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Autore: Brida    29/12/2013    2 recensioni
Questa è la storia dell'infanzia e della tormentata adolescenza di Brida Cousland destinata a salvare il Ferelden dall'invasione della Prole Oscura.
Dal 5° capitolo:
"Mi fai una promessa piccola lady?"
"Una promessa?" chiesi stupita guardando il suo volto.
Quasi automaticamente fissai una delle sue tante, piccole cicatrici. Era un guerriero esperto e quelle cicatrici lo testimoniavano.
"Farai sempre ciò che ritieni più giusto, a dispetto di quello che ti diranno gli altri, me lo prometti?"
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode e i suoi compagni'
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“Questa situazione mi sembra di averla vissuta almeno un migliaio di volte” le tende vennero scostate violentemente, e come feci qualche mese prima, storsi gli occhi e mi voltai dall’altra parte.

“Tu che rimani a dormire, Nan che cerca di svegliarti e che disperata viene da me, esattamente come prima della festa in tuo onore. Quando imparerai che in certe occasioni non si può essere pigri?” mi lamentai rumorosamente, ignorando i suoi rimproveri.

Com’erano cambiate le cose da allora, dal giorno della festa. Era cambiata ogni cosa, eppure mia madre era ancora lì, pronta a svegliarmi, pronta a dare vita alla giornata di oggi.
Una giornata che difficilmente avrei dimenticato, ben diversa da quella della festa.
Tutto era diverso.

“Madre non me la sento proprio di alzarmi… mi gira la testa e mi fa male la pancia. E’ così importante che ci sia anch’io?” chiesi con tono ancor più lagnoso.

“Beh certo che è importante. Un processo pubblico non è una cosa che si tiene tutti i giorni, soprattutto qua ad Altura Perenne. Saranno anni che non succede qualcosa di simile” si sedette sulle lenzuola guardandomi in maniera dolce, come poche, pochissime volte, era capace di fare mia madre.

“A quanto pare dovremo fare a meno della tua presenza” commentò sorridendo per confortarmi.

“Speriamo vada tutto bene” mi lasciai scappare io, mentre lei si alzava e si dirigeva verso l’uscita della mia stanza.

“Cosa potrebbe andare bene, mia cara? E’ un processo, vincerà come sempre chi si sa difendere meglio” commentò lei senza troppi giri di parole, lasciandomi veramente sconvolta dal sapere che quello era il suo punto di vista.

Mia madre sicuramente era molto diversa da mio padre, lo era sempre stata. Molto più realistica e pragmatica.
Ma non avrei mai creduto davvero che lei avrebbe messo in discussione il senso di giustizia di mio padre, perché era quello che stava facendo con quel commento.

“Madre” la bloccai prima che uscisse.

“Sì?” lei mi guardò un secondo, con quegli occhi verde intenso che io e mio fratello condividevamo con lei.

Avrei voluto dirle mille cose, avrei voluto dirle che credevo in mio padre, ma non lo feci.
Feci ben altro.
Feci molto di più.

“Io non mi sposerò mai con Thomas, mai” le dissi freddamente.

Vidi dello stupore nel suo viso. Aprì gli occhi e la bocca con l’intenzione di dirmi qualcosa.

Ma non parlò.
Fredda, lasciò per sé le sue emozioni e ignorò le mie parole.

Solo sorrise  “Spero tu ti riprenda presto. Riposati” e se ne andò.

Fui io alla fine quella che rimase senza parole per la sua reazione.
Ma potei pensarci davvero poco. Appena se ne uscì, sgattaiolai verso la finestra.
Il cortile del castello era pieno di persone di ogni tipo.

Le porte erano state aperte e la popolazione di Altura Perenne era quasi tutta lì presente.
Un palchetto, con un semplice trono di legno e altre varie sedie, era stato costruito.
Era ben protetto da guardie di ogni tipo e lì mio padre e i nobili più importanti si sarebbero seduti per ascoltare le persone coinvolte e chiunque volesse testimoniare a favore di una, o dell’altra parte.
Lì si sarebbe discusso del destino dei miei amici.
Loro sapevano quello che sarebbe accaduto, Jack e gli altri erano pronti, e io ero uscita di scena come programmato.
Quella era la parte più straziante di tutte.

‘Andrà tutto bene, andrà tutto bene…’ cercai di farmi forza, mentre attendevo il momento in cui mio padre, la mia famiglia, e tutti i membri più importanti di questo castello, sarebbero comparsi.

Fu una lunga e snervante attesa.

Ma infine mio padre salì sul palchetto e salutò la folla di fronte a lui che lo accolse con favore. Sembrava che le proteste di qualche giorno prima fossero già passate in second’ordine. Qualcuno sarebbe stato impiccato e solo questo sembrava contare per il popolino.

‘Non dire sciocchezze, questo è quello che ti hanno insegnato qui al castello, non la verità. Non tutti sono uguali, nemmeno là sotto’ mi redarguii da sola.
Eppure la gente continuava a lanciare rumorose risa e nessuno pareva davvero dispiaciuto che non lontano dal palchetto, sempre in posizione rialzata, fosse stata eretta una forca.

Segno che davvero sarebbe morto qualcuno quel giorno, e bisognava stabilire solamente chi.
Vidi sedersi proprio tutti.
Mia madre, mio fratello, sua moglie, l’Arle Howe, Thomas, Madre Mallol.
Ser Gilmore, poco più in là, stava in piedi accanto alle guardie del castello.
Tutto era veramente pronto.
Era il momento giusto per sgattaiolare via.
Non sarei davvero rimasta lì tutto il giorno, a guardare il processo svolgersi, impotente.

Riddle aveva ragione nel dire che ero troppo impulsiva, ma aveva detto anche un’altra cosa, più che giusta: Agisci come credi.
Ed era quello che avevo intenzione di fare.

Mi nascosi nella mia solita cappa e scesi veloce le scale. Lanciai un’occhiata verso le cucine e mi accorsi che ero stata fortunata: nessuno era lì dentro, tutti se n’erano usciti per osservare il processo.
Così percorsi per l’ennesima volta il mio amato passaggio segreto.

“Non lasciarti mai influenzare da nessuno, mai. Tu sarai molto di più di una lady, lo so. “ le parole del mio vecchio Maestro Bryce mi tornarono alla mente.
Mi mischiai alla folla, senza timore.
 
 
 


 
“… e voi, il mio popolo, sarete testimoni della mia e della vostra giustizia. Oggi vi ascolterò, ascolterò gli uomini imprigionati, ascolterò la donna che li accusa e insieme a voi prenderò questa decisione, e insieme a voi toglierò la vita a chi si è macchiato con l’inganno…” mio padre stava già parlando da un po’, cercando di portare la folla dalla sua parte, cercando di mostrarsi giusto come lo era sempre stato.

Io avevo ascoltato ogni sua parola col fiato sospeso, mentre il popolo continuava a rumoreggiare ad ogni pausa, inneggiando a lui e mostrandosi favorevoli a quanto stesse accadendo quel giorno, in quel cortile.
Ormai però era giunto al finale del suo discorso, lo compresi mentre lo vidi sorridere, di quel suo sorrisino a metà, mai del tutto sereno, mai del tutto in pace.

“Che il Creatore ci guidi oggi, nel prendere la giusta decisione” mise fine al discorso, e un boato di applausi e grida di giubilo si alzarono per mio padre.

Mi guardai intorno e vidi che, non lontanissimo da me, si erano radunati il padre di Jack, Hugh, Jared, Frank e qualche elfo, tra cui Lya e Alfred.
Non erano soli, erano circondati da amici e parenti e costituivano un gruppetto non indifferente, ma se confrontato alla massa festante era nulla.
Loro erano gli unici ad avere un aspetto tormentato e per niente allegro.

‘Jack?’ mi accorsi che lui non era in mezzo a loro.

‘Dov’è andato?’ mi strinsi ancora di più temendo fosse alla mia ricerca, ma ciò era insensato.

Lui aveva fomentato la prima protesta, non poteva rimanere nascosto. Era necessario rimanesse lì, insieme ai nostri amici!
Prima che potessi mettermi alla sua ricerca, però, mio padre parlò.

“Questi uomini…” cominciò facendo avanzare i miei amici imprigionati: Lore, Flie, Steve e Kai.

“Sono accusati di aver architettato una terribile vendetta, nei confronti di due ragazze e di una famiglia intera. Avete comprato dei mercenari che facessero il lavoro sporco al vostro posto. Cosa rispondete?” con voce tonante si rivolse a loro.

Io pietrificata li guardavo.

“Noi siamo innocenti” disse Steve.

“Non abbiamo mai voluto fare del male né a Pet, né a Shayna, lo giuriamo!” cercò di risultare convincente.

La folla però stava completamente ignorando il suo intervento.

‘Maledizione non funziona, per nulla’.

Mi sentii la testa girare mentre mi accorgevo che mio padre li stava riempiendo di domande, come aveva fatto nell’interrogatorio a cui ero presente anch’io qualche giorno prima, e le loro risposte sembrano non convincere nessuno.
Niente pareva accadere, niente pareva cambiare quanto già era avvenuto nel castello e, silenziosi, i miei parenti e coloro seduti al loro fianco seguivano tutto senza nemmeno fiatare, anche mio fratello che solitamente chiacchierava fin troppo, aveva capito che era meglio lasciare tutta la questione nelle mani di mio padre.
Io mi sentivo così impotente. Ma sapevo cosa fare, cosa avrei dovuto fare se tutto fosse andato storto.

“Bene, ora farò venire in avanti la donna che vi accusa, che si mostrerà a voi per presentare la sua versione dei fatti”.

Il mio cuore cominciò a battere veloce. Desideravo da molto tempo capire chi fosse quest’arpia e perché avesse deciso di realizzare qualcosa di simile. Da chi fosse protetta e che cosa avesse in mente.
Quasi rimpiansi di non aver portato con me delle armi. Perché non appena vidi il suo volto riuscii a comprendere molte cose.

Quel volto l’avevo già visto, quella ballerina bruna, bella e affascinante più che mai che Howe aveva fissato durante i festeggiamenti in onore della gravidanza di mia cognata.
Mi mancò il fiato nell’osservare la sua bellezza, il suo sorriso enigmatico. Portava un velo scuro, come per nascondersi, come per apparire meno splendente, ma era impossibile celare la perfezione del suo corpo e del suo volto.

Howe… non era possibile. C’era lui dietro tutto questo? Lui l’aveva protetta? Ma cosa vedeva nei miei amici di così minaccioso?
Possibile che sapesse…?

“Lord Cousland, io posso ripetere qui in questa piazza quello che ho già ripetuto a voi” cominciò con voce suadente la donna, interrompendo i miei pensieri.

“Ho visto questi uomini comprarne altri, gli ho visti ridere insieme e progettare cose inaudite. Ho visto tutto questo con i miei occhi, la sera della festa. Non li ho mai incontrati prima e non avrei motivo di inventarmi qualcosa di simile, quindi vi prego di credermi e di lasciarmi tornare a casa, ad Antiva, dove potrò lodare il vostro senso del dovere e come voi amministrate la giustizia, qui ad Altura Perenne”.

Oriana levò lo sguardo dalla donna, che consapevole della forza delle proprie parole, fissava mio padre.
Io invece guardavo Howe. E mi sentivo schiumare di rabbia al pensiero di lui che architettava tutto questo contro di me.
Forse per allontanarmi dai miei amici? Forse perché io mi avvicinassi a Thomas?
Non avrei mai creduto sarebbe potuto arrivare a tanto.
Non avevo certezze, ma sentivo fosse tutta colpa sua.

“Avete delle prove a favore di quanto voi dichiarate, Miss Aisha?” domandò mio padre.

“Ovviamente” la donna chiamò a sé varie persone. E io li ascoltai mentire senza poter fare nulla.

Noi avevamo faticato così tanto per trovare qualcuno che raccontasse la verità, e lei invece, così facilmente, si era circondata di persone che mentissero per lei.

“Britt, Jane… andiamo! Cosa state dicendo? E’ vero, sono un buon a nulla, ma non farei mai qualcosa di simile, no?” era Kai ad urlare.

Compresi quanto stesse accadendo. Kai era di sicuro un guastafeste, soprattutto con le donne e qualcuna di queste, a quanto pareva, aveva deciso di vendicarsi.
Erano infatti tutte donne le testimoni, tutte conoscenti di Kai.

“Ah davvero, io non mi stupirei dato il tipo che sei. Ti ricordi almeno il mio nome, eh?” una di queste si avvicinò minacciosa all’uomo. Ser Gilmore, che custodiva i prigionieri, stava guardando tutta la scenetta con gli occhi spalancati.

“Ehm… Juliet, vero? Guarda che mi ricordo di te…” lei gli diede uno schiaffo, al che la folla divenne ancora più festante nel vedere l’uomo umiliato.

“Juliet è mia madre, porco!” lo insultò mentre ciò che ne risultò fu una completa pagliacciata.

“Basta, basta così. Che vengano portate via queste donne” mio padre era decisamente nervoso e sapevo che dentro di sé non credeva nemmeno ad una parola di quelle donne gelose e arrabbiate. Ma ora era il nostro turno.

“Lord Cousland” fu Robert a prendere parola, quando la calma era tornata a regnare tra la gente.

“Io sono il padre di Petrice, una delle ragazze coinvolte e so che questi uomini sono innocenti. Terminate questa follia, mettete fine a questa farsa. Loro non c’entrano e noi ne abbiamo le prove” il silenzio divenne ancora più assoluto mentre tutto il popolo guardava il gruppetto intorno a Robert con occhi curiosi.

“Sono dispiaciuto di quanto accaduto a vostra figlia, di quanto accaduto a voi. E vi sono vicino nel vostro dolore” commentò mio padre, visibilmente colpito dal fatto che ad aver preso parola fosse stato proprio il padre della vittima.

“Miss Aisha” si rivolse direttamente l’uomo alla donna che lo guardò, dall’alto del palchetto, con atteggiamento superiore.

“Ditemi, quando avete visto questi uomini contrattare con i mercenari… dove stavate andando?”

Lei sorrise. “Alla Luna di Giada, io e le mie compagne abbiamo prenotato lì delle stanze” rispose senza esitazione, suscitando fischi volgari per via della nomea di quel luogo, fischi che in realtà  diedero fastidio solo a mio padre, non alla donna coinvolta.

“Quello che dite sembra sensato. Eppure è una bugia. E io ne ho le prove” scorsi Lya fare un passo in avanti. Era sola, anche Alfred era scomparso, ma dov’erano finiti lui e Jack?

Scorsi Jared, Frank e gli altri dare una pacca di incoraggiamento alla giovane elfetta la quale però senza paura prese parola.

“Io lavoro laggiù, signore, come domestica” cominciò tenendo gli occhi bassi.

“E vi posso assicurare che ella non ha mai dormito nella sua stanza.” l’elfa deglutì agitata, mentre un brusio di fondo aveva interrotto la sua testimonianza.
“Inoltre aveva pagato le stanze fino alla fine del mese, a differenza delle altre ballerine che avevano prenotato solo per qualche giorno” terminò dopo che mio padre le avesse fatto un cenno di incoraggiamento.

Aisha scoppiò in una risata falsa, ma per nulla nervosa “Sappiamo tutti quanto siano abili a mentire gli elfi, e quanto siano ricattabili. Ho dormito alla Luna di Giada ogni notte, tutti lì lo possono confermare, e certamente ho pagato le stanze fino alla fine del mese, visto che sapevo non avrei potuto vivere senza prima non aver portato a galla questa terribile verità. Ho lasciato che le mie compagne partissero e io sono rimasta, per ammirare la famosa giustizia dei Cousland e vedere puniti coloro che hanno potuto agire in maniera così crudele contro due povere ed ignare giovani ragazze” recitava in maniera perfetta, non c’era dubbio.

La vidi abbassare il volto e assumere un atteggiamento disperato e affranto.

“Un tempo anch’io ero come loro, ingenua e libera, credevo negli uomini e non li temevo. Ma la vita ci insegna un’altra storia. Ho subìto in giovane età delle atrocità, mio Lord, ho dovuto subìre una sorte simile a quella di Pet. Voglio almeno che le venga fatta giustizia, quella giustizia che io non ho potuto ottenere per me stessa” bugiarda e ingannatrice.

Ricorreva pure al sentimentalismo. Nessuno alla Luna di Giada avrebbe parlato, né in suo favore, né contro. In un bordello ogni segreto deve essere mantenuto tale, nessuno si sarebbe esposto.
La nostra testimonianza non valeva nulla, perché nessuno l’avrebbe confermata.
Era davvero giunta la fine.
Robert e gli altri non sapevano cosa rispondere, il silenzio era davvero calato tra la folla.
Il silenzio che precede un giudizio finale.

“Penso che a questo punto io possa pronunciare il mio verdetto” il sangue mi si gelò a sentire mio padre che pronunciava queste parole.

Non potevo permetterlo, non potevo lasciarlo uccidesse i miei amici.

Eppure ero come pietrificata, non riuscivo a muovermi. Non trovavo il coraggio per affrontare lui, e tutta quella folla. Avevo fallito, tutti avevamo fallito.
Scorsi Ser Gilmore che si avvicinava a mio padre, forse in ultimo tentativo per convincerlo a pensarci ancora un po’.
Invece l’unica cosa che ottenne fu un cenno, da parte di lui, l’Arle Bryce Cousland, che fece salire un uomo incappucciato di nero sulla forca.

Il boia.

Era il momento, dovevo correre. Dovevo salire sul palco di legno, togliermi la cappa e rivelarmi.
Mi sarei inginocchiata di fronte a mio padre e gli avrei chiesto perdono, lui avrebbe capito.
Dovevo fare tutto ciò. Sentivo che era quanto dovesse accadere.

Ma non lo feci.

La paura mi attanagliò il cuore.
Mi voltai, come se non volessi vedere. E fuggii, facendomi largo tra la gente. Questa si accalcava sempre di più contro il palco e io mi muovevo invece nella direzione opposta.

“Scusate” mi ritrovai addosso ad un grosso uomo che voleva vedere meglio l'impiccagione e, senza accorgermi, il cappuccio della cappa mi si spostò: per un attimo il mio volto fu rivelato. Per un secondo, un impercettibile secondo, Shayna e Brida furono davanti agli occhi di tutti, pronte ad essere svelate, pronte a poter dire la loro. Ma non accadde nulla di simile.
Lui non mi degnò nemmeno di uno sguardo e la folla mi passò a fianco come se fossi stata invisibile.

“Io, Signore di Altura Perenne, Arle Bryce Cousland…” mio padre cominciò a parlare, e la concentrazione di tutti rimase incollata al palchetto di legno, lontana dai miei occhi e dal mio volto.

Mi rimisi in fretta la cappa, non volendo sentire il giudizio ultimo di mio padre, volendo scappare da tutto quello e notai solo di sfuggita lo sguardo di qualcuno su di me: Robert.
Lui mi aveva riconosciuta.

Presa dal panico mi spostai ancora più veloce: non volevo sapere, non volevo sentire. Ero solo una ragazzina, una sciocca ragazzina vigliacca. Mi salirono le lacrime agli occhi: degli uomini stavano per morire a causa mia e io non avevo fatto nulla per impedirlo.

“Dichiaro  questi uomini…”

‘Perché…?’ avrebbe detto la parola colpevoli e io, così, avrei mancato alla promessa fatta loro.

Io li avevo abbandonati, li avevo traditi.

“NO!!” una voce tuonò, bloccò ogni cosa. Un urlo, un grido. La sua voce.

Io mi fermai e tutti si voltarono sconvolti verso colui che aveva urlato.
Verso Jack.

Mio padre si alzò indignato “Come osi fermare tutto questo? Proprio tu!” l’aveva riconosciuto. Aveva capito che davanti a lui si trovava il ragazzo che qualche tempo prima aveva guidato la folla inferocita contro il castello.

“Domando perdono Mio Signore, ma prima che voi pronunciate il vostro giudizio, qualcuno deve parlare. Qualcuno che vi spieghi cosa sia accaduto davvero” rimasi senza fiato.

Dietro di lui c’era Alfred e di fianco a lui… una donna, che mi pareva di non avere mai visto.
Ma mi sbagliavo.

“Voi chi siete?” le domandò mia madre, interrompendo il silenzio che aveva mantenuto per tutto il tempo precedente.

Probabilmente questa entrata di scena di Jack aveva sorpreso anche lei.

“Il mio nome è Helena. E sono una ballerina di Antiva, compagna di Aisha” era molto bella, con un aspetto molto più semplice di Aisha, ma non meno grazioso.

“La mia fata…” mi voltai verso Frank che aveva detto ad alta voce questa frase, attirando contro di sé delle risate incontrollate da parte della folla lì riunita.

“Mi trovo da qualche tempo qua ad Altura Perenne” spiegò lei, ignorando il commento di Frank, senza però riuscire a nascondere il suo rossore.

“Sono originaria di qui e avevo deciso di passare un po’ di tempo con la mia famiglia, quando Oriana mi ha contatta e mi ha chiesto se potevo portare ad Altura Perenne, presso di voi Lord Cousland, il corpo di ballerine nel quale lavoro da qualche anno”.

“Confermate tutto questo, Oriana?” lei si limitò ad annuire. Io non capivo nulla di quanto stesse accadendo, ma pregai che questa Helena, la fata di Frank, ci salvasse tutti.

“Non comprendo come questo dovrebbe avere a che fare con quanto accaduto… Cosa ci fai ancora qui Helena? Perché non sei tornata a casa?” chiese nervosa Aisha.

La fanciulla la guardò senza mostrare timore: era una ragazza molto giovane, che ispirava innocenza e purezza coi suoi occhi azzurri, e i suoi capelli biondo chiaro, vestita con un abito semplice di color crema.

“Aisha, io sono tornata a casa. Ho deciso di abbandonare la vita da ballerina, ho deciso di rinunciare a dover ancora avere a che fare con i tuoi inganni e le tue bugie. Mio Signore, questa donna è un’ingannatrice, e io posso svelarvi per filo e per segno ciò che ha tentato di fare Aisha alle vostre spalle!” alzò la voce e tutti la guardarono pendendo completamente dalle sue labbra.

“Non volevo espormi, perché desideravo costruirmi una nuova vita, senza dover incorrere nell’ira di Aisha, ma Jack, il fratello della donna violentata mi ha convinta a venire qui e a dirvi tutta la verità” la vidi tirare fuori da una borsa che portava sulle spalle, della carta ingiallita.

“Aisha costringeva me e altre delle mie compagne ad agire come messaggeri. Per questo ho potuto raccogliere molti biglietti suoi e dei suoi vari contatti, biglietti di cui non mi ero ancora liberata. Ella ha cospirato con qualcuno e tramite servi e messaggi comunicavano. Tutto ciò lo troverete scritto qua dentro” fece scorrere tra le dita molti fogli.

E in quel momento compresi che gli inganni di Aisha erano venuti a galla.

Avevamo vinto.

“Portateli qui da me” ordinò mio padre, facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi ma qualcosa accadde e nulla andò come pianificato.

“Non ti permetterò di rovinarmi tutto quanto” Aisha buttò a terra qualcosa, più di qualcosa, come delle boccette, che dischiusero un fumo accecante.

Tutti noi ne fummo sommersi e io mi strinsi nella mia cappa per non inalare il fumo e cominciare a tossire, come altri stavano facendo.
Avvertii la voce di mio padre che urlava alle guardie di inseguirla, poi sentii anche mio fratello urlare e, in ultimo, una voce femminile strilllò.
Coperta dalla cappa cercai di farmi strada e di comprendere cosa stesse succedendo, e la vidi, davanti a me.
Proprio davanti a me.

“Fermati!!” le urlai, costringendola a voltarsi per guardarmi.

Aveva in mano delle carte, le stesse carte che la incriminavano, quelle che Helena aveva portato contro di lei.
Era riuscita a recuperarle.

“Addio Brida” disse ad alta voce prima di lanciare un’altra boccetta e scomparire definitivamente dalla mia vista.
Io provai a correre dietro di lei, ma qualcuno afferrandomi dalle spalle mi bloccò.
Mi trascinò violentemente e mi sbatté la schiena contro un muro.
Io cominciai a dimenarmi, per allontanare l’aggressore, col pensiero rivolto a quella donna che scappava, a quella donna che dovevo fermare a tutti i costi.

“E’ finita”  una voce conosciuta, si rivelò di fronte a me.

“E’ tutto finito” il fumo scuro si diradò.
Mi ritrovai lontana dalla folla, nascosta dietro ad un muretto che celava me e il ragazzo che mi accarezzava dolcemente. Jack.

“Ce l’abbiamo fatta”. 



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Buone feste ragazzi :D Questo è uno dei capitoli più importanti della storia, per questo, purtroppo, doveva essere per forza così corposo. Il caos si è quasi tutto districato, anche se non conosciamo ancora bene le ragioni dietro le accuse, apparentemente insensate, di Aisha e ogni cosa sembra essersi risolta per il meglio... per ora. 

Vi dico solo una cosa: prestate attenzione a due cosette. Brida che dice di non voler sposare Thomas, e Brida che, infine, fugge. 
Determinata e vigliacca allo stesso tempo, o semplicemente... umana e fragile? 


Buon 2014 a tutti e non fate come me che ho già messo su mezzo chilo ahah 

Un bacioneeee :D

 
  
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