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Autore: _eco    28/12/2013    6 recensioni
[Sae la Zozza/Fanny] [MJ]
- Sono strani, nonna. –
Oh, Fanny, sono molto più che strani, avrebbe voluto risponderle Sae.
Ma non lo fece.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sae la zozza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si divertono, nonna? 
[Sae la Zozza/ Fanny (nipote di Sae)]

A chi ha passato un anno triste, 
a chi ha avuto la forza di superarlo.
Buon anno nuovo. ♥

(Anche se la storia non è esattamente dell'allegria adatta per introdurre un felice 2014 xD)
Fanny si spaventa di rado, e, quando lo fa, si copre gli occhi con le mani, serra bene le dita e inizia a dondolare il busto avanti e indietro, come se si trovasse seduta sulla sedia a dondolo che tanto le piace.
Il dondolo si trova a casa della nonna, nell’unica stanza che la compone. È di buon legno, anche se cigola un po’, ma non è male; ed è una rarità, nel 12.
Fanny si spaventa di rado, e una volta, una sola ha avuto tanta paura da nascondersi dietro il piede del tavolo della cucina.
La nonna le ha mollato un lieve calcio, da seduta, e le aveva intimato di uscire dal nascondiglio.
- E che ti prende, ora? Eh, Fanny? Mi farai invecchiare prima del tempo, piccola mocciosa. –
Sae ha dovuto lavorare d’intuito per capire la ragione del tremore che scuoteva la sua nipotina.
C’era un piccolo schermo che proiettava immagini colorate e sfavillanti, esplosioni dalle tinte rosse, arancioni, gialle in un cielo immenso, blu notte.
- Ma scherzi? Hai paura dei fuochi d’artificio? Eh, Fanny? –
Ha quest’abitudine, Sae. Di ripetere sempre “eh”. Ce l’hanno un po’ tutti, se si tratta di Fanny.
Si lascia distrarre facilmente, Fanny, anche da un granello di polvere che le solletica il naso, che sembra vicino eppure irraggiungibile, nel momento in cui si tenta di acchiapparlo.
È fatta così. E ora non pensare che se la gente le si rivolge con quell’ “eh” lo faccia per male. No.
Le vogliono tutti abbastanza bene, nel 12. Come se ne vuole a un grazioso animale domestico, insomma – basta che non prendi come monito il tipo di affetto che Katniss Everdeen serba a quel suo gatto, sia chiaro.
Fanny si spaventa di rado, e quel giorno ha avuto paura dei fuochi d’artificio proiettati nel piccolo display in cucina.
- Sono solo immagini. Su, su. Stanno soltanto giocando. –
- Chi? – ha domandato allora Fanny, sporgendo il capo da dietro il piede di legno che la nascondeva. – Chi gioca? –
- I capitolini. – è stata la risposta di Sae, sussurrata a denti stretti, con rabbia, disgusto, riprovazione.
L’indomani sarebbero scesi altri ventiquattro ragazzi in un’arena. Nel giro di poco tempo, uno di loro si sarebbe, direttamente o meno, macchiato della morte di ventitré anime. Le avrebbe portate con sé ogni giorno – sulle spalle, tra le braccia, avvinghiate alle caviglie, al collo –. Se le sarebbe trascinate dietro come il più pesante dei fardelli.
Gli avrebbero detto che aveva vinto, che era vivo, mentre dentro si sarebbe sentito morto.
- Si divertono, nonna? – ha chiesto la ragazzina, dopo una breve pausa di silenzio totale.
In lontananza, si udivano i passi stanchi, strascicati dei minatori che tornavano a casa, trascinandosi dietro la loro anima accartocciata, facendo le prove per indossare un sorriso migliore del giorno prima, un sorriso che dicesse ai loro bambini: “Papà è tornato. Va tutto bene.”
- Si divertono, sì. –
Una volta, Sae aveva sentito dire che, in un tempo lontano, gli uomini facevano esplodere quei colori sfavillanti in cielo per festeggiare l’arrivo di un nuovo anno. Non l’avvento di ventitré morti.
Com’è strano, pensava. Com’è strano il mondo.
Fanny ha storto le labbra e stretto a sé la bambola di pezza, che è ormai la sua fidata compagna da tempo indeterminabile. I capelli biondi e lanuginosi del fantoccio le solleticavano le guance incavate.
- Sono strani, nonna. –
Oh, Fanny, sono molto più che strani, avrebbe voluto risponderle Sae.
Ma non l'ha fatto.
 
Il cielo è plumbeo. Sembra che qualcuno vi abbia passato una pennellata di vernice argentata, solo un po’ sbiadita, meno luminosa.
Bum. Bum. Bum.
Un’esplosione dopo l’altra.
Fanny stringe al petto la sua bambola di pezza, mentre la nonna la spinge per la schiena verso un capannello di persone che si è creato in fondo al Prato.
Quando alza lo sguardo, scorge quelli che le sembrano mille soli rossi, che si spandono alla velocità della luce, provocando un boato che le risuona nelle orecchie e le percuote il corpo.
- Sono fuochi particolari. – mormora.
- Sì. – conferma la nonna, stringendo al petto la nipotina.
Fanny affonda le narici nel grembiule maleodorante di Sae, sentendo il terreno tremarle sotto i piedi.
- Si divertono, nonna? –
Sae annuisce, mentre una lacrima di rabbia, incandescente quasi più delle bombe, le rode la guancia destra. Il suo sguardo corre tutto intorno, dai monti dalle vette curve, là in fondo, alle case che si accartocciano come giganti abbattuti, alla strada che è diventata un tappeto di polvere e fuoco e detriti e arti di gente che non c’è più.
Le urla di chi ha perso tutto. I pianti di chi non capisce. I gemiti di chi, invece, ha già compreso di essere giunto alla fine. Gli sguardi di chi non può niente, le mani di chi, invece, può tanto. Mani che stringono bende. Mani che sono poche, troppo poche.
- Si divertono, sì. –
Bum. 

ANGOLO AUTRICE.
La mia idea di base era scrivere qualcosa di leggero, piacevole, che vi augurasse un sereno 2014.
Ma le cose leggere non sono per me. L'angst si è infiltrato già nelle prime righe. Scusatemi.
Come avete visto, ho tirato nuovamente fuori la cara Fanny, cioè la nipotina un po' pazza di Sae la Zozza, cui Katniss fa riferimento nelle prime pagine di Hunger Games. 
C'è un parallelismo - se si vuole - con un'altra storia che ho scritto, con personaggi Rory e Prim, sul bombardamento del distretto 12. 
Spero che vi sia piaciuta, e, togliendo il fatto che è una secchiata di angst gelido, vorrei approfittarne per augurarvi un buon anno nuovo!
Vi mando un bacio, soprattutto a tutti coloro che mi seguono con costanza, pazienza e affetto. ♥
S.

 

 
  
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