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Autore: Brida    05/01/2014    1 recensioni
Questa è la storia dell'infanzia e della tormentata adolescenza di Brida Cousland destinata a salvare il Ferelden dall'invasione della Prole Oscura.
Dal 5° capitolo:
"Mi fai una promessa piccola lady?"
"Una promessa?" chiesi stupita guardando il suo volto.
Quasi automaticamente fissai una delle sue tante, piccole cicatrici. Era un guerriero esperto e quelle cicatrici lo testimoniavano.
"Farai sempre ciò che ritieni più giusto, a dispetto di quello che ti diranno gli altri, me lo prometti?"
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode e i suoi compagni'
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Il primo giorno giungono, e ci catturano tutti’

Puzzavo. Ero sporca. Sangue di Prole Oscura ovunque.

‘Il secondo giorno ci picchiano, e si nutrono di alcuni di noi, come carne’.

I miei compagni non erano messi meglio, li sentivo tremare. Avvertivo i loro respiri nervosi.
“Non rifarò la mia proposta” mi sorrise, era sicura di sé.

‘Il terzo giorno ogni uomo viene torturato, e morso ancora, e ancora’.

“Hai davanti la possibilità di distruggere la Prole Oscura per sempre, di liberarci tutti dall’oppressione che questi esseri hanno rappresentato per secoli, millenni” continuava a parlare, senza accorgersi che avevo gli occhi stanchi, non riuscivo davvero a pensare.
Ma dovevo farlo.

Il quarto aspettiamo e tremiamo per il nostro destino’.

“Sei un Custode Grigio e hai bisogno di me, dovresti sapere cosa vuol dire sacrificare ogni cosa per una giusta causa. Dovresti rispettarlo” toccai il mio medaglione, quello col sangue di chi non ce l’aveva fatta. Compresi che lei aveva ragione.

 ‘Il quinto giorno ritornano ed è il turno di un’altra ragazza’.

“Branka, quello che dici è vero” presi parola. Ero stanca, volevo solo terminare questo viaggio. Volevo solo che tutto finisse.

“Non lasciarti convincere così facilmente. Non lasciare che vengano compiuti gli stessi errori del passato. C’è sempre un altro modo, un’altra via” fu la Roccia, il Golem a parlarmi.
L’immensa Roccia che avrebbe dovuto diventare l’arma più letale ed invincibile nelle mie mani, nelle mani dei Custodi, nelle mani di chi era nemico dei Prole Oscura.

 ‘Il sesto sentiamo le sue grida, anche nei nostri sogni’.

Avevo compiuto un lungo viaggio, accanto ad Oghren e a tutti i miei compagni.
Uniti, avevamo attraversato le Vie Profonde.
Ci era costata molta fatica, molta paura, molto terrore. Avevo visto pure lui.
Il nemico, l’Arcidemone.

E ora dovevo scegliere tra morte e altra morte. Che senso aveva? Che senso avrebbe mai avuto?
Eppure era potente quello che mi offriva. L’Incudine del Vuoto, l’unico arnese in grado di creare migliaia e migliaia di Golem di pietra.
Ma a che prezzo?

‘Il settimo giorno lei cresce, mentre vomitano nella sua bocca’.

Anime di nani sacrificati per possedere pezzi di Roccia immensi, ai miei ordini.
Camminai, qualche passo, per rischiarare la mente. Dovevo scegliere. Non ero sola.

“Fallo, accetta la proposta di Branka” mi suggerì Morrigan.

Non era l’unica a pensarlo. Anche l’elfo era della stessa idea. Oghren mi guardava come se non esistesse altra scelta.
Ma Wynne, Alistair e Leliana non reputavano possibile accettare un simile compromesso, un simile sacrificio.

 ‘L’ottavo giorno li odiamo, mentre l’aggrediscono, la violentano’.

 “Perché lo fate?” mi voltai verso i miei compagni, la voce mi tremava.

“Io non sono meglio di voi. Perché devo scegliere?”.

Non c’era motivo. Ero un Custode ma lo era anche Alistair. Cosa avevo di speciale?
Nulla.

‘Il nono giorno sul suo viso un ghigno, mentre divora i suoi compagni.

Wynne mi sorrise, ma fu Sten a parlare. A parlare in nome di tutti.

“Noi ci fidiamo di te, Kadan”.

“Perché hai paura?” concluse, guardandomi dritta negli occhi.

Io mi voltai, a fronteggiare il Golem e la Nana.

‘Lei ora banchetta…’.

“Hai ragione Branka” ripetei ad alta voce.
“Hai ragione, un’arma del genere è ciò di cui tutti noi avremmo bisogno. E io sono un Custode e saprei come usarla” la Roccia era pronta a combattere, lo eravamo tutti.
“Ma non tu” sguainai la mia spada e il mio pugnale, Fiocco. Il mio cane ringhiò.

‘Perché lei è diventata la bestia’.

“Tu sei una bestia, hai ucciso tutto il tuo Clan senza battere ciglio. Noi Custodi difendiamo i popoli, non li sterminiamo. Non ti darò questa possibilità. Noi non te la daremo. Perdonami Oghren, siamo con te Caridin” il nano mi guardò sconvolto, mentre tutti ci armavamo.

“No, tu avevi promesso di aiutarmi. Avevi promesso di ritrovare Branka e di salvarla. Hai mentito, umana, hai mentito!!!” mi urlò contro, puntandomi addosso il dito e sputandomi addosso tutta la sua ira e la sua rabbia. E io sapevo che al suo posto mi sarei comportata allo stesso identico modo.

“Perdonami” ripetei e Zevran fece la cosa più saggia che potesse fare.

Da dietro, gli diede un colpo in testa, gli fece perdere i sensi.
“La pagherai Custode, la pagherete tutti voi!!” Branka era pronta a combattere.

Anche il Golem e pure noi.
Sorrisi ai miei compagni, fu un attimo. Loro credevano in me.
Questo mi dava la forza di battermi e di compiere scelte anche al posto loro, anche al posto del mondo intero.

Perché volente o nolente ero la loro guida e mi stavo impegnando per salvare il Thedas. Non potevo avere paura, non potevo permettermelo.

“A noi due Branka”.

 
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Avevo le gambe a pezzi. Mi sdraiai sul materasso dietro di me realizzando solo dopo qualche secondo quanto fosse la cosa più dura su cui mi fossi mai appoggiata.
Mi sentivo senza energie.

‘E’ finita’ dentro di me pensai e una sensazione di pace invase il mio spirito.

Mi rigirai sopra al letto e mi venne in mente quello più morbido dove avevo dormito lungo i miei 23 anni trascorsi ad Altura Perenne.
Chiusi gli occhi e in un attimo rividi le mura bianche, la luce del sole che penetrava attraverso i vetri della mia finestra.
Ma non sorrisi al pensiero di questi ricordi. Era come fossero appartenuti ad un’altra persona. Chi era quella Brida?
Non la riconoscevo quasi più.

“Shayna” dissi  ad alta voce. Forse avrei dovuto chiamare così il mio passato. Forse.

Era stata solo una storia, la realtà vera era quella che avevo di fronte, fatta di sangue e di dolore.
Avevo vissuto separata, nascosta, riparata ed ero annegata per così tanto nel mio egoismo che quasi non mi ero accorta che intorno a me c’era un mondo. Un mondo che non seguiva le mie logiche, e che pure ora dovevo difendere.
La porta della camera in cui stavo riposando improvvisamente si spalancò, sbattendo.

Io scattai in piedi e immediatamente mi misi in allarme. Presi il primo oggetto contundente che mi capitò a tiro, ovvero una lampada, e lo puntai contro al nuovo arrivato nella stanza.
Nuovo arrivato che mi salutò con un vigoroso rutto.

“Sei minacciosa con quell’arma, te lo concedo” borbottò poi ridacchiando.

Io rimisi a posto la lampada stupita che fosse entrato proprio lui.

“Oghren, che ci fai tu qui?” gli domandai a bruciapelo. Zevran l’aveva fatto svenire durante la battaglia contro Branka e noi l’avevamo riportato ad Orzammar, affidandolo alle cure di qualche guaritore nanico.

Non credevo l’avrei mai più rivisto, non dopo quello che era accaduto.
Avevo ucciso sua moglie e l’avevo fatto per salvaguardarci tutti dalla sua follia, ma non mi aspettavo che lui mi capisse o mi comprendesse. Per questo mi sorpresi nel vederlo ubriaco e sorridente di fronte a me.

“Lo so cosa è successo, lo so quello che hai fatto” barcollava ma pareva serio.

Io mi aspettavo che da un momento all’altro mi aggredisse o qualcosa di simile.

“E non mi odi?” gli domandai.

Il nano sputò per terra “Branka era una cagna che mi aveva pure tradito e abbandonato. Non meritava di morire, forse, ma non merita nemmeno la mia compassione. Ho perso tutto per lei, pure la mia dignità di guerriero, e lei era solo ossessionata dalla ricerca di quella stupida Incudine” mi confessò tutta l’amarezza che teneva dentro, forse da molto tempo.

“Qui ad Orzammar non posso combattere, sono quasi peggio di un Senza Casta. Non ho più motivo per restare” io lo osservavo senza capire.
I suoi occhi chiari luccicavano, seppur nascosti dietro una lercia barba rossa.

Vi lessi determinazione.

“Che intendi dire?” chiesi al nano.

“Tu hai fegato umana e te la cavi bene con le armi. Io me ne frego di questa stupida città sotterranea, me ne frego dei loro re e delle loro regole. Voglio venire con te e combattere la Prole Oscura. Combattere… è l’unica cosa che so fare e sarebbe inutile sprecare il mio tempo qui sotto dove non posso usare la mia ascia” con la voce impastata mi dichiarò così la sua fedeltà e la sua volontà di seguirmi, contro l’Arcidemone, contro la Prole Oscura.

Io mi avvicinai di qualche passo e posai la mia mano sulla sua spalla.
Sorrisi “Sei il benvenuto fra noi Oghren. Ti prometto molti combattimenti e molte occasioni in cui potrai impugnare le tue armi. Ma sei sicuro di quello che vuoi? Se uscirai da Orzammar con noi sarai un Senza Casta per sempre. Non è così che funziona ad Orzammar?”.

“Ad Orzammar tutto funziona da schifo. Mi mancherà questo letamaio, ma è ora che il vecchio Oghren lasci la Pietra e trovi la sua strada più in alto”.

Un uomo fiero e feroce. Ecco chi era Oghren.
Per i più sembrava un semplice ubriacone, senza speranze.
Ma io capivo che dentro di lui c’era un coraggio senza uguali.
E anche il perdono. Perché sapevo che soffrisse ancora per la perdita di Branka, nonostante fosse abile a simulare.

Eppure non aveva esitato a seguire me, la persona che aveva ucciso sua moglie.

‘Io sarò mai capace di perdonare? Sarò mai capace di dimenticare?’.
 
 
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“E se adesso cadessimo tutti nel cielo? Oh, maledetta Pietra. Questa cosa azzurra è immensa” queste furono le prime parole che sentii quando i miei piedi lasciarono Orzammar, la città dei nani, il luogo in cui avevo combattuto più di tutti, e mi ero coperta di sangue di Prole Oscura come non mai.

Leliana scoppiò a ridere e cercò di spiegare al nuovo arrivato che non si poteva cadere nel cielo, era impossibile.
Io inspirai profondamente l’aria fresca.
L’avevo desiderata per molto tempo, avevo desiderato così ardentemente di uscire fuori da quelle immense gallerie e poter rivolgere la mia attenzione altrove.
Orzammar aveva stremato il mio corpo e il mio spirito.

“Va tutto bene?” mi chiese Alistair. Ultimamente avevamo parlato poco, tutti noi a dir la verità.

Non c’è posto per parole e attenzioni reciproche quando ti trovi in guerra, e noi eravamo stati proprio nel mezzo di un combattimento senza fine nelle Vie Profonde.

“Ora sì, non amo gli spazi chiusi” sorrisi al mio compagno mentre cominciavamo a muoverci.

“Harrowmont sarà un Re saggio, ne sono sicuro” commentò lui.

“Bhelen non meritava di regnare. Era un assassino” risposi.

‘E lo sono pure io, dopotutto’ mi tornarono alla mente i volti di coloro che avevo sacrificato con le mie scelte.

Branka, Zathrian, Lady Isolde. Ma anche Caridin e la stessa Signora della Natura. E molti, molti altri. 
Alcuni di loro avevano scelto la morte, altri l’avevano cercata, altri ancora, seppur non del tutto decisi, l’avevano accettata.
Ma con Branka era stato diverso. Avevo dovuta combatterla, fino in fondo, fino alla fine.
Lei era  folle, certo. Ma questo non rendeva me meno assassina.
Questo non mi rendeva migliore.

“Certo” concluse Alistair con un sorriso.

“Ora si va a caccia di Chimere, giusto?” chiese sarcastico Zevran.

“Non puoi chiamare la Sacra Urna di Andraste… una Chimera! Esiste e noi la troveremo” lo redarguì Leliana.

“Tu ci credi?” sussurrai ad Alistair per non essere sentita dal resto del gruppo.

“Devo” mi sorrise e compresi. La vita dell’uomo che l’aveva allevato era appesa ad un filo e solo le Ceneri di Andraste potevano salvargli la vita.

Io, in realtà, non ci credevo. Ma dovevo cercarle, non avevo altra scelta.
Avevo ottenuto l’appoggio di tutti i popoli e di tutte le razze nominati nel trattato dei Custodi Grigi, solo gli uomini, Loghain e l’Arle Howe, rappresentavano ora una minaccia.
E non potevo sconfiggerli, non da sola.

Dovevo almeno provarci a salvare l’Arle Eamon, se anche avessi fallito Bann Teagan mi avrebbe aiutato a portare avanti la nostra causa, anche se non so come.
Finché non ci avessi provato, in ogni caso, non avrei avuto alcuna possibilità di successo.
Ero ancora così debole, nonostante i risultati ottenuti, ero ancora ricercata in tutto il Ferelden. E il tempo stringeva, sempre di più.

“Fratello Genitivi ci aspetta a Denerim, lì ne sapremo di più di queste Ceneri” annunciai ai miei compagni di viaggio.

“Denerim…” commentò Zevran, uno strano sorriso occupava le sue labbra.

“Davvero andremo laggiù, nella bocca del nemico, solo per una sciocca Leggenda?” io lo guardai.

“Sì, Zevran. Proprio così, hai qualcosa da ridire per caso?” lo provocai, dura, cercando di mostrarmi sicura.

Lui non rispose. Solitamente reagiva con una battutina o con qualche commento sarcastico.
Ma questa volta rimase silenzioso.

Forse avrei dovuto capire che qualcosa non era a posto.

Ma invece non lo capii.


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In primis un augurio a tutte le befane che domani è la nostra festa :D Per il resto, capitolo conclusivo di Orzammar. 
Quando finisci le quest nella città dei Nani ti vien proprio da pensare: "Oh mamma, ok, ce l'abbiamo fatta finalmente". Questo ho cercato di trasmettere :) 

Riguardo al poema di Hespith, che ho riportato in corsivo, l'ho tradotto liberamente. Quindi se qualche frase secondo voi doveva essere  tradotta diversamente o nello stesso gioco, nei sottotitoli, era riportata in maniera differente, non importa :) Ho preferito, appunto, una mia traduzione libera, in primo luogo perché non ricordavo quella dei sottotitoli e poi perché mi pare comunque di aver rispettato l'aspetto macabro e terrorizzante che deve avere il canto dell'amante di Branka. Per chi vuole sentirselo (è sempre di grande effetto): http://www.youtube.com/watch?v=VjGR5mL1ipk

Sulla conclusione del capitolo non dico nulla ;) Capirete nella prossima parte dedicata ai Momenti da Custode di Brida. 

Un bacio! 

Ciaooo





 

 
  
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