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Autore: CowgirlSara    19/11/2004    3 recensioni
Un ragazzo e una ragazza, degli amici un po’ bastardi, un appuntamento non voluto, che si trasformerà in una serata indimenticabile.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah Wood, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehh, come sempre vi ho fatto aspettare un sacco, prima di pubblicare un nuovo capitolo, ma spero che mi vorrete nuovamente perdonare, il fatto è che i capitoli, prima di essere postati, vanno scritti e non è sempre facile!

Sono felice, cara Fr@, che ti piacciano le mie ff e che continui a seguirle, un bacione a te! Grazie anche a Moon, Mandy e L_Fy che mi hanno commentata, e anche a tutti quelli che leggono e basta.

A presto… spero…

Baci Sara

 

4. Ancora insieme

 

 

Quando lei gli aveva detto di reggersi, Orlando l'aveva presa sul serio, vista la decisione con cui Sunny faceva rombare il motore della sua potente motocicletta; poco dopo stavano percorrendo l'autostrada che portava fuori città, verso nord. La grossa moto nera sfilava sull'asfalto, mentre le sue cromature brillavano nella luce dei lampioni; La ragazza guidava sicura, ma lui non si sentiva proprio tranquillo, perciò si teneva con una certa energia.

Uscirono dall'autostrada in una zona piuttosto boscosa; Orlando si guardò intorno abbastanza sorpreso, non gli sembrava di aver percorso tanta strada.

"Siamo nel Vermont?" Domandò a Sunny, sporgendosi verso di lei; la ragazza scosse la testa, girandosi appena per rispondergli.

"No, è ancora New York." Rispose poi, tornando ad occuparsi della strada.

Dopo qualche minuto di strada alberata, Sunny fermò la moto davanti ad un imponente cancello di ferro battuto, che aprì tramite un telecomando; un breve viale conduceva alla casa, davanti alla quale c'era una fontana rotonda. L'edificio era altrettanto imponente che il cancello; era in stile quasi gotico, dava un'apparenza solida ed era di pietra scura, almeno al buio; infatti, solo una piccola luce sopra la porta d'ingresso illuminava il tutto.

La ragazza fece scendere Orlando, poi ripose la moto sotto una tettoia sulla destra; lui, nel frattempo, si era tolto il casco ed osservava incuriosito la casa.

"Caspita!" Esclamò il ragazzo. "Non credevo che nello stato di New York ci fossero ancora posti come questo." Aggiunse perplesso.

"Questa zona è rimasta molto simile a com'era all'inizio del novecento." Spiegò Sunny, avvicinandosi. "Quando è stata costruita questa casa."

"Chi vive qui, dico, a parte te?" Le chiese, spostando gli occhi dalla costruzione alla ragazza.

"Beh, mio padre, John il maggiordomo e sua moglie Dinah, la cuoca." Rispose tranquillamente Sunny, prendendo le chiavi.

"Ma non hai fratelli, sorelle, tua madre?" Continuò Orlando incuriosito; lei lo guardò e sorrise.

"Mia madre è morta nel '93." Gli spiegò, poi infilò la chiave nella serratura. "E ho soltanto una specie di fratello, che vive in Inghilterra." Aggiunse aprendo.

"Una specie di fratello?!" Ripeté stupito l'attore, mentre la seguiva nell'atrio; Sunny annuì.

"Sai, queste storie da rockstar." Affermò quindi, posando il casco su un divanetto che c'era a lato della porta. "C'era una tipa, che ora è un'impiegata delle poste nel Kent, ma che da giovane era una scatenata grupie, insomma si è fatta sbattere un po' da tutti, incluso mio padre." Raccontò tranquilla la ragazza. "Questa donna ha avuto un figlio e, fin da subito, sostenne che era di Ned, n’è scaturita una lunga battaglia legale, finché il dna ha dimostrato che è veramente figlio suo." Concluse, stringendosi nelle spalle.

"Capisco." Mormorò Orlando, lei gli sorrise.

"E' un bel ragazzo, ha qualche anno più di me, anche lui lavora nel campo della musica." Dichiarò poi. "Si chiama Albert... Albert Bradbury... Cole." Aggiunse pensierosa.

"Lo vedi spesso?" Le domandò lui, recuperando la sua attenzione; aveva l'impressione che Sunny non fosse propriamente entusiasta della faccenda.

"No, un paio di volte l'anno." Rispose, scuotendo il capo. "Di solito c'incontriamo d'estate, quando vado a Glastonbury." Precisò.

"E, tuo padre, che rapporti ha con lui?" La ragazza si domandò come mai questa faccenda incuriosisse tanto Orlando.

"Mah..." Fece, perplessa. "...amichevoli, per quello che ne so io." Affermò allargando le mani, poi si avvicinò alla porta a vetri che divideva l'atrio dall'interno della casa. "Però, sai..." Riprese, quasi all'improvviso, girandosi verso l'attore. "...sono sempre faccende un po' strane, cioè, è tuo padre, o figlio, a livello biologico, geneticamente, ma non è come se ci avessi vissuto insieme, insomma, a livello affettivo la vivi in maniera sempre un po' distaccata... non so se capisci quello che voglio dire."

Orlando era ad un paio di passi da lei, e la guardava negl'occhi; la sua espressione era seria e malinconica, i grandi occhi scuri vagamente tristi.

"Non hai idea di quanto lo capisco bene." Mormorò infine.

Sunny lo fissò per un lungo istante, intensamente, inclinando la testa di lato, cercando di afferrare il significato di quelle parole, poi gli sorrise. "Ho come l'impressione che mi stai cantando solo la mezza messa, ma del resto questi sono argomenti di cui è bene parlare solo quando se ne ha voglia." Affermò tranquilla, tornando a girarsi verso la porta. "Non voglio sapere nient'altro, andiamo." E detto questo, l'incitò con un gesto a seguirla dentro.

Orlando rimase favorevolmente impressionato da quel comportamento della ragazza, qualcun altro, al suo posto, gli avrebbe fatto il terzo grado; gli piaceva il rapporto che si stava sviluppando con lei, la complicità che si era instaurata. La seguì.

L'attore, appena entrato nell'ingresso della casa, si ritrovò circondato da quattro piccole palle di pelo, e gliene saltò una in braccio; lui sussultò sorpreso, mentre il cagnolino gli leccava la faccia.

"Giù, Kiki!" Ordinò Sunny, prendendogli il cane dalle braccia, mentre gli altri tre continuavano a saltellargli intorno. "Scusa, sono i cani di mio padre, sono molto espansivi!" Li giustificò lei.

"No, no, figurati!" Replicò Orlando. "Anch'io ho un cane, forse è per quello che gli piaccio tanto!" Aggiunse ridacchiando e massaggiandosi la nuca.

"Scusa ancora, ad ogni modo." Ribatté Sunny. "Fate i bravi, su!" Ordinò poi ai cagnolini.

"Tuo padre ha quattro cani?" Chiese il ragazzo; lei lo guardò sorridendo, mentre si dedicava ad un po' di coccole, altrimenti non gli avrebbero dato pace.

"No, ne ha cinque." Rispose, sollevando gli occhi su di lui. "La più piccolina, però, sta sempre con lui, e sono tutti barboncini, li adora, dice che sono più intelligenti degli altri cani." Precisò poi.

"Beh, può darsi, non ne ho idea..." Commentò incerto Orlando.

"Dai, seguimi." Gli disse Sunny rimettendosi in piedi. "Tanto loro non ce li leviamo più di torno." Aggiunse, alludendo ai cani; Orlando sorrise e s'incamminò accanto a lei.

 

Passarono accanto alla scala principale, attraverso un arco, ed entrarono in un lungo corridoio su cui si affacciavano diverse porte, fino a raggiungere una stanza in fondo, dopo aver svoltato a sinistra; Sunny aprì una pesante porta a vetri e accese la luce. C'era un corto ingresso, che conduceva ad una saletta abbastanza ampia e piena di roba.

"Eccoci nel piccolo museo del rock di casa Cole." Gli annunciò la ragazza.

Orlando si guardò intorno: sul muro di fondo c'era la bandiera del Galles, poi le pareti erano ricoperte di poster, manifesti, fotografie, dischi d'oro e di platino, chitarre e bassi erano appoggiati su ripiani, messi in modo da poterle ammirare tranquillamente; nell'angolo sulla destra c'era pure una batteria con la scritta The Red Blaze, a caratteri tipo fiammata, sul tamburo più grande. E poi microfoni, abiti, copertine di dischi; in un altro angolo c'era un pannello dove erano attaccate lettere, fotografie, piccoli messaggi, fiori e peluches.

"Quelli che cosa sono?" Domandò Orlando osservandoli; Sunny si avvicinò.

"Roba che portano i fan, lettere, regali." Spiegò la ragazza; lui la guardò.

"Tuo padre li fa entrare qui?" Chiese sorpreso.

"Questa stanza ha un'entrata indipendente." Rispose Sunny, indicandogli le portefinestre che conducevano nel giardino. "Una volta al mese apre ai fan, che, pur essendo rockettari dello zoccolo duro, sono molto rispettosi e educati, o almeno, lo sono sempre stati finora." Spiegò poi, sorridendo.

"Ho capito." Fece lui annuendo.

"Guarda." L'invitò quindi la ragazza, prendendolo delicatamente per un braccio e facendolo voltare. "Queste sono tutte le copertine dei loro dischi."

L'attore le osservò, erano davvero molto belle, tutte fotografie estremamente suggestive. "Sono fantastiche." Commentò.

"Sono tutte foto di mio padre." Affermò lei.

"E' davvero molto bravo, allora!" Esclamò allegramente Orlando, tornando a guardare le copertine. "Questo crepuscolo è estremamente suggestivo..." Continuò indicandone una.

"E' la copertina di Out of Darkness, il disco più famoso dei Red, ha vinto anche dei premi quell'immagine." Dichiarò Sunny, con una punta d'orgoglio.

"Ah, Out of Darkness..." Fece l'attore. "Il ragazzo di Hannah Wood mi ha detto di possedere una rarissima copia autografata di questo disco."

Lei si strinse nelle spalle. "Può darsi, se ne trova ancora qualcuna su internet."

"Infatti, lui dichiara di averla strappata ad un collezionista giapponese..." Riprese il ragazzo, girandosi; rimase un attimo paralizzato, vedendo Sunny che si toglieva soprabito e camicetta, rimanendo solo col corpetto nero.

"Scusa, eh, ma qui fa un caldo tremendo..." In effetti, anche Orlando era accaldato, ma momentaneamente stentava a capire se dipendesse dalla temperatura; la ragazza tornò da lui. "Sarà stato Hiroshi, quel giapponese, ha perfino un pool di segretarie che gli segue le aste in rete." Dichiarò poi.

"Hiroshi?" Mormorò perplesso l'attore.

"Sì." Annuì Sunny. "E' un manager di Tokyo, pieno di soldi, fissato con le reliquie del rock e super fan dei Red Blaze, è diventato anche amico di mio padre tramite mail." Raccontò.

"Bah!" Commentò soltanto l'attore, scuotendo il capo con le mani sui fianchi; la ragazza rise.

"Vieni!" L'incitò poi, prendendogli la mano; lui la seguì docilmente e si fece mostrare una grande foto incorniciata, sembrava scattata durante un concerto. "Ecco qua i Red all'opera!" Proclamò, lui guardò l'immagine. "Sul fondo il batterista Chad Atkins, poi il tastierista Cornell Plank e il bassista Jimmy Stone..." Gli descrisse. "...e qui davanti, questa bella bionda mesciata..." Indicò il chitarrista con la faccia coperta di capelli. "...è mio padre, Nasty, con la sua mitica chitarra." Disse sorridendo.

"Ahh, vedo il classico metodo rock dello strumento appoggiato sul pacco..." Commentò malizioso Orlando, ammiccando.

"Ehhh, ha sempre il suo bell'impatto sul pubblico femminile..." Replicò Sunny stando al gioco; scoppiarono a ridere entrambi.

"E immagino..." Riprese il ragazzo, quando smisero di ridere. "...che questo bel moraccione dal ricciolo vago sia Russ Mulchay."

"Sì." Annuì lei. "Oggi o domani fanno un film sui Red, lo potresti interpretare tu." Suggerì ironica, lui le fece una smorfia e un sorriso; le piaceva la grande espressività del viso di Orlando, che comunque manteneva quel non so che di attraente. "Questa è la foto che preferisco di Russ..." Riprese, dopo essersi accorta di fissare da troppo la faccia di lui, spostandosi verso un'altra parte della stanza.

Era davvero una bella foto: c'era Mulchay seduto su un amplificatore, sfondo scuro, una gamba piegata e il gomito appoggiato sopra, sigaretta tra le dita, pantaloni di pelle e camicia slacciata; l'uomo rideva, facendo brillare i suoi occhi verdi.

"Ah, ma non lo posso interpretare io, ha gli occhi chiari!" Esclamò divertito Orlando.

"Scemo!" Ribatté Sunny, dandogli una piccola spinta; poi si mise ad osservare la fotografia con espressione pensierosa. "Mio padre ha sofferto molto, quando Russ se n'è andato, erano legatissimi..." Orlando la guardava, cercando d'interpretare quel momento di assenza. "...ancora oggi, quando parla di lui, lo ricorda come la persona più gentile e sensibile che abbia mai conosciuto, nonostante gli eccessi, la droga, le liti..." All'improvviso alzò gli occhi su Orlando, sorridendogli.

"Mi hanno parlato della sua morte..." Mormorò l'attore.

"Non dare retta alle stronzate che si sentono in giro." Lo interruppe bruscamente lei. "Russ non è morto affogato dal suo vomito, mentre scopava con una prostituta raccolta sul Sunset Boulevard." Continuò indignata. "Lui aveva un vizio, l'eroina, si è fatto una volta di troppo ed è morto per arresto cardiaco dovuto all'overdose, in una lussuosa suite del Beverly Hills Hotel, da solo." Concluse con tristezza, chinando il capo.

"Questo non rende la sua morte meno triste." Commentò Orlando.

"Lo so, ma per noi, la verità è importante." Quella risposta gli fece capire che Sunny considerava il cantante scomparso uno della famiglia. "Scusami, ma sono molto attaccata alla sua memoria, anche se non l'ho conosciuto." Gli spiegò; era solo la conferma alla sua sensazione.

"No, tranquilla, non ti preoccupare." La rassicurò il ragazzo, stringendole la spalla sinistra, dove era tatuata una grande rosa rossa; si sorrisero.

A quel punto, Orlando si mise a gironzolare per la stanza, mentre lei si rimetteva la camicetta; l'attore si fermò davanti ad una foto incorniciata che sembrava la copertina di un rotocalco. C'erano sopra un uomo dai lunghi capelli biondi, vestito molto anni '70, con pantaloni bassissimi, e una ragazza piuttosto alta, con delle gambe da infarto che uscivano da una mini, molto mini, gonna.

"Ma questa è Griet Hansen!" Esclamò sorpreso Orlando indicandola; Sunny lo raggiunse.

"Sì, è mia madre." Confermò la ragazza; lui la guardò allibito.

"Sei la figlia di Griet Hansen?!" Le chiese stupito, lei annuì. "Ah, ora capisco da dove hai ereditato tutta questa bella roba..." Aggiunse malizioso, accarezzando il corpo della ragazza con gli occhi; Sunny fece un sorrisino sarcastico.

"Sai..." Disse poi, battendo l'indice sul vetro della foto. "...è l'immagine della prima volta che li hanno beccati insieme." Gli confessò. "Tu dovresti sapere come funziona."

Orlando storse la bocca. "Purtroppo sì." Ammise quindi.

"Non gli davano due lire." Affermò Sunny, tornando ad osservare la foto, imitata da Orlando. "Capirai, il rocker ribelle ed eccessivo con la modella famosa, e da tutti ritenuta un po' oca, invece sono rimasti insieme per vent'anni, fino alla morte di mamma. Lei lo ha salvato dalla droga e lui l'ha amata con devozione, e hanno smentito tutti." Dichiarò con orgoglio e una punta di tristezza, poi si girò verso l'attore e gli sorrise; il ragazzo, intenerito, le carezzò lo zigomo con delicatezza.

"Sapevo che era sposata con un musicista, ma non immaginavo davvero..." Commentò poi, ritraendo lentamente la mano; si era accorto che gli era sopraggiunta un'improvvisa voglia di baciarla, ed aveva preferito smettere col contatto.

"E, invece, eccoci qui!" Ribatté la ragazza, allargando le mani. "Così, la conoscevi?" Gli chiese poi, lui annuì.

"Avevo un suo poster in camera, da ragazzo." Rispose.

Seguì un attimo di silenzio, quindi Sunny fece un passo indietro, spalancando gli occhi e alzando le mani, con una risatina nervosa.

"Oddio, mente mia, cancella l'orrenda immagine di Orlando Bloom che si trastulla l'uccello davanti alla foto di mia madre!" Proclamò inorridita, ma ridendo.

"Oh, non ho detto che facevo quello!" Replicò l'attore ridendo, negando con le mani.

"Ma per favore! Non sono mica nata ieri!" Sbottò Sunny. "Ma non potevi optare per qualche altra bellezza degli anni 80, non so Samantha Fox, Brooke Shields..."

"Mi piacciono le bionde!" Protestò lui.

"Allora torniamo a Samantha Fox!"

"E' lesbica!"

"E che cazzo ne so io!"

Silenzio. All'improvviso. I due ragazzi si guardarono negl'occhi per un lungo momento, poi non riuscirono più a fermarsi, scoppiando in liberatorie risate; risero talmente tanto che dovettero sedersi sul piccolo divano. Si fermarono con le lacrime agl'occhi, appoggiati alla spalliera; lui la teneva per le spalle e lei era ancora scossa da qualche risatina.

Sunny reclinò la testa sulla spalla di Orlando, guardandolo negl'occhi; quello sarebbe stato il momento ideale per baciarlo, le sue labbra (adorabili labbra, per altro) erano a pochi centimetri di distanza e lui aveva proprio quello sguardo... ma non era il caso, non voleva rovinare qualcosa che era bello così, e poi non era in animo per complicazioni sentimental-sessuali, in quel momento. Non aveva idea che Orlando, più o meno, stava pensando la stessa cosa, mentre osservava gli occhi languidi e le labbra perfette che gli stavano a portata.

Si scostarono leggermente l'uno dall'altra, nello stesso istante, ma non bruscamente, anzi con una certa riluttanza, ma continuando a guardarsi.

"Before the sunrise?" Domandò la ragazza.

"Eh?" Fece l'attore, che era proprio con la testa altrove.

"La vuoi sentire, o no?"

"Ahh... Oh, sì!" Rispose infine, raddrizzandosi sul divano. "Come no, andiamo!" Incitò alzandosi.

 

Uscirono dalla sala museo, tornando nel lungo corridoio; Sunny si avvicinò ad una porta sulla parete opposta, rispetto a quella della sala, aprendola. Orlando la seguì.

Quando la ragazza accese le luci, lui capì subito di trovarsi in una specie di studio di registrazione; la stanza era divisa in due da una grande finestra, dal lato dove erano loro c'erano varie attrezzature elettroniche, tra cui un computer ed un mixer professionale, simile a quelli che si vedono nelle radio. Oltre il vetro, invece, c'erano strumenti musicali e microfoni.

"Vai di là, c'è un'acustica migliore." Gli consigliò Sunny, indicandogli la porta di comunicazione, mentre armeggiava col pc; lui ubbidì.

La ragazza, poco dopo, gli parlò tramite un interfono. "Questa che ascolteremo è una registrazione live che i Red hanno fatto nel '74, spero che ti piaccia!" Orlando le sorrise, guardandola attraverso il vetro; lei diede l'invio e lo raggiunse dall'altra parte.

Qualche istante e la musica riempì la stanza, insieme agli applausi del pubblico; all'inizio si trattò solo di pianoforte e chitarra classica, che accompagnavano la voce bassa e potente di Russ Mulchay; Orlando pensò che quel tipo sapeva veramente cantare, ed era un peccato che fosse morto. Qualche verso del testo lo afferrò bene, era una struggente ballata.

 

... I've run this years like

There's no future

And no past behind my shoulders

But till the morning light

Rise the skin of the hill

I'll love you once again

Before the sunrise

That come and blind us

Before the sunrise

Takes your hands from mine

I'll love you once again

Before the sunrise...

 

Quando alla musica iniziale si unirono una muscolosa batteria e una straziante e meravigliosa chitarra elettrica, il ragazzo capì perché quella canzone era entrata nella storia del rock...

Orlando, preso com'era dal crescendo della voce ipnotica di Mulchay e dall'ultimo virtuoso assolo di chitarra, non si accorse nemmeno che Sunny lo stava osservano compiaciuta; era bellissimo, con quell'espressione assorta e un po' stupita e, addirittura, sembrava quasi commosso dalla bellezza della canzone.

"E' finita." Gli annunciò infine la ragazza; lui si girò, attonito.

"Cavolo!" Riuscì solo a dire. "E' una delle cose più belle che abbia mai sentito!" Aggiunse poco dopo, entusiasta.

"Non è necessario che lo dici a me..." Replicò dolcemente Sunny, osservandolo con dolcezza. "...io lo so." E detto questo, si alzò dallo sgabello e gli diede un bacio sulla guancia.

 

CONTINUA

   
 
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