Film > Labyrinth
Segui la storia  |       
Autore: kristyblue    02/01/2014    1 recensioni
[Labyrinth/The Santa Clause crossover + altri]
Comincia tutto con una sfida, una scommessa fatta quasi per scherzo. Ma quando la figlia del Re dei Goblin e della Campionessa del Labirinto affronta Jack Brina, istrionico signore dei ghiacci, per decidere a chi spetti il trono di Jareth, la situazione degenera rapidamente in uno scontro che rischia di travolgere l'esistenza stessa del Labirinto e delle Creature Fantastiche di tutto il mondo. Ancora una volta Sarah e Jareth dovranno affrontare imprevisti e pericoli alla luce del sentimento di giocosa rivalità che li unisce, e contemporaneamente destreggiarsi nel non facile ruolo di genitori di una figlia ormai cresciuta, che ha ereditato la testardaggine di Sarah, l'astuzia di Jareth e la refrattarietà di entrambi a farsi comandare a bacchetta... Un crossover fra Labyrinth e la saga di Santa Clause con Tim Allen (sopratutto il terzo film, "Santa Clause è nei guai", anche se lo precede cronologicamente - è ambientata poco dopo che Scott Calvin è diventato Babbo Natale, quindi subito dopo il primo film), "contaminato" però anche con altri film come "Polar Express", "SOS Befana" e i romanzi della serie di Artemis Fowl.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jareth, Nuovo personaggio, Sarah, Toby
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo capitolo partecipa alla challenge "La sfida dei duecento prompt" di kamy.
Prompt 11 - Mani


*** Nel frattempo ***
 
Cosa ci trovassero i suoi a circondarsi di leccapiedi festaioli, Trisha proprio non lo capiva.

Era appoggiata a una colonna, con i lunghi e fluenti capelli scuri sciolti sulle spalle, e osservava i ballerini sfrecciarle davanti. Ogni tanto salutava qualcuno con un cenno o un sorriso fugace, ma in realtà avrebbe voluto spedirli tutti a ballare nella Gora. Ecco, quello sì che sarebbe stato divertente.

Suo padre e sua madre ovviamente avevano fatto in modo di ballare dalla parte opposta del salone, il più lontano possibile da dove si trovava lei. In effetti, Trisha sospettava che l’iniziativa fosse stata di Jareth. Negli ultimi tempi l’aveva visto sempre più scostante e irrequieto, anche se con sua madre cercava di non darlo a vedere.

Quindi lui lo sa, rifletté. Anche se non possedeva il suo Dono, il Re dei Goblin doveva aver intuito come stavano le cose. Forse era stata troppo prevedibile, in fondo. E adesso suo padre sarebbe stato in guardia… il che significava – Trisha inarcò le sopracciglia – che lei doveva fare altrettanto, se voleva sperare di cavarsela.   

Sentì lo stomaco fare una buffa piroetta e poi contrarsi. Il Dono avrebbe giocato a suo favore, ma contro un Fae infinitamente più vecchio e potente di lei…

“Posso offrire un brindisi alla futura sovrana dell’Underground?”, domandò una voce squillante alle sue spalle.

A parlare era stato un uomo sorridente, dalla corporatura esile e la pelle così pallida da sembrare di porcellana. Indossava una camicia bianca sotto a un elegante completo pantalone a righe metallizzate blu e argento, che si intonava bene all’azzurro degli occhi. Anche i suoi capelli erano argentei, raccolti in punte ghiacciate, e le sopracciglia erano formate da tanti piccoli cristalli gelidi. Al posto della cravatta, lo stravagante personaggio sfoggiava un candelotto di ghiaccio. In mano reggeva due bicchieri, uno per sé stesso e uno per la giovane Fae.

Trisha lo studiò per una frazione di secondo, poi accettò il bicchiere con un cenno di ringraziamento.

“Allora sei tu, il motivo per cui avevo previsto che non sarei andata a prendermi da bere”, sorrise. “Non sei l’araldo invernale? Com’è che ti chiami… Bruma?”

“Brina”, la corresse lui, senza smettere di sorridere. Le prese la mano e se la portò alle labbra, che erano fredde come il ghiaccio. “Jack Brina. Ai tuoi ordini, Principessa.”

Inaspettatamente, il volto di Trisha si rannuvolò.

“Che peccato, eri partito bene...”

“Ho detto qualcosa che non va?”, chiese Brina, palesemente confuso.

“Non proprio. E’ solo che preferisco essere chiamata Trish o Trisha.” In fondo, il titolo di Principessa prevedeva che ci fosse qualcuno – un Re o una Regina, per esempio – a cui sottostare.

“Vedrò di ricordarmelo”, promise Jack Brina, recuperando in fretta il sorriso smagliante. “Che bel nome, Trisha. E’ davvero…”

“Significa semplicemente ‘nobile’”, ribatté lei. “Comunque, meglio un nome meramente descrittivo che un titolo in cui non mi rispecchio affatto.”

L’uomo di ghiaccio sembrò ancor più sconcertato.

“Non ne vai orgogliosa?”

“Non particolarmente, e in occasioni come questa ne farei volentieri a meno.”

“Che strano”, disse lentamente Brina, fissandola con occhi scintillanti. “Ci sono persone in questa sala che darebbero l’anima pur di essere al tuo posto, e tu invece…”

“Io invece darei l’anima per non essere più la Principessa dei Goblin”, sogghignò Trisha. “Ma non preoccuparti. Non ho intenzione di restarlo ancora a lungo. Alla salute!”, concluse, inclinando il bicchiere verso Jack Brina come per un brindisi. Ma al primo sorso, fece una smorfia. “Che schifo, questa robaccia! Mio padre dovrebbe affidare i rinfreschi a degli schiavi umani, anziché ai suoi goblin.”

“Tuo padre ha degli schiavi umani al suo servizio?”, chiese Jack, sorpreso.

“Solo per tredici ore alla volta.”

“In effetti il catering lascia un po’ a desiderare”, osservò lui, guardandosi attorno. “Ti andrebbe una granita?”

“Una… che cosa?” Trisha lo fissò senza capire.

“E’ una bibita che si fa con il ghiaccio. Ai mortali piace.”

“Oh, giusto, avevo scordato che lavori nell’Aboveground.” La giovane Fae aggrottò la fronte nel tentativo di ricordare. “Da qualche parte intorno al Circolo Polare Artico, dico bene?”

“Al Polo Nord”, annuì sorridendo Jack Brina.

“Quindi sei un collaboratore di quel… Kringle, giusto?”

“No, Kringle si è ritirato da qualche tempo”, disse Jack con una smorfia. “Adesso c’è un altro tizio. Calvin. E’ lui il nuovo Santa Clause.”

“Calvin”, ripeté Trisha, come se quel nome avesse per lei un significato speciale. Guardò di sottecchi Jack Brina, sorrise e sibilò; “E così anche stavolta ti hanno messo in disparte…”

Capì subito di aver toccato un nervo scoperto; Jack raddrizzò la testa e le scoccò un’occhiata risentita.

“Non so di cosa parli”, rispose a denti stretti.

Trisha si strinse nelle spalle. “Dico solo che è un’occasione sprecata. Tu hai senz’altro più esperienza sul campo.”

“Oh, intendevi questo…” A fatica, Brina tentò di sorridere, anche se il risultato stavolta era meno convincente. “Be’, vedei, da un certo punto di vista naturalmente hai ragione, ma immagino che sia meglio così… a ognuno la sua specialità.”

“Se preferisci l’efficienza alla logica”, convenne Trisha, guardando con aria assente il contenuto del suo bicchiere.

A quel punto sembrava che entrambi avessero esaurito gli argomenti a disposizione. Rimasero a osservare le coppie che danzavano, senza rivolgersi la parola l’un l’altro. In effetti non aveva molto senso rimanere lì, ma Trisha non ci pensava proprio ad andarsene; in fondo era stato Brina a venirla a cercare.

Con la coda dell’occhio, si accorse che il sorriso di lui stava riacquistando in fretta il suo smalto. Adesso sembrava molto più rilassato rispetto a poco prima.

“Sai”, disse alla fine, “davvero non capisco come mai una creatura incantevole come te se ne stia a fare tappezzeria. Mi concedi un ballo?”

“Se ci tieni”, ribatté lei. Cominciava a essere stanca di quel tipo assurdo. Forse aveva preso una svista sul suo conto; forse Jack Brina era solo un viscido leccapiedi come tutti gli altri. Sarebbe stato un piacere spedirlo a calci nella Gora dell’Eterno Fetore.

Le porse una mano e lei vi posò sopra la propria. Ma nel momento in cui le dita di Jack Brina sfiorarono le sue, Trisha sollevò bruscamente lo sguardo, soffocando un’esclamazione di sorpresa.

Jack trasalì e la lasciò andare.

“Che c’è?”, chiese, allarmato. “Ho le mani troppo…?”

“No, va tutto bene”, rispose Trisha con voce metallica. Fissava, come ipnotizzata, i lunghi fili luminosi che si dipanavano come serpi dai polsi di Jack Brina. Nell’attimo in cui le loro mani si erano toccate, due di quei tralci si erano avvinti a quelli intorno ai polsi della Fae.  Nel giro di un secondo, le quattro linee formarono un unico filo che emetteva una fioca luce pulsante.

Sbalordita, Trisha lo guardò strisciare sul pavimento e farsi strada fra i ballerini, come se avesse avuto una meta ben precisa in mente. Lo seguì con lo sguardo finché non lo vide insinuarsi lungo gli stivali di pelle di Jareth; poi tornò a voltarsi di scatto verso uno sconcertato Jack Brina, e il suo sguardo si addolcì di colpo.

“Sicura di star bene?”, chiese lui. Stavolta nella sua voce c’era una traccia di autentica preoccupazione. Evidentemente non se la sentiva di scoprire come avrebbe reagito il Re dei Goblin se sua figlia si fosse sentita male dopo aver parlato con lui.

“Sto benissimo”, rispose Trisha, in tono più tranquillo.

“Allora… ehm… te la senti ancora di ballare?”

Trisha annuì e lasciò scivolare la mano in quella di Brina. Stavolta lui non si ritrasse, anche se la Fae sentiva che i suoi nervi erano tesi sotto la pelle. Sorridendo debolmente, Jack Brina le cinse la vita con un braccio e lei si aggrappò al suo collo, mentre si facevano largo fra le altre coppie.

“Non ti preoccupa un po’ di freddo, vero?”, chiese Jack, con un sorriso affettato. “Oppure vuoi metterti addosso uno scialle o qualcosa del genere?”

Come sua madre, anche Trisha era a spalle nude, ma la cosa non sembrava affatto infastidirla.

“Tranquillo, sono immune alle patologie da raffreddamento”, ribatté. Sorrise a sua volta e gli fece l’occhiolino. “E poi ogni donna sogna di ballare insieme a un uomo da brividi, no?”

Jack scoppiò a ridere. “Allora questo è il tuo giorno fortunato, Principessa.”

Più di quanto tu creda, Brina, pensò Trisha, trattenendo a stento un ghigno diabolico. Si guardò intorno e chiese;

“Allora, dimmi un po’, c’è qualche altro tuo collega del Consigli delle Creature Leggendarie, in giro? Non mi avevano avvertito che avremmo avuto ospiti così illustri.”

“No, no, sono qui da solo.”

“Come sta l’Uomo dei Sogni? E’ un po’ che non si fa vedere da queste parti… anche se immagino che lui e mio padre abbiano i loro canali privilegiati per tenersi in contatto.”

“Al momento… non è molto loquace”, rispose cautamente Jack. “Tu… ehm, lo conosci bene, allora?”

“Oh, no, quasi per niente. L’ho incontrato a qualche mortifero ricevimento di corte, e per la maggior parte del tempo non ha fatto che dormire. Davvero, mi meraviglia che mio padre abbia potuto affidare un compito così importante a un individuo simile. Santa è fortunato a poter contare su un araldo come te….”

“Veramente il mio incarico è un po’ diverso”, precisò Jack. “Inoltre, Santa non si perde nessun incontro del Consiglio, quindi non è che io faccia esattamente le sue veci… come l’Uomo dei Sogni per tuo padre.” Le fece un sorrisetto e aggiunse con sussiego; “Comunque, preferisco così. In questo modo posso dedicare più tempo a faccende importanti.”

“Che genere di faccende?”

Jack ammiccò. “E’ un’informazione riservata. Non vorrai corrompermi?”

“Dipende”, rispose Trisha, abbassando la voce in tono cospiratorio. “Qual è il tuo prezzo?”

Jack Brina si protese verso di lei. I suoi occhi azzurri scintillavano. “E’ vero che prevedi il futuro?”

“Ho il Dono, sì, ma riesco a vedere solo le diramazioni dei futuri possibili. Non posso sapere in anticipo quale sarà il filo del destino, finché non si srotola nel presente.” Trisha gli rivolse un sorriso di scuse. “Non è facile spiegarlo a parole, mi dispiace.”

“Non mi interessano gli aspetti tecnici”, disse lui, agitando una mano come per allontanare un insetto. “Che cosa vedi nei miei futuri possibili?”

Trisha finse di pensarci su, poi gettò indietro la testa e scoppiò in una risata melodiosa.

“Ho paura che sia anche questa un’informazione riservata. E se vuoi corrompermi, ti avverto che lo fai a tuo rischio e pericolo”, ribatté scherzosamente.

“La vita è fatta di rischi”, ghignò Jack. “Allora, che cosa vuoi in cambio? Posso mettere una buona parola con il Consiglio per farti avere il posto dell’Uomo dei Sogni…”

Lei alzò una mano a zittirlo. “Grazie, ma non ho nessun interesse a diventare la portavoce di mio padre all’interno del Consiglio. E poi anch’io, come te, ho delle faccende importanti a cui badare. A proposito, Padre Tempo è sempre in circolazione?”, chiese, in tono svagato.

Jack Brina non se l’aspettava. Faticò a nascondere l’irritazione per quell’improvviso cambiamento di discorso, ma alla fine riuscì a ricomporsi in un sorriso di circostanza.

“Sì, lui è sempre inaffondabile.”

Trisha fece una smorfia. “Detto fra noi, non credo di piacergli un granché. Da piccola ero convinta che fosse parente del nostro Saggio, e quindi un suddito di mio padre. Non me l’ha mei perdonata…”

“A Padre Tempo non piace nessuno”, rispose Jack in tono neutro.

“Neanche tu?”

“Soprattutto io.”

“Be’, a mio padre non piacciono loro”, affermò Trisha, con un lampo nello sguardo. “Non li sopporta, per questo manda sempre l’Uomo dei Sogni al posto suo. Forse non dovrei dirtelo, Brina, ma…”, si morse un labbro, come incerta se proseguire o no.

“Ma…?”, la incitò lui, carezzevole.

“Il tuo capo, Santa, è in assoluto quello che detesta di più.”

Come aveva immaginato, a quelle parole Jack Brina si paralizzò di colpo.

“Vuoi dire che tuo padre non sopporta Santa Clause?”, ripeté lentamente.

“Se ci pensi bene, è logico”, fece Trisha. “Mio padre trasforma i piccoli mortali che nessuno vuole in goblin, mentre Santa porta allegria, buonumore e bei doni. Quante possibilità ci sono che un bambino nella lista dei buoni diventi un goblin? E’ concorrenza sleale!”

“Capisco”, mormorò Jack Brina. Sembrava rapito dagli scenari che le parole di Trisha gli prospettavano. A quel punto, lei sferrò prontamente il colpo di grazia.

“Credo che a mio padre piacerebbe molto fargli attraversare il Labirinto. Sarebbe una specie di rivincita per tutti i Goblin che Santa gli ha soffiato…”

“E cosa succede a chi non completa il Labirinto?”, chiese lui, senza fiato.

“Si perdono nei loro sogni e non riescono mai più a venirne fuori, mentre quelli che dovevano salvare diventano goblin.” Trisha scosse la testa e gli sorrise. “Comunque mio padre ce l’ha solo con Santa, non preoccuparti. Tu non c’entri, in questa storia.”

Lentamente, gli occhi di Brina tornarono a focalizzarsi su di lei. “Davvero?”

"Ma certo. Chiunque potrebbe vedere che tu sei un tipo a posto”, lo rassicurò Trisha. “E poi… a me piaci, signore dei ghiacci.”

Approfittando del fatto che si fossero fermati, scivolò più vicina a lui e gli sfiorò una guancia con il naso. Jack sembrò sorpreso, ma poi sorrise e le lasciò andare la mano, per stringerla ancor più contro di sé. Il suo respiro gelido le accarezzò il volto e il collo, facendola rabbrividire… ma non solo di freddo.

“Allora è una fortuna che noi due andiamo così d’accordo…”, sussurrò l’araldo invernale.

“Hai detto bene, Jack.” Trisha si morse un labbro. “Volevo dire…”, mormorò, alzando gli occhi su di lui. Adesso i loro volti distavano solo pochi millimetri. “Brina…”

In cuor suo, era trionfante. Stava per succedere… ora lui l’avrebbe baciata e a quel punto sarebbe stato un gioco da ragazzi sedurlo, confonderlo e manovrarlo come una pedina senza cervello. Ma in quel momento, Trisha lanciò un’occhiata oltre le sue spalle e vide che Jareth li stava osservando dall’altro capo della sala. Maledizione!, pensò, furente. Perché deve sempre accorgersi di tutto? 

Un attimo prima che le labbra di Jack Brina sfiorassero le sue, Trisha si ritrasse e gli scoccò una fredda occhiata calcolatrice.

“Che mi dici di quella ragazzetta dell’Aboveground?”, chiese, raddrizzando le spalle. “Quella che parlava in quella stranissima lingua… mi pare che lavorasse anche lei per Santa, no?”

Jack la fissò sconcertato. “Di cosa parli? Quale ragazzetta…?”

“Non si chiamava Beniamina?”, suggerì sarcastica lei. “Vi ho visti assieme, a qualche ricevimento. Ti stava sempre dietro.”

“Cos… oh, aspetta!”, fece Jack, illuminandosi. “Vuoi dire quella… itaglianna che si occupa del reparto dolcetti e caramelle? Io non ho niente a che fare con lei!”, si affrettò a puntualizzare. “Sì, le avrò detto qualche smanceria per essere carino…”

“Ti avverto, Brina. A me non piacciono le competizioni.” C’era una nota minacciosa, ora, nella voce della Fae.

Ma certo! Non può esserci nessuna competizione fra una bellezza del tuo calibro e una semplice... una comune... una manovale di Santa Clause troppo cresciuta! Nessuno con un po’ di sale in zucca si sognerebbe di paragonare…”

Trisha sospirò e lasciò vagare lo sguardo sui ballerini che vorticavano intorno a loro.

“Non so se faccio bene a crederti… Però voglio darti una chance, Brina. Qualcosa mi dice che ne vali la pena.” Alzò gli occhi su di lui e non riuscì a trattenere un sorriso luminoso. “Che ne dici se riprendiamo il discorso in privato? Forse potremmo trovare un accordo anche per quanto riguarda il tuo futuro.”

“Va bene”, rispose subito lui. “Dove ci vediamo?”

“Mi chiedo com’è l’Aboveground dalle tue parti”, mormorò distrattamente Trisha. “Magari, quando torni indietro, potresti… desiderare che la figlia del Re dei Goblin venga da te, all’istante.”

Jack Brina sorrise trionfante.

“Lo farò sicuramente.”

“Ah, e... Brina?”, aggiunse lei, mentre riprendevano a ballare. “Se dovessi aspettare troppo a lungo il tuo invito, potrei anche ricordarmi di avere altri impegni per la serata. Giusto perché tu lo sappia”, concluse, con un sorriso da barracuda. 

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Labyrinth / Vai alla pagina dell'autore: kristyblue