banconota che gli era stata offerta, prima di voltarsi per recuperare ciò che gli era stato chiesto. Ed in quel momento, Castiel, che pur essendo un ragazzo immensamente timido e di poche parole, si ritrovò pervaso dall’irresistibile desiderio di parlare, di farsi notare da quel ragazzo così bello e dagli occhi così sinceri.
“Ti piace lavorare con le macchine?”
Le parole gli uscirono dalle labbra a velocità elevata e, una volta resosi conto di ciò che aveva appena detto, il minore dei fratelli Novak si ritrovò ad arrossire vistosamente.
Dean si voltò di nuovo verso di lui, le sopracciglia aggrottate “E tu come lo sai?”
“Hai i pantaloni sporchi di grasso.- gli fece quindi notare Castiel, per poi inclinare la testa come per osservarlo meglio- E hai le gambe ad arco.”
“Sei un acuto osservatore, Sherlock.” borbottò il giovane, scuotendo piano la testa. Non era il primo degli abitanti di quella ridicola cittadina ad offrirgli un commento del tutto assurdo ed inaspettato, eppure non poteva fare altro che rimanere stupito ogni volta. Oppure era a causa del blu così brillante degli occhi del suo nuovo interlocutore.
“Dovresti chiedere a Bobby Singer di farti vedere le sue auto.- gli suggerì quindi il giovane, lo sguardo basso e le guance color ciliegia- È scorbutico ma di sicuro apprezzerà qualcuno che possa amare le macchine come lui, non sono molti a farlo, qui in città.”
Dean aggrottò la fronte, mentre sistemava nuovamente l’ordinazione “Grazie per questo consiglio che non ti avevo assolutamente chiesto.”
“Mi dispiace per tua madre.” mormorò quindi Castiel.
Questa volta l’altro alzò gli occhi, fumante di rabbia “Cosa?”
Castiel sbatté le palpebre più volte “Ho detto che…”
“Ho sentito quello che hai detto.- sbottò Dean- Tu non mi conosci e nemmeno conoscevi lei quindi evita di parlarne.”
“Volevo solo porgerti le mie condoglianze, non volevo farti arrabbiare.- si scusò il ragazzo, senza però abbassare di nuovo lo sguardo- Mi dispiace.”
Dean sbuffò “Senti, lo vuoi questi caffè o no?”
“Sì, grazie.- disse, per poi allontanarsi di qualche passo. Prima di essere troppo lontano, però, si voltò verso il giovane, rivolgendogli un sorriso disarmante- Spero che ti troverai bene qui ad Heaven. Benvenuto a casa, Dean.”
Il giovane dietro al bancone si ritrovò a fissare la schiena di quello strano individuo mentre usciva dal locale, ed era talmente preso da quell’azione che nemmeno si accorse di suo padre, che gli si era avvicinato e gli aveva posato una mano sulla spalla.
“Chi era quello?” domandò John, facendo un cenno in direzione della porta da cui era uscito Castiel.
Dean si riscosse “Uno dei pazzi abitanti di questa città.”
Suo padre sghignazzò sottovoce “Già, gli abitanti di Heaven possono risultare…pittoreschi.”
“Papà, non c’è bisogno che cerchi di indorare la pillola con me.- gli ricordò il maggiore dei suoi figli, voltandosi verso di lui e rivolgendogli un mezzo sorriso- Non sono Sammy.”
“Non ti sto indorando un bel niente, Dean.- disse John, scuotendo la testa- Tua madre adorava questo posto, non comportarti come se vi avessi trascinato all’inferno. Ci pensa già tuo fratello a ricordarmi costantemente quanto detesti essere qui.”
Dean sospirò, stringendosi nelle spalle “Lo so, papà. È solo che stavamo bene a Lawrence.”
“Beh, laggiù non c’era più niente per noi.”
Ed era vero. La loro casa era stata rasa al suolo da un incendio, lo stesso che aveva ucciso Mary Winchester. E anche se avevano amici e conoscenti, rimanere in quella città sarebbe stato troppo per ciò che restava della loro piccola famiglia, il vuoto lasciato da Mary troppo grande, e le macerie della loro vita precedente troppo disastrate per poter essere rimesse a posto. Così John Winchester aveva fatto ciò Mary avrebbe voluto. Aveva raccolto ciò gli era rimasto, aveva fatto fare i bagagli ai ragazzi e si era trasferito a Heaven, dove sapeva Mary avrebbe desiderato tornare.
Ora stava soltanto a loro dare un’occasione a questa nuova vita.

 

   
 
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