CAPITOLO 1
Una sala immensa, illuminata da tantissime candele
all'interno di lampadari di vetro di murano soffiato
di ogni colore.
C'è una festa in corso, una festa in maschera, per essere
precisi. Si vedono maschere di ogni tipo, la maggior parte in tono col vestito
indossato.
Ad un tratto, si leva il suono squillante di una tromba
che riempie tutto il salone e fa zittire i presenti.
In cima alla scalinata al centro della sala, un paggio si
fa avanti con un rotolo di pergamena in mano.
-
gentili
ospiti, diamo ora il benvenuto alla duchessa e al duca della Repubblica di Venezia-
degli applausi sinceri, e dei
complimenti, accolgono l'ingresso dei consorti, che scendono le scale mano
nella mano.
Si fermano al centro del salone e danno il via agli
strumenti per suonare. Partono le danze e, dopo di loro, tutti gli invitati si
avviano verso la pista per ballare.
Ma questa baldoria rassicurante viene interrotta dallo
spegnersi di tutte le luci. Il panico comincia a diffondersi tra la gente. Poco
dopo, si sente un rumore di vetri rotti e un urlo, accompagnato da un grido
della duchessa disperata:
-
ERNESTO!!!-
Poi silenzio. Si riaccendono le luci e, al centro della
sala gli ospiti scoprono con orrore il duca a terra sanguinante, con una spada
impiantata nel petto… è morto. Ma non vedono la duchessa. Alzando lo sguardo, i
presenti notano un messaggio scritto in rosso e velocemente, data
l'imprecisione dei caratteri.
·
ho messo
la parola fine sulla repubblica di Venezia!!! Non vi azzardate a cercare la
vostra duchessa o sarà peggio per il vostro regno. *
Quasi tutte le donne presenti svengono alla lettura di
quelle parole. Il terrore dilaga tra le persone presenti. La serata si è
trasformata in tragedia, la repubblica di Venezia non sarà più la stessa…
Ilda
si svegliò e scattò a sedere sul letto: era l'ottava volta che faceva quel
sogno. La tormentava da 4 settimane e mezzo. Non riusciva più a dormire, la notte. Si stropicciò gli
occhi verdi nella speranza di restare sveglia, ma non ce la fece e ripiombò sul
cuscino con la grazie di un elefante, giusto in tempo…
perché la sveglia suonasse. Spalancò gli occhi al suono di quel maledetto
strumento. Gli diede una manata e lo scaraventò giù dal comodino con una
violenza inaudita. Non sapeva se l'avesse rotta o meno,
fatto sta che dovette scrollarsi dal tepore del letto e prepararsi per andare a
suola. Si alzò, scostando le coperte con uno strattone. Si precipitò in bagno,
finendo in scivolata sul tappetino verde smeraldo. Si specchiò e imprecò
mentalmente contro le sue lentiggini così evidenti sopra la
sue carnagione candida. Quei puntini rossicci la accompagnavano già da tanto
tempo, no… dalla nascita, per sua sfortuna. Mentre cercava di pettinare i suoi
gonfi e arruffati capelli rossi, lunghi fino alle spalle, il pensiero tornò sui suoi sogni.
"
non è possibile sognare tutte le notti la stessa cosa!!!
Sono sicura che non sia un caso… eppure non mangio pesante la sera…"
Quando
vinse la lotta contro i suoi capelli sistemandoli in modo decente, li tenne
sciolti, fece una specie di riga in mezzo e spostò dietro alle orecchie i
ciuffi davanti, più corti degli altri capelli, si fece la sua toilette. Uscita dal bagno, si vestì con una salopette/gonna di jeans con sotto
una maglia rossa. Indossò delle calze bianche fino al ginocchio e delle
converse rosse. Era estate e, nonostante le proteste di sua madre per mettersi
qualcos'altro addosso, una volta presa la borsa nera a tracolla che fungeva da
cartella, uscì senza neanche una felpa addosso.
Si
sa: per una ragazza di 15 anni, è molto difficile ascoltare una madre…
Arrivò
a scuola in meno di due minuti, dato che conosceva tutte le scorciatoie di
Roma, ma non riusciva a togliersi dalla testa quel sogno orribile e misterioso. Quando
alzò lo sguardo, vide venirle incontro una persona che lei conosceva bene:
Corrado, un ragazzo gracile
e indifeso contro i bulli del loro liceo Artistico, che lo
prendevano di mira solo perché gli piaceva studiare, ma era anche il suo
migliore amico. Lo si poteva riconoscere tra mille: aveva i capelli nerissimi e
spettinati, tagliati molto irregolarmente, e portava degli occhiali dalla
montatura nera e rotonda che schermavano i suoi occhi marroni scuri. Non era il
massimo della scaltrezza, ma era molto intelligente.
Raggiunse
Ilda con un sorriso a trentadue denti per la felicità.
-
ILDAILDAILDA!!!! -
-
Calmati…
respira…-
Disse
ironica la ragazza facendo con le braccia il gesto dell'ispirazione.
-
scusa, è che è successa una cosa
incredibile!!!-
-
cosa?-
-
Bata Higgins…-
O
NO! Ancora con quella ragazza… Ilda ormai si era rassegnata all'idea che al suo
migliore amico piacesse una "poco di buono" come quella Bata. Era la classica "Barbie" americana : capelli biondi lunghissimi, occhi azzurri, lucidalabbra
trasparente sopra labbra così carnose che si pensa possano scoppiare da un
momento all'altro e i soliti vestitini succinti che danno poco spazio
all'immaginazione… la solita "prostituta" pronta a tutto pur di
essere popolare. Una prova di quei detti sul suo conto, era il fatto che
cambiasse fidanzato ( se così si potevano definire i ragazzi che frequentava)
ogni mese… altrimenti, se non aveva voglia di lasciare il povero malcapitato,
arrivava persino ad accumularne un numero che andava dal 2 al 6.
-
Cosa
ti ha detto ?-
Chiese
rassegnata la ragazza, alzando gli occhi la cielo.
-
Mi
ha detto che sono un genio!! Ti rendi conto?!?!?-
-
Eeeeemh…no. Tu SEI un genio, Corri, credevo lo
sapessi…-
Fece
perplessa Ilda, mettendosi le mani sui fianchi e fissando Corrado, in cerca di
un barlume di lucidità, se ancora ce ne fosse stato…
-
Ma
… ma è diverso: MI HA
NOTATO, ILDA!!! Non sono invisibile!!!-
-
Certo,
con quel gilet blu e quei pantaloni beije non passi
certo inosservato…-
Scherzò
lei, indicando i suoi vestiti scoordinati.
-
per non parlare poi della camicia che porti…
sembra che tu sia ingessato in una camicia di forza.-
Ilda
e Corrado si voltarono e videro che era stato Roberto, il bulletto
della scuola, a parlare. Era accompagnato dalla solita schiera di leccapiedi e di ragazze facili,
tra le quali c'era anche Bata Higgins,
la sua ragazza di quel periodo.
-
senti chi parla! Quello che porta i
pantaloni come se si fosse fatto la cacca addosso!-
esclamò agguerrita Ilda, difendendo il suo migliore
amico, che era rimasto in silenzio, sapiente del fatto che, se avesse parlato,
si sarebbe ritrovato dentro a qualche cestino dell'immondizia o con la faccia
spiattellata contro il muro.
-
senti, grissino dai capelli rossi, io parlo
come voglio, capito? E vedi di starmi alla larga se non vuoi ritrovarti qualche
gomma da masticare nei tuoi bei capelli… andiamo ragazzi.-
e , presa Bata per la vita, si
diresse dentro al scuola.
-
non lo sopporto quello. È un arrogante, vero
Corri?… Corri?-
ma Corrado era troppo occupato a fissare Bata
per accorgersi che Ilda gli stava parlando.
Lei
alzò gli occhi la cielo e sfoderò un mezzo sorriso.
-
andiamo dongiovanni…-
lo trascinò per un braccio e lo portò dentro alla scuola
quando la campanella suonò.