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Autore: The Odd Storyteller    04/01/2014    5 recensioni
Una selva oscura, tre fiere selvagge e una discesa agli Inferi. Sembra familiare, direte.
Già, ma i tempi sono cambiati. Questa volta non sarà Dante a narrarci le pene dell'oltretomba, e non sarà Virgilio a guidarlo come una badante: c'è una nuova coppia pronta a sporcarsi le mani per indicare la salvezza dell'umanità...
*pausa ad effetto*
...A suon di cazzate.
*ta-daaaan!*
Genere: Demenziale, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Canto VI - Truzzi Canto VI

Truzzi


Seguendo la segnaletica infernale
arrivammo in posto che parve irreale:
sembrava una enorme e gigantesca
scuola materna, la cui scolaresca
era composta da chi mai era entrato
in un luogo di cultura o un suo surrogato.
Sto parlando, ormai è chiaro, degli zarri,
i truzzi, anche noti come tamarri;
esseri deformi, anello di congiunzione
tra la scimmiesca e l’umana condizione.
Vederne anche solo uno, superbo e babbeo,
suscita il riso, poi un riflusso esofageo;
ma per approfondir storia e fenomenologia
consiglio di consultar la Nonciclopedia.
Essi sono tanti, troppi, soprattutto italiani:
ieri santi e navigatori, ora così, chissà domani.
Di questi Dante scriver non ebbe
sicché questa piaga dopo di lui crebbe.
Perciò, ascoltate il mio onesto parere:
considerateli come brufoli sul sedere.
Importuni, fastidiosi, ma irrilevanti;
sono come l’errore dei principianti,
come erbaccia nel prato della vita,
una mina spezzata dentro una matita,
un tiro fallito all’ultimo secondo,
una pennellata sbavata sullo sfondo,
un inciampo nei pressi del traguardo,
un passante che ti urta senza riguardo,
le brutte copie che poi sono scartate,
le peggio steccate e le note stonate
in un assolo che è altrimenti perfetto:
in sostanza nient’altro che un difetto.
A tutti loro era riservata una punizione
che parve lieve, alla prima impressione.
Infatti si dovevano solamente mettere
a leggere libri, poi commentare e riflettere.
“O divo, forse vedo male o costoro
sono davvero chini sui libri, al lavoro?”
“Questa era anche l’impressione mia”
rispose il mio saggio compagno di via.
In quella si sentì piangere a dirotto,
entrambi noi due ci voltammo di botto.
“Mi sembra proprio che quel tizio
null’altri sia che Corona Fabrizio!”
“Mamma! Butto libo fa tanta bua!”
sentimmo gridare; la voce era proprio sua.
Entrambi rimanemmo con occhi sgranati,
ascoltando i suoi pianti disperati:
era talmente ridicola quella scena
che non sapevamo se ridere o provar pena.
E d’un tratto avemmo la spiegazione:
se per noi leggere è una bella occupazione,
per loro è impresa ardua e faticosa
quanto scalare una parete montuosa
per ogni persona che sia normodotata.
Una parete a strapiombo, liscia e bagnata.
“Ma è chiaro! Essendo i loro neuroni
atrofici, senza sinaptiche connessioni,
ragionare è un’impresa troppo dura!
La saggezza divina mi fa quasi paura…”
Non poteva esserci una pena peggiore:
sono troppo stupidi per provare dolore,
troppo tonti per aver una coscienza,
ignoranza che ignora la propria esistenza.




A.A.: Salve a tutti! Eccoci giunti al sesto capitolo, in cui esprimo tutto il mio amore per i nostri cari amici subumani. Amore così puro e sincero che ho deciso di dedicare loro un'altra storia, "l'Oddissea" - vi invito a leggere il primo capitolo!
Un ringraziamento ai miei lettori "silenti", a quelli che hanno aggiunto questa storia tra le preferite e le seguite e ai recensori - grazie per il sostegno e per i complimenti!
A sabato prossimo
Odd
  
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