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Autore: L_Fy    20/05/2008    31 recensioni
Quando si nasce con il gene della sfiga potenziato come il mio si possono raggiungere vette di iattura che voi umani non potreste immaginarvi: cosa che è successa oggi, fatidico venerdì 17, anno domini 2008 che, fra l’altro, è un anno bisesto e quindi funesto…
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Recensione di Arista, fatta il 18/05/2008 - 10:34PM sul capitolo 2: Capitolo 1 - Firmata

Forse non era intuibile dalle premesse, ma io non sono un tipo dall’innamoramento facile. Il mio ormone ha la potenza di un idrogetto, ma è altrettanto unidirezionale e viene raramente attivato: infatti, ho avuto solo tre grandi amori nella mia vita. Il primo, da bambina, è stato Fiorello con il suo codino impazzito, che mi ha lasciato come strascico una tragica e insana passione per il karaoke; il secondo è stato Billy Costacurta, il giocatore del Milan che mi ha spezzato il cuore sposando quella scopa lessa della Colombari; il terzo è stato Antonio, il mio ex ragazzo. L’ho amato così tanto che ho smesso di respirare, quando mi ha lasciato. Per la mia migliore amica. Dopo che li ho trovati a letto insieme. Sul divano che gli avevo regalato io. Davanti agli occhi innocenti del mio cane. E non era nemmeno venerdì 17! Insomma, è appurato che la mia sfiga valica i confini delle possibilità umane, ma non era questo il punto: il punto era che in tutta la mia vita non mi era mai successo di subire un colpo di fulmine.

Eppure era chiaro che me lo ero beccata dritto in fronte.

Lì al Semiramide, seduta al tavolo a gocciolare come un cero pasquale.

I sintomi c’erano tutti: dal pauroso sbalzo termico tra guance in fiamme e piedi assiderati, all’improvvisa angina pectoris, dalla sudorazione modello cascata delle Marmore al deserto del Sahara in bocca…

E tutto quel movimento tellurico solo per un giapponese dalla bocca sexy e col nome da ninja!

Una cosa vergognosa.

“Ehm.” ho belato con passione: che altro avrei potuto fare?

“Sei simpatica.” ha detto Li con aria stranamente sincera.

Probabilmente si aspettava che io rispondessi qualcosa di semi intelligente come grazie; invece mi è partito un nuovo embolo di stronzite e sono uscita con uno dei miei classici commenti da cerebrolesa.

“Li non mi sembra affatto un nome giapponese, cioè, è molto corto e voialtri di solito vi chiamate Sakamoto o Kawasaki o Mitsubishi...”

“Infatti il mio è un nome cinese.” risponde Li piacevolmente.

“Oh, meglio così, no? I giapponesi sono gente così antiestetica.”

Ho azzardato fin un sorriso: ero fiera di essere riuscita a piazzare una bella parola come antiestetica in un discorso.

“Mia madre è giapponese.” ha specificato Li divertito.

Ecco: si può sembrare più deficienti di così?

“Cioè, non è che tutti i giapponesi siano brutti… le, ehm, prendiamo le geishe, ad esempio…”

Sì, si può.

“Avrei un po’ sete” ho balbettato sperando di distrarlo “Cameriere!”

Il cameriere è passato di fianco al tavolo sfrecciando via veloce e indifferente come una silfide sordocieca: essere regolarmente ignorata dalla classe lavoratrice è un’altra delle mie penose caratteristiche.

“Questi camerieri” ho gorgogliato con voce tremula cercando di minimizzare “Sono sempre più duri d’orecchio…”

Li ha inarcato un sopracciglio poi ha alzato un dito e un cameriere si è materializzato immediatamente al suo fianco.

“Signore?” gli ha anche chiesto, tutto ossequioso.

“Cosa prendi?” mi ha chiesto Li con estrema cortesia mentre io sprofondavo sempre di più in una larga pozza melmosa di sterco.

“Un bicchiere d’acqua.” ho risposto depressa, pentendomene subito dopo: nello stato in cui mi trovavo, sarebbe stato molto meglio qualcosa di solido che non tendesse a rovesciarsi al solo pensiero.

“Senti, vogliamo parlare di lavoro?” ho concluso con rapidità, sperando di salvare il salvabile almeno professionalmente.

“Certo.” ha risposto Li con nonchalance sprecando un altro di quei suoi sorrisetti ai feromoni concentrati.

Con orrore, mi sono ricordata di non aver preso i miei appunti dall’ufficio e così ho finto di cercare qualcosa in borsa. Rovistando, ci ho trovato dentro due paia di collant 20 denari comprati ieri da abbinare alla gonna che poi non ho messo causa boschività diffusa sulle gambe.

“Ehm.” ho detto di nuovo, arrossendo come un gamberone al vapore e rovistando di nuovo con ansia nella borsa. Dopo lunga e laboriosa ricerca ho trovato il piccolo blocco notes che uso per la spesa ma non la biro; in compenso, è spuntato fuori un Bounty al cocco che mi è caduto sul tavolo con un tonfo.

“Uhm.” ho grugnito, ampliando brillantemente il mio vocabolario primitivo.

Li con aria paziente mi ha offerto una penna che ha tirato fuori dal taschino.

“Ah. Oh, grazie.”

Nel frattempo è arrivato il cameriere con il mio bicchiere d’acqua (che ha posato al centro del tavolo con plateale intenzione: sporco lavapiatti bastardo!), al che io ho perso di nuovo il blocco nei meandri della borsa.

“Allora, come pensa di organizzare l’incontro?” ho buttato lì rinunciando a recuperare quello stronzo blocchetto fedifrago e bevendo d’un fiato la mia acqua “Ci troviamo qui col presidente o vuole che lo raggiungiamo all’hotel?”

Li ha appoggiato i gomiti sul tavolo e si è sporto verso di me: aveva un profumo buonissimo e vedere il suo sorrisetto sghembo da vicino era qualcosa che faceva male agli occhi.

“Credo che prima sia il caso di darsi una sistemata.” ha proposto con discrezione mentre io cercavo di non ansimare come un treno a vapore, pur continuando a sudare come un quarto di maiale in graticola.

“Oh. Ah. Devo portare il presidente dall’estetista?” ho chiesto quasi balbettando.

Li ha cercato di trattenere un sorriso ma i suoi occhi scintillavano lo stesso come stelle.

“Veramente io parlavo di te” ha detto infine con dolcezza “Credo che l’impatto con i giapponesi sarebbe molto più facile per te se potessero vederti al meglio delle tue possibilità da subito.”

Il che era un bel giro di parole opportunamente farcite di zucchero per dirmi che conciata così ero peggio di un cesso ambulante. Mentre io arrossivo rasentando la combustione spontanea, Li si alzava in piedi, raddrizzava la già perfetta piega dei pantaloni, indossava un cappotto di nappa nera che probabilmente costava come il mio monolocale compreso di mobilia e mi porgeva una sciarpa di cachemire morbida come un gattino. Io l’ho presa guardando Li spaesata: che dovevo farci? Asciugarmi le lacrime di vergogna?

“Il tuo… ehm, bottone” ha spiegato allora Li col garbo diplomatico di un ambasciatore “Ammetto che la vista è piuttosto piacevole, ma non è esattamente, ehm, consona alla situazione.”

“Oh.”

Volevo morire.

Sprofondare al centro del pianeta e non tornare più su, rimanere nel buio ventre di madre terra rattrappita dalla vergogna fino alla fine dei miei giorni!

“Grazie.” ho mormorato con voce liquida prendendo la sciarpa e avvolgendomela intorno al collo con il vago impulso di strozzarmi da sola: se volevo dimostrargli di essere davvero tosta come gli avevo fatto credere, non ero partita affatto in quinta, ma piuttosto in retromarcia…

Comunque avrei voluto metterci più partecipazione nei ringraziamenti e magari aggiungere qualcos’altro perché Li si stava dimostrando davvero pieno di tatto e sarebbe stato doveroso informarlo dell’apprezzamento; invece mi stavo solo incazzando a morte con lui. Perché il fatto che fosse così schifosamente gentile e così vomitevolmente bello mi faceva sentire più simile che mai a una larva di mosca e questo non mi aiutava affatto a dimostrargli la mia presunta tostaggine. O si dice tostatura? Ecco, un bel chicco di caffé affumicato era esattamente ciò che sentivo di essere, sotto quel suo sguardo acceso e destabilizzante.

“Andiamo!” ha cinguettato allegro Li prendendomi gentilmente per un gomito “So io dove andare: tempo mezzora e Doralis ti trasformerà nello splendido cigno che sei.”

Doralis…? Non avevo nessuna voglia di trasformarmi in un cigno per mano di una appena arrivata da Oz; oltretutto detesto i cigni, visti da vicino puzzano come fogne aperte e sono sempre incazzosi. Ma Li mi ha sorriso, ammiccante e radioso e io ho potuto solo tentare una risposta molto simile a una paresi spastica facciale: di colpo, mi sono trovata ad adorate i cigni come le più leggiadre e profumate creature del mondo…

“Ma ce l’abbiamo mezzora…?” ho sfiatato poi belante trottando dietro di lui che si dirigeva a passo elastico e sicuro verso l’uscita.

“Abbi fede” ha risposto Li aprendomi galantemente la porta “Non te ne pentirai.”

*          *          *

E invece mi sono pentita.

Mortalmente pentita.

Tornassi indietro mi faccio davvero fustigare da Sandro piuttosto che rivivere l’ultima mezzora. Lo studio di Doralis era a due minuti dal Semiramide: la padrona ci ha accolti con un sorriso e un eloquente sguardo perplesso alla sciarpa di Li che mi ero avvolta addosso modello burqua. Doralis è una bella figliola sudamericana con uno di quei tipici culi brasiliani che sfidano la gravità e si piazzano subito sotto la seconda vertebra cervicale; Li non aveva nemmeno cominciato a parlare sciorinando le sue richieste che già Doralis mi aveva trascinata dietro un separé, sbattuta su un lettino dopo avermi costretta a togliere i pantaloni e la camicetta, e mi stava facendo la ceretta alle gambe. Un male atroce, terribile: io di solito mi depilo con la lametta, per me è stato come essere smembrata viva.

“Basta, basta!” ho cercato di dire; Doralis ha sorriso materna, masticando con quei suoi bei dentoni bianchi una gomma alla frutta, e mi ha strappato i baffetti con una striscia depilatoria che teneva nascosta nel palmo della mano.

“Rilasati, joia” ha poi detto mentre io strillavo come un soprano in piena Aida “Un po’ di fondotinta e il rosore sparisce subito.”

“Adesso capisco cosa sente la Foresta Amazzonica quando viene abbattuta!” ho protestato io invano. Poi Doralis mi ha portata in un’altra stanza e ha cominciato a darmi lo smalto sulle unghie dei piedi mentre qualcuno mi lavava i capelli e qualcun altro mi massaggiava i gomiti con la pietra pomice. 

“Hai una bela pele” mi ha confidato Doralis asciugandomi i capelli con un phon potente come il motore di un Concorde “Molto chiara, molto nordica. Dovresti curarla un po’ di più.”

“Non ho tempo.” ho risposto senza fiato mentre qualcuno mi infilzava un pennellino da trucco in un occhio.

“Dovresti trovarlo, joia. Altrimenji come fai con gli homem?”

Ottima domanda: se mi prestasse il suo culo, avrei anche la risposta da darle.

“Non ho tempo nemmeno per gli uomini.” ho mentito spudoratamente.

Ma Doralis mica era scema.

“Sc’è sempre tempo per gli homem” ha risposto infatti con un bel sopracciglio alzato allusivamente “Tu vai a leto con Li?”

Ci ho messo un po’ a capire quello che Doralis mi aveva chiesto.

“No.” ho risposto infine arrossendo come un vulcano attivo; spero che non mi abbia letto in faccia i sottotitoli che tessevano il mio dolente rammarico per quella mancanza.

Doralis ha annuito saggiamente.

“Fai benji. Mai mischiare lavoro e piascere.”

“Ehm.” ho risposto io con quello che era ormai l’unico verso umano che riuscissi ad emettere.

“Non ti fare infinochiare da quela sua fascina da divo del scinema” mi ha poi avvisato sottovoce spalmandomi la labbra di rossetto con un pennellino “In realtà è uno stronso. Così belo e sexy che sci faresti fiki fiki a qualsiasi ora del jorno e della noite, ma proprio stronso stronso. Fai atensione a lui, joia. Che colore preferisci?”

“Eh?” ho mugugnato io spaesata. Che c’entravano i colori col fatto di fare fiki fiki con Li?

“Li vuole che ti fasciamo tutta bela bela, trucco, capeli, biancheria e vestiti.”

Biancheria?, ho pensato sempre più incerta.

“Pele chiara e capeli scuri, io farei viola.”

“Viola no” mi sono affrettata a rettificare: Il viola non porta notoriamente sfiga? “Non è, ehm,  abbastanza sobrio…”

“Sobrio?” ha riso Doralis “Ok, joia, hai rajone: con quegli ochioni da verjinela, sta bene anche il rosa.”

Rosa?!?

“A Li piascerà molto.” ha continuato Doralis esibendomi sotto il naso un completo intimo di pizzo color cipria.

“Co… per me?” ho chiesto io mentre qualcuno, finito di truccarmi, mi rimetteva in posizione verticale, aspettandosi evidentemente che mi denudassi lì seduta stante.

“Corajo, joia, metitelo: ti vergognerai mica?”

E giù a ridere come se l’idea fosse la cosa più spassosa del mondo. Francamente, io non ci capivo più niente: ok darmi una sistemata, ma cambiarmi anche la biancheria intima…

Mentre aprivo la bocca per protestare, Doralis mi aveva già tolto il reggiseno bianco di cotone della Lovable per strizzarmi le tette in quel push up di pizzo così ruvido da sembrare filo spinato.

“Toglilo, ti prego, non respiro!” ho boccheggiato io allargando le braccia per non sfiorare quello strumento di tortura.

“Ma se ti sta una delìcia!” ha cinguettato felice Doralis mentre io mi decidevo a incazzarmi come una iena.

“Signor Li!” ho chiamato a voce alta sperando di raggiungerlo dovunque fosse sparito e cercando di ricordare i convenevoli “Mi scusi, ma non è che ha intenzione di farmi fare la permanente alla cistifellea? Perché sono sicura che la delegazione nipponica non sia tenuta a controllare così a fondo!”

Li mi si è materializzato davanti all’improvviso, completo di sorrisetto feromonico e occhio ammiccante: mi ha scrutato a fondo, mentre io sobbalzavo penosamente, dai piedi in su con uno sguardo lento e sapiente che mi ha fatto venire i brividi fin negli organi interni. La sensazione era quella di essere soppesata e nello stesso tempo accarezzata con voluttà e leggerezza, valutata e ammirata in ogni singolo centimetro di pelle esposta. Ho sentito l’emozione aggrovigliarmi le budella come se avessi bevuto una pinta di whisky a stomaco vuoto. Nessuno mi aveva guardata così. Mai. 

“Sei fantastica.” mi ha detto Li con voce sincera e morbida: i suoi occhi erano come la sua sciarpa di cachemire, tiepidi, avvolgenti e assolutamente libidinosi.

Non ho potuto fare a meno di arrossire rimanendo immobile sotto la tempesta magnetica del suo sguardo; Doralis mi guardava col sopracciglio alzato, un po’ sorpresa e un po’ meditabonda mentre io non potevo far altro che stare lì e sperare di essere guardata così per sempre.

“Grazie.” ho mormorato infine, completamente dimentica della mia protesta iniziale; avevo deciso che se me lo avesse chiesto Li, avrei tenuto addosso quel reggiseno anche per tutta la vita.

“Ora il vestito.” ha preannunciato Li sparendo subito dopo come in un numero di magia, lasciandomi nuda, immobile e indifesa come un pulcino bagnato.

Mentre riprendevo a respirare, mi sono accorta dello sguardo scettico di Doralis puntato su di me.

“Ahi ahi ahi, joia” mi ha gorgogliato serafica “Mi sa che non duri tanto.”

“Chi? Cosa?” ho ansimato io mentre la sua assistente mi infilava addosso un abito che era una impalpabile nuvola di soffice seta.

“Tu e Li. A lui piaciono quele come te; ochioni da bimba inocente e bele tete da dona. E tu… beh, se ti guardava ancora un po’ andavi a fuoco da sola. Finirete a leto insieme entro sera, joia.”

Magari. Me lo metti per iscritto su carta da bollo, joia?, pensavo con fervore. E comunque, com’era che Doralis era così informata sui gusti sessuali di Li? Se quel maledetto nipponico e la sudamericana avevano anche solo pensato di ballare una samba insieme, avrei spaccato la faccia a entrambi… ma che stavo facendo? Ero gelosa marcia di un PR conosciuto da meno di un quarto d’ora?!?!

“Dobbiamo solo accogliere la delegazione giapponese.” ho provato a protestare debolmente.

Doralis ha alzato di nuovo il sopracciglio.

“La delegasionji? E quanti sono?”

“Una decina, direi.” ho risposto io distratta: l’assistente mi stava infilando ai piedi un paio di sandali che erano tutto un intreccio di cristalli tenuti su da un filo interdentale: sarei mai riuscita a camminare sui sampietrini del centro su quegli aghi da maglia?!?

“Dieci? Tuti da sola?”

“Beh, non è che ci sia da fare molto. Accoglienza e preliminari. Senti, non posso mettermi i collant?”

“Coi sandali?”

L’ha detto come se le avessi proposto di infettarla di peste bubbonica.

“Fuori si sta scatenando il monsone” ho spiegato supplice “Rischio l’ipotermia senza qualcosa a coprirmi le gambe.”

Poi mi sono guardata allo specchio e ho dedotto che il collant era l’ultimo dei miei problemi.

“Wow!” ho gorgogliato mezza tramortita dalla sorpresa “Che cosa… cioè, minchia… i capelli… e il trucco… e quelle sono davvero le mie tette?”

“Tuta roba tua, joia” ha riso Doralis spargendo intorno un buon odore di frutta “E mi sembrano anche tuti pessi orijinali. Scometo che la delegasione sarà soddisfatta di te: vuoi ancora il colanji?”

Storicamente, per vedermi così gnocca almeno una volta nella vita avrei donato un rene.

“No” ho risposto coraggiosamente “Va bene così.”

Forse è stato lì che ho sbagliato tutto?

Avevo completamente dimenticato che era venerdì 17…

*          *          *

La pioggia veniva giù con tanto sadico impegno che sembrava di essere nel bel mezzo delle cascate del Niagara; ho meditato che forse, più che i sandaletti di Barbie e il prendisole con le spalline invisibili, avrei dovuto indossare la muta da sub. Certo che l’effetto sarebbe stato leggermente diverso: lo schifometro era crollato peggio che Wall Street durante la depressione! Non riuscivo a smettere di guardarmi allo specchio e avrei dato un decennio di vita per avere un fotografo pronto a immortalare quella mia improvvisa ed effimera bellezza.

“Come sto?” ho chiesto per la millesima volta a Doralis, che è sembrata per un attimo quasi materna.

“Sei uno schianto, joia.” ha ammesso sincera.

“Non so come farò a pagare tutto questo” ho balbettato prendendo in considerazione l’argomento solo in quel momento: il vestito era firmato Valentino e quello che ha fatto le mie scarpe lo nominano sempre in Sex and the City; “Devo avere addosso lo stipendio giornaliero di Montezemolo.”

“Tranquila, joia, ci pensa Li al pagamenji. Magari in natura.”

Ha riso e io con lei, ma se si fosse azzardata a mettere davvero un dito addosso a Li l’avrei trasformata seduta stante in una maracas. Ho il gene siciliano dominante, purtroppo, che lavora sempre a sproposito.

“Non so davvero come ringraziarti.” le ho detto comunque con sincerità.

Mi è sembrata sorpresa.

“Dovere, joia” ha risposto con leggerezza “Sei molto dolce. Non è molto che fai questo mestiere, vero?”

“Non credo che si possa proprio chiamare mestiere” ho ammesso io con franchezza “Il mio capo è un vero negriero, ma spero che alla fine mi lascerà buone referenze. Io… in fondo, credo di essere brava in quello che faccio.”

Sono leggermente arrossita nel dirlo perché tessere le proprie lodi non mi è mai venuto bene: Doralis mi ha guardato scettica poi ha scrollato le spalle con noncuranza.

“Se lo dici tu, joja, sarà vero: a me sembri un po’ injesata, poco sciolta… ma dovrei vederti sul palo per judicare.”

Palo?, ho pensato distratta: che c’entra il palo? E’ un modo di dire sudamericano…?

“Ora vai che Li ti aspeta.”

Bene. Ho cominciato a sudare come se fossi stata avvolta nel domopak, poi sono uscita lentamente dal separé: Li era davanti alla cassa e parlava al telefono, di spalle.

Aveva una mano in tasca, l’aria cupa e faceva piccoli cerchi nervosi con la punta del piede sul pavimento; chissà perché, quel gesto così semplice e umano mi ha fatto l’effetto di uno tsunami di tenerezza e il cuore ha fatto qualcosa di strano, una specie di capriola con avvitamento che un po’ faceva male e un po’ faceva bene. Gesù, Giuseppe e Maria, nonché angeli e arcangeli del Paradiso… come avevo fatto a prendermi una mazzata così potente e così patetica in così poco tempo? Senza nessun preavviso? Per un maledetto giapponese?!?

Come avvertendo le mie inutili domande cosmiche, Li si è girato a guardarmi: mi ha accarezzato di nuovo tutta con gli occhi, lento, indecente, sensuale… per un attimo da brivido l’ho sentito quasi fisicamente sulla pelle, leggero e tiepido come un bacio a fior di labbra. E’ stata la cosa più maledettamente erotica che mi sia mai capitata… il che potrebbe dirla lunga sull’infimo livello di erotismo presente nella mia vita, ma posso assicurare che lo sguardo di Li era autenticamente e indiscutibilmente erotico. Quando ha messo via il telefono con un gesto secco, ho sbattuto le ciglia come se mi fossi appena svegliata da un sogno sconcio.

“Così sì che si ragiona.” ha detto sottovoce, come fra sé e sé.

Poi si è avvicinato in due lunghe falcate, mi ha scostato un ricciolo dalla spalla sfiorandomi la clavicola e io sono andata letteralmente a fuoco. Per poco non gli sono crollata addosso: chi se lo immaginava di avere in corpo tanti ormoni…?

“Andiamo.” ha detto Li scostandosi da me quasi a malincuore.

“E’ meglio se chiamate un taxi” ha proposto dubbiosa Doralis mentre io e Li, fermi sulla soglia, controllavamo le condizioni meteorologiche.

“Con questo tempo non troveremo un taxi nemmeno con una dispensa presidenziale.” ho mormorato scoraggiata.

Li mi ha guardato beffardo, ha alzato un dito e un taxi si è materializzato davanti alla porta, sbucando dal nulla come in un numero di magia.

Di nuovo non ho saputo bene se odiarlo o fissarlo come se fosse stato il Santo Graal.

“Che ha in quel dito?” ho chiesto io sospettosa “Una stazione radar?”

Lui mi ha sorriso magnanimo.

“L’avevo già chiamato” ha spiegato tranquillamente “Grazie di tutto, Doralis.”

“Non sparire di nuovo, joia.” ha risposto Doralis sbaciucchiandolo con entusiasmo: io praticamente fumavo emettendo zolfo dal naso…

“E tu, verjinela, stai attenta a non prendere un ascidenji prima delo spetacolo.”

Spettacolo?

“A lei ci penso io. Luana, dopo di te.”

Li mi ha aperto la porta cavallerescamente, strizzandomi l’occhio: io ho salutato Doralis facendo ciao con la mano mentre il cuore mi faceva di nuovo quello scherzetto di prima, quell’avvitamento di doloroso piacere; Li si è infilato nel taxi dopo di me, ha dato un indirizzo al taxista e poi si è girato a guardarmi di nuovo con quegli occhi di braci. Non è stato affatto carino da parte sua guardarmi così. Se solo avesse saputo l’effetto Napalm che aveva il suo sguardo sul mio sistema neurovegetativo, avrebbe evitato sicuramente di risultare così maledettamente fico.

“Mi scusi, cosa intendeva Doralis per spettacolo?” ho iniziato a dirgli.

“Dopo.” ha risposto lui: poi si è sporto verso di me, mi ha messo una mano dietro al nuca, l’altra mano in vita, mi ha attirato verso di sé e mi ha baciata.


 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

No, cioè… 29 recensioni al primo capitolo!! Che record!! Per una storiella che non sa nemmeno come finire… per un’accozzaglia di assurdi deliri da mentecatta, per questa cosina piccina picciò…

I casi sono due, o io mi sono tragicamente sottovalutata e scrivo meglio di Moccia e Dostojevski messi insieme (e cioè, meglio di Dostojevski) o voi siete tutti una manica di nullafacenti dediti al cazzeggio selvaggio… ovviamente propendo per la prima ipotesi e auguro a voi, assennati e maturi lettori, una buona lettura e una buonissima settimana di meditazione, ponderazione e morigeratezza!

Ah, scusate, ma un appunto è d’obbligo: se avete un attimo genuflettetevi verso est e levate con me un accorato ringraziamento alla mia adorata e adorabile e insostituibile beta Romina e alla Nisibella, mia meravigliosa consulente di giapponese… due donne che se non ci fossero il mondo dovrebbe davvero sbrigarsi a inventarle!!!

NOVITA' ASSOLUTA!!! Prego andate qui: http://elfiefanclub.freeforumzone.leonardo.it/ Rik Bisini, grazie, sei inestimabile!!!!!

E con questa passiamo ai saluti: 

 

Ellemyr: Come ho già detto, non potevo stare senza di voi!!Siete la mia droooogaaaa… Spero davvero di non deludere, ma non riponete troppa fiducia in me, l’ispirazione cala col crescere dell’età (e ormai siamo alla frutta, visto che sono una vecchia befana). Baci anche a te, mia carissima, a presto!!

Kyaelys: Dolcezza!! Ma no che non sei sfigata come Luana… aspetta e vedrai con i tuoi occhi. Li sta riscuotendo un gran successo,a  quanto pare!! Bene bene, così Teo rimane tutto mio!!! (sapete, ho un debole per i biondi…). E’ un piacere anche per me risentirti, mi siete tutti  mancati tanto!! Baci baci!!

Arista: Mia cara!! Che bello leggere i vostri commenti… ogni volta che qualcuno mi dice che ha riso o si è divertito leggendo quello che ho scritto, è come l’abbraccio di un amico! Impagabile: quindi, grazie!! E fatti risentire, ok? Baci baci

Piccola dea: Solo una parola: sì che ti adotto!! Solo, sai che dovrai contribuire al mantenimento della famiglia, ma non aver paura, ti trovo subito un posto di lavoro in miniera… Li apprezza l’apprezzamento e manda tanti sbaciuzzi, ma devi tradurmi le parolacce che mi hai scritto, ok? Baci baci!!

Chocolate fairy girl: Cagnolino… ah, il Gepy della vedova che piscia sul pianerottolo!! No, è solo un personaggio di contorno. Dopo Otello, il nulla in fatto di topocani… ti aspetto, dolce gattina che insegue la coda!!

Vulcania: Ma certo che ti deve preoccupare!! Dare i nomi alle cose è sintomo di infermità mentale. Me lo ha detto la mia psichiatra quando le ho versato il tè in Sabrina la tazzina… grazie per i complimenti e gli auguri, non credere che uno scrittore ne abbia mai abbastanza!!

Ma_bho: Trooopo buona… ma il Pulitzer è meglio lasciarlo a chi non chiama la propria lavatrice Beatrice… che dici? Un bacione, e grazie davvero!

Aki_penn: Sono felice che Geometrie ti sia piaciuta!! (parlavi di Geometrie, vero?). Non importa se non hai recensito, però sappi che sapere che tanta gente si è divertita a leggere quello che scrivo è molto gratificante… la cosa più bella!! Quindi grazie, mia cara, spero di risentirti presto!

__Miriel__: Ebbene sì, son qua!! Come potevo rimanere lontana? Mi mancavano taaaaanto i vostri commenti… Sei l’unica che ha notato che il nomed i Li sembra poco giapponese.. brava brava brava!!!! Hai vinto un orsetto di peluche… un bacione, alla prossima!!

_BellaBlack_: Callas, Rodrigo e Beatrice sono personaggi realmente esistenti… in casa mia, naturalmente. C’è anche Salvatore il frullatore che manda un salutino, nono stante l’abbia escluso dalla gloria della ribalta… Rettifica l’opinione di Sandro: è uno stronzo e basta. E tu, mia diletta… hai provato col corno napoletano fatto a ferro di cavallo? Sbaciuzzi e abbracci, mia cara!

Evan88: Meno male che anche tu perdi qualche congiuntivo per strada… io senza l’aiuto della mia amora beta reader Romina, sarei già rimasta senza congiuntivi da un pezzo a forza di perderli! Sai che non commento gli spoiler, anche perché presto presto presto sarà rivelato l’arcano (ah ah ah! Ok, la smetto). Un bacione e grazie, mia diletta, a presto!

Killer: Vedi che ci ho azzeccato a crearti Li, allora? Non so come mi sia saltato fuori… è tanto che dico di volere un italiano DOC, e continuano a saltarmi fuori stranieri fascinosi, mah! Deve essere colpa di una delle mie molteplici e variegate personalità schizoidi… baci ricambiati, ma belle, “in culo alla balena” per la sfiga e grazie di tutto!!

Krisma: Amore!! Quanto mi mancava sentirmi chiamare “bocciolo”… il mio capo mi chiama caccola, la leggera differenza la sentivo! Spero anche io che questa storia sia divertente per voi leggerla come per me lo è scriverla: alla povera Luana gliene farò passare di tutti i colori… poveretta, davvero!! Ancora grazie, a presto!!

Kate91: MA no, ma no, son già qua!! E chi mi tiene lontana da voi? Eh, dipingere ragazze sfigate è la mia specialità: forse perché anche io ho una bella dose di sfiga addosso e mi limito a descrivere me stessa… però intuisco di essere in ottima compagnia! Grazie per il commento, un bacione!!

Unintended: Eh eh eh… mi sembra abbastanza chiaro che propendete tutti per un qui pro quo! Chissà? La storia sarà talmente breve che se vi faccio adesso degli spoiler, è finita!! Appuntamento tra Callas e Quentin a quando? Visto che è una sveglia, lei non vede l’ora (ha ha ha! Battuta del caz…)

Moonwhisper: Ciao Phan!! Ho già risposto via mail al tuo commento che mi ha fatto davvero, (DAVVERO!)  sognare e commuovere… grazie ancora, non finirò mai di dirtelo. Ho un consiglio (ehm, ordine?) da darti: prosegui con la storia di Shnautz e Herr Krautiz, che non vedo l’ora di sapere cosa combinano quei due!

Suni: Eh, anche io ho ancora gli occhioni luccicosi per il mio Teo… ci metto un po’ a “staccare” dalla storia precedente per entrare in quella nuova. La cotta per Garrie, per esempio, non mi è ancora passata!! Fammi sapere le tue ideuzze, mentre nuoti beata nel mare dei miei sentiti ringraziamenti per questo commento…!

Maharet: Scrivere il primo capitolo di una storia nuova è un po’ come tornare al bar dopo una breve assenza: ritrovi con gioia gli amici a cui non vedi l’ora di raccontare tutto… grazie di essere qui, grazie di lasciare sempre un commento, grazie di seguire queste storielle deliranti…ti mando un bacione e un abbracciane, a presto!!

Natalie_S: MEA CULPAAAAA! Hai ragione ,il maschio italico che ti avevo promesso è lì da qualche parte, nei meandri segreti della mia psiche… ma non ne vuole sapere di venire fuori!! Ti prometto (e questa è una promessa solenne, con diritto di scudisciata se non la mantengo) che la prossima sotira avrà il Tuo uomo per protagonista. Va bene? Mi perdoni, così…?

Lauraroberta87: Oh, piccola, quanto mi sei mancata… il mio polistirolo blu espanso era tutto un dolorare di attesa del tuo ritorno (no, scherzi a parte, senti che poeta!! Leopardi mi fa un baffo, mi fa!!). Amore, sai che non vedo l’ora di farmi triturare le sfere da te; da quella via che ci sei, tritura anche un po’ di quel pachistano che ci facciamo una fumata in compagnia!! In culo alla balena per gli esami, ma che te lo dico a fare? Sei bravissima…

Kalindra: Allora vai tranquilla… io ci provo sempre a scrivere storie serie, e secondo me mi verrebbero anche bene… ma poi il pagliaccio che è in me prende il sopravvento e riparto con le stronzate. Ah, che grama vita… comunque grazie per il sostegno!!Uno sbaciuzzo!!!

Nisi: Mia musa!! Mia sensei!! Mia edibile meraviglia lombarda!! Non ho idea di cosa mi hai scritto in giapponese nella recensione, spero che non sia un sano vaffanculo, ma da te prenderei questo ed altro!! Così, la Trapot fa coppia con la mia Cesira? Oramai è una di famiglia anche per me eDiDi… A parte dirti mind the gap a te e a tutta la famiglia, Trapot compresa, volevo ringraziarti per il tuo aiuto… sei un tesoro!!! A presto!!

Eilinn: Obbiettivo uno raggiunto!! Obbiettivo due… buonumore diffuso? Uhm, forse è un po’ troppo ambizioso…

Aurora: Ma certo, qualcosa di serio… anche o sono capace di scrivere cose serie!! Per esempio… ehm… ecco per esempio: passami il sale. Eh? Che ne dici? Niente furore, spero solo sane risate!! A bientot!!

Tartis: Mi mancate. Questa è la verità. Sarei disposta a scrivere menù per trattorie o trattati sulla simbologia paleocristiana pur di avervi come lettori… grazie, tesoro, sapere di averti trasmesso un po’ di buon umore mi rallegra per tutta la settimana!! Baci bacioni!

Zerby: Ciao! Proseguirò di sicuro, ma dimmi… che significato ha il tuo nick? Sembra quasi che tu abbia seri problemi di autostima… baci baci, su con la vita!!

Rik Bisini: La prima recensione!! A dire il vero tremo al pensiero di cosa potresti dire di questa storia… che sarà di una leggerezza e di un’inutilità uniche! Mea culpa, scriverò qualcosa di buono al più presto possibile… intanto grazie, come sempre sei pozzo di gentilezza!!

 

 

  
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