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(interrogare i
testimoni e delineare le rispettive strategie)
Quale delle
due, dannazione! Quale
scommessa ha vinto?
Mi ha richiuso il telefono in
faccia.
Skates la prossima volta me la
pagherà… dirmi una cosa simile e lasciarmi col dubbio.
Di certo sarà la prima… non può
essere la seconda.
Che stupido! Come potrebbe essere
la seconda?
A cena abbiamo scommesso su chi
sarebbe stato il meccanico ad occuparsi del nostro aereo: lei puntava
su Stone,
io su Hunter. Fortunatamente sono in gamba entrambi… avrà saputo che si
tratta
di Cucky Stone.
Non può che essere così.
Salgo sulla tua auto e metto in
moto… Come fai a guidare con i tacchi?
E non solo a guidare: camminare è
ancora peggio.
Una tortura.
E così ci sei riuscita a
convincere Skates! Chissà come hai fatto? Quando ha parlato con me, mi
è
sembrato che volesse solo una conferma.
Accidenti a Skates! Tra tutte le
cose che poteva domandarmi, per essere certa che fossi io, doveva farmi
dire di
nuovo proprio quello che le ho detto ieri sera?
Non ho potuto evitarlo.
E se non ti avesse creduto? Addio
qualificazioni…
Chissà perché le donne adorano
tornare sempre su certi argomenti?
Poteva domandarmi di tutto: da cosa
le dissi, anni fa, quando la convinsi a non mollare, in quel periodo in
cui ero
tornato a pilotare e lei aveva avuto delle crisi di panico… a ciò che
ci
eravamo detti poco prima di eiettarci, durante quel volo disperato
sopra
l’Atlantico…
Qualunque cosa.
E invece mi ha fatto ripetere
proprio quella frase idiota che le ho detto ieri sera, mentre eravamo
sul
ponte. Lei l’eclissi di luna non l’ha guardata, se n’è andata in cabina
perché,
mi ha detto, avrebbe avuto troppa nostalgia del suo uomo…
Ero di umore strano, ieri sera.
Mi sono lasciato andare alle
chiacchiere.
E gliel’ho detto.
So bene che Skates sa rispettare
una confidenza... è la miglior amica “senza complicazioni” che abbia
mai avuto.
Perché allora ha voluto che le
ripetessi proprio quello? Forse perché è la prima cosa che le è venuta
in
mente. O forse perché era certa che non te l’avrei mai detta, neppure
sotto
tortura, e così poteva essere sicura che fossi davvero io?
Il traffico è tremendo,
stamattina. Nonostante sia presto, rischio di arrivare in ritardo…
Sei proprio tu, è proprio il tuo
corpo a percepire e indurmi a pensare a queste cose. Quando mai a me,
Harmon
Rabb, sarebbe venuto in mente di sentirmi in ansia perché sono in
ritardo?
Il tuo corpo mi trasmette in
continuazione le coordinate temporali… come fai a resistere senza che
ti venga
un esaurimento nervoso?
-
Non senti mai
la mancanza di una
donna, Harm?
Dannazione!
Perché la mia mente, ora, si sta
comportando esattamente come la mente femminile? Non riesco a levarmi
dalla
testa quella conversazione...
Accidenti a te, Skates, e alle tue
domande!
- Ci sei tu, Skates, qui con me, ora. E sei una donna.
-
Sto parlando
di una donna
speciale, Harm…
-
Avevo capito.
-
Però non
rispondi mai. Coraggio,
dimmelo.
Sono rimasto
in silenzio per un
attimo, sentendomi il suo sguardo addosso, sotto la luce della luna.
Percepivo
la tua mancanza in maniera quasi fisica… e la nostalgia di te era
infinita…
pochi attimi prima che mi facesse quella domanda, stavo ricordando
quando ti ho
baciato sul portico dell’ammiraglio… Quanto tempo… Troppo. Eppure
risentivo
ancora il tuo sapore… o il ricordo di esso… e la morbidezza del tuo
corpo
premuto contro il mio…
-
In questo
momento mi manca da
morire, Skates…
Non ho
pronunciato alcun nome, ma
lei ha colpito subito nel segno.
-
Mac?
L’ho
guardata, senza parlare. Poi,
d’un tratto, la risposta mi è sfuggita dalle labbra.
-
Sì. Mac.
-
Sei
innamorato di lei, vero?
-
Sì.
-
L’ho capito
fin dalla prima volta
che vi ho visti assieme…
-
Non cambia
nulla. Lei sta con Clayton
Webb.
-
E come mai?
- E’ una storia
lunga. Prima ero io
a non volere complicazioni; poi è stata lei a sostenere che non sarebbe
durata.
E si è messa con Webb.
-
Scommetto che
non è innamorata di
lui, ma di te.
-
Perderesti.
-
Ne sei
sicuro, Harm?
***
“Gancio”.
“Gancio fuori”.
Ancora non so spiegarmi come sia
riuscita a portar su questo bestione… e l’idea di riportarlo giù, su
quel
puntino in mezzo al mare che è il ponte della Seahawk, mi sgomenta.
Ma il tuo cervello deve avere
volontà propria, perché riesce a trasmettere alla mia mente pensante
impulsi
automatici che giungono da ogni parte del tuo corpo.
“L’angolo di discesa è buono.
Comincia ad accelerare…”
Obbedisco agli ordini di Skates
senza neppure rendermene conto.
Ho una sensazione stranissima: è
come se fossi tre entità distinte, tutte riunite dentro di te.
Il Comandante Rabb, pluridecorato pilota
della Marina, che sa governare con destrezza e abilità un aereo da un
milione
di dollari.
Il Colonnello Mackenzie, un Marine
amante della terra piuttosto che del cielo, che tuttavia esegue alla
lettera
gli ordini corporei che, partendo dai tuoi occhi, dal tuo udito e dalle
misteriose circonvoluzioni della tua massa cerebrale, arrivano ai
gangli
nervosi che comandano le tue mani e tutto il tuo corpo.
Non molto tempo fa ho letto di
teorie che farebbero risiedere, negli arti preposti ad un preciso
compito,
memoria dei movimenti automatici ormai acquisiti, atti a svolgere il
compito
stesso. Allora mi sembrò un’ipotesi alquanto inverosimile… ora, forse,
dovrei
cominciare a ricredermi.
E infine ci sono io, Mac, che mi
trovo dentro di te ma al tempo stesso è come se stessi osservando tutto
quanto
dall’alto.
Osservo Rabb&Mackenzie che…
bè… che lavorano assieme, come una squadra.
Come abbiamo fatto tantissime altre
volte, pur in circostanze diverse, anche se ultimamente sembriamo
essercene
dimenticati.
Percepisco ovviamente tutte le mie
emozioni e le mie paure, ma al contempo sono travolta dalle tue
sensazioni
corporee: sento l’adrenalina che ti scorre rapida e ad ondate, rendendo
più
acuti i tuoi sensi.
Ogni tuo singolo muscolo è in
tensione, anche quelli non direttamente coinvolti nelle le manovre di
appontaggio.
Neppure la mia paura riesce a far
andare in tilt il tuo sistema di recettori sensoriali. Piuttosto sembra
quasi
che questa mia emozione, in te ottenga l’effetto contrario e renda i
tuoi
movimenti più sicuri.
E finalmente mi rendo conto del
perché ami tanto volare: tu, il tuo corpo, avete bisogno di questa
adrenalina,
di queste sensazioni… non è soltanto la tua mente ad amare il volo e
gli aerei,
ma è tutto il tuo essere, nel suo insieme, a ricercare, a volere queste
emozioni.
Assorbo queste tue sensazioni fisiche
quasi come se fossero mie, come se fosse il mio stesso organismo a
trasmetterle
alla mia mente, e lascio che a poco a poco penetrino la mia coscienza
razionale,
mentre mi abbandono completamente nelle tue mani, come spesso ho fatto
in
momenti difficili.
E tu, finalmente, ci riporti a
terra.
***
Da cosa è
determinato l’istinto?
E non mi riferisco alla tendenza
innata negli esseri viventi che li spinge ad adottare comportamenti
mirati alla
conservazione dell’individuo o della specie; e neppure all’impulso
animalesco
connesso al corpo e antitetico alla ragione e allo spirito.
Mi riferisco piuttosto alla
propensione, non motivata razionalmente, ad adottare un determinato
comportamento, che risulta quindi essere spontaneo; una propensione
che, in
alcuni casi e per alcune persone, è talmente forte che risulta
impossibile fare
a meno di seguirla.
Sono solo le sensazioni fisiche,
quelle che si suole definire “a pelle”, che agiscono, oppure c’è
dell’altro?
Quanto conta in questo meccanismo
la sensibilità di ognuno? Quanto il back-ground di esperienze
personali? E
quanto ancora i condizionamenti psicologici che chiunque si trascina
appresso?
Nella mente ho ben chiaro il
ricordo delle sensazioni provate durante il primo colloquio con
Ferrell, quando
ancora mi trovavo nel mio corpo; oggi, tuttavia, quando l’ho
interrogato di
nuovo, dopo aver parlato con Mike Forde, il teste a suo favore,
razionalmente
avevo ancora il mio istinto a guidarmi, ma le sensazioni “a pelle”,
quelle che
provava il tuo corpo, erano totalmente diverse al punto che andavano a
ribaltare tutto quanto.
Ora sono ancora convinto che
nasconda qualcosa, ma mi sorge il dubbio che la sua insincerità non
celi della
malvagità, quanto piuttosto la volontà di proteggere qualcuno.
Ma chi?
Dopo il colloquio, durato oltre
mezzo pomeriggio, sono rientrato in ufficio. Ma un po’ a causa di
quello che
stiamo vivendo (continuo a sbagliare ufficio e a dirigermi nel mio…
Harriett ti
ha già domandato almeno due volte se ti senti bene…), e un po’ perché
sono
confuso da ciò che ho provato durante l’interrogatorio, ho deciso di
uscirmene
e tornare a casa.
Ho voglia di trascorrere qualche
ora nel mio appartamento.
Forse ci passerò addirittura la
notte.
Ho bisogno di trovarmi nel mio
ambiente, per chiarire tutto quanto…
Dannazione, l’appuntamento con
Webb!
Poco male, tornerò a casa tua in
tempo per prepararmi (o prepararti… tanto ho già deciso che non mi
sprecherò
più di tanto, un paio di jeans e una camicetta… per Webb è più che
sufficiente…
non ho neppure idea di dove voglia portarti…); ma sento la necessità di
ritrovare un minimo di serenità e riflettere.
Non è una passeggiata vivere nel
tuo corpo. Non sono abituato a gestire sensazioni tipicamente
femminili… ed è
un casino.
Siete dannatamene complicate, sai?
Eppure noi uomini non possiamo
fare a meno di sentirci intrigati da voi, dal vostro fascino femminile
e,
nonostante tutto, anche dal vostro spirito.
Forse perché così tanto diverso
dal nostro.
Sono sul pianerottolo e mi sto
allungando per recuperare la chiave di scorta dal nascondiglio segreto,
quando Mattie,
che sta uscendo per andare da una sua amica (così ti dice), mentre ti
saluta ti
guarda sorpresa, incuriosita da ciò che sto facendo.
“Ciao Mattie, come stai?”
“Ciao… Mac, giusto?”
Non ti ha vista molte volte, anche
se le parlo in continuazione di te e ti ritiene la sua eroina
preferita, da
quando a Natale convincesti suo padre a lasciarla con me.
“Giusto. Harm non ti ha detto che
mi ha chiesto di bagnargli le piante mentre è via?”
Ti guarda in maniera strana, ma
poi sorride, gira sui tacchi e prende a scendere le scale di corsa,
come fa di
solito, mentre urla:
“Harm non ha piante! Ma fa’ pure come
se fossi a casa tua…”.
Mi sento proprio stupido. Non
potevo inventarmi una scusa migliore? Che abbia capito che sono io? No,
non può
essere…
Più probabile che pensi che sei
venuta da me di proposito ed è felice, visto quanto la sto stressando
ultimamente,
continuando a parlarle di te.
Apro la porta ed entro nel mio
appartamento.
Mi richiudo la porta alle spalle e
mi ci appoggio contro con la schiena, quasi a cercare rifugio…
Sono esausto.
Sento l’impellente desiderio di
bere qualcosa.
Mi dirigo verso il frigo;
dovrebbero esserci delle birre… ne prendo una, la apro e verso il
liquido
biondo nel bicchiere… chissà perché, visto che di solito la sorseggio
direttamente dalla bottiglia; devi essere tu a farmi compiere quel
gesto.
Porto il bicchiere alle labbra,
stringendolo con entrambe le mani, e immediatamente avverto che c’è
qualcosa
che non va: il desiderio di bere alcol, alcol allo stato puro, di
avvertirne il
sapore bruciante raspare la gola, prevarica il desiderio di gustarmi il
piacere
che normalmente provo a bere della birra ghiacciata…
Dannazione!
Tu sei una ex-alcolizzata.
Come ho fatto a scordarlo?
E’ il tuo corpo a desiderare così
spasmodicamente di bere… ma non posso permettertelo. Rovinerei, per un
solo
momento di piacere, tutto il tuo lavoro di anni.
Allontano a fatica il bicchiere.
E, lo sento fisicamente, il tuo
corpo impazzisce dal desiderio di averla, di ingurgitare un sorso di
birra… Ne
sento il sapore in bocca senza neppure avertene fatto assaggiare un
goccio.
Risoluto a non cedere, verso il
liquido nel lavandino.
E la gola ti si chiude,
lasciandomi quasi senza respiro…
Come fai? Come fai a resistere
ogni volta?
Non ho mai provato una cosa
simile…
Solo ora capisco tutte le lotte
che devi combattere con te stessa ogni volta che ti assale il desiderio
di
alcol.
L’odore di birra aleggia nella
stanza… Devo andarmene, altrimenti cedo e ti faccio bere.
Tutto il resto passa in secondo
piano… i miei casini mentali aspetteranno, così come il mio bisogno di
riprendere il controllo della situazione.
Al momento conta una sola cosa:
devo portare il tuo corpo fuori di qui, lontano dalla possibilità di
cedere.
***
“Qual era la
scommessa che avresti
vinto?”
E’ ora di cena. Sono al tavolo con
Skates e ho dovuto trattenermi dall’ordinare un piatto con la carne,
l’unico
che mi ispirava, per evitare che qualcuno sospettasse qualcosa: quando
mai sei
stato visto mangiare carne?
E’ strano: pensavo che avrei
gradito solo piatti vegetariani, ora che sono nella tua pelle; invece
il mio
desiderio di carne è tornato all’improvviso. E, ad essere sincera, mi
ha un po’
sconcertata. Stavo cominciando ad abituarmi a “sentire” le tue
esigenze,
anziché le mie, e invece…
Questo fatto mi fa pensare: come
mai fino a poco fa sentivo desideri, sensazioni e istinti solo tuoi e
ora
comincio a ritrovarne alcuni dei miei? Che stia cambiando qualcosa?
“Di quale scommessa parli?” mi
domanda Skates, mentre mangia sotto il mio naso quel piatto che io
stessa ti
avrei fatto ingerire.
“Di quello che hai detto ad H… a
Mac.”
Mi correggo immediatamente. Il
tipo, un pilota che tu conosci certamente –lo so perché ti
ha salutato con una
frase strana, alla quale, non sapendo cosa rispondere, ho risposto con
uno dei
tuoi mezzi sorrisetti enigmatici che a volte mi mandano in bestia e con
i quali
sei solito chiudere il discorso; quando ho chiesto delucidazioni a
Skates, ha
fatto lo stesso sorrisetto odioso… deve essere una prerogativa di voi
piloti,
devono insegnarvelo mentre vi spiegano come salire su un aereo-
è seduto al
tavolo accanto e ogni due per tre ci osserva: che abbia dei sospetti?
“Ah, quella”, risponde. E poi
tace.
“Già, quella.”
La osservo in silenzio,
invitandola a proseguire.
Niente da fare. Continua a
mangiare imperterrita.
“Allora?”, incalzo, fingendo
tuttavia indifferenza, mentre anch’io continuo a mangiare un qualcosa
che,
definirlo cibo, è un’esagerazione. Come fa a piacerti ‘sta roba?
“Mhm… niente di importante. Una
cosa tra noi due…”
Peggio di Webb quando nasconde un
segreto di stato.
“Capisco. Una faccenda riservata.”
“Già… Niente di importante,
comunque” e chiude la conversazione con un sorriso. “Quel” sorriso.
Sarà… ma chissà perché ho la
sensazione che questa vostra scommessa, in un modo o nell’altro, mi
riguardi.
O, comunque, che
sia più importante di
quanto Elizabeth Hawkes voglia farmi credere.
Sai che ti dico? Mi dà fastidio
che tu e lei abbiate così tanto in comune e che vi sia tanta complicità
tra
voi. Ho sempre pensato che fossi io la tua migliore amica, e invece ora
scopro
che non lo sono più. O meglio, che non sono la sola.
Quando il rapporto tra te e Skates
è cambiato?
Oppure sono io che non l’ho
notato, crogiolandomi nella presunzione che fossi l’unica cui riservavi
un
trattamento speciale, e invece tra voi è stato subito feeling a prima
vista?
So che tra voi non c’è niente.
Niente di romantico, intendo. Anche se, dal modo in cui lei ti guardava
questa
mattina, non credo che le sei così indifferente. Ma, realisticamente, a
quale
donna potresti essere indifferente?
Tuttavia questa vostra intesa
particolare mi irrita un po’.
Capisco di non averne diritto. Le
cose, soprattutto ultimamente, tra noi stanno andando male, anche sul
piano
dell’amicizia. La nostra situazione sentimentale irrisolta sta creando
più
problemi di quanti mi sarei mai immaginata. Quando in Paraguay ti dissi
che non
credevo che le cose tra noi avrebbero potuto funzionare a causa di come
siamo,
speravo di preservare almeno la nostra amicizia.
E invece sta andando tutto male…
Mi manchi, sai?
E’ una cosa assurda, da pensare,
considerato il fatto che sono dentro di te, ma è la verità. Da mesi mi
manchi
come amico. Da sempre mi sei mancato come uomo… Ora mi manchi anche
come
persona, come entità pensante.
Mi manca tutto di te, benché abbia
sotto agli occhi, costantemente da un giorno, le tue mani, il tuo
corpo; benché
abbia il tuo volto, i tuoi occhi, le tue labbra a portata di mano… è
sufficiente che mi guardi ad uno specchio.
Eppure mi manca la tua anima, il
tuo pensiero, la tua mente. Ho bisogno di sapere che dentro a questo
corpo che
mi tenta ogni giorno, esisti tu. Perché altrimenti è un semplice
involucro; un
bellissimo involucro, ma privo di ciò che lo rende tanto speciale.
Ho bisogno di te.
Non ho mai pensato queste cose di
Clay…
Ma che ci trovo di strano? Non
sono innamorata di Clayton, anche se lo vorrei con tutta me stessa, per
riuscire
finalmente a dimenticarti.
Io sono innamorata di te,
esattamente come ho detto a Skates.