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Autore: gloriabarilaro    26/12/2013    4 recensioni
Demi è innamorata del suo migliore amico, Josh, un ragazzo bellissimo e piuttosto popolare che, però, preferisce passare con lei il suo tempo; la difende, la protegge, la tratta come una principessa.
Eppure tra loro c'è solo una forte, stupenda amicizia nata una sera dove entrambi avevano perso qualcosa, incoscienti del fatto di averne trovata un'altra.
Qualcosa li lega. Forse le emozioni che provano l'uno per l'altra - come dice Miley, la migliore amica di Demi - o forse qualcosa che sta per tornare; forse, qualcosa che in realtà c'è sempre stato.
E' una storia di una ragazza con qualche problema in più, che piange un po' più spesso. Perché Demi è così fragile, e lo sanno tutti: Miley, Josh, Chelsea, e anche... Selena.
[Avvertimenti: il carattere dei personaggi reali è completamente modificato. Demi non è Demi, è solo un personaggio in cui potreste trovare un po' di me.]
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato, Selena Gomez
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 25.

This is alove story,
baby just say 'yes'
.


[T. Swift, Love Story]


 
  Ci sono quei momenti in cui rispondere ad alcune domande risulta semplicissimo. In fondo, in alcuni contesti, un ‘si’, un ‘no’, un ‘forse’ sono facili da dire, tanto che non ci pensiamo veramente su quando li diciamo.
  Certe volte, però, è più difficile di quanto sembri: prima ci devi pensare, devi renderti conto di quello che sta succedendo o semplicemente devi convincerti che quello che stai vivendo non è un sogno. Perché, ammettiamolo: le domande a cui è più difficile rispondere sono quelle che abbiamo sempre temuto, aspettato o sognato di sentirle rivolgere a noi. Quelle di cui sappiamo la risposta, la sappiamo benissimo, ma per un motivo o per l’altro la voce si blocca in gola, la mente si resetta e ti ritrovi a ragionare come la prima volta che hai valutato quella possibilità, che hai immaginato di dover rispondere a quella richiesta di sapere, ottenere o far promettere.
  E così fu anche per me, quella volta.
  Amavo Josh, lo amavo davvero: ed era incredibile come me lo stessi ripetendo nella mente nonostante dovessi solo accettare o meno di andare ad un ballo con lui. Era come se stessi già giungendo a conclusioni affrettate; ma si sa che quando si è innamorati è impossibile impedirsi di sognare. E sebbene quella fosse quasi una legge dettata dalla natura, un fatto estremamente umano, io non volevo, non volevo fantasticare, non volevo illudermi per poi soffrire, di nuovo.
  Guardavo Josh negli occhi, non sapendo se sorridere e scoppiare a piangere: è vero, non mi ero mai aspettata passi del genere da lui, emozioni del genere nei miei confronti. Io mi ero limitata ad amarlo e a tacere, per tutto questo tempo dove non avevo valutato ad avere qualcosa in più da lui, nonostante non potessi negare di non averlo sognato, di aver desiderato un suo bacio.
  Non c’era mai stato un elemento scatenante, qualcosa che mi inducesse ad agire. Non c’era mai stata gelosia, perché negli anni trascorsi assieme, come sua migliore amica, non avevo mai visto Josh amare qualcuno.
  Non l’avevo mai sentito amarmi per il semplice fatto che non sapevo in che modo lui si comportasse nei confronti di una persona per il quale lui provasse un sentimento del genere. E così le parole di Miley mi risuonarono nella testa come un campanello di allarme:
 
  ‹‹Sai, le tue guance arrossate mi dicono che per te questa vostra “semplice amicizia” è qualcosa di più.››
  ‹‹Beh, forse per me sì, ma per lui…››
  ‹‹Bah, sarà; ma se fossi in te non ne sarei così sicura››
 
 Che Josh mi avesse amato sin dall’inizio era escluso: quella frase categorica, ‘io non mi innamorerò mai’, e quella paura nei suoi occhi ne erano la conferma; eppure ero sempre stata convinta del fatto che le attenzioni che Josh mi rivolgeva, i sorrisi e i discorsi profondi fossero dovuti alla nostra amicizia che nel corso del tempo si era consolidata, diventando più forte e intima. Non avrei mai pensato che fossero per amore, che lui ricambiasse ciò che provavo, che lui cercasse di manifestarlo dopo tutto quel tempo in cui ci eravamo conosciuti, legati l’uno all’altra e sviluppato quell’affetto che avevo pensato più forte da parte mia che sua.
  Solo ora mi rendevo conto che ero sempre stata troppo presa dalle mie emozioni per fermarmi a valutare le sue.
 
  ‹‹Demi, stai bene?››
 
  Lo guardai negli occhi, diretta, lasciai che le farfalle volassero e ignorai le mie guance che si coloravano. Ero stata cieca, per tutto questo tempo, non vedendo che il modo in cui mi guardava era diverso; ero stata ignorante, in quegli ultimi tempi, ignorando che il modo con cui mi trattava, mi parlava era mutato; ero stata un’egoista, solo questo, non cogliendo le frasi che lui scriveva tra le righe dei suoi lunghi discorsi che mi lasciavano confusa, e per questo li lasciavo perdere.
  E come io celavo a lui i miei sentimenti, lui cercava di farmi accorgere dei suoi, di ciò che provava lui.
 
  ‹‹Perdonami››
  Sentendomi parlare con quella voce spezzata e sommessa, sobbalzò impercettibilmente dalla sorpresa. Avvicinò una mano al mio viso, accarezzandolo leggero e guardandomi con una punta di disorientamento nello sguardo sereno. ‹‹Per cosa?››
  ‹‹Per non averlo fatto prima.››
  La sua mano si allontanò un poco dal mio viso. ‹‹Cosa?›› era confuso, stavolta lo si leggeva chiaramente sul suo viso.
  Guardai le nostre mani unite, come la sua, grande e calda, accogliesse le mie, le stingesse senza violenza, con timore ma nello stesso tempo sicurezza. Alzai lo sguardo verso di lui, e, senza più esitare, mi avvicinai un poco.
  ‹‹Questo›› soffiai piano sulle sue labbra, prima di chiudere gli occhi e farle incontrare con le mie.
 
  Il cuore mi stava scoppiando in petto. La mani sfioravano tremanti il suo viso, i suoi capelli, incredule, mentre la bocca si lasciava trasportare da quel bacio tanto atteso, desiderato, sognato; e dopo tanti tentativi, tanti passi avanti e altrettanti indietro, finalmente eravamo vicini, finalmente le sue braccia mi cingevano la vita e mi stringevano a sé con dolcezza, finalmente le sue mani mi sfioravano, facendomi sentire desiderata. Finalmente potevo alzarmi in punta di piedi per fargli capire che c’ero, che quel bacio l’avevo atteso anche io e che lo amavo, più di ogni altra cosa.
  Un sorriso. Sentii un sorriso invadere le mie labbra, intromettersi nel nostro bacio. Josh si staccò da me, aprendo gli occhi per vederlo e sorridermi a sua volta.
  ‹‹Lo posso prendere per un sì?›› mi chiese, posando la fronte contro la mia.
  ‹‹È un sì, stupido›› risi, stampandogli un bacio sulle labbra e fremendo fra le sue braccia per quel contatto che mi resi conto di amare con tutta me stessa.
 
  Mi guardai allo specchio, facendo una smorfia: sentivo tutto quello che avevo mangiato in bocca, il sapore del cheeseburger mi fece venire la nausea. Volevo vomitare, anche se non sapevo quale fosse la vera causa: quello che non avrei dovuto mangiare che mi pesava sullo stomaco o il mio riflesso che mi faceva ribrezzo. Forse entrambi.
  ‹‹Demi, esci? Voglio vederti›› mi chiamò Josh, la voce che tradiva un sorriso: il vestito me l’aveva scelto lui poco prima, vedendomi indecisa e intimidita da tutti quegli abiti così belli. Trattenni a stento le lacrime, mentre stringevo nei pugni il tulle della gonna con rabbia: quel vestito che indossavo era bellissimo, sì. Non era certo colpa sua se guardandomi allo specchio odiavo quello che vedevo. Era su di me che sembrava bruttissimo, deformato. Perché per quanto fossero belli tutti quegli abiti, non ne avrei trovato neanche uno in quel negozio.
  Divorata da quella consapevolezza, mi lasciai andare con la schiena contro la parete, per poi scivolare giù. Vidi le lacrime bagnare il vestito, mentre, singhiozzando, pensai alle altre ragazze che avevo visto girare per il negozio, belle, magre: loro sì che avrebbero trovato un vestito lì dentro.
  Avvolgendo le braccia attorno al corpo, mi dondolai un poco, cercando di strozzare i singhiozzi per non farmi sentire: quasi le vedevo, uscire con tante buste in mano, felici e sorridenti, più sicure di prima.
 
  ‹‹Demi?››
  Mi paralizzai. Mi ero dimenticata di Josh. Mi ero dimenticata che era là fuori e mi stava aspettando. Affondai le unghie nei miei fianchi, abituata a quel male che mi infliggevo da sola, mentre il respiro mi si faceva più affannato e strabuzzavo gli occhi dalla paura che lui mi potesse vede in quello stato.
  ‹‹Non voglio uscire – gli risposi, cercando di controllare la voce tremante – voglio togliermi questo vestito e andare a casa. Non voglio andare a quella festa stasera. Non voglio, non voglio›› sbottai infine, prima di non riuscire più a controllarmi e scoppiare in un pianto disperato.
  Sentii qualcuno sedersi al mio fianco, piano: con il viso pieno di lacrime, mi voltai verso Josh, incontrando il suo sguardo chiaro pieno di preoccupazione. Mi lasciai andare tra le sue braccia, rannicchiandomi contro il suo petto e lasciando tutte le lacrime uscire.
  ‹‹Mi odio. Questo vestito è stupendo e su di me fa schifo. È colpa mia›› mi sfogai, singhiozzando. Josh attese che mi calmassi, accarezzandomi i capelli e asciugando le mie lacrime. Poi mi fece alzare in piedi e, guardandomi da capo a piedi, disse semplicemente: ‹‹Io invece penso che questo vestito, su di te, sia molto più bello.››
 


_______________________________________

 

Non ho riletto il capitolo, quindi se ci sono errori è colpa mia.
Magari dopo lo faccio e correggo tutto, ma ora sono troppo stanca.
Ho aggiornato, finalmente, dopo un sacco di tempo passato a chiedermi sene valesse davvero la pena. Non so se continuare a pubblicare questa storia, nonostante l'abbia già finita di scrivere, oramai.
Non sono in vena di parole oggi, quindi non mi prolungherò molto.
Volevo solo ringraziare tutti quanti per il supporto che mi state dando, più o meno forte che sia.
Grazie alle tre dolcissime persone che hanno recensito lo scorso capitolo, le 38 che seguono questa storia, le 13 che la ricordano, e le 50 (siamo arrivati a cinquanta, ancora non riesco a crederci) che la preferiscono. Grazie davvero, a tutti quanti.
Ok,sto iniziando ad avere freddo, quindi spegnerò il computer e mi metterò a leggere Hunger Games. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto quanto è piaciuto a me scriverlo - e, soprattutto, di non avervi ridotto in lacrime nell'ultima parte,come in fondo ero io mentre buttavo giù le parole con la vista appannata.
Vi voglio bene.
Baci,
Glo.
   
 
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