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Autore: mattmary15    31/12/2013    5 recensioni
Lei allungò una mano e gli spostò una ciocca di capelli dal viso. Lui inspirò cercando di raccogliere il profumo della sua pelle, la guardò dritta negli occhi azzurri come il mare e disse solo poche parole. Sempre quelle.
“Saori, lo sai”
Le disse con un sospiro, come se una malinconia antica di mille anni volesse farsi largo improvvisamente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Pegasus Seiya, Saori Kido
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il destino di una vita intera'
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Ehilà! Salve a tutti! Com'è andato il Natale?
Vi posto questa seconda parte del capitolo V. Finalmente qualche retroscena su che cosa sta organizzando Julian Solo con quella monella di Flare! Nel frattempo saluto tutti coloro che, lasciando dei commenti, mi hanno fatto sorridere e sperare di fare un buon lavoro... discreto lavoro... decente lavoro... ok vi auguro buona lettura che è meglio!!!


La vita salvata da Poseidone (parte seconda)

Artax era rimasto in disparte. Questa era la definizione della sua vita. Non partecipava più agli eventi di corte, alle battute di caccia, alle feste. Era ai margini del suo mondo. Non era questo che lo faceva soffrire. A dargli pena era il destino di Flare. Lui l’amava. Da sempre e per sempre. L’aveva amata anche mentre lei si era rifugiata in un mondo che stava tutto tra le braccia di Crystal il cigno. Non poteva smettere perché per lui amarla era come respirare. L’aveva seguita anche nell’esilio volontario che aveva scelto dopo che lui se n’era andato. Era convinto che il suo amore l’avrebbe salvata. In effetti le era stato di conforto fino al punto che una notte avevano fatto l’amore. Artax era convinto che quella sarebbe stata la fine dei loro tormenti. Invece era stata semplicemente la fine. Lei gli aveva detto di sparire, che non lo voleva più, che in fondo gli aveva dato tutto quello che poteva dargli, il suo corpo. Artax era impazzito dal dolore ma era rimasto. Lei non gli aveva più rivolto la parola se non per insultarlo. Egli sapeva però che Flare un giorno si sarebbe risvegliata da quell’incubo e che sarebbe morta se non avesse trovato nessuno al suo fianco. Più volte aveva visto Orion per aggiornarlo sulle condizioni di Flare. Hilda era preoccupata. Col tempo, però era venuto sempre meno. Artax sapeva che era per vie delle cattiverie che le donne anziane dicevano. Raccontavano che Flare avesse lanciato una potente maledizione sulla sorella per la quale questa non poteva avere bambini.
In effetti Hilda era rimasta incinta due volte in due anni e aveva sempre perso il bambino con gravi conseguenze per la sua salute. I medici le avevano ordinato di desistere dall’idea di avere un figlio e Orion non aveva insistito per paura che potesse perderla.
Voleva bene ad Orion, come ad un fratello maggiore e, anche se sapeva che neppure l’odio di Flare, poteva fare del male ad Hilda, si era fatto da parte anche con lui per non farlo soffrire. Stavolta però, proprio in nome di quel rispetto e di quella fiducia che avevano condiviso, doveva parlargli.
Aveva raggiunto la casa d’armi dove si riunivano i guerrieri del nord. Sapeva che, a quell’ora poteva trovarci solo Orion e, al massimo, Mizar che aveva preso il suo posto nella gerarchia dei cavalieri di Odino. Pregò che fosse solo e le sue preghiere furono esaudite.
“Vieni avanti fratello” disse sinceramente Orion stringendolo a se “Perdonami se da lungo tempo non ti visito, ma Hilda non è stata bene recentemente”
Artax lo guardò negli occhi e Orion lo rassicurò subito.
“No. Tranquillo niente del genere, solo malanni di stagione! Flare come sta?”
“E’ per questo che sono qui”
“Sta male?”
“Fisicamente sta bene. Ma c’è una cosa che devi sapere. Ieri notte ha ricevuto una visita. Era buio ma sono certo di quello che ho visto. Devi sapere, io ho il dovere di dirtelo, sono un cavaliere di Asgaard e tu sei il mio comandante.”
“Cosa sono tutte queste giustificazioni? Siamo fratelli parla Artax, chi ha visto Flare?”
“Un generale degli abissi. L’armatura era quella del Dragone del mare” concluse Artax abbassando lo sguardo per non sostenere lo sguardo dell’amico.
“Un generale? L’araldo del dio Poseidone? Fu lui a stregare Hilda con l’anello del nibelungo! Come sta Flare? Le ha fatto del male?” chiese Orion sinceramente preoccupato scuotendo l’amico.
Orion andò ancora più in ansia quando vide gli occhi di Artax riempirsi di lacrime.
“Non hai compreso il senso delle mie parole Orion. Il generale degli abissi non ha fatto del male a Flare. Gli ha consegnato qualcosa ed è andato via. Stamattina ho parlato con lei. Ha negato tutto. Nasconde la verità e io non so più cosa fare!” concluse scoppiando a piangere.
Orion lo strinse e lo tranquillizzò.
“Pensi di riuscire a scoprire cosa quell’uomo a dato a Flare?”
Artax annuì.
“Allora vai. Io ne parlerò ad Hilda. Artax”
“Sì?” fece lui asciugandosi il volto con il braccio.
“Tu sei l’unico che possa impedire a Flare di perdersi. Forse parlando con me, l’hai salvata da se stessa!”
Artax sorrise amaramente e lasciò la stanza.
Orion usò un passaggio segreto per raggiungere le stanze della sua regina.
La trovò che lavorava a maglia.
Lei sorrise non appena lo vide e fece per alzarsi.
“No amore sta seduta!”
“Che succede Orion, sembri agitato!” disse posando la piccola maglia che stava facendo. Chiunque avrebbe capito che era per un bambino.
“Come ti senti oggi?”
“La mia nutrice dice che sto bene e che passato questo mese non avremo più da temere”
“Allora mi sento più in colpa a parlarti di questo”
Lei si fece cupa in volto e si tocco il ventre.
“Parla Orion, riguarda Flare?”
Orion la tenne seduta e le raccontò del suo incontro con Artax.
“Un generale degli abissi? Per Odino, che starà combinando? Come ha osato venire qui senza permesso?”
“Ha avuto il permesso da Flare a quanto pare!”
“Vado a parlarle!”
“No Hilda te ne prego. Non nelle tue condizioni. Aspettiamo di vedere se Artax scopre qualcosa. Lui la ama quanto noi. Ci aiuterà. Nelle tue condizioni devi stare a riposo!”
“E pensare, Orion, che volevo che fosse la prima a saperlo. Ho creduto che forse questo bambino avrebbe potuto fare un miracolo!”
Orion la strinse.
“Dovremmo avvertire Atena che Nettuno si è mosso.”
“Si hai ragione amore mio. Manderò Mizar ad Atene. Potrebbe parlare con Crystal. Forse lui può mettere fine a questa storia!” disse Orion.
“Non credo, ma dobbiamo comunque avvertirli. E sperare” concluse lei stringendosi al suo sposo.

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Shun si mosse nel letto.
Hyoga al suo fianco si alzò su un gomito e lo guardò. Diversi giorni erano passati da quando Shun si era trasferito da lui. Non aveva chiuso occhio quella notte. Sapere che Andromeda era seminudo al suo fianco lo agitava. Come faceva l’altro a dormire? Forse ci riusciva perché il suo animo non era agitato come quello del cigno. Hyoga aveva spiegato a June come stavano le cose. Pandora peggiorava le condizioni di Shun per cui per qualche giorno sarebbe rimasto a casa sua mentre lei sarebbe tornata a casa loro con Yuna e avrebbe aspettato che Ikki e la sua famiglia lasciassero l’abitazione. Allora Shun sarebbe tornato a casa sua.
Ciò che Hyoga non aveva detto era che sperava che Ikki si trattenesse ancora molto tempo consentendo a Shun di rimanere più a lungo possibile da lui. E non le aveva detto neanche perché lo sperava. Non le aveva detto che Shun lo aveva baciato e che lui aveva risposto al bacio. Aveva detto a Shun che non dovevano pensarci. Che era stato un momento di debolezza. Che dovevano pensare alla sua salute. Forse era per questo che Shun dormiva come un bambino. Sorrise. Sin da piccoli avevano sempre dormito insieme. Nonostante Shun fosse l’unico bambino dell’orfanotrofio ad avere un fratello. Poi erano partiti per l’addestramento e, i primi tempi, il freddo della Siberia era stato più forte proprio perché non poteva stringere quel corpicino ancora più piccolo del suo. Tornati da adulti a Luxor, le cose erano troppo cambiate perché potesse crearsi di nuovo quella confidenza. A ognuno di loro Saori aveva dato una stanza e la sua era proprio di fronte a quella di Shun. La mattina presto lo sentiva scendere per il solito giro intorno alla tenuta dei Kido.
Una volta lo aveva sorpreso mentre era ancora sotto la doccia. Shun non se ne era vergognato, invitandolo a restare se ne aveva bisogno, mentre lui aveva dovuto girare la testa dall’altra parte. Dopo l’arrivo di Ikki, Shun era stato molto scosso e lì era ricominciato qualcosa. Il loro legame era riaffiorato. Nello stesso istante in cui Hyoga lo aveva scoperto a piangere di nascosto, era diventato di nuovo il suo rifugio. Di nuovo, col ritorno di Phoenix dalla loro parte, si erano allontanati. Ikki non sopportava che Shun fosse debole e identificava la debolezza di Shun con Hyoga. Faceva di tutto per separarli. Dopo tutte le battaglie e persino l’ ade, c’era riuscito.
Prima aveva instillato in lui il seme della gelosia prospettando un presunto fidanzamento tra Shun e June, poi quando lui aveva ricevuto la visita di Flare al santuario e aveva ceduto alle sue avance, aveva spinto il fratello a trovarli a letto insieme. Risultato : Shun chiese davvero a June di vivere insieme e lui, roso dalla gelosia, lasciò Atene per Asgaard.
Ora eccoli lì. Nel suo letto. Hyoga sorrise. Come un ragazzino alla prima cotta che spia l’oggetto del desiderio nei bagni della scuola.
Shun aprì gli occhi e sorrise a sua volta.
“Buongiorno Crystal, cos’hai da sorridere?”
“Nulla. Ti guardo e mi viene da sorridere”
Shun si sollevò anche lui su un gomito.
“Ti faccio ridere?”
“Non è una cosa brutta Shun!”
“Secondo me si. Chiedi scusa!”
“Non intendo farlo, dovresti essere felice ti portare il buon umore!”
“Ma mi prendi in giro?”
Hyoga rise di gusto al punto che gli angoli degli occhi si fecero umidi. Shun, per la prima volta dopo anni sentì un’emozione che poteva definirsi felicità. La risata cristallina di Hyoga era il suono più bello che avesse mai udito. Finse di essere offeso.
“Sai che ti dico? Che me ne vado. Non voglio essere il buffone di corte!”
Il cigno si fece serio d’improvviso e trattenne l’altro che stava lasciando il letto.
“No Shun, dai ti prego, scherzavo, ti chiedo scusa! Non andartene!”
Lo voltò e vide che Shun a stento tratteneva le risa.
“Che faccia hai fatto Crystal! Impagabile!” e fu il suo turno dal ridere.
A Hyoga sembrò che il proprio cuore stesse per scoppiare. Come faceva ad essere così bello? Con i capelli arruffati e la bocca ancora impastata per il sonno.
“Ma bravo!”
“Dai Crystal, e poi chi di spada ferisce...”
“Te la do io la spada!” disse prendendo a fargli il solletico.
Shun gridò e prese a divincolarsi. Crystal lo sentiva ridere e si sentiva in pace col mondo.
D’improvviso avvertì una brezza fredda e il sorriso lo abbandonò.
“Vestiti Shun, copri il braccio e resta in casa.”
Hyoga si infilò una maglia e uscì.
“Vieni fuori cavaliere di Asgaard! Chiunque tu sia!”
“Salve Hyoga, così si saluta un alleato? Salve anche a te cavaliere di Andromeda!”
Crystal si voltò seccato e capì che Shun non gli aveva dato ascolto.
“Porto notizie da Asgaard. Devo comunicarle ad Atena, ma Orion vuole che prima le ascolti tu. Dice che potrebbero interessarti direttamente.”
“Vieni dentro” disse Hyoga indicando la casa.
I tre si sedettero a tavola e Mizar guardò Shun perplesso. Il ragazzo capì e si alzò.
“Forse è meglio che io vada. Porti notizie riservate a Crystal.”
“No Shun! Parla Mizar, non c’è niente che tu non possa rivelare anche alla presenza di Shun.”
Il cavaliere del nord si guardò le mani e parlò.
“D’accordo. Orion ha mandato me perché crede che sia il più diplomatico dei cavalieri di Odino, ma è inutile girarci attorno. Dannazione forse sarebbe stato più adatto Alcor!”
“Taglia corto, non siamo gente da girarci intorno!” disse Hyoga.
“Bene. Artax ha scoperto che Flare ha ricevuto la visita di un generale degli abissi!”
“Stai scherzando?” chiese Crystal incredulo.
“Ebbene sì. Flare non è più la dolce sorellina di Hilda. Il tempo l’ha cambiata. Tu l’hai cambiata. Sta tramando qualcosa. Non sappiamo bene. Artax la controlla di continuo.”
Crystal si sentì morire. L’aveva cambiata? L’aveva ferita così tanto lasciandola? Flare tramava? Artax la controllava? Il mondo era forse impazzito?
“Che c’è?” chiese d’un tratto Mizar intuendo la linea dei suoi pensieri “ Credevi davvero che non ci sarebbero state conseguenze?”
“Sono passati quattordici anni!”
“E allora?”
“Credevo che lei e Artax... che col tempo..”
“Bhé non ha funzionato!” concluse Mizar.
Crystal si prese il volto fra le mani.
Shun gli posò una mano sulla spalla.
Mizar parlò.
“Devo riferire ad Atena.”
“Ti accompagnerò e le chiederò il permesso di tornare ad Asgaard”
Shun senti il suo cuore smettere di battere.
“Non credo che il sia il caso. Orion vuole scoprire che sta succedendo. Se tornassi Flare si insospettirebbe. E poi non sappiamo quale sia l’obbiettivo di Flare.”
“L’obbiettivo? Diamine stiamo parlando di Flare! Non c’è mai stata malvagità in lei!”
Shun si sentiva mancare sempre più ad ogni frase di Crystal.
“E’ cambiata ti dico!”
“Dicevate la stessa cosa di Hilda e invece era succube di Nettuno! Se non fosse stato per Flare nessuno l’avrebbe mai capito e adesso la sua stessa sorella non le concede il beneficio del dubbio?” urlò Hyoga sbattendo un pugno sul tavolo.
Shun chiese scusa e corse fuori dalla casa. Hyoga gli corse dietro.
“Shun, che hai? Scusami se ho urlato.”
“Sarà meglio che io torni a casa mia. Tu hai altro a cui pensare.”
“Shun, ma che idiozie stai dicendo?”
“La verità. E la verità è che devi vestire di nuovo i panni dell’eroe e correre a salvare Flare. Devi lasciare Atene. Di nuovo. Di nuovo io sono solo un peso. Torno a casa mia Hyoga.”
“Shun” fece prendendogli il braccio malato con attenzione “Shun ho sempre sbagliato con chi mi ha amato. Ho sbagliato con te e poi ho sbagliato con Flare. E tutto per la mia incapacità di legarmi alle persone per paura di perderle. Ora però sono qui davanti a te. Io non voglio perderti... ancora. Questi pochi giorni trascorsi qui sono stati i più sereni della mia vita. Lasciami andare a parlare con Saori e tornerò da te. Io torno sempre da te Andromeda. Tu sei la mia metà perfetta, ma Flare... devo sapere.”
Il volto d Shun si addolcì.
“Si hai ragione. E’ che vorrei poterti aiutare e invece sono impotente!”
“No Andromeda, tu sei ferito. Per colpa mia. Devi riguardarti”
Shun annuì e gliela diede vinta. Rientrò in casa per riferire a Mizar che lo avrebbe accompagnato da Atena al grande Tempio.
Andromeda li vide allontanarsi e pensò che in fondo, c’era qualcosa che poteva ancora fare.

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“Vieni avanti Kanon!”
Julian se ne stava seduto sul trono dei sette mari con aria annoiata.
“Eccomi!”
Julian tese una mano e gli indicò di farsi avanti.
“Allora Kanon è giunto il momento per te di andare ad Atene.”
Il cavaliere sussultò. In cuor suo sperava di potersi avvicinare al grande tempio durante una delle sue incursioni da Atlantide, ma non credeva che il momento sarebbe arrivato così presto.
“Non farti illusioni sulla fiducia che nutro in te Kanon. So che se dipendesse solo dalla tua volontà, non mi saresti fedele!” disse Julian sorridendo.
“Maestà...”
“Niente storie Kanon! Ho preso delle precauzioni. Tu non hai fatto la stessa cosa nascondendo l’anfora di Atena nella colonna portante?”
A Kanon non sfuggì una risata e si sentì bruciare i polsi.
“Come vedi, se mi mancherai di rispetto saprò punirti!”
Kanon rise ancora e parlò.
“Maestà ho giurato di servirvi, ma se credete che questi segni che mi avete inciso sui polsi durante la mia prigionia possano servirvi a costringermi, forse non conoscete ancora la mia soglia di sopportazione del dolore!”
Julian rise di gusto.
“Mio caro, con quei segni potrei farti sanguinare e morire, ma so che non servirebbe a niente! Ti informerò tuttavia che sono il risultato di una antica maledizione in uso nel popolo del mare antico. Servono a creare un legame con un'altra persona in modo che tutto quello che prova una, lo provi anche l’altra. Il bruciore che hai provato tu pochi istanti fa, l’ha sentito anche l’altra persona a cui sei stato legato dalla maledizione. Prova ad indovinare chi è?”
Kanon perse il sorriso e Julian se ne rallegrò.
“Sei scaltro. Tuo fratello Saga morirà nell’istante stesso in cui deciderò di liberarmi di te! Quindi bada a non deludermi Kanon dragone del mare!”
Kanon si inginocchiò silenziosamente.
“Molto bene. La lettera che hai consegnato alla sorella di Hilda Polaris conteneva una proposta. In base a quello che mi hai riferito, l’ha accettata. Questo significa che accetta di consegnarci il Ragnarok, un antico artefatto in possesso della famiglia Polaris da generazioni.”
“Il Ragnarok?”
Nettuno annuì.
“La tua prossima missione è raggiungere Atene. Dovrai superare la barriera che Seiya ha elevato intorno al santuario. Nessuno straniero può attraversarla, ma tu sei in tutto identico al cavaliere di Gemini. La barriera non distinguerà il tuo cosmo da quello di tuo fratello”
Kanon cominciava a capire la propria utilità per il signore dei mari.
“Niente da dire in proposito?”
“Nulla signore.”
“Bene. Il tuo compito è trovare lady Pandora che al momento si trova laggiù. Dovrai riferirle che Nettuno è in possesso del Ragnarok e che è disposto a fare uno scambio con lei.”
“Niente altro?”
“Niente altro! Lei capirà.”
Kanon si alzò.
“Posso fare solo una domanda?”
“Certo, mi diverte che tu sia curioso. Voglio vedere fin dove arriva la tua capacità deduttiva Kanon.”
“Se intendete scambiare il Ragnarok con lady Pandora, significa che non siete interessato all’oggetto in se. Però pensate che Pandora lo sia e molto, al punto di allearsi con voi. Cosa però avete intenzione di scambiare con lady Flare? Cosa ha valore per lei?”
“Molto bravo!” disse Julian battendo le mani due volte “C’è solo una cosa che può avere valore per quella donnicciola. E quando a propria volta Pandora avrà ottenuto ciò che desidera, Flare non avrà nessuna difficoltà ad ottenerla! Ora va!”
“Un’ ultima cosa. Chi andrà a prendere il Ragnarok? Visto che io sarò in missione?”
“Questo non ti riguarda. Sei congedato!”
Kanon si inchinò e lasciò la sala del trono maledicendo la sua sorte. Doveva pensare e farlo in fretta o tutto il suo piano sarebbe andato a rotoli.

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Yuna ed Eden sembravano entusiasti all’idea e quando raggiunsero Soma e Kouga all’arena li trovarono a parlare della stessa cosa.
“Saori ha deciso che le Panatenee si chiuderanno con una grande festa!”
“Ma è una notizia sicura?” chiese Soma.
“Sì, sì, me lo ha confermato Saga, cioè il grande Sacerdote Saga!”
“Dicono che premieranno entrambi!” fece Eden rivolgendosi a Kouga.
Era la prima volta che i due ragazzi si ritrovavano dopo il duello.
Kouga sorrise tendendogli la mano e annuì.
Eden la afferrò con decisione e la strinse ricambiando il saluto.
“Mooolto bene!” esclamò Yuna “dimostrate di essere due bravi cavalieri di Atena! Niente rancori tra noi! Siamo una famiglia!”
Ryuho e Ilio li raggiunsero.
“Ragazzi abbiamo delle novità! Lady Saori ha ordinato che nessuno indosserà l’armatura. Vuole abiti eleganti e ci sarà un ballo!”
“Un ballo?” chiese Kouga “Dannazione io non so ballare?”
Soma si schiarì la gola e si inginocchiò davanti a Yuna.
“Madamigella mi farebbe l’onore di accompagnarla al ballo?”
Yuna si fece rossa come un peperone e tutti risero.
Lei gli mollò un calcio e si offese.
“Io andrò al ballo con Eden!”
Il cugino si portò una mano alla fronte.
“Lo sapevo che finiva così!” disse.
“E’ più carino di tutti voi messi insieme!”
“Fai come vuoi strega, lo chiederò a Rea. Lei si che è una femmina!”
“Maledetto!” gridò Yuna cominciando ad inseguire Soma per tutta l’arena.
I ragazzi risero per poi allinearsi tutti davanti a Kiki che stava arrivando a redarguirli.
“Allora cos’è questa confusione?”
“Si parlava della festa” disse Ryuho pensieroso.
“E allora è una cosa per cui essere felici, non litigare!”
“Si maestro, ma siamo preoccupati!”
Kiki guardò i volti dei suoi allievi e si domandò quale fosse il problema.
“Allora? Cosa c’è?”
“Maestro” disse allora Ryuho sempre più preoccupato “è un ballo!”
“Allora?” fece Kiki che stava perdendo la pazienza.
“Non ci sono abbastanza femmine! Dovremo ballare con dei maschi? Non è imbarazzante?”
Kiki scoppiò a ridere di gusto mentre i suoi allievi prendevano sempre più la cosa sul serio.
“Ragazzi siete incredibili giuro! State tranquilli, ci saranno ragazze per tutti! Fidatevi, i vostri maestri ci hanno già pensato!”
Ilio sorrise.
“Il mio maestro ne avrà trovata anche più di una!”
“Ora però agli allenamenti!”
Gli allievi presero posto ma nessuno notò che Kiki allontanò sapientemente Kouga ed Eden spedendoli agli opposti dell’arena.

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Saga diede gli ultimi ordini, si strofinò i polsi che da qualche giorno gli davano una sorta di prurito e sorrise soddisfatto. La festa era stata un’idea di Shaina. Certo la sacerdotessa aveva pensato ad una serata per soli adulti alla taverna della cittadella del santuario. Lui però non vedeva Saori da giorni, anzi dalla notte in cui l’aveva seguita alla nona casa. L’incarnazione di Atena si era chiusa nelle sue stanze senza rivolgergli più una parola. L’idea della festa gli era sembrata ottima. Se Saori voleva più spazio come donna, quale donna non avrebbe amato una festa. Soprattutto una festa in cui fosse proibito indossare armature e necessario l’abito scuro! Per una notte il santuario sarebbe stato come villa Kido. Saga era disposto anche ad invitare Seiya.
Così aveva ordinato ad Aprhodite di riempire di rose la tredicesima casa, a Shaka di allestire di drappeggi orientali le arcate del tempio, a Mur di ordinare un maestoso rinfresco. Aveva fatto scegliere i vini a Milo, i dolci a Death e il rinfresco a Camus. Ogni cosa era stata curata nei minimi dettagli. Marine era stata incaricata di scegliere un abito per Saori. Si era premunito di invitare anche lady Pandora. Sarebbe stato tutto perfetto.
Saori era talmente arrabbiata che si era accorta del trambusto quando quasi tutto era pronto. A dirglielo era stato Kouga. Saga lo aveva mandato a consegnarle l’abito chiuso in un grande pacco.
“Una festa?”
“Sì. Saga dice che io ed Eden siamo gli ospiti d’onore e che tu non puoi mancare. E poi ci sarà un ballo!”
“Un ballo?” chiese Atena perplessa “Un ballo al santuario?”
Kouga annuì.
Saori prese il pacco.
“Grazie Kouga, sono in meditazione. Di al grande sacerdote che ci penserò!”
La faccia di Kouga si fece triste e lei gli prese una mano.
“Verrò non temere, ma tu di a Saga che non ne sono sicura! Credo che abbia montato tutta questa storia perché sa che sono arrabbiata con lui!”
“E perché sei arrabbiata con lui?”
Saori arrossì.
“Tutto bene Saori?”
“Sì” si affrettò a dire lei “lo sai com’è fatto Saga. Mi sorveglia e la cosa non sempre è piacevole!”
“Non dirlo a me! Shaina mi fa venire l’angoscia!”
“Allora faremo fare loro coppia fissa alla festa! Così ci divertiremo un po’ alle loro spalle!”
Kouga rise e poi si fece serio.
“Mhh... non so se Shaina sa ballare!”
Saori rise di gusto, poi aggiunse.
“Forse , ma di sicuro saprà come far ballare Saga!”
Le risate di Kouga e Saori riempirono i corridoi del santuario ancora un po’ e, ad ascoltarle,  Saga sentì il proprio cuore un po’ più leggero.
Si voltò e prese la via per le sue stanze. Voleva cambiarsi ed arrivare per primo. Ripassò prima per il salone per accertarsi che anche gli ultimi ritocchi fossero terminati ma vide due figure che erano state fermate all’ingresso.
Riconobbe Hyoga ma non l’altro uomo.
Li raggiunse che ancora parlavano con il personale di servizio.
“Siamo spiacenti cavaliere del cigno ma stasera ci sarà una grande festa e Atena non può ricevere nessuno.”
“E’ importante!” fece Crystal ma si fermò nel vedere arrivare il grande sacerdote.
“Hyoga che succede. Chi è costui? Un cavaliere del nord che arriva non annunciato?” chiese avendone percepito subito il cosmo.
“E’ un cavaliere di Odino. Il suo nome è Mizar ed è giunto qui come messaggero.”
“Lieto di conoscere di persona un rappresentante di una così nobile casta. Tuttavia dovete perdonare i nostri modi. Siete giunto al santuario il giorno in cui festeggiamo la chiusura delle sacre Panatenee. Atena ha dato udienza qualche giorno fa e fino alla prossima luna nuova non riceverà più nessuno.”
“Saga si tratta di una cosa importante” riprese Crystal “Non saremmo qui, altrimenti. Non avrebbe fatto tanta strada in incognito.”
“Incognito?” chiese Saga il cui sguardo si era fatto preoccupato.
Mizar annuì e per la prima volta parlò.
“Il dio dei mari si è mosso”
Quelle poche parole tolsero a Saga tutto il buon umore che le risate di Saori e Kouga gli avevano conferito. In un istante tutta la sua mente prese a vorticare intorno a quelle parole e a ciò che comportavano.
Nettuno si era rifugiato ad Atlantide con tutti i suoi cavalieri durante la guerra tra Atena e Marte. Svanito sotto la coltre del mare. Adesso perché metteva di nuovo fuori il naso da lì? Prese un respiro e parlò.
“Nobile Mizar, se siete giunto in incognito, allora trovo più opportuno che incontriate Atena in modo riservato ma non ufficiale. Vi invito pertanto a partecipare alla festa di stasera. Troverò il modo per farvi comunicare ad Atena il vostro messaggio. Vi aspetto qui stasera. Ora andate.”
Crystal lo ringraziò con un cenno del capo e i tre si salutarono prendendo direzioni diverse.

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Syria sollevò lo sguardo.
Il castello di Asgaard troneggiava sulla scogliera. Il cavaliere si chiese se obbedire sempre e ciecamente fosse più disonorevole che disobbedire al proprio dio. Tuttavia il compito di un cavaliere che ha giurato fedeltà è quello di eseguire gli ordini, non giudicarli. Eppure aveva visto con i suoi occhi i cavalieri di Atena disobbedire al volere degli dei e combattere nel nome della giustizia soltanto. Aveva udito con le sue orecchie il canto di Atena, il suo cosmo gentile che non aveva bisogno di ordinare.
Un tempo anche la principessa Flare era stata una creatura gentile. Ora invece voleva solo vendetta e Nettuno era pronto a concedergliela.
Era certo che assecondare il desiderio della fanciulla non avrebbe portato di nuovo Julian nella direzione sbagliata? Stava di nuovo giudicando.
Raggiunse l’ala nord del castello e s’accorse subito di lui. Lo conosceva. Era Artax, la seconda stella dell’Orsa Maggiore.
Non indossava la sua armatura e sembrava passeggiare distrattamente nel giardino innevato. Syria sapeva bene però che vigilava sulla donna che amava. Azzerò il proprio cosmo e raggiunse le sale di Flare. La donna sedeva davanti al camino.
“Io ti conosco generale degli abissi. Tu sei Syria. Durante la guerra hai condotto alla pazzia Orion.”
“Con esattezza il nobile Orion ha sacrificato se stesso per vincermi, principessa.”
“Fa differenza? Alla fine vissero tutti felici e contenti. Tranne me.”
“Sono qui per il Ragnarok.”
“Bene. Seguimi.”
Flare si alzò e raggiunse una parete interamente coperta da un arazzo sulla quale era raffigurata una raggiante Valkyria. Flare sollevò di poco la tela e fece leva su un mattoncino. Oltrepassò l’arazzo infilandosi in uno stretto corridoio. Sirya la seguì. Il corridoio terminava in un’ampia sala circolare che al centro disponeva di una scala a chiocciola che sembrava scendere di parecchi piani. Flare fece attenzione che non ci fosse nessuno e indicò la via al generale degli abissi. In fondo alla scala una sala circolare gemella della prima ospitava un’alta e maestosa porta. Sulle due ante che si allungavano in un arco a tutto sesto, erano raffigurate le gesta di Odino poeta, mago, viaggiatore, musico e soprattutto guerriero. Dinanzi alla porta Flare pronunciò sottovoce una sorta di incantesimo e la porta scattò.
La donna entrò per prima e Syria rimase sconcertato dal colore dell’oro che riempiva la stanza. Non avrebbe mai creduto che il popolo di Asgaard possedesse tali innumerevoli ricchezze. Flare immaginò i suoi pensieri.
“Non devi meravigliarti di queste ricchezze anche se credo che tu ti stia domandando soprattutto perché un popolo tanto fortunato si accontenti di vivere in modo modesto. Ebbene sappi che è compito della sacerdotessa di Odino amministrare il tesoro del dio. Non può usarlo a proprio piacimento. Il popolo, nei freddi inverni muore di fame, ma Hilda non toccherebbe mai un solo gioiello di questo tesoro! Sostiene che il dio ci punirebbe!”
“Una saggia regina conosce il volere del proprio dio e mi chiedo come mai, se sai di queste storie, tu ora ti appresti a sottrarre un oggetto magico e potente rischiando che il tuo dio si incollerisca!”
Flare rise e, nella stanza, la sua risata amara prese un tono spettrale.
“Io non credo più in niente, generale! E di certo non temo la collera di Odino. Cosa potrebbe togliermi di cui non sia già stata privata? Forse pensi alla mia vita? Sarebbe meglio morire che vivere altri cento anni in questo modo!” concluse raggiungendo un altare su cui erano alcuni oggetti particolari.
Una corona, un corno di osso impreziosito da preziose gemme, un ciondolo e un globo di pietra colore dell’ambra.
La fanciulla prese il globo e se lo rigirò tra e mani.
“Questo oggetto è ciò che cerchi. Il Ragnarok. Sai cos’è il Ragnarok generale?”
Syria annuì.
“E’ il giorno della battaglia finale in cui gli eserciti degli dei si scontreranno e il mondo come è fatto, scomparirà per dare vita ad un nuovo corso.”
“Molto bravo! Ma ciò è già successo. Molte volte. Ogni volta che il mondo si azzera e rinasce, una parte della magia che si consuma finisce assorbita dal Ragnarok” disse sollevando la pietra “al punto che essa è in grado di conservare la memoria di tutti i mondi che furono. Si potrebbe dire che questa pietra conosce la storia degli universi. Ma ha un potere più grande. Alcuni spiriti sono talmente forti che sono destinati a reincarnarsi, come gli dei che scelgono un uomo per tornare nel tempo in cui sono destinati a farlo. Odino consegnò il Ragnarok alla sua Valkyria più fedele, Hnos la bella, la quale aveva il compito di ritrovare le reincarnazioni dei guerrieri più forti che avevano combattuto le battaglie dell’epoca del mito per ricondurli nel Valhalla al servizio di Odino. Triste era il destino dei prescelti in quanto essi erano destinati a perire in battaglia per poter ascendere alle aule del dio. A Hnos era sufficiente sussurrare il nome del guerriero al Ragnarok perché il suo destino si compisse” disse portandosi la sfera alle labbra.
“Fermatevi! E’ questo ciò che volete fare? Condannare un cavaliere a diventare un Berserker?”
“Io non sono Hnos. Hilda ha il potere di attivare il Ragnarok! Forse Nettuno può farlo. Non io. Io però posso sussurrare il nome! Così quando il globo verrà attivato da un potente incantesimo, io avrò la mia vendetta! Hyoga dimenticherà tutto ciò che gli è caro e tornerà qui. Ascolta questo nome Ragnarok e non dimenticarlo mai più: Hyoga della costellazione del Cigno!”
Syria chiuse gli occhi.
“Ora prendilo e sparisci!” disse mettendogli la sfera fra le mani e prendendo la strada per tornare nelle sue stanze.
Il cavaliere guardò la sfera. Non sembrava un potente artefatto. Ad ogni modo lo nascose sotto il mantello e uscì. Flare non gli rivolse più la parola. Lo accompagnò fino alla scogliera e poi tornò nelle sue stanze.
Syria sollevò il suo flauto per aprirsi una via per Atlantide lungo i flutti che si infrangevano contro la costa quando avverti un potente cosmo. Si voltò appena in tempo per evitare una sfera di ghiaccio e, subito dopo, una di fuoco.
“Restituiscimi quell’oggetto!”
La voce era quella di Artax.
“Davvero vuoi combattere con me, Artax di Sleipnir?”
“Non sarà necessario se restituirai ciò che hai sottratto a Flare!”
“Non ho rubato nulla alla principessa. Ciò che porto, mi è stato consegnato da lei.”
“Tu menti!”
“Sai che è la verità cavaliere! Tu, meglio di chiunque, altro lo sai!”
“Non ha importanza. Flare non sarà una traditrice! Non finché sarò vivo!”
“Allora sei destinato a morire poiché lei ha già tradito!”
Artax fu avvolto dal fuoco della sua stella. I suoi occhi erano vuoti e comunque bruciavano. Il cuore di Syria fu colto da un profondo senso di tristezza. Lui conosceva bene il sentimento che si porta dentro un uomo che ama senza essere ricambiato.
“Se mi attaccherai, ti colpirò Artax! Non ti restituirò il Ragnarok. Asgaard l’ha perduto. Come ha perduto l’innocenza della sua principessa. Se mi attacchi, ti colpirò. Le tue ferite saranno, se lo vorrai, la prova che è stata costretta ad obbedire ad un ordine perché ti fosse data salva la vita. Se una dolce bugia è in grado di alleviare il dolore che provoca la verità al tuo cuore e a quello di chi ama Flare, attaccami!”
Artax strinse i pugni sorridendo.
“Caldo soffio del meriggio!” urlò facendo esplodere il proprio cosmo.
“Dolce melodia di requiem” rispose Syria scatenando le sirene di Atlantide contro il cavaliere del nord.
Syria si fermò un attimo a guardare il corpo riverso nella neve che, lentamente, si colorava di rosso. Una lacrima gli cadde sul viso. I flutti si aprirono e discese negli abissi.

  
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