Diete un’ultima occhiatina, giusto per sicurezza. Niente da fare, la scritta era sempre la stessa. Era come se i numerini danzassero sorridendo e prendendosi gioco di lei. La gara era lo stesso giorno della sua prima visita.
Dannazione.
***
- Se vuoi posso rinunciare – propose a bassa voce Liam mentre si avviavano verso la mensa.
- Non rinuncerai ad una cosa così importante per una stupida visita medica – disse con voce irremovibile. Considerava la conversazione chiusa.
- Non è una stupida visita medica Cas, si tratta del nostro bambino – sibilò in un tono che Cassandra non gli aveva mai sentito usare.
- Per prima cosa è il mio bambino, non il nostro – Liam non parve particolarmente offeso da quella precisazione – seconda cosa, cosa sarebbero questi cosi??
- Fanno bene a te e al bambino – rispose lui senza preoccuparsi di abbassare il tono.
- Stai zitto! – sibilò lei inviperita – e poi piantala di intrometterti Li. Sono stata io a combinare questa cazzata e io ne pagherò le conseguenze. Non tu. E ora con permesso, vado a vomitare.
- Sarà, ma questo bambino deve pur avere un padre, e ho intenzione di scoprire chi è.
I tubicini erano ovunque. Le uscivano dal naso, dalla bocca, dalle braccia. L’odore di anestetico gli penetrava nel naso in modo fastidioso. Ad un tratto la ragazzina con i capelli rossi aprì lentamente gli occhi. Lui le sorrise teneramente.
- Ciao – le disse con la voce che tremava per l’emozione.
- E tu chi sei? – rispose la ragazza con aria confusa – ti conosco?
Ma lei c’era, la ragazza con i capelli rossi. Per un istante ricordò il tocco soffice delle sue labbra, il profumo dolce della sua pelle. Scosse la testa e si costrinse ad alzarsi. Non aveva niente a che fare con Cassandra Collins.
***
Il giorno tanto temuto era arrivato alla fine. Per quanto Cassandra avesse cercato di evitarlo in ogni modo, il terribile giorno della visita era infine arrivato. Si svegliò ansimando da un sogno pieno di tubicini e bip metallici e come sempre fece il possibile per scrollarselo dalla testa. Liam le aveva lasciato un biglietto sotto la porta con scritto soltanto ‘buona fortuna’.
Scese le scale con le gambe che tremavano. Aveva bisogno di un passaggio fino all’ospedale. Quasi tutti gli studenti erano ancora in vacanza ed i pochi rimasti erano alla gara canora. Entrò in sala mensa alla ricerca di qualcuno a cui elemosinare un passaggio.
Il primo che vide fu un ragazzo muscoloso con le braccia tatuate e i capelli spettinati ad arte.
No. Per nulla al mondo avrebbe chiesto a Louis Tomlinson di accompagnarla in ospedale. Anzi non gli avrebbe chiesto di accompagnarla proprio da nessuna parte.
Setacciò la mensa alla ricerca di un altro possibile volontario. Chiunque, ma non lui.
C’era un primino che beveva avidamente del latte. Mmh no. Una ragazza bionda che masticava una cicca rosa nonostante fossero soltanto le sette del mattino. Mmh. Ma poi Cas ricordò che la odiava perché l’aveva chiamata stupida-barbie-decolorata. Ah, già.
E poi c’era Louis. La stava osservando di sottecchi sbocconcellando un toast ormai freddo. La ragazza era troppo agitata per accorgersene.
Cassandra sospirò e si sedette con riluttanza al solito tavolo. Decise che avrebbe chiamato la dottoressa Bowman e avrebbe annullato l’appuntamento. Era l’unica soluzione.
In quel momento l’odore di toast bruciacchiato giunge al suo naso e lei scattò in piedi, ormai abituata alla nausea mattutina.
***
Louis la vide alzarsi velocemente e la seguì senza premurarsi di assumere un’aria disinvolta. La mensa era deserta e nessuno se ne sarebbe accorto. La ragazza come ogni mattina corse in bagno. Louis era ormai certo che soffrisse di qualche disturbo alimentare. Come ogni mattina si appostò davanti alla porta dei servizi femminili, ma quando sentì un tonfo seguito da dei singhiozzi spalancò la porta e si fiondò dentro, al diavolo le apparenze, le promesse di non interferire con la vita della ragazza dai capelli rossi.
La ragazza in questione era sdraiata sulle piastrelle fredde del bagno, sporca di vomito e di saliva.
- Cassie! – Louis si lasciò sfuggire un gemito preoccupato di cui poi di sarebbe pentito amaramente. La sollevò e la strinse delicatamente tra le braccia, inginocchiandosi accanto a lei.
A Louis sembrò di ritrovarsi nel solito sogno.
- Chi sei? – la voce della ragazza con i capelli rossi era confusa e spaventata.
Visita. Ospedale.
La scosse e la ragazza non sembrò gradire. Vomitò di nuovo.
- Cassie. Ti porto in ospedale – disse con voce ferma.Dentro tremava.
Era terrorizzato dagli ospedali e da tre anni li evitava come la peste. La spogliò in fretta dai vestiti sporchi di vomito e la vestì con la sua felpa. Prese una pezza bagnata e gliela posò sulla fronte. Cas respirava piano, gli occhi chiusi.
Louis la sorresse con le braccia muscolose e la portò fino alla sua macchina. La sistemò sul sedile del passeggero, con la testa appoggiata al finestrino, in modo da poterla guardare mentre guidava. Accese il riscaldamento al massimo e partì.
Durante il viaggio Cas si riprese. Quando capì di essere in macchina con l’ultima persona al mondo con cui avrebbe voluto trovarsi la sua mente andò nel panico.
Louis la osservava con la coda dell’occhio.
- Non hai bisogno di dimagrire – disse con un po’ della vecchia dolcezza che le riservava quando… be non aveva importanza.Cas scosse la testa confusa.
- Vomiti per dimagrire no? – adesso gli occhi di Louis erano fissi sulla strada, le mani strette sul volante.
- Che cosa?! No! – esclamò lei. Possibile che fosse così stupido?Lo guardò con intensità, cercando quasi di fargli sentire il suo pensiero.
Guardami Louis, aspetto un bambino. Tuo figlio.
Ma Louis non sentiva niente. Frenò bruscamente davanti all’ospedale.
- Eccoci – disse brusco.Era la conversazione più lunga che avevano da tre anni.
- Grazie – mormorò lei allontanandosi in fretta dalla macchina.
***
La visita era andata bene. Il bambino era sano e lei stava bene.
Era tornata al collegio in taxi. Salì le scale stancamente, trascinandosi per il corridoio. Una ragazza la fissava ridacchiando. Anche un ragazzo non le toglieva lo sguardo divertito di dosso.
Era una sua impressione o tutti la stavano fissando?
Si avvicinò con aria preoccupata alla bacheca e lì trovò una scatola di un test di gravidanza. C’erano due parole scritte con un pennarello rosso.
Cassandra Collins.
Alloooooooora. Ho trovato questa ff nei recessi del mio computer e mi sono detta:' perchè non continuarla?' Perciò eccomi qui, fatemi sapere se vale la pena continuarla! A presto, Cami!