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Autore: angelikakiki    03/01/2014    15 recensioni
“ Stasera dormirò con te” mi dice.
Scuoto la testa. Non voglio fargli pena. E quando glielo dico, lui si mette a ridere.
“ Non lo faccio per te. Lo faccio per me. Devo capire se posso ancora… voglio tornare ad essere me stesso, Katniss. Ma mi serve il tuo aiuto” mi sussurra. Annuisco. Lo voglio. Lo voglio accanto a me. Come sempre.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Schiudo un po’ gli occhi. Niente incubi neanche stanotte. Sorrido felicemente. Sì, perché sono felice. Per cosa? Oh, sì. Adesso ricordo. Ma era troppo bello per essere vero. Deve essere stato un sogno. Dopo aver risposto “ Vero”, Peeta mi aveva semplicemente abbracciata. Non aveva detto niente. Ma sentivo le sue lacrime sulla mia spalla. E mi ero addormentata, certa che quelle lacrime fossero dovute alla sua gioia. La stessa gioia che provo ora, penso. Mi fanno male i muscoli. È un dolore piacevole, causato da una cosa piacevole. Sì, immagino sia questo l’aggettivo che dovrei usare.

“ Buongiorno” sussurra una persona in lontananza. Apro gli occhi del tutto, mettendomi a sedere. È Peeta sulla sedia. Tiene in mano una specie di vassoio. Si alza e me lo porge.

“ Colazione a letto. Portia mi aveva raccontato di quando gliela portava tutti i giorni il suo ex marito. Mi diceva che ogni volta le faceva piacere. Quindi… spero che faccia piacere anche a te” mi spiega. Certo che mi fa piacere. Pane appena sfornato, burro, lamponi e una bella cioccolata calda con tanta panna. Mi ci avvento annuendo contenta. Però non capisco. Insomma, ha otttenuto quello che voleva, no? Ormai sono sua. Quindi… basta provare a impressionarmi.

“ Peeta” mormoro tra un boccone e l’altro. “ Perché continui ad essere così carino con me? Cioè… Ora che, diciamo, te l’ho detto… Puoi anche finirla di cercare di conquistarmi… Non c’è bisogno di portarmi la colazione per…

Peeta ride. Stavolta però è una risata un po’ amara.

“ Katniss, pensi che queste cose le faccia per conquistare te? Non pensi che anche a me faccia piacere vederti felice?

Non rispondo. Abbasso timidamente gli occhi sentendomi un po’ in imbarazzo. Strategica e fredda. Non mi smentisco mai, almeno. Mantengo la mia coerenza. Complimenti, Katniss.

“ Scusa. Lo so. E ti ringrazio, davvero” ammetto. Lui sospira.

“ Fa niente, piano piano ti convincerò del fatto che io voglio davvero prendermi cura di te per tutta la vita. Non importa” dice sedendosi accanto a me. Mi accarezza la testa. E, improvvisamente, un ricordo.

“ Anche mio padre lo faceva. Quando mamma si arrabbiava con lui. Non avevamo molto, ma, quando litigavano, il giorno dopo papà si svegliava presto e andava a comprare una fetta di pane o due. E sopra ci spalmava il burro. Io lo aiutavo a raccogliere i mirtilli nella foresta. Poi raccoglieva una di quelle rose che crescevano dietro a casa nostra. E preparava un vassoio, più o meno come questo. Svegliava mamma e, dopo averla baciata, andava nella miniera. Mamma aveva il sorriso stampato sul viso per tutto il giorno. Diventava più bella” gli spiego. Non so perché ho le guance umide. Forse perché sto parlando di mio padre. Non lo so. Peeta sospira.

“ Papà invece non lo faceva mai per mamma. Io… non penso che l’abbia mai amata davvero, sai? So riconoscere l’espressione di un uomo davvero innamorato… basta guardarmi allo specchio quando ci sei tu nei paraggi” sussurra ridacchiando un po’ e abbassando lo sguardo.

“ E… mio padre non guardava mai mia madre… come guardava la tua, nelle rare occasioni in cui si incrociavano” dichiara.

“ Tua madre… lo sapeva?

“ Oh, sì, l’ha scoperto. Hanno discusso a lungo mentre… durante la sua gravidanza. Stava aspettando me, sai? E… quando l’ha scoperto… non lo so. I miei fratelli mi hanno raccontato che è andata fuori di testa. Cercava in tutti i modi di abortire, come se potesse fare un torto a mio padre. Ma, alla fine, sono nato… e, insomma… mamma non ha mai avuto quello spirito materno innato, però… sicuramente apprezzava i miei fratelli molto di più di quanto apprezzasse me. Loro erano i più forti, i più utili, mentre io… combinavo un disastro dietro l’altro, a sentire lei. Mio padre, invece… credeva in me. Sì, lasciava sempre a me il compito di decorare le torte, mentre i miei fratelli preparavano il pane. Mi elogiava sempre. Già. È stato un buon padre” sussurra. La sua espressione è cupa, carica di nostalgia.

“ Spero, un giorno, di seguire il suo esempio. Ma, per adesso, sarà meglio che mi vesta. Haymitch è tornato e pensavo che sarabba stata una buona idea andarlo a salutare. Mi accompagni?” domanda. È bizzarro come cambi argomento all’istante. È la sua cicatrice, il suo fardello da sopportare. E io, come al solito, mi ero completamente dimenticata del fatto che anche lui ha perso qualcuno, che anche il suo passato è stato portato via esattamente come il mio. Mi sento terribilmente egoista.

“ Peeta” sussurro mentre si alza. Lui rimane di sasso.

“ Sì?

“ Vorrei aiutarti a riaprire la Panetteria, se per te non è un problema” dichiaro. Mi stampa un bacio sulla testa.

“ Grazie” bisbiglia. Fa per andare in bagno, ma poi si volta.

“ Katniss… ieri… è stato tutto… vero?” domanda. Lo guardo interrogativa.

“ Cosa?

“ Aver fatto…

“ Sì” dichiaro prontamente prima che possa concludere la frase. Arrossisco un po’. Lui sospira sollevato.

“ Oh, meno male, pensavo di essermelo immaginato! Ed è vero che mi hai detto che mi…

“ Esatto” rispondo. Niente, oggi non sono in vena di fargli completare una frase. Sono frasi incriminanti, ecco. Il suo volto viene illuminato da un sorriso.

“ Puoi… puoi ridirlo?” chiede meravigliato. Ridacchio. Peeta. Provo ad aprire la bocca. Bene. Adesso devo dire la frase completa. So che stavolta non posso cavarmela con un semplice “ vero”. Devo dirgli quelle due parole così piene di… significato, ecco. Ma perché è tanto difficile? Lo guardo. Respiro. No, non ce la faccio. Non ho il coraggio di dirglielo in faccia, non so perché. Darebbe alla cosa un carattere definitivo. Ma non è proprio quello che voglio? Sì, ma… non lo so.

“ Ti amo” sussurro guardando intensamente il quadro alle sue spalle. Meglio di niente, no? Infatti si fionda verso di me, facendo premere il suo corpo contro il mio. È strano, ormai avrei dovuto superare l’imbarazzo della cosa. Eppure sento ancora il cuore battere a mille.

“ Non immagini quante volte ho sognato questo momento. Non mi sembra vero ” dice prima di baciarmi dolcemente. Sorrido. Anche a me non sembra vero. Non mi sembra vero che possa sorridere.

 

 

Arriviamo alla porta di Hyamitch. Bussiamo. Dopo qualche minuto, ci viene ad aprire.

“ Ringraziami, Hyamitch: Peeta voleva sfondare la porta. Ancora” dichiaro entrando in casa. Ovviamente, è sempre più lurida, non c’è niente da fare. Lui alza le braccia.

“ Prego, dolcezza, accomodatevi… stavo dando da mangiare alle oche. Ultimamente sono irrequiete. Ciao, Peeta” esclama alla vista di Peeta, che ricambia, guardandosi intorno.

“ Questa casa cade a pezzi, Hyamitch. Non pensi che sia il caso di fare un po’ di pulizia?” domanda. Sbuffo, esaminando il tavolo pieno di bottiglie vuote. Lui si siede sul divano.

“ No, a me piace così. La rende accogliente” osserva mentre riempie il suo bicchiere con la bottiglia lì vicino.

“ Stanno tutti bene?” domando improvvisamente. Lui si fa serio.

“ Sì. Tutti bene. A quello di Beetee hanno dovuto ricostruire il naso, ma è illeso. Quel Vincent era davvero un’animale feroce, eh?” dice ridacchiando un po’.

“ Non poi così tanto, a quanto sembra. Era semplicemente innamorato. Si fanno cose… discutibili, quando si perde la ragazza che ami. O quando si pensa di averla persa per sempre” osserva saggiamente Peeta, sedendosi su una poltrona lì vicina. Sorrido amaramente. È vero. Haymich guarda Peeta intensamente.

“ Suppongo che sia questo il motivo per cui mancano delle bottiglie, eh? Eh, bellezza? Hai fatto prendere un bello spavento al giovanotto qui di fronte, immagino” dichiara ridendo. Meno male che l’ha presa bene. Alzo le spalle.

“ Immagino di sì” ammetto increspando un po’ le labbra. Lui scuote la testa.

“ Fortuna che ho sempre qualche bottiglia di riserva” afferma tirando su il suo bicchiere. Poi si rivolge a Peeta.

“ A proposito… penso che il Forno abbia qualcosa di interessante. Mi andresti a comprare altre… bottiglie?

“ Sì, certo, te le devo! Katniss, andiam…

“ No, la Ghiandaia Imitatrice rimane qui con me. Io e lei dobbiamo fare un bel discorsetto in privato. A tra poco!” dichiara congedandolo. Che cosa vuole da me? Non mi è piaciuto per niente il tono con cui ha detto ‘Ghiandaia Imitatrice’. Peeta si alza, guardandomi leggermente sconcertato. So che mi sta chiedendo con gli occhi se può lasciarmi da sola con Haymitch. Annuisco silenziosamente. Sì, può andare. Posso gestirlo tranquillamente. Mi dà un lieve bacio sulle labbra prima di uscire dalla porta. Haymitch mi fa segno di accomodarmi. Sospiro, facendolo. Ha un’espressione un po’ sprezzante. Non mi piace proprio. Io, dal canto mio, sostengo il suo sguardo, come faccio con le mie prede. So che la cosa è efficace, e mi permette di avere un certo vantaggio psicologico, facendogli capire che ho il pieno controllo della situazione. Ma Haymitch non intende darmi questo vantaggio, a quanto sembra. Mi fissa a sua volta, proprio come faccio io.

“ Katniss, tu non puoi prendere e andartene quando ti pare. Mi sono spiegato? La tua vita è comunque in pericolo, e lo sarà sempre. Non importa quanto le cose possano migliorare, sei la Ghiandaia Imitatrice. E di fanatici conservatori, in giro, ce ne sono tanti. Quando il tuo fidanzatino adorato mi ha informato della tua partenza, mi hai allarmato parecchio. Sul treno, poteva esserci chiunque. Sei stata fortunata. Ma, considerando tutto, sei sempre stata particolarmente fortunata, tu sai a cosa mi riferisco” conclude guardando la porta dalla quale, qualche istante prima, è uscito Peeta.

“ Non intendevo allarmarvi.

“ No, infatti. Inizialmente ho pensato che volevi solo fare la vittima.

“ Io non volevo fare la vittima. Se non sai le cose, non parlare. Sono andata lì per Gale” dichiaro scaldandomi. Lui alza le mani.

“ Mi pare di aver detto ‘inizialmente’. Poi, quando ho visto il tono con cui Peeta mi informava della tua partenza, ho capito tutto. Sai, ho pure mandato Johanna al Due, con l’intento di persuaderti a tornare al Dodici, a tornare da quel poveraccio del tuo ragazzo. Non sai come stava, te lo giuro. Adesso parleremo anche di questo” prosegue con fare pratico. Mi soffermo sulle sue parole. Johanna? Mi aveva mandato Johanna?

“ E’ tornata al Distretto Sette ora?” domando sinceramente preoccupata. Non so perché, ma l’idea di Johanna al Distretto Due con Gale mi infastidisce molto. Scuote la testa.

“ Non lo so. Ma non sei qui per parlare di Johanna. Adesso io e te parliamo di Peeta e del modo in cui lo tratti” esordisce con fare serio. Mi alzo in piedi sulla difensiva. Ma che vuole? Non ho niente di cui giustificarmi con lui.

“ Haymitch, io non…

“ No, tu adesso mi stai a sentire. Io, fossi in te, comincerei a mostare un po’ di gratitudine nei suoi confronti, Katniss.

“ Non sei nella condizione di fare il moralista, mi pare!” esclamo arrabbiata.

“ No, infatti. Ma la mia non è una predicazione, non sono il dottor Aurelius. Sono solo il tizio che si è stufato di vedere quel ragazzo così maltrattato da te. Se non lo ami, almeno diglielo chiaro e tondo, così da non lasciare spazio alle illusioni” dichiara spazientito. Scuoto la testa.

“ Tu non sai niente. Io… io gliel’ho detto” affermo evitando di guardalo negli occhi. La verità è che mi imbarazza molto parlare di queste cose con Haymitch. Con lui vorrei almeno… dare l’impressione di essere forte, di essere una roccia. A volte non ci sono riuscita, è vero, ma tentar non nuoce. E forse, anche stavolta ho fallito: il tono della mia voce non lascia spazio all’imaginazione. Lui mi mette a sedere dritto.

“ Eh? Che cosa gli hai detto?

“ Quello che… che provo per lui. Ok? Gliel’ho detto” esclamo. Lui mi sorride.

“ Eh?

“ E ormai sono qui. Giungi da solo alle tue conclusioni!” gli dico provando ad essere più enigmatica possibile. Lui si alza in piedi. Alza le braccia. Vuole darmi uno schiaffo? Mi ritraggo, ma lui mi stringe a sé. Tremo leggermente.

“ Ce l’hai fatta, eh? Era ora” sussurra. È contento, lo sento. Sorrido anche io leggermente. Annuisco staccandomi.

“ Sì. Direi che se l’è meritato” affermo guardando la porta.

“ Quindi avete tenuto Sae sveglia tutta la notte a sentire…” ridacchia rimettendosi a sedere sul divano.

“ NO! No, Sae… sarebbe il caso di concedarla, vero?” gli domando. Effettivamente, adesso come adesso la sua presenza è inutile. Haymitch solleva le spalle.

“ Bhe… forse… se non ha nessun posto dove andare… potrebbe stare da me, ecco. Almeno qualcuno potrebbe dare da mangiare alle oche in mia assenza” decreta semplicemente. Sì, mi sembra la soluzione migliore. Gli comunico i miei pensieri, prima di venire interrotti dal rumore della porta. È Peeta.

“ Haymitch, ce ne era solo una, mi dispiace…” sussurra porgendogli la bottiglia di rum. Haymitch alza le spalle, stappando con i denti il tappo e versandoselo nel bicchiere. Con una rapida occhiata all’orologio del salone, io e Peeta capiamo che è l’ora di andare. Salutiamo Haymitch e ci dirigiamo verso casa.

“ Che voleva?” mi domanda Peeta. Sbuffo.

“ Farmi la predica, probabilmente. Ma stavolta non è riuscito nel suo intento di farmi sentire in colpa.

“ Non che ci sia mai riuscito!” sottolinea Peeta sorridendo un po’. Sospiro leggermente divertita. Peeta. Lui mi conosce. Entriamo a casa mia. Sae ci guarda con fare interrogatorio. Vorrei salutarla e comunicarle direttamente la mia decisione di congedarla, ma il telefono squilla inaspettatamente. Peeta si fionda in cucina. Chi può essere a quest’ora?

“ Pronto?” chiede Peeta alla cornetta. Resto accanto a lui, leggermente preoccupata. Che sia mia madre? Il dottor Aurelius? Haymitch? Non lo so.

“ Sì, dottore, sono Peeta” dice Peeta. Sospiro irritata. Che vuole a quest’ora?

“ Che cosa?” domanda Peeta. Impallidisce guardandomi.

“ Che succede?” chiedo. Ma la mia domanda non trova risposta. Lui si limita a parlare a monosillabi, allarmandomi ancora di più. Appena attacca la cornetta, lo fisso preoccupata. Peeta degludisce.

“ Era… Aurelius… dice che… Annie… è peggiorata. Voleva chiederci se poteva mandare qui Annie e Hearten per qualche giorno, così da tranquillizzarla sulle sorti di suoi figlio qualora lei venisse a… a mancare. Sono… il suo Secondo Genitore, no? E… e Johanna sta al Due, in mezzo alle risse, insomma…”

“ Ma perché, come sta Annie… che cosa…?

“ Aurelius parla di… una malattia mentale che può portare… io… non so che dire… mi serve un momento” conclude andando nella direzione del bagno. Sospiro. Hearten. Il figlio di Finnick. Da quello che dice Peeta, probabilmente, un futuro orfano.

 

Spazio autrice: Scusate per l’attesa, davvero. Sono tornata oggi dopo aver passato delle fantastiche vacanze a Chiusi ( in Toscana), dove non mi prendeva il telefono né avevo la possibilità di scrivere! Spero di riuscire a rispondere a tutte le vostre numerosissime ( GRAZIE <3 <3 <3) recensioni il più presto possibile! Scusate anche per questo capitolo! È un capitolo di passaggio, ma, come potete notare, ci sono parecchie situazioni aperte. Nel prossimo capitolo ci sarà il pranzo con tutti quanti, e spero di non deludervi. Grazie ancora, davvero.

  
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