Giorni 5&6 –
Capitano e soldato || Caffè
King and Lionheart
Levi
Heichou.
Quando
parlavano di lui, tutti lo definivano “un eroe”. Di ritorno da una missione, il
nome che più veniva urlato dalla gente era il suo.
Sulle
sue spalle non portava solo le Ali della Libertà, bensì le aspettative di tutta
la razza umana.
I
soldati lo ammiravano, ma sapevano di dovergli stare alla larga.
Il
suo passato era avvolto nel mistero, e nessuno era stato così coraggioso e
sconsiderato da porgli domande a riguardo. Solamente il comandante Erwin Smith era
a conoscenza della verità, ma lui non aveva mai fatto trasparire nulla.
I
suoi nomi erano tanti e diversi. Il salvatore, l’ex criminale, il maniaco della
pulizia, il violento, l’incubo dei Titani. Il suo vero nome, però, rimaneva ancora ignoto.
Forse
era quello il motivo per cui aveva così tanti soprannomi.
Levi
Heichou.
Pochi
erano riusciti ad avvicinarsi. Si contavano davvero sulle dita di una mano.
Il
Comandante Smith in primis, poi Hanji Zoe, una delle
poche che poteva dargli fastidio senza temere di essere uccisa. Anche la sua
Squadra, certo, ma c’erano ancora alcune cose che gli tenevano nascoste.
«Il
suo caffè, Caporale.»
Levi
fece un breve cenno e tornò a osservare le sue scartoffie.
Petra
prese una candela e la accese, mettendola sul tavolo accanto a lui. «Così gli
occhi non si stancano.»
Il
Caporale la guardò per un momento; non accennò a un sorriso, non le lasciò una
carezza sulla mano, non le diede un bacio, non le disse grazie.
Eppure
Petra sorrise e si sedette accanto a lui.
Raramente
le mostrava cosa provasse. Così lei aveva imparato a leggerlo. E aveva scoperto
che Levi era tutti quei nomi con cui veniva chiamato. Era l’eroe, l’ex
criminale, il maniaco della pulizia, il violento, l’incubo dei Titani. Era
freddo, irraggiungibile, scostante, rude, senza filtri.
Era
colui che stava sveglio fino a tardi per rileggere i rapporti dei soldati e che
teneva una foto dei suoi vecchi compagni in un cassetto di una scrivania –
nascosto per bene alla vista di tutti.
Era
l’uomo che aveva imparato a conoscere e che si era ritrovata ad amare.
«È
tardi, dovresti andare a dormire.»
«Non
me ne vado, Heichou.»
Lui
si portò la tazza alle labbra e seppe che la sua era una promessa.
C’erano
momenti in cui Levi era così cupo, che sbatteva la tazza del caffè sul tavolo,
quando era vuota. In quei casi, Petra si limitava a fare i suoi doveri da
soldato, ma la sera faceva scorrere sotto la porta della sua stanza i
“biglietti dei baci”.
C’erano
altri momenti in cui non sembrava essere arrabbiato, ma la sua espressione era
più indifferente del solito, o non scambiava una parola con nessuno. Tutti
erano attenti a non avvicinarsi troppo a lui – temevano di essere picchiati,
prima o poi – perciò Petra gli portava il caffè, gli sorrideva, intratteneva
una breve conversazione con lui e poi si avvicinava agli altri soldati.
Infine,
c’erano momenti in cui Levi non sembrava se stesso e quelli erano i momenti più
strani che Petra aveva mai vissuto.
Una
sera Levi le disse che, anche se il caffè che bevevano era “un orribile
miscuglio di acqua sporca e merda di cavallo”, quando lei lo preparava era
passabile. Quello fu uno dei primi complimenti che le rivolse e la fece ridere
e imbarazzare per la seguente mezz’ora.
In
una missione persero quasi la metà della loro truppa, e lui la ritrovò la sera
immobile sul davanzale della finestra. La fece avvicinare a sé e la tenne stretta,
e Petra riusciva a sentire il suo cuore battere forte. Quella fu la sera in cui
le confessò perché l’avesse scelta per la Squadra per le Operazioni Speciali e
lei sentì le lacrime salirle agli occhi. Quello fu il giorno in cui il suo
migliore amico era morto e lei non aveva potuto fare nulla per salvarlo, e Levi
le aveva ricordato il suo vero valore.
Furono
invitati a un ballo in un lussuoso palazzo del Muro Sina e lui aveva bevuto un
po’ troppo alcool, così la trascinò sul balcone e ballarono un lento senza
ritmo e senza musica. Faceva freddo, i piedi le facevano male, Levi sbagliava
un passo su tre, e lui le disse che quella sera era bellissima, che era sempre
stata bellissima, fin dal primo momento in cui l’aveva vista e che un giorno
l’avrebbe sposata.
Lei
arrossì solamente e decise di star zitta.
Successivamente
Levi cominciò a offendere tutti coloro che incontrava nei modi più originali
possibili e lei si ritrovò a ridacchiare sotto i baffi mentre abbandonavano la
Sala nello sconcerto totale.
«Perché
ridi?»
«Niente,
Heichou.»
«Siamo
quasi morti, oggi.»
«Appunto.»
«Dovrei
leggere i rapporti della missione.»
«Ah-ha.»
«Sei
un mio cadetto.»
«Lo
so.»
«Ciò
che stiamo per fare è illegale.»
«Ne
sono cosciente, sì.»
«Non
si può più tornare indietro, una volta fatto questo passo.»
«Oh
mio- sta’ zitto» esclamò lei tirandoselo a sé e baciandolo con foga.
Lui
rispose al bacio con lo stesso ardore e lei soppresse una risata. Levi appoggiò
le mani sulla sua vita e Petra fece scorrere le dita tra i suoi capelli.
«Se
ci scoprono siamo fottuti» decretò lui quando si staccarono, entrambi con i
respiri affannati.
«Un
po’» ridacchiò lei.
«Sembri
ubriaca.»
Rise
e lo baciò di nuovo, mordendogli leggermente il labbro inferiore come punizione.
Levi
la avvicinò ancora di più a sé; le orecchie erano piene del battito forsennato
dei loro cuori.
«Levi…»
mormorò lei, baciandogli la mascella.
Lui
la spinse leggermente verso il materasso e lei obbedì; ora l’uomo era su di
lei, fissandola intensamente. Le prese le nocche delle mani e cominciò a
baciarle una ad una.
«Che
fai?»
«Mi
piacciono le tue mani» spiegò lui.
«Sono
troppo esili» protestò lei.
«Ma
sono belle.»
Lei
roteò gli occhi e lui le baciò la palpebra destra, per poi sfiorare di nuovo le
labbra.
«Forse
dovremmo fermarci?»
«Alzati
e lasciami qui, se ne hai il coraggio»
Levi
non si alzò dal letto per tutta la notte.
«Crede
che abbia sentito?»
Lei
si asciugò le lacrime e lo fissò.
Non
l’aveva mai visto così. I suoi occhi urlavano le sue emozioni e lei non poteva
far altro che fissarli.
C’era
un sincero dispiacere nelle sue iridi, e dolore, ma anche rassegnazione. Quante altre morti aveva visto fino a quel momento?
Quante altre volte aveva dovuto partecipare a quella scena? Quanti compagni
caduti aveva tenuto per mano mentre morivano?
«Sì.
Credo che le sue parole l’abbiano raggiunto. Non vede? Ora sorride.»
E
sorrideva anche lei, mentre fissava un cadavere squartato dai Titani, mentre i
mostri distruggevano le case e divoravano la razza umana, mentre il soldato più
forte dell’umanità le mostrava il suo lato più nascosto.
Sorrideva
perché suo padre le aveva insegnato che è nei momenti più bui che bisogna
brillare di più, o non si vede ciò che si ha attorno.
Levi
fissò il soldato e Petra guardò lui.
Riusciva
a vederla, l’altra parte del Caporale. E ne rimase affascinata.
Pensò
che, se il destino dell’umanità si trovava nelle mani di quell’uomo, non aveva
niente di cui preoccuparsi. Per la prima volta dopo molto tempo, si sentì a
sicuro.
Fu
quando tornarono dalla missione, sani e salvi nei loro alloggi, che Petra si
concesse di pensare all’accaduto e si ritrovò col fiato corto e un sorriso
sulle labbra.
Il
suo corpo era un miscuglio di emozioni e sensazioni, perciò fece l’unica cosa
che riusciva a calmarla in quei momenti: scrivere al padre.
Di
solito gli raccontava delle missioni e lo rassicurava; quella volta, invece,
aggiunse qualcos’altro.
Sul
foglio versò tutto ciò che sentiva, fermandosi di tanto in tanto per
sgranchirsi a mano o riflettere su qualche parola.
Quando
ebbe finito, un senso di serenità e consapevolezza la avvolse; poggiò la piuma
sul tavolo, rilesse la missiva e si accorse, perdendo un battito, di amare Levi
più di quanto abbia mai amato in tutta la sua esistenza.
“Ho intenzione di dedicare la mia vita a lui.”
Ehm… oops!
Doveva essere una Rivetra
Week, ma penso di aver saltato qualche giorno eheheheh
^^’
Torno un anno dopo – no, ok, un mese e
mezzo dopo, con questa one-shot che doveva essere
molto più lunga ma che non ha voluto essere più lunga di così.
Non so se soddisfa le vostre
aspettative, non so se vi ricordiate ancora di questa raccolta, MA io continuo
a postare perché sì!
Se vi state chiedendo quando arriverà
l’ultimo giorno sella week… beh, non lo so.
Giuro, non ne ho idea.
Farò di tutto per postarla il prima
possibile, lo prometto!
La canzone che ha ispirato il capitolo
e il titolo: [x]
Grazie mille per le recensioni e per
aver inserito questa storia nelle preferite/seguite!
Scusate se non ho risposto alle vostre
recensioni, ora lo faccio!
A presto!
PhoenixOfLight