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Autore: afterhour    29/12/2013    8 recensioni
Sakura Haruno aveva una meta precisa nella vita, diventare ricca, e per questo non intendeva perdere tempo frequentando poveracci e perdenti.
Non che avesse niente di personale contro di loro, o contro Sasuke Uchiha (a parte il fatto che assieme a tutti i ragazzi del quartiere era sospettato di avere messo incinta sua sorella, un crimine orrendo che non avrebbe perdonato mai), era solo che aveva tutto pianificato.
Ma il destino ha uno strano modo di prendersi gioco di noi, dei nostri piani e delle nostre certezze.
AU OOC, triangolo: SasuSakuSaso
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Eccomi qua.

Questa volta mi è toccato mettere il nome del gruppo, su cui non commento. D:
Devo dire che me ne erano venuti in mente anche un paio di decenti, ma non avevano proprio alcuna attinenza con "Naruto" e li ho scartati, mentre questo almeno un accenno al manga ce l'ha...vabbè, è solo un nome in fondo.

Gli auguri li rimando alla prossima settimana, nel frattempo grazie mille a tutte coloro che seguono e recensiscono questa non popolarissima storia.
Spero il capitolo vi piaccia!


 


9.



Lunedì avevo incontrato Naruto in metropolitana, da solo, mi si era seduto di fronte totalmente incurante di potermi dare fastidio, o meglio, totalmente inconsapevole di potermi dare fastidio.

Finsi di ignorarlo per un po’, ma ricordavo che Sasuke aveva detto che si fidava di lui, e dal momento che io, per qualche misterioso motivo che mi sfuggiva quasi completamente (avevo il dubbio sotto sotto fosse una mera questione di ormoni anche quella), mi fidavo di Sasuke, almeno con un orecchio lo ascoltavo.
 
 - Sabato suoniamo all’Akatsuki, veni a vederci? Ti faccio entrare gratis, puoi portare anche un’amica se vuoi! –

 - Perché no – stupii lui e me stessa – mi date un passaggio voi al ritorno? –

Naruto aveva risposto di sì, che non c’era problema, e non si era mostrato per niente sorpreso del fatto che avessi accettato, come se fosse scontato, come se fossimo amiconi io e lui.
Era quasi dolce nella sua innocenza, o stupidità.

Il fatto era che a questo punto ero curiosa di vederli, anche perché avevo sentito parlare dell’Akatsuki, era un locale piuttosto in voga, inoltre dopo che avevo finalmente imparato il nome del loro gruppo avevo scoperto che non era poi così sconosciuto come avevo creduto, e che anzi, c’era perfino qualcuno alla mia facoltà che li conosceva ed apprezzava, ed a questo punto ero davvero curiosa di sentirli.
E poi be’…vedi mai che diventassero davvero famosi un giorno.

 - Ti passeremmo a prendere anche all’andata, ma noi andiamo prima! –

Gli assicurai che non importava, che potevo arrivarci da sola, ed era vero, era meglio avere la possibilità di cambiare idea fino all’ultimo, e poi non era un problema, potevo sempre andare a mangiare qualcosa da quelle parti, magari potevo perfino chiedere ad Ino se veniva al concerto, chissà.

Continuai ad ascoltare con un orecchio solo quello che mi raccontava Naruto, facendo mentalmente i miei programmi, tanto da tempo avevo imparato l’ascolto selettivo, il che era molto comodo: in pratica pensavo ai fatti miei, ma se veniva fuori qualche parola chiave, tipo Sasuke, l’interesse subito si riaccendeva ed ero tutta orecchi, ed era un buon sistema, lo usavo anche a casa, con mia madre e mia sorella, e devo dire che la parola Sasuke era diventata una parola chiave universale, metti che la pronunciasse un perfetto sconosciuto seduto a cinque metri da me, e io, dang! Ero subito sull’attenti.
Gli ormoni sono un potente catalizzatore, non me ne ero mai resa così conto, prima.

Il giorno dopo avevo chiesto ad Ino se le sarebbe piaciuto venire al concerto con me ed aveva subito accettato, anche lei aveva sentito parlare dei Dead Leaves (così si chiamavano), era curiosa di vederli, e si era mostrata entusiasta quando le avevo detto che conoscevo un paio di membri del gruppo e che saremmo entrate gratis, ed ero sicura che fosse interessata al fatto che conoscevo il gruppo e non al fatto di entrare gratis.
A volte mi pare impossibile, ma c’è un sacco di gente cui la parola ‘gratis’ non fa né caldo né freddo.
Li invidiavo.
_

Venerdì io e Sasuke ci ritrovammo a camminare appaiati fino al metrò come se fosse la cosa più naturale del mondo, e in un certo senso lo era, almeno per me.

 - Scusa per gli sms idioti, ero…ferita – mormorai con un sorriso.

Sollevò le spalle.

 - L’ultimo non l’ho neanche letto –

 - Sei proprio stronzo – bofonchiai, ma non ero veramente arrabbiata, anzi, ero un pochino sollevata – Domani vengo a vederti suonare…contento? – chiesi poi, mentre aspettavamo il metrò.

 - Immensamente –

Era proprio ma proprio tanto spiritoso, lo stronzo.

Mentre mi accaparravo un posto a sedere mi venne da pensare che forse non stava scherzando, forse suonava sarcastico perché la cosa gli dava fastidio, forse gli rovinavo la piazza, diciamo, in fondo si sa come vanno a finire quei concerti, con tutte quelle ragazzette che non vedono l’ora di infilarsi nel letto di uno qualsiasi di quelli sul palco, e quel pensiero era come un peso nello stomaco, e mi infastidiva quanto…quanto un dente che doleva.

 - Ovviamente preferirei vedere il mio principe – buttai lì acida.

 - E chi te lo impedisce –

 - Già, nessuno, forse lo farò…l’ultima volta mi ha portata a… –

 - Risparmiami i dettagli duchessa, non me ne frega niente –

Cosa potevo replicare.

Sasuke non mi aveva più guardata, era perfino tenero nella sua prevedibilità, ed io non avevo più fiatato, improvvisamente così a disagio che continuavo a tormentare i bottoni del cappotto per darmi un tono: non stavo meglio dopo averlo fatto arrabbiare, paradossalmente stavo ancora peggio, e non era che non mi rendessi conto di sbagliare, di essere stronza con lui, molto più stronza di lui, solo che non sopportavo questa mia nuova vulnerabilità, e attaccavo per prima.

Avevo sbirciato il suo profilo sentendomi un po’ triste, fino a quando non era sceso alla stazione incriminata, quella in cui andava a fare le prove e in cui le aveva prese per aiutarmi, rispondendo appena al mio saluto.

Se non fosse stato che sapevo di vederlo già la sera dopo lo avrei cercato e lo avrei stressato fino a che non mi avesse perdonata.
Non mi riconoscevo più, ma ormai ero così addentro a questa…questa cosa con lui, che non mi importava neppure.
_

Sabato sera mi trovai con Ino ed un paio di sue amiche che poi se ne sarebbero andate via per conto loro.
Credo sarebbero venute volentieri con noi, ma fortunatamente nemmeno Ino le voleva tra i piedi, e questo è solo un piccolo esempio di quanto poco conti l’amicizia in certi ambienti. Non che io sia meglio.

Purtroppo prima bisognava mangiare, e perfino cenare fuori era un problema per me, mi seccava sborsare soldi che sapevo un giorno avrei rimpianto, in più, anche se Naruto mi aveva assicurato che mi avrebbe fatta entrare gratis, non ero così sicura che a conti fatti ne fosse in grado.
Entrai in pizzeria ormai rassegnata, quasi pentita di essere uscita, e avrei sempre potuto dire che non avevo molta fame, che avevo già mangiato, ma il problema per noi poveracci è che spesso poi si divide alla pari per il numero dei partecipanti, e la dieta imposta si rivela solo una fregatura.
Odio essere povera, davvero.

Diedi fondo alle mie riserve ordinando mezza pizza con Ino, che grazie al cielo era perennemente in dieta, per davvero, non come me, ed esibii i miei migliori sorrisi falsi alle sue amiche, che continuavo a non sopportare (sapevo che era reciproco e la cosa non mi dispiaceva affatto, preferivo così).
Più tardi mandai un messaggio a Naruto sperando ardentemente che non avesse millantato un potere che in realtà non aveva.

E invece no, uscì direttamente a prenderci ed entrammo proprio gratis, senza neppure fare la fila (incredibile, c’era perfino una discreta fila fuori).
Ci lasciò in mezzo alla grande sala e devo dire che iniziavo a sentirmi eccitata all’idea di vederli sul palco e ascoltarli, soprattutto sappiamo chi, probabilmente perché un po’ lo conoscevo (non era come guardare uno sconosciuto), e poi, anche se sapevo che era Naruto il cantante e lui era il chitarrista, da quel che avevo capito alcune canzoni le cantava proprio Sasuke, e l’idea di ascoltare la sua voce mentre cantava mi faceva venire la pelle d’oca, invece di trovarlo imbarazzante come avrebbe dovuto.
Guardai Ino che indossava un abitino corto ed attillato che le stava meravigliosamente, ed un po’ mi preoccupai: le avevo raccontato che il chitarrista era l’amico che mi faceva sesso, ed era curiosa di vederlo, e…ecco…non era che avessi tutta questa fede nell’amicizia, me la vedevo proprio a fiondarsi su di lui e soffiarmelo sotto il naso, e non era che mi importasse così tanto, sapevo che tra noi due non avrebbe mai funzionato, però è sempre una cosa fastidiosa vedere una cosiddetta amica fare quello che sotto sotto avresti voglia di fare tu con la persona con cui avresti voglia di farlo, soprattutto se le hai anche confessato che avresti voglia di farlo.

Stavo così tanto, ma tanto, tanto meglio, prima di tutto questo casino con Sasuke.

Mi misi a guardarmi intorno e ad aspettare sempre più impaziente.

A differenza di Ino, che aveva asserito di volerli vedere bene, mi ero messa a distanza di sicurezza per non venire brutalizzata dalla folla, non amo il contatto di corpacci sudati e appiccicaticci, ed avevo ascoltato scettica il primo gruppo (avevano un gruppo di supporto, ero colpita), che a mio parere faceva solo un sacco di rumore, ormai già rassegnata al peggio.

Ma evidentemente non ero così superiore come ritenevo, perché mentre aspettavo non riuscivo a controllare pienamente l’agitazione, e quando erano entrati mi ero addirittura un po’ eccitata, ecco, facevano la loro porca figura lì sul palco, tutti, persino Naruto devo dire, in quanto cantante, benché la sottoscritta avesse occhi solo per il chitarrista.

Poi avevano iniziato a suonare e non c’era stato altro.
Mi ero anche pentita di non essermi spinta più avanti con Ino, perché avrei voluto vederli da vicino.

Non amo la musica eccessivamente aggressiva, ma non sono così ignorante come può sembrare in materia, mi piace ascoltare un buon giro di chitarra, o di basso, e Naruto aveva una voce calda che arrivava al cuore, non lo avrei mai creduto, mi piaceva, mi piacevano davvero.
Avevo ascoltato eccitata per l’intero concerto, ma devo ammettere che era stato quando aveva cantato Sasuke che mi ero letteralmente sciolta: la sua era una voce bassa, meno potente di quella di Naruto, ma era come se mi arrivasse sotto la pelle e mi facesse scorrere un brivido che raggiungeva lo stomaco.
E bravo Sasuke, perfino la sua voce mi faceva sesso.
Mi sentivo vagamente come una specie di grupie, ed ero anche preoccupata: forse dovevo davvero togliermi lo sfizio prima di perdere totalmente il controllo di quella…quella cosa.

Il concerto era finito prestissimo, o meglio, era durato un paio d’ore ma il tempo era volato, e dopo Ino era ancora tutta eccitata e mi urlava all’orecchio che non aveva alcuna intenzione di tornare a casa, così rimanemmo lì dentro ad aspettare. Io dovevo farlo, Naruto mi aveva promesso un passaggio, mentre lei voleva a tutti i costi conoscere i membri del gruppo, sosteneva che erano tutti bellissimi, e devo ammettere che quando aveva confessato che comunque il più bello era proprio Sasuke mi ero anche un po’ infastidita, il fatto che non lo volessi io non significava che poteva averlo lei.
Rimanemmo lì per un po’, anche dopo che loro erano usciti, perché si erano messi a parlare con alcuni ragazzi (e ragazze) che li avevano aspettati apposta, e poi con un tizio strano che aveva mezza faccia coperta da una specie di sciarpa.

Finalmente Naruto arrivò da noi, assieme al batterista che non avevo mai visto dalle nostre parti e ad un paio di ragazze che non degnai di uno sguardo, mentre gli altri due rimanevano ancora a parlare con il tizio; ad un certo punto sentii chiedere se volevamo andare subito a casa, e dal momento che continuavo a sbirciare dalla parte di Sasuke ed ero un po’ distratta, Ino rispose di no per tutte e due.
Fu così che poco dopo, quando ci raggiunsero gli altri, salimmo metà sul furgone del bassista metà sulla macchina del batterista e ci fermammo in un bar (dove una delle due tipe fece gli occhi dolci a Sasuke per tutto il tempo, la sgualdrina), per poi, non so come, dopo che il batterista, uno con lunghi capelli chiari che aveva fatto il cretino sia con me che con Ino, se ne era sparito da un pezzo con le due ragazze (per fortuna), finire tutti da Sasuke, che a quanto pareva era uno dei pochi ad avere la casa libera.

Non sapevo bene cosa ci facevo lì, sapevo solo che Naruto mi aveva assicurato che poi mi avrebbe portata a casa lui, sospettavo a piedi, e che il bassista, lo avevo già visto, si chiamava Shikamaru, continuava a confabulare con Sasuke su qualcosa che doveva avere a che fare con il tipo strano con la sciarpa, e poi c’era Ino, che in qualche modo aveva imposto la sua presenza, per nulla preoccupata di come sarebbe tornata alla macchina.

Sasuke si era seduto sul divano a strimpellare la sua chitarra dall’aria vissuta, mentre gli altri tre, compresa Ino, aprivano le bottiglie di birra che ci eravamo fermati a comprare lungo la strada; io invece me ne stavo seduta su una sedia, mezza assonnata, sperando di andare a casa il prima possibile.

Avevo assistito disgustata e superiore all’alterco tra Sasuke e Naruto, il quale voleva togliere i cuscini dal divano per potersi sedere per terra, e guardai davvero inorridita quando finirono tutti a lanciarsi cuscinate addosso, Ino che rideva come una pazza isterica.
Oddio, erano già tutti fatti, come odio queste cose.
Presi la prima birra per disperazione, e la seconda perché non avevo la forza di dire di no, e accettai perfino la canna che si passavano gli altri, sperando che mi facesse passare più in fretta la serata.

Niente da dire, aveva funzionato.
Ad un certo punto Ino aveva trascinato fuori il bassista, alla ricerca di altre birre, Naruto se ne stava stravaccato per terra ad insultare Sasuke e a minacciarlo che se tirava pacchi lo trascinava a forza, non sapevo a cosa si riferisse e non volevo saperlo, ed io, parecchio inebriata, mi ero piazzata sul posto libero nel divano, guarda caso di fianco a Sasuke.
In precedenza avevo adocchiato un pacchetto di sigarette e me ne impossessai in fretta prima che qualcuno me lo fregasse, ma scoprii che dentro ce n’era una sola e la feci scivolare fuori assieme all’accendino, era quello che faceva volume.
Mente tentavo invano di accendermela con quell’accendino scarico mi voltai verso Sasuke, che mi aveva ignorata per l’intera serata, quello stronzo, ed ora mi guardava un poco ostile.
Mi strappò la sigaretta di bocca, la mise tra le labbra e l’accese lui, ma non era un gesto gentile, non aveva alcuna intenzione di restituirmela, il bastardo.

 - Facciamo metà? – chiesi speranzosa.

 - Hn –

 - Ti prego – insistetti pateticamente, troppo inebriata per preoccuparmi della dignità – siamo amici, no?! Per cui devi perdonarmi…fumiamo il calumet della pace, eh? –

Lo guardai buttare la cenere su un orrendo posacenere di plastica fregato in qualche bar, e dopo un poco gli rubai la sigaretta dalle labbra per fare un paio di tiri, e solo in quel momento mi resi conto che avevo di nuovo quello stupido sorriso in faccia, quello che avevo con lui per intendersi, di solito dopo che avevo bevuto.

 - Siete bravi – ammisi magnanima, e in qualche modo parlando mi ero avvicinata a lui, e quasi mi ci appoggiavo contro, in cerca di contatto.

Si riappropriò del mozzicone senza rispondere ma non me la presi, mi sentivo di nuovo leggera, neanche ci fosse qualcosa nella sigaretta, o forse erano ancora il tiro di prima unito alle due birre, ma avevo il dubbio che invece fosse il fatto di essere seduta vicino a lui, di appoggiare la coscia contro la sua e sentirmi orribilmente eccitata, e mi veniva perfino da ridere, ed era assurdo questo, non ridevo mai, mai.

 - Sei bello – confessai guardandolo (era vero), e ignorai ancora quello sguardo ostile.

Evidentemente ce l’aveva ancora con me, e non riuscivo più a sopportarlo.

  - Non voglio che tu sia arrabbiato con me, voglio fare la pace – lo pregai, e sollevai una mano per toccarlo – …voglio baciarti – continuai a blaterare mentre con le dita gli accarezzavo il collo – Voglio fare l’amore con te – aggiunsi spudorata.

Feci scivolare le dita tra i suoi capelli, felice di poterli toccare, e mi abbarbicai letteralmente addosso a lui attirando il suo volto verso di me, per costringerlo a baciarmi.
Non che si lamentasse.

Devo dire che non avevo la più pallida idea della fine che avessero fatto Ino e Shikamaru, e Naruto ad un certo punto doveva essere andato via, o comunque non mi ero accorta di lui mentre mi spostavo a cavalcioni di Sasuke e riprendevo a baciarlo, muovendo i fianchi all’unisono con la lingua.

Potevo sentire la sua erezione sotto di me ed ero tremendamente eccitata, come non ero stata mai, gli slip erano completamente bagnati ed era come se ogni centimetro di pelle fosse a fuoco.

– Ti voglio, tanto tanto tanto – gli mormorai all’orecchio.

Iniziai a tirargli la maglietta e gliela sollevai in fretta per sfilargliela, perché avevo bisogno di toccarlo, di guardarlo e toccarlo.

 - Aspetta – mi fermò, respiravamo ambedue a fatica, e la sua erezione era ancora più evidente sotto di me, se possibile.

Scesi ad accarezzargli la pelle del torso tentando invano di reprimere il brivido che mi provocava, e poi scesi più giù, fino allo stomaco, dove mi fermò la mano.

 - Cazzo, aspetta –

Non avevo nessuna intenzione di aspettare, non ce la facevo proprio, lo volevo, dovevo togliermi una volta per tutte quel maledetto sfizio e dovevo farlo ora.

Dal momento che tentava di spingermi via, assai debolmente a dire il vero, affondai il naso sul suo collo.

 - Sei senza preservativi? – gli chiesi, perché era l’unico motivo per cui potevo fermarmi, ed avevo dei dubbi anche su quello.

 - No, è…che non capisco cosa vuoi e… –

Lo zittii mordendogli appena la base del collo mentre mi muovevo sinuosamente contro di lui.
Subito dopo avevo sollevato la testa e ci eravamo guardati in silenzio per alcuni secondi: c’era desiderio nei suoi occhi, e passione, e qualcos’altro che non riuscivo a decifrare, oltre ad un inspiegabile fondo di tristezza che non volevo vedere.

 - Sei proprio una signorina – lo presi in giro – vuoi scopare o no? –

Appoggiai la bocca sulla sua fino a quando non riprese a baciarmi, poi appoggiò le mani sul mio sedere per stringermi a sé, e non parlammo più.

Il tocco delle sue dita che si insinuavano sotto il vestito mi inebriava, e mi sollevai senza fiato con l’intenzione di trasferirmi nel suo letto (quel divano faceva schifo).
Mentre entravo in camera mi sfilai il vestito e mi voltai a guardarlo sapendo che mi aveva seguita, e rimasi a studiarlo con bramosia fino a quando non fu davanti a me: era a torso nudo, e solo guardarlo mi provocava un brivido sulla pelle, e un pizzicore tra le gambe.
Feci scivolare la mano sulla sua pelle nuda fino a raggiungere i jeans, e dopo averne slacciato il bottone mi inginocchiai e tirai giù la cerniera.
Lo sentii imprecare tra i denti.
Sapevo che quello che stavo per fare piaceva ai maschi, ma non era per quello che lo facevo, avevo voglia di farlo per la prima volta in vita mia.
Liberai la sua erezione e l’accarezzai un poco prima di avvolgervi attorno la bocca.

Più tardi finimmo avvinghiati sul letto, ed avvertivo una sorta di violenza repressa nei suoi gesti mentre mi stringeva i seni, potevo sentire la sua rabbia mentre mi leccava la pelle, ma andava bene, anch’io ero un po’ arrabbiata con lui, o con me stessa, e non mi vergognai quando mi costrinse a mettermi carponi per prendermi da dietro, come se fosse davvero solo sesso, anzi, l’orgasmo mi colpì all’improvviso con una forza che non avevo mai sperimentato.

Ma non era abbastanza, e poco dopo eravamo ancora lì che ci baciavamo con furia, e potevo leggere ancora rabbia, e desiderio, nel suo sguardo acceso mentre afferrava un altro preservativo e riprendeva a spingere dentro di me.
Fu solo più tardi, la terza volta, forse perché eravamo stanchi, che nelle carezze, nei baci, negli sguardi, non riuscivamo a reprimere una parvenza di tenerezza che non era volontaria, che non andava bene.

Sarebbe stato così facile amarlo, lasciarsi andare ed amarlo, e per un momento, mentre il mio cuore sussultava assieme al corpo in estasi, ebbi paura.

Ci addormentammo senza quasi accorgercene e mi svegliai alla luce che proveniva dalla finestra aperta, protetta dal suo calore, dal suo odore, che mi avvolgevano come un abbraccio e mi facevano sentire piccola, fragile, ma così sicura che per alcuni secondi, o minuti, mi rifiutai di muovermi e rimasi immobile, nel tentativo di godere ancora un poco di quella meravigliosa illusione, fino a quando non iniziai ad avere paura, non sapevo neppure bene di cosa.  

In preda all’ansia mi scostai lentamente, volevo andarmene senza svegliarlo, scappare via, e dopo essermi alzata in silenzio cercai i vestiti ed iniziai ad indossarli.

Quando mi voltai ancora una volta dalla sua parte, incapace di resistere, lui mi stava fissando, e per un momento mi sembrò di scorgere solitudine, e ancora una volta tristezza in quegli occhi che mi scrutavano, ma era stato un attimo, forse solo un riflesso delle mie paure, poi mi aveva fissata impassibile, con quella luce aggressiva che conoscevo bene.

Feci scivolare lo sguardo sul suo corpo nudo prendendo nota dei segni che avevo lasciato, evidenti sulla pelle chiara.

 - Fammi un pompino – mi chiese a denti stretti, e scesi ancora con gli occhi fino al lenzuolo che lo copriva in parte, ma non riusciva a nascondere la sua erezione.

Mi avvicinai in silenzio, decisa ad assecondarlo, quasi per suggellare quella notte che non doveva rappresentare niente se non piacere fisico, e me ne andai più tardi senza che avessimo scambiato una sola parola, a parte le poche riferite al sesso.

Arrivai a casa che era ancora presto, le altre due dormivano, probabilmente neanche si erano accorte che quella notte non ero tornata a casa, e mi chiusi in bagno.

Rimasi a guardarmi di fronte allo specchio per non so quanto tempo, tentando di decifrare cos’era quell’angoscia che avvertito, quella paura che faticavo ad arginare, e cos’era quella tristezza che avevo visto nel suo sguardo, e assomigliava così tanto alla mia.
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