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Autore: RLandH    26/12/2013    2 recensioni
Kagome Higurashi era una ragazza sveglia o almeno così si sarebbe definita, ed era certa che il motivo che avesse mosso sua madre a comportarsi così era valido quanto nobile, ma non poteva non sentirsi almeno in minima parte tradita. A nessuno piaceva essere sradicata dalla propria casa, dalla propria vita per un'altra città.
Kagome è costretta a trasferirsi a Tokyo (insieme alla madre ed il fratello) ed in una nuova scuola, dove finisce per intrecciare la sua vita con le più svariate personalità, Kikyo una ragazza riservata, Naraku un manipolatore, l'aspro Inuyasha di che si rivela per lei il più grande enigma e Koga ragazzo beffardo invaghito di lei e totalmente sordo ai sentimenti di Ayame. Intrecciarsi con le vicende di Jackotsu e Bankotsu amici da sempre, legati da un destino indissolubile. Ed il freddo Sesshomaru, all'ultimo anno, cinico, che incontra la dolce Rin. E Sango femminista convinta in continua lotta con Miroku all'apparenza frivolo donnaiolo. Midoriko giovane professoressa in erba che con il più scontato dei cliché finisce per invaghirsi di un suo studente, il teppista Magatsui.
Attenzione questa storia copre molti più personaggi di quelli indicati sotto o citati sopra.
InuyashaKagome principale!
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Bankotsu/Jakotsu, Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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tutto ciò che c'è di semplice

Allora BuonNatale Passato e Felice Anno Nuovo futuro. Chiedo venia per aver saltato novembre come aggiornamento, ma seriamente era l’ultimo periodo scolastico, c’era la gita, la laurea di mia sorella, non sono mai stata a casa. Vi chiedo scusa. A fondo della pagina troverete allegato un sito per la descrizione tipica di alcuni abbigliamenti giapponesi di cui Sango in questo capitolo fa riferimento, quando parla di tre signorine di nostra conoscenza, due più di altre. E si in questo capitolo scopriremo se Miroku aveva o meno ragione riguardo a due personcine. Comunque sia vi premetto che questo capitolo lascia parecchie domande, che nel prossimo capitolo saranno ignorate perché si cambia scenario e si torna a Kagome. Riguardo al titolo fa riferimento alla mancata femminilità di Sango che è più volte sottolineata, che per quanto sia la più “bella” è decisamente la meno seducente, non ha caso ha meno spasimanti di Kagome, che è ugualmente violenta.

Comunque vorrei ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite-seguite-ricordate ed ovviamente chi legge, senza dimenticare chi recensisce, vi amo, quindi grazie: marty_598, Zonami84, serin88.

Grazie, vi adoro.

Un bacio e buona lettura

RLandH

Ps-Per motivi personali non ho riletto il capitolo troppe volte, quindi potrebbe essere pieno zeppo di errori di battitura oltre che sviste grammaticali pesanti. Sono in cerca di una beta, ma se per caso notate qualcosa di davvero indecente non esitate a dirmelo :D

 

 

 

Tutto ciò che ‘è di semplice

 

 

 

(Sango I)

 

 

 

Femminilità

Miroku si porse su di lei, incendiandole le labbra con un solo bacio. Sentì il torace del ragazzo premersi sul suo petto, mentre la sua schiena era adagiata sul muro all’interno della stanza adibita allo sviluppo delle foto. Con le mani il ragazzo la stava accarezzando ovunque, lei li aveva allacciato le braccia al collo, concentrandosi solo sulle loro meravigliose lingue che danzavano sensualmente. Miroku si allontanò un po’, “Io lo sapevo che saremmo fini a questo, dolce Sango” aveva sussurrato lui lezioso, sollevandole di qualche centimetro l’orlo della gonna dell’uniforme.

Sango Hiraikotsu era sveglia, nel suo letto, e profondamente disgustata da se stessa. “Il sushi di ieri doveva essere fatto con pesce avariato” aveva commentato tra se e se, buttando via la coperta dal suo corpo e costringendo a sollevarsi dal letto, distrutta. Che razza di sogno aveva fatto? Di avere una certa intimità fisica, con Miroku. O se ne avesse avuto gli strumenti si sarebbe fustigata. Oh si. Nelle ultime settimane era vero che il loro rapporto era divenuto pacifico, Miroku ormai l’aveva ampiamente definito sua amica e certamente la trattava come tale. Erano usciti anche insieme un certo numero di volte e quello aveva anche sentito il bisogno di presentarle il suo migliore amico, Inuyasha, un all’apparenza aspro come una scorza di limone, ma se grattugiato a dovere, poteva essere un ragazzo dal sorriso amichevole, certamente più simpatico del fratello maggiore che Sango aveva in classe. Kirara si stropicciò al suo fianco, dando segni di svegliarsi anche lei, insieme alla sua padrona.

Si chiuse in bagno il tempo di dar una sistemata ai capelli ed indossare l’uniforme. Come ogni mattina era in anticipo, così si era diretta in cucina per poter preparare uno straccio di colazione per suo fratello e suo padre. La sua gatta la seguì fino in cucina, strusciandosi tra le sue gambe rischiando di farla cadere. Kohaku era già accomodato sul tavolo, che mangiava focaccina farcita di marmellata, aveva alzato un sopraciglio, davanti lo sguardo confuso della sorella, “Sei già in piedi” aveva commentato Sango, con voce sterile, “Succede” aveva risposto secco lui, continuando a mangiare indisturbato. La sorella aveva sorriso prima di recuperare una tazza dalla mensola ed accomodarsi di fronte a lui, non prima di aver versato dei croccanti nella ciotola rossa di Kirara. “Hai fatto amicizia con qualcuno?” le aveva chiesto suo fratello amichevole alla fine; Kohaku era stato decisamente più fortunato di lei, si era iscritto al secondo anno ed era riuscito a fare amicizia molto prima, “Si, con Miroku, Inuyasha, Kagura, Hitomiko e credo anche Kagome” aveva confessato alla fine, con un sorriso amichevole, pensando che alla fine dopo l’appuntamento che Naraku aveva fatto saltare alla ragazza con Koga e che lei si fosse scusata con lei, alla fine erano arrivate a trattarsi bene. Forse anche amica. “Forse faremo una squadra di calcio femminile” commentò lei, sorseggiando del tè bollente.

Sango preparò la colazione per suo padre e poi la pose sotto un fazzolo. Era sempre lei che la preparava da quando i suoi avevano divorziato. Suo padre non era decisamente capace di occuparsi della casa o del cibo, non che lei fosse molto più capace, fino all’anno prima non riusciva a strappazzare un uovo senza bruciarlo. A dispetto di quanto potesse sembrare, Sango era l’antitesi della femminilità, prima dello sviluppo fisico, sembrava molto più maschile lei rispetto suo fratello, che proprio in quel momento era davanti lo specchio d’ingresso che cercava di sistemare i capelli troppo lunghi – secondo i gusti della sorella – in maniera ordinata. Aveva ridacchiato vedendolo, Kohaku aveva serrato gli occhi castani velenoso, prima di legarli in una piccola coda, sorridendo soddisfatto allo specchio. Sango roteò gli occhi al soffitto, adolescenti megalomani imprecò mentalmente.

La ragazza prese la chiave della macchina dal piattino sul corridoio, le sue, quelle da cui pendeva un piccolo panda, ma alla fine le ripose, afferrando quelle di suo padre. Era il suo giorno libero, non sarebbe uscito, si sarebbe crogiolato nell’inedia totale. E Sango avrebbe avuto la Dahiatsu Copen di suo padre, come giusto che fosse. “Andiamo?” le chiese sgorbuti Kohaku, affiancandola, lei annui, “Dobbiamo passare a prendere Hakudoshi od oggi Kagura non l’ha casualmente dimenticato a casa?” chiese retorica lei, infilando le chiavi nella cartella, suo fratello ridacchiò divertito, “Sono io a dimenticarmi di lui, ma volontariamente” confidò di suo, sua sorella sollevò un sopraciglio; “E’ orribile quanto suo cugino” aveva commentato alla fine.  All’inizio dell’anno Kohaku aveva fatto amicizia con altre persone, ma alla fine con lei che aveva cominciato a frequentare Naraku e Kagura, aveva inevitabilmente portato il fratello a frequentarsi con i due gemelli pallidi, Hakudoshi e Kanna Onigumo, ma ora era decisamente rilassata all’idea che anche suo fratello avesse capito quanto imprevedibili fossero i membri di quella famiglia, anche se Sango soleva tenersi stretta ancora Kagura. Sperava solamente per Kohaku, che Hakudoshi fosse molto meno venefico di suo cugino Naraku, così da non doversi guardare le spalle come lei, ogni giorno. Da quando aveva dipinto di viola la guancia del ragazzo, Miroku le aveva assicurato che sarebbe finita nel mirino del ragno certamente.

 

Adorava la Dahiatsu di suo padre, aveva sempre  un sorriso ebete quando la guidava. Kohaku dal sedile accanto non sembrava curarsi di lei, quanto aveva abbassato lo specchietto retrovisore per studiarsi le sopraciglia. “Oh sei gay o cotto” aveva commentato maliziosa Sango, “Potrei essere entrambi” aveva risposto non curante il ragazzo, prima di tornare a studiarsi con una certa meticolosità. “E’ carino?” aveva domandato allora lei,  Kohaku era divenuto rosso in viso, “E’ una lei” aveva confidato alla fine, “E si è carina” aveva aggiunto, paonazzo. Sango cercò di richiamare alla mente quale potesse essere la ragazza in questione, tra le amiche di suo fratello, non che ne avesse molte, Kohaku era bravo a farsi delle amiche femmine, quanto lo era lei, solamente che nel suo caso non sembrava così grave. C’era la ganjiro, la gemella pallida, Kanna, che aveva sempre quell’espressione assente sul viso, l’aveva vista spesso insieme agli amici di suo fratello, ma non sembrava molto partecipe, la gonguro dai capelli albini ed il rossetto viola, aveva una bella risata, una volta Sango l’aveva riportata a casa, era estremamente educata, e l’ultima era quella più normale, con una piccola codina sulla testa, peccato che indossasse fuori scuola i kimono, per qualunque occasione. Sperava nella candidata numero tre. “Rin, vero?” aveva chiesto incuriosita, ma Kohaku aveva portato all’orecchio il telefono che fino a quel momento aveva vibrato, “Hei … cos?” le parole gli si erano strozzate in gola, “Si. Arrivo” aveva terminato Kohaku, prima di trovarsi nessun altro dall’altro lato della cornetta. “Oneesan” le aveva detto, “Dimmi” aveva detto Sango preoccupata dalla strana conversazione che aveva ricevuto suo fratello, “Accosta” le aveva impartito, la sorella gli aveva lanciato uno sguardo preoccupato, ma alla fine l’aveva assecondato, “Devi giustificarmi. Cerco di arrivare in tempo per la seconda o terza ora” aveva bisbigliato, prima di aprire lo sportello e rotolare – letteralmente – fuori, “Kohaku” urlò Sango, ma il fratello aveva chiuso la macchina ed era corso in una direzione senza aspettarla.

Per parcheggiare la sua macchina, ebbe una lotta con Toran Pantera. Da dietro il vetro poté vedere la maggiore e la minore, seduti sui posti anteriori, guardarle con astio, mentre i gemelli sembravano estraniati da quella faccenda. Toran era un algida figura, dal viso appuntito ed la peggior tinta turchese della storia, spettinati e lunghi, aveva spettrali occhi di blu ed un espressione perennemente infastidita, Karan aveva l’espressione leziosa, la pelle abbronzata ed una chioma afro rosso scintillante. Sembrava così assurdo che fossero sorelle. “Scusami Toran” le urlò, scendendo dalla macchina ed agitando il braccio, l’altra aveva stritolato le mani sullo sterzo stizzita. Rancore di gatto, le venne in mente, Miroku aveva sempre quel commento per la sua gelida rappresentate della terza sezione dell’ultimo anno. E Sango si era reso conto che i Pantera erano veramente gatti, per esempio nella sua spigolosa figura, Toran incarnava una bellezza e fierezza felina. Era anche parecchio veloce a correre.

 

Sango attraversò di fretta il cortile senza badare a nessuno. Vide all’ingresso confabulare due ragazzini di primo, non aveva chiaro se fossero o meno due amici di suo fratello, uno aveva una scintillante chioma peldicarota, l’altro era un ragazzino mingherlino dai capelli scuri. Kanna Onigumo era in piedi vicino a loro, ma sembrava avere gli occhi chiari da un’altra parte, del tutto incurante del discorso. Sango lì sorpassò in fretta, infilandosi nell’edificio della scuola. Non troppo lontano dall’aula del club di economia domestica, aveva scorto due figure molto vicine, di primo acchito li aveva presi per una coppietta, prima di distinguere meglio i contorni, due chiome more come la pece, lei era minuta, pallida, Kagome Higurashi con la schiena posata al muro che rideva timidamente alle avances di un ragazzo alto, dai muscoli tonici, la pelle bronzata ed interessati occhi blu, Koga il capo clan dei lupi, come amava definirsi, non che Sango lo conoscesse bene. “Heilà sorellina” la salutò Yoro, muovendo la mano, prima di tornare a concentrarsi sul viso della ragazza al suo fianco, non fece in tempo a far molto che la mora l’aveva salutato con un abbraccio e l’aveva raggiunta, “Buongiorno Sango” aveva esordito Kagome, “Buongiorno a te” aveva risposto la ragazza più grande.

“Da quando ha saputo della cinquina a Naraku, Koga ha una grande stima di te” le aveva confessato la ragazza, cosa che aveva fatto sorridere un po’ la più grande. Quello schiaffo le aveva fatto anche guadagnare il rispetto di Inuyasha e Miroku. Ricordò il bacio del sogno, stupida mente con i suoi stupidi tiri mancini. “Ma ora state insieme?” aveva domandato alla fine a brucia pelo, Kagome era avvampata fino alle punte dei capelli, un aspetto decisamente buffo, “Ma no!No!” aveva confermato, riprendendo un colorito carneo, “Ma ti piacerebbe” aveva insistito Sango, pigiandole una guancia, ma l’altra si era fatta un po’ tetra, “Mi ci trovo bene” aveva confessato, ma era un altro il ragazzo che voleva, quello però non fu necessario dirlo. “A te come va con quel monaco pervertito?” aveva detto Kagome, riprendendo la sua solita vivacità.  Ancora una volta immaginò un affannato Miroku palparla ovunque, mentre le incendiava le labbra con un bacio. “Cosa vuoi che ti dica, una media di cinque schiaffi alla settimana” aveva liquidato Sango la faccenda, prima di salutare l’amica e di accelerare il passo.

Una come lei non poteva stare con uno come Miroku, ovviamente. Per lei la cosa importante era la fedeltà e dubitava che un pervertito come Kaazana poteva avere una qualche idea di cosa questa fosse. Poi, anche se il ragazzo ci provava sfacciatamente con lei, Sango sapeva che erano le curve abbondanti che aveva a fare ciò, ma lei non aveva nulla di femminile che potesse attrarre il ragazzo. Perché le vedeva tutte quelle ragazze che sbattevano le ciglia e ridacchiavano divertite. Nonostante fosse formosa, dato di fatto, ed anche gradevole alla vista, Sango di femminile e da ragazza non aveva niente. Kagura era come lei, eppure sembrava trasudare sesso ovunque ed anche Hitomiko che era così minuta e candida, sembra infinitamente più donna di lei.

Entrata in classe assistette ad un bacio frettoloso tra Hitomiko, per l’appunto, e Byakuyan, che si allontanò con un espressione smaliziata e malandrina. La ragazza invece era rossa in viso con un sorriso ebete, tipico di chi poteva toccar il cielo come un dito. Differentemente da suo cugino ad uscite questo Onigumo doveva cavarsela decisamente meglio. “Tutto questo zucchero potrebbe uccidermi” aveva commentato Kagura, era seduta sul suo banco ed invece di ripassare qualche argomento scolastico si passava sistematicamente la limetta sulle unghie curate, “Ma tu non ti sei mai sentita così felice da non capirci più niente?” aveva domandato Hitomiko con sguardo sognante, Kagura sembrava essersi presa il tempo di rifletterci, gli occhi di brace avevano fissato altrove, come usava fare sua sorella, ma alla fine aveva negato. Ma mentiva, Sango era certa che nella sua testa da qualche parte si fosse formata un’immagine da inebetirla.

Si era buttata sul suo banco, sistemando le sue cose, il suo compagno di banco, come gran parte del resto della classe erano arrivati a pochi minuti prima del suono della campanella. Renkotsu, il suo vicino, era un ragazzo alto e scarno, all’uniforme scura indossata alla perfezione, abbinava in maniera sconsiderata una bandana dai colori sgargianti a nascondere la testa calva. Sango non aveva con lui ne un rapporto pacifico ne uno burrascoso, erano vicini di banco per una semplice casualità del fato, lei non conosceva nessuno e Renkotsu era entrato in ritardo il primo giorno trovando l’unico banco vuoto proprio accanto al suo. In quasi due mesi e mezzo di scuola non si erano rivolti la parola se non in condizioni strettamente necessarie. Era un tipo relativamente strano, aveva nel suo astuccio e nel suo zaino una molteplice quantità di cianfrusaglie e mani nessun libro, questo non l’impediva di essere brillante ugualmente. Sango rimaneva stupefatta dalla sua intelligenza.

La giornata scolastica era stata abbastanza tediosa, sconvolta solamente da due eventi, il primo il vicepreside che ricordava tramite le radio il comitato studentesco del pomeriggio ed il secondo l’improvvisata del professor Hakushin durante la spiegazione delle derivate della professoressa NoTama, che per l’improvvisata aveva quasi fatto saltare il gesso. “Giovani d’oggi” aveva mormorato burbero l’uomo. Appartenevano a generazioni diverse, il professore di filosofia era vecchia a scuola, rugoso come una testuggine, ma decisamente restio all’idea della beneamata pensione che tutti desideravano, il professor Hakushin amava insegnare, oppure adorava terrorizzare gli studenti – Sango non l’aveva ancora capito – e di sicuro non poteva immaginare una vita senza fare questo. D’altro canto Midoriko NoTama era ancora un illusa professoressa in erba che rischiava di essere scambiata per una studentessa. Due universi in contrapposizione. “Hijiri hai interrotto la mia lezione per qualche motivo particolare?” aveva domandato la professoressa di matematica, cercando di mantenere un sorriso amichevole sulle labbra, “La professoressa Kaguya ha avuto un incidente” aveva esordito, “Oh povera” si era lasciata sfuggire NoTama, “Al momento manchiamo di una supplente, devi coprirla la prossima ora nella seconda sezione del terzo anno” aveva detto il professore con voce greve prima di scomparire come era arrivato.

“Oh è la sua ora buca scompare” sentì Sango sogghignare alle sue spalle, sapeva chi era, Shishinki l’orbo, un ragazzo che al posto dell’uniforme sembrava indossare un cosplay perenne. Ed era anche tremendamente antipatico. Ma come gran parte delle persone del loro anno, avevano una faida o con un Onigumo a caso – davvero uno valeva l’altro – o NoTaisho maggiore – che era un mistero perché il caotico era il minore – per fortuna.  “Quindi domani non facciamo il compito di letteratura?” aveva domandato qualcuno, tutti si erano voltati verso il ragazzo chi aveva parlato, una ragazza carina dal viso delicato, lunghi capelli chiari ed occhi verde scuro, “Perfetta deduzione dell’ovvio Hari” aveva risposto disinteressato il suo vicino di banco, il rappresentante di classe, un ragazzo alto, dai capelli chiari, conturbanti occhi miele ed un aspetto affascinante, se non fosse stato per il viso di granito. Hari gonfiò le guance offesa, ma preferì non rispondere nulla alla fine. “Forse dovremmo andarla a trovare” aveva detto la professoressa recuperando il gesso, pronta a girarsi per spiegare in che modo il seno di x corrispondeva a meno coseno di x, non che quello che dicesse avesse senso per i suoi alunni. “E’ sempre triste quando una bella professoressa se ne va” aveva commentato Renkotsu cominciando a giocherellare con delle polversi sospette che teneva in boccette nel suo astuccio sopra il banco. “Bene quindi andremo a trovare la professoressa” aveva commentato Hitomiko offrendosi già per raccogliere i soldi per i fiori, cosa a cui nessuno si oppose, anche perché Shishinki rimarcò che era suo compito in qualità di rappresentante di classe. Doveva ancora bruciarli la sconfitta, sia verso la ragazza sia verso NoTaisho.

 

“Come farò senza godermi lo spettacolo della bella professoressa di lettere?” aveva domandato Miroku retorico mangiando un raviolo al vapore, “C’è sempre la NoTama” aveva commentato Inuyasha disinteressato, mentre gustava un panino, Jinenji aveva preferito di gran lunga tenersi alla larga del discorso. “Però l’idea di andarla a trovare è venuta pure a noi” aveva ripreso Kagome, “Io e Byakuya abbiamo pensato di andare domani e portare tutti i saluti da parte della classe” aveva risposto con un sorriso amichevole Kagome, mangiucchiando del sushi comprato al take away, cosa a cui anche Sango aveva annuito. “Sono convinto che la NoTama ha una relazione con Magatsushi” aveva commentato Kaazana con sicurezza, “Ma ti droghi?” aveva risposto Hiraikatsu di sua spontanea volontà. Tre figure si erano avvicinate a loro, Sango non conosceva nessuno dei tre, ma evidentemente gli altri si, “Ciao Hiten” aveva detto Kagome con un sorriso amichevole,  il ragazzo a cui si era riferito era il più alto dei tre, flessuoso, con una lunga chioma corvina relegata in una treccia ed occhi di brace, l’altro era privo di quella bellezza ed era basso ed incarne, il terzo era una ragazza di primo anno in cui Sango si ritrovò molto, era maschile e se non fosse stato per le ciglia lunghe e gli orecchini tondi, probabilmente non avrebbe capito fosse femmina, somigliava comunque ad Hiten. “Ti ho portato i soldi per i fiori” aveva detto secco, allungando alla ragazza una pezzo di carta, che Kagome aveva preso, “Grazie mille” aveva risposto Higuarashi con un sorriso estremamente amichevole.

“Comunque riguardo a quella cosa sulla professoressa NoTama lo pensa anche Jakotsu” aveva confidato Kagome, mentre spuntava con una biro il nome di Hiten da una lista su cui dovevano essere segnati i compagni di classe, indugiato proprio sul nome in questione, “Bene, allora è verità certa” aveva detto infastidito – e parzialmente imbarazzato – Inuyasha, incrociando le braccia al petto. “Non mi aspettavo che uno come Suto condividesse i miei pensieri” aveva detto sufficientemente colpito Miroku, “Dice che è una pulce che gli ha messo nell’orecchio un suo amico di quinta” aveva spiegato Kagome, mordendosi il labbro, nell’atto di ricordare, “Credo l’abbia definito il santarellino bipolare” aveva detto alla fine. “Suikotsu” aveva detto tranquillamente Miroku, “Bone” il tono di Inuyasha era stato aspro. La ragazza più piccola aveva accavallato le gambe, “Ti ho mai detto che sei acido come la buccia di un limone?” aveva detto quella, a quel punto anche Ginenji aveva trovato divertente la questione. “Le cose tra lui e Bone sono delicate” aveva alla fine ammesso il gigante buono, tentando di giustificare il compagno di classe, “Dove è la novità, in questa scuola non esistono questioni che non siano delicate” aveva esordito Sango, mordendosi un labbro. Era una cosa che proprio non tollerava, stare in quell’ambiente le dava il senso di trovarsi su un campo minato, dove rischiava ogni passo di fare un passo falso e saltare in aria. Sempre se non era già successo, secondo Miroku sulla mina c’era già finita, si chiamava Naraku Onigumo ed era noto per non perdonare – neanche chi non li faceva niente, figurarsi chi lo prendeva a sberle.

Un ragazzino volpino si era avvicinato a loro, aveva una camminata nervosa ed un espressione adirata in viso, Sango sapeva la sua identità, Shippo o un nome simile, era un ragazzo di primo anno che era sempre alla coda di suo fratello. “Hei Monaco Pervertito, Botolo” aveva detto disinteressato quello prima di salutare con più gentilezza Kagome, Sango e Ginengi. Inuyasha l’aveva incenerito con lo sguardo, mentre il ragazzino si incastonava tra di lui e Miroku, che con uno squardo fraterno aveva ignorato l’offesa e li aveva chiesto cosa lo rendesse giù di morale, “Tra chi ha saltato la scuola e chi non è venuto, siamo rimasti solo io, Souta e Kanna” aveva risposto il ragazzo dai capelli viola, sfregandosi le mani sul capo, scompigliandosi il crine tirato in una coda, “E?” aveva indagato Kagome, sbattendo gli occhi curiosi, Shippo aveva sollevato la mano, chiusa in un pugno se non per l’indice teso ed affranto aveva indicato una direzione. Seguendo il dito avevano trovato la ganjiro Onigumo assieme ad un ragazzino dai capelli scuri come l’inchiostro non troppo alta. Lui era rosso in viso, seduto accanto a lei ed una mano li tremava, tentando di tenderla verso di lei, riguardo a Kanna era immobile, gli occhi chiusi in un espressione rilassata, la mano tendeva nella direzione del ragazzo, non arrossiva ma forse perché anche il suo sangue era bianco, si disse Sango. Le loro mani non si toccavano, ma erano come sul punto di farlo. Erano carini, teneri. “Ohhhh!” aveva squittito Kagome, “Il mio fratellino si è trovato una ragazza” aveva commentato con la classica carica di una sorella maggiore, orgogliosa del piccolo che cresceva. “Sono schifosi” aveva detto decisamente infastidito Shippo, Inuyasha li aveva tirato una guancia, “Oh! Troverai anche tu qualcuno” l’aveva rassicurato Sango, battendoli una mano sulla fronte. Kagome aveva tossicchiato, “Parlando di qualcuno” aveva cominciato leggermente imbarazzata, continuando ad attaccare e separare gli indici, “Koga mi ha chiesto di uscire di nuovo. Senza doppi giochi o macchinazione di terzi” aveva detto con un sorriso abbastanza tirato sulle labbra, che esprimeva una certa inquietudine, “E tu che hai risposto?” indagò molto poco discretamente Inuyasha, quasi ringhiando. Il Sushi di Higurashi era rimasto a mezz’aria davanti il suo viso, con un espressione di pura confusione, “Si” aveva gracchiato alla fine.

Alla fine di quella pausa pranzo, Sango aveva decisamente le idee confuse. E ne aveva parlato con Miroku. “Non capisco” aveva confidato con voce sospettosa, “Cosa?” aveva chiesto Kaazana mentre l’affiancava lungo il tragitto per tornare in classe, “Hai detto che Naraku detesta Inuyasha” aveva bisbigliato la ragazza, chiudendo le dita sul mento a punta, cosa a cui l’altro aveva annuito, “Ma ha fatto di tutto per far fallire l’appuntamento di Kagome e Koga” aveva aggiunto, rimembrando quel particolare giorno, “E Kagome ed Inuyasha si piacciono” aveva terminato soddisfatta delle teorie che aveva limato durante la pausa pranzo appena passata; “E questo ti confonde?” aveva chiesto Miroku passando una mano tra i capelli corvini, i suoi occhi blu erano dirottati altrove, cercando uno soluzione nell’aria. E Sango si ritrovò a pensare fossero proprio belli, di un blu delicato, dolce, in cui perdersi. Poi si diede della scema, scacciando anche la fantasia della notte prima. “Ho una teoria” aveva alla fine concesso il ragazzo, voltando lo sguardo verso la ragazza, “Quale?” aveva giustamente inquisito lei con una certa curiosità. Miroku era stato sul punto di parlare, ma poi aveva taciuto, i suoi occhi erano guizzati in un punto, che Sango aveva seguito lo sguardo, per incrociare la figura di una minuta ragazzina di terzo superiore dal corpo sodo e lunghi capelli castani, occhi furenti, Shima, o un nome simile, nota come la perseguitatrice di Miroku Kaazana.

Il ragazzo le afferrò il polso e la trascinò via, cercando di staccare il più possibile la ragazza che con passi pesanti li inseguiva, “Ma non potresti parlarci e basta?” si lagnò Sango, certo poteva capire che dovesse essere imbarazzante parlare con una con cui si aveva condiviso solamente un mero atto fisico, ma insomma! Miroku aveva scelto quel singolare stile di vita e doveva pagarne la conseguenza! “Oggi! Al consiglio di istituto” aveva confessato il ragazzo, prima di prendere bruscamente una svolta portandosi giù dalle scale, quasi investirono Toran Pantera ed Ayame Yorozoku che salivano le scale, la prima maledisse Sango in cinese antico, se possibile, l’altra invece le urlò di ricordarsi dell’incontro di quel pomeriggio. “Quale?” ebbe il tempo di chiedere Miroku, saltando uno scalino e portandosi dietro la ragazza. Non ricevette risposta solo un buffetto sulla testa dalla mano appena liberatasi, “Perché?” si era lagnato il ragazzo confuso, “La mia classe è al terzo piano, così siamo tornati al primo” aveva detto infastidita lei, l’unica consolazione era che con la professoressa di lettere assente, avrebbe potuto avere l’ora libera. Miroku rise in maniera davvero splendida, “Tranquilla, Sango cara, conosco questa scuola come le mie tasche” aveva confessato il ragazzo, infilando le mani nelle suddette tasche, senza smettere di sorridere un attimo. Aveva un espressione da pesce lesso e Sango avrebbe dovuto infrangerla stappandoli un pugno sul naso, ma alla fine sorrise, sentendo un certo calore nel petto. La mano di Miroku scattò verso di lei, tendendosi verso la sua mano a palmo aperto, invito che la ragazza accettò fintamente contrariata.

Il tragitto segreto di Miroku passava per l’interno della palestra, quelle che tutti i pomeriggi della settimana era causa delle guerre tra i membri del club di kendo e quelli di pallacanestro, cosa che il ragazzo le stava illustrando in quel momento, di cui i vertici erano proprio due suoi compagni di classe Shishinchi e NoTaisho, cosa che spiegò anche a Sango la ragione del perché fossero così in conflitto. “Dobbiamo infilarci nei bagni segreti, da lì c’è la porta per il giardino esterno, dove ci sono le scale antincendio” aveva spiegato Miroku, arrestandosi proprio in prossimità di una porta seminascosta dietro gli spalti, “Come …?” fu tentata di chiedere la ragazza ma inghiottì la domanda, non voleva davvero sapere come Miroku avesse scoperto quel luogo e cosa ci venisse a fare. Il ragazzo aprì la porta e vi entrò ed a quel punto che la loro vita prese una piega che nessuno avrebbe potuto prevedere.

Aspetta così mi fai ma-ah …” da come il resto della voce si disperse, non doveva poi far così male. “Ch-” qualunque segno di disgusto Sango avesse voluto esprimere fu fermato dalla mano di Miroku che si era premuta sulle sue labbra, seguito dal sibillo nell’orecchio, cercando di farla tacere. Avevano beccato una coppietta chiusa in uno dei gabinetti. Imbarazzante e disgustoso. Sango aveva annuito, prima di pestar il piedi di Miroku, che l’aveva si lasciata libera di respirare – quell’idiota l’aveva quasi soffocata – ma si era anche dovuto mordere a sangue il labbro per non urlare e dunque disturbarsi. Dai gemiti alti di lei, Sango era comunque certa che si sarebbero accorti di loro, neanche se si fossero messi a ballare la conga lì. Miroku sembrava ambiguamente interessato, con le orecchie dritte per ascoltare, “La tua perversione deve superare i limiti di un semplice maniaco” aveva bisbigliato Hiraiktsu nel suo orecchio. “Ma-ah-ga-ah-ts-s-uhi-i è –è sba-ah-gli-i-ah-to” aveva urlato la voce. Non era credibile. Sango aveva puntato i palmi sulla schiena dell’amico cercando di spingerlo via dalla stanza, sia perché non le interessava ascoltare, sia perché erano in ritardo. “Questa voce non ti è famigliare?” aveva domandato Miroku con un tono così basso che per un attimo la ragazza si era chiesta se avesse effettivamente parlato o solo mosso le labbra. Sango cercò di estrapolare dai gemiti un timbro famigliare e … una voce femminile urlante, era una voce femminile urlante. Punto. Ma … quella di lui la riconobbe! “Non-n è-è v-vero-oh” sfuggì alle labbra di lui strozzata dai gemiti, era Magatsuhi NoTama della sezione di Miroku. Si diciamo che il nome urlato prima dalla donna doveva essere decisamente un evidente indizio. “Secondo me è …” stava bisbigliato Miroku, “No” scandì Sango; Non poteva essere la professoressa di fisica e matematica!

Il fatto che si fossero ritrovati in bilico su un copri - water con la porta quasi totalmente chiusa, mentre cercavano di capire chi ci fosse nell’altro loculo, “Ti-odio-da-morire” aveva sillabato Sango, senza emettere voce, mentre teneva le mani sulle piastrelle, quasi preferiva quando il ragazzo le tastava le sue rotondità. Pregò il Kami che non realizzasse i suoi pensieri e quello non si mettesse a trafficare con palpeggiamenti vari in quel momento. Ebbero finalmente la conferma delle loro identità, quando erano all’apice, certo lei non disse nulla di più se non farfugliamenti a cui non prestarono attenzione, lui venne con il suo nome sulle labbra, “Midoriko” e Sango quasi cadde giù dal water.

 

Dopo quasi due settimane di muto silenzio, Renkotsu le chiese cosa avesse. Sango interruppe il suo flusso di pensieri, smettendo di guardare il professor Hakushin che leggeva un libro con mero disinteresse delle classe, ritrovatosi costretto a coprire le ore della collega infortunata, “Nulla” trillò la ragazza, impegnandosi a scacciare dalla memoria il nome di battesimo della sua professoressa strillato in un gabinetto durante un rapporto da un suo coetaneo. Qualunque motivo avesse spinto Renkotsu ad interrompere la costruzione della più pericolosa cerbottana ricavata da componenti di penne e quant’altro presente nell’astuccio, fu comunque soddisfatto dalla scarna risposta di Sango. Che mentre osservava quel genio deviato del suo vicino tornare a farsene gli affari propri, volse lo sguardo appena dietro alla ricerca di Sesshomaru NoTaisho. E non aveva idea del perché lo stesse facendo, sapeva che il suddetto oltre un Onigumo random, Shishinchi avesse una faida anche con Magatsuhi e si chiese inevitabilmente se sapesse e come si sarebbe comportato se avesse saputo. Prese un respiro profondo e scacciò via quei pensieri. Ora a tormentarla nei suoi incubi oltre a Miroku era certa avrebbe visto anche quei due. Kagura Onigumo dalle prime file le tirò una pallina di carta addosso per attirare la sua attenzione. “Che vuoi?” bisbigliò Sango, quella sorrise, facendo ondulare gli orecchini con le cinque perle appese, prima di ricordare dell’impegno di quel pomeriggio, Sango annui. Non era mica una sprovveduta, solamente Kagome non le aveva raccontato dell’improvvisata del loro piccolo club di quel giorno. Certo che non l’aveva fatto! Higurashi era una rappresentate di classe e probabilmente sarebbe stata costretta tutto il giorno al consiglio, assieme a Toran ed Hitomiko, che alla fine alla prima riunione sarebbero state solo lei, Kagura ed Ayame Yorozoku, ragazza che Sango conosceva veramente poco.

“Chi sa se tornerà la professoressa di prima” aveva commentato a mezza voce Renkotsu, attirando nuovamente la sua attenzione, Sango volse lo sguardo verso di lui, “Come …?” domandò, ricomponendosi dai suoi pensieri, “Chi sa se tornerà la professoressa di lettere che c’era prima” aveva ripetuto quello, prima di darsi allo smontaggio di una vecchia pena biro che aveva estratto dal suo astuccio ripieno di ambigui oggetti parzialmente smembrati. “Spiegava bene. Anche se aveva un ché di malinconico” aveva spiegato Renkotsu, con una voce greve, Sango annui, non certa della risposta che avrebbe dovuto dare, infondo sembrava come il ragazzo parlasse da solo, con una collaterale ragazza che l’ascoltava distrattamente, era comunque un passo avanti, doveva essere la conversazione più lunga che dovevano aver fatto dall’inizio della scuola. “Lei non può tornare” aveva commentato qualcuno alle loro spalle, Sango aveva voltato impercettibilmente il viso, per incrociare gli occhi di brace del ragazzo seduto al banco dopo di lei, un ragazzo alto dai corti capelli d’indaco scuro, Ryura Shintoshin, con un sorriso sornione dipinto sul viso, “Perché?” domandò Renkotsu,  abbandonando la cerbottana sul banco, finalmente finita e pronta a lenire la pace creatasi nell’aula. “Smettila” lo zittì indispettita la sua vicina, lunghi capelli infiammanti, tirando un buffetto sul collo del compagno, “Kyora” si era lamentato lui, prima di concentrarsi di nuovo sul vicino di Sango, “Si dice che avesse una storia con uno studente” aveva commentato malizioso Ryura, con un certo tono lascivo, “Sono solo chiacchiere” aveva liquidato la faccenda la rossa. Hirakotsu non poté fare a meno di figurarsi l’immagine di Magatsuhi e della professoressa Shikon. Decisamente non aveva bisogno di altri materiali di cui ossessionarsi, “Non ci credo” aveva bisbigliato con voce schietta Renkotsu, concentrandosi di nuovo sulla sua macchina da guerra, “Quella donna …” qualunque cosa stesse dicendo, decise alla fine di tacerla e tenerla per se. Kyura prese un respiro profondo, “Lo penso anche io. Era una donna infelice per natura, troppo fredda per lo sciocco amore di un ragazzino” aveva bisbigliato, prima di tornare a concentrarsi su degli esercizi arretrati. Ryura sembrava frustrato che nessuno dei tre avesse badato alla sua teoria.

 

Quando si ritrovarono sul campetto quel pomeriggio come Sango aveva immaginato erano lei, Kagura ed Ayame, davanti un  gruppo denutrito di altre ragazze, tra cui ritrovò anche Kyora Shintoshin, con un espressione vagamente piena di se, accanto ad un’altra rossa, Karan Pantera, c’erano anche le due amiche di Naraku, come aveva disgustosamente sottolineato Kagura, riferendosi a Tsubaki ed Abi che confabulavano tra loro, “C’è anche Enju, è troppo fragile, se la tocchi si spezza” si era lamentata Onigumo, adocchiando una ragazza dai grandi occhi di un colore originale, come bucce d’arancia ed un sorriso malinconico in un viso incorniciata tra capelli di rame scuro lunghi fino alla vita, “Però suo fratello non è male” aveva detto languida, “Se ti piacciono i tipi orcheschi” si era insinuata Ayame con le mani sui fianchi, una ragazza frizzante dagli occhi verdi ed i capelli di un biondo cenere. Una ragazza era corsa verso di loro, sollevando una mano in segno di saluto, indossava pantaloncini da palestra ed una maglia bianca, “Ma quella non è Asano, il primo flauto dell’orchestra scolastica?” aveva chiesto Kagura, sollevando un sopraciglio, “Si è Sara” aveva detto sconvolta Ayame, prima di salutare quella che Sango aveva capito essere la sua compagna di classe con un abbraccio amichevole, “Vuoi provare ad entrare nella squadra di calcetto?” aveva domandato alla fine, quell’altra aveva annuito sicura di se, “Voglio essere più sicura di me” aveva commentato con finta fierezza la ragazza, ondeggiando l’alta coda di cavallo castana, “Non sarà mica per …” aveva bisbigliato Ayame, lanciando uno sguardo appena percettibile a Kagura che ora dibatteva con Abi e Tsubaki.

Sango si sentì picchiettare sulla spalla, voltandosi trovò la ragazzetta vista questa mattina assieme al ragazzo che aveva dato i soldi a Kagome, “Io sono Soten è vorrei iscrivermi” aveva detto sicura di se, aveva quattordici anni ed a Hiraikotsu ricordò lei alla sua età, una sfrontata ragazza che sembrava un maschietto. “Certamente” alla fine aveva detto amichevole, “Anche una mia amica vorrebbe” aveva ripreso Soten, con un tono disgustato della voce a quella frase, “Ma ha avuto dei problemi” aveva commentato alla fine stizzita, al che Sango aveva annuito.  Kagura aveva battuto le mani sopra la testa per attirare l’attenzione di tutti su di se, “Uditemi donzelle” aveva commentato attirando l’attenzione di tutti, “Stabiliremo un capitano dopo avere la squadra” aveva commentato, prima di prende un foglio, “Iscrivetevi” aveva ripreso, prima di spiegare che la professoressa al momento infortunata era quella che aveva deciso di occuparsi di sovraintenderle ma contenevano di trovarne un'altra. “Quindi ora scrivete il vostro nome qui” aveva impartito allungando un foglio alle ragazze, con una penna allegata, in modo che tutte mettessero la propria firma, mentre lei ribatteva che lei ed Ayame stavano studiando un metodo per l’allenamento prima della selezione.

Dopo aver corso per dieci giri di campo ed essersi allenata allo sfinimento, chiedendosi dove avesse tanto rimpianto il calcio della sua vecchia scuola, riemersa dallo spogliatoio aveva pensato di andarsene a casa ed ignorare le compagne che sghignazzanti erano andate a spiare i ragazzi del Kendo. Aveva recuperato la sua borsa, aveva notato che sul suo telefono c’erano una buona decina di chiamate senza risposta di suo padre. Mentre teneva la borsa in spalla e la sacca nell’altra, cercando di armeggiare con il telefono alla mano sinistra mentre frugava per le chiavi con la destra nella borsa. “Sango finalmente” aveva sentito la voce di suo padre allarmata dall’altro lato, attraversò il cortile non smettendo di cercare le sue chiavi, sembrava oltremodo sconvolto, “Ma cosa è successo?” domandò preoccupata, “Vai immediatamente a casa, questa sera parlerò con tutti e due” aveva detto suo padre d’acciaio, “Papà?” aveva bisbigliato preoccupata, “Davvero ora non posso parlare, sono in commissariato” aveva risposto il signor Hiraikotsu con voce dura, “Come ci sei finito?” aveva domandato preoccupata, “Chiedilo a tuo fratello” aveva urlato, prima di chiuderli il telefono. Bene, qualunque motivazione avesse spinto suo fratello a marinare la scuola l’aveva condotto in commissariato insieme a suo padre ed un mare di guai che come sorella maggiore avrebbe dovuto prontamente impedire, tirando per le orecchie Kohaku e riportandolo in macchina quella mattina.

Arrivò alla sua vettura in tempo per aver trovato le chiavi, le infilò nella toppa, quando sentì una mano spaziare troppo sul suo fondoschiena, lo schiaffò lo tirò senza pensarci. “Be, almeno mi ha svegliato” aveva commentato Miroku posandosi sulla portiera posteriore con una mano sulla guancia, un espressione da cucciolo dipinta in viso, ma un ombra nei meravigliosi occhi blu. “Già finita la riunione dei rappresentati?” chiese lei, aprendo lo sportello abbastanza infastidita, non aveva tempo per Miroku, doveva tornare a casa ed affrontare i suoi problemi, “Si” aveva commentato con voce sterile, “Ho parlato con Shima” l’aveva informata, “E’ come è andata?” aveva chiesto lei, leggermente interessata, “Ti ha detto che sei un mostro, che l’hai ingannata ed hai approfittato di lei?” chiese sarcastica Sango, quello aveva mosso il capo in segno di negazione, “Non era neanche troppo santa lei” aveva commentato acido Miroku, la ragazza aveva sollevato un sopraciglio, “Cosa ti ha detto?” aveva chiesto, rinunciando all’entrare in auto, suo padre sarebbe stato bloccato in commissariato ancora per molto ci scommetteva ed infondo lei era già nei guai, ritardo più ritardo meno che avrebbe fatto. Il suo amico non rispose, continuando a guardarla imbambolata con la mano sulla guancia, “Miroku? Che ti ha detto?” aveva chiesto preoccupata, ma il suo amico era letteralmente caduto su di lei, stringendola in un certo abbraccio così stretto da lasciarla senza fiato, senza palparla o altro. Lo sentì singhiozzare sulla sua spalla.

“Miroku”

 

[Nel prossimo capitolo se ci sarà: Kagome IV e a scanso di equivoci dovrebbe chiamarsi “Tutto quello che bisogna sapere”]

 

 

 

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