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Autore: teachmehowtofly    30/12/2013    4 recensioni
A volte credere nel "per sempre" è la cosa più sbagliata che tu possa fare, a volte invece si può rivelare un investimento che valeva la pena di essere fatto. (è il continuo di questa fanfiction scritta sempre da me www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=920736&i=1)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricomporre i pezzi di una persona implica avere pazienza, starle accanto nonostante tutte le volte lei possa respingerti per paura di un tuo tocco. L'uomo si crede l'essere più forte al mondo ma in realtà è più fragile di un castello di carte, si distrugge con il soffio d'aria di un'emozione sbagliata. Le carte volano via e bisogna raccoglierle tutte mentre il vento continua imperterrito a spazzarle vie. Alcune carte si perdono ed è come avere un puzzle senza tutti i pezzi o un disegno colorato con gli spazi bianchi. È in quel momento che inizi a sentire un vuoto come se qualcuno si fosse avvicinato a te e conficcando la mano nel tuo petto o nel tuo stomaco ti rubasse un polmone, il cuore o un pezzo di intestino. Le persone a cui ti affezioni sono quelle in grado di distruggerti maggiormente. A loro dai i tuoi pezzi migliori senza neanche accorgertene con il rischio che te li portino via uno ad uno. Per Cassie l'iniziare a sentire il bisogno di una persona era pericoloso quanto un codice rosso in ospedale, significava pericolo di morte. Iniziavi a ragionare così dopo aver visto le tue carte volare ovunque e sparire insieme alle persone, come si fa a costruire un castello da quaranta carte quando a stento te ne rimangono dieci? 
Si sentiva scoperta, nuda davanti alle telecamere, terrorizzata da qualcosa che stava nella sua mente e che nessuno al di fuori di lei poteva vedere. Aveva pensato di essere pazza a volte, aveva qualcosa radicato nel suo cervello che non andava bene e lo aveva lì fin da piccola, era cresciuto con lei e dentro di lei come un parassita gigante. Immaginava tutte queste gran cose, queste grosse metafore che usava per spiegare a se stessa cosa sentiva e pensava, pensava, pensava, pensava troppo e ad ogni pensiero si distruggeva. Sentiva un bisogno innaturale e insano di distruggersi, dentro e fuori. Era pazza, continuava a pensarlo senza dirlo mai a voce alta perché quello sarebbe significato ammetterlo e lei non voleva farlo, era già abbastanza complicato così. 
Guardò Nick di nuovo, quelle parole erano uscite dalla sua bocca troppo in fretta perché si rendesse conto di quello che aveva appena confessato. Gli aveva dato una delle sue dieci carte rimaste per cominciare a costruire quello che lui si era offerto di riparare. Era cosciente però che nel momento in cui se ne sarebbe andato allora sarebbe rimasta con nove carte e il castello sarebbe stato ancora più povero e fragile di prima. Nick lo sapeva, sapeva cosa quel gesto significava per lei ed era come se si sentisse davvero la decima carta tra le mani, la carta più pesante che avesse mai preso. Si avvicinò piano di più a lei, continuava a tenerle la mano, la guardò negli occhi e vide ancora una volta quel meraviglioso mondo a cui era stata tolta ogni luce, come una casa a cui era andata via l'elettricità senza mai più tornare. I suoi occhi erano una di quelle case antiche e maestose ma che col tempo venivano ricoperte da erbacce e i muri si riempivano di muffa. Cassie era una maestosa villa antica che aveva solo bisogno di qualcuno che se ne accorgesse e la restaurasse facendo capire a tutti, e a lei stessa in primis, il suo valore. Con un gesto improvviso Nick la tirò a se e la strinse fra le sue braccia, lasciò che la ragazza nascondesse il volto, insieme a tutte le paure, nel suo petto. I loro cuori battevano l'uno accanto all'altro dandosi il ritmo a vicenda, come se quello di Nick insegnasse di nuovo il modo di battere regolarmente al cuore di Cassie. Poteva una persona avere così tanto potere su un'altra? Poteva davvero un cuore insegnare a battere di nuovo ad un cuore malato? Fino a quel momento Cassie avrebbe riso in faccia a chiunque le avrebbe detto una cosa del genere ma adesso riusciva davvero a sentire quel calore terapeutico. Lui le stava guarendo il suo cuore marcio. Come? Non ne aveva idea, era pura magia. 
«Rimettiamo insieme i pezzi Cassie, uno alla volta» le sussurrò all'orecchio mentre continuava a stringerla a sé. 
La ragazza si staccò dal lungo abbraccio e riuscì solo a pronunciare balbettando «Io... io». La paura era percepibile ad ogni sua parola, ad ogni suo gesto. 
Nick le prese nuovamente la mano, entrambe le mani, e le strinse forti, talmente forte che sembrava volesse imprimerci dentro il suo segno. «Ho legato la mia vita alla tua, non vado da nessuna parte». 
Tutte le parole che le ronzavano in mente si affollavano ad uscire dalla bocca ma questa rimaneva sigillata non sapendo quale parola far uscire per prima. Voleva allontanarlo, tornare ad autodistruggersi da sola ma il suo cuore aveva bisogno di lui e le implorava di farlo rimanere. Nicholas era come uno di quei incantesimi di Harry Potter che servivano ad aggiustare le cose rotte, Cassie era la cosa rotta e per la prima volta sentiva a poco a poco ritornare i cocci della sua anima a proprio posto. I suoi occhi azzurri da terrorizzati si calmarono un po', aveva lasciato che le sue parole e i suoi tocchi le facessero da colla. Quella speranza e quel sentimento che sentiva nascere nel petto, l'avrebbero uccisa, lo sapeva, ma come buttarlo fuori? Era come un cancro che cresceva ogni giorno senza più possibilità di sradicarlo ma lei era tanto marcia dentro che il cancro aveva cominciato a guarirla. Si lasciò andare tra le sue braccia e lui la strinse di nuovo a sé, le accarezzava i capelli e la schiena mentre lei affondava sempre più il volto nel suo petto. Cassie si disse che non c'è motivo di estirpare i cancri benigni anche se in realtà c'era: tutti i cancri benigni rischiano di diventare maligni senza neanche che tu te ne accorga. 
«Vuoi tornare a casa?»
Cassie annuì e lui staccandosi dall'abbraccio le prese il volto tra le mani, le diede un bacio sulla fronte come era sempre solito fare e la prese per mano conducendola verso la macchina a pochi metri da lì. Durante il tragitto nessuno dei due disse niente, rimasero immersi nei propri pensieri finché poco prima di arrivare a casa Cassie disse «Mi dispiace». 
«Per cosa?» rispose Nick continuando a guardare la strada attento a dove andava. 
«Per aver fatto saltare la gita al mare» lo disse piano come se si vergognasse di quelle parole, si vergognava di essere se stessa, si vergognava anche a chiedere scusa. 
«Non fa niente» rispose scendendo dall'auto dopo averla parcheggiata. Cassie fece lo stesso e lo seguì fin dentro casa senza aggiungere parola. Nick posò lo zaino nello stesso punto in cui l'aveva preso quella mattina e si voltò verso Cassie. Stava ferma accanto al divano, si torturava le labbra come era solita fare quando si trovava in imbarazzo o semplicemente quando pensava, a volte le torturava tanto da far uscire il sangue. Avrebbe voluto mostrare sicurezza, decisione, forza ma era confusa, combattuta, stanca. Nick la osservò per un po' stare in quella posizione, con gli occhi bassi verso il pavimento mentre cercava di scacciare i pensieri distruggendosi le labbra. Le si avvicinò piano e le alzò il volto in modo che i suoi occhi entrassero dritti nei suoi. Le diede un piccolo bacio sulle labbra e sentì il sapore del sangue, quel bacio voleva guarirla, era come uno di quei baci che la madre dà al proprio figlio sul punto in cui si è fatto male per alleviare il dolore. Cassie si era sempre chiesta il perché di questa "tradizione" che vedeva i baci come una medicina, una sorta di antidolorifico, quasi la sostituta della morfina. Ma i baci non guariscono, quando la madre bacia il figlio sulla ferita questa non guarisce più velocemente né fa meno male eppure i bambini hanno bisogno di quel bacio come se li guarisse davvero. Il bacio è il simbolo dell'amore e l'amore spesso è visto come guaritore per eccellenza, il medico di tutti i medici, ed è forse per questo che si è iniziato a pensare che i baci potessero guarire, lenire le ferite. E se l'amore facesse male? Se i baci non facessero altro che aggiungere batteri a ferite già troppo esposte al mondo? 
Gli esseri umani pensano troppo. 
Le accarezzo le labbra con un dito e disse «Vieni con me, ti faccio vedere il mio mondo in questa casa» le sorrise e la condusse in una saletta, non troppo grande né troppo piccola, al centro c'era un grande pianoforte bianco filmato "Baldwin" e nella parete infondo vi erano esposte una serie di chitarre di tutti i tipi e maniere. Il suo mondo era la musica. 
«Quelle sono solo una minima parte delle chitarre che ho» fece una piccola risata indicando la parete infondo poi concentrò il suo sguardo sul pianoforte. «È il mio strumento preferito, sai?» disse sedendosi sullo sgabello del piano, Cassie fece lo stesso e si sedette accanto a lui. Con delicatezza tolse il tessuto che ricopriva i tasti proteggendoli dalla polvere e iniziò a posare le mani sui tasti bianchi e poi anche su quelli neri. Iniziò a suonare una melodia dolce che ti entrava nelle orecchie e ti arrivava fino al cuore che la pompava nelle vene riempiendo tutto il corpo. Un po' come il grande amore stilnovistico che attraverso gli occhi ti arriva fino al cuore, alla mente e a tutti gli altri organi. Questo, però, era più bello perché passava attraverso l'udito e la bellezza percepita non era fisica ma interiore e tutto dentro l'organismo risultava migliore. Non cantò, lasciò che le sue mani parlassero per lui e Cassie sarebbe anche potuta restare lì ad ascoltarlo per l'eternità, era certa che non si sarebbe stancata. Dopo aver suonato l'ultima nota si girò verso di lei che lo guardava attento e disse «Era per te». 
I suoi occhi si illuminarono di una leggera luce e sorrise, Nick pensò che era così bella quando sorrideva e neanche lo sapeva. 
«Grazie sul serio» rispose.
Nick le sorrise e continuò a guardarla mentre lei abbassò lo sguardo tornando a mordersi le labbra. 
«Smettila, te le rovini tutte, sono così belle» disse alzandole il volto verso di lui. 
«Sono le mie labbra» rispose secca.
«Si ma poi le bacio io ed è più bello se non sanguinano» 
La freddezza di Cassie scomparse in un istante e ciò che dentro di lei era freddo divenne caldo, le faceva sempre quest'effetto. C'entravano sempre i baci e gli abbracci e l'amore, quelli mancati l'avevano raffreddata e quelli ricevuti ora la riscaldavano. Era tutto un gioco di contrari, di assenze e di presenze, di fuochi e di ghiacci e tutto sembrava girare intorno all'elemento senza il quale l'uomo sembra non poter vivere: l'amore. La verità è che senza amore si può vivere, o meglio, l'unico amore che serve è quello per se stessi ed è quando questo manca che l'amore degli altri diventa quasi vita per te. Se qualcuno ti ama vuol dire che forse, ma solo forse, un po' di amore lo meriti anche tu e la tua mente sbaglia a pensare il contrario, se nessuno ti ama allora è proprio come pensi tu e ti odi a tal punto da autodistruggerti più di quanto le persone ti distruggano già. 
Cassie sorrise, mise una mano sul volto del ragazzo di fronte a lei e per la prima volta fu lei ad avvicinare le sue labbra alle sue. Quel bacio significava "grazie di esserci", "grazie di aver alleviato i miei mostri", "grazie di preoccuparti se sanguino perché nessuno l'ha mai fatto". Ogni loro bacio non era un semplice bacio, era uno di quelli lottati, guadagnati, emblematici in quello che significavano. Era un bacio d'amore ma il loro amore ancora nessuno lo conosceva realmente, neanche loro. Nick era fidanzato e baciava lei, Cassie credeva che l'amore fosse solo un sogno delle bambine che volevano essere principesse eppure sapeva che non era normale sentirsi il cuore scoppiare nel petto. Non si erano detti di amarsi, non si erano promessi nulla, lasciavano solo che le loro labbra si incontrassero durante la giornata perché erano un po' come due calamite, puoi provare a tenerli lontani ma torneranno sempre ad unirsi. Nonostante ciò i loro baci valevano più di miliardi di "ti amo", più di miliardi di parole buttate al vento senza meta. 
Passarono il resto della giornata a casa, Nick per quel giorno aveva smesso di provare ad entrare nel mondo di Cassie e provava adesso a far entrare lei nel suo. Le mostrò la musica, il suo giocare coi videogiochi sportivi quando era a casa senza far nulla, i suoi fumetti di barzellette sceme che propugnava ai suoi amici e le sue scarse abilità in cucina. 
«Dai Cassie vieni qui a giocare» la invitò Nick mentre sdraiato sul letto continuava a giocare al x-box. 
«Ma non sono capace, mi hai già fatto milioni di goal» rispose lei voltandosi verso di lui per un momento e ritornando poi a curiosare tra le mensole della stanza. Un vecchio libro rosso le catturò la vista così lo prese e si accorse che era un vecchio album di fotografie. 
«Nick guarda che ho trovato» disse saltando sul letto e scuotendo il ragazzo che vi era comodamente sdraiato. 
«Ma no, mi hai fatto perdere!» esclamò indicando il televisore che segnava un punto per l'avversario. 
«Dai guarda un attimo qui, poi hai tutto il tempo di stracciarmi a quel gioco» disse Cassie ridendo e mostrandogli la sua nuova scoperta. 
«Dove l'hai trovato?» 
«Lì» rispose indicando la mensola da dove l'aveva preso «Possiamo guardarlo?» 
Nick annuì alzandosi a sedere sul letto e accogliendo Cassie tra le sue braccia, lei si mise l'album di foto sulle ginocchia cominciando a sfogliarlo, c'erano foto di tutti i tipi, da feste eleganti a foto di halloween a foto di bambini nudi durante i loro primi bagnetti. 
«Sei tu questo?» chiese Cassie ridendo indicando una foto dell'ultima tipologia. 
«Si, non mi guardare» rispose comprendo con una mano la foto. 
«Perché?» 
«Perché sono nudo, no?» rispose con un tono di ovvietà e ironia nella voce. 
Cassie scoppiò a ridere e spintonò leggermente il ragazzo «Ti sembra che mi eccito a vederti nudo da piccolo? Mi hai preso per una maniaca?» disse provando a fare la seria ma non riuscendo a smettere di ridere. 
La osservò un po' prima di rispondere perché vederla ridere in quel modo gli donava gioia al cuore «Devo pur sempre preservare il mio corpo da occhi indiscreti no?» 
«Pagheresti perché ti guardassi realmente nel modo in cui stai pensando» disse lei mettendosi di fronte a lui così da poterlo guardare in faccia. 
Nick la avvicinò a sé e piano all'orecchio le sussurrò «Perché non mi stai già spogliando con gli occhi?» 
Cassie si avvicinò tanto da baciarlo ma si fermo un attimo prima per rispondere alla sua domanda «Neanche nei tuoi sogni». 
Nick prese a farle il solletico e come due bimbi si ritrovarono a rotolare nel letto a due piazze in una battaglia senza fine. 
«Ti arrendi?» chiese Nick che sopra Cassie continuava a farle il solletico.
«Mai» rispose dimenandosi per provare a liberarsi dalla presa del ragazzo molto più forte di lei. 
«Sei sicura?» chiese di nuovo con tono minaccioso. 
«No, hai vinto, mi arrendo, non ce la faccio più» rispose infine ridendo ancora per il troppo solletico. 
«Brava bimba» disse togliendosi da sopra di lei per sdraiarsi accanto. Le mise un braccio attorno al collo e la strinse a sé tanto da farle poggiare il volto sul suo petto. 
«Com'è che mi hai chiamato?» 
«Bimba» Cassie rise automaticamente al suono di quelle parole. «Che c'è di male in come ti ho chiamato?» continuò lui vedendola ridere. 
«Niente, bimbo» rispose dandogli un bacio sulla guancia ancora ridendo.
«Mi prendi in giro?» chiese fingendosi serio.
«Io? Mai al mondo, giuro» disse e guardandolo negli occhi fece giurin giurello con le dita. 
«Sei una stupida» disse sorridendole e stringendola ancora più a sé.
Restarono in quella posizione per un po', ripresero l'album di fotografie e continuarono a guardarlo. Cassie sentiva il cuore di Nick battere sotto di lei e annuiva e commentava attenta alle spiegazioni del ragazzo riguardo ogni foto. Cassie amava le foto, non quelle fatte a lei perché della sua vita ne sapeva già abbastanza, le piacevano quelle degli altri per scoprire come avevano vissuto. Dietro ogni singola foto c'è una storia e le piaceva ascoltarle mentre guardava l'istante catturato e si immaginava tutto quello che gli stava intorno e che magari poteva essere nascosto. Non importava che l'immagine fosse bella o brutta, sfocata o messa a fuoco, a colori o in bianco e nero, era un pezzo di vita, uno di quei tanti che aiutano a comporre il puzzle di una persona, ed era bello osservarli e riportarli alla memoria come se fossero ancora il nostro presente. 
Quando girarono anche l'ultima pagina dell'album Nick si alzò, lo posò nella mensola e prese qualcosa dal cassetto più basso della scrivania. 
«Che hai preso?» chiese curiosa. 
«È la polaroid di Joe» rispose mostrandogliela e sedendosi di nuovo accanto a lei sul letto «Dammi un bacio» 
«Perché?» 
«Voglio farci una foto» 
«Non mi faccio fare foto io» 
«Per favore» la pregò assumendo l'espressione da cucciolo. Cassie si avvicinò a lui e senza rispondere lo baciò, lui scattò la prima foto e poi una seconda. Le scosse entrambe per farle asciugare e poi le guardarono insieme. 
«Quale vuoi tu?» Cassie ne indicò una e Nick gliela diede mentre l'altra la poggiò sul suo comodino. «Così abbiamo il nostro primo ricordo insieme» disse infine sorridendole.
«Sembriamo due fidanzati» disse Cassie osservando la foto che teneva ancora in mano. Quella era l’unica foto di lei che realmente le piacesse, probabilmente perché non si soffermava sulle sue imperfezioni ma solo su quanto amasse vedere le loro labbra toccarsi.
«Non lo siamo?» chiese Nick accarezzandole i capelli.
«Sono contraria alla poligamia quindi no, non lo siamo» rispose Cassie con quel tono di acidità che caratterizzava le sue risposte quando doveva difendersi dai sentimenti troppo invadenti, allontanandosi dal tocco del ragazzo.
«Che vuoi dire?»
«Ti fingi stupido o lo sei davvero? Tu hai già una ragazza e ti aspetta a New York» non sapeva esattamente con quale forza aveva pronunciato quelle parole perché ogni lettera era una pugnalata al cuore.
«Ah..» fu questo l’unica cosa che riuscì a dire.
Cassie prese un grande respiro cercando di calmarsi, se erano arrivati a quella situazione era anche colpa sua che non era stata capace di dire no quando era l’unica risposta plausibile. Posò la foto sul letto, disse «Tienila tu questa e mi raccomando, attento a non farla vedere alla tua ragazza» e aprì la porta della camera per andare via. Era incredibile come con lui si passasse dal paradiso all’inferno in meno di due secondi, pensò Cassie.
Nick la afferrò per un braccio prima che uscisse dalla stanza, la ragazza si staccò dalla sua presa e a denti serrati disse «Non toccarmi». Alzò la mano per sfiorarle il volto ma si fermò per paura di peggiorare la situazione, la guardò negli occhi e piano pronunciò queste parole «Io voglio solo te nella mia vita».
Cassie abbassò lo sguardo, quelle parole erano troppo da sopportare, voleva crederci ma come faceva a farlo se i fatti le dimostravano tutto l’opposto? «Non» prese un grosso respiro e riprese a parlare «mentirmi».
«Guardami negli occhi, ti sembra che io stia mentendo?» Cassie non riusciva ad alzare lo sguardo da terra, lui provò ad accarezzarle il volto e mettendogli una mano sotto il mento cercò di riportare i suoi occhi nei suoi ma ottenne solo di farla allontanare nuovamente.
«Come faccio a crederti? Probabilmente queste moine le fai giornalmente alla tua ragazza e a tutte le altre che hai avuto. Io non sono nessuno» sentiva gli occhi gonfiarsi di lacrime e in mente continuava a ripetersi “non ora, chiudi quel cazzo di rubinetto Cassie”.
«Ti sei chiesta perché ho portato te qui e non lei?»
«Perché sono una povera pazza bisognosa di aiuto che non può essere lasciata sola e tu hai l’incessante bisogno di fare volontariato»
«Sbagliato. L’ho fatto perché lei non significa neanche un quarto di quanto significhi tu, perché mi piace guardarti sorridere e formare quella leggera fossetta sulla guancia, perché mi piace stringerti a me, perché ho scoperto che il sapore delle tue labbra è il mio preferito, perché ti fingi forte ma in realtà crolli al primo tocco, perché voglio poterti proteggere, perché io voglio te».
Cassie rimase immobile, alzò gli occhi e lo guardò, avrebbe voluto credere a quelle parole e in realtà lo stava già facendo ma la piccola parte razionale che ancora rimaneva in lei le ricordava che era un bravo attore. «Se tutto questo è vero perché continui a stare con lei?».
«È complicato..»
«Avrei dovuto immaginarmelo» si voltò di nuovo verso l’uscita ma Nick la fermò un’altra volta.
«Credimi, ti prego» Cassie rimase in silenzio a guardarlo, non sapeva cosa dire. «Sistemerò le cose, promesso».
Cassie continuò a guardarlo per qualche secondò e poi cedette di nuovo ai suoi occhi, alle sue labbra, alle sue parole «Promesso?»
«Promesso» Nick le sorrise e la bacio dolcemente come solo lui era capace di fare. «Ci rimettiamo sul letto?» Cassie annuì e rientrò in camera accompagnata dal ragazzo, si sedettero sul letto e lui le mise un braccio intorno al collo. Le prese una mano, la accarezzò e la riempì di baci come a voler trasmettere il suo amore a lei che ancora, giustamente, non ci credeva.
«Scusami» disse richiamando la sua attenzione che sembrava vagare tra pensieri immensi.
«Per cosa?» chiese voltandosi verso di lui con l’espressione confusa di chi torna sulla terra dopo un viaggio su Marte.
«Per farti credere che tutto questo sia solo una farsa, per me sei tu la mia ragazza»
«Io..» passarono alcuni secondi e poi continuò a parlare «Non lo so Nick, non so cosa hai in mente, perché lo fai, so solo che hai già una ragazza ma poi con me ti comporti in questo modo.. e spiegami, a chi dovrei credere io?»
Le pose la mano sul suo cuore e lasciò che sentisse il suo battito «Credi a me».
Cassie sospirò e chiuse gli occhi cercando di azzerare tutto, la soluzione giusta sarebbe stata andare via ma lei non poteva farlo, non più ormai. Decise di mandare via l’inferno e ritornare nel suo piccolo angolo di paradiso, dove al mondo esistevano solo loro due e a circondarli c’erano prati fioriti, arcobaleni e unicorni volanti. Era da stupidi rinchiudersi in quel mondo. Continuava a perseguire un amore che sapeva benissimo alla fine l’avrebbe distrutta ma come fermarlo adesso? Aveva visto il mare nei suoi occhi castani e questo l’aveva rovinata perché ormai in quei occhi lei ci annegava ogni volta che li guardava.
Gli accarezzò il volto e poi con le dita disegnò il contorno delle sue labbra, formavano un cuore. Lo avvicinò a sé e lo bacio, i suoi baci erano diventati una droga di cui non poteva fare a meno, erano due calamite che non potevano fare a meno di attrarsi. Nick la fece sdraiare, si mise sopra di lei e continuò a baciarla accarezzandole i fianchi. Cassie lo lasciò fare e lui si tolse la maglia, migliaia di pensieri su ciò che stava accadendo le invasero la mente ma erano talmente confusionari che non riuscì a capirne neanche uno.
«Posso?» chiese provando ad alzarle la maglia per toglierla, lei chiuse gli occhi e annuì. Nick le tolse la maglia e poi il reggiseno, le baciò il ventre scoperto e continuò a salire fino a baciarle i seni e il collo. La sentiva tremare sotto il suo tocco e l’unica cosa che voleva era farla sentire al sicuro, le strinse le mani e all’orecchio le sussurrò «Sei bellissima». Lei sorrise e con un grosso respirò cercò di tranquillizzarsi. «Non ti farò del male, sei al sicuro con me» continuò lui a dire. Riprese a baciarla quando sentì il campanello suonare, lo ignorò sperando che se ne andasse ma la persona fuori dalla porta continuò insistentemente a suonare.
«Vai a vedere chi è, non credo smetterà a meno che tu non apra» disse Cassie coprendosi con il lembo del lenzuolo.
«Sarà Joe che ha scordato le chiavi di casa, scusami, torno subito» le diede un bacio veloce e scese giù ad aprire la porta alla persona meno opportuna del mondo.
«Amore miooo» la sua “ragazza ufficiale” le si catapultò addosso stampandogli un bacio sulle labbra e l’unica cosa che riuscì a pensare fu “merda”.
Cassie dal piano di sopra sentì la voce stridula che ben conosceva e vide l’immagine della labbra di Nick baciare quella di un’altra, le veniva da prendersi a pugni. Si rivestì velocemente ed uscì dalla camera. Paradiso e inferno, inferno e paradiso e poi di nuovo inferno ma sta volta il paradiso sarebbe stato difficile da raggiungere di nuovo.

  
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