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Autore: biancacomeillatte    26/12/2013    6 recensioni
|INTERATTIVA|
Salve a tutti... ebbene sì, sarete voi a scegliere chi mandare nell'arena, soffrirete e gioirete con il vostro beniamino... Possa la fortuna sempre essere a vostro favore!
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISTRETTO 9 - GRANO
Il sole batteva sulle teste che si innalzavano sulla piazza, il vento soffiava forte e l’odore forte del grano e del frumento arrivava alle narici di tutti gli abitanti del distretto, e ovviamente anche a quelle più raffinate dell’accompagnatrice Zenobia Dunbryll. Il suo faccino dai tratti orientali era uno dei pochi in tutta Capitol City e cercava sempre di evidenziare i suoi occhi a mandorla allungandoli ulteriormente con eyeliner dorato: oggi aveva un abito giallo canarino con un lungo strascico e una parrucca ornata con spighe di grano.
“Benvenuti, che le mietitule dei ventesimi Hungel Games abbiano inizio!” annunciò squillante (con la r moscia che caratterizzava la sua famiglia).
“Vediamo insieme lo stlaoldinalio video dilettamente da Capitol City sulla mostluosa livolta che colpì il nostlo paese venti anni fa…” disse, con molta enfasi, e con un gesto sinuoso della mano indicò il maxi schermo. Qualche visino nuovo guardava ipnotizzato il video, ma la maggior parte dei ragazzi nella piazza perforava con lo sguardo le urne di vetro, che contenevano 1,5,10,20 volte il nome di ognuno, a seconda delle tessere che durante l’anno avevano richiesto.
“Melaviglioso, incledibile, stupefacente!” Zenobia battè le mani emozionata, poi si diresse verso la boccia delle ragazze. Un veloce rimescolare dei bigliettini, poi tornò al microfono con un  pezzetto di carta ingiallita tra il medio e il pollice destro.
Si schiarì la voce e… “Tala Astèli!”
Se lo aspettava, Tara Astèri. Dopo tutte quelle tessere che aveva richiesto per mantenere lei e il fratellino, il suo nome era nell’urna sì e no una trentina di volte dopo tutti questi anni. Sostenne lo sguardo della capitolina, che la accoglieva sul palco con ampi gesti delle mani. Ridicola, pensava, perché questa gente della capitale è così ridicola? Strinse i pugni e avanzò verso la donna. I ricci neri e lunghi svolazzavano attorno al suo viso, dorato grazie alle ore passate nei campi. Incrociò per un attimo lo sguardo del fratellino Federick: sperava solo che non fosse lui il tributo maschile.
Zenobia battè una mano sulla spalla della “colaggiosissima tlibuto donna” e pescò velocemente, sulla superficie della seconda boccia, il “giovane uomo che l’avlebbe accompagnata”.
Fabian Nath!
Tara sospirò, come anche qualche ragazzo, ma non l’interessato.
Fabian, diciassettenne dai capelli neri ed occhi chiari, era il sogno proibito di alcune ragazze del distretto, ma purtroppo non aveva molti amici, e passava la maggior parte del suo tempo con i suoi fratelli. Da ragazzo coraggioso com’era, si diresse verso il palco con un sorrisino beffardo stampato in faccia; era sicuro che molti nell’arena l’avrebbero temuto, era abbastanza bello e astuto, sarebbe stato facile per lui creare un’alleanza.
La capitolina accolse il giovane uomo alla sua destra e circondò con le braccia i tributi, presentandoli alla folla.
“Accogliete finalmente i tlibuti del Distletto 9 di quest’anno: Tala Astèli e Fabian Nath!” esclamò, poi si ripulì le mani delicatamente sulla gonna del vestito e si avviò verso il suo camerino.
Le visite dei tributi del nove furono piene di tensione.
 
Tara salutò con un breve abbracciò il fratellino in lacrime. Federick, benchè di giovane età, sapeva che la sorella si dava da fare per portare un tozzo di pane a casa, facendosi in quattro nei campi. La morte del padre per mano dei Pacificatori e l’allontanamento volontario della madre avevano contribuito a fare della sorella una donna fredda e distaccata, non favorevole ai rapporti esterni. Eppure un ragazzo la venne a trovare: Andrei Bes, un diciottene timido, invanghitosi della regina di ghiaccio, si offrì per accudire il suo fratellino. Scrutando gli occhi ambrati del ragazzo, Tara capì che poteva fidarsi, cosa che non sarebbe stata facile da fare nell’arena.
 
Anche Fabian non aveva molti da salutare: dopo la morte dei genitori, la sorella maggiore del ragazzo, Venne, cercava di assumere le veci della donna di casa nei confronti dei due fratelli minori. Anche in quella situazione, non mancarono i suoi consigli: “Segui tutti i corsi nel centro di Addestramento, non escluderne nessuno… e impressiona gli strateghi con la tua abilità “speciale”!” disse con un debole sorriso mentre gli aggiustava il colletto della camicia. Il giovane tributo annuì soltanto, poi si mise difronte al fratello maggiore, Maish, da anni chiuso a riccio per lo shock a causa della perdita dei genitori. Si guardarono per dei secondi che sembrarono interminabili, poi le labbra scure del fratello si dischiusero e, poggiandogli le mani sulle spalle, disse: “Ritorna. Anche se dovrai uccidere qualcuno, torna ti prego.”
 
DISTRETTO 8 - TESSUTI
La giovane Charm Loweneck, ventidue anni appena compiuti, si dondolava impaziente sui tacchi di cristallo, in attesa della diretta. Era il suo primo anno da accompagnatrice e, essendo figlia di un importante signore della finanza, era stato semplice ottenere l’incarico. Si accarezzava con dita tremanti il prezioso vestito che puntava su trasparenze all’altezza del ventre e della schiena: era ignara che quell’abito fosse stato fabbricato in una delle fabbriche fumanti non molto lontane dalla piazza.
All’ok del cameraman gli occhi iniziarono a brillare e il suo “Benvenuti, abitanti del Distretto 8!” le uscì poco più forte di uno squittìo. Arrossendo, afferrò con decisione il microfono e ripeté la consueta formula di benvenuto, questa volta urlando. Molto bene!, pensò.
Sempre urlando, annunciò il video sulla rivolta contro la sua Capitale e successivamente l’estrazione del tributo femmina che sarebbe sceso nell’arena. Si avviò con calma al grande boccione di vetro, si alzò sulle punte e infilò l’esile mano, ne pescò due di bigliettini, e senza farsi vedere ne infilò uno di nuovo nella boccia. Qualche ragazzina più attenta, in prima fila, se ne accorse e si morse il labbro, sperando che fosse il proprio bigliettino quello fortunato che era ritornato nell’urna.
Charm afferrò con decisione il microfono e lesse: “Lores Oles!
La diciassettene trattene un urlo di dolore: era una ragazza molto sensibile, avrebbe lasciato la sua famiglia, forse per sempre. I suoi occhi verdi si inumidirono e una lacrima rigò il suo viso candido. Aveva intrecciato una corona di fiori per l’occasione: amava le “piccole cose, quelle belle, che ti migliorano la giornata” (come le definiva lei), e i fiori ne occupavano il primo posto. Ma ora anche i fiori, che danzavano sul suo caschetto corvino mentre avanzava verso l’annunciatrice, le sembravano cupi e non le imprimevano la forza che in quel momento le mancava.
La capitolina accolse Lores con entusiasmo, quasi saltellava sulla moquette che ricopriva il palco: il suo primo tributo, non poteva crederci! Ma ora era venuto il momento di scegliere il fortunato uomo del Distretto 8.
Senza ulteriore indugio e pescò un pezzetto di carta, poi annunciò al pubblico tremante: “Bren Artrey!
Pensieri contraddittori si affollarono nella mente del ragazzo: dopotutto era fortunato, perché il suo mentore era suo fratello maggiore Woof, vincitore della dodicesima edizione dei giochi, ma ciò che lo irritava era che la mietitura era stata effettivamente truccata, forse per esaltare i capitolini con il fratello di uno scorso vincitore e quindi per procurargli molti sponsor… In qualunque caso avrebbe lasciato la sua famiglia, e questo gli dispiaceva. Mentre avanzava verso la presentatrice, tutti si giravano a guardarlo: era abbastanza conosciuto, e i suoi occhi castani scrutavano la folla ammonendo chi lo guardava insistentemente.
“Bene, anzi benissimo AHAHAHAH! –rise stridula la giovane Charm- ecco a voi Lores Oles e Bren Artrey, i vostri tributi preferiti!”. Mentre continuava a ridere venne fatta portare via da alcuni Pacificatori, come anche i prescelti.
 
Le sorelle gemelle di Lores, entrambe di vent’anni, consolavano la sorellina, che per la tensione aveva iniziato a tremare. “Sii coraggiosa e forte, –le disse la madre Yara con un debole sorriso- sei molto intelligente, non lasciarti fregare!”
Il padre, Joseph, era il cardine di quella famiglia: nonostante a volte fosse stato molto duro, quella volta si avvicinò cauto alla figlia minore, quella tenera ragazza che aveva visto crescere, nuotare libera e correre nei prati, e le sistemò in testa la ghirlanda che stava per cadere, poi le disse: “Sei importante Lores, dai il meglio di te e torna a casa…”
 
Il fratello di Bren purtroppo non poteva essere presente agli addii, ma c’era la moglie, una giovane del Distretto, che lo abbracciò calorosa come si abbraccia un fratello.
La sorella ventunenne Saya era furiosa: già da tempo fantasticava su una “rivolta” contro Capitol City ma ora, di fronte alla mietitura palesemente truccata solo per avere audience, era letteralmente scoppiata. A fermarla, per evitare che i Pacificatori di gurdia potessero sospettare qualcosa, intervenne il signor Artrey, che sperava già di avere due vincitori in famiglia. La madre del ragazzo era in lacrime e lui abbracciandola le disse: “Aspettami a casa, mamma, tornerò da vincitore!”
 
DISTETTO 7 - LEGNAME
Un forte odore di muschio e di legna investiva la piazza principale: i picchi si facevano sentire come tutti i giorni, eppure quella volta il loro ticchettio si era affievolito, come se preannunciassero un evento non gradito.
Natya Namish, capitolina “a dòc”, era seduta elegantemente su uno sgabello in attesa della diretta, le gambe accavallate e le mani sul ginocchio destro. Ogni tanto schioccava la lingua impaziente e le labbra marroni si arricciavano formando un cuore. Del suo vestito ne andava fiera: come ogni anno si era fatta cucire un abito a tema a seconda del suo Distretto; era una sorta di “Eva” dell’Antico Testamento*, foglie di fico la ricoprivano fino alle ginocchia, i lunghi orecchini profumavano di erba bagnata e la parrucca si ergeva sulla sua piccola testa a mo’ di albero.
“Benvenuti, benvenuti, felicissimi Hunger Games… e possa la fortuna essere a favore di questo straordinario Distretto!”. La frase risuonava stantia tra la folla, era la stessa da ben 20 anni.
Dopo il terrificante video che spaventò i dodicenni a cui assistettero la prima volta, Natya (con lunghe unghie laccate e raffiguranti alberi da frutto) afferrò il microfono e si diresse con esso verso la boccia alla sua sinistra, sguardo freddo e passi fermi sui tacchi vertiginosi. Infilò l’esile braccio nella boccia finchè, come ogni anno, non toccò il fondo. Poi prese l’ultimo bigliettino sfiorato e lo portò in aria trionfante: molte persone in quel momento avrebbero voluto tanto toglierle di faccia quell’espressione… magari decapitandola con un’ascia.
Tornando a posto, aprì veloce il bigliettino e diede una rapida occhiata poi, una volta al suo porto, con un sorriso a 16358 denti, esclamò: “Crystal Thorne!
Le urla della madre ruppero il silenzio tombale della piazza, e qualcuno si avvicinò per calmarla. La diciottenne, abbastanza alta, con occhi verdi e profondi, ficcò le mani nelle tasche del suo povero vestito color cielo (troppo corto e piccolo per la sua età) e iniziò a recitare, come formule propizie, alcune citazioni dei suoi libri preferiti, molti dei quali censurati da Capitol City e salvati dal rogo.
“Quando sarà il momento, io vincerò la mia paura…” disse in un sussurò, attravesando le prime file di ragazzi che si scansavano.
“Una scelta può distruggerci”, la sua coda formata da capelli lisci rosso sangue, poggiata su una spalla, emanava un odore leggero mentre saliva le scale per raggiungere la presentatrice.
Natya si diresse verso la seconda urna, quella contenente i nomi maschile del Distretto. Un brivido corse lungo la schiena dei ragazzi presenti e dei loro familiari mentre la donna estraeva con le stesse mosse un bigliettino stropicciato. Tornata alla sua postazione gridò alla folla:
Alexei Blackthorn!
Molti presenti iniziarono a bisbigliare: quelli che lo conoscevano lo consideravano solare e disponibile ma i più lo ritenevano acido e sarcastico, per questo il neo tributo non aveva molti amici. Alexei aveva passato metà della sua vita a tagliare alberi, attività che lo riportava indietro nel tempo, che faceva riemergere un ricordo tragico. Lo stesso ricordo mosse il ragazzo verso il palco al centro della piazza: avrebbe avuto il suo riscatto tornando a casa come vincitore. Salito sul palco , poteva vedere bene suo cugino Peter, ormai troppo grande per scendere nell’arena, che lo guardava fiero e allo stesso tempo rassegnato: non aveva potuto offrirsi volontario per salvarlo.
“Distretto 7, ecco i tributi della ventesima edizione degli Hunger Games: Crystal Thorne e Alexei Blackthorn!” annunciò solenne Natya, poi fece segno al cameraman di spegnare la telecamera: doveva sedersi assolutamente per il bene dei suoi piedi.
 
Crystal, leggendo i libri censurati dalla Capitale, sapeva stare ogni giorno all’allerta, ma ora nell’arena doveva essere ancora più attenta: questo le fece notare il padre, Kieran, con il quale la ragazza aveva un rapporto migliore che con la madre (che vedeva troppo oppressiva). Ma Beatris era solo molto premurosa e preoccupata per la sua unica figlia. Le sue uniche amiche, Yvaine Fairlan e Thea Mason, sapevano della forza d’animo della tributo e avrebbero fatto senza dubbio il “tifo” per lei.
Crystal era molto più preoccupata di quanto sembrasse: senza i suoi amati libri di avventura, come avrebbe trovato la forza di combattere e andare avanti?
 
I genitori di Alexei erano morti sul posto di lavoro, schiacciati da un albero tagliato male, quando la madre era incinta della sorella del ragazzo. Ora il tributo aveva imparato ad andare avanti (anche grazie al cugino con il quale viveva) ma il suono immaginario di un tonfo seguito da urla terrificanti lo avrebbero perseguitato fino alla morte.
Peter quasi si incolpava di non essersi potuto offrire, come anche le migliori amiche del tributo, Lynn e Shauna, conosciute sul posto di lavoro. Gli occhi grigi di Alexei analizzavano quei tre volti così familiari: voleva imprimerli nella mente, così da non aver nostalgia una volta nell’arena.
 
*scusate il riferimento alla Bibbia, ma volevo dare un idea più realistica.

 
Angolo dell’autrice –
Ehm, ok… ecco la seconda tappa per le mietiture. Perdonate il mio ritardo: ho avuto tanti tantissimi impegni (come credo ognuno di voi), le schede ce le ho tutte, spero che in una settimana riesca a fare altri 3-4 distretti… Intanto godetevi questo terzo capitolo ;) e ricordatevi di recensire esprimendo pareri, critiche (non bastano mai xD) e consigli...Infine auguro ai miei lettori un felice Natale e (se non lo farò in tempo) un sereno Anno Nuovo… possa la buona sorte sempre essere al vostro favore!! :D
Grazie di tutto, la vostra biancacomeillatte <3
  
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