Schiudo
un po’ gli occhi.
Niente incubi neanche stanotte. Sorrido felicemente. Sì,
perché sono felice.
Per cosa? Oh, sì. Adesso ricordo. Ma era troppo bello per
essere vero. Deve
essere stato un sogno. Dopo aver risposto “ Vero”,
Peeta mi aveva semplicemente
abbracciata. Non aveva detto niente. Ma sentivo le sue lacrime sulla
mia
spalla. E mi ero addormentata, certa che quelle lacrime fossero dovute
alla sua
gioia. La stessa gioia che provo ora, penso. Mi fanno male i muscoli.
È un
dolore piacevole, causato da una cosa piacevole. Sì,
immagino sia questo
l’aggettivo che dovrei usare.
“
Buongiorno” sussurra una
persona in lontananza. Apro gli occhi del tutto, mettendomi a sedere.
È Peeta
sulla sedia. Tiene in mano una specie di vassoio. Si alza e me lo
porge.
“
Colazione a letto.
Portia mi aveva raccontato di quando gliela portava tutti i giorni il
suo ex
marito. Mi diceva che ogni volta le faceva piacere. Quindi…
spero che faccia
piacere anche a te” mi spiega. Certo che mi fa piacere. Pane
appena sfornato,
burro, lamponi e una bella cioccolata calda con tanta panna. Mi ci
avvento
annuendo contenta. Però non capisco. Insomma, ha otttenuto
quello che voleva,
no? Ormai sono sua. Quindi… basta provare a impressionarmi.
“
Peeta” mormoro tra un
boccone e l’altro. “ Perché continui ad
essere così carino con me? Cioè… Ora
che, diciamo, te l’ho detto… Puoi anche finirla di
cercare di conquistarmi… Non
c’è bisogno di portarmi la colazione
per…
Peeta
ride. Stavolta però
è una risata un po’ amara.
“
Katniss, pensi che
queste cose le faccia per conquistare te? Non pensi che anche a me
faccia
piacere vederti felice?
Non
rispondo. Abbasso
timidamente gli occhi sentendomi un po’ in imbarazzo.
Strategica e fredda. Non
mi smentisco mai, almeno. Mantengo la mia coerenza. Complimenti,
Katniss.
“
Scusa. Lo so. E ti
ringrazio, davvero” ammetto. Lui sospira.
“
Fa niente, piano piano
ti convincerò del fatto che io voglio davvero prendermi cura
di te per tutta la
vita. Non importa” dice sedendosi accanto a me. Mi accarezza
la testa. E, improvvisamente,
un ricordo.
“
Anche mio padre lo
faceva. Quando mamma si arrabbiava con lui. Non avevamo molto, ma,
quando
litigavano, il giorno dopo papà si svegliava presto e andava
a comprare una
fetta di pane o due. E sopra ci spalmava il burro. Io lo aiutavo a
raccogliere
i mirtilli nella foresta. Poi raccoglieva una di quelle rose che
crescevano
dietro a casa nostra. E preparava un vassoio, più o meno
come questo. Svegliava
mamma e, dopo averla baciata, andava nella miniera. Mamma aveva il
sorriso stampato
sul viso per tutto il giorno. Diventava più bella”
gli spiego. Non so perché ho
le guance umide. Forse perché sto parlando di mio padre. Non
lo so. Peeta
sospira.
“
Papà invece non lo
faceva mai per mamma. Io… non penso che l’abbia
mai amata davvero, sai? So
riconoscere l’espressione di un uomo davvero
innamorato… basta guardarmi allo
specchio quando ci sei tu nei paraggi” sussurra ridacchiando
un po’ e
abbassando lo sguardo.
“
E… mio padre non
guardava mai mia madre… come guardava la tua, nelle rare
occasioni in cui si
incrociavano” dichiara.
“
Tua madre… lo sapeva?
“
Oh, sì, l’ha scoperto.
Hanno discusso a lungo mentre… durante la sua gravidanza.
Stava aspettando me,
sai? E… quando l’ha scoperto… non lo
so. I miei fratelli mi hanno raccontato che
è andata fuori di testa. Cercava in tutti i modi di
abortire, come se potesse
fare un torto a mio padre. Ma, alla fine, sono nato… e,
insomma… mamma non ha
mai avuto quello spirito materno innato, però…
sicuramente apprezzava i miei
fratelli molto di più di quanto apprezzasse me. Loro erano i
più forti, i più
utili, mentre io… combinavo un disastro dietro
l’altro, a sentire lei. Mio
padre, invece… credeva in me. Sì, lasciava sempre
a me il compito di decorare
le torte, mentre i miei fratelli preparavano il pane. Mi elogiava
sempre. Già.
È stato un buon padre” sussurra. La sua
espressione è cupa, carica di
nostalgia.
“
Spero, un giorno, di
seguire il suo esempio. Ma, per adesso, sarà meglio che mi
vesta. Haymitch è
tornato e pensavo che sarabba stata una buona idea andarlo a salutare.
Mi
accompagni?” domanda. È bizzarro come cambi
argomento all’istante. È la sua
cicatrice, il suo fardello da sopportare. E io, come al solito, mi ero
completamente dimenticata del fatto che anche lui ha perso qualcuno,
che anche
il suo passato è stato portato via esattamente come il mio.
Mi sento
terribilmente egoista.
“
Peeta” sussurro mentre
si alza. Lui rimane di sasso.
“
Sì?
“
Vorrei aiutarti a
riaprire la Panetteria, se per te non è un
problema” dichiaro. Mi stampa un bacio
sulla testa.
“
Grazie” bisbiglia. Fa
per andare in bagno, ma poi si volta.
“
Katniss… ieri… è stato
tutto… vero?” domanda. Lo guardo interrogativa.
“
Cosa?
“
Aver fatto…
“
Sì” dichiaro prontamente
prima che possa concludere la frase. Arrossisco un po’. Lui
sospira sollevato.
“
Oh, meno male, pensavo
di essermelo immaginato! Ed è vero che mi hai detto che
mi…
“
Esatto” rispondo.
Niente, oggi non sono in vena di fargli completare una frase. Sono
frasi
incriminanti, ecco. Il suo volto viene illuminato da un sorriso.
“
Puoi… puoi ridirlo?”
chiede meravigliato. Ridacchio. Peeta. Provo ad aprire la bocca. Bene.
Adesso
devo dire la frase completa. So che stavolta non posso cavarmela con un
semplice “ vero”. Devo dirgli quelle due parole
così piene di… significato,
ecco. Ma perché è tanto difficile? Lo guardo.
Respiro. No, non ce la faccio.
Non ho il coraggio di dirglielo in faccia, non so perché.
Darebbe alla cosa un
carattere definitivo. Ma non è proprio quello che voglio?
Sì, ma… non lo so.
“
Ti amo” sussurro
guardando intensamente il quadro alle sue spalle. Meglio di niente, no?
Infatti
si fionda verso di me, facendo premere il suo corpo contro il mio.
È strano,
ormai avrei dovuto superare l’imbarazzo della cosa. Eppure
sento ancora il
cuore battere a mille.
“
Non immagini quante
volte ho sognato questo momento. Non mi sembra vero ” dice
prima di baciarmi
dolcemente. Sorrido. Anche a me non sembra vero. Non mi sembra vero che
possa
sorridere.
Arriviamo
alla porta di
Hyamitch. Bussiamo. Dopo qualche minuto, ci viene ad aprire.
“
Ringraziami, Hyamitch:
Peeta voleva sfondare la porta. Ancora” dichiaro entrando in
casa. Ovviamente,
è sempre più lurida, non c’è
niente da fare. Lui alza le braccia.
“
Prego, dolcezza,
accomodatevi… stavo dando da mangiare alle oche. Ultimamente
sono irrequiete.
Ciao, Peeta” esclama alla vista di Peeta, che ricambia,
guardandosi intorno.
“
Questa casa cade a
pezzi, Hyamitch. Non pensi che sia il caso di fare un po’ di
pulizia?” domanda.
Sbuffo, esaminando il tavolo pieno di bottiglie vuote. Lui si siede sul
divano.
“
No, a me piace così. La
rende accogliente” osserva mentre riempie il suo bicchiere
con la bottiglia lì
vicino.
“
Stanno tutti bene?”
domando improvvisamente. Lui si fa serio.
“
Sì. Tutti bene. A quello
di Beetee hanno dovuto ricostruire il naso, ma è illeso.
Quel Vincent era
davvero un’animale feroce, eh?” dice ridacchiando
un po’.
“
Non poi così tanto, a
quanto sembra. Era semplicemente innamorato. Si fanno cose…
discutibili, quando
si perde la ragazza che ami. O quando si pensa di averla persa per
sempre”
osserva saggiamente Peeta, sedendosi su una poltrona lì
vicina. Sorrido
amaramente. È vero. Haymich guarda Peeta intensamente.
“
Suppongo che sia questo
il motivo per cui mancano delle bottiglie, eh? Eh, bellezza? Hai fatto
prendere
un bello spavento al giovanotto qui di fronte, immagino”
dichiara ridendo. Meno
male che l’ha presa bene. Alzo le spalle.
“
Immagino di sì” ammetto
increspando un po’ le labbra. Lui scuote la testa.
“
Fortuna che ho sempre
qualche bottiglia di riserva” afferma tirando su il suo
bicchiere. Poi si
rivolge a Peeta.
“
A proposito… penso che
il Forno abbia qualcosa di interessante. Mi andresti a comprare
altre…
bottiglie?
“
Sì, certo, te le devo!
Katniss, andiam…
“
No, la Ghiandaia
Imitatrice rimane qui con me. Io e lei dobbiamo fare un bel discorsetto
in
privato. A tra poco!” dichiara congedandolo. Che cosa vuole
da me? Non mi è
piaciuto per niente il tono con cui ha detto ‘Ghiandaia
Imitatrice’. Peeta si
alza, guardandomi leggermente sconcertato. So che mi sta chiedendo con
gli
occhi se può lasciarmi da sola con Haymitch. Annuisco
silenziosamente. Sì, può
andare. Posso gestirlo tranquillamente. Mi dà un lieve bacio
sulle labbra prima
di uscire dalla porta. Haymitch mi fa segno di accomodarmi. Sospiro,
facendolo.
Ha un’espressione un po’ sprezzante. Non mi piace
proprio. Io, dal canto mio,
sostengo il suo sguardo, come faccio con le mie prede. So che la cosa
è
efficace, e mi permette di avere un certo vantaggio psicologico,
facendogli
capire che ho il pieno controllo della situazione. Ma Haymitch non
intende
darmi questo vantaggio, a quanto sembra. Mi fissa a sua volta, proprio
come
faccio io.
“
Katniss, tu non puoi
prendere e andartene quando ti pare. Mi sono spiegato? La tua vita
è comunque
in pericolo, e lo sarà sempre. Non importa quanto le cose
possano migliorare,
sei la Ghiandaia Imitatrice. E di fanatici conservatori, in giro, ce ne
sono
tanti. Quando il tuo fidanzatino adorato mi ha informato della tua
partenza, mi
hai allarmato parecchio. Sul treno, poteva esserci chiunque. Sei stata
fortunata. Ma, considerando tutto, sei sempre stata particolarmente
fortunata,
tu sai a cosa mi riferisco” conclude guardando la porta dalla
quale, qualche
istante prima, è uscito Peeta.
“
Non intendevo
allarmarvi.
“
No, infatti.
Inizialmente ho pensato che volevi solo fare la vittima.
“
Io non volevo fare la
vittima. Se non sai le cose, non parlare. Sono andata lì per
Gale” dichiaro
scaldandomi. Lui alza le mani.
“
Mi pare di aver detto
‘inizialmente’. Poi, quando ho visto il tono con
cui Peeta mi informava della
tua partenza, ho capito tutto. Sai, ho pure mandato Johanna al Due, con
l’intento di persuaderti a tornare al Dodici, a tornare da
quel poveraccio del
tuo ragazzo. Non sai come stava, te lo giuro. Adesso parleremo anche di
questo”
prosegue con fare pratico. Mi soffermo sulle sue parole. Johanna? Mi
aveva
mandato Johanna?
“
E’ tornata al Distretto
Sette ora?” domando sinceramente preoccupata. Non so
perché, ma l’idea di
Johanna al Distretto Due con Gale mi infastidisce molto. Scuote la
testa.
“
Non lo so. Ma non sei
qui per parlare di Johanna. Adesso io e te parliamo di Peeta e del modo
in cui
lo tratti” esordisce con fare serio. Mi alzo in piedi sulla
difensiva. Ma che
vuole? Non ho niente di cui giustificarmi con lui.
“
Haymitch, io non…
“
No, tu adesso mi stai a
sentire. Io, fossi in te, comincerei a mostare un po’ di
gratitudine nei suoi
confronti, Katniss.
“
Non sei nella condizione
di fare il moralista, mi pare!” esclamo arrabbiata.
“
No, infatti. Ma la mia
non è una predicazione, non sono il dottor Aurelius. Sono
solo il tizio che si
è stufato di vedere quel ragazzo così maltrattato
da te. Se non lo ami, almeno
diglielo chiaro e tondo, così da non lasciare spazio alle
illusioni” dichiara
spazientito. Scuoto la testa.
“
Tu non sai niente. Io…
io gliel’ho detto” affermo evitando di guardalo
negli occhi. La verità è che mi
imbarazza molto parlare di queste cose con Haymitch. Con lui vorrei
almeno…
dare l’impressione di essere forte, di essere una roccia. A
volte non ci sono
riuscita, è vero, ma tentar non nuoce. E forse, anche
stavolta ho fallito: il
tono della mia voce non lascia spazio all’imaginazione. Lui
mi mette a sedere
dritto.
“
Eh? Che cosa gli hai
detto?
“
Quello che… che provo
per lui. Ok? Gliel’ho detto” esclamo. Lui mi
sorride.
“
Eh?
“
E ormai sono qui. Giungi
da solo alle tue conclusioni!” gli dico provando ad essere
più enigmatica
possibile. Lui si alza in piedi. Alza le braccia. Vuole darmi uno
schiaffo? Mi
ritraggo, ma lui mi stringe a sé. Tremo leggermente.
“
Ce l’hai fatta, eh? Era
ora” sussurra. È contento, lo sento. Sorrido anche
io leggermente. Annuisco
staccandomi.
“
Sì. Direi che se l’è
meritato” affermo guardando la porta.
“
Quindi avete tenuto Sae
sveglia tutta la notte a sentire…” ridacchia
rimettendosi a sedere sul divano.
“
NO! No, Sae… sarebbe il
caso di concedarla, vero?” gli domando. Effettivamente,
adesso come adesso la
sua presenza è inutile. Haymitch solleva le spalle.
“
Bhe… forse… se non ha nessun
posto dove andare… potrebbe stare da me, ecco. Almeno
qualcuno potrebbe dare da
mangiare alle oche in mia assenza” decreta semplicemente.
Sì, mi sembra la
soluzione migliore. Gli comunico i miei pensieri, prima di venire
interrotti
dal rumore della porta. È Peeta.
“
Haymitch, ce ne era solo
una, mi dispiace…” sussurra porgendogli la
bottiglia di rum. Haymitch alza le
spalle, stappando con i denti il tappo e versandoselo nel bicchiere.
Con una rapida
occhiata all’orologio del salone, io e Peeta capiamo che
è l’ora di andare.
Salutiamo Haymitch e ci dirigiamo verso casa.
“
Che voleva?” mi domanda
Peeta. Sbuffo.
“
Farmi la predica,
probabilmente. Ma stavolta non è riuscito nel suo intento di
farmi sentire in
colpa.
“
Non che ci sia mai
riuscito!” sottolinea Peeta sorridendo un po’.
Sospiro leggermente divertita.
Peeta. Lui mi conosce. Entriamo a casa mia. Sae ci guarda con fare
interrogatorio. Vorrei salutarla e comunicarle direttamente la mia
decisione di
congedarla, ma il telefono squilla inaspettatamente. Peeta si fionda in
cucina.
Chi può essere a quest’ora?
“
Pronto?” chiede Peeta
alla cornetta. Resto accanto a lui, leggermente preoccupata. Che sia
mia madre?
Il dottor Aurelius? Haymitch? Non lo so.
“
Sì, dottore, sono Peeta”
dice Peeta. Sospiro irritata. Che vuole a quest’ora?
“
Che cosa?” domanda
Peeta. Impallidisce guardandomi.
“
Che succede?” chiedo. Ma
la mia domanda non trova risposta. Lui si limita a parlare a
monosillabi,
allarmandomi ancora di più. Appena attacca la cornetta, lo
fisso preoccupata.
Peeta degludisce.
“
Era… Aurelius… dice che…
Annie… è peggiorata. Voleva chiederci se poteva
mandare qui Annie e Hearten per
qualche giorno, così da tranquillizzarla sulle sorti di suoi
figlio qualora lei
venisse a… a mancare. Sono… il suo Secondo
Genitore, no? E… e Johanna sta al
Due, in mezzo alle risse, insomma…”
“
Ma perché, come sta
Annie… che cosa…?
“
Aurelius parla di… una
malattia mentale che può portare… io…
non so che dire… mi serve un momento”
conclude andando nella direzione del bagno. Sospiro. Hearten. Il figlio
di
Finnick. Da quello che dice Peeta, probabilmente, un futuro orfano.
Spazio
autrice: Scusate
per l’attesa, davvero. Sono tornata oggi dopo aver passato
delle fantastiche
vacanze a Chiusi ( in Toscana), dove non mi prendeva il telefono
né avevo la
possibilità di scrivere! Spero di riuscire a rispondere a
tutte le vostre
numerosissime ( GRAZIE <3 <3 <3) recensioni il
più presto possibile!
Scusate anche per questo capitolo! È un capitolo di
passaggio, ma, come potete
notare, ci sono parecchie situazioni aperte. Nel prossimo capitolo ci
sarà il
pranzo con tutti quanti, e spero di non deludervi. Grazie ancora,
davvero.