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Autore: Kirara_Kiwisa    05/01/2014    1 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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- Adesso dimmi cosa è successo-
Pretese il vampiro, affidandomi alle cure dello stesso dottore che la prima volta quasi mi uccise per ipotermia.
- Deve essere proprio lui a farlo?-
Domandai mentre l’uomo di mezza età prendeva del filo di sutura e un ago.
- Ho sbagliato una volta-
Precisò il dottore.
- E solamente perché non ho mai visto niente come voi prima d’ora-
Il Capitano sorrise, avvicinandosi al mio letto. Avevo chiesto di essere portata nella mia camera, in modo da non dover rivedere Lucyndra tanto presto.
- Il dottor Kev ha la mia più completa fiducia. E’ lui che ti ha curata pochi giorni fa-
Spiegò poggiando una mano sulla spalla dell’amico e puntando l’altra in direzione della ferita, nuovamente lacerata.
- Questo spiega perché i punti siano saltati tanto facilmente-
Dichiarai acidamente, schiacciata sul fondo del letto, resa immobile da quel peso che mi rendeva difficile anche solo respirare.
- Non sono fatti per camminarci sopra-
Si giustificò il medico, offeso.
- Se voi non avreste preteso di alzarvi, o meglio, se voi non aveste intrapreso una baruffa…-
- Non ho tempo per rimanere a letto-
Interruppi.
- Ho bisogno di alzarmi e che i punti reggano-
Gli occhi neri di Hyner sorrisero, accennando col capo alla mia condizione di immobilità a letto per colpa dell’incantesimo.
- Appena Hunter si sarà ripreso-
Puntualizzai.
- Io mi devo alzare e devo poter impugnare la spada-
- Perché?-
Domandò curioso il comandante, sedendosi di fianco a me. Mi prese la mano, stringendola attraverso i guanti. Accarezzò l’anello che portavo al dito, ignorando il suo potere e i suoi effetti su di me. Non lo avevo più tolto, da quando ero stata ferita. Fissò i miei occhi d’oro, cercando di distogliere lo sguardo sulla terribile ferita che lacerava il petto. Come lui, io non potevo fissarla. Era una cicatrice che non volevo portare con me, nemmeno nei miei ricordi. Appena ne fossi stata in grado l’avrei fatta sparire.
- Cosa devi fare di tanto importante?-
Continuò a chiedere, alle sue spalle il medico si era messo alla ricerca di un filo di sutura più resistente.
- Niente-
Mormorai, mentendo spudoratamente. L’uomo lo capì, eppure non provò a strapparmi la verità.
- Vuoi dirmi almeno cosa è successo?-
Sospirai profondamente, se pur con difficoltà. Non avevo scampo, non potevo muovermi, nemmeno girare il capo nella direzione opposta. Ero preda dei suoi occhi, delle sue mani. Dovevo parlare.
- Devo anestetizzarla-
Eruppe il medico, avvicinandosi allo squarcio sul cuore.
- No-
Affermai, nonostante l’anestetico sarebbe stata una buona scusa per evadere le domande del vampiro.
- Non potrei tenere a galla la sua bagnarola-
Spiegai, incrociando gli occhi del Capitano.
- Dobbiamo farlo senza anestetico-
- Capisco appieno ma permettetemi di dissentire-
- No-
Dissi, troncando il discorso del medico.
- Lo faccia senza anestetico. Non è la prima ferita grave che subisco e non creda che le volte scorse qualcuno sia stato tanto gentile da offrirmi delle droghe-
Raccontai, furiosamente ripensando al mio passato. La piuma di mia madre non sempre era stata in grado di proteggermi, certamente non dagli angeli né da mia sorella. A quel pensiero divenni gelida, perdendomi per un attimo nei ricordi. Mi sentì lontana dalla camera sulla Gold, lontana dal presente. Elehandro mi scosse leggermente, richiamandomi a sé.
- Va bene, lo faremo senza-
Ringraziai, prendendo a raccontare mentre il medico chiudeva la ferita.
- Hunter era malato-
Iniziai, socchiudendo gli occhi quando l’ago penetrò la pelle. Hyner mi strinse la mano, domandando se volessi fermarmi. Scossi il capo, prendendo fiato.
- Hunter era malato-
Ripresi, tentando di ignorare il dolore
- E lo era fin da quando sono salita a bordo. La malattia è cresciuta dentro di lui, distruggendolo. Lo ha consumato fino ad ucciderlo. Chiunque lo abbia maledetto puntava a farlo fuori, lentamente e dolorosamente-
- Chi è stato?-
Chiese il comandante, stringendomi la mano furibondo. Dovetti sforzarmi per dire che non ne avevo idea, anche se in realtà i miei sospetti ce li avevo.
- Ma perché vi siete affrontati?-
- Ero piuttosto nervosa in quel momento-
Spiegai.
- E’ stato Hunter ad incantare la spada. Lui ha tentato di farmi fuori-
Raccontai, mordendomi le labbra per il dolore dei punti di sutura. Il Capitano scattò in piedi, lasciando il mio capezzale e iniziando a girovagare agitato per la stanza.
- E perché mai lo avrebbe fatto?-
- Era in preda all’oscurità-
Esplicai, iniziando a sudare freddo. Il dottore mi passò una pezza sulla fronte, domandando se necessitavo di una pausa. Lo supplicai di proseguire e di finire in fretta, cercando con lo sguardo la figura agitata del vampiro che percorreva la camera da un capo all’altro.
- Probabilmente gli sembrava la cosa più giusta da fare-
Continuai, stringendo i denti.
- Per quale motivo?-
Mi venne da sorridere, nonostante il momento.
- Deve essere colpa mia-
Sbottai.
- La gente tende sempre a cercare di uccidermi. Sembra che io sia nata con un bersaglio marchiato sul petto-
Calò per un attimo il silenzio.
- Se ne è andata?-
Domandò il Capitano, facendomi rinsavire.
- L’oscurità. Se ne è andata da Hunter?-
Annuì.
- Era un incantesimo oscuro che conosco bene-
Hyner si bloccò nel mezzo della stanza, fissandomi.
- L’ho studiato-
Spiegai.
- Avvelena il malcapitato, conduce l’anima a rivoltarsi contro la sua stessa natura. Più la vittima è buona, più diventa malvagia. Il maledetto muore quando sta per compiere qualcosa che la sua anima considera abominevole. Allora il cuore si ferma, quasi come un meccanismo di difesa. Adesso l’incantesimo si è rotto e le tenebre non torneranno-
- Come fai a sapere tutte queste cose?-
- Adoro studiare la magia nera-
Ripetei.
- Ed ho riconosciuto l’incantesimo non appena…-
Mi fermai, rendendomi conto di aver raggiunto un discorso che non avrei voluto intraprendere con lui.
- Non appena?-
Con lo sguardo accennai alla presenza del dottore e il vampiro con una scusa lo fece allontanare temporaneamente da me. Si sedette sul letto come in precedenza, ascoltando attentamente le mie parole. Osservai la figura del medico che gettava le garze sporche di sangue e riprendeva a sterilizzare l’ago.
- Non appena l’ho ferito e ho visto il suo sangue, ho capito che l’oscurità che celavano i suoi occhi era contenuta anche nel sangue. Ne ho avuta la certezza quando l’ho assaggiato, ne ho riconosciuto il sapore. Quella era oscurità pura-
- Tu…-
Eruppe il comandante ad alta voce, voltandosi verso il dottore che si era allarmato. Gli sorrise, rassicurandolo e dicendo che la paziente aveva bisogno di ancora qualche minuto per riprendersi dal dolore.
- Tu sei una specie di vampiro?-
- Cosa? No!-
- E allora perché “assaggi” il sangue delle persone?-
- Secondo te come ho fatto a riportare in vita Hunter? Era morto! M-O-R-T-O-
Lo sforzo mi provocò una fitta la petto e due punti saltarono. Non riuscì a controllare il dolore e mi ritrovai ad urlare mentre il medico accorreva con le garze e il filo di sutura.
- Maledizione!-
Urlai stringendo forte la mano di Elehandro, desiderando che quello strazio assurdo passasse in fretta. Grazie al mio solito tempismo mi ritrovavo a tenere a galla una nave d’oro proprio quando necessitavo della morfina. Perfetto.
- Cerca di non sforzarti-
Consigliò il comandante, facendomi innervosire maggiormente.
- Io non mi sto sforzando-
Spiegai, con calma.
- Sto solo cercando di farti capire come io resuscito i morti-
Urlai, perdendo decisamente la calma alla fine della frase. Chiusi gli occhi, preda della sofferenza e del sudore freddo che mi stava congelando. Hyner si tolse un guanto, constatando che il mio corpo aveva smesso di emanare quello strano calore.
- Dobbiamo riscaldarla-
Prese delle coperte, accese il camino in piena estate, incitando il medico a chiudere in fretta quella maledetta ferita.
- Farei più in fretta se non facesse saltare continuamente i punti-
Puntualizzò l’uomo, ringraziando il cielo che l’incantesimo della nave non mi permettesse di muovermi più di tanto.
- Davvero puoi resuscitare i morti?-
Domandò il vampiro quando mi calmai leggermente, circondata dalle coperte e dal calore del fuoco a pochi metri dal letto.
- No-
Risposi sospirando.
- Posso impedire a qualcuno di morire, se sono al pieno delle mie forze. E’ un incantesimo molto complicato-
- Ma hai resuscitato Hunter-
- Solamente durante i primi minuti in cui il cuore ha smesso di battere. L’organismo deve essere in vita per rispondermi. Infatti non sapevo se ci sarei riuscita, a lungo il corpo di Hunter si è rifiutato di obbedirmi. Colpa forse anche del fatto che avevo perso sangue-
- Per questo hai lasciato che io ti ferissi? Sapevi di poter tornare in vita, in questo modo?-
- Te l’ho detto, non sapevo di poterci riuscire davvero-
Il comandante mi sorrise, accarezzandomi il volto.
- Sei una creatura davvero unica-
Ricambiai il suo sorriso, in quel momento il dottore terminò la sutura, allontanandosi molto volentieri dalla mia unicità. Roteai gli occhi, tornando a fissare quelli del vampiro.
- Già, per questo motivo tutti vogliono la mia testa appesa al muro. Una bella soddisfazione, non credi?-
Hyner rise, baciandomi.
- Dovranno prima uccidermi-
Mi baciò ancora, afferrandomi le braccia. La sua mano scivolò lungo il mio polso, quello su cui portavo il polsino. Per la prima volta, il Capitano lo notò.
- Questo cos’è?-
- Niente-
Gridai, cercando di ritrarre la mano, di portarmi a sedere, di scattare lontano da lui. Tentai di fare qualsiasi cosa gli avesse impedito di sbirciare sotto di esso, purtroppo ero immobile e lui lo tolse.
- Cosa…-
- E’ un tatuaggio-
Sbottai, mentre il cuore iniziava a battere veloce, così veloce che temevo mi avrebbe provocato un infarto.
- Non sembra un tatuaggio, piuttosto è marchiato a fuoco sulla pelle-
- Stupido non è vero?-
Continuai, accennando un sorriso.
- Errori che si fanno per ripicca contro i genitori. Tornassi indietro non lo rifarei-
- Credo di aver già visto questo simbolo-
- Certo, sono appassionata di occulto-
Spiegai, ridendo nervosamente.
- L’ho visto su un libro di magia nera e l’ho copiato. Nemmeno io ricordo cosa significhi-
- Già…-
Mormorò il vampiro ricoprendo il marchio con il polsino.
- Doveva essere qualcosa di molto antico, qualcosa di cui si è persa la memoria-
- Quelle sono le mie preferite. Antiche leggende. Wow-
Continuai a parlare, istericamente. L’uomo mi fissò, domandando se avessi bisogno di restare un po’ sola. Colsi la palla al balzo, confermando che effettivamente ero molto stanca. Il comandante se ne andò, seguito dal medico. Rimasi immobilizzata nel letto, col cuore che non si decideva a calmarsi. C’era mancato poco.


 Dovetti aspettare che Hunter si svegliasse, che si riprendesse del tutto dalla maledizione. Rimasi in quel letto per giorni, dando certamente soddisfazione al medico. La ferita tornò a rimarginarsi ma io fui preda della mia mente e dei miei pensieri per tutto il tempo. Senza la compagnia di Barbas, Thos e del Capitano sarei impazzita. Senza poter mai dormire, fui costretta nella mia stanza senza essere in grado di uscire. Credevo che col tempo il peso della nave si sarebbe attenuato e invece mi scoprivo più debole di quanto non avessi voluto. Con grande forza di volontà trovai la forza solamente per pormi a sedere sul materasso, mangiare da sola e, se pur impiegando molto tempo, arrivare fino al bagno e tornare nel letto. Certamente non potevo correre a cercare Lucyndra per prendere a calci quel suo sedere perfetto.
Quando la mia porta si spalancò ed Hunter entrò come un tornado in camera saltando sul letto, la mia anima cantò dalla gioia.
- Hunter!-
Urlai, incredibilmente felice non tanto che stesse bene, quanto che mi avrebbe liberata da quella maledizione.
Il ragazzo fece un paio di giri per la stanza, mettendo a soqquadro ogni sedia o poltrona. Ci saltò sopra, scaraventandole a terra per poi saltare sulla prossima. Saltava dal materasso alle poltrone senza sosta, urlando anch’esso e salutandomi.
- Mi sento così leggero!-
Continuava a ripetere.
- Erano trecento anni che non mi sentivo così!-
Il mio sorriso svanì, sentendomi incredibilmente in colpa ed egoista.
- Mi sembra di poter volare!-
Continuò. Il Capitano comparve sulla soglia, divertito da quello spettacolo.
- Pensavo che ci fosse un’incursione di barbari-
Esordì a braccia incrociate, attirando l’attenzione del ragazzo.
- Invece sei solo tu-
- Capitano!-
Urlò lo stregone, bloccandosi in piedi sul mio letto e sollevando le braccia verso l’alto. Scattò verso il vampiro, raggiungendolo in un balzo e abbracciandolo, come se non lo vedesse da un secolo.
- Sono felice di vedere che ti senti meglio-
Disse il comandante, scompigliando i capelli del ragazzino e cercando di liberarsi dalla sua stretta. Hunter si aggrappò alla schiena del Capitano, bloccandolo e non dando il minimo segno di volerlo liberare. Risi guardandoli, felice di vedere finalmente Hunter se stesso.
- Colpitemi!-
Invitò improvvisamente.
- Avanti, provate a colpirmi!-
Continuò Hunter, scendendo dalla schiena del vampiro e mettendosi in posizione di guardia con i pugni alzati.
- Provate a mettermi al tappeto! La nave non affonda più-
Elehandro si cimentò nello scontro corpo a corpo, facendo riprovare al ragazzo la gioia del gioco. Per la prima volta non doveva preoccuparsi del destino di nessuno.
I due finirono a terra ansimanti, chiedendo una tregua. Io continuai a ridere, portandomi a sedere sul letto a fatica per continuare a scorgere la figura dei due.
- Perché non ti unisci a noi?-
Domandò Hunter, ingenuamente. Io non riuscì a rispondere, fissando quel suo sorriso così felice.
- Non può muoversi-
Spiegò il Capitano, facendo perdere al volto del ragazzo la gioia.
- L’incantesimo della Gold la sta schiacciando-
- No. Non è possibile-
Bofonchiò lo stregone, alzandosi e fissandomi con gli occhi spalancati.
- Non è così che funziona. Lei dovrebbe potersi muovere. Certo, il peso della nave ti assale all’inizio e ti senti compresso, più pesante…come se la gravità di portasse a terra ma è solo una sensazione!-
Continuò a spiegare il ragazzo, agitatamente.
- E’ un incantesimo studiato per le streghe e gli stregoni! Permette all’incantatore di condurre una vita assolutamente normale non…questo-
Sbottò, riferendosi alla mia condizione.
- E allora perché lei non si può muovere?-
Improvvisamente capì il motivo. Divenni rossa in volta, non sapendo affatto come spiegarlo.
- Io…non sono proprio una strega…-
I due si bloccarono, mi fissarono per qualche istante, entrambi a bocca aperta.
Contemporaneamente provarono a parlare ma le parole li morirono in bocca.
- Non appieno comunque…non sono propriamente una strega-
- Sei forse impazzita?-
Pronunciò Hunter, per primo.
- L’incantesimo può ucciderti. Passamelo immediatamente-
Ordinò, porgendomi la sua mano.
- No!-
Urlai, facendolo arretrare dalla sorpresa. Fissai gli occhi del Capitano, poi di nuovo quelli di Hunter. Cercai di calmarmi, di spiegare.
- Barbas ieri mi ha detto che siamo approdati-
Lo stregone fissò il comandante, che confermò annuendo leggermente.
- Una volta mi hai confidato che non ricordi la sensazione di camminare sulla terraferma-
Ripresi, rivolta verso Hunter.
- Voglio che scendi, che tu te la ricorda, poi ti passerò l’incantesimo-
- Puoi morire da un momento all’altro-
Replicò lo stregone, seriamente. Continuò a porgermi la mano, senza desistere.
- Allora faresti meglio a sbrigarti-
Sbottai, altrettanto seriamente.
- Stai perdendo tempo-
Il ragazzo abbassò la mano sgomento, cercando gli occhi del vampiro. Hyner lo fissò con lo stesso turbamento, dopo qualche istante sospirò, consigliando all’amico di scendere in fretta dalla nave.
Hunter mi fissò per un’ultima volta, prima di scattare fuori dalla porta. Mi parve di scorgere un sorriso sul suo volto, un attimo prima che svanisse dalla mia vista.
- Perché lo fai?-
Domandò il Capitano, avvicinandosi al mio letto, preoccupato.
- Perché è rimasto prigioniero di questa nave per tre secoli. Nessuno se lo meriterebbe, certamente non lui-
- Ha scelto volontariamente di farlo-
- Ed io, volontariamente, scelgo di dargli un periodo di vacanze-
Replicai, con tono deciso.
- Rischiando la tua stessa vita-
- Oh non morirò per così poco-
Assicurai, tentando di mantenere la posizione da seduta sul letto.
- Non darò questa soddisfazione-
Ripetei, per l’ennesima volta. Pensando a chiunque, dalla mia nascita, avesse desiderato la mia morte.
- Sai Victoria, non sembri la donna del volantino-
- Quale volantino?-
- Quello che mi capitò fra le mani nel Regno delle Fate-
- Ah. Quel volantino-
Ricordai, malvolentieri. Avevo ucciso centinaia di fate, rapito la loro Regina per carpirne i poteri. Tutto perché volevo vendicarmi del Concilio, perché Isaac voleva la mia testa e non sapevo come impedirlo, perché avevo rotto ogni patto con Abrahel e anche lui voleva la mia testa. Perché Nolan non voleva aiutarmi. Avrei desiderato perdere quella parte della mia vita, lasciarla sulla terraferma mentre io solcavo i mari libera da essa.
 - Non sembri affatto una terribile assassina-
- Potrei sorprenderti-
Dichiarai, con un velo di tristezza. Per sbaglio avevo evocato dei ricordi che desideravo seppellire. Tornai a provare quella strana fitta allo stomaco che mi attanagliava ogni volta che pensavo a lui, o al casino in cui mi aveva trascinato.
- Eppure non lo sembri affatto. Da quando sei salita a bordo, non hai fatto altro che salvare ognuno di noi. In un modo o nell’altro-
Affermò accarezzandomi la guancia.
- Non riconosco in te la spietatezza descritta dalle fate-
- Mettimi una fata davanti, poi ne riparliamo-
Risposi, baciandolo.
- Una doppia personalità dunque-
Concluse il vampiro, fissandomi negli occhi d’oro.
- No, solamente una. Solo che ogni tanto faccio la cattiva-
 
Elehandro dovette scendere a terra con la ciurma, a contrattare nuove provviste e armi con i fornitori. Rimasi in camera, bloccata a letto per l’ultima notte. Avrei desiderato leggere il mio libro sulla magia nera, se solo fossi stata capace di reggerlo e sfogliare le pagine. Rimasi semplicemente sdraiata a fissare il soffitto, come per tutto il tempo in cui avevo atteso che Hunter si svegliasse.
La mia parte di angelo non stava sopportando l’incantesimo, uccidendomi. Che sfortuna. Avrei voluto aiutare lo stregone ancora di più se solo avessi potuto, si meritava altro che una piccola vacanza. Stavo pensando ad una soluzione, quando la porta si aprì e un’ombra entrò nelle tenebre della mia camera. L’incantesimo mi impediva di addormentarmi, non sentivo la stanchezza, quindi ero certa di non stare sognando. Un’ombra si aggiunse a quelle già presenti della mia stanza poco illuminata. Prima che potessi capire cosa stesse succedendo, mi ritrovai un pugnale alla gola e due occhi viola davanti al volto.
- Lucyndra-
Pronunciai con poco fiato, non sopportando anche il suo peso sul mio corpo, aggiunto a quello della nave.
- Mi chiedevo quando saresti venuta…-
Pronunciai, con la lama della donna sotto il mento.
- …a finire quello che hai iniziato-
- Non è stato facile raggiungerti-
Sibilò la vampira, con lo sguardo colmo di gioia per aver finalmente raggiunto il proprio obiettivo.
- Mio fratello non lasciava mai la tua stanza incustodita-
Strinsi i pugni, essendo capace di fare almeno quello. Da quando avevo confessato che era stato Hunter ad incantare il fioretto, il Capitano aveva decisamente abbassato la guardia. In fondo erano le mie ultime ore bloccata a letto, le tenebre di Hunter erano sparite. Cosa sarebbe potuto andare storto?
- Avrei dovuto ucciderti la prima volta che ti ho vista-
Affermò la donna, premendo il pugnale contro la gola, ferendomi.
- Non mi sono mai sbagliata tanto sul conto di una persona-
Risi istintivamente. Era una vita che le persone si sbagliavano su di me.
- Ti credevo un’idiota-
- Ok, questa è nuova-
Bofonchiai, sotto il peso del comandante in seconda.
- Invece ti sei dimostrata scaltra-
Sbottò, mostrando le zanne.
- Hai incantato mio fratello, accecandolo-
Cercai di liberarmi dal suo peso. Il mio calore attraverso le vesti non era sufficiente a scacciarla, solamente la lama del pugnale diventava incandescente al tocco del mio sangue.
- A proposito di incantare le persone…-
Mormorai, tentando di muovere un braccio o qualsiasi cosa per difendermi. Fu tutto inutile, ero paralizzata, preda di Lucyndra.
- Cosa hai fatto ad Hunter?-
- Tu cosa hai fatto ad Hunter?!-
Rigirò la domanda la vampira.
- Doveva morire-
Dichiarò a denti stretti, premendo maggiormente la lama alla mia gola. Mi domandai cosa se ne facesse un vampiro di un pugnale. Possedeva già le zanne.
- Come diavolo hai fatto a salvarlo?-
- Sai che se lui muore anneghiamo tutti, vero?-
- I vampiri non annegano-
Svelò atrocemente, agghiacciandomi. Spalancai gli occhi, sprofondando nei suoi così crudeli e carichi d’odio.
- Tu vuoi uccidere tutti-
Constatai, impietrita.
- Perché?-
- Perché no?-
Domandò candidamente la donna, sorridendo con perfidia.
- Non fanno altro che tenere mio fratello lontano da me-
Spiegò, sinceramente.
- Tu sei pazza-
Sbottai, innanzi ai suoi capelli ricci e biondi. Sciolti, mi cadevano lungo il viso, pizzicandomi il volto.
- Questa nave, è una pazzia-
Replicò la vampira, avvicinando il suo volto al mio. Incise ancora la gola, facendomi mugolare.
Il sangue prese a scorrere lungo la gola, raggiungendo le coperte.
- Una nave d’oro, che lui ama più di me. Questa è una pazzia. Dovrei esserci io al centro dei suoi pensieri, non questa-
Affermò facendo cenno alla stanza che ci circondava, all’intero vascello che io stavo mantenendo a galla.
- E adesso, ucciderò te e affonderò la nave-
Le afferrai un ciuffo di capelli coi denti, tirandolo forte fino a farla urlare e perdere la presa sul mio collo. L’istinto di sopravvivenza riuscì a farmi muovere, a sferrarle un calcio nel ventre e scaraventarla giù dal letto. Tentai di raggiungere il fioretto ma non ci riuscì, rimasi semplicemente in ginocchio sul materasso, a fissare la sua figura bionda che si rialzava nel buio. I suoi occhi viola mi fulminarono nell’oscurità, mentre gettava il coltello e prendeva la frusta. Squadrandola, mi posi una mano sul collo, percependo il sangue che colava. Se voleva il mio sangue, non avrebbe dovuto fare altro che prenderselo.
- Perché hai maledetto Hunter?-
Domandai, perdendo tempo, attendo che la donna si decidesse a mordermi e abbandonare le armi.
- Perché non ucciderlo e basta?-
Chiesi, accennando appunto al pugnale.
- Troppo semplice-
Spiegò la vampira, avvicinandosi al letto con la frustra fra le mani.
- Doveva soffrire. Soffrire veramente. E correrò ad ucciderlo, nel caso dovesse salvarsi dall’affondamento-
Continuò dicendo, visto che in quel momento il ragazzo si trovava sulla terra ferma.
- Lui è il prossimo. Subito dopo di te-
- Perché? Perché lo odi così tanto?!-
- Perché è colpevole. Ovvio. Anche lui, è amato da Elehandro più di me-
- Tu sei pazza davvero-
Conclusi, fissandola con rabbia.
- Ma non credo che alla fine mi ucciderai-
Il comandante in seconda sobbalzò, sgranando gli occhi e chiedendo perché mai lo dicessi.
- Perché sei una codarda. Prendi tempo e non arrivi mai al dunque. Hai impiegato trecento anni per uccidere Hunter e non ci sei riuscita. Adesso stai impiegando giorni per uccidere me, che sono allo stremo delle forze. Sarebbe facilissimo uccidermi adesso, con un solo morso. E invece sei ancora lì a parlare-
La donna mostrò le zampe, lasciando cadere le armi a terra e avventandosi su di me. Attesi, chiudendo gli occhi, aspettando che il demone assaggiasse il mio sangue bollente, quando si aprì la porta.
- Cosa sta succedendo qui?-
Chiese Barbas, comparendo sulla soglia. Lucyndra si bloccò, congelandosi. Ritirò le affilate zanne, tornando composta innanzi alla vista del vecchio demone.
- Niente Barbas, vai pure-
Invitai stringendo i pugni. Non poteva avere un tempismo peggiore.
- Già Barbas…torna pure al tuo lavoro-
Confermò Lucyndra, scendendo dal letto su cui era già balzata per attaccarmi.
- Non sembra niente. Victoria, sei ferita?-
 Mi coprì il collo con una mano, tentando di nascondere il sangue.
- No-
Mentì. Barbas, con in mano una fiaschetta di liquore, accese le luci della camera, svelando ogni segreto. Un pugnale sporco di sangue a terra, la frusta di Lucyndra adagiata sul pavimento, i cuscini macchiati di sangue, io sul letto con le fasce della precedente ferita e già una nuova sulla gola, il comandante in seconda che stava evidentemente per saltarmi addosso.
- Ho bevuto troppo, o quello è sangue?-
- Hai bevuto troppo-
Dichiarò la donna dai capelli biondi.
- E sai che è proibito in servizio. Vattene se non vuoi che ti punisca-
- Non posso farlo-
Contrariò l’anziano demone, serio come poche volte lo avevo visto.
- Ho sentito la nave oscillare pericolosamente. State dando troppo stress alla strega, comandante-
Spiegò l’uomo, chinandosi a terra per raccogliere la frusta di Lucyndra.
- Dovreste andarvene, se non volete farci affondare-
La porse alla vampira che, mentre se ne riappropriava, svelò un sorrisetto maligno per un qualche istante.
- Certo che no, Barbas-
Rispose.
- Anche io, come te, ero semplicemente venuta a vedere come stava oggi la strega-
- Beh, perde sangue-
Fece notare il vecchio.
- Perché non avete chiamato il dottore?-
- Stavo appunto andando-
Ci diede le spalle, fulminarmi con i suoi occhi per un’ultima volta prima di andarsene. Essi mi promisero che mi avrebbe uccisa, non appena ci fossimo riviste. Io promisi altrettanto.
- Stai bene?-
Chiese pacatamente il demone, facendomi rinsavire. Prese delle bende e delle garze che il medico aveva lasciato per precauzione nella mia stanza.
- Cosa fai?-
Domandai, rilassandomi finalmente sul materasso mentre l’uomo iniziava a pulire la ferita sul collo.
- Non credo che Lu stia correndo realmente a chiamare il dottore-
Spiegò sorridendo.
- Se non la disinfetto, si infetterà. Ha usato un coltellaccio incredibilmente sporco e arrugginito. Non penso fosse qui solamente per intimorirti-
- Già…-
Sospirai.
- Se non fossi arrivato, a quest’ora…-
- Oh, non c’è di che-
- No!-
Sbottai, allontanando per un momento le sue mani da me.
- Se tu non ti fossi intromesso, lei sarebbe morta!-
Barbas rise, pregando di calmarmi e ricominciando a pulire la ferita con il liquore contenuto nella fiaschetta. Strinsi i denti, chiudendo gli occhi. Bruciava da morire.
- E poi come lo avresti spiegato a suo fratello?-
- Lei mi ha attaccata!-
Sbottai.
- E’ stata lei a maledire Hunter, ha fatto in modo che incantasse la spada e vuole affondare la Gold!-
Iniziai spiegando, agitatamente. Il vecchio tentò di disinfettare il taglio nonostante io scalpitassi dalla rabbia, tamponando il sangue.
- Lo so-
Svelò, sorprendendomi.
- Lo sai?-
Sgranai gli occhi, finalmente fermandomi e dando modo all’uomo di disinfettarmi per bene.
- Sono anni che lo so. Ma questo non è importante. Ciò che ti deve interessare è che il Capitano non lo sa. Per lui Lucyndra ha dei problemi di comportamento ma niente di più. Se vuoi accusare sua sorella di qualcosa di così grave, devi avere delle prove-
- Ma lui…io…-
- No bambolina-
Affermò l’anziano, scuotendo il capo e sorridendomi benevolmente.
- Anche se lui prova qualcosa per te, non riuscirà mai ad aprire gli occhi su sua sorella senza delle prove. Tu ne hai qualcuna?-
Ci pensai attentamente, prima di rispondere sospirando.
- No-
- Ecco-
Concluse il demone, iniziando a bendarmi il collo.
- Se fosse entrato trovando il cadavere di sua sorella a terra, come pensi che avrebbe reagito?-
- Non lo so-
Confessai.
- Saresti pronta a rischiare?-
- Non credo-
Ammisi, tristemente.
- Ma lei…io…-
- Non farti carico di tutti i problemi della Gold-
Eruppe il demone, terminando la fasciatura. Mi toccai il collo, percependo le bende che lo contornavano. Ancora qualche ferita e di questo passo sarei diventata una mummia.
- Sono decenni che Lucyndra si è messa in testa di ucciderci tutti e siamo ancora qui-
- Come avete fatto?-
- Uno ad uno abbiamo sempre sventato i suoi piani. Chi ne aveva l’occasione, chi ne entrava a conoscenza, è riuscito a farla fallire. Ma questa volta ha attaccato Hunter, questo non era mai successo. Noi demoni della ciurma eravamo impreparati, disorientati. Nessuno ha capito cosa stesse realmente successo-
- Ma se lei sa che voi sapete…perché non vi ha ancora ucciso?-
- Ci prendi per stupidi? Abbiamo sventato i suoi piani per le retrovie, senza mai affrontarla direttamente. Chi ci ha provato, non ha trovato altro che la morte-
Raccontò, ponendosi una mano sul cuore in memoria dei compagni scomparsi.
- La vampira ci sottovaluta, pensa che noi babbei le abbiamo sempre messo i bastoni fra le ruote per sbaglio. L’unico di cui sa che per certo conosce le sue intenzioni e che l’ha combattuta di proposito, sono io-
- Però non può ucciderti-
Affermai, finalmente capendo.
- Già, scoprì la mia maledizione quando diede l’ordine ad un altro di eliminarmi. Quel poveretto finì…beh, come tu puoi immaginare-
- Morto stecchito-
- Infatti. Per questo non mi ha attaccato poco fa. Poteva uccidermi sai, per poi tentare di uccidere te. Ma lei è bene informata sulle mie particolarità-
- Non vedo l’ora che scopra le mie-
- Prega che per allora il Capitano abbia scoperto anche la vera natura di sua sorella. Lui adora quella ragazza, altrimenti perché secondo te non ce ne saremmo già sbarazzati?-
Sorrisi, riflettendo che quello era veramente un gran bel problema.
 
Il mattino seguente la nave salpò e Hunter tornò a farsi carico del suo fardello.
- Grazie, grazie, grazie-
Era entrato nella mia camera saltando e urlando, appena tornato dalla sua gita sulla terraferma.
- Non so davvero come ringraziarti!-
Continuò, stringendomi forte ignorando le bende sul petto e non facendo caso neanche a quelle nuove, come ai lenzuoli ancora macchiati di sangue.
- E’ stato bellissimo! Certo all’inizio ho avuto un po’ di mal di terra ma alla fine…-
- Mal di terra?-
- Prova a vivere in mare per secoli senza mai scendere!-
Risi, felice di aver ritrovato un amico. Senza esitare oltre, lo stregone si riprese l’incantesimo che manteneva la nave d’oro a galla. Mi sentì tornare leggera, ritrovai la sensazione di potermi muovere liberamente. La prima cosa che feci fu sbarazzarmi delle lenzuola macchiate di sangue e del pugnale. Stavo per gettarlo fuori dall’oblò, quando mi fermai. Lo fissai attentamente, chiedendomi se un pugnale in camera con una vampira pazza alle calcagna potesse tornarmi utile. Lo pulì con le lenzuola già sporche, riponendolo in un cassetto accanto al letto.
- Cosa stai facendo?-
Domandò Hunter, tardivamente. Gli sorrisi, spingendo con disinvoltura le lenzuola verso il bagno per rimpiattarle.
- Faccio pulizie-
- Vedo-
Borbottò il ragazzo, venendo avanti verso di me.
- E’ sangue quello?-
- Certo che no-
Risposi, chiudendo la porta del bagno.
- Cosa è successo in questa stanza, stanotte?-
- Ho perso la mia verginità?-
- Victoria-
Rimproverò lo stregone incrociando le braccia.
- Va bene-
Ammisi perdendo il sorriso. Innalzai le braccia in segno di resa, sedendomi sul materasso.
- Lucyndra ha cercato di uccidermi-
Spiegai, ponendo una mano sulle bende che portavo al collo. Hunter allora se ne accorse, raggiungendomi sul letto. Si sedette di fianco a me, chiedendosi come avesse fatto a non vederle prima.
- Alla tua età, è normale rimbambire-
Scherzai, spintonandolo leggermente con le spalle. Il ragazzo rispose, spintonandomi a sua volta.
- Non sono rimbambito, ero solamente…eccitato-
Annuì, tranquillizzandolo di non preoccuparsi. Stavo bene, ero viva.
- Cosa è successo esattamente?-
- E’ entrata con un pugnale e ha iniziato a parlare dei suoi piani diabolici per ucciderci tutti. Sai, Lucyndra-
- Già, Lucyndra-
Entrambi sospirammo, immobili seduti sul bordo del letto.
- Tu come stai?-
Domandai, spettinando i capelli allo stregone.
- Bene. Mi sento sveglio, padrone delle mie azioni. Prima non lo ero. Mi sentivo addormentato, come se alle volte qualcun altro prendesse il controllo-
- Era l’oscurità-
Spiegai, allungando un braccio e avvolgendogli la schiena, consolandolo. Posi la testa sulla sua spalla, coccolandolo un po’.
- Lucyndra si era impegnata parecchio per farti fuori. Considerando che odia fare incantesimi-
- Già…questo però le era riuscito bene-
- Hai per caso idea di quando ti abbia maledetto?-
Chiesi, sollevando leggermente lo sguardo verso il suo.
- Ti ha offerto qualcosa da mangiare? Ti ha regalato un oggetto…-
- No, non ricordo assolutamente. E’ tutto confuso, non ricordo neanche l’ultima volta che sono stato lucido. Mi sembra di aver avuto quella cosa dentro di me per un’eternità-
Tornai a rilassarmi sulla sua spalla, continuando ad abbracciandolo.
Probabilmente quello era il mio primo incontro con il vero Hunter.
- E’ l’effetto delle tenebre. Incasinano la mente delle persone. Passerà vedrai, ti sentirai sempre meglio-
- Non ricordo neanche cosa ho fatto e cosa ho solamente pensato di fare-
- Mi hai uccisa-
Aiutai a ricordare. Puntai un dito verso le bende che portavo al busto, verso la terribile lacerazione che avevo sul cuore e che ancora non riuscivo a curare. Constatai che fosse frutto della magia nera che aveva imprigionato l’anima dello stregone. Non potevo fare niente per curarla in fretta.
- Accidenti-
Sbottò il ragazzo ponendosi entrambe le mani sul volto, nascondendosi in esse.
- Come è successo?-
- Incantesimo dell’oggetto assetato di sangue. Hai maledetto un fioretto, che avrebbe dovuto prendersi la vita di Hyner o la mia. Ho scelto la mia-
- Porc…-
Mugolò, senza sgusciare fuori dalla fortezza che aveva creato attorno al viso.
- E come ne sei uscita?-
- Sono brava-
Ammisi facendo spallucce. Hunter uscì dalla sua tana, fissandomi con il volto rosso e scoppiando a ridere. Entrambi ridemmo, continuando ad abbracciarci attraverso le vesti.
- Tu però poi sei morto ed io ho dovuto rianimarti-
- E ci sei riuscita…perché sei brava?-
- Esattamente-
Hunter mi spintonò e riprendemmo a ridere.
- Mi dispiace per le cose che ti ho detto, alcune me le ricordo bene-
- Già…-
Sospirai.
- Ma non eri tu a parlare. Non devi scusarti. A proposito, Hyner ha visto il marchio-
- L’ha visto?!-
Sussultò il ragazzo, sgranando gli occhi.
- E cosa ha detto?-
- Non lo ha riconosciuto, non appieno comunque. Temo però che presto ci possa arrivare-
- Accidenti, come reagirà secondo te?-
- Non lo so…buttandomi fuori bordo?-
- E’ probabile-
- Hunter!-
Urlai spingendolo fino a farlo cadere dal letto. Il ragazzo rise, ordinando di mettermi a riposo per il momento e di non pensarci. Annuì, sbadigliando. Effettivamente terminato l’incantesimo iniziavo a risentire della stanchezza, le ferite poi non aiutavano.
Insieme mettemmo dei nuovi lenzuoli al mio letto ed io corsi a dormire, dandoci appuntamento non appena mi fossi svegliata. Dovevo ricominciare con la scherma o mi sarei arrugginita.
 
  
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