Harm si risvegliò, solo e sfinito. Era troppo presto per alzarsi e troppo tardi per riaddormentarsi tanto da riprendere le energie. “Queste gocce ormai mi fanno l’effetto dell’acqua fresca”. Rigirandosi tra le lenzuola per trovare una posizione più rilassante, si accorse di essere nudo. Solo allora, nella confusione dei suoi pensieri angosciosi, si illuminarono nella sua mente bagliori di quello che era successo.
Sentì crescere in sé un tormento insostenibile. Un macigno gli si era piantato nel petto. Aveva tradito Livia. E ora era diventato una bestia, un animale dominato solo dagli ormoni e dalla bruta irrazionalità. Non più quell’uomo che qualche anno prima aveva saputo vivere l’astinenza dalla sua donna, per poter poi godere con lei della pienezza dell’unione coniugale. Si sentiva sporco, insudiciato dalle sue azioni inconsulte. Si alzò e con un gesto rabbioso disfò il letto, strappando via le lenzuola e gettandole a terra in un mucchio. Poi aprì il getto della doccia, per lavare via da sé l’odore di quell’altra. Anche se nessun lavacro avrebbe mai potuto liberarlo dal senso di colpa che ora regnava incontrastato nella sua coscienza.
Se non poteva chiedere perdono a Livia, poteva cercare di farlo almeno con Mac. In quel modo aveva guastato la loro amicizia. Aveva assolutamente bisogno di chiarirsi con lei, o sarebbe stato impossibile andare avanti.
Mac era furibonda con lui, ma ancor più con sé stessa. Aveva avuto quello che aveva tanto desiderato, fin da quella prima notte in Arizona. Ma non aveva avuto lui. Sentiva ancora in bocca il retrogusto amaro dei suoi baci e conservava sulla pelle il suo odore. I baci e le carezze di un uomo spossato e affranto, segno della disperazione, non del desiderio né tantomeno dell’amore.
Doveva andare via, lontano da Washington. Non voleva più guardarlo in viso. Né ci sarebbe riuscita, senza tradirsi in qualche modo. Non poteva buttare all’aria la sua carriera e la sua vita per una notte sbagliata.
Sentì crescere in sé un tormento insostenibile. Un macigno gli si era piantato nel petto. Aveva tradito Livia. E ora era diventato una bestia, un animale dominato solo dagli ormoni e dalla bruta irrazionalità. Non più quell’uomo che qualche anno prima aveva saputo vivere l’astinenza dalla sua donna, per poter poi godere con lei della pienezza dell’unione coniugale. Si sentiva sporco, insudiciato dalle sue azioni inconsulte. Si alzò e con un gesto rabbioso disfò il letto, strappando via le lenzuola e gettandole a terra in un mucchio. Poi aprì il getto della doccia, per lavare via da sé l’odore di quell’altra. Anche se nessun lavacro avrebbe mai potuto liberarlo dal senso di colpa che ora regnava incontrastato nella sua coscienza.
Se non poteva chiedere perdono a Livia, poteva cercare di farlo almeno con Mac. In quel modo aveva guastato la loro amicizia. Aveva assolutamente bisogno di chiarirsi con lei, o sarebbe stato impossibile andare avanti.
Mac era furibonda con lui, ma ancor più con sé stessa. Aveva avuto quello che aveva tanto desiderato, fin da quella prima notte in Arizona. Ma non aveva avuto lui. Sentiva ancora in bocca il retrogusto amaro dei suoi baci e conservava sulla pelle il suo odore. I baci e le carezze di un uomo spossato e affranto, segno della disperazione, non del desiderio né tantomeno dell’amore.
Doveva andare via, lontano da Washington. Non voleva più guardarlo in viso. Né ci sarebbe riuscita, senza tradirsi in qualche modo. Non poteva buttare all’aria la sua carriera e la sua vita per una notte sbagliata.