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Autore: Yoan Seiyryu    02/01/2014    2 recensioni
[ Mad Beauty - Red Hook ]
Le vite di Jefferson e di Killian Jones si incontreranno su una strada difficile, entrambi pedine del Signore Oscuro e della Regina Cattiva. Impareranno a conoscere se stessi e a compiere le scelte giuste, vivendo secondo la loro volontà. Jefferson avrà occasione di incontrare Belle al Castello Oscuro, la quale gli insegnerà a vedere più chiaramente in se stesso. Killian verrà salvato da Red Hood nella Foresta Incantata dopo esser stato ingannato dal suo nuovo nemico. Le vicende continueranno a Storybrooke in cui i personaggi riusciranno a trovare se stessi e a compiere il passo che li porterà sulla scelta più giusta da fare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Belle, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IV 

Books and Blood








Sfiorare le rilegature dei libri, sfogliare le pagine ingiallite ed avvertire un profumo diverso a seconda del volume che si tiene tra le mani, era una cosa che aveva sempre amato fare. I libri erano tutta la sua vita, o quasi. Al loro interno trovava avventure di uomini e donne che erano in grado di andare oltre se stessi, di vivere amori sempiterni e di creare amicizie a lunga durata che non si sarebbero disperse nella marea del tempo. Immaginare di essere la protagonista di una di quelle avventure la rallegravano, colmando le sue giornate di buoni propositi, poiché sapeva che prima o poi avrebbe raggiunto il suo obiettivo.
Quella mattina si era svegliata con il sorriso, in realtà non lo aveva mai perso da quando si era trasferita al Castello di Tremotino, ma amava rimanere stupita.
Sin dall’inizio la sua opinione nei riguardi di Jefferson, il Cappellaio, non era stata delle migliori, tant’è che si era mostrata ostile nei suoi confronti e non aveva mancato di far notare una certa antipatia. Ma approfondendo la sua conoscenza si era accorta che egli non possedeva solo boriosità nel carattere, vi era qualcosa di più profondo che avrebbe gradito conoscere.
Tutti sappiamo a cosa andiamo incontro, conosciamo la sofferenza prima ancora di provarla, è solo che vorremmo rimanere stupiti.
E lo stupore era ciò che aveva provato quando si era ritrovata a rivalutare l’opinione che si era fatta.
Si recò nella grande biblioteca che Tremotino le aveva affidato, poteva considerarla quasi come la sua stanza personale, dove si sarebbe potuta rifugiare in ogni momento. Non appena entrò si diresse verso uno degli scaffali più bassi per tirare fuori uno dei libri che avrebbe dovuto terminare di leggere, ma in quel momento udì un brontolio proveniente all’angolo della sala bianca. Si voltò verso l’intruso che se ne stava sdraiato sulla poltrona, con un libro aperto a coprire il volto. Stava dormendo… ancora?
Belle si avvicinò lievemente infastidita dall’averlo trovato lì senza la minima considerazione per quelli che considerava i suoi libri. Si schiarì la voce piegandosi verso di lui, di modo che potesse svegliarsi.
Il libro scivolò dal viso di Jefferson che immediatamente riaprì gli occhi, ritrovandosi davanti l’espressione della ragazza decisamente ostile. Scoccò uno dei suoi sorrisi ammalianti e si tirò in piedi.
“Non avrete dormito qui stanotte?” gli domandò mentre recuperava il libro, che era uno tra i suoi preferiti.
“Certamente no, ma stamattina all’alba non ho trovato nessuno con cui trascorrere il tempo e mi sono deciso a venire qui in biblioteca. Pessima idea, detesto leggere” bofonchiò prima di sistemarsi la camicia che stirò lievemente con le mani.
Belle sgranò gli occhi, un viaggiatore come lui avrebbe dovuto adorare le storie narrate nei libri!
“Trovo ottuso chiunque non apprezzi un buon libro” sputò quella sentenza mentre richiudeva il romanzo d’amore per poterlo riporre con cura lì dove era stato preso.
“E’ questione di punti di vista, io trovo una gran perdita di tempo trascorrere le proprie giornate in una biblioteca quando si può uscire fuori e vivere tutte le avventure che si desiderano” disse mentre appoggiava un gomito sullo scaffale più vicino, facendo storcere il naso a Belle che già si stava ricredendo su quello che aveva pensato su di lui quella notte stessa.
“Non tutti sono così fortunati da poter disporre della propria vita” sospirò di fronte a quella verità “in ogni caso, non vi è piaciuto il romanzo che stavate leggendo?” gli domandò per sviare l’argomento riguardante il proprio destino e la possibilità di sceglierne uno diverso.
Jefferson sbadigliò mentre si avviava verso la finestra per poter osservare all’esterno il roseto che si stagliava su larga parte del paesaggio che vi era a disposizione.
“Assolutamente banale e piuttosto sciocco, ma non me ne stupisco, visto che è stato scritto da una donna. E’ evidente che mancasse di esperienza, cosa che condanna una buona narrazione” sentenziò prima di voltarsi di nuovo verso di lei e riprendere a camminare per la stanza, portando le mani dietro la schiena.
Belle lo guardava solo con la coda dell’occhio, interessata alla sua opinione ma infastidita nell’udire parole simili contro ciò che aveva amato leggere tempo fa.
“Come potete dire una cosa simile?”
“Molto semplice: conosco meglio il mondo. Se vi piace un romanzo del genere è piuttosto ovvio che manchiate anche voi di esperienza. Temo proprio che i vostri orizzonti debbano essere ampliati” sogghignò prima di fermarsi a pochi passi da lei per catturare il suo sguardo “magari da un giovane straordinario, come uno degli eroi dei vostri libri”.
Spesso Belle aveva sognato di incontrare un eroe in grado di aprire gli occhi della propria amata e condurla sulla retta via, regalandole quelle avventure che da sola non avrebbe potuto affrontare.
“Meglio ancora da un giovane pericolosissimo che ha infettato il cuore di molte fanciulle…” [1] cercò di concludere quella frase, se solo gli occhi di Jefferson non si fossero soffermati nei suoi così a lungo da farla tentennare.
Il rossore sulle guance la fece avvampare e in un movimento leggero si girò per allontanarsi e raggiungere la scala così da allontanarsi da quella presenza che iniziava a diventare invasiva. Jefferson comprese di aver calcato la mano e che la timidezza di lei era dovuta proprio ad una strana idea che si affollava nella sua testa. Amava divertirsi in quel modo e mettere alle strette le persone che gli stavano attorno, ma Belle era particolare, la sua sincerità nel mostrare se stessa era invidiabile.
“Dunque è per questo che amate leggere: per vivere con l’immaginazione ciò che non vi è possibile intraprendere?” quella domanda perforò le orecchie di Belle mentre risaliva la scala per sistemare alcuni dei libri.
“Avete un’opinione così pessima a riguardo che in questo modo non riuscirete mai ad apprezzarne i lati positivi. I libri non permettono solo di vivere vite non nostre, ma ci insegnano questioni sulla natura umana che non sempre si ha la possibilità di conoscere. Ci aiutano incontrare noi stessi e ad affrontare demoni nascosti” disse in tutta semplicità, ora che gli era lontana aveva raggiunto nuovamente la giusta calma e poteva conversare amabilmente senza sentirsi a disagio.
Jefferson appoggiò le spalle allo scaffale bianco, portando una mano sotto il mento e sospirando.
“Ora che mi ci fate pensare, è piuttosto ovvio che le donne amino i libri. Siete state le prime ad aver scoperto lo specchio, ad aver indagato sulla vostra interiorità e ad aver capito che non esistono solo conflitti esterni” rivelò un sorriso sulle labbra prima di iniziare a sbadigliare rumorosamente.
“Sembra che conosciate bene l’animo delle donne, se ne parlate con così tanta sicurezza” disse Belle mentre tirava fuori un volume per poterlo sfogliare, poi lo ripose al suo posto e prese quello accanto, facendo la stessa cosa.
In realtà era presa più dalla conversazione e cercare un libro da leggere si trasformò in una sfida, la concentrazione non le bastava. Salì ancora di più sulla scala per passare allo scaffale superiore ed operare meccanicamente allo stesso modo.
“Sono un acuto osservatore, anche se posso sembrare distratto” così sbadigliò ancora una volta, facendo scaturire in Belle una risata leggera.
“Ma perché avete sempre bisogno di dormire?” scherzò assolutamente divertita dal vederlo così assonnato, ma la risata si spezzò quando perse l’equilibrio e rischiò di cadere sul pavimento, se non fosse stato che Jefferson riuscì a prenderla tra le braccia, accusando appena il colpo che lo fece indietreggiare di un passo.
“Tra i due non sembro io la bella addormentata, visto che siete caduta voi da una scala” le sorrise ampiamente, senza avere l’intenzione di lasciarla andare, anzi non accennò a muoversi da quella posizione e tenne salda la presa su di lei.
Belle, per la seconda volta, avvertì una strana sensazione correrle lungo la schiena, tanto che non riuscì a rispondere a quella battuta. Si limitò a deglutire cercando di evitare di incontrare il suo sguardo che al contrario la indagava a fondo, per studiarne lo stato d’animo.
“Vi pregherei di farmi scendere” sussurrò a bassa voce anche se le sue mani erano ancora intrecciate al suo collo.
Jefferson si strinse nelle spalle e la fece scivolare giù con delicatezza, prima di allontanarsi per lasciarla respirare, in quel momento la porta della biblioteca si spalancò portando con sé il padrone di casa che aveva appena fatto ritorno.
Fino a quel momento sia Belle che Jefferson avevano dimenticato di attendere entrambi il suo ritorno, poiché erano stati presi da altro e per un attimo sentirono la sua estraneità farsi più forte, come se avessero vissuto in un limbo per due giorni.
Il Signore Oscuro parve incredulo nell’incontrarli insieme, ma non si pose troppe domande se non quelle di cortesia.
“Ho forse interrotto qualcosa?” domandò verso Belle, la quale si limitò a scuotere la testa, lievemente in imbarazzo per ciò che era accaduto poco prima.
“Molto bene, perché sono decisamente infastidito” disse con voce stridula mentre si avviava verso una poltrona accanto alla finestra più grande dove avrebbe iniziato a filare l’oro da dare a Jefferson, visto che era lì proprio per questo.
Ritrovarselo in casa non era una novità, spesso era accaduto di far ritorno da lunghi viaggi e scoprire che aveva trascorso intere notti nella sua dimora. Ma di lui si fidava per il semplice fatto che senza oro Jefferson sarebbe caduto in miseria, dunque gli era indispensabile rimanere fedele al Signore Oscuro.
“Esattamente cosa vi turba?” aggrottò le sopracciglia Jefferson mentre si accomodava sul bordo del tavolo ed incrociava le braccia al petto.
Belle decise di rimanere accanto agli scaffali, udendo la conversazione in disparte per poterne cogliere i particolari silenziosamente.
“Ero alla ricerca di una pianta di fagioli magici che mi avrebbe condotto fino alla dimora dei Giganti per strapparne loro qualcuno” sibilò Tremotino prima di mettersi al lavoro “ma mi è arrivata notizia che sono stati uccisi tutti, o quasi, e che le piantagioni di fagioli sono andate distrutte!” alzò la voce per enfatizzare quell’ultima esclamazione.
Jefferson si inumidì le labbra cadendo in un ricordo recente, l’ultima volta che aveva udito voci riguardanti Jack erano rivolte proprio verso i Giganti, che fosse stata lei a sterminarli?
“Dunque il vostro è stato un viaggio inutile” sospirò Jefferson, poco incline a voler ascoltare le sue lamentele, al momento desiderava solo andarsene via con la propria ricompensa “ma posso risollevarvi il morale dicendovi che ho ottenuto la freccia magica che desideravate” sogghignò con soddisfazione.
Tremotino fermò la filatura e scoppiò in una risata che non riuscì a trattenere, sapeva che il Cappellaio sarebbe riuscito a portargliela, visto che uno scalzacani qualunque gliel’aveva sottratta durante una delle sue lunghe assenze.
“Ottimo, certi individui devono imparare che non si può sottrarre nulla al Signore Oscuro”.
Belle inarcò un sopracciglio e si avvicinò a lui, appoggiando una mano sullo schienale della poltrona.
“Forse le sue intenzioni erano buone, magari ne aveva bisogno per…”
“Hai sentito, Jefferson? Ora anche il rubare può diventare un atto giusto se fatto per un bene superiore! Come si dice, il fine giustifica il mezzo” sghignazzò per averla messa alle strette in quella situazione.
Jefferson si limitò a ridere ma Belle non gradì affatto la loro reazione dovuta alle parole che aveva pronunciato. Ecco, aveva di nuovo cambiato idea su di lui. Il Cappellaio non era poi così diverso da Tremotino, come suo sottoposto sembrava comportarsi al medesimo modo e non mostrava alcun rispetto per gli altri. Se aveva visto del buono in lui, era evidente che vi fossero anche delle ombre.





 
**






La prima notte di luna piena da quando era arrivato alla Foresta Incantata si era dimostrata insensibile nei confronti del suo sonno poiché non gli aveva dato modo di chiudere occhio. Era rimasto in dormiveglia a lungo, a causa degli ululati di un lupo nelle vicinanze che gli impedirono di rilassarsi. Nonostante la febbre fosse scesa continuava ad avere qualche allucinazione ma non devastanti come le altre, poco a poco sarebbe tornato in perfetta forma. Non si era reso conto quella volta che Red non era nel suo giaciglio ma che era uscita a perlustrare la zona, per accertarsi che andasse tutto bene, ma quando vi fece ritorno lo ritrovò con le mani sotto la nuca e gli occhi aperti puntati verso l’alto.
“Non riesci a dormire?” le chiese lei mentre sistemava il mantello rosso su uno sgabello, per poi recarsi verso il posto in cui era solita riposare la notte.
Il Capitano scosse la testa e sospirò.
“Continuo a pensare al Cappellaio, è diventata un’ossessione” si girò verso di lei per poterla guardare, solo in quel momento si accorse che aveva le labbra più rosse del solito e che all’angolo della bocca vi era una striscia porpora “va tutto bene Red, sei rientrata piuttosto tardi?”
La ragazza sollevò le sopracciglia, non comprendendo che cosa intendesse dire e si strinse nelle spalle.
“Certo, mi sono solo persa in qualche pensiero più profondo e non mi sono resa conto di essermi allontanata troppo” gli sorrise affabilmente mentre sedeva sul giaciglio, era stanca anche se il suo viso pareva turbato.
Hook non era il tipo da preoccuparsi per i problemi altrui e dimenticò subito quella faccenda.  Si addormentarono entrambi, ora che il lupo pareva scomparso dopo aver disturbato per tutto quel tempo. 
La notte seguente tornò ad esservi la medesima situazione, Hook non riusciva a prendere sonno e Red era rimasta fuori ancora una volta, mentre quei maledettissimi ululati insistevano nel disturbare i tentativi del pirata di addormentarsi pacificamente, visto e soprattutto che il giorno seguente si sarebbe messo in viaggio per perseguire finalmente i suoi obiettivi. Stanco di quella situazione si alzò dal giaciglio, afferrò la sciabola e si rivestì di tutto punto per andare a cercare il lupo e farlo fuori, o almeno spaventarlo per evitare che continuasse a lamentarsi in quel modo. Nessuno aveva il diritto di disturbare il sonno del Capitan Hook.
Armato uscì dalla capanna, preoccupato anche per la sorte di Red che incoscientemente insisteva nel compiere le sue passeggiate notturne. Quella ragazza gli nascondeva qualcosa, ora che si stava liberando delle allucinazioni, ne diventava sempre più convinto.
Non fu difficile mettersi sulle sue tracce visto che gli ululati insistevano verso la direzione della foresta ed era lì che si stava dirigendo. Mantenne la sciabola sfoderata per essere pronto di fronte a qualunque evenienza, non appena riuscì a riscontrare la sua presenza si fermò, nascondendosi dietro un albero. Era nero come il manto della notte e gli occhi dorati come fossero state delle stelle, Hook lo osservò a lungo per poterne studiare i movimenti. Fu colpito però da qualcosa che gli giaceva accanto, il corpo di un uomo che era stato sventrato. Si inumidì le labbra, ripensando al racconto di Red e per un attimo ebbe un’illuminazione.
Lei era fuggita via dal villaggio in cui era nata dopo che il suo innamorato era stato fatto a pezzi da un lupo, che avesse scelto di farlo per andare alla ricerca di quel mostro? Certo, non aveva alcun dubbio. Il lupo era per lei ciò che il Coccodrillo rappresentava per Hook, come aveva fatto a non capirlo immediatamente? In tal caso non poteva permetterle di agire da sola, visto che non sarebbe stata in grado di far fuori il mostro con le sue sole forze, avrebbe potuto ricambiarle il favore salvando la sua di vita. Si tirò via dal nascondiglio e iniziò ad avvicinarsi al lupo, il quale non appena si accorse della sua presenza prese a ringhiare, ma qualcosa nei suoi occhi mutò trasformandosi in un’espressione quasi umana e preoccupata.  Hook non si fece intenerire e si apprestò a farsi più vicino.
“Finalmente, sono due notti che non mi fai dormire” non appena pronunciò quelle parole assunse un’aria minacciosa, ma i suoi occhi azzurri furono richiamati da una cosa che lo lasciò senza fiato.
A poca distanza dal lupo giaceva un mantello rosso e lui sapeva perfettamente che apparteneva a Red. Era arrivato troppo tardi, non era riuscito ad aiutarla?
“Stupida, stupida ragazza! Perché non mi hai confidato le tue intenzioni, ti avrei dato una mano!” esclamò quasi a se stesso e a quel punto si lanciò verso il lupo per farlo fuori.
Non riusciva a intravedere il corpo di lei, forse era riuscita a fuggire prima che il mostro la facesse a pezzi, ma non poteva esserne completamente certo. Cercò di brandire l’arma verso di lui ma quest’ultimo si scostò per indietreggiare, sembrava non volesse attaccare.
“Cos’è, ti fa paura il mio uncino? Fai bene, perché ti strapperò il cuore con questo!” si avventò ancora su di lui ma senza risultato, a quel punto era abbastanza vicino al mantello di Red, lo afferrò immediatamente e decise di usarlo ad uno scopo che gli sarebbe tornato utile.
Tornò verso il lupo e lo gettò su di lui per poterlo incastrare sotto di esso e infilzargli la lama nel cuore, ma quando questo ne fu avvolto dal mantello, Hook si rese conto di un’incredibile trasformazione che avvenne proprio davanti ai suoi occhi. Il corpo del lupo si assottigliò poco a poco fino a diventare esile e slanciato, come quello di Red, che comparse sotto la stoffa rossa in cui si ritrovò.
“E questo che accidenti vuol dire?” sussurrò il pirata mentre si rialzava di scatto, guardando la ragazza che era ritornata alla sua forma normale.
Red si strinse nel mantello per poi arrossire fino alla punta delle orecchie, per la rabbia di esser stata scoperta e la paura di un giudizio approssimativo. Aveva le labbra sporche di sangue, proprio come era accaduto la notte precedente.
“Sono io il mio Coccodrillo” svelò in un sussurro, aveva iniziato a tremare.
Hook non riusciva ancora a credere che fosse reale, per un attimo pensò davvero che si trattasse di un’allucinazione, ma sapeva che non era così. Si chinò lievemente verso di lei per poterla guardare negli occhi chiari che riusciva ad intravedere anche attraverso la fioca luce che penetrava tra gli alberi della foresta.
“Mi hai fatto stare in pensiero” disse lui cercando di non mostrare alcuna emozione a riguardo anche se la sua testa si era affollata di mille domande “vieni, mi spiegherai una volta che saremo rientrati nella tua umile dimora” così facendo le porse una mano.
Non c’è paura nei suoi occhi, non mi guarda come se fossi un mostro.
Red guardò a lungo le dita della sua mano sana, circondate da anelli preziosi e dopo qualche istante decise di accettarla per farsi rimettere in piedi. Lui non accennò a lasciargliela e se la portò alle labbra per sfiorarla, guardandola intensamente per scoprire ciò che lei gli aveva nascosto.
“Ora ho capito perché non mi giudichi per il mio passato” cercò di smorzare l’atmosfera pesante che si era creata, ma almeno era riuscito a farla sorridere.
Rimasero in silenzio finché non raggiunsero la capanna, preferirono virare verso la riva del fiume, di modo che lei potesse ripulirsi dal sangue che aveva versato. Red aveva timore di guardarlo negli occhi, nonostante lui li cercasse continuamente, per la prima volta dopo tanto tempo aveva iniziato ad interessarsi a qualcuno che non fosse semplicemente lui.
La ragazza si sporse verso l’acqua del fiume per poterne raccogliere un po’ tra le mani che aveva unito a coppa e così ripulirsi le labbra sporche di sangue. Gli occhi erano umidi di lacrime e se avesse parlato avrebbe lasciato intendere un principio di pianto che non voleva far scendere.
“Ho ucciso io la persona che amavo, sono andata via dal mio villaggio per questo. Non volevo più fare del male a coloro che amavo, fino ad allora non avevo coscienza della mia trasformazione” sussurrò, anche se Hook aveva già intuito tutta la storia.
Lui si sistemò su una delle pietre tonde accanto al fiume, cercando di non guardarla per evitarle un possibile disagio.
“E non hai imparato a governarla?” le domandò senza esitazione.
Red inspirò profondamente mentre toglieva via il sangue, sollevò gli occhi su di lui per poi indicare il mantello con cui si ostinava a coprirsi.
“Questo mi impedisce di trasformarmi durante i giorni del lupo, c’è stata una persona che mi ha insegnato ad accettare il lupo che è in me ed ormai riesco a controllarlo ogni volta che mi trasformo” gli spiegò brevemente mentre si rialzava in piedi, spostando indietro i capelli.
Hook inarcò un sopracciglio, vi era qualcosa che non andava.
“Non mi sembri felice di uccidere, se ti è stato insegnato a rimanere cosciente durante la trasformazione, perché hai attaccato quell’uomo?” si riferiva al malcapitato che era stato smembrato all’interno della foresta.
Red si morse l’interno della guancia mentre si incamminava verso la capanna, seguita dal pirata che non l’aveva lasciata con lo sguardo nemmeno per un istante.
“Qualcuno lo aveva mandato per uccidermi, non ho idea di chi si tratti, né del motivo per cui cerchi la mia morte” sussurrò a mezza voce rientrando nel rifugio in cui erano ancora accese alcune candele per fare luce, Hook non le aveva spente, visto che non era riuscito a dormire a causa degli ululati del lupo.
“Forse però avrei dovuto approfittare di quest’occasione per lasciarmi morire, almeno in questo modo avrei cessato di fare del male ad altre persone” così facendo si sedette davanti al tavolo, portando le mani a coprire lo sguardo. Tremava ancora per ciò che era accaduto.
Hook scoppiò a ridere in una risata ampia e divertita mentre si sistemava accanto a lei, appoggiando il gomito sul tavolo e il pugno della mano sotto la guancia per sorreggerla. Red, costernata, si voltò a guardarlo per comprendere quella reazione improvvisa.
“Il tuo istinto animalesco ha avuto il sopravvento e hai preferito difenderti anziché lanciarti in un atto suicida” non era un’offesa, ma una constatazione, solo che lei non la prese come tale.
“Un motivo in più per andare incontro alla morte. Sono un’assassina e merito la giusta punizione” rimbrottò con parole forti e quasi disperate.
Il Capitano scosse lievemente la testa e aggiunse: “Anche io sono un assassino. Oh, credimi, ho ucciso così tanti uomini che non potresti contarli sulle dita di una mano. Non ricordo nemmeno uno dei loro volti, né conoscevo tutti i loro nomi. Eppure quando mi hai trovato febbricitante vicino al fiume, pur notando l’uncino al posto della mano, non hai esitato a salvarmi la vita. Conoscevi le storie che mi vedono come protagonista, sapevi di aiutare un uomo poco onorevole ma non ti sei tirata indietro. Mi hai detto che non si può giudicare un uomo dal proprio passato, quindi perché non pensarla allo stesso modo su di te?”.
Era strano prendersi cura di qualcuno che a stento si conosceva, cercare di aiutare gli altri non era mai stato un suo obiettivo. Ma quella ragazza così particolare gli aveva salvato la vita ed un pirata come lui non poteva mettere da parte un fattore simile, le leggi dei sette mari andavano rispettate fino all’ultimo.
“Tu puoi ancora salvarti, Killian Jones” era la prima volta che lo chiamava con il suo vero nome “io sono e rimarrò sempre un mostro”. 







Note: 

[1] Per chi ha visto il film 'Becoming Jane' ricorderà che questo scambio di battute appartiene a Jane Austen e a Tom Lefroy nella scena della biblioteca.




// NdA: 



Eccomiiiii! Dopo svariate settimane sono riuscita a pubblicare il capitolo. La stesura va a rilento, sono arrivata al decimo capitolo ma devo iniziare a scrivere la parte riguardante Storybrooke, prima o poi riuscirò ad andare avanti. 
Ringrazio tutte coloro che hanno iniziato a seguire la storia e che hanno recensito, inserendola nelle preferite/seguite/ricordate. 
A presto con il prossimo capitolo! E Buon Anno a tutte, oncers! <3
   
 
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