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Autore: soel95    06/01/2014    1 recensioni
L'amore non corrisposto ferisce più di una pugnalata al cuore; l'amore corrisposto è il più dolce dei balsami. Aiwen e Matthew non avevano scelto di innamorarsi... era accaduto. Tutto qui. Nulla di più, nulla di meno.
Eppure la sofferenza era alle porte, inesorabile, crudele e spietata. Non avrebbero mai voluto giungere a questo; non avrebbero mai voluto veder infrangere un legame tanto profondo in un simile modo. Non era stata colpa loro quello che era accaduto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il soave suono di un flauto, una musica ancestrale che sgorgava dalle profondità dell'anima, ed ad essa ritornava sotto forma di tenue carezza, riempiva la stanza del ricco palazzo. Una figura, alla finestra, suonava ad occhi chiusi, la spalla mollemente appoggiata alla parete, i raggi della luna ad illuminarla ed i capelli lievemente mossi dalla brezza serale. Tanto concentrata su quanto stava facendo, non aveva fatto caso al giovane che in quella stanza l'aveva raggiunta, non si era accorta della presenza che alle sue spalle si era fermata, che l'ascoltava ammaliato da tanta bellezza; non se era accorta, sino a che questi non le strinse teneramente i fianchi facendo appoggiare la schiena della ragazza al suo ampio petto. Due pezzi di un puzzle che si incastravano perfettamente.
-Ho sempre amato sentirti suonare...- la voce del ragazzo la riscosse dai propri pensieri, le giunse alle orecchie calda, un sussurro dolce in grado di smuoverle nel cuore e nell'animo sentimenti intensi e sinceri
-Non sei mai stato bravo a mentire Matthew...- replicò la giovane con una nota di dolce sarcasmo, gli occhi lievemente socchiusi, il capo abbandonato sulla spalla del suo interlocutore, scossa da una gioia incontrollabile, da una tenerezza profonda
-E chi mente...- riprese fintamente piccato -avresti dovuto vederti, ascoltarti... eri una visione celestiale- concluse voltandole il capo verso di sé, una carezza accennata sulla guancia, lo sguardo concentrato su quegli occhi cerulei, luminosi, intensi, che lo attiravano inevitabilmente, su quel taglio biancastro che ancora ne deturpava il viso angelico  tagliandone il sopracciglio e che, dopo quasi due mesi, lo rattristava e lo faceva infuriare ugualmente.
-Smettila di fare lo scemo...- un lieve rossore ad imporporarle le gote, un'aria infantile che le si dipingeva in volto e che la faceva apparire, al suo sguardo, ancora più desiderabile, ancora più dolce, ancora più sincera.
-Solo se me lo domandi gentilmente...- la prese in giro teneramente, soffiandoglielo nell'orecchio, provocandole mille brividi intensi lungo la schiena, stringendosela al petto, accarezzandole sensualmente la schiena così da trasmetterle l'intensità del desiderio che sempre più spesso lo invadeva quando erano insieme.
Non era mai stata in grado di celargli i propri sentimenti, di nascondergli cosa serbava nel cuore e sebbene con gli altri riuscisse a dimostrarsi fredda, distaccata, calcolatrice talvolta, con lui non ne era capace. Le loro labbra si incontrarono, si cercarono timide studiandosi lentamente, riconoscendosi subito dopo, dischiudendosi per approfondire il vincolo che li aveva posseduti; in quelle settimane trascorse insieme, sotto lo stesso tetto, il loro legame, il filo invisibile che li teneva uniti, si era rafforzato ancora di più sino a trasformarsi in un ente invincibile. Erano convinti che nessuno sarebbe mai stato in grado di interferire con i loro sentimenti. Con il loro amore che, dirompente, esplodeva in tutta la propria intensità.

La finestra aperta, le tende scostate dall'alito primaverile, il flauto appoggiato, abbandonato, sopra il mobile a lato del letto; due figure che si muovono insieme, due ombre che si mescolano sino ad annullare le diversità, due corpi che si cercano freneticamente. Le mani accarezzano, cercano, attraversano sentieri nascosti; le labbra indugiano dove, sino a prima, i gesti misurati avevano provocato piacere, dove brividi intensi avevano scosso le membra.
Matthew non era più in grado di controllarsi, oramai ne era sicuro, presto non sarebbe stato più padrone di sé; ciò che la vista di Aiwen, persa tra le sue braccia, arrendevole alle sue carezze ed ai suoi baci, suscitava in lui, ciò che provocava al suo corpo, andava ben oltre il normale desiderio: era un moto che scaturiva dalle profondità della sua anima, un'appartenenza indiscussa che rispondeva a lei soltanto e che lei sola era in grado di far nascere e spegnere a proprio piacimento. Non si erano mai spinti tanto oltre, mai i loro sentimenti avevano tanto offuscato la loro ragione prendendo, così, il controllo dei loro gesti; mai il bisogno di sentirsi parte viva dell'altro li aveva portati a compiere una simile scelta: appartenere anima e corpo al compagno. Erano consapevoli che nulla sarebbe mai più stato lo stesso tra loro, che le menti avrebbero continuamente ricordato, rivissuto quei momenti di totale benessere, gioia, piacere intenso al punto da rendere impossibile anche il minimo distacco; non che prima trovassero facile separarsi, trascorrere lunghi e brevi periodi divisi, ma ora tutto sarebbe cambiato, ora il solo pensiero sarebbe risultato insopportabile. Doloroso.
Avevano avanzato attraverso la stanza, gli occhi chiusi, persi in un mondo dove esistevano loro soltanto, le mani che febbrili iniziavano a sciogliere i nodi, a scostare i tessuti sino a che la pelle nuda non era entrata a contatto con le fredde lenzuola di seta, sino a che non si erano ritrovati distesi, uno sopra l'altro, improvvisamente fermi, in attesa di un gesto, di un cenno che li avrebbe spinti oltre i propri sogni.
-Aiwen...- iniziò il giovane, la voce rotta dal piacere, gli occhi socchiusi, quel tanto che bastava per consentirgli di perdersi entro l'oceano che vi era in lei -...ti prego fermami ora... Perché a breve non sarò più padrone di me stesso...- aveva abbandonato il capo nell'incavo del collo di Aiwen, ne respirava il profumo inebriante in attesa della sua decisione: faticava a controllarsi, oramai era al limite, eppure non avrebbe alzato un dito, mosso un muscolo prima di avere la certezza, la sicurezza che quanto fatto fosse anche il più profondo desiderio della ragazza; l'amava troppo per fare qualcosa contro la sua volontà.
All'improvviso sentì la mano della ragazza accarezzargli teneramente i capelli, la guancia, quel lieve filo di barba che iniziava a crescergli lungo la mascella, così da fargli rialzare lo sguardo, così da potergli trasmettere in un unico istante tutti i propri pensieri sfiorando dolcemente la sua bocca con la propria in un bacio leggero, lieve, quasi incorporeo -Non voglio che ti fermi... non ora... non in questa notte così speciale- gli sussurrò a fior di labbra prima di riappropriarsi di queste con passione e desiderio crescente; nei suoi occhi non vi erano dubbi o incertezza, solo una mite paura derivante dall'inesperienza, ma del resto, com'era avvenuto in innumerevoli altre occasioni, anche questa volta avrebbero imparato insieme. Per sempre.
-Ne sei sicura? Se non ti senti pronta posso aspettare...- riprese lui con comprensione
-Non ne sono mai stata più convinta...- un'altra carezza, altri brividi lungo la schiena che gli facevano tremare le braccia con le quali si reggeva per non gravarle addosso con il proprio peso -... io ti amo Matthew... con tutto il cuore. In questo momento non desidererei trovarmi in nessun altro posto che non fossero i tuoi abbracci- concluse decisa eppure dolce, il sorriso a distenderle le labbra in un 'espressione di pura gioia ed il cuore palpitante d'emozione
-Ti amo anch'io...- non trovò null'altro da dirle perso com'era nei suoi meravigliosi occhi color del mare, zaffiri puri che brillavano nel buio della notte.

Decise di lasciarsi guidare dall'istinto, dal desiderio di farle trascorrere una notte indimenticabile, la più bella di tutta la sua vita; non avrebbe mai dovuto rimpiangere la fiducia che gli aveva accordato, l'amore ed il regalo prezioso che era disposta a donargli. Aiwen gli avrebbe donato tutta se stessa e lo stesso era intenzionato a fare lui.
Inizialmente timoroso cominciò a baciarle il collo, il mento, la linea delle scapole visibile attraverso l'ampia camicia che, seppur lievemente aperta, ancora indossava, i lobi delle orecchie, il tutto con una premura disarmante, attento ad ogni sul gesto, ad ogni reazione, beandosi dei mugugni di piacere che le sue labbra dischiuse non erano più in grado di contenere ed eccitandosi sempre di più alla vista della giovane abbandonata, distesa sotto di lui, le guance arrossate e gli occhi lucidi per le attenzioni che Matthew le stava riservando. Si fece coraggio e con lentezza misurata prese a far scorrere le proprie mani lungo il corpo della ragazza: le accarezzò le gambe, si soffermò sui fianchi sino a risalire lungo il busto, insinuandosi attraverso le pieghe della camicia; Aiwen non poté che spalancare gli occhi, annaspare alla disperata ricerca di aria, voltare il volto per affondarlo nelle morbide coltri quando percepì la mano del ragazzo avvolgere le proprie forme con dolcezza, impossessarsene, privarla dei veli che ancora la celavano al suo sguardo e dissetarsi da quei boccioli di rosa come un uomo che si è smarrito nel deserto.
Percepiva le labbra del ragazzo dischiudersi sul proprio seno, lo sentiva acquisire sicurezza nei gesti e donarle un piacere vivo e pulsante che le esplodeva nel basso ventre, unico, che la portava verso vette mai prima d’ora toccate. Immerse le dita nei capelli di Matthew, gli strinse la testa così da permettergli di approfondire il contatto iniziato, lo guidò alla ricerca di emozioni intense e gemiti disinibiti. Ne incontrò gli occhi accesi, brucianti di passione, la fronte imperlata di un lieve strato di sudore, i capelli attaccati alla fronte, le labbra sottili tese e arrossate dai baci dati e ricevuti; su di queste si rifiondò con forza in una lotta che oramai aveva perso ogni pudicizia, in cui le essenze si univano, in cui non era possibile distinguere l’uno dall’altro.
Con un colpo di reni rovesciò le situazioni mettendosi a cavalcioni di Matthew; non voleva che il ragazzo si sentisse trascurato, conoscendolo, avrebbe pensato unicamente a lei senza curarsi di sé stesso per tutta la notte ed Aiwen era intenzionata a fare in modo che questo non avvenisse. Le guance arrossate e lo sguardo fuggente, il respiro accelerato ed il petto che si alzava ed abbassava. Il ragazzo non pensava che avrebbe mai visto la giovane in una veste talmente sensuale ed eccitante da impedirgli di volgere altrove gli occhi; lo accarezzava come sino a poco prima aveva fatto lui, nonostante le sue mani tremassero e sembrava avesse paura di guardarlo direttamente, gli sfilò la maglia di dosso così da potersi beare alla vista del suo torace possente, degli addominali scolpiti, eppure non accesivi, frutto di anni di allenamenti, del suo volto contratto per lo sforzo di non prenderla in quel preciso istante. Una scia di baci a partire dalla mascella, lungo il collo fino a quel corpo che la faceva impazzire, che le accendeva dentro un fuoco difficilmente controllabile e che era stato, per molto tempo, il soggetto preferito dei suoi sogni nelle notti trascorse da sola, lontana dal suo amore e dai suoi abbracci; lo sentiva crescere dietro di sé e se ne compiaceva internamente, nel profondo sorrideva e gioiva poiché era l’unica a suscitargli una simile reazione, era l’unica che avesse mai fatto esplodere in lui tanto passione e lussuria
-Sei così bella…- sussurrò all’improvviso distogliendola dai propri pensieri, la mano alzata teneramente appoggiata sulla sua guancia in una carezza leggera -… il sogno di ogni uomo, il sogno impossibile di ogni uomo- faticava a parlare tanto aveva la mente annebbiata
-Solamente il tuo… più vivo che mai. Non vi è nessun’altro in questo mondo… che vorrei si trovasse al tuo posto- replicò lei sulle sue labbra dischiuse, il capo abbandonato sull’ampia mano glorificata da un bacio, gli occhi inumiditi dalla commozione.
Non fece in tempo a terminare la frase che Matthew la riportò sotto di sé, le labbra voraci sulle sue e le mani impazienti di togliere quanto ancora copriva i loro corpi accaldati; i vestiti sparsi, abbandonati sul pavimento e la luna crescente erano gli unici testimoni della passione che in quella stanza si stava compiendo, il bisogno di appartenersi nella forma più completa era oramai divenuto insopportabile da contenere ed arginare. 
Si scoprivano a vicenda, si cercavano, si beavano della presenza del compagno; il giovane cercò per l’ultima volta un possibile ripensamento negli occhi della sua amata, ma non vi scorse altro che determinazione e desiderio. Con un unico movimento fluido, eppure tanto delicato, penetrò nella sua essenza fermandosi subito dopo, in attesa che Aiwen si abituasse alla sua nuova presenza; l’ultima barriera era stata infranta. Si trattenne con fatica dall’intento di affondare in lei, nel mare nel quale si era perso, ma resistette strenuamente mettendo, ancora una volta, i suoi bisogni davanti ai propri. Focalizzando, ancora una volta, l’amore smisurato che nutriva per lei. Il tempo sembrava essersi fermato ma, allo stesso tempo, sembrava scorrere inesorabile; non seppe mai chi per primo iniziò la danza più antica del mondo, chi per primo spinse il proprio corpo contro quello del compagno, se Aiwen, perché oramai privata da ogni dolore, o se lui stesso, impossibilitato, nonostante tutto, a mantenere il controllo.
Quel che tuttavia non cambiò fu il risultato di quel movimento. Ogni freno inibitore venne rotto, spezzato, mentre la passione dirompente li guidava, li faceva ansimare contro la pelle dell’altro, li univa al punto da non riconoscere più il singolo in quel groviglio di braccia e gambe che si contorceva sulle lenzuola.

Quella mattina la prima a ridestarsi dal sonno, dalle braccia di Morfeo che compagne l’avevano accolta, fu Aiwen; la notte prima si erano lasciati trasportare dalla passione e dal desiderio a lungo represso al punto da dimenticarsi di accostare le tende dell’ampia finestra, finestra dalla quale penetravano i fastidiosi raggi del sole che si erano adagiati sulle palpebre chiuse della ragazza.
Lentamente socchiuse gli occhi, accecata dall’intensa luce, e, tentando di stiracchiarsi, si rese conto di essere ancora abbracciata a Matthew, stretta tra le sue forti braccia che non avevano alcuna intenzione di lasciarla andare; lei stessa, tuttavia, non sembrava molto intenzionata, molto propensa, a separarsi dal suo compagno, dal ragazzo che, quella notte, l’aveva resa donna. Da colui che l’aveva fatta rinascere donandosi interamente. Sentire il lento, forte battito del suo cuore le trasmetteva una tranquillità mai prima d’ora provata, una serenità che scaturiva dal più profondo dell’anima e che la rilassava, al punto che la prospettiva di uscire da quelle calde coltri, di separarsi da quell’abbraccio ristoratore, scemava sempre più sino a trasformarsi in un vano miraggio.
Osservandolo ora, addormentato e indifeso, coperto unicamente dalla vita in giù con un leggero lenzuolo, il volto rilassato e soddisfatto dopo la notte passata insieme, non riuscì a trattenersi dall’impulso di baciarlo, lievemente, per non svegliarlo, lungo il collo che aveva precedentemente mordicchiato con passione, dall’impulso di accarezzare quel petto che tanto l’aveva accesa, che aveva accarezzato e che aveva sentito contro di sé, che l’aveva resa prigioniera con il proprio peso mentre le infliggeva la più dolce delle torture al basso ventre; non le sembrava ancora vero di essere stata una cosa sola con Matthew, di averlo sentito affondare nel proprio corpo, di essersi stretta a lui e aver visto le stelle delinearsi davanti agli occhi quando una forte esplosione l’aveva invasa. Si sentiva tutto il volto andare in fiamme solo a ripensarci, si scopriva passionale, più di quanto non avrebbe mai ritenuto possibile, e sempre più innamorata del proprio ragazzo, al punto di riaccenderle voglie che sino al giorno prima avrebbe considerato scandalose; ripensando a quello che era sempre stato il proprio carattere: molto introverso, pudico oltre il normale nonché schivo, non riteneva possibile di potersi lasciar andare con un’altra persona così com’aveva fatto con il compagno. Era anche vero, tuttavia, che per lui aveva provato una forte attrazione sin da quando l’aveva visto la prima volta, all’interno dell’arena, intento ad allenarsi nell’uso della spada, a torso nudo e madido di sudore che gli scendeva dalle tempie e che al chiarore dell’alba, sembrava farlo risplendere. Una cosa simile non le era mai prima d’ora accaduta, per questo ne era rimasta profondamente turbata.
Persa com’era nei propri pensieri, non si era accorta che Matthew, ora facendo finta di dormire per non interrompere le coccole mattutine che stava ricevendo, si gustava pienamente le carezze che Aiwen non sembrava più timorosa di fargli; si ritrovò costretto a rivelarsi sveglio, tuttavia, quando le mani della ragazza iniziarono ad intraprendere percorsi per lui pericolosi, visto che l’effetto che suscitavano al suo corpo
-Buongiorno contessa…- iniziò con voce roca e carezzevole afferrandole saldamente la mano -… cercavate qualcosa?-
-Compivo una ricerca…- gli soffiò a pochi centimetri dalle labbra -… sto disperatamente cercando un giovane ragazzo, aitante e bellissimo…-
-E per quale motivo, se è lecito chiedervelo?- replicò allora lui dopo averla ristretta a sé con possessività crescente, nonché ego gratificato dagli elogi che gli aveva appena fatto
-Vorrei ringraziarlo per la splendida notte trascorsa…- si interruppe un’istante per osservarlo sorridere -… la più bella di tutta la mia vita- concluse riappropriandosi di quella bocca che era divenuta per lei fonte di sostentamento e riprendendo la danza lasciata in sospeso. 
-Se ogni risveglio fosse così…- sussurrò dopo quello che ad entrambi parve un tempo infinito, eppure infinitesimo -… vorrei ridestarmi accanto a te ogni giorno Aiwen- se la strinse al petto affondando una mano nei suoi lunghi capelli ed accarezzandole dolcemente la schiena con l’altra mentre le riempiva il viso di lievi baci
-Nulla mi renderebbe più felice. Credimi- replicò lei posandogli, a sua volta, un bacio sulla punta del naso.

Rimasero così per diverso tempo, a coccolarsi privi di malizia, a sussurrarsi frasi dolci, a ridere e a scherzare spensierati. Ma questa situazione di pace idilliaca era destinata ad essere spenta da una folata gelida proveniente da fuori, da lontano. Da Lawmar.
Aiwen e Matthew non potevano immaginare quello che a breve sarebbe accaduto, la persona che, improvvisa, sarebbe entrata dalla porta in angolo sconvolgendo, forse per sempre, un rapporto di amicizia che li aveva visti legati per diversi anni ad altri due loro coetanei; la colpa di cui si erano macchiati, nei loro confronti era grave, in un certo senso li avevano traditi. Ma non avevano scelto loro di innamorarsi. Aiwen non avrebbe mai voluto innamorarsi del fidanzato della sua migliore amica, sapeva che era sbagliato e che l’avrebbe fatta soffrire, ma non era stata i grado di scacciare Matthew dalla sua mente e dai suoi sogni; d’altro canto Matthew, si era sentito un verme per giorni, settimane, mesi interi quando, dopo essersi accorto di non poter più vivere lontano da Aiwen, non era riuscito a trovare il coraggio di affrontare Eileen direttamente e dirle che avrebbero dovuto lasciarsi.
Non era stata colpa loro; avevano anche finalmente deciso di dire tutta la verità sulla storia clandestina che li vedeva uniti da quasi cinque mesi, di aprirsi e dichiarare dinnanzi a tutti il loro amore una volta conclusa la convalescenza della ragazza. Avevano deciso di prendersi le proprie responsabilità ed affrontarne le conseguenze; ma oramai era troppo tardi ed il loro destino si avvicinava inesorabile alla dimora che li aveva visti felici come non erano mai stati.
 






  
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