Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Ommy Wilson    05/01/2014    1 recensioni
Lei era la ragazza in fondo all'aula.
Lei era quella che non riusciva a socializzare.
Lei era la testarda che si ostinava a non fare i compiti a casa.
Quella sempre con la testa tra le nuvole.
Sunflower racconta la storia di una ragazza di nome Misaki che, a causa di un incidente, ha decretato la fine della felicità dei suoi genitori, ma soprattutto ha completamente annullato ogni possibilità di avere un'infanzia ed una vita felice. Lì dove la realtà la ha tradita ed umiliata, dove l'umanità non ha fatto altro che ferirla, forse è necessario qualcosa di magico e surreale per curarla.
Una storia che gira intorno alle emozioni ed al bisogno di non essere abbandonati e di trovare quell'unica forma di affetto di cui tutti abbiamo bisogno.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Homura Akemi, Kyubey, Madoka Kaname
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Puella Magi Madoka Magica :

Sunflower

 

« Zoppa zoppicante, non hai imparato a camminare quand'eri lattante? Zoppica, zoppica ancora, zoppicando arriverà la tua ora. E se da zoppa morirai, come un angelo senza un'ala rinascerai! E tutti nel paradiso diranno: Zoppa zoppicante, non hai imparato a camminare quand'eri lattante? Zoppa, zoppica ancora, zoppicando ci manderai in malora. E se da zoppa rinascerai, un cento piedi da novantanove gambe diverrai! E gli animali diranno: Zoppa zoppicante, non hai imparato a camminare quand'eri lattante? Zoppa, zoppica ancora, come ha voluto madre natura. E se da zoppa calpestata sarai, zoppo il tuo uccisore renderai! E tutti diranno: Zoppa zoppicante... »

 

Io sono come te.

 

Le fantasie fanno parte della nostra vita per tutto il periodo che divide la fanciullezza dal grigio e spietato mondo degli adulti. Ognuno di noi ha almeno un breve accesso al paese delle meraviglie tanto cantato nelle favole e nelle storie di fantasia; niente al suo interno ci stupisce in modo negativo, né tanto meno ci spaventa, perché siamo ancora aperti mentalmente ad affrontare quella realtà dove vivremo ed ad apprenderne le novità che essa ci sa offrire. Tuttavia arriva quel momento dove i nostri piedi toccano definitivamente terra e tutte quelle belle storie come Pinocchio che salvava l'adorato babbo dal mostro dei mari, come la candida Biancaneve salvata dal principe azzurro, gli elfi, i nani, i draghi vengono meno per dare il completo spazio a quella che si definisce realtà effettiva delle cose; ci adagiamo su di essa con cautela, per poi piantarvi i chiodi che ci terranno fermi su quella superficie così tangibile e sicura, sino a che la visione di un burattino animato dalla magia di un tronco parlante non ci genera più meraviglia e stupore, ma paura e terrore. Se quel mondo a cui abbiamo voltato le spalle si generasse di fronte ai nostri occhi, con le sue creature e le sue fate, allora susciterebbe nella nostra mente razionale ed adulta solo la più estrema ed agghiacciante delle emozioni. Questo era quello che era successo a Noriko una volta seguite le due alunne all'interno di quel portale magico che si era generato proprio sulla superficie ventosa del ciclone; i suoi occhi erano stati costretti a posarsi su un mondo che pensava potesse esistere solo all'interno delle menti contorte di un pazzo, se fosse stato possibile riflettere i pensieri di questo su di un muro tramite i suoi occhi. Tutto scorreva come in un fiume di confusione ed inquietudine, sospeso in un tempo ed una dimensione totalmente distaccata da quella reale, un pianeta a parte con le sue leggi e la sua personale composizione. Aveva visto quelle due ragazzine che credeva tanto indifese, dopo essersi trasformate in delle maghe, affrontare creature contorte e misteriose guidate da quello che poteva essere definito solamente come puro e semplice istinto omicida, poi una melodia aveva placato quello scontro proprio quando le due ragazze stavano per avere la peggio; Noriko conosceva bene quelle note e quelle parole che componevano il sottofondo musicale: era una delle canzoni di Daiki Nagai, intitolata “Madness”. Come poteva però la canzone di quell'uomo regnare sovrana in quel posto placando addirittura gli animi di quelle creature astratte e malvagie che ciondolavano minacciosamente in mezzo al campo di girasoli oscuri? Tutte quelle sue domande così assillanti erano state nettamente stroncate dall'arrivo del più enorme degli enigmi; Misaki si trovava in quel posto e sembrava molto a suo agio, come se fosse in qualche modo responsabile di quanto stava accadendo. Dopo aver intrattenuto un dialogo con le altre due ragazze, che in quel momento Noriko sentì chiamare con il nome di Madoka ed Homura, aveva estratto dai corpi di esse, incapaci di reagire a causa di una costrizione quanto inquietante quanto ridicola a forma di cavallo a dondolo, dei fiori a cui poi aveva dato il nome di “anime” e si apprestava a fare con essi qualcosa di terrificante. Solo in quel momento Noriko riuscì a trovare le forze ed il coraggio di uscire allo scoperto; si era giurata che non avrebbe mai più visto una scena come quella a cui aveva assistito il giorno che Misaki Nagai venne investita. Quelle due ragazze non erano sue alunne, ma erano comunque studentesse della sua scuola e lei aveva il dovere di proteggerle, indipendentemente dalla minaccia che incombeva su di loro, fosse stata una macchina in corsa o una di quelle creature deformi che aveva sentito chiamare streghe dalle ragazze stesse; lei lo avrebbe impedito. Così abbandonò il suo nascondiglio dietro i girasoli ed avanzò verso Misaki, sentendo un terrore antico e gelido invaderle il corpo con violenza prima di riuscire a toccare la spalla destra della bionda ragazza che teneva tra le mani le anime di Madoka ed Homura, ancora incapaci di muoversi e quindi di potersi opporre a quel tremendo destino che le attendeva.

Misaki sussultò sentendo il tocco della donna, poi voltò la testa lentamente, con fare molto sinistro e posò il suo sguardo gelido su Noriko. Il silenzio regnò per diversi secondi, secondi dove la professoressa poté osservare più attentamente la sua alunna più di quanto avesse potuto fare in anni. Gli occhiali ed il nastro rosa che Misaki aveva rubato alle due maghette le davano un tocco di follia e di imprevedibilità che però quasi calzava alla perfezione con il suo volto contorto da un malefico sorriso d'odio e soddisfazione.

Il piccolo mantello della Puella Magi dai capelli aurei si sciolse definitivamente dal suo collo ed accarezzò, cadendo lungo la schiena, la mano di Noriko che deglutì sonoramente prima di riuscire a dare fiato alle corde vocali.

« Ho detto che cercherò di impegnarmi di più professoressa. Adesso non mi disturbi. »

Sibilò Misaki, facendo precipitare la propria insegnante in un'ilare e triste ragionamento; lei aveva sempre visto Misaki come un piccolo uccellino ferito da aiutare, un fiore appassito che poteva ancora germogliare e si era sempre impegnata per aiutarla, ma purtroppo dentro la mente oramai irrimediabilmente contorta della Puella Magi lei non era altro che quel fantasma privo di personalità che abitava la sua classe e che non poteva né capirla né aiutarla, in nessun modo.

« Misaki... Non so cosa stia accadendo qui, ma devi fermarti. »

Il volto di Misaki divenne cupo e serio istantaneamente, come se quelle parole l'avessero in qualche modo terribilmente offesa. Scosse la testa come una bambina che nega di aver detto una bugia, facendo schizzare i capelli a destra ed a sinistra, poi fece per allungare la mano libera in avanti, tenendo ben stretti i fiori delle anime di Homura e Madoka nell'altra, toccando quella della professoressa e scrutandola attentamente negli occhi.

« Grazie professoressa... Grazie. »

Mormorò tristemente, come se fosse in procinto di piangere.

« Se lei lo avesse impedito... Se mi avesse salvata da quell'auto, io e lui non ci saremmo mai incontrate... Grazie... Grazie. »

Udendo quelle parole, Noriko si sentì come violata nel suo intimo. La mano di Misaki stava come stuprando la sua anima, assorbendo tutto ciò che aveva da offrire, tutte le sue emozioni, tutti i suoi pensieri e tutto ciò che la riguardava. Percependo poi che la stretta della Puella Magi aumentava di intensità, il suo istinto di sopravvivenza ebbe la meglio e, con un gesto fulmineo, estrasse il teaser per autodifesa che teneva dentro la borsetta e lo piantò nel fianco di lei, premendo il pulsante. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuta accadere una cosa simile, ma ciò che Misaki le stava facendo era stato così terrorizzante da spingerla ad un immediato e disperato atto di violenza che si stava espandendo nel corpo della ragazzina sotto forma di una scarica elettrica che, dopo averle invaso tutto il corpo, facendole cadere gli occhiali di Homura e slacciare il nastro rosa di Madoka, la costrinse ad urlare in un modo che fece pensare a Noriko di non aver colpito un essere umano, ma una sorta di corvo mostruosamente grande. Nonostante però il teaser avesse la forza di stordire e lasciare al tappeto un uomo adulto, Misaki continuava a dimenarsi a terra in preda agli effetti della corrente elettrica; scalciando, graffiando l'aria ed urlando con sempre più intensità e collera.

« Presto ci porti quei fiori! »

Le urla di Homura riuscirono ad arrivare alle orecchie della professoressa solo dopo che furono ripetute più volte; esitò per qualche secondo, ancora provata dal fatto che qualcuno fosse stato in grado di toccare la sua anima, poi riuscì a sovrastare quella sensazione ed ad afferrare i fiori lucenti che erano caduti di mano a Misaki e si avvicinò ad Homura. Una volta che si fu chinata su di lei, il fiore violaceo penetrò dentro la soul gem che la ragazza teneva sul dorso della mano, poi lo scudo si attivò e fece cadere a terra quella che aveva tutta l'aria d'essere una pistola.

« La prenda! »

Ordinò Homura.

« La prenda e spari a questa cosa che mi impedisce di muovermi! »

Noriko fissò confusa la pistola, poi la prese tra le mani studiandola, come se avesse l'impressione che potesse svanire dalle sue mani da un momento all'altro; si trattava proprio di una pistola vera, niente di fittizio o di magico e lei doveva usarla!

« Si sbrighi! »

Fece eco Madoka, poco distante da lì.

« Si sbrighi prima che... »

Insistette Homura, spingendo Noriko a portare gli occhi su Misaki che aveva smesso di gridare e si era sollevata a sedere con i capelli che le cadevano sul volto, non più sorretti dalla piccola spilla a forma di sole nero, saltata mentre si contorceva a terra; uno dei suoi occhi si fece largo tra le fitte ciocche di capelli dorati, generando un brivido di terrore dentro il cuore della donna che, oramai mossa più dalla disperazione che dalla ragione, impugnò l'arma e sparò un colpo. La costruzione a forma di cavallo a dondolo che imprigionava Homura si frammentò una volta investita dalla pallottola e la Puella Magi non esitò a strappare di mano la pistola a Noriko per sparare con sicurezza nella direzione di Madoka per liberarla a sua volta. La maghetta rosa schizzò verso la sua compagna e fece si che anche il suo fiore tornasse all'interno della soul gem, poi tutte e tre si voltarono verso Misaki che si era rimessa in piedi sulle sue gambe e continuava a scrutarli ghignando minacciosamente, ma tra le sue braccia vi era posato Kyubey, con la sua solita espressione priva d'emozioni dipinta sul volto.

« Incubator. »

Mormorò Homura, stringendo forte la pistola e portandosi in avanti rispetto a Madoka e Noriko; non era intenzionata a lasciare che l'amica rischiasse nuovamente la vita, avrebbe fatto a pezzi tutte le streghe e quell'inquietante Puella Magi da sola se fosse stato necessario, ma nessuno le avrebbe più torto un capello.

« Akemi, Kaname. »

Esordì il piccolo gatto magico, passando lo sguardo dei suoi tondi occhi rosa su tutte le presenti. Misaki rimase invece in silenzio, sostenendolo tra le sue mani, con i capelli che le cadevano sul volto e le labbra che si contorcevano a causa della follia, quasi come se fosse una sorta di strumento il cui funzionamento dipendesse dalle esigenze di chi lo aveva costruito.

« Non siete state trasformate in streghe grazie all'intervento di quella donna. »

Aggiunse.

« Questo ha compensato al mio ritardo. Non avrei mai pensato che Sunflower fosse stata in grado di fare una cosa del genere. »

Kyubey si guardò intorno, studiando le streghe incantate dalla melodia e l'enorme campo di girasoli, poi donò attenzione anche a Misaki che, per un secondo, trasformò il suo ghigno in un sorriso che costrinse Noriko a rimembrare il ricordo di quella bambina che fu investita tanti anni prima di fronte ai suoi occhi.

« Sunflower sarebbe quella ragazza? E' dunque lei a trasformare le Puelle Magi in streghe ignorando le condizioni delle soul gem? »

Chiese Madoka, cercando di avanzare ma trovandosi la strada sbarrata dal braccio di Homura, divenuta più protettiva che mai. Kyubey fece cenno di sì con il capo, sbattendo dolcemente le orecchie e posando gli occhi sulla rosea maga.

« Lei ha espresso un desiderio molto particolare. Però la sua realizzazione è andata addirittura contro ogni mia previsione, portando esiti che ancora continuano a stupirmi. »

« Ma chi sei tu? »

Chiese Noriko, irrompendo in quella che gli sembrava la discussione più caotica della sua intera esistenza; a muoverla era però stata la presenza di Kyubey che aveva risvegliato in lei un vecchio e tetro ricordo, Homura però precedette l'odiato gatto magico nella risposta.

« Quello è un mostro alieno chiamato Incubator, la sua specie porta con l'inganno le ragazze appena adolescenti a donargli la propria anima promettendo loro di realizzare qualsiasi desiderio. »

Noriko, udendo quella spiegazione, venne trafitta dal debole ricordo della voce della piccola Misaki che, prima di venire investita, aveva ricorso in mezzo alla strada un gatto che solo lei vedeva; tutto le sembrava, nella sua astrattezza, avere un senso logico. Tentò di parlare di nuovo, ma le urla isteriche della stessa Misaki invasero le sue orecchie; le parole di Homura sembravano averla fatta andare su tutte le furie e stava imprecando selvaggiamente contro di lei.

« Bugiarda! Sai dire solo menzogne! Una come te non si deve permettere di parlare di Incubator in questo modo! Lui rende possibile l'impossibile ed in cambio vuole solo essere aiutato! Sporca egoista! »

Homura puntò un piede in avanti e sollevò il pugno sinistro digrignando i denti con rabbia, pronta ad affrontare quella Puella Magi impazzita.

« Non dire idiozie! Ti sembra giusto ciò a cui ci sottopone? Ci priva della nostra anima, ci inganna sino allo sfinimento per avere ciò che vuole e piegarci al suo volere! Ti ha riempito la testa di menzogne! »

« No! Smettila! Non è vero! No! No! Qui non è lui a mentire! Ma tu! Tu non sei chi dici di essere! L'ho visto mentre tenevo la tua anima! Tu non sei di questo mondo Homura Akemi! Non osare giudicare Incubator tu che sai solo mentire anche a chi tieni di più! »

Homura sussultò nell'udire quelle accuse, esterrefatta nel sapere che Misaki aveva scoperto tutto sul suo conto semplicemente toccandole la soul gem; dedusse che probabilmente era per quello che la ragazza dava enormi cenni di squilibrio mentale, visto che continuava ad avere miriadi di informazioni riguardo alla vita di chiunque trasformasse in strega e ciò la mandava in confusione.

« Homura? Cosa sta dicendo? »

Chiese Madoka, portando l'attenzione sull'amica che non riusciva ancora a ribattere. Kyubey sollevò la testa verso l'alto, sino ad incontrare con gli occhi quelli di Misaki e quel solo sguardo bastò alla Puella Magi per farle intendere cosa l'amato esserino volesse da lei.

« Quella ha stretto un patto con te Incubator, ma in un'altra linea temporale, il tutto per salvare quella Madoka Kaname. Continua a mandare indietro il tempo, fallendo ogni volta tentando ancora, i suoi occhi me lo avevano fatto sospettare, ma dopo aver visto la sua storia ne ho avuto conferma. »

« I miei occhi? »

Mormorò Homura incredula.

« Io... Tu... Non l'hai notato vero? Guardami. »

Disse a bassa voce Misaki, come se privata di quella rabbia che pochi secondi fa aveva scatenato contro la maga. Homura fissò per diversi secondi la ragazza che si stava stringendo al petto Kyubey, posando poi il mente sulla morbida testa candida dall'animaletto; la sua espressione divenne nuovamente allegra e felice, facendo pensare a chiunque che fosse impossibile per una con quella faccia essere responsabile di quanto stava avvenendo.

« Sono i stessi... »

Riuscì a dire dopo un po', incredula e sorpresa.

« I stessi? »

Ripeté Madoka, che ancora faticava a farsi una ragione ed a prendere per realtà la verità sull'amica.

« Abbiamo... Gli stessi occhi... Gli occhi di qualcuno determinato a tutto pur di proteggere quel piccolo fiore che cresce in mezzo alle fiamme del mondo crudele e spietato. Tu Homura è questo che vedi in Madoka vero? Bé io lo vedo in Incubator... Lui mi ha salvata, farei di tutto solo per essere notata da lui. Per questo io l'ho fatto... Ho desiderato... »

Spiegò Misaki, venendo però interrotta da Kyubey.

« Ha desiderato di divenire unica per me. »

« E' così. »

Rimarcò Misaki, stringendo con maggiore forza Kyubey a sé.

« Akemi Homura, tu lo sai meglio di chiunque qui dentro. Quelle come noi sono sole ed infelici, ma se qualcuno tende loro la mano, promettendo amore e felicità allora noi stringiamo quella mano con tutta la forza che abbiamo in corpo. Se tutto dovrà crollare allora così sarà, per me l'importante è stare con Incubator per sempre! »

Homura fu costretta al silenzio indotto dalla sua stessa mente. Misaki aveva tremendamente ragione, anche lei sino a poco prima era disposta a sacrificare l'intera città pur di salvare Madoka, anzi lo avrebbe fatto anche in quel momento, erano molto simili, troppo simili; entrambe volevano difendere chi amavano di più e ciò che amavano di più in quel momento erano elementi totalmente contrastanti. Le gambe non le ressero e fu costretta a cadere in ginocchio, con gli occhi lucidi e le mani a terra su quel terreno deforme ed innaturale; a sostenerla venne la mano di Madoka sulla sua spalla. La Puella Magi rosa si piegò sull'amica sorridendole ed Homura non riuscì a fare a meno, una volta incrociato il suo sguardo, di esplodere in un pianto disperato che la spinse a trovare consolazione nell'abbraccio di quell'amica che sapeva non l'avrebbe giudicata, perché era pronta a capirla ed ad accettarla, per questo per lei era speciale e per questo continuava a tentare di salvarla inesorabilmente, facendosi carico ogni volta di un nuovo dolore causato dalla perdita.

« Ti ho mentito... Perdonami. »

Singhiozzò.

« Non devi scusarti Homura... Sei stata molto forte... Non avrei mai potuto capirti, perciò ti sei finta diversa ed ha represso le tue emozioni solo per proteggermi... Non mi merito una cosa del genere... Sono stata davvero stupida a non comprenderti. »

« Adesso tutto ha senso. »

Commentò Kyubey, totalmente estraneo alla reazione delle due Puelle Magi.

« L'assenza di informazioni su Akemi Homura e la forza anomala di Madoka Kaname, nata dalle infinite morti che continuano ad ammassarsi nel tempo. »

« Sei contento? E' merito mio! »

Esclamò Misaki, usando lo stesso tono di una bambina che mostra ai genitori il disegno che ha fatto durante la giornata all'asilo. Noriko però intervenne superando le due Puelle Magi in ginocchio ed avvicinandosi di qualche tremolante passo che tradì la sicurezza del suo tono.

« No! C'è ancora una cosa che non ha affatto senso Incubator! Il giorno in cui Misaki fu investita io ero presente! Fu trascinata in mezzo alla strada inseguendo un gatto che solo lei vedeva! Voglio sapere se sei stato tu! Visto ciò che fai mi sembrerebbe la risposta più ovvia e voglio che Misaki lo sappia! Voglio che sia al corrente del fatto che si è consacrata al padre di tutte le sue sventure! »

Il silenzio piombò improvvisamente e solo la voce di Daiki Nagai fu udibile per diverso tempo in quella fatta astratta di mondo caotico e magico, poi Kyubey prese la parola.

« Sunflower, ascolta attentamente, perché questo è ciò che ho scoperto di recente facendo alcuni passi indietro. Non te l'ho rivelato perché avevi detto che non ti importava, ma visto che mi è stato chiesto renderò partecipe anche te. Sono stato io a spingere quella bambina di nome Misaki Nagai in mezzo alla strada, non è stata la sua immaginazione e neppure una strega, ma il desiderio di una Puella Magi. »

 

   
 
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