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Autore: Allyn    09/01/2014    24 recensioni
Allyn torna con una storia a capitoletti un po' particolare!
Una serata al pub per festeggiare fu l'inizio di tutto.
Un Sasuke ancora vergine e confuso che nega l'evidenza.
Regole a cui il nostro eroe viene immancabilmente meno, con conseguenze disastrose per la sua reputazione e sanità mentale.
Tra risate, ricatti, gelosie, scatti di demenza, riusciranno i nostri eroi a mettersi insieme?
NaruSasuNaru un po' folle e comica, a tratti romantica, a tratti calda, per giocare con i nostri due eroi preferiti, per prendere un po' in giro quella papera di Sasuke, per dire ancora una volta, anche in una AU, che quei due SI AMANO
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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AllynChannel è lieta di trasmettere il capitolo più rosso dell’intera long (per adesso XD).

Ho dovuto lavorarci, ed ero indecisa, non è stato facile, ma poi mi sono presa le mie responsabilità e ho fatto l’idiota all’ennesima potenza.

Mi dispiace, vi avviso, non fatevi spaventare...è una commedia, dovrebbe avere un lieto fine dolcioso <3, solo che durerà un altro po’.

Perché così presto con il diciassettesimo? Perché sì, perché vi meritate un monumento, perché Allyn non aveva mai visto 200 recensioni tanto belle, e non si era mai stupita così tanto, era una fic scema, stupida, nata per gioco...non ho parole, vi ringrazio, vi mando baci, mi commuovo, come mi sono commossa a scrivere questo capitolo...è stato intenso e dolce, e strano e ROSSO (ancora?)*muahaha*

Insomma, dopo l’entrata in scena della famiglia Uchiha al completo si torna ai nostri beniamini, si torna al NaruSasuNaru all’ennesima potenza...

Tenetevi stretti, sarà come andare sulle montagne russe, (si può anche vomitare?), per me è stato tremendo...non so come sarà per voi, spero vi piaccia tanto, spero che mi lasciate tante impressioni o pomodori, perché questo è uno di quei capitoli che una volta inseriti si rimane con l’ansia a guardare lo schermo haahah

Un bacio, e grazie ancora.

Nc 17 Lemon, pallino rosso!

Allyn

 

DICIASSETTESIMA REGOLA: ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti riscalda più a fondo.

La sua lingua era calda, le sue labbra erano fredde, freddissime da dargli i brividi, ma le scaldò con le proprie, succhiandole, leccandole, mordendole.

Gli era mancato? Sì gli era mancato.

Cos’era stato il bacio di Suigestu? Niente, un tintinnare sordo  in confronto al boato che gli stava esplodendo nel petto.

Conciliare pensieri e sensazioni era la cosa più difficile che Sasuke avesse mai fatto o sperimentato in vita sua, lui, studente modello, che riusciva ad eccellere in qualsiasi cosa, padrone di se stesso, sempre in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, aveva perso definitivamente la ragione.

Naruto gli afferrò la testa, si premette il viso di Sasuke contro, infilandogli le dita gelide tra i capelli neri, ansimando nel bacio, portandolo verso di sé, facendogli sporcare i piedi di neve.

Sasuke rabbrividì, un po’ di piacere, un po’ perché gli si stavano ibernando gli alluci, ma non lo interruppe, cercò ancora la sua bocca, il suo viso, il mento, le guance.

Era l’inferno, torrido, sbagliato, immerso nel freddo di quella notte di dicembre.

E niente sarebbe potuto stare più bello, più giusto, e tutte le paure provate, pensate, logoranti, sembravano essersene andate a puttane, perché era il corpo di Naruto quello che sentiva contro il suo, perché era il suo alito caldo a spettinargli i capelli, perché aveva il suo sapore sulla lingua, nella bocca.

“Fammi entrare” Chiese roco il biondo, ad un centimetro dalle sue labbra.

Se fossero stati ancora amici, sarebbe stata l’innocente richiesta di sempre, ma quella volta era diverso, gli occhi di Naruto ardevano nel buio di quella notte, le sue mani bramavano il calore di un corpo che per anni aveva preso a botte, con cui si era rotolato, che aveva deriso per gioco e per la vergogna di provarne segreta attrazione, quando si vestivano negli spogliatoi della palestra, un corpo che aveva visto crescere.

Sasuke annuì, pregando che nessuno si svegliasse, nel peggiore dei casi avrebbe detto che Naruto era venuto a parlare della sua ragazza, che come Obito era stato piantato, tanto ormai una tragedia in più non avrebbe scosso nessuno.

Salirono le scale, oltrepassarono la camera di Itachi, quella di Fugaku e Mikoto, quelle degli ospiti, e Sasuke benedisse il fatto che la sua stanza fosse lontana dalle altre, che quella casa fosse veramente grande, perché appena chiuse la porta a chiave alle sue spalle Naruto lo buttò sul letto facendo cigolare le molle, strappandosi di dosso il piumino, sfilandosi gli stivali.

Veloce, impulsivo, irragionevolmente meraviglioso, come solo lui sapeva essere.

Sasuke non pensò alle orme bagnate che aveva lasciato per casa, al pavimento di camera sua sporcato, aveva le labbra di Naruto sul collo, le sue mani gelide sotto la maglietta a toccarlo, con una bramosia che non c’era mai stata fino a quel momento.

Sembrava rabbioso, animale, sembrava che con quelle dita volesse possederlo, perché gli toccava il viso, poi i capelli, poi afferrava la pelle rosea dei capezzoli, poi i suoi fianchi, poi, senza rispetto, senza vergogna, infilava le mani nei suoi pantaloni, cercando la sua erezione, stringendogli le natiche bianche e tonde.

Sasuke lo mordeva, lo spogliava, lo cercava nello stesso ardente modo.

Ma c’era qualcosa di diverso dall’ultima volta in cui erano stati così intimamente vicini, c’era meno cadenza nei gesti, e quella dolcezza che si vergognava di aver sentito sembrava cancellata.

Madara però aveva ragione.

Era Naruto, non perché fosse un uomo, perché fosse gay, era Naruto, e basta, e lui lo voleva, non gli importava come.

“Cazzo...vai piano” Si trovò ad ansimare poco dopo, con Naruto solo in pantaloni sopra di sé, la zip abbassata, l’erezione dura, tesa sotto i boxer.

Naruto ghignò, poi si fece serio, rotolò vicino all’amico e tirò fuori l’altra sigaretta, accendendola rapido.

Tirò una boccata di fumo e si voltò per guardare Sasuke.

“Ne avevo prese due” Disse laconico.

I loro respiri si stavano pian piano placando, la furia di pochi istanti prima stava scemando, rendendoli consapevoli di tutto.

Sasuke trattenne la voglia di mollarsi un ceffone e di buttare Naruto dalla finestra, di fuggire per l’ennesima volta dall’evidenza.

“Dimmi, com’è stato?” Chiese il biondo poco dopo.

E quella scena, Sasuke l’aveva già vissuta, i ruoli invertiti.

“Cosa?” Chiese, rubandogli la Malboro Light.

“Fare sesso con Suigetsu...”

Sasuke tossì fumo e respiro.

La storia di Hozuki lo tormentava ancora, avrebbe voluto dirgli la verità, che era tutta una bugia, che era una stronzata sparata a caso dal suo nuovo compagno di stanza.

Ma non ci riuscì, il ricordo di quella lontana sera al pub, di Naruto che decantava le sue imprese sessuali, di lui, che rimaneva a guardarlo incredulo mentre se ne andava con Hinata.

“Non sono cazzi tuoi” Rispose atono.

Naruto sorrise amaramente.

“Sei stato sotto o sopra?” Chiese poi, strappandogli la sigaretta dalle dita, spegnendola e gettandola a terra.

“Che ti importa, è stata una scopata” Mentì. E una parte di lui avrebbe voluto che fosse vero, per pareggiare i conti, per sapere di essersi vendicato. Per quale torto poi? Perché avevano fatto sempre tutto insieme, perché il suo io ragazzino dodicenne avrebbe voluto condividere anche l’imbarazzo di fare l’amore per la prima volta? Si trovava imbarazzante da solo. No, c’era altro, voleva che quell’amico non più amico provasse la sua stessa raccapricciante gelosia, voleva che tornassero ad essere uguali.

E Naruto reagì come mai si sarebbe aspettato, gli montò sopra e lo baciò con foga.

“Dimmi, ti toccava così?” Chiese sottovoce, contro il suo orecchio, mentre le sue dita andavano a lambire l’elastico dei boxer, per poi spogliarlo, afferrare l’erezione e prendere a masturbarlo piano.

“Te l’ha succhiato o è un tipo timido? O tu l’hai succhiato a lui?” Sibilò, chinandosi tra le gambe pallide di Sasuke e prendendoglielo in bocca senza tante cerimonie, leccando con avidità, mordendo un poco fino a fargli quasi male.

L’Uchiha si lasciò toccare, lo lasciò fare.

Baciò, leccò, succhiò quasi avesse sete.

“Gli sei venuto in bocca?” Domandò ancora Naruto sfilandosi i pantaloni e rimanendo nudo sopra di lui, sul piumino blu dove per anni avevano poggiato giocattoli, libri, figurine, fumetti, e dove ora si stavano toccando, mordendo, baciando.

“Parli troppo, come lui” Disse Sasuke, afferrandogli i capelli corti e biondi, tirandoli senza dolcezza.

Naruto emise un ringhio basso, gutturale, poi lo baciò.

“Parlo quanto cazzo mi pare Sasuke” E sembrò minaccioso, mentre portava i canini sul suo collo, mentre gli tirava i capelli e lo costringeva a voltarsi di spalle.

Le sue mani erano grandi, ruvide e abili, gli sembrò di potersi plasmare sotto i suoi tocchi tanto sicuri, ed era strano lasciarlo condurre così, lasciarsi prendere in quel modo.

Sasuke, sentì l’eccitazione crescere quando l’altro prese a baciargli la schiena, a scendere con le labbra sui fianchi, sul sedere, per poi leccarsi le dita velocemente e portarle nella spaccatura tra le sue natiche.

Rude, grezzo, non come aveva fatto la prima volta, quasi volesse reclamare il suo spazio, quello di cui Suigestu si era appropriato.

Sasuke si chiese se Naruto l’avrebbe fottuto lì, sul suo letto d’infanzia, sul piumino blu dove avevano studiato tante volte, se gli sarebbe entrato dentro in un colpo solo, fregandosene del suo dolore, dilaniandolo, spezzandolo come si era sentito spezzato in tutti quei giorni, in quel mese di assenza, con la consapevolezza che non ci poteva essere futuro per loro, che tutto era sempre stato solo un errore perverso.

Non lo sapeva, ma sentiva di meritarsi quel trattamento, anche se con Suigestu non c’era stato, anche se quella era la prima volta, sentiva, in cuor suo che Naruto si meritava di farlo soffrire, perché per anni lui si era finto indifferente alla sua dolcezza, alla sua bontà di cuore, per anni, gli aveva negato il completo accesso alla sua persona, ora capiva, il desiderio che per anni Naruto aveva represso. Lo ricordava in tutti i piccoli gesti, negli abbracci, nella pazienza, nei sorrisi troppo luminosi.

Naruto aveva brillato sempre e solo per illuminare le sue ombre, che lui, invece, aveva gettato lunghe e grandi, su tutto e su tutti, perché si era creduto superiore, Sasuke, ai sentimenti e alla vita, all’inevitabile. Si era creduto padrone ignorando chi da tempo non aveva fatto altro che scaldarlo, senza mai chiedere nulla in cambio.

Naruto ora gli stava facendo male, con quelle due dita grandi e ruvide piantate dentro fino all’ultima falange. Le faceva uscire ed entrare, uscire ed entrare, senza premura.

E lui tratteneva i gemiti contro il cuscino e poi, inaspettatamente le lacrime.

“Ti ha preso da dietro?” Chiese Naruto, inserendo un terzo dito, allargando quello spazio troppo stretto, caldo, invitante.

Sasuke non rispose, morse il cuscino, aspettando di essere dilaniato, sarebbe stato solo quello, poi sarebbe rimasto solo, com’era giusto che fosse per una persona come lui, Naruto sarebbe potuto tornare da chi lo sapeva amare, da Hinata.

Ma prima doveva accoglierlo, per una volta, voleva sentirselo dentro, fino in fondo alle viscere, fargli tremendamente male e poi lasciarlo vuoto.

Solo da Naruto l’avrebbe accettato, solo da quell’amico biondo e bello che era destinato a perdere.

Ma il colpo non arrivò, arrivò un bacio, arrivarono le sue braccia a stringerlo.

E le lacrime di Naruto sulla sua schiena bianca.

“Scusa...”Mormorò una, due, tre volte.

“Cazzo, Sasuke...” Ed era tornato il Naruto di sempre, quello che una volta alle elementari dopo un’azzuffata gli aveva fatto sanguinare il naso e aveva pianto, chiedendogli di picchiarlo a sua volta, era il Naruto buono quello che conservava nei suoi ricordi più dolci.

L’Uchiha si voltò, sentì le dita dell’altro abbandonarlo, poi si ritrovò stretto in un abbraccio.

Caldo, tanto da morirne.

Gli portò le braccia al collo, gli carezzò la schiena brunita, la nuca, i capelli color grano, nel buio della sua cameretta di ragazzo, con la neve che fuori cadeva, con la certezza che non c’era altra persona al mondo che avrebbe voluto più di Naruto.

Gli bagnò la spalla di lacrime, il collo, il mento, lo baciava piangendo, e Sasuke si lasciò baciare, lo accolse dischiudendo le labbra sottili, lasciandosi invadere la bocca da quella lingua liscia e rossa.

“Io...” Gemette nel bacio. Aveva le gambe di Naruto incastrate alle proprie, seduti uno di fronte all’altro sul letto, con gli addomi vicini, con le erezioni ancora dure, tese.

“Sasuke” Lo chiamò Naruto, baciandogli una guancia, lasciandogli impressa sulla pelle chiara la sensazione umida delle sue labbra carnose.

“Suigestsu...non stiamo neanche insieme” Sputò lì con il cuore che gli martellava.

Addio inganni, addio maschere, addio barriere.

Così non avrebbe mai vinto quella battaglia, così si sarebbe solo messo a nudo, debole, legato, dipendente. Zio Madara non sarebbe stato fiero di lui, ma zio Madara doveva solo stare zitto, lui che moriva di gelosia per una collega di Hashirama, geloso di un tizio con la faccia da ebete amante dei bonsai.

Sospirò, poi aprì gli occhi per guardare il viso del biondo.

Le lacrime avevano lasciato le sue iridi umide, acquose e limpide come la superficie di un lago che aveva visitato con suo fratello, quando ancora non fingeva di odiarlo.

Si chiese se fosse possibile sentire tante cose tutte assieme, o se forse soffriva di qualche disturbo emozionale, magari rimanere vergine fino a quell’età aveva compromesso il suo sistema endocrino, ormonale, magari era pieno di estrogeni e viveva ogni sguardo di Naruto come una scarica di endorfine e di emozioni da donnicciole in fase premestruale.

Doveva smettere di cercare giustificazioni e affrontarsi.

Cos’era quella sensazione di pace, di armonia sconfinata e di caotica bramosia che provava allo stesso tempo?

Avrebbe voluto divorare Naruto, ecco cosa avrebbe voluto, e non era cannibalismo era una voglia repressa, la stessa che lo spingeva a desiderare di essere divorato, amato, torturato dalle sue dita, dalle sue labbra.

O forse era solo cannibalismo, sarebbe stato più logico.

Lo baciò, e Naruto trattenne un sorriso nel bacio.

“Non stai con quell’idiota?” Gli sussurrò sulle labbra.

Sasuke scosse la testa imbarazzato, parlare diventava sempre più difficile, i freni inibitori che aveva ispessito in una vita intera rendevano tutto complicato e tremendamente insopportabile da sostenere per la sua già labile psiche.

“Non l’avete fatto?” Gli chiese poi il biondo in un mormorio roco, possessivo, contro il padiglione auricolare.

Gli sembrò di avere la febbre, aveva i brividi lungo tutta la colonna vertebrale e sentiva il viso, il petto, le labbra in fiamme.

Lo morse, per rispondere alla sua domanda.

“E’ un no?”

Ancora un morso e la risata trattenuta del biondo, che riprese a baciarlo a leccargli le labbra, a toccargli i capelli.”Mi son sempre piaciuti”Confidò odorandoli. Gli salì sopra e lo guardò negli occhi, Naruto cercò quello che sentiva di aver perso poche settimane prima, lo ritrovò, in uno sguardo che diceva “Prendimi, non mi importa, poi ti ucciderò, ma prendimi”.

Deglutì a vuoto, perché non aveva mai visto Sasuke così, disponibile, silenzioso e bello, con le labbra dischiuse, e le braccia attorno alla sua schiena.

Lo voleva.

Gli scostò i capelli dalla fronte, fece scorrere la punta del naso sulla pelle chiara, tiepida, poi sulle guance, lo assaporò, assaporò ogni punto del suo collo, baciò la mascella, il retro dell’orecchio, dove l’attaccatura nera dei capelli contrastava con il pallore tipico di ogni Uchiha.

Sasuke accolse quei baci, e rispose a sua volta, sentì che le labbra morbide e generose di Naruto erano dolci, e che dopo ogni incontro il loro sapore cambiava, sembrava diventare un misto dei loro, uniti, fusi.

Infilò le dita tra le ciocche scompigliate, trovandole un po’ umide di neve ormai sciolta, erano incredibilmente soffici.

Tutto sembrava amplificato, sembrava diverso, e Naruto era divenuto il centro di qualcosa che non riusciva a interpretare, sapeva solo che gli stava esplodendo dentro, ingombrante.

“Ti voglio” Si trovò ad ansimare, quando quelle mani ruvide raggiunsero la sua erezione, quando anche le sue dita pallide andarono a cercare quella stessa parte del corpo del biondo.

Naruto boccheggiò stupito, sembrava esser tornato un po’ impacciato. Prese a baciarlo ovunque, e Sasuke sentì che questa volta gli tremavano le mani, mentre tornava ad appropriarsi delle sue natiche, mentre affondava i polpastrelli nella carne bianca, mentre scivolava più giù per perdersi in un calore umido, pulsante.

Chiuse gli occhi, lasciò che fosse il corpo a guidarlo verso sensazioni nuove.

Poteva perdersi per una volta, poteva sentire e basta, per una volta. Fu come lasciar schizzare un elastico teso per troppo tempo, mollare la presa e vederlo scattare, volare via lontano, inaspettato e sorprendente.

Nel buio cercò ancor più le dita di Naruto, portò una mano sulla sua, lo invitò a spingere più forte, a entrargli più dentro, e al diavolo tutto, al diavolo l’orgoglio, al diavolo l’imbarazzo, era Naruto quello, e a Naruto in un certo senso era sempre stato tutto permesso, anche violarlo, anche rovinare il suo perfetto equilibrio.

Lo avrebbe picchiato dopo, riempito di botte, gli avrebbe spaccato quelle tre dita che ora si muovevano veloci, in un modo tanto piacevole da fargli perdere il senso del tempo.

Era ingombrante, e non bastava, non bastava.

Ce lo aveva sopra, sentiva il suo peso, lo sosteneva ed era bello era come essere avvolti, ma non bastava.

Lo fece tremando, un po’ per il piacere, un po’ per la consapevolezza che quello era il momento in cui aveva deciso, per sempre, non sarebbe mai più potuto tornare indietro.

Allacciò le gambe pallide alla sua vita.

“Sasuke” Naruto cominciò a chiamarlo, sottovoce, mentre le sue dita perdevano velocità, mentre le sue labbra gli lambivano il collo, il mento e ancora la bocca, la punta del naso.

 E Sasuke ansimava piano, reclinando ogni tanto il capo, chiedendo di più con il bacino, stringendo la presa attorno alle sue spalle.

“Me ne pentirò” Mormorò.

“Ti odierò” Continuò baciando Naruto con la bocca aperta.

“Potrei ucciderti, per questo” Ansimò nel bacio.

“Allora uccidimi pure, Sas’ke” Rispose Naruto, liberandolo da quelle tre dita ingombranti, scendendo con la mano sulla sua erezione, toccandola con devozione, poi afferrando la propria, posizionandosi tra le gambe di chi aveva sempre desiderato, di chi aveva cercato in altri corpi, in altri pallidi volti, piccole labbra, ingiustamente.

Sasuke spalancò gli occhi, vide il soffitto bianco, illuminato nella penombra della stanza solo dalla luce proveniente dall’esterno, tanti lampioni arancioni che riflettevano il proprio bagliore sulla neve pallida, come lui, mentre Naruto iniziava a entrargli dentro, mentre Naruto abbatteva barriere fisiche e morali della sua persona.

Trattenne un “Ah”, di sorpresa e di dolore, quando l’altro spinse un poco, più di quanto avesse potuto fare Suigestsu, entrandogli dentro solo di pochi centimetri.

“Faccio piano...” Lo sentì respirargli contro la spalla.

“Rilassati, faccio piano” E gli sembrava che soffrisse e che godesse nello stesso tempo, mentre gli mormorava quelle parole, mentre il bruciore si faceva insopportabile. L’avrebbe ucciso, o l’avrebbe ripagato con la stessa moneta, poteva starne certo, ma anche la rabbia scemava, lasciava il posto ad un’aspettativa deliziosa e strana.

Non gli rispose, ascoltò solo il proprio battito accelerato rimbombargli nelle orecchie, nel silenzio della stanza, fare a gara con il respiro di Naruto.

Faceva male, ma lo voleva, in un modo contraddittorio ed invadente.

“Muoviti” Sussurrò all’orecchio del biondo.

“Baciami” Gli rispose lui, spostandogli una ciocca di capelli dal viso ora arrossato.

Si guardarono, mentre Naruto affondava un altro po’ dentro di lui, mentre l’accoglieva con le gambe sempre più strette attorno alla sua vita. Un bacio a fior di labbra, un'altra piccola spinta.

Un bacio più profondo, lungo, un po’ di dolore, una pienezza ritrovata, voluta.

Lo sentiva.

Dentro.

Caldo.

Ingombrante come Naruto, bello, come Naruto.

Aprì gli occhi, incrociò l’azzurro dei suoi, era liquido ma tempestoso adesso, sembrava un oceano personale, e lui voleva annegare, voleva annegare con quel ragazzo piantato nelle viscere, dentro fino all’ultimo centimetro di quella pelle tesa come la sua.

Una piccola spinta, un sussulto, un po’ di dolore. Si morse le labbra e si ricordò che doveva fare silenzio, e maledisse la sua impazienza, perché aveva deciso il momento e il luogo sbagliato per divenire tutto d’un tratto tanto propenso a fare una cosa del genere.

Si stava già pentendo, poi realizzò.

Stava facendo sesso, non nel modo canonico, e se ne vergognò all’istante...

No, non era quello il punto.

Naruto era sopra di lui, nudo come lui, dentro di lui.

Lo stava facendo, con Naruto, e niente avrebbe potuto portarlo indietro, niente avrebbe potuto cancellare quel momento.

“Perché?” Pensò, e la risposta gli arrivò dentro, riecheggiò, la cacciò via, faceva ancora troppa paura.

Naruto prese a oscillare lentamente, con delicatezza, a uscire da quel calore opprimente e a rientrare sempre con la solita estenuante premura.

Era coordinato e perfetto, come se quella fosse la sua danza, non l’aveva mai visto così concentrato, attento, padrone di ogni muscolo, se ne stupì, e sentì che quello era un volto di Naruto che avrebbe voluto custodire solamente per sé.

Sasuke ebbe il tempo di abituarsi a quell’intrusione fisica, mentre quella nel suo cuore si faceva insopportabile, possibile che gli arrivasse tanto dentro, che lo toccasse così profondamente da farlo sentire come sul punto di morire?

Si baciarono, avvinghiati, dondolanti, su quel letto dal piumino blu.

Poteva sentire tutto, il rumore della stoffa che veniva sgualcita sotto il loro peso, il rumore della loro pelle sudata che sfregava piano, i capelli di Naruto che gli solleticavano la guancia, il ticchettare di una sveglia sul comodino, il suo respiro cadenzato, bellissimo che gli scaldava la bocca.

Naruto aveva chiuso gli occhi, gli affondava dentro cambiando espressione sul bel viso abbronzato, baciandolo ogni tanto dove capitava, sulla clavicola, su una spalla, sulla punta del naso, sulla fronte.

Poi le sue mani, andarono a toccarlo, ad afferrare quell’asta ancora dura, tesa, tra i loro addomi vicini.

“Ti piace?” Chiese Naruto, ansimando sottovoce.

Sasuke non rispose, ma sentì il piacere crescere come in risposta a quella domanda, e là dove prima sentiva male ora rimaneva l’eco di un dolore residuo e un senso nuovo di pienezza ingorda. Ne voleva ancora, voleva che Naruto si muovesse, che tornasse impetuoso e forte. Lo morse, per istinto, per voglia, e mosse il bacino verso le sue spinte, si lasciò colmare.

Il biondo lo guardò sorpreso e sorrise, gli afferrò una gamba, la carezzò con dolcezza,  muovendola verso di sé, fino ad alzarsi un poco e poterne baciare la caviglia sottile.

“Tu” Cominciò aumentando il ritmo delle spinte.

“Non” E mosse più veloce il pugno attorno all’erezione di Sasuke, che si ritrovò a portare una mano sul fianco di Naruto e l’altra sul piumino, per non gemere, per non gridare che sì, lui, Sasuke Uchiha stava godendo, con il suo migliore amico piantato dentro, con le sue mani addosso, lui Sasuke Uchiha stava facendo sesso con Naruto ed era bello, bellissimo.

“Non sai” Continuò il biondo spingendo ancora e ancora.

“Quanto io ti abbia desiderato” Concluse crollando su di lui in un bacio e affondandogli dentro una, due, tre mille volte.

Sasuke lo morse, lo baciò, lo leccò.

Sentì che anche l’ultimo granello di ragione era andato in fumo.

Sentì che quei centimetri gli scavavano dentro un abisso di possibilità, di emozioni nuove e rivangavano alla sua mente altre dimenticate, e al centro di tutto c’era sempre lui, Naruto.

Poi il piacere lo travolse, e fu una scarica elettrica, fu contrarsi e distendersi e contrarsi ancora.

Venne nella mano dell’altro, che continuò a muoversi, che lo baciò con più calore, che sussurrò qualcosa di incomprensibile, mentre nascondeva la testa bionda sulla sua spalla e tremava, si scuoteva.

E Sasuke non comprese le sue parole, preso com’era dal piacere, da quella passione incredibile, rispose solo di sì, piano, incosciente.

Poi arrivò, caldo, umido, ancora ingombrante.

Naruto gli era venuto dentro.

Non lo uccise, lasciò che gli crollasse addosso, che si addormentasse, poi lo maledì, poi gli baciò la fronte, poi si concesse un sorriso stanco, sentendo che erano ancora incastrati.

 

***

“Svegliati” Sussurrò sottovoce.

Naruto aprì gli occhi, frastornato.

“Che...” Disse sbattendo le palpebre un paio di volte.

“Sasuke” Mormorò poi. Lo baciò, sapeva di casa, di voglia consumata, bruciata, sapeva di buono.

“Sei ancora...” L’Uchiha non finì la frase che Naruto uscì dal suo corpo.

“Scusa” Disse, scompigliandosi i capelli chiari, evidentemente si era reso conto della situazione.

“Non uccidermi” Balbettò, per poi crollargli sull’addome e baciargli un punto vicino all’ombelico.

“Cos’è stato?” Chiese.

“Mi stai prendendo per il culo?” Sasuke sembrava indispettito, mentre si raccoglieva sul piumino, sfuggendo dalle sue mani.

Naruto arrossì, e il moro lo imitò, aveva usato l’espressione sbagliata.

“Adesso...” Iniziò l’Uchiha, senza saper bene cosa dire, mica erano in una soap-opera loro, o in una di quelle storielle yaoi per fan girl impazzite che tanto andavano di moda alle superiori tra le ragazze.

“Baciami” Naruto, inopportuno, eppure coerente, gli si buttò addosso e lo baciò ancora e ancora.

“La lascio, lascio tutto, lascio tutto quello che ti pare, ma ti prego non negare niente” Disse soltanto, abbracciandolo “Siamo io, te, non me ne frega se questa cosa ha un nome...capisci?” Cercò di spiegarsi.

E Sasuke capiva, e ripensava a Madara e ripensava ad Hashirama e si faceva mille domande, e in cuor suo acconsentiva e sentiva rimbombargli nella testa mille risposte ed una frase.

“Va bene” Disse solamente.

Scacciò Naruto in malo modo, lo salutò con un’occhiata assassina, perché quando si era alzato dal letto aveva sentito il dolore della sconfitta, e aveva capito le parole di suo zio “ti prego dimmi che stai sopra”, no, non era stato sopra, e se n’era pentito.

***

Cambiò il copri-piumino, cancellò le tracce, preparò la valigia, crollò sul letto, era già vestito per andarsene.

Scappò letteralmente da casa il pomeriggio seguente, dopo pranzo. Sapeva che avrebbe trovato Naruto di fronte alla facoltà, non sapeva bene cosa sarebbe successo, non sapeva neppure a cosa aveva acconsentito con quelle parole la notte appena trascorsa. Sapeva solo che non era finita, che qualcosa era appena iniziato, che gli avrebbe cambiato la vita, che tutto il mondo poteva evaporare, che Shisui poteva pure infestargli camera con strani portachiavi macabri, che suo fratello poteva essere il migliore del mondo, Sasuke Uchiha aveva perso la ragione, e la causa era Naruto Uzumaki, il suo migliore amico, il ragazzo a cui aveva permesso di “fargli certe cose”, di cui si vergognava in modo esagerato.

Itachi pensò che fosse impazzito, perché non faceva che guardarsi attorno sospettoso, scrutando le espressioni di suo padre, poi di sua madre.

“Ci vediamo” Disse. “Salutate Obito e ditegli di non uccidersi” Continuò.

Poi si infilò in macchina e guidò spedito fino all’università.

 Una volta al dormitorio posò i bagagli, si fece l’ennesima doccia della giornata, sentì ancora su di sé il calore delle mani di Naruto, i punti dove l’aveva stretto più forte, vide il segno di un suo morso sulla caviglia, e rise, poi imprecò e si ripromise di morderlo da qualche parte e una voglia strana gli attanagliò il bassoventre.

Suigestsu non era ancora rientrato, tanto meglio, avrebbe avuto più spazio e più silenzio.

L’università in quei giorni era praticamente deserta, le lezioni sarebbero riprese al termine delle festività, rimanevano solo quelli infangati nello studio, quelli che volevano usufruire completamente dell’affitto delle stanze e quelli che avevano la loro compagnia in zona.

Guardò il display del cellulare, Naruto ancora non l’aveva chiamato, né gli aveva mandato un messaggio. Tamburellò con le dita sullo schermo, infastidito.

A che gioco stava giocando, mica lui era un tipo da una botta e via! Poi rise di sé stesso, immaginando un mondo dove veniva scopato e abbandonato da Naruto, rise davvero, e poi la vide.

Era in lacrime, su una panchina del parco universitario, piangeva con l’orecchio premuto sul cellulare.

Lei, la ragazza di cui era stato geloso.

Hinata Hyuga. Quel senso di disagio e di rabbia lo riempì come sempre, per poi scemare, era finita.

Pensò che Naruto l’avesse appena lasciata, per lui ovviamente, e si sentì stupido per quel pensiero, ma comunque soddisfatto e possessivo.

Si avvicinò, senza che lei se ne accorgesse.

La sentì mugolare qualcosa riguardo a un errore, a un avrei dovuto dirtelo prima, a un ritardo.

Non capì, in tutta la sua intelligenza non comprese, pensò solo che fosse un’amica al telefono, che le narrasse del suo ex fidanzato biondo e stronzo che l’aveva scaricata.

Camminò verso l’ingresso dell’università, spazientito. Gli vibrò il cellulare in tasca.

 

Da: Naruto Idiota Uzumaki

Vediamoci nell’atrio, devo parlarti

 

Il solito scemo, ritardava. Si chiese cosa doveva dirgli, forse che era stata una notte bellissima, Naruto era incline alle melense manifestazioni d’affetto talvolta, gli avrebbe cucito la bocca, magari mordendolo, magari baciandolo. Ben gli stava.

Ma Naruto lo raggiunse poco dopo, lo sguardo livido, sembrava reduce da una guerra.

“Narut-“ Fece per salutarlo camminandogli incontro.

“Non qui” Mormorò il biondo trascinandolo in un bagno.

“No, mi fa sempre male il culo, non azzardarti” Protestò Sasuke guardandolo a braccia incrociate, lasciandosi però sfuggire un sorriso complice.

“No, smettila, è sbagliato, è stato un attimo di debolezza, è finita” Borbottò con la voce che gli tremava, le mani grandi che cercavano appiglio tra i capelli biondi e spettinati.

Sasuke si lasciò cadere le braccia attorno al corpo affusolato.

“Cos-“ Le parole gli morirono in bocca, mentre il dolore tra le sue gambe si faceva quasi insopportabile, diveniva il ricordo di una scopata senza domani, di un atto senza senso.

Sasuke Uchiha non piangeva mai, anzi, lo faceva di rado e quando l’aveva fatto era sempre stato da solo e per rabbia, quella volta avrebbe voluto piangere davanti a Naruto, scoppiare in lacrime come un bambino, ma si trattenne, si fece forza, sentendo ancora le fitte al fondoschiena.

“Che cazzo stai dicendo?” Buttò fuori afferrando la giacca di Naruto, tirandolo per il colletto.

Naruto alzò le mani in segno di resa ma non lo guardò in viso.

“Prendimi a pugni se vuoi, ma le cose stanno così, ieri è stato un errore, non dovrà ripetersi, mi dispiace”

Era impazzito? Sasuke se lo chiese.

“Stai scherzando spero...” Sibilò rosso in viso.

“Sasuke è meglio finirla qui, per entrambi, davvero...non so cosa mi era preso, non so cosa ti eri messo in testa...” Guardava le piastrelle bianche del bagno, quasi potesse trovarci scritto un discorso sensato.

“Dai, era ridicolo, siamo due ragazzi” Mormorò a denti stretti.

E Sasuke lasciò la presa della sua giacca e gli dette un pugno in pieno viso.

“Va bene” Disse Naruto asciugandosi il sangue che aveva preso a uscirgli dal labbro.

“Va bene, me lo merito, finiamola così” E se ne andò.

***

 La punizione divina per essere stato uno stronzo, ecco cos’era. Ma pianse, chiuso nel bagno dell’università, con le mani tra i capelli neri, con il dolore in basso, urente e vivido, che gli ricordava che non si tornava indietro, che Naruto c’era stato, dentro di lui, nell’idea del suo futuro, in chissà quale sogno di cui ora si vergognava.

Si sentì piccolo, si sentì impotente, per una volta si sentì vittima. Non aveva più controllo, su niente, su nessuno, nemmeno sui propri sentimenti che urlavano il nome di chi l’aveva piantato in asso.

Aveva infranto tutte le regole, per lui, per chi sennò?

E ora con cosa rimaneva? Voleva una spiegazione, una soltanto.

Si lavò il viso e camminò verso il parco, li vide.

Naruto, lo stesso Naruto con cui aveva fatto l’amore, con cui aveva scopato, su cui aveva scommesso un pezzo d’anima, la stringeva, la ragazza causa di tante gelosie, e lei piangeva e...lo baciava, e piangeva ancora, e lui rispondeva, la rassicurava, le carezzava i capelli lunghi e corvini.

Perché?

Perché?

Perché?

Sentì le parole di lei, strascicate, umide: “Ti amo Naruto...”.

“Lo so, andrà tutto bene, risolveremo tutto, insieme”         

Poi Sasuke incrociò i suoi occhi azzurri, e lesse dolore e tristezza,  poi vide le lacrime.

***

NdAllyn

Sembrava la gioia, l’apoteosi, ci ho creduto anche io...Il comportamento insolito di Naruto a cui alludevo nel 16 era la violenza della sua gelosia, su come quasi si trova a far male a Sasuke...amore possessivo a vagonate. Io vi chiedo perdono per questo patatrak...La storia è a lieto fine, premetto, quindi non disperate, diciamo che ne succederanno delle belle, che i momenti rossi non sono finiti, che Sasuke deve ancora dare il meglio, che Hinata, come dissi, finalmente ha messo fuori il potenziale da rompipalle...poverina, mica è colpa sua, Naruto caro, Hinata potrà somigliare ‘Suke, ma devi stare attento o poi si fanno danni...Quindi il mistero è questo...Sasuke è stato scaricato, e non so se ridere o piangere...Naruto lo ama? Noi lo sappiamo, ma l’Uchiha no...si ficcherà in testa le peggio cose...insomma spero che il capitolo vi sia piaciuto, che la LORO PRIMA VOLTA non vi abbia deluso...io ho quasi pianto scrivendola...<3 quanto amore <3 Ok, la smetto...ero indecisa sul farli consumare o meno, poi mi son detta di sì, era il momento...e poi ci saranno altri momenti, e ricordiamoci che questa fic è una REVERSE mauahahaha

<3 A presto, spero di leggere le vostre recensioni e le pomodorate

Ps: No, Naruto non sposa Hinata e lascia ‘Suke <3

Pps: GRAZIE MILLE PER LE 200 recensioni, per festeggiare questa sorpresa inaspettata e bellissima beh, mi offro per scrivere una oneshot sul pairing che volete <3 Bacissimi

Allyn

   
 
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