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Autore: Slendy 417x    26/12/2013    1 recensioni
Due mondi diversi si fondono. Emma, giovane fresca di studi e James, batterista di una band Heavy Metal molto famosa. Un intreccio fitto di segreti, passioni, amicizie ma soprattutto voglia di rinascere, da parte di entrambi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma

Ricordavo ancora gli sguardi apprensivi  che mi lanciavano i passanti, o addirittura gli automobilisti che rallentavano e abbassavano il finestrino dell'auto in corsa, allarmati dalle mie grida disperate. I lamenti capricciosi, e nel contempo di una necessità imprenscindibile, dei bambini, attraggono anche il cuore più rude. Il dolore infantile è simile a quello degli animali, straziante a tal punto da costringerti a voltarti, lottando contro l'istinto irrefrenabile di continuare a nutrirti di quella visione, di quel volto morbido e senza colpe che si contrae in ogni singola parte. Un'insistente richiesta d'aiuto. Le ginocchia sbucciate sono un incubo senza età, che fa rabbrividire grandi e piccini e che invoglierebbe chiunque a vendere l'anima al diavolo pur di avere la garanzia di non rischiare mai più di provare una sofferenza tale.
Io in particolare avrei capeggiato la fila che scende a spirale negli abissi infernali pur di poter evitare questo rischio, essendo la mia soglia del dolore ,se non bassa, pressoché inesistente. Per questo motivo, quando James la sera del nostro primo ufficiale appuntamento, per l'appunto sette anni dopo l'accaduto, si era intrufolato nei miei angoli più freddi con l'eleganza della poesia che solo un'anima sincera sa usare, mi era balenata tra i ricordi quella scheggia di tempo vissuto. Quel rovente pomeriggio estivo in cui Joel un attimo prima correva con la lingua penzoloni reggendo con una mano il manubrio della mia piccola bicicletta, e un attimo dopo mi medicava concentrato come se la sua intera esistenza dipendesse dai suoi gesti inesperti. Allora avevo creduto , con  la tipica tragicità che solo i bambini possiedono, che non potesse esistere un dolore più intenso e insopportabile. Tanto che, quando si affievolì poco a poco, sotto le cure del mio piccolo amico, sentii un vuoto allo stomaco, una sensazione di leggerezza assoluta. Fu allora che mi accorsi  per la prima volta della mia esistenza. Può sembrare una stupidaggine scontata, il prodotto compassionevole di una mente puerile ancora acerba, ma è proprio nel momento in cui corri dei rischi, provi del dolore, sbagli e ti rialzi, che avverti l'enorme responsabilità che ti è stata data: la tua vita.
Sono proprio le cose che diamo per scontate quelle che dovrebbero sorprenderci di più. Non ha caso si dice che i bambini sono la bocca della verità. Crescendo si cerca di dare un significato profondo e ragionato a tutto ciò che accade, si pensa, si vede, quando le risposte che cerchiamo ci danzano di fronte, e noi ,accecati dal mito del connubio tra verità e difficoltà, ci costringiamo ad eterni viaggi senza destinazione alla ricerca di qualcosa di semplice, che ,però, nella sua semplicità non vogliamo accettare. 
Io avevo trovato una di quelle preziose risposte, e raggiunto un attimo di gioioso stupore, felice ,nel mio piccolo, di quel segreto che non avrei condiviso con nessuno.
Eppure era riemerso, a distanza di anni, eventi, esperienze, in una circostanza tanto simile quanto diversa dalla prima volta.
Adesso avevo la consapevolezza di esistere perché qualcuno se ne era accorto, e me l'aveva fatto notare. Tuttavia non era servita una rovinosa caduta dalla bicicletta, bensì una cascata di ciò che adoravo di più: parole. Forti, perché vere, fresche, pure. E ,nonostante tutto, non mancavano le analogie con la mia piccola tragedia passata. Anche questa volta la consapevolezza bruciava, con l'unica differenza che ad andare in fiamme non era il mio ginocchio, ma la fortezza del mio debole per James, che avevo faticosamente costruito per proteggermi da ciò che desideravo di più e che al tempo stesso mi costringevo ad evitare: un amore travolgente.
 E con essa bruciavo io, di euforia e di terrore, di gioia e di dolore. Sentivo il fruscio delle insicurezze che sfioravano la mia pelle, che tornavano alla carica perché ora potevano permetterselo. Ero nuda, in pericolo, esposta, a rischio. Ero viva.
La mia battaglia interiore mi teneva così occupata da non farmi notare gli occhi avidi del ragazzo che mi affiancava indugiando con il cuore martellante sul profilo delle mie labbra, che torturavo soprappensiero. Non si azzardò a spezzare il vuoto che si era creato da parecchi minuti ormai. Le persone tendono a colmare tutto perché sopraffate dall'imbarazzo del silenzio, quando questo è consolante quanto milioni di parole. James lo sapeva. Forse non lo condivideva, forse avrebbe voluto con tutto se stesso che avessi risposto alla sua dichiarazione, ma sapeva quanto avessi bisogno di quel silenzio, e mi rispettò, come nessuno avrebbe mai fatto. 
Il problema era che io sapevo che non stavo rispettando lui. Non di certo tacendogli quella parte di me che si ergeva su cumuli di segreti, bugie e parole non dette. L'unica realmente autentica. Perciò, anche se ero talmente terrorizzata dal pensiero che mostrandogliela l'avrei fatto fuggire come tutti gli altri, che presi a tremare, mi liberai dalla morsa delle sue braccia per alzarmi in piedi, dinanzi a lui.
"Non puoi pensare quello che hai detto."
Il suo volto ,che poc'anzi splendeva di in sorriso che illuminava la notte stellata, si fece teatro di una smorfia confusa e imbarazzata: "Non mi credi?"
"Intendo dire che NON DEVI pensarlo."
"Cosa stai cercando di dirmi?"
"E tu? Nemmeno mi conosci e già mi dipingi come un angelo caduto in terra! Dove vuoi arrivare?"
Gli si infiammarono le guance: "Pensavo che l'avessi capito quando sei piombata a casa mia ieri sera.. E a dire il vero credevo che per te fosse lo stesso. - Cercava di darsi un tono, visibilmente teso- Non volevo spaventarti, scusa. Devo averti fraintesa."
"Spaventarmi! James.." Mi passai le mani tra i capelli e presi a camminare avanti e indietro.
 Gestiscilo Emma, puoi farlo.
"Emma non fa niente - si sforzò di proferire lui improvvisamente scuro in volto - dimentica tutto, non volevo turbarti, io non.. Non so neanche se provo.. Non..." Si alzò in fretta e si diresse verso il parcheggio. Guardavo la sua schiena allontanarsi  ,un'altra, l'ennesima, e pur avendo vissuto quel momento tante volte da abituarmici, non accettai quella inaspettata separazione. Tutto, ma non James.
"Io non lo merito!" Gridai fermandomi di scatto. In equilibrio instabile, scossa dalla forza con cui le vene del collo pulsavano impazzite, con le lacrime ferme agli angoli degli occhi e le labbra socchiuse. Ansimavo, incerta sul da farsi qualora lui si fosse fatto scivolare addosso il mio grido d'aiuto.
Ancora non lo sapevo, ma lo stavo sottovalutando.
Lo vidi voltarsi di profilo, indugiare per una frazione di secondo e tornare sui suoi passi con lo sguardo nascosto dai capelli. Una vota raggiuntami fissò gli occhi preoccupati sui miei:" Emma di cos'hai paura?"
"Di tutto. E soprattutto di me."
Soffocò una breve risata affettuosa e mi sfiorò le mani con le sue "Ormai me lo sono lasciato sfuggire, e poco importa se farò la figura dello stupido contraddicendomi, ma non posso mentire ancora, soprattutto a me stesso. Mi hai stregato Emma, anima e corpo. Ogni mia azione tende a te, ogni mia scelta, decisione, opinione è in funzione di te. Non devi temere che non abbia capito come sei veramente, tu sei quella parte di me stesso che mi mancava, che mi è sempre mancata. Conoscerti significa conoscermi."
"Oh James! Ti prego, basta! Se non la smetti di dire certe cose potrei fare una pazzia! Potrei crederci!"
"Mi offenderei se non lo facessi !"
"Tu non capisci.. Non immagini neanche lontanamente chi io sia."
"Emma, andiamo! Credi che ciò che mi impedisce di dormire la notte siano i falsi sorrisi che indossi quando stai con i ragazzi? O che mi sia lasciato infatuare dalle tue maschere di gioiosa spensieratezza? Sono i momenti come questo che mi fanno impazzire, quando combatti in prima linea i tuoi demoni, quando ti lasci sfuggire qualcosa che hai stabilito proibito per me da sentire e per te da rivelare. Sono le occhiate che riesco a rubarti di tanto in tanto, la tua disarmante timidezza, il suono delle tue risate, che monopolizzano i miei pensieri. Per non parlare della nuvola di mistero che ti ronza attorno.
Io so che c'è qualcosa che ti blocca. Come so che tu nascondi e ti nascondi."
Sbarrai gli occhi improvvisamente spiazzata. Lui lo notò perciò evitai accuratamente il suo sguardo, mentre lo sentivo dire:" Ho bisogno che tu mi parli di tutto. Non pretendo, non ti costringo, ti prego soltanto di affidarti."
"James il punto è che se lo faccio rischio, di essere felice, di soffrire, di perderti. E io non ho mezze misure, esagero in tutto, voglio tanto lasciarmi andare quanto rinchiudermi nelle mie prigioni di solitudine. Ho sempre avuto un talento innato per rovinare tutto ciò che di bello riuscivo a creare. E avevo imparato a convivere con questa consapevolezza, sapevo che prima o poi l'idillio sarebbe finito, così lo accettavo. Ma quanto ti guardo non posso nemmeno prendere in considerazione l'eventualità di una fine. E mi rendo conto che sia folle, perché sono proprio io quella che non capisce come tu possa essere pronto a giocarti tutto per qualcuno che conosci a malapena e che sarebbe la prima a farlo senza pensarci due volte. Sono la mia più grande contraddizione e voglio che tu lo sappia in anticipo, prima che mi illuda oltre misura."
"Prima che ti illuda di cosa?"
"Del fatto che tu mi possa salvare."
I muscoli del suo volto si ammorbidirono in un sorriso tenero e commosso:" Perché dovresti illuderti?"
"Non è realistico pensare che qualcuno sia così sconsiderato da accettare me e tutti i miei fantasmi senza fare una piega."
"Do forse l'impressione di essere realistico?." Si chinò appena e poggiò le labbra sulla mia fronte, mentre con le dita intrecciate alle mie mi cullava a ritmo della melodia delle nostre vite che si ricomponevano.
"Non vedo l'ora di poterti proteggere da te stessa, Emma."
Con il respiro di nuovo regolare cercai il bacio che aspettavo da tutta la notte, che mi riconciliò con il mondo intero.
 
---


James

Mentre guidavo verso casa, dopo aver riaccompagnato Emma a casa, la distesa d'asfalto che mi si parava di fronte si trasformava in una rampa di lancio, una pista libera per il mio spirito al settimo cielo. E piegavo i polsi per accelerare ancora ancora e ancora di più, inarcavo la schiena, rilassavo le spalle, spiegavo le ali. In quel momento ero giovane, risorto, io ero. L'aria mi graffiava il volto invidiosa della mia leggerezza, mi attraversava, ed io attraversavo lei con una complicità criminale. Ero forte, allora, senza limiti, sbeffeggiavo la vita, con la bocca spalancata in un riso pericoloso, ambizioso, fiero. James Sullivan era tornato in pista, determinato, assetato di riscatto, di vittoria, che, si sa, una volta assaggiata ti attrae sempre di più, non ti basta mai.
Lei mi consumava, lei era la mia vittoria. Le immagini di quella notte sfrecciavano davanti ai miei occhi alla stessa velocità con cui io mi libravo sopra quel mare nero e solitario, come se la mia memoria non volesse dimenticarne nemmeno un frammento. Gridai forte, per tutte le volte in cui ero rimasto in silenzio, in disparte, diamine quello era il mio momento, il mio tempo. Ero nato finalmente, lei aveva bisogno di me quanto io di lei, se non di più. E la sentivo vivere in me, contorcersi nel mio stomaco, piangere dai miei occhi, prendere a calci il passato con la mia  grinta ritrovata. La sentivo, mentre spiccavo il volo.

--

Varcai la soglia del salone di casa Sevenfold con un sorriso mai sfoggiato prima d’ora, il che mise in allarme i miei coinquilini tatuati, i quali erano dispersi per la stanza ed impegnati in diverse occupazioni. Matthew fu il primo ad accorgersi che qualcosa era cambiato in me, forse perché era il mio più vecchio amico, forse perché, non essendoci la sua dolce metà nei paraggi, riusciva a sperimentare la sua innata dote, ossia quella di psicanalizzare accuratamente chiunque gli passasse sotto tiro. Optai per la seconda supposizione mentre mi avvicinavo a lui, pronto e ansioso di farmi leggere nel pensiero.
“Beh? Mi punti addosso quello sguardo indagatore e non mi dici ancora niente?” Lo sfidai.
“Cosa? Devo aver capito male.. Tu che vuoi parlare? Per di più di un’uscita romantica? Chi sei e ce ne hai fatto del mio migliore amico?”
“Ah vedo che nemmeno voi maschiacci riuscite a resistere ai pettegolezzi! Chi devo incolpare? Valary o Johnny?” Scherzai notando i volti incuriositi dei restanti componenti della band che bisbigliavano tra loro e sghignazzavano mentre gridavo loro “Ciao ragazze!”
Matt spalancò la bocca e si lasciò sfuggire una risata sorpresa e allo stesso tempo soddisfatta:” Qualcosa mi dice che la serata è andata alla grande, o mi sbaglio?”
“Non così alla grande dal momento che è rientrato all'alba! A meno che non sia scappato come un ladro a lavoro terminato, o meglio, lavoretto!” Si intromise Brian sarcastico piegando le labbra in un sorriso obliquo. Sfortunatamente per lui era finita l’era in cui poteva prendersi gioco di me e passarla liscia.
“Scusa Bri, ma non ci tengo ad emulare le tue imbarazzanti cadute di stile.”
Si levò un boato generale ma tra le urla di approvazione sentii chiaramente  l’amico sentenziare:” Mi sei mancato.” Mentre mi stringeva forte a sé con un braccio.
Zacky e Johnny tra le risa disposero cinque bicchierini da shot sull'enorme tavolo in legno massiccio e li riempirono fino all'orlo di una grappa aromatica, poi ce li offrirono e brindammo tutti a me. Fu strano ma al contempo familiare, consolante. Di nuovo in famiglia. Quella notte rinascevo in ogni momento.
“Beh, penso che sia doveroso sapere quale sia la tecnica che usa Emma per rimetterti a nuovo così!” Asserì Matthew eccitato.
“Ti ha addirittura trasmesso la voglia di vivere che non hai mai avuto nemmeno prima del blocco creativo!” Johnny si trovò tutti gli occhi dei presenti nella stanza puntati addosso dopo aver proferito queste parole.
“Christ. Come diavolo parli? Da quando sei uno da ‘blocco creativo’?”
“Zacky, che domande! Non vedi che la sua nuova conquista universitaria lo influenza ogni giorno di più? Scommetto che quando si spengono le luci sei tutto un ‘avvocatessa Franklin non ti fermare!’!” Esplodemmo tutti in una risata fragorosa ai danni di un imbarazzatissimo bassista che si difese dicendo:” Si si, burlatevi pure di me, ma sappiamo tutti che l’ingrediente segreto per la “guarigione” di James è stata Emma in persona, che non ha usato nessuna tecnica particolare, a meno che esistere non sia considerata tale!”
“Anche se sentirti esprimere come un damerino mi fa uscire di testa so e sappiamo tutti che hai ragione, Johnny! -  Sentenziò Brian puntando lo sguardo su di me. - Tu cosa dici?”
“Io faccio parte dei tutti.”
“E sorridi addirittura! Jimmy, hai trovato una distrazione o un nuovo tormento?” Mi chiese Zacky con occhi splendenti per via dell’alcool.
“Ragazzi è tardi, io vado a letto, e dovreste farlo anche voi.” Mi alzai osservando i loro sorrisi delusi.
“Nooooooo, non adesso!” Sbottò Matthew picchiando un pugno sul tavolo che fece tintinnare i bicchieri.
“Shh, non mettetele pressioni! Una ragazza deve mantenere un po’ di mistero! Vero Jimmy?” Lasciai che Brian ridesse di me con gli altri e gli mandai un bacio per dar loro qualcosa di più per cui divertirsi, mentre uscivo dalla stanza pensando che probabilmente avrei dovuto rispondere a Zacky che ciò che avevo trovato era quello che stavo cercando.
 
 
 
 
Ehilà! Non ho aggiornato presto perché purtroppo sono una perfezionista, e se il capitolo non mi soddisfa al massimo non ve lo faccio vedere! Spero che i miei sforzi vengano ripagati dalle vostre opinioni! Questo capitolo mi parla, inizio ad instaurare un vero e proprio rapporto con i miei personaggi! Spero accada anche a voi perché è una sensazione che augurerei a chiunque! Allora come vi pare questa storia per ora? Soddisfa? Aspettatevi di tutto! Baci (: ps ora che sono in vacanza dovrei aggiornare più velocemente ma non faccio promesse che non posso mantenere <3 E tanti auguri care lettrici! 
  
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