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Autore: Mimiwitch    24/12/2013    3 recensioni
Mille anni.
La gente tende sempre ad arrotondare le cifre, forse per impressionare il prossimo.
Perché dire mille anni fa molto più effetto che dire novecento ottanta nove o mille e due; o forse la gente trova la cosa solo più semplice da scrivere e ricordare.
E così la bella addormentata viene svegliata dopo cento anni dal bacio del principe, ma per quel che ne sappiamo avrebbero potuto essere settantasette o cento ventidue; per chi racconta non fa nemmeno differenza arrotondare per difetto o per eccesso, purché le menti di chi ascolta siano aggiogate alla storia.
Numeri buttati a caso, per impressionare.
Mille anni.
Eppure, per chi aspetta, il tempo non è così clemente, non si può raccogliere in un unico mucchio come se fosse sabbia senza importanza: per chi aspetta, ogni secondo si trascina infinito e angosciante, lungo come l'eternità, scavando un buco di dolore nel cuore, come una goccia su una pietra, lentamente.
Per chi aspetta senza sapere se e quando ciò che brama avverrà, il tempo diventa nemico e compagno eterno, in una lotta senza fine, trascinandosi.
*"Spoiler 5x13. Au, futuro alternativo. Una nuova avventura per Merlin e Arthur, una possibilità per un futuro assieme."*
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Arthur era rimasto in silenzio, per tutto il tempo, benché la mente gli scoppiasse di domande. Aveva guidato come un folle, mentre Merlin teneva Lancelot ancora svenuto tra le braccia, diretti verso la casa del servitore.

Non aveva aperto bocca nemmeno quando Merlin aveva portato la ragazza nella sua stanza e, dopo averla adagiata sul letto, l'aveva ispezionata, sentendo il battito, alzando le palpebre per controllare gli occhi vitrei ed esaminato le varie ferite per il corpo. Era rimasto in religioso silenzio, ben poco consono alla sua natura, soffocata da una rabbia che non sapeva da dove provenisse, mista ad un forte senso di impotenza. Non poteva lottare, non poteva guarire, non sapeva cosa fare: che cosa gli rimaneva? Che ne era di Arthur Pendragon, sicuro e forte Principe e Re di Camelot?

Merlin si alzò dal letto, andando in cucina; si accodò alla sua scia, con passi felpati e quieti.
Cos'ha? Come sta?” chiese infine, lasciando che alcune domande uscissero dalla sua bocca.
E' disidratata e denutrita” rispose il ragazzo, prendendo un bicchiere d'acqua a temperatura ambiente e aggiungendo un cucchiaino di zucchero, mescolando con forza; ritornò in fretta nella sua camera.
Arthur lo seguì, poi si fermò sullo stipite ad osservare la stanza da letto, con le tende rosse che oscuravano il sole, che gli ricordavano quelle che aveva a Camelot; la stanza vibrava di energia maschile, dai mobili in noce scuro, alla libreria ricolma di libri rilegati in pelle, tomi antichissimi e, ci avrebbe scommesso una mano, di magia; si sentiva in soggezione, perché quella stanza parlava di Merlin, dai dipinti di paesaggi mozzafiato al drago scolpito nel legno, poggiato con nonchalance sul comodino, vicino al bicchiere d'acqua. Poi lo sguardo si poggiò sulla ragazza dai capelli castani, che giaceva incosciente e contusa sul lettone matrimonale, col viso sofferente. Era davvero Lancelot? Era possibile una coincidenza, se così si voleva chiamarla, così eclatante?

Merlin imbevette un batuffolo di cotone nell'acqua e bagnò le labbra di Lancelot, che tremarono lievemente; ripeté il gesto, due, tre volte, finché le labbra non andarono incontro al liquido, provando a succhiare il batuffolo. Merlin ritrasse la mano e la ragazza aprì piano gli occhi.
A-acqua” chiese con voce roca.
Sei disidratata, non puoi bere tutto di colpo o vomiterai” rispose Merlin pratico, voltandosi per raccogliere un po' d'acqua col cucchiaio; alzò il collo della giovane e poi lasciò cadere lentamente il liquido nella sua bocca, per quanto lei provasse a berla tutta di colpo, aggrappandosi al suo polso. Mise via il cucchiaio, aiutandola a ricoricarsi.
Merlin, sei davvero tu” gracchiò la ragazza, alzando un braccio per accarezzargli una guancia.
Non parlare ora. Sforzerai la gola” la ammonì il ragazzo.
La mano di lei si chiuse sull'orecchio, stropicciandolo appena tra le dita, gentilmente, mentre lui, attonito, glielo lasciava fare.

Dèi, come mi son mancate le tue orecchie” ridacchiò lei debolmente, prima di lasciarlo andare e poggiare il braccio stanco sul letto.
Prima o poi mi dovrete spiegare che avete tutti con le mie orecchie!” si indignò Merlin, facendola sorridere, mentre si voltava a cercare lo sguardo di Arthur che però, scoprì, non era più lì con loro.
Torno subito” disse, mentre lei si girava sui cuscini e ricadeva nel sonno, distrutta.

Non era scappato. No, affatto.
Arthur Pendragon non scappava per una fesseria del genere. Per uno sguardo innocente? Per un gesto intimo?
Ma figurarsi.
Non se n'era andato dopo che lei o lui, o come diamine doveva chiamarlo, aveva parlato a Merlin con un tono di voce così dolce o perché lo aveva toccato, -toccato!, santo cielo,- mentre lui non osava farlo: no, affatto. Nemmeno perché gli aveva detto quella frase che era risuonata anche nella sua mente il primo giorno in cui si erano rincontrati. Gli erano testimoni tutti gli Dèi dell'antica religione e anche quelli dell'Olimpo e di Asgard, tanto per fare le cose per bene, che lui era andato in cucina per prendere dell'acqua.
E basta. Nessun'altra ragione, per certo. Di certo non perché fosse geloso, che fesseria.

Merlin lo trovò che provava a strozzare un bicchiere, seduto al tavolo della cucina.
Sire?” chiese titubante, credendo che il pallore sul suo viso fosse dovuto alla preoccupazione per il suo ex cavaliere.
Lancelot sta bene. Dovrò reidratarlo lentamente, con molta pazienza, ma starà bene” aggiunse, sicuro di fare la cosa giusta nel rassicurarlo.
Lo sguardo di Arthur cadde sull'orecchio del servitore, arrossato dal tocco della mano di Lancelot.
Si arrabbiò di nuovo.

Sei certo che sia lui?” domandò, guardandolo mortalmente serio.

Merlin ricordò con incredibile precisione la volta in cui Lancelot era tornato dall'aldilà, sotto l'incantesimo di Morgana; capiva perfettamente le remore di Arthur, nel non fidarsi subito.
Io... sono certo, Sire. Anche se non capisco, davvero non capisco, come possa ricordarsi il suo nome di allora o il mio” rispose il mago, scuotendo la testa incredulo.
Come ho fatto io, no?” esclamò Arthur con un'alzata di spalle, per nulla sorpreso dall'idea, quanto dalla assurda tempistica degli avvenimenti. Perché che due cavalieri di Camelot rinascessero nella stessa epoca, entrambi come donne e che si ricordassero del loro passato non poteva essere casuale.
No. Non è la stessa cosa. La vostra rinascita era stata predetta, voi eravate destinato a risvegliarvi, a ricordare chi eravate” iniziò Merlin, senza cogliere quello sguardo stizzito sul viso della ragazza, nell'apprendere di una predestinazione a ricordare che lui non aveva chiesto.
Ma Lancelot... anche se si fosse reincarnato, avrebbe dovuto vivere ignaro di ciò che è stato. Si possono fare sogni su ciò che si era, ma al risveglio si cancellerebbero e parrebbero scenari di fantasia. E' così che funziona!”
Allora? Pensi che abbia a che fare con me?”
La domanda era sorta spontanea, veloce. Merlin lo guardava dubbioso, le mani poggiate sulla spalliera della sedia di fronte al suo Re.

E' una donna, Merlin, come me. E si ricorda ciò che era, non sarà una coincidenza, no?” sbottò incredulo Arthur.
Non lo so. Al momento non è abbastanza in forze per darci risposte.”
E quando lo sarà?”
Una domanda che poteva sembrare controllata, ma in cui era nascosta la sete di sapere.

Domani o dopodomani.”

E nel frattempo? Tutto il resto? Cosa abbiamo risolto?” incalzò l'ex Re, alzandosi per riporre il bicchiere nel lavello.
Freya ha detto che sia voi che l'altro uomo discendete dai Pendragon, perciò non sarà un vostro parente?” azzardò Merlin, provando a sbrogliare la matassa di informazioni.
Arthur si appoggiò al lavello, pensieroso. “Mio padre aveva un fratello, ma non so se abbia avuto figli, perché litigarono molti anni fa e non si sono più parlati. Mamma è figlia unica, ma aveva dei cugini persi di vista anni addietro.”

Dobbiamo fare ricerche sul vostro albero genealogico. Dobbiamo scoprire se davvero discendete da voi stesso e come sia possibile.”
Potrei fare delle domande a mia madre, cercando di non metterle pulci nelle orecchie. Se sospettasse qualcosa, qualsiasi cosa, sarebbe capace di pedinarmi” propose la ragazza, incrociando le braccia sotto il seno.
Sarebbe comunque potuto andare al comune a richiedere la genealogia completa della sua famiglia, anche se avrebbe richiesto giorni, forse settimane, per essere completata. Tuttavia qualsiasi indizio, qualsiasi speranza, era meglio che continuare a girare in tondo, come un cane che cercava di mordersi la coda.

Merlin si incantò ad osservare i raggi del sole del tardo pomeriggio, che entrando dalla finestra illuminavano la testa di Arthur, rendendo i capelli biondi come un'aureola dorata. Un secondo dopo si schiaffò la mano in faccia, con un rumore secco, perché seppe che era davvero diventato matto: per sempre, irrimediabilmente.
E per la missione? Chi può aiutarci? Non credi che la questione della spada e la minaccia siano connesse?” chiese Arthur, avvicinandosi per guardarlo da sotto in su, fiero della sua ipotesi.
Dobbiamo cercare qualche altra creatura magica. Solo loro hanno le risposte” balbettò, deglutendo nervosamente.
Il profumo di Arthur era dolce e gli confondeva il cervello, ma mischiato ad esso c'era il suo vecchio odore, di cuoio e ferro, e Merlin si chiese se non lo stesse immaginando, se non lo percepisse solo perché sapeva che quello fosse il suo Re; i due profumi, il vecchio e il nuovo, si mescolavano senza prevaricare uno sull'altro, accelerando il suo battito.

Ce ne sono molte? Di creature magiche, intendo” chiese Arthur, riportando il suo cervello su un campo neutro; inspirò profondamente, per scacciare via quelle sensazioni.
Troppo poche” replicò serio, uscendo dalla cucina.



Rimasero al capezzale di Lancelot per tutto il resto della giornata.
Ogni mezz'ora Merlin gli somministrava un cucchiaio di acqua, controllando ossessivamente che non rimettesse, lasciandolo poi a sonnecchiare per riprendere forza. A tarda sera il cavaliere riprese conoscenza, guardandosi attorno con occhi dapprima confusi, poi sollevati nello scorgere Merlin. Dopo che il servitore ebbe pulito le ferite e le ebbe medicate, Arthur aiutò la ragazza a cambiarsi, mettendole un pigiama di Merlin, enorme per il suo corpo minuto.

Grazie, sei molto gentile. Mi chiamo Laureen” si presentò la ragazza bruna, tendendole una mano fasciata.
No, sei Lancelot. Ti ho sentito” rispose tranquillamente Arthur, aiutandola a rimettersi a letto.
La giovane la osservò imbarazzata, ma con un sorriso sincero.

Oh, quello. Io...”
Va tutto bene, Lancelot. La ragazza con cui stai parlando è Re Arthur” si intromise Merlin, appena apparso sulla porta. Lancelot sgranò gli occhi e li puntò sulla ragazza bionda, che resistette alla radiografia del suo ex cavaliere senza fiatare.
Sire” iniziò mentre cercava di alzarsi per chinarsi al suo cospetto; “Voi... voi siete come me... non sono solo io... Sire, io...”
Arthur bloccò la ragazza sul letto, impedendole movimenti bruschi, poco prima che svenisse. Merlin impedì altre conversazioni, dato che la notizia aveva già sconvolto troppo Lancelot, che necessitava assolutamente di riposo. Dopo aver somministrato un sonnifero al cavaliere, lui e Arthur lo lasciarono a riposare, spostandosi in cucina.

Avete fame?”
Il suo stomaco brontolò proprio in quel momento. Controllò l'orologio sul muro: le nove e trenta; non mangiava nulla dalla colazione.

Volete cenare con me?” propose innocentemente Merlin, iniziando a trafficare in cucina.
Arthur avrebbe voluto. Avrebbe voluto sedersi di fronte a Merlin e parlare con lui mentre mangiavano, in una scena così intima che gli ruppe qualcosa dentro.
Ma non era giusto. C'era qualcosa di sbagliato nel modo in cui il suo corpo reagiva alla presenza del suo servitore, ai suoi sguardi e alle sue parole, che gli imponeva di andare via.
Voleva rimanere e andare allo stesso tempo, e si sentiva scisso. Voleva stare con lui perché lo faceva sentire bene, perché sapeva chi fosse davvero, perché ogni cosa sapeva di nuovo e antico e gli piaceva, ma il batticuore che gli suscitava un suo tocco o la rabbia per la presenza di qualcun altro in casa sua lo spiazzavano, lo spaventavano.

Merlin si avvicinò al mobiletto nell'ingresso e armeggiò con qualcosa di metallico, poi tornò e gli prese una mano.
Questa è la chiave di casa. Adesso andate al vostro appartamento, domani potrete tornare all'ora che preferite. Sentitevi come se fosse casa vostra” mormorò, dato che dalla titubanza del suo signore aveva capito molte cose; ma ovviamente non quelle più intime.
La chiave, calda del calore di Merlin, cadde sul palmo della ragazza, e assorbì anche quello della sua mano, mischiandoli; Arthur la guardò scintillare e gli sembrò che fosse qualcosa di molto più grande del minuscolo pezzo di ferro che appariva: era la fiducia di Merlin, era la sua comprensione, era quel suo mettersi sempre nelle sue mani, senza domandare mai nulla.
Deglutì nervosamente, stringendo la mano a pugno, poi si diresse verso la porta di casa.

Sire?” lo chiamò Merlin, facendogli perdere un battito; si fermò e il ragazzo lo raggiunse.
Avrei bisogno di un favore. Potreste portare un cambio d'abiti per Lancelot? Dovreste avere la stessa taglia” asserì il mago, squadrandolo da sotto a su senza imbarazzo.
Arthur assottigliò gli occhi, minaccioso: era almeno tre centimetri più alto di Lancelot, -poco, ma sicuro,- e aveva meno fianchi!

Ma cosa vuoi capire di taglie femminili, Merlin!” rispose, facendo ridere il ragazzo; si voltò e spalancò il portone d'ingresso, fermandosi poi sulla porta.
Buona notte, Sire, state attento.”
Notte, Merlin” rispose, varcando la soglia.


Althea! Dove diamine eri finita?” le urlò Patricia non appena mise piede nell'appartamento, in preda ad una crisi isterica.
La sua coinquilina era una ragazza punk, che sfoggiava corti capelli viola e un gestaccio a chiunque osasse indicarla per strada; non si conoscevano da molto, ma dato il carattere esuberante si era eletta sua amica per sempre e cercava in tutti i modi di spingerla a socializzare, a partecipare a rave folli e ad appiopparle qualche nuovo fidanzato scelto tra i suoi amici schizzati.

Arthur si lasciò stringere nell'abbraccio stritolante dell'altra, che le urlava frasi a ripetizione nell'orecchio.
Ero così preoccupata e tua madre non sapeva dove fossi e io forse ho sbagliato a chiamarla, ma il tuo cellulare era qui e io non sapevo come contattarti. Non è da te sparire all'improvviso senza una parola, senza portare via nulla, e mi sono preoccupata, non sei una pazza, ma nemmeno una persona equilibrata, diciamocelo. Dio, non ho dormito per giorni, ero davvero in ansia, ma dove cavolo eri finita?” sciorinò tutto d'un fiato, suscitandogli un sorriso di dolcezza, ma anche indignazione: lui non era una persona equilibrata? Detto da Patricia poteva suonare come un insulto.

Riuscì a divincolarsi dalla morsa dell'altra e a respirare di nuovo.
Scusami, sono andata a casa di un amico che stava poco bene, ho usato le sue cose. Sono uscita talmente in fretta che ho dimenticato tutto qua” mentì, con un leggero batticuore, andando in cucina a prepararsi un sandwich.
Un amico?” domandò la voce della coinquilina mentre la seguiva e Arthur seppe, senza nemmeno guardare, che il suo sopracciglio era alzato dallo scetticismo. Si poteva intuire la forma di un'espressione dal tono di voce?
Sì, un amico. Ho degli amici, sai” ribatté seccata, poggiando le fette di pane sul tavolo e aprendo il frigo in cerca degli altri ingredienti.
Sì, ci credo. Come si chiama?” incalzò l'amica scettica, mentre si appollaiava sulla sedia più vicina.
Non lo conosci” rispose, aprendo il barattolo della maionese e iniziando a spalmarla sul pane.
Patricia intuì quello che sospettava più dai silenzi che da quello che Althea le diceva.

Uh, ti piace, vero?” azzardò, rubando una fetta di arrosto di tacchino dal vassoio sul tavolo e infilandola in bocca con un sorriso sornione.
No!” rispose Arthur con veemenza, sbattendo il coltello un po' troppo forte sul tavolo e schizzando la maionese intorno.
Va bene, non insisto. Mi basta sapere che finalmente riesci ad andare oltre. Pensavo che Hector ti avesse rotto il cuore per sempre.”

Arthur finì di prepararsi il sandwich, diede la buona notte a Patricia e si fiondò in camera sua.
L'amica sapeva che non l'aveva offesa, perciò non c'era bisogno di chiedere scusa. Era stata una constatazione, la sua, perché sapeva come la rottura con Hector l'avesse provata al tempo; quell'ignobile bastardo l'aveva tradita e poi aveva addotto come scusa che lei ci metteva troppo a decidere di lasciarsi andare e meno male non aveva ceduto.
Addentò il sandwich mentre con la mano libera frugava nei suoi cassetti, in cerca del pigiama.
Era strano aver vissuto come Althea e tuttavia ricordare di essere stato Arthur, e come le due parti convivessero pacificamente, in un certo senso. Si avvicinò allo specchio, con metà del pigiama infilato e il sandwich quasi finito, e si specchiò: cercò di ricordare come era stato il suo aspetto quando era Arthur, sovrapponendolo a quello di ora. Era stato alto e bello e parecchio atletico, ma non riusciva a ricordare nitidamente le sue fattezze e si arrabbiò moltissimo con la sua memoria fallace.
Finì l'ultimo boccone del suo pasto e si infilò l'altra metà del pigiama, spegnendo poi la luce.

Sbuffò sonoramente nell'oscurità.
Era Arthur ed era Althea e nessuna delle due parti gli sembrava sbagliata, ma sapeva che continuare ad essere entrambe lo avrebbe distrutto. Avrebbe voluto non ricordare di essere stato il principe di Camelot; o ricordare, ma tornare com'era prima. Così si sentiva a metà e non era giusto. E non perché credeva che una volta tornato uomo non avrebbe più sentito quelle sensazioni strane quando Merlin gli era intorno: non aveva nessun problema ad ammettere che gli piacevano gli uomini, d'altronde era stato per due anni con Hector e lo aveva trovato molto attraente; così come non aveva problemi a ricordare che gli erano piaciute le donne e sapeva che se ne avesse incontrato qualcuna di speciale, probabilmente si sarebbe innamorato di lei.
Tirò su le coperte sino al mento, con stizza.
Era perché era impensabile che lui sentisse qualcosa per Merlin, corpo femminile o meno. Merlin era il suo servo, il suo valletto, era un idiota, era irriverente e, soprattutto, era il suo migliore amico; non poteva sentire qualcosa verso il proprio migliore amico, era surreale; e non per uno che aveva quelle orecchie, poi. Si girò su un fianco, scacciando via quella rabbia latente che si era acquattata sul fondo del suo stomaco, all'idea che Lancelot stesse dormendo nel letto di Merlin, al momento.
Lancelot era tornato. E anche lui si era reincarnato in una donna. C'erano troppe coincidenze, troppe domande, e ogni volta che cercavano una risposta le cose si complicavano buttando loro addosso altri enigmi, altri quesiti.
Cosa avrebbe dovuto sventare? Perché in quel momento e non due anni prima o cinque dopo? Cosa c'era di così urgente, nelle profondità del destino, da richiedere il suo ritorno lì e subito? E perché Lancelot? Perché non Leon, col quale era praticamente cresciuto o Gwaine o Percival?
Come, dove, cosa, perché... era diventata una litania in quei giorni.
Cadde nel sonno, non prima di essersi ripromesso di trovare tutte le risposte e di salvare Merlin da qualsiasi minaccia attentasse alla sua vita.
Avrebbe spezzato la sua spada, una volta ritrovata, così sarebbe stato salvo.


Merlin, dopo aver controllato che Lancelot stesse dormendo e che le sue condizioni fossero buone, spense la luce e uscì dalla camera in silenzio.
La reazione dell'amico era stata più che giustificata, nello scoprire che anche Arthur era in vita e che era una donna, come lui. Cercò di immaginare cosa dovesse aver passato per ridursi in quello stato, probabilmente vagando per delle risposte; gli uomini che lo seguivano, poi, cosa avevano a che fare? Erano scappati in fretta, trascinandosi i compagni svenuti, senza lasciare traccia.
Si sedette sul divano, rannicchiando le gambe al petto, pensieroso. Chi avrebbe potuto dargli delle risposte? Kilgharrah, che al tempo sapeva sempre tutto, era morto ormai da tempo. La testa ciondolò all'indietro poggiandosi allo schienale, in un gesto di stanchezza.
Era tutto così assurdo. E maledettamente sbagliato.
La preoccupazione di Arthur, e qualche sensazione di ansia che non riusciva a capire, lui le poteva percepire come fossero sue e lo preoccupavano; e il senso di colpa ritornò prepotente, come aveva fatto negli anni. Se fosse stato più attento, se avesse saputo difenderlo così come era stato destinato a fare, invece di creare l'assassino che lo avrebbe ucciso, forse niente di tutto quello sarebbe successo. Forse lui e Arthur avrebbero assistito alla nascita di Albion, libera e magica, e tutto sarebbe finito nel modo giusto.
Dèi, sembrava una favola, con “e vissero tutti felici e contenti” e compagnia danzante; mille anni di solitudine e pensieri di rimorso non gli avevano forse insegnato che la vita non era una favola? Che le cose non andavano come uno desiderava, ma a seconda di cosa si sceglieva, di come si agiva? Che bisognava pagare per le scelte sbagliate?
Sorrise tristemente, stropicciandosi la fronte con una mano: era sempre un ragazzino, un idiota, ingenuo ragazzino. Dopo tutto, non riusciva comunque a non pensare che tutto sarebbe andato per il meglio.
Il sonno lo colse mentre ancora rifletteva, abbandonato sul divano, un orecchio piegato sotto la testa.




Note:

Benritrovati a tutti. Scusate per il lungo periodo di attesa, ma non ho avuto un momento libero negli ultmi tempi. Nemmeno oggi, tra preparazioni di pietanze e via dicendo. Perdono!
Ma torniamo alla storia...

L'entrata in scena di Lance ha suscitato le più disparate emozioni: euforia, ilarità, incredulità. Sono contenta che il nostro cavaliere (ormai gentil donzella) sia così amato! Ovviamente, come molte hanno supposto, la sua presenza non farà che mettere pepe alla tormentata psiche del nostro asino. O sì, e ne siamo tutti felicissimi.
In questo capitolo entra in campo Patricia, la coinquilina di Arthur-Althea... è un OC, ovviamente; spero che vi piaccia. Apparirà spesso? Poco? Io lo so, voi rimanete per scoprirlo.

Vi auguro un buon Natale, o Hanukkah, o Yule o qualsiasi cosa voi festeggiate! Buone feste a tutti!
A presto!
Un grosso abbraccio
Mimì

  
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