Anime & Manga > Full Metal Alchemist
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Autore: Liris    21/05/2008    7 recensioni
Una promessa
o forse semplicemente un desiderio
Un desiderio che una piccola ragazza piovuta da chissà dove potrà avverare con le sue stramberie.
L'importante è volerlo
Ben cinque anni son passati da quando i fratelli Elric hanno deciso di vivere nel mondo reale. Ma cosa succederebbe se una strana ragazzina tendesse loro la mano, aprendogli la via per riportarli di nuovo ad Amestris?
E se questo servisse a salvare loro la vita?
E se questo servisse ad un piccolo fagiolo ad aprire gli occhi su qualcosa che ha sempre celato nel suo cuore?
Se volete scoprire ciò che la mia mente ha sfornato, vi basta leggere
L'importante è volerlo, no?
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Raiting:Giallo
Riassunto Capitolo: Stava disubbidendo a Roy..
O meglio, aveva infranto la promessa già da quando aveva solo pensato di scendere in strada.

Oh, andiamo…
Almeno controllare che in quel vicolo non ci fosse qualcuno bisognoso d’aiuto!
E poi, era Edward Elric, e la capacità di cacciarsi nei guai era la sua specializzazione.


Una lama uscì dall’ombra, diretta alla gola del biondino, affondando senza troppi problemi.




-Addio…-





Giusto un mese era passato da quella chiacchierata tra amici nel cortile, dalla partenza di Alphonse, all’amore consumato per la prima volta nella casa di Mustang.
Un mese esatto, e la chiamata del suo Nii-chan era arrivata puntuale come un orologio svizzero.
A quanto pare i dodici gatti avevano portato un certo scompiglio a casa di Winry e zia Pinako, soprattutto alla giovane e bionda meccanica, che doveva convivere con una belva di trenta centimetri, coda e orecchie comprese, nera con uno spruzzo bianco sul muso che non la lasciava in pace un secondo.
Il micio che aveva solo un mese prima sfregiato Edward, ora si divertiva a farsi le unghie sui maglioni della biondina, buttare all’aria ogni scatola di bulloni, e saltare più volte sulle mensole della sua camera, facendo volar giu i pochi libri contenutivi.
Il maggiore degli Elric aveva dovuto lasciar partire anche Lilith per poter andare almeno in parte risolvere la cosa, mentre lui non poteva muoversi.
Il motivo?
Semplice:

Il suo Roy non lo mollava un secondo, appena uscivano dal Quartier Generale.

Non era da credere per la mancanza di affetto, o perché era geloso, o perché altri futili motivi.
Semplicemente c’era un pazzo che girava per Central City, dando non poche grane all’esercito, facendo di innocenti persone incontrate la sera per strada una vera carneficina.
Ora, Edward capiva benissimo la preoccupazione che Roy poteva avere nei suoi confronti…

Ma accipicchia! Era pur sempre il FullMetal Alchemist! Mica un sempliciotto o un povero cristo senza capacità

Era ben capace di difendersi! Ne aveva viste di tutti i colori e passate anche di brutte, prima di allora.
Uno psicopatico in più nella loro vita non era nulla in confronto.

Ma Roy era di coccio.
E ogni sera, quando uscivano dal Quartier Generale, filavano con passo veloce verso l’appartamento, l’uno stretto dal braccio dell’altro; uno teso ad ogni minimo rumore, con in tasca la mano guantata pronta a scattare, l‘altro con sempre qualcosa fra le braccia, dal semplice sacchetto della spesa, ai documenti da ricontrollare a casa.
Però Edward in alcuni casi non poteva certo lamentarsi.
Il Flame Alchemist sarà stato anche assillante in certi momenti….ma sapere che qualcuno si preoccupava così per la sua incolumità…beh.
Gli dava un senso di piacere nell’anima.

Ora, comodamente sdraiato sul divano di casa Mustang, o meglio, la loro casa, se ne stava al telefono a parlare con Alphonse delle ultime novità, felice finalmente che il fratellino avesse deciso di tornare almeno per un paio di giorni a Central City con Lilith e Winry.
-Quando arriverete, Al?- domandò il maggiore degli Elric, osservando con la coda nell’occhio Roy passare per la sala ed infrattarsi in cucina, con indosso ancora la divisa da militare.
-Credo fra due giorni al massimo, Nii-san. Lilith qui si sta divertendo un mondo a scoprire ogni più piccolo angolo di Reesembol, osservando ogni volta che le capita, Winry al lavoro- affermò Alphonse, mentre Edward ridacchiò.
-Allora vi verremo a prendere alla stazione alla solita ora, no?- domandò ancora il biondino, continuando ad adocchiare l’entrata alla cucina dove Roy era poco prima sparito.
-Si, Nii-san, prenderemo il solito treno e dovremmo essere li per mezzogiorno in punto, salvo ritardi- spiegò Al.

Si misero d’accordo sulle ultime cose, e dopo aver salutato una Lilith tutta eccitata che aveva rubato la cornetta ad Alphonse, aveva riattaccato.
-Roy. Come mai sei di nuovo in uniforme?- domandò Edward, alzandosi dal divano e raggiungendo a piccoli balzi la cucina, dove l’uomo se ne stava tranquillamente appoggiato al frigorifero, a bere un po’ di caffè.
Mustang alzò il viso, per incontrare gli occhi dorati del ragazzo, sorridendogli
-E tu perché continui a portare la mia camicia bianca, che ti sta due volte più grande- rispose a sua volta, ridacchiando del tenero broncio che Edward mise su, prendendo con le mani la stoffa bianca, portandosela alle labbra.
-Perché sa di te…che domande…e non eludere la mia, sai!- affermò il giovane alchimista, avvicinandosi al suo amante.
Questo sbuffò piano, mettendo la tazza nel lavabo -Devo tornare al Quartier Generale. A quanto pare siamo vicini a catturare quel delinquente.- affermò, voltando di nuovo la testa verso il suo angelo, accogliendolo fra le braccia.
-Vado a vestirmi anche io allora- affermò l’Elric, baciandogli delicatamente le labbra, ma venendo trattenuto dal Furher.
-Tu rimani qui. Basto io a fare quattro squadre di ricerca e altre piccole operazioni. Devi riposarti un po’ prima del mio ritorno.- affermò Roy, a poca distanza dalle sue labbra.
-E chi me lo impedisce di uscire, scusa?- disse Edward, guardando male Mustang per le decisioni prese senza consultarlo, ricevendo però un bacio rubato.
-Mame-chan, non voglio preoccupazioni in più. E poi è un ordine del tuo superiore…- affermò l’uomo, stringendolo a se, trovando però di tutta risposta la resistenza del giovane alchimista

Questo aveva messo su uno di quei bronci irritati che Roy adorava studiare almeno per un ora intera, e portandogli le mani su quelle guance morbide e rosse per la rabbia, avvicinò i loro volti.
Non ci sarebbe stata volta in cui in cui si sarebbero trovati in accordo su qualcosa.
-Voglio solo proteggerti, Edward- mormorò l’uomo, perdendosi in quegli occhi d’oro colato, cercando poi le sue labbra, ma trovando solo un auto mail appoggiato sulla sua bocca, per fermare la sua avanzata.
-So difendermi da solo- sussurrò deluso il biondino, sciogliendosi dalla presa dell’altro in un gesto scocciato.
Si girò, poi, cocciuto com’era, per andare a vestirsi, quando due braccia lo circondarono da dietro, e lo attirarono su un petto coperto dalla pesante divisa blu notte.
-Fallo per me, Mame-chan. Solo per oggi, rimani a casa- sussurrò Roy, al suo orecchio, imprimendosi nella mente il profumo dolce e delicato del FullMetal. Baciò con amore il lobo dell’orecchio, sentendo il suo fagiolino inarcarsi di poco, non ancora esperto nel difendersi dai suoi attacchi.

Di sicuro non lo sarebbe diventato mai.

Si stava sciogliendo fra le sue braccia, il piccolo alchimista, e sorrise quando si girò, rosso in volto questa volta per l’imbarazzante situazione di essere preda dei più piccoli gesti sensuali del Furher. -Solo per stavolta, maledetto Generale…- borbottò Edward, liberandosi della presa dell’uomo, sparendo nel corridoio e poi in camera.
Mustang aveva sorriso, notando il passo irritato del suo angelo personale.

1 a 0 per Roy



Certo che stare rinchiuso in casa tutto il giorno era davvero straziante!
Edward si chiedeva come diavolo facevano le casalinghe a resistere.
“Certo, loro puliscono la casa e altre cose”
Erano semplici donne con il problema del bucato sempre in testa, e la cena da preparare prima dell’ora prestabilita.

Donne con il pallino dell’ordine.

Non un alchimista iper attivo.

E giusto appunto, quello sopra citato era abbandonato da più di un ora sul letto, dopo che Roy era uscito.
Glie l’aveva data vinta troppo facilmente, maledizione!

Non andava bene!

Era così pazzo di lui che ogni minimo tocco lo faceva sciogliere come burro in una giornata torrida d’estate.
Nascose il viso nel cuscino, borbottando frustato.

Maledetto Roy Mustang!

“Dovevo farti ingoiare il mio orologio quando me lo consegnasti anni fa” pensò, chiudendo gli occhi.
Semplice e pulito, e la sua coscienza sarebbe stata per sempre tranquilla.
Il suo cuore non avrebbe battuto ogni singolo secondo che incontrava quell’unico occhio antracite, un tempo due, pozze di completa perdizione.
La sua anima sarebbe stata pulita e non carica di quella passione che lo prendeva ad ogni occasione che le loro labbra si incontravano

Chiusosi in posizione fetale, sorridendo, strinse a se il cuscino, inalando il profumo dell’uomo a cui solo un mese prima aveva donato il suo cuore ormai perduto, lasciando che lo stringesse a se, nascondendolo agli occhi del mondo con il suo amore.

Da allora ne avevano passate di giornate: insieme in ufficio, a ridere con gli altri, vicini come se fossero tutti una grande famiglia; o soli, chiusi nella loro casa, a scambiarsi promesse eterne.
Come se ogni più piccolo momento fosse per loro l’ultimo.

Si alzò, emettendo un gemito.
Doveva trovare qualcosa da fare, o sarebbe impazzito con il pensiero di Roy Mustang costantemente nel cervello.
Guardò il letto sul quale poco prima era rannicchiato , e decise di iniziare da li la sua giornata da “casalinga modello”.
Alzò gli occhi al cielo, sbattendosi la mano sana sul viso a quel pensiero, e se la rise, cominciando a sistemare il lenzuolo.

Passò così le ore di quel pomeriggio di apparente calma a sistemare l‘intera casa, come una mogliettina rigorosa, come si ritrovò a pensare più volte nel corso della giornata.
Appoggiatosi infine sconsolato alla balaustra del terrazzo, guardò giu da basso, osservando curioso le ultime persone che si attardavano per la strada prima del giungere della sera, cercando qualcosa di particolare da studiare da lassù, come prigioniero di una torre che gli si stringeva addosso togliendogli fiato.




Roy osservò la cartina distesa sulla sua scrivania, ripassando mentalmente i punti in cui l’uomo incriminato aveva colpito.
Facendo un veloce calcolo, Havoc indicò un quartiere residenziale, verso il centro di Central City
-A rigor di logica, il suo prossimo obbiettivo potrebbe trovarsi entro questo raggio d’azione.- picchiettò con l‘indice sul punto, prendendo una boccata di fumo dalla sigaretta che stava consumando come suo solito
Roy annuì, seguito dagli altri presenti nella stanza.
Avvicinatosi meglio alla cartina, lesse la via che attraversava il complesso di edifici residenziali, sentendo un fremito lungo la colonna vertebrale.

Non c’era da preoccuparsi, no?
Edward sarebbe rimasto a casa, giusto?


Proprio in quel momento, il diretto interessato si appoggiò allo stipide della porta di ingresso della palazzina dove abitava con Roy, curiosando davanti a se verso un uomo che trafficava con alcuni scatoloni, davanti ad un negozio vuoto.
-Le serve una mano?- domandò, avvicinandosi con le mani nelle tasche dei pantaloni neri che indossava, sorridendo al viso giovane e impacciato del ragazzo che aveva si e no la sua età, fermo proprio sul gradino del marciapiede con due scatoloni fra le braccia.
Questo lo ringraziò anticipatamente, lasciandosi aiutare dal biondino con cui iniziò una piacevole conversazione.


-Dunque aprirai una libreria proprio qui?- chiese ricapitolando Edward, pulendosi le mani dalla polvere, mentre studiava il ragazzo, che aveva detto di chiamarsi Mark, chinarsi a posare l’ultima scatola di libri a terra, vicino alle altre.
-Proprio così! Prima abitavo in un paesino ad ovest da qui, e il mio vecchio portava avanti la piccola libreria che avevamo. Quando poi è venuto a mancare, non sono più riuscito a gestirmi li, così ho traslocato definitivamente qui a Central City- spiegò Mark, asciugandosi la fronte imperlata dal sudore con un fazzoletto pulito.
Edward si guardò intorno, trovando come quel locale fosse particolarmente familiare.
Un piccolo sorriso increspò le sue labbra, tornando ad osservare il giovane, che aveva ripreso a parlare.
-L’unico problema è che non ho ancora scelto un nome adatto. Vedi, nel paese dove stavo prima c’era una semplice insegna con scritto “libri”, ma qui a Central mi sembra un po’ diminutivo come cosa…cioè..- Mark si grattò la testa imbarazzato, mentre Edward dava un’altra occhiata alla futura libreria, e di nuovo quel pensiero tornò nella sua mente.
-Perché non la chiami “Ancient Bookcase”- domandò, riportando i dorati occhi sul giovane, vedendo come stava ripetendo pensieroso il nome appena detto, sulle labbra.

-Sai? È davvero un buon nome. Semplice ma allo stesso tempo gli da quasi una nota di importanza.- affermò, sedendosi sullo sgabello li accanto.
Edward sorrise, appoggiandosi con le anche al bancone -Una volta gestivo una libreria con mio fratello, e insieme gli avevamo dato questo nome, pensando la tua stessa cosa- disse, notando lo sguardo imbarazzato dell’altro.
-Non mi sembra giusto allora che abusi di questo nome- sussurrò, grattandosi la tempia.
Il FullMetal scosse la testa, sorridendogli -Tranquillo, anzi, sarei proprio felice di avere davanti casa una libreria così- disse, dando una pacca amichevole a Mark che ricambiò il sorriso.
-Allora ti segno come futuro cliente- affermò, ridendo, stringendogli la mano.
Anche Edward si unì alla risata del neo amico, ricambiando la stretta e annuendo.
-Scherzi? Hai qui davanti a te il tuo futuro miglior cliente!- affermò, contendo di aver trovato almeno per quell’oretta, qualcuno con cui parlare.



-Signore, il Maggiore Breda dice di aver perso di vista l’obbiettivo- affermò Riza, avanzando con passo deciso proprio dietro al Furher.
Questo masticò un imprecazione, aumentando l’andatura, seguito dal Colonnello Hawkeye e il Sottotenente Falman.
Era da un paio d’ore che l’operazione di ricerca e stanamento era iniziata, e Roy più agitato del solito aveva voluto partecipare attivamente alla missione, fregandosene di quello che i suoi sottoposti, esterni all’ufficio amministrazione, gli avevano detto.
Era un suo preciso dovere seguire un operazione così delicata, aveva risposto, invece che starsene a ciondolare in un ufficio, solo per scaldare la sedia.
Era un uomo d’azione, dopotutto…
Ma il motivo era anche un altro.
Quella faccenda poteva finire in un batter d’occhio sul personale.



Edward aveva salutato Mark, osservandolo salire sul suo furgoncino per tornarsene a casa, che si trovava, a quanto gli aveva detto, qualche quartiere più avanti.
Il cielo ormai aveva lasciato le sfumature del tramonto, lasciando che la sera scendesse lenta sulla città, facendo così accendere i lampioni presenti sulla via.
Le vie erano deserte, e la spiegazione non era delle più complicate.
La gente in quel periodo preferiva starsene nelle proprie case, invece che andare in giro a spendere soldi in cose futili.
Il leggero clima invernale, poi, stava iniziando a farsi strada molto prima del previsto, in quel mese, tanto che Edward si strinse nelle spalle, sbuffando piano, mentre tornava dall’altra parte della strada, verso la palazzetta.
Un rumore, però, lo fece bloccare all’istante, e rivolse lo sguardo dorato verso un viottolo buio pochi passi più a destra.
Con cautela si avvicinò al punto dove gli era sembrato di sentire un lamento, e si fermò proprio all’imboccatura del vicolo buio.

Stava disubbidendo a Roy..
O meglio, aveva infranto la promessa già da quando aveva solo pensato di scendere in strada.

Oh, andiamo…
Almeno controllare che in quel vicolo non ci fosse qualcuno bisognoso d’aiuto!
E poi, era Edward Elric, e la capacità di cacciarsi nei guai era la sua specializzazione.


Una lama uscì dall’ombra, diretta alla gola del biondino, affondando senza troppi problemi.



-Signore, l’obbiettivo è già in azione!- affermò la voce di Breda nell’apparecchio che Riza teneva in mano
-Dì loro di cercare di fermarlo! Stiamo arrivando- ordinò Mustang infilandosi i fedeli guanti, mentre l’agitazione si faceva pressante nel suo cuore.
“Edward è in casa, non scenderò di certo. Se ne starà buono…” pensava nel mentre l’uomo, guardando davanti a se, ormai vicini alla via principale nel quale si trovava il suo attico.
Come sentiva i suoi stessi pensieri ridicoli….come poteva sperare che il FullMetal alchemist, quel tappo da strapazzo se ne stesse buono..

“Maledizione Edward! Non fare pazzie, te ne prego..”



Havoc e Breda erano saliti sul tetto di una casa bassa, puntando i fucili sulla strada, dove avevano visto sparire l’obbiettivo.
Il biondo guardò nel mirino, battendo così la zona con l’occhio azzurro destro.
Non gli piaceva quella situazione.
Non erano scoperti, certo, ma la visibilità non era delle migliori.
Si bloccò quando Breda lo chiamò con uno strattone, osservando i suoi occhi attraversati da una vena di timore.
-Cosa succede?- gli chiese subito, vedendolo bianco come un lenzuolo, mentre gli indicava la strada più avanti.
-10 gradi a nord-est- affermò questo, mentre Havoc imbracciava il fucile, ritornando a guardare attraverso il mirino, sentendo un filo di gelo risalire lungo la spina dorsale.
Quando trovò il punto esatto indicatogli da Breda, sentì il sangue gelarsi nelle vene.
La visibilità non era ottima, ma riusciva a distinguere due sagome davanti ad un vicolo, una di fronte all’altra.
Una di queste teneva in mano una specie di lama, proprio all’altezza del collo di quella di schiena a loro.

Come non riconoscere quella treccia bionda e l’antenna sulla sua testa?



Correva ora, mentre Hawkeye e Falman facevano fatica a stargli dietro.
-Signore, si calmi- affermò poco convinta Riza, sentendo anche lei una nota d’urgenza nel suo animo.
Il silenzio di Havoc e Breda gli aveva messo un gelo addosso, che ora comprendeva benissimo la fretta del Furher.
Sapevano bene tutti chi abitava in quella via.
Tutti erano a conoscenza dei rischi.
-Signore, FullMetal….non riusciamo a capire. Ci dica cos’è successo.- la voce di Havoc provenne dall’apparecchio che era attaccato adesso alla cintura di Riza, mentre questa puntava gli occhi color nocciola sulla nuca del loro Generale, che non aveva fatto una piega.
Roy non aveva orecchie per nessuno.
Solo un nome gli rimbombava nella testa.

Edward. Edward. Edward….


Rallentò il passo, ora che si stavano avvicinando al vicolo indicatogli precedentemente da Breda.
L’uomo era fermo, più avanti, con una specie di lungo pugnale alla mano, davanti all’altra figura.
Le loro persone erano leggermente indefinite per colpa di un lampione mezzo spento.
Ma la lama riluceva ben visibile, per metà dentro alla figura di fronte all’assassino, proprio all’altezza della gola, quasi fosse incastratavi dentro.
Per un momento tutti e tre si bloccarono, notando come la persona aggredita fosse immobile, quasi l’avessero imprigionata nel tempo, al momento dell’affondo.
Il battito del cuore di Roy rallentò, come invece i suoi passi aumentarono, facendosi frettolosi, finché non si mise a correre.

Edward. Edward. Edward….


-EDWARD!!-


Riza e Falman raggiunsero il loro Generale, posizionandosi ai lati dell’assassino, bloccandolo, impedendogli così ogni via di fuga, mentre questo era immobile già di suo, con sguardo alibito sulla sua vittima, con gli occhi spalancati.
Un pazzo furioso, senza controllo.

Portarono gli occhi sulla figura di Mustang, inginocchiato e col fiatone alla gola, mentre teneva il viso basso, e gli occhi nascosti dai fili di pece che erano le ciocche dei suoi capelli, sparpagliate davanti al viso.



-Lilith! Questo gatto mi sta facendo diventar matta!- la voce di Winry risuonò nelle vie illuminate dai decorati lampioni di Central City, mentre Alphonse accanto a lei, cercava di calmarla.
Winry, stai disturbando la povera gente- disse tranquillo il ragazzo, sospirando piano, quasi affaticato per la pazienza sprecata.
La biondina guardò minacciosa il minore degli Elric, trattenendosi dal tirargli addosso la belva nera che teneva in braccio, perché Al aveva già il suo bel da fare a tenere una scatola di un bel bianco panna, contenente una torta al cioccolato.

Erano partiti tardi, quello stesso pomeriggio, solo per fare una sorpresa ai due piccioncini alchimisti.
Alphonse aveva fatto un buon gioco, dicendo ad Edward che sarebbero arrivati più avanti, mentre in realtà Lilith stava sistemando con lei le ultime scaglie di cioccolato sulla torta.
La ragazza aveva proposto l’idea di portarsi dietro il micio nero, e Winry aveva accettato di buon grado l’idea, anche perché così sarebbe stata sicura che la bestia felina non le avrebbe distrutto nulla in sua assenza.

-Vedrete che ci sbatteranno fuori a calci di casa, o meglio ancora ci chiuderanno la porta in faccia- affermò sconsolato Alphonse, proseguendo con le due verso casa di Mustang.
-Vedrai che non succederà, una volta mostrata loro la torta- disse sicura Winry, tirando fuori una chiave inglese -E se accadrà, allora Edwa..- ma il fiume delle sue parole fu fermato da Lilith, che si bloccò letteralmente davanti a lei.
Più avanti, proprio a qualche metro accanto alla palazzina dove i due alchimisti abitavano, erano radunati alcuni soldati, operosi come formiche.
Riconobbero due di loro, come Riza e Falman, e subito Alphonse trovò con i dorati occhi Mustang inginocchiato accanto a qualcuno, nascosto però dalle gambe degli altri che stavano attorno.
Un uomo venne portato via in quel momento da due militari, sbraitando e sputando imprecazioni verso i militari.
La gente nelle proprie case, si affacciava alle finestre, curiosa di sapere cos’era successo, e chi era sceso, veniva rimandando subito dentro, con poche e spicce spiegazioni.

Alphonse osservò perplesso quel susseguirsi di divise blu notte, non capendo come le due ragazze, e quando vide Lilith scattare di corsa, si preoccupò, iniziando a seguirla veloce, con dietro Winry ancora più confusa.
Quando arrivarono li, Roy alzò il viso per incontrare quello preoccupato del minore degli Elric, mentre il maggiore rimaneva disteso vicino a lui.
-Nii-san? Cos’è successo?- domandò subito Al, cercando spiegazioni nelle iridi ambrate del fratello.
Questo alzò un sopraciglio perplesso notando solo ora l’arrivo dei tre.
-Nii-chan, che diamine ci fate voi qui?- chiese a sua volta, mentre Riza si era abbassata come Mustang a controllare che tutto fosse a posto.

Solo ora Alphonse notò uno dei soliti fantocci del fratello accanto a loro, con una lama infilata nella gola, mentre la solita smorfia di infantile sfida era dipinta sulla faccia.

-Un piccolo problema con un pazzo furioso, ma è tutto a posto- rispose infine Edward, passandosi una mano fra le ciocche bionde, aiutato da Roy a rialzarsi.
I tre nuovi giunti guardarono perplessi i due, e poi Winry saltò su, vedendo come la domanda posta prima dal biondo alchimista fosse rimasta in sospeso, sorridendo allegra.
-Sorpresa!- lasciando così ancora più sconcertati il moro e il biondo, che si guardarono per alcuni secondi, scuotendo poi la testa sconsolati.
-Vi dovremmo lasciare fuori dalla porta di casa- affermò il maggiore degli Elric, ridacchiando, quasi dimentico del pericolo appena passato, mentre Winry tirava fuori la sua chiave inglese di scorta, minacciandolo.
Edward mise le mani avanti per ripararsi, osservando poi, come anche il fratello, l’agitazione dipinta sul viso di Lilith.

Sembrava come in pena, nella ricerca di qualcuno, mentre il micio le si strusciava ai piedi, saltando poi in braccio al FullMetal, dal quale prese una coccola veloce.
Quando poi due figure iniziarono a delinearsi da in fondo alla via, la ragazza sorrise, salutandoli con la mano.
-Ehi Ed! Razza di idiota! Ci hai fatto pigliare un colpo!- affermò Havoc, seguito da Breda, mentre avanzavano verso di loro. -Pensavamo ti avesse fatto secco- finì il Tenente Colonnello, sorridente, appoggiando il fucile sulla spalla destra.
-c’è mancato poco, Jean.- disse a sua volta Edward, dando una veloce occhiata al viso leggermente furioso di Roy, visto che gli aveva fatto quasi prendere un infarto.

Lilith si fece seria di colpo, prendendo a correre verso i due, mentre l’urlo dell’assassino risuonò nella via.
Un grido di frustrazione e vendetta, mentre riusciva a liberarsi della presa dei militari, tirando fuori un pugnalato che teneva nello stivale, correndo mesto verso Edward.
Due spari precisi misero fine alla sua avanzata disperata, partiti dal fucile di Havoc, che in meno di un secondo, imbracciando l’arma, aveva premuto il grilletto.
Un piccolo mugolio di orrore uscì dalle labbra di Winry, alla vista del morto, riverso a terra, nascondendo il viso contro la spalla di Alphonse, che in una qualche maniera, riuscì a dargli affettuose pacche sulla schiena, per rassicurarla.

Roy sospirò piano, dando veloci ordini agli altri soldati, di portare via il corpo, mentre si faceva da parte da davanti ad Edward, rimasto sorpreso dalla sequenza di azioni in un solo istante.
Questo rimaneva immobile ad osservare curioso, ora, Lilith ferma vicino ad Havoc, che guardava il cadavere dell‘uomo come se fosse ancora una minaccia.

La domanda che ricorreva nella sua mente era semplice: perché era corsa da Jean?.
L’assassino aveva subito puntato lui, visto che non era riuscito a farlo diventare prima, la sua decima vittima di quella settimana di pazzia, provandoci come suo ultimo gesto disperato…
Non il Tenente Colonnello..

Questo la osservò allo stesso modo del FullMetal, mentre la giovane cercava, girandogli intorno, qualcosa, trovando poi subito l’oggetto del suo interesse.
Prese la scatola di sigarette dalla tasca della divisa, rubandone una e mettendogliela fra le labbra.
Havoc, alzando un sopracciglio, sorrise guardandola perplesso.
-Una volta non si diceva “queste cose ti portano alla morte” e si toglievano dalle labbra, invece di fare il contrario?- domandò il ragazzo, mentre le scompigliava i castani capelli in modo scherzoso.
Lilith sorrise, fermandogli la mano, e portando le sue dietro la schiena si allontanò di due passi, girandogli la schiena.

-Se non sei morto questa sera, allora vivrai finché non diventerai un arzillo vecchietto- affermò, tornando da Winry, lasciando chi aveva udito quelle parole, perplesso più di prima.

***




Avere lo sguardo irritato del colonnello, addosso, non era mai fonte di beneficio, per chiunque si trovasse alla sua scrivania.
Benché meno ora che era Furher.
Ma lui non era uno qualsiasi, e sapeva fin troppo bene come trattare quell’occhio antracite.

E ora si trovavano l’uno di fronte all’altro, da una buona mezz’ora, sempre in lotta sullo stesso punto.
-Potevi essere ucciso!- ringhiava Mustang.
-Sono un Alchimista di Stato, un cane dell’esercito! Devo correre i miei rischi!- abbaiava l’altro, di tutta risposta.
-Ora si picchiano- bisbigliava Havoc, attaccato alla porta, insieme a Breda, Alphonse e Fury, ad origliare.

-Ti avevo chiesto gentilmente di rimanere a casa!- proseguì Roy, guardando il biondo d’innanzi a lui, che si alzò di scatto.
-Tu mi hai ORDINATO di rimanere a casa!- gridò a sua volta Edward, sbattendo le mani sulla scrivania.
Era risaputo che odiasse venir comandato a bacchetta.
-Allora ancora peggio! Hai disubbidito ad un preciso mio ordine!- anche il Furher si era alzato, sbattendo i palmi aperti e nudi sul tavolo di legno levigato e pieno di fogli, che presero il volo per lo spostamento d’aria.
-Da quando a casa sono stati ristabiliti i ruoli che abbiamo qui?-affermò alzando un sopracciglio, il maggiore degli Elric.

-Diecimila che si picchiano- disse in un sussurro Fury, guardando gli altri tre.
-Diecimila che il Furher sbatte fuori a calci FullMetal- rincarò Breda, puntando i soldi.
-Ventimila che fanno pace- affermò tranquillo Alphonse, mentre Havoc metteva in avanti le mani.
-Io non scommetto- disse, aspirando una buona boccata di fumo.
-Perché?- domandò subito Fury, inclinandosi verso il biondo, curioso, mentre questo indicava Al.
-Lui vince di sicuro- rispose Jean, ghignandosela.

Uno schiaffo risuonò dall’interno dell’ufficio.

I quattro si appiattirono di nuovo sulla porta, maledicendo le loro lingue per essersi distratti e aver perso la discussione fra i due.

Edward si portò la mano sulla guancia, guardando Roy stupito e allo stesso tempo ferito, per quel gesto.
Mustang abbassò il viso, come mortificato, risedendosi nel frattempo sulla poltrona, sospirando profondamente.
Si portò una mano fra i neri capelli, passandosela poi sul viso, nascondendo l’unico occhio antracite.
-Edward…perdonami, ma non puoi nemmeno immaginare come mi sia sentito quando Havoc…quando è rimasto in silenzio io…e quando poi abbiamo visto quella lama…Dio Edward..- si portò ora entrambe le mani al viso, apparendo al più giovane più vecchio, quasi mostrando la sua vera età sulla pelle.
-Sembravi davvero tu da lontano…- mormorò, tacendo infine.
Il biondo abbassò li occhi, pensando all’urlo di Roy, e della sua corsa.
Del suo viso contratto dall’angoscia e dalla paura, infine dal sollievo, quando l’aveva visto incolume.
Il suo unico occhio velato di felicità e quel sorriso tremulo.

Si mosse, sorpassando la scrivania con pochi passi di lato, e si andò a posizionare davanti all’uomo.
La guancia offesa bruciava, come era in fiamme il suo maledetto orgoglio.
Tolse le mani di lui, da davanti al suo viso, abbracciandolo, mentre il fuoco della rabbia scemava, una volta che fu ricambiata la stretta.
-Scusami Roy..- mormorò, nascondendo il viso contro la sua spalla, venendo preso poi in braccio dall’uomo, tenendolo dolcemente stretto a se, seduto sulle sue gambe, come se fosse un bambino bisognoso d’affetto, dopo una marachella appena combinata.

Il suo angelo caduto dal cielo.
Roy gli baciò la fronte e poi le labbra, sorridendo con amore.
-Questa posizione mi ricorda il tuo ritorno qui, Mame-chan..- sussurrò a poca distanza dal suo orecchio, mentre Edward, ora con lo sguardo dorato perso a studiare il suo viso, gli accarezzava la chioma corvina.

-Ma l’ha schiaffeggiato!- la voce di Fury arrivò dall’altra parte della porta.
-Si, ma non se le sono date di santa ragione! Quindi ho vinto io!- disse tranquillo Alphonse, mentre Breda diceva un -io ho perso comunque- ed Havoc si ritrovava con il viso di Edward, attraversato dall’irritazione, a poca distanza.


Il susseguirsi di schioppi, urla e maledizioni risuonarono in tutto il Quartier Generale, mentre Huges e Falman giocavano tranquilli a carte, e Riza firmava i documenti da consegnare.
-L’avevo detto io che era meglio non disturbare- affermò il Generale di Brigata, addentando una fettina di torta al cioccolato, portata quella mattina da Winry, avanzata da ieri, mentre il turno di carte era in stallo.

***



-Cavolo Signore, poteva andarci piano- sbuffò Havoc, passandosi una mano fra la zazzera bionda, assaporando ancora la sigaretta che teneva in bocca, mentre una parte della sua divisa, proprio quella al fondoschiena, era bruciacchiata.
Come del resto, quella degli altri tre sottoposti, tranne Alphonse, a cui aveva pensato personalmente Edward.
-Caro Tenente Colonnello, più è pesante la mano, più la lezione entra in testa- disse sacente Roy, guardando l’orario sul suo orologio d’argento, mentre FullMetal ghignava accanto a lui.

Era da un buon quarto d’ora che se ne stavano, Breda e Fury seduti sulle scale, e gli altri intorno, ad attendere che Huges la finisse di raccontarla su a dei soldati incontrati all’uscita.
Alphonse e Falman uscirono in quel momento, dopo essere rientrati a sistemare le ultime cose.
-Generale di Brigata, noi staremmo aspettando solo lei- affermò Breda, appoggiato con la guancia al pugno chiuso, del quale gomito stava sul ginocchio.

Lilith comparve in quel momento, dal fondo della via, raggiungendo i presenti, dopo essersi fatta di corsa il cortile.
Si mise poi a chiacchierare tranquilla con Riza sulle qualità di BlackHayate, assecondata da questa con sorrisi e cenni positivi.
Quando finalmente Huges ripose le foto della sua Elycia, e i soldati cadetti poterono scappare dalle sue grinfie, raggiunse gli altri.
-Bene, miei prodi! Tutti a casa mia! La mia dolce Glacer ci avrà preparato una delle sue deliziose torte!- affermò l’uomo, mettendosi in testa al gruppo, con accanto Fury e Breda.
Maes, come suo solito, aveva invitato tutto il gruppo di amici ad una bella serata tutto insieme davanti ad una bella bottiglia di birra e le favolose torte di sua moglie.

Delle urla fecero bloccare loro l’avanzata verso la cancellata esterna.
Roy puntò lo sguardo, come Edward e gli altri, verso due soldati che stavano rincorrendo una giovane donna.
L’abbigliamento lasciava a desiderare, e gli occhi sembravano iniettati di insana pazzia, quasi fosse uscita in quel momento da un manicomio.
In un attimo fu davanti al gruppo di amici, puntando subito gli occhi ceruli attraversati da una rabbia omicida, su Havoc, che ne rimase quasi trafitto.

Fu un momento.
Quella alzò il braccio destro, puntando una pistola contro il Tenente Colonnello, premendo il grilletto senza timore delle conseguenze.

Un unico colpo

E Jean Havoc sentì solo l’aggrapparsi di mani delicate e tremanti alle sue braccia e fili bruni di una chioma sbarazzina scivolare dagli occhi, all’altezza del mento, fino a scomparire al di sotto di esso.


-Lilith!!!-

***




Le urla della donna non potevano essere paragonate a quelle del Tenente Colonnello, mentre stringeva il corpo di una giovane brunetta, accasciata ora a terra, in ginocchio, aggrappata ancora a lui, mentre tutti intorno a loro si erano ripresi, iniziando a metter logica nei fatti appena accaduti.
La voce tonante di Roy aveva urlato ordini a destra e a manca ai militari che erano accorsi, insieme ai due che erano riusciti a fermare la donna impazzita, troppo tardi.

Edward si era inginocchiato davanti ad Havoc, spaventato della macchia di sangue che si stava espandendo velocemente, macchiando il bianco maglioncino che Lilith portava, sporcando anche le dita di Jean che stringevano con delicatezza la giovane aggrappata a lui.
Huges aveva tirato fuori il suo fido cellulare per chiamare subito un ambulanza, mentre gli altri erano rimasti semplicemente li, incapaci di dare una mano in qualche modo.
BlackHayate continuava ad abbagliare furioso contro la donna che aveva sparato, e che aveva abbandonato l’arma a terra, dopo che era stata afferrata dai soldati.
Questa ora sbraitava, continuando a ripetere di una vendetta da eseguire, contro chi gli aveva ucciso il compagno, mentre Roy continuava ad urlare ai militari che la bloccavano di portarla subito in carcere.

Per le tre figure rannicchiate a terra, sembrava invece di essere completamente in un altro mondo.
Lilith teneva gli occhi sbarrati, incapace di dire una sola parola, mentre Havoc le accarezzava i corti capelli, cercando di rassicurarla, che sarebbe andato tutto bene.
Edward portò gli occhi sul bastone ora a terra, quasi come un normale pezzo di legno, dopo che l’amica l’aveva lasciato cadere, per aggrapparsi a Jean.
Chiuse gli occhi, portandosi le mani fra i capelli, buttando lo sguardo preoccupato ancora su quella maledetta ferita che non smetteva di sanguinare.

Come se fosse proprio li davanti, rivide la scena appena avvenuta.
La donna che alza la pistola e spara, Riza che troppo tardi spara a sua volta alla spalla di questa, mentre Lilith sbuca davanti a lui, con in mano il bastone, in ritardo anche lei per tentare qualcosa, che non sia lanciarsi davanti ad Havoc.

Chiuse per un momento gli occhi, riaprendoli poi, dorati e pieni di apprensione, strappandosi un pezzo di manica per cercare di fermare la ferita da arma da fuoco, notando come le dita di Lilith si stringono con più forza alla divisa del Tenente Colonnello, in risposta al dolore.
-Non….non ricordo…- un sussurrò faticoso dalle sue labbra, mentre Jean tenta di dissuaderla dal parlare.
La giovane alza il viso verso di lui, mentre lacrime amare scendono dai suoi occhi nocciola.
-Le coordinate…non..- un sorriso disperato, prima di appoggiare la fronte al petto di lui, scivolando nell’incoscienza.




Roy si passò una mano fra le ciocche ribelli che gli ricadevano davanti alla fronte, mentre se ne stava appoggiato al muro del lungo corridoio ospedaliero, insieme al resto dei suoi uomini.
Edward era seduto, vicino al fratello, anche lui in uno stato pietoso, come tutti gli altri.
Riza e Falman erano rimasti al Quartier Generale, con Huges, a sistemare il caos che era scoppiato dopo lo sparo, in cui molti avevano pensato ad un attentato al Furher.
Breda e Fury erano dall’altro lato, in attesa di anche solo un singolo segno da parte di un infermiera, mentre Havoc..
Beh, lui era in fondo, affacciato ad una finestra, che dava loro le spalle.
La divisa era ancora sporca del sangue della ragazza, e non aveva ascoltato ragioni da parte del Furher.
Anzi, sembrava proprio non aver ascoltato nulla, mentre saliva sull’ambulanza, tenendo stretta Lilith priva di sensi.

Roy poteva solo minimamente comprendere come si sentiva il suo sottoposto.
Lo osservava con piccole occhiate fugaci, mentre rimaneva immobile nella sua posizione.
Sarebbe rimasto li fino anche al giorno dopo…ne era sicuro.
Neanche quando un dottore uscì, andando loro incontro, Havoc si giro, rimanendo impassibile, ma con in realtà un orecchio teso, in ascolto.
Edward si era alzato di scatto, precedendo gli altri, e andando subito davanti al medico, in cerca di notizie.
Il viso di questo era attraversato da una nota indefinibile per i presenti, finché scosse la testa, esponendo la diagnosi negativa e il poco tempo che poteva rimanere alla ragazza.
Il tonfo che sentirono fu il pugno chiuso di Havoc sbattuto sul davanzale bianco, come ogni cosa era candido in quel posto.
Il giovane Tenente Colonnello teneva la fronte appoggiata alla finestra chiusa, e gli occhi chiusi, mentre gli altri erano raccolti in un muto silenzio.

Mustang fece andare avanti gli altri, mentre lui si avvicinava al sottoposto, ora rimasti soli, e appoggiandosi anche lui al davanzale, guardò il viso del giovane, un tempo, rivale in amore, studiandone i lineamenti.
-Ci avevo creduto alla cavolata che sarei sopravvissuto fino alla vecchiaia, Signore- mormorò questo, riaprendo gli occhi ceruli, e puntandoli sull’uomo che gli stava accanto.
Roy abbassò il suo unico, annuendo piano, aprendo poi la finestra per lasciare entrare uno spiraglio d’aria, guardando il cielo limpido.



Nella stanza, i presenti erano raccolti intorno al letto lindo e candido dove la giovane era stesa, protetta da coperte bianche e pulite, che nascondevano il suo corpo attraversato dalla ferita e dal dolore.
-Vedrai che in un batter d’occhio sarai fuori a fare danni come al solito- affermò Edward, cercando di apparire tranquillo e allegro, rimanendo seduto accanto al letto, passando una mano con affetto su quella affusolata di lilith, mentre questa gli rivolgeva i suoi occhietti, ora leggermente spenti e sofferenti, provando a sorridere.
-Non credo tu sia fatto per mentire, Ed- sussurrò, tranquilla, afferrando la mano del FullMetal, che abbassò gli occhi dorati, a mo’ di scusa.
Gli altri rimasero con lei per un po’, rassicurandola che sarebbero tornati proprio quella sera, mentre nella stanza rimanevano solo i due Elric.
Lilith chiuse gli occhi, sospirando piano.
-Mi sono divertita..- mormorò, con una nota di nostalgia nella voce, mentre Alphonse si sedeva accanto al fratello, dopo aver preso un altro sgabello, studiando insieme a lui il viso della ormai amica.
Edward stava per chiedergli cosa intendeva con quella frase, sussurrata ad Havoc, sulle coordinate, quando proprio questo con Roy entrarono nella stanza.
Mustang chiese ai due di lasciare soli il Tenente Colonnello e la paziente, e dopo aver salutato Lilith, portò fuori i due fratelli.


-Sei una stupida…lo sai?- sussurrò Havoc, senza riuscire ad alzare gli occhi sul viso della giovane, che sorrise, socchiudendo i suoi, color nocciola.
-Non sei il primo che me lo dice…ma mi piace detto da te.- mormorò lei, guardando con dolcezza il viso imbarazzato di Havoc.
-Promettimelo..- sussurrò poi Lilith, tirandosi un po’ su, cercando gli occhi azzurri del soldato, mentre questo l’accontentava, alzando il viso per osservarla.



Edward tirò un calcio al cestino dell’ufficio amministrativo, lasciandosi cadere sulla sedia della scrivania di Breda, mentre Alphonse rimaneva vicino a lui, e Roy ascoltava le parole di Riza, sull’identità della donna che aveva sparato.
-La donna di quel bastardo…anzi! Una sua complice!- masticò il FullMetal, calmandosi quando il fratello gli posò una mano sulla spalla, cercando di far sentire la sua presenza.
Il maggiore continuava a ripetersi le parole di Lilith nella mente
Non ricordo le coordinate..
Coordinate….coordinate
-Nii-san, quello è di Lilith..- mormorò Alphonse, indicando il bastone appoggiato li proprio ora da Huges, che era appena entrato, guardando i presenti con un viso segnato, quasi come se tutti i suoi anni fossero comparsi a farsi sentire.
Edward non rispose, puntando però gli occhi dorati sull’oggetto, continuando a ripetersi quelle parole.
Coordinate…coordinate..
-Coordinate!- affermò d’un tratto il FullMetal, destando una leggera preoccupazione in Alphonse, e perplessità negli altri tre presenti.
Edward indicò il bastone, sul quale svettavano alcune rune brillanti, con dito tremante.
Il fratello osservò anche lui l’oggetto, prendendo subito la palla al balzò, illuminandosi in viso.
Huges guardò i due, non capendo, e quando infine puntò gli occhi l’oggetto della loro agitazione, comprese anche lui.
Prese in mano il bastone, e lo consegnò ai due Elric, che si fiondarono fuori dall’ufficio, mentre Maes spiegava la probabile spiegazione a Roy e Riza, mentre il telefono faceva sentire la propria presenza, suonando.


-È questo a cui si riferiva Lilith! Ti ricordi? Per viaggiare fra i mondi, gli servono delle precise coordinate! Guarda!- affermò trafelato Edward, mentre i due correvano fuori dal Quartier Generale, puntando sulla via che portava all’ospedale militare, nel quale avevano ricoverato Lilith.
Gli indicò le piccole rune che svettavano sul bastone.
-Lo vedi?? Sono diverse da quando eravamo in Germania! Sono come dei numeri, o lettere…o non lo so! Comunque, credo che l’aiutano a ricordarsi i mondi in quali va, o giu di li- affermò, come un pazzo il maggiore, mentre Alphonse annuiva, entrando con lui nell’ospedale.
-Quindi, dici che grazie a questo, potrebbe salvarsi? O tornare…o, non lo so!- ipotizzò perplesso Al, seguendo il suo Nii-san nei corridoi.
Edward annuì, pensieroso.
-Credo che sia come per i gatti….cioè..oddio, tu non sai niente.- disse il biondo, notando la faccia stranita di Alphonse.
-Oh, Al! Non ho tempo di spiegarti! So solo che Lilith potrebbe riuscire a tornare…bisogna solo fargli vedere queste! Non se le ricorda, e credo che per riuscire a ritrovare il nostro mondo dovrà averne bisogno- in quel momento sembrava un pazzo.
Ma non gli importava.

Di tutto…
Tutto avrebbe fatto in suo potere…

Per poterla vedere pimpante come prima.


Arrivati nel piano dove Lilith aveva la stanza, cercarono il numero della camera, venendo però fermati
-Edward, Alphonse..- la voce di Mustang risuonò dietro di loro, seria….terribilmente seria.
I due si girarono a guardare il Furher, aspettando che li raggiungesse, posando loro una mano sulla spalla.
-Roy? Cosa c’è?- domandò stranito il maggiore degli Elric, notando l’occhio antracite dell’uomo puntarsi su di lui, mentre la mano che aveva posato, veniva mossa sulla sua testa bionda, attirandolo a se.
-Lascialo da solo, Mame-chan..- sussurrò nel suo orecchio Mustang.
Edward non capì all’inizio, finché la frase di lui non gli risuonò nel cervello.

Lascialo da solo…

Solo..

Non lo fece apposta, ma bagnò comunque la divisa di Roy con calde lacrime, uscitegli senza volerlo dagli occhi ora chiusi, mentre le mani si stringevano convulsamente sul bastone.
Alphonse abbassò il viso, guardando suo fratello, stretto ora dall’abbraccio del Furher.
L’oggetto che Edward aveva fra le mani si illuminò per alcuni minuti, e poi divenne una sottile polvere argentata, sparendo definitivamente, prima di toccare il pavimento.
Il ragazzo ricambiò la stretta di Roy, nascondendo il viso contro il suo petto coperto, mentre solo una parola gli si formava ora in mente.

Una parola che odiava, e non avrebbe mai voluto sussurrare a qualcuno.


“Addio..”







“Addio

Perché gli addii non esistono
Sono solo parole
inventate dagli stolti
che non conoscono
Arrivederci.”






So già che qualcuno mi ucciderà stasera ç.ç…..e domani verrà maciullata dalla Minu e dalla Elmeren ç__ç ohmiodiooo ç.ç
v.v le avevo avvertite che avrei scritto un capitolo triste…però non avevo avvertito gli altri lettori o.o ups….ç__ç non mi trucidate!!
*_* ditemi che vi ho fatto prendere un colpo all’inizio! Pensavate che tirava le cuoia Edward, vero? Vero? V.v non sono così infame…(ç_ç n.d.Lilith)(a-ehm… o.o’ n.d.me)
ç-ç oddio, se penso che questo è il penultimo capitolo…mamma che angoscia ç__ç
Però son felice *_* non pensavo davvero di riuscire a fare una ficc così lunga e finirla quasi*_* waaa, contentaa *tenta di cambiare discorso, per scappare al boia*
Aspettate impazienti il prossimo e ultimo capitolo A___A arriverà presto…spero XD

Una piccola precisazione: Ho voluto lasciare cadere il discorso fra Havoc e Roy con solo quella frase, anche se sarebbe stata una buona cosa una bella spiegazione….ma faceva più effetto così*-*
In pratica, per chi non l’avesse capito (ma voi miei cari lettori siete più intelligenti di me v.v ne sono sicura XD) la frase di Havoc:
-Ci avevo creduto alla cavolata che sarei sopravvissuto fino alla vecchiaia, Signore-
Cosa vuole dire? Dunque, Havoc intendi dire che pensava davvero che le parole di Lilith non avessero un doppio fine. Invece pensa che l’ha preso in giro, perché alla vecchiaia ci arriverà grazie a lei *annuisce* che l’ha salvato.
C’è anche un’altra spiegazione alla frase, ma da brava infame, ve lo dirò ala fine del prossimo^^ ghghgh un bacio e a presto*-*

Rignraziamenti Betta90: Eh, oltre ad essere suo fratello, Alphonse ha un buon intuito ^^ ghghgh ecco come ha fatto XD *-* adoro Al! ^^ Contenta che ti sia piaciuta la spiegazione dei mici ^^ a quanto pare è stata gradita a molte persone *_*

SakuraAshe: *-* ok, se quello prima ti è piaciuto, questo me lo tiri dietro XD ç.ç uff
XD comunque, anche quello per me era il capitolo preferito*-* mi son venuti troppo teneri! XD aspetto di sapere come ti sembra questo ç.ç Andromeda: Nono, tu sei pazza si XD uahauahauah vedi cosa combini a Winry? Povera strega XDD
*-* Grazie tata *-* come mia prima Lemon, non potevo andare sul sicuro con grandi paroloni XDD no, davvero, mi piaceva l‘idea che i due non stessero buoni nemmeno in momenti del genere XD uahauaha RaperEdward…ma dai v.v scusa è, te lu di mi, che gli erano cressiuti i capelli XD v-v non esageriamo, su! XD povero Roy!

mua: ihihihih *-* stracontenta che ti sia piaciuta XDD si, quei due son teneri *si crogiola*
*-* si, penso che anche i miei mici son tutti da Al v.v ha fatto uno zoo in realtà lui XD Huges è un mito XD lo continuerò a dire XDD *-*
Pensa che la canzoncina l’ho inventata a questa fumettopoli passata, rincorrendo un Edward e un Roy che si tenevano per mano XDD uahauah *__*

Elmeren kun: uahauahauahauahaua Elmeren cara, hai già sentito sul treno la mia risposta al tuo commento XD sei un mito! Le manie da piromane…è una frase che rimarrà nella mia mente per sempre XD grande Edward*__*
*__* grazie comunque tata *-* me felice del tuo commentone!


   
 
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