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Autore: kk549210    30/12/2013    6 recensioni
Un giardino di rose. Un incontro ben noto, con qualcosa di inaspettato...
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Amare è per sempre'
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Harm cercava faticosamente di risalire la china, anche con l’aiuto del capitano di corvetta Jordan Parker, una giovane ma competente psichiatra in servizio all’ospedale navale di Bethesda.
Dopo la morte di Livia e soprattutto a seguito di quel terribile scivolone con Mac, era entrato nel tunnel della depressione. Continuava a portare avanti il suo lavoro e ad occuparsi della piccola Julia, con tenerezza raddoppiata per colmare il vuoto che la perdita della madre aveva lasciato in lei, ma si trascurava e aveva perso molto peso. L’ammiraglio Chegwidden era davvero in pensiero per lui e gli aveva ordinato di andare in psicoterapia. Le sedute settimanali stavano dando promettenti risultati, grazie anche alla distanza di Mac, che si era autoesiliata su una portaerei nell’Oceano Indiano senza dare spiegazioni né volergli più rivolgere la parola dopo quella notte, sebbene lui l’avesse ripetutamente cercata. Evitare tensioni inutili lo aiutava infatti nel percorso terapeutico: la Parker diceva sempre che il quadro si ricomponeva con più cura e solidità se si maneggiavano pochi pezzi alla volta. Harm aveva cominciato a fidarsi di quel medico: gli aveva rifiutato la strada più semplice, quella degli psicofarmaci, e con delicata fermezza lo aiutava a scavare tra le pieghe della sua psiche, nuove e vecchie.
Intanto si avvicinava la data del parto di Harriet. Dopo la disgrazia, Harm si era legato sempre più a lei e a Bud e, pur nel marasma delle angosce che ancora lo tormentavano, dal buco nero che aveva sbarrato il suo cammino, amava rivolgere alla sua amica delle piccole attenzioni premurose, quasi da fratello maggiore, ogni volta che se ne presentava l’occasione. I Roberts, dal canto loro, non mancavano di sostenerlo con tutto il loro affetto ed erano sollevati nel vederlo riprendere stabilità un po’ alla volta. Ma avrebbero pagato tutto l’oro del mondo per vedere rispuntare sul suo volto quel sorriso che prima sembrava intramontabile.     
Una mattina di inizio maggio, il capitano Rabb entrò nello studio di Chegwidden per ricevere i nuovi ordini. L’ammiraglio gli aveva già comunicato il pomeriggio prima, telefonicamente, che si trattava di una missione fuori sede. Aveva avuto questa delicatezza, per consentirgli di organizzare la sua vita familiare, ma non gli aveva esposto i dettagli. Harriet e Bud si sarebbero presi cura di Julia, che li amava come due zii.
-Riposo, capitano! Sulla Coral Sea si è verificato un incidente di volo.
La Coral Sea. La portaerei su cui stava prestando servizio Mac, sempre che non fosse sbarcata per qualche missione straordinaria a terra.
-Ci sono vittime, signore?
-No, per fortuna. Solo un pilota e un RIO con fratture multiple. Il responsabile del ponte di volo, il tenente Mark Edmond, è accusato di negligenza in servizio e  di lesioni colpose. Lei dovrà indagare sull’accaduto ed assumerne la difesa nell’udienza preliminare che si svolgerà in loco, molto probabilmente.
-E a chi va l’accusa? – chiese Rabb, pur conoscendo già la risposta.
-Al maggiore MacKenzie. Nel caso in cui il comandante nella nave chieda che l’udienza si svolga al JAG, vedremo chi sarà libero al momento. C’è qualche problema a questo proposito, capitano?
-No, signore. Agli ordini, signore! – fece lui mettendosi sull’attenti.
In realtà un problema c’era. Un macigno, e bello grosso. Un nodo gordiano che Harm intendeva sciogliere. Erano sei mesi che non vedeva Mac ed era ora di affrontare la questione. La terapia lo stava aiutando a leggersi dentro con maggior chiarezza e ad affrontare con più calma le situazioni critiche. In fondo, non avrebbe potuto aspettare in eterno. Prima o poi si sarebbe dovuto ritrovare faccia a faccia con lei.
  
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