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Autore: millyray    26/12/2013    1 recensioni
Pare che finalmente la vita di Max e del suo Stormo stia per prendere una svolta decisamente importante e, forse, persino irreversibile con l'incontro di due ragazze, Jo e Shary, non molto diverse da loro, che sanno cosa significa essere in fuga, rischiare la vita e vivere nella paura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA LUCE DEI MIEI OCCHI

CAPITOLO QUATTORDICI

Sei così stanca della tua vita monotona? Beh, allora fai pure quello che ti senti, prendi la moto e vattene. Non serve porsi dei freni, basta solo seguire l’istinto e lasciarsi andare. Non ti servono un paio di ali per scappare.

Credi a uno che se ne intende.

Fang.

Charley rimase leggermente basita leggendo quel commento; non si era aspettata che proprio Fang lo andasse a visitare.

Decise di rispondergli subito.

Charley: seguire l’istinto e lasciarmi andare? Facile a dirsi ma non a farsi.

Fang: niente è mai facile, però se vuoi una cosa devi sempre combattere per averla.

Charley: non posso semplicemente mollare tutto e andarmene.

Fang: ma non avevi detto di essere stanca?

Charley: sì, ma…

Fang: con i ma non si ottiene proprio nulla*.

Charley: ehi, non ti facevo così filosofico.

Fang: eh, questo è un lato di me che pochi conoscono.

Charley: wow, ho scoperto il volto segreto di Fang in soli cinque minuti.

Fang: ahahah, spiritosa. Però adesso non cambiare argomento.

Charley: uff… se me ne andassi non sarebbe come se scappassi? E questo non è un comportamento da vigliacchi?

Fang: io sono scappato un sacco di volte. Questo fa di me un vigliacco?

Charley: ma tu sei scappato per salvarti la vita.

Fang: e tu vorresti scappare per cambiarla.

Charley: beh, effettivamente il concetto di base non cambia.

Fang: se una persona vuole scappare, nessuno glielo impedisce.

Charley: facciamo cambio di vita??

Fang: molto volentieri. Ma non credo che la mia vita ti piacerebbe.

Charley: beh, se potessi avere le ali…

Fang: guarda che è per colpa di quelle se sono un ragazzo mutante in fuga costante… ehi, ho fatto pure la rima. Eheheh XDXD

Charley: ammazza, sei pure sarcastico, non l’avrei mai detto.

Fang: ci sono molte cose che non sai di me.

Charley: nemmeno tu sai molto di me.

Fang: ottimo motivo per fare conoscenza. Che fai nella tua vita così assurdamente monotona?

Charley: vado a scuola -.-

Fang: bellissimo, immagino… e che altro fai?

Charley: canto in una band.

Fang: an sì? Bello. Mi piace la musica.

Charley: io l’amo.

Fang: e della tua famiglia che mi dici?

Charley: siamo solo io e mia madre.

Fang: e tuo padre? Se non sono troppo indiscreto.

Charley: non lo so. La mamma mi ha solo detto che l’ha lasciata quando era rimasta incinta di me. E non ne vuole parlare.

Fang: oh, mi dispiace.

Charley: a me no. È uno stronzo. Aveva solo diciassette anni mia madre quando è rimasta incinta.

Fang: oh…

Charley: già…

Rimasero per un paio di minuti senza scrivere niente, probabilmente non sapendo bene che cosa dire. Poi fu Charley la prima a interrompere il silenzio.

Charley: Iggy è ancora interessato a imparare ad andare sullo surf?

Fang: credo proprio di sì.

Charley: allora uno di questi giorni vengo da voi e gli insegno.

Fang: ok, ma come mai sei così interessata a insegnarglielo? Insomma, non mi sembri tanto il tipo…

Charley: non lo so. Forse perché mi state simpatici. E poi così ho una scusa per vederti e parlarti a quattrocchi e non attraverso un blog.

Fang: ok, ti avviso però che non sono una persona molto loquace.

Charley: nemmeno io.

Fang: abbiamo trovato qualcosa in comune.

Charley: già. Sono poche le persone che hanno qualcosa in comune con me.

Fang: allora siamo unici.

Charley: tu sicuramente sì.

Fang: wow! Così mi fai sentire importante.

Charley: bene…

Fang: ok, credo che spegnerò perché ho voglia di andare a letto.

Charley: va bene, ci sentiamo allora.

Fang: sicuramente.

Charley: notte.

Fang: anche a te.

Fang spense il computer, mentre Charley rimase ancora un po’ immobile a fissare le ultime parole che si erano scambiati con un’aria un po’ malinconica.

Le piaceva Fang, sì, poteva proprio dire che aveva iniziato a provare una strana simpatia nei suoi confronti. Era una cosa strana, lo doveva ammettere, in genere non riusciva mai ad allacciare una relazione con una persona così presto. Però con lui era successa più o meno la stessa cosa che le era successa con Shary. Una specie di Imprinting.

No, non si era di certo innamorata, mica credeva all’amore a prima vista, a dir la verità non sapeva nemmeno se credeva nell’amore. Lui lo aveva visto solo un paio di volte e, nonostante dovesse ammettere che era proprio un bel ragazzo, non l’attirava in quel senso.

Le stava simpatico, le piaceva il suo modo di parlare e di pensare.

Tutto qua…

Forse…

 

Fang era sceso in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua; erano circa le due di notte e lui si era appena alzato dopo aver fatto un orribile incubo.

Cavolo, era la prima volta che faceva un incubo del genere, risvegliandosi con un sobbalzo, completamente sudato e il cuore che batteva all’impazzata. E il peggio era che nel sogno gli sembrava tutto terribilmente reale.

Adesso si ricordava soltanto alcuni sprazzi che gli ritornavano nella mente come lampi che squarciano il cielo, però erano tutte immagini raccapriccianti. All’inizio c’era una donna, molto giovane, quasi una ragazza; aveva lunghi capelli neri e due occhi grigi come il ghiaccio o come il cielo in tempesta. Li ricordava perfettamente, quegli occhi, anche ora; lo avevano particolarmente colpito, più di qualsiasi altra cosa dell’incubo. Stava urlando, urlando forte come se qualcuno la stesse torturando in un modo disumano ed era sdraiata in un letto d’ospedale. Da lì le immagini gli iniziavano a diventare meno chiare, però si ricordava che c’erano due bambini identici, anche loro urlavano e piangevano ed erano coperti di sangue. Poi il sogno sembrava essere diventato un po’ più piacevole: i due bambini giacevano in una culla addormentati, erano un maschio e una femmina. All’improvviso però, un paio di mani afferrarono il maschietto, ma non con delicatezza o amore come per volerlo cullare, ma rudemente, quasi come se fosse una specie di giocattolo ormai rotto. Ed entrambi i bambini si erano messi a piangere di nuovo.

E Fang, che guardava tutta quella scena dall’esterno, si era sentito stringere lo stomaco come se qualcuno glielo stesse stritolando con un paio di cesoie. Ma quello che forse lo aveva sconvolto di più era che gli sembravano terribilmente familiari, quella scena, quei bambini e quella donna che urlava nel letto.

“Fang, sei tu?” il ragazzo per poco non saltò dalla sedia al sentire quella voce; era talmente immerso nei suoi pensieri che non aveva nemmeno sentito qualcuno che gli si avvicinava.

“Max?” chiamò lui voltando il capo verso la ragazza che se ne stava in piedi sulla soglia della porta con indosso soltanto un paio di pantaloncini che le arrivavano a metà coscia e una maglietta piuttosto attillata. I capelli scompigliati e gli occhi arrossati dal sonno inoltre, contribuivano a creare ancora più scompiglio negli ormoni di Fang.

“Che ci fai qui?” gli chiese lei.

“Non riuscivo a dormire. Tu?”

“Lo stesso”.

Poi piombarono nel silenzio probabilmente non sapendo bene che cosa dirsi. Fang intanto pensava che era la prima volta che rimaneva completamente solo con Max dopo quel bacio. Magari avrebbe potuto approfittarne.

“Max?” fece allora alzandosi dalla sedia e guardando la ragazza con i suoi occhi scuri profondi come due pozze senza fondo. “Perché in questi giorni non fai altro che evitarmi?”

“Evitarti? Cosa?” biascicò lei non capendo bene o forse facendo finta di non aver capito; sapeva solo che in quel momento sentiva terribilmente caldo e che aveva iniziato a sudare.

“Sì, mi eviti… cerchi sempre di non incrociare il mio sguardo, non vuoi mai che rimaniamo da soli… perché?” ora il ragazzo le si era fatto terribilmente vicino e lei aveva dovuto alzare di parecchio la testa per poterlo guardare in viso. Da quando era diventato così alto? E anche così muscoloso? E così attraente con quegli occhi scuri che sapevano sempre come ammaliarla e incantarla e quei capelli leggermente lunghi tra i quali avrebbe volentieri affondato le dita e… oddio, ma che andava a pensare?

“Fang… non so di cosa tu stia parlando”, riuscì a rispondergli ma odiò il fatto che la voce le fosse uscita così debole e così bassa.

Lui ora le aveva preso il mento e, col pollice e con l’indice, le aveva alzato il viso per poterla guardare dritto negli occhi. “Sicura?” le chiese con le labbra terribilmente vicine alle sue.

No, Max non era sicura di niente. In quel momento non era sicura nemmeno di cosa stava facendo, né se quello fosse tutto solo un sogno o se invece fosse la realtà.

Però era sicura che a un certo punto la bocca di Fang era entrata in contatto con la sua e che lei non si era tirata indietro. Perché ora era immersa in un profondo e passionale bacio col ragazzo che le aveva fatto completamente perdere la testa.

 

Charley se ne stava ferma immobile sulla soglia di una stanza d’ospedale e guardava la scena di fronte a lei con un’espressione vacua, gli occhi spalancati come se non riuscisse a distogliere lo sguardo e i brividi freddi che le correvano lungo la schiena.

Una donna era sdraiata su un letto d’ospedale e stava urlando a pieni polmoni con le lacrime agli occhi come se qualcuno la stesse torturando. Però intorno a lei non c’era nessuno, era completamente sola e urlava, urlava come una forsennata. Aveva lunghi capelli neri e occhi grigi. Le pareva così terribilmente familiare, quella donna. Charley voleva correre ad aiutarla, chiederle che cosa avesse o anche semplicemente chiamare qualcuno perché era impossibile che non fosse ancora venuto nessun dottore o infermiere a soccorrerla. Però non riusciva a muoversi, era come paralizzata, non riusciva riusciva a muoversi.

Soltanto quando sentì il pianto di due bambini che urlavano ancora più forte della donna nel letto, riuscì a spostarsi e a voltarsi indietro. Poco distante da lei c’era una culla e, avvicinandosi, vide che dentro c’erano due bambini molto simili, un maschietto e una femminuccia. Smisero di piangere quando lei si avvicinò. Erano così carini che le venne da sorridere nel vedere tutta la dolcezza che emanavano. Le sembravano anche familiari, come quella donna che urlava.

Ad un tratto però vide due braccia che si protendevano ad afferrare il maschietto in un modo molto rude e distaccato. Non erano per niente le braccia di un genitore. E lei, per quanto si sforzasse e per quanto lo desiderasse, non riusciva a vedere il volto di quell’uomo, soltanto le mani. Era come se una forza soprannaturale la costringesse a tenere lo sguardo basso, puntato sui due bambini e quelle mani.

E poi vide che dal maschietto cominciava a sgorgare sangue, sangue scuro e denso e…

Si svegliò di soprassalto nel suo letto, fradicia di sudore come se fosse appena stata sotto la pioggia e col cuore che batteva ancora a mille. 

 

MILLY’S SPACE

Ciao : )

Scusate per il ritardo, avrei voluto aggiornare prima ma proprio non ne ho avuto il tempo. Adesso che sono in vacanza, spero di poter aggiornare almeno con un altro capitolo, ma voi recensite, mi raccomando : )

Be’, che dire? Spero vi sia piaciuto : )

Un bacione,

Milly.

P.S. oh, e nel caso non ci sentissimo prima: Felice anno nuovo!!! xD

MAXBARBIE: be’, eccoti un altro pezzettino dedicato a Max e Fang ^^ Chissà che prima o poi riesca a dedicare un intero capitolo solo a loro e nient’altro che a loro. Buon Natale, cara, anche se in ritardo, e buon anno <3

  
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