AllynChannel
è lieta di
trasmettere il capitolo più rosso
dell’intera
long (per adesso XD).
Ho
dovuto lavorarci, ed
ero indecisa, non è stato facile, ma poi mi sono presa le
mie responsabilità e
ho fatto l’idiota all’ennesima potenza.
Mi
dispiace, vi avviso,
non fatevi spaventare...è una commedia, dovrebbe avere un
lieto fine dolcioso
<3, solo che durerà un altro po’.
Perché
così presto con
il diciassettesimo? Perché sì, perché
vi meritate un monumento, perché Allyn
non aveva mai visto 200 recensioni tanto belle, e
non si era mai stupita
così tanto, era una fic scema, stupida, nata per gioco...non
ho parole, vi
ringrazio, vi mando baci, mi commuovo, come mi sono commossa a scrivere
questo
capitolo...è stato intenso e dolce, e strano e ROSSO
(ancora?)*muahaha*
Insomma,
dopo l’entrata
in scena della famiglia Uchiha al completo si torna ai nostri
beniamini, si
torna al NaruSasuNaru all’ennesima potenza...
Tenetevi
stretti, sarà
come andare sulle montagne russe, (si può anche vomitare?),
per me è stato
tremendo...non so come sarà per voi, spero vi piaccia tanto,
spero che mi
lasciate tante impressioni o pomodori, perché questo
è uno di quei capitoli che
una volta inseriti si rimane con l’ansia a guardare lo
schermo haahah
Un
bacio, e grazie
ancora.
Nc
17 Lemon, pallino
rosso!
Allyn
DICIASSETTESIMA
REGOLA:
ci sono molti modi per combattere il freddo, scegli quello che ti
riscalda più
a fondo.
La sua lingua
era calda, le sue labbra erano fredde,
freddissime da dargli i brividi, ma le scaldò con le
proprie, succhiandole,
leccandole, mordendole.
Gli era mancato?
Sì gli era mancato.
Cos’era
stato il bacio di Suigestu? Niente, un tintinnare
sordo in confronto
al boato che gli
stava esplodendo nel petto.
Conciliare
pensieri e sensazioni era la cosa più difficile
che Sasuke avesse mai fatto o sperimentato in vita sua, lui, studente
modello,
che riusciva ad eccellere in qualsiasi cosa, padrone di se stesso,
sempre in
pieno possesso delle proprie facoltà mentali, aveva perso
definitivamente la
ragione.
Naruto gli
afferrò la testa, si premette il viso di Sasuke
contro, infilandogli le dita gelide tra i capelli neri, ansimando nel
bacio,
portandolo verso di sé, facendogli sporcare i piedi di neve.
Sasuke
rabbrividì, un po’ di piacere, un po’
perché gli si
stavano ibernando gli alluci, ma non lo interruppe, cercò
ancora la sua bocca,
il suo viso, il mento, le guance.
Era
l’inferno, torrido, sbagliato, immerso nel freddo di
quella notte di dicembre.
E niente sarebbe
potuto stare più bello, più giusto, e tutte
le paure provate, pensate, logoranti, sembravano essersene andate a
puttane,
perché era il corpo di Naruto quello che sentiva contro il
suo, perché era il
suo alito caldo a spettinargli i capelli, perché aveva il
suo sapore sulla
lingua, nella bocca.
“Fammi
entrare” Chiese roco il biondo, ad un centimetro dalle
sue labbra.
Se fossero stati
ancora amici, sarebbe stata l’innocente
richiesta di sempre, ma quella volta era diverso, gli occhi di Naruto
ardevano
nel buio di quella notte, le sue mani bramavano il calore di un corpo
che per
anni aveva preso a botte, con cui si era rotolato, che aveva deriso per
gioco e
per la vergogna di provarne segreta attrazione, quando si vestivano
negli
spogliatoi della palestra, un corpo che aveva visto crescere.
Sasuke
annuì, pregando che nessuno si svegliasse, nel
peggiore dei casi avrebbe detto che Naruto era venuto a parlare della
sua
ragazza, che come Obito era stato piantato, tanto ormai una tragedia in
più non
avrebbe scosso nessuno.
Salirono le
scale, oltrepassarono la camera di Itachi, quella
di Fugaku e Mikoto, quelle degli ospiti, e Sasuke benedisse il fatto
che la sua
stanza fosse lontana dalle altre, che quella casa fosse veramente
grande,
perché appena chiuse la porta a chiave alle sue spalle
Naruto lo buttò sul
letto facendo cigolare le molle, strappandosi di dosso il piumino,
sfilandosi
gli stivali.
Veloce,
impulsivo, irragionevolmente meraviglioso, come solo
lui sapeva essere.
Sasuke non
pensò alle orme bagnate che aveva lasciato per
casa, al pavimento di camera sua sporcato, aveva le labbra di Naruto
sul collo,
le sue mani gelide sotto la maglietta a toccarlo, con una bramosia che
non
c’era mai stata fino a quel momento.
Sembrava
rabbioso, animale, sembrava che con quelle dita
volesse possederlo, perché gli toccava il viso, poi i
capelli, poi afferrava la
pelle rosea dei capezzoli, poi i suoi fianchi, poi, senza rispetto,
senza
vergogna, infilava le mani nei suoi pantaloni, cercando la sua
erezione,
stringendogli le natiche bianche e tonde.
Sasuke lo
mordeva, lo spogliava, lo cercava nello stesso
ardente modo.
Ma
c’era qualcosa di diverso dall’ultima volta in cui
erano
stati così intimamente vicini, c’era meno cadenza
nei gesti, e quella dolcezza
che si vergognava di aver sentito sembrava cancellata.
Madara
però aveva ragione.
Era Naruto, non
perché fosse un uomo, perché fosse gay, era
Naruto, e basta, e lui lo voleva, non gli importava come.
“Cazzo...vai
piano” Si trovò ad ansimare poco dopo, con Naruto
solo in pantaloni sopra di sé, la zip abbassata,
l’erezione dura, tesa sotto i
boxer.
Naruto
ghignò, poi si fece serio, rotolò vicino
all’amico e
tirò fuori l’altra sigaretta, accendendola rapido.
Tirò
una boccata di fumo e si voltò per guardare Sasuke.
“Ne
avevo prese due” Disse laconico.
I loro respiri
si stavano pian piano placando, la furia di
pochi istanti prima stava scemando, rendendoli consapevoli di tutto.
Sasuke trattenne
la voglia di mollarsi un ceffone e di buttare
Naruto dalla finestra, di fuggire per l’ennesima volta
dall’evidenza.
“Dimmi,
com’è stato?” Chiese il biondo poco dopo.
E quella scena,
Sasuke l’aveva già vissuta, i ruoli
invertiti.
“Cosa?”
Chiese, rubandogli la Malboro Light.
“Fare
sesso con Suigetsu...”
Sasuke
tossì fumo e respiro.
La storia di
Hozuki lo tormentava ancora, avrebbe voluto
dirgli la verità, che era tutta una bugia, che era una
stronzata sparata a caso
dal suo nuovo compagno di stanza.
Ma non ci
riuscì, il ricordo di quella lontana sera al pub,
di Naruto che decantava le sue imprese sessuali, di lui, che rimaneva a
guardarlo incredulo mentre se ne andava con Hinata.
“Non
sono cazzi tuoi” Rispose atono.
Naruto sorrise
amaramente.
“Sei
stato sotto o sopra?” Chiese poi, strappandogli la
sigaretta dalle dita, spegnendola e gettandola a terra.
“Che
ti importa, è stata una scopata” Mentì.
E una parte di
lui avrebbe voluto che fosse vero, per pareggiare i conti, per sapere
di
essersi vendicato. Per quale torto poi? Perché avevano fatto
sempre tutto
insieme, perché il suo io ragazzino dodicenne avrebbe voluto
condividere anche
l’imbarazzo di fare l’amore per la prima volta? Si
trovava imbarazzante da
solo. No, c’era altro, voleva che quell’amico non
più amico provasse la sua
stessa raccapricciante gelosia, voleva che tornassero ad essere uguali.
E Naruto
reagì come mai si sarebbe aspettato, gli montò
sopra
e lo baciò con foga.
“Dimmi,
ti toccava così?” Chiese sottovoce, contro il suo
orecchio, mentre le sue dita andavano a lambire l’elastico
dei boxer, per poi
spogliarlo, afferrare l’erezione e prendere a masturbarlo
piano.
“Te
l’ha succhiato o è un tipo timido? O tu
l’hai succhiato a
lui?” Sibilò, chinandosi tra le gambe pallide di
Sasuke e prendendoglielo in
bocca senza tante cerimonie, leccando con avidità, mordendo
un poco fino a
fargli quasi male.
L’Uchiha
si lasciò toccare, lo lasciò fare.
Baciò,
leccò, succhiò quasi avesse sete.
“Gli
sei venuto in bocca?” Domandò ancora Naruto
sfilandosi i
pantaloni e rimanendo nudo sopra di lui, sul piumino blu dove per anni
avevano
poggiato giocattoli, libri, figurine, fumetti, e dove ora si stavano
toccando,
mordendo, baciando.
“Parli
troppo, come lui” Disse Sasuke, afferrandogli i
capelli corti e biondi, tirandoli senza dolcezza.
Naruto emise un
ringhio basso, gutturale, poi lo baciò.
“Parlo
quanto cazzo mi pare Sasuke” E sembrò minaccioso,
mentre portava i canini sul suo collo, mentre gli tirava i capelli e lo
costringeva a voltarsi di spalle.
Le sue mani
erano grandi, ruvide e abili, gli sembrò di potersi
plasmare sotto i suoi tocchi tanto sicuri, ed era strano lasciarlo
condurre
così, lasciarsi prendere in quel modo.
Sasuke,
sentì l’eccitazione crescere quando
l’altro prese a
baciargli la schiena, a scendere con le labbra sui fianchi, sul sedere,
per poi
leccarsi le dita velocemente e portarle nella spaccatura tra le sue
natiche.
Rude, grezzo,
non come aveva fatto la prima volta, quasi
volesse reclamare il suo spazio, quello di cui Suigestu si era
appropriato.
Sasuke si chiese
se Naruto l’avrebbe fottuto lì, sul suo
letto d’infanzia, sul piumino blu dove avevano studiato tante
volte, se gli
sarebbe entrato dentro in un colpo solo, fregandosene del suo dolore,
dilaniandolo, spezzandolo come si era sentito spezzato in tutti quei
giorni, in
quel mese di assenza, con la consapevolezza che non ci poteva essere
futuro per
loro, che tutto era sempre stato solo un errore perverso.
Non lo sapeva,
ma sentiva di meritarsi quel trattamento,
anche se con Suigestu non c’era stato, anche se quella era la
prima volta,
sentiva, in cuor suo che Naruto si meritava di farlo soffrire,
perché per anni
lui si era finto indifferente alla sua dolcezza, alla sua
bontà di cuore, per
anni, gli aveva negato il completo accesso alla sua persona, ora
capiva, il
desiderio che per anni Naruto aveva represso. Lo ricordava in tutti i
piccoli
gesti, negli abbracci, nella pazienza, nei sorrisi troppo luminosi.
Naruto aveva
brillato sempre e solo per illuminare le sue
ombre, che lui, invece, aveva gettato lunghe e grandi, su tutto e su
tutti,
perché si era creduto superiore, Sasuke, ai sentimenti e
alla vita,
all’inevitabile. Si era creduto padrone ignorando chi da
tempo non aveva fatto
altro che scaldarlo, senza mai chiedere nulla in cambio.
Naruto ora gli
stava facendo male, con quelle due dita grandi
e ruvide piantate dentro fino all’ultima falange. Le faceva
uscire ed entrare,
uscire ed entrare, senza premura.
E lui tratteneva
i gemiti contro il cuscino e poi,
inaspettatamente le lacrime.
“Ti ha
preso da dietro?” Chiese Naruto, inserendo un terzo
dito, allargando quello spazio troppo stretto, caldo, invitante.
Sasuke non
rispose, morse il cuscino, aspettando di essere
dilaniato, sarebbe stato solo quello, poi sarebbe rimasto solo,
com’era giusto
che fosse per una persona come lui, Naruto sarebbe potuto tornare da
chi lo
sapeva amare, da Hinata.
Ma prima doveva
accoglierlo, per una volta, voleva sentirselo
dentro, fino in fondo alle viscere, fargli tremendamente male e poi
lasciarlo
vuoto.
Solo da Naruto
l’avrebbe accettato, solo da quell’amico
biondo e bello che era destinato a perdere.
Ma il colpo non
arrivò, arrivò un bacio, arrivarono le sue
braccia a stringerlo.
E le lacrime di
Naruto sulla sua schiena bianca.
“Scusa...”Mormorò
una, due, tre volte.
“Cazzo,
Sasuke...” Ed era tornato il Naruto di sempre, quello
che una volta alle elementari dopo un’azzuffata gli aveva
fatto sanguinare il
naso e aveva pianto, chiedendogli di picchiarlo a sua volta, era il
Naruto
buono quello che conservava nei suoi ricordi più dolci.
L’Uchiha
si voltò, sentì le dita dell’altro
abbandonarlo, poi
si ritrovò stretto in un abbraccio.
Caldo, tanto da
morirne.
Gli
portò le braccia al collo, gli carezzò la schiena
brunita, la nuca, i capelli color grano, nel buio della sua cameretta
di
ragazzo, con la neve che fuori cadeva, con la certezza che non
c’era altra
persona al mondo che avrebbe voluto più di Naruto.
Gli
bagnò la spalla di lacrime, il collo, il mento, lo
baciava piangendo, e Sasuke si lasciò baciare, lo accolse
dischiudendo le
labbra sottili, lasciandosi invadere la bocca da quella lingua liscia e
rossa.
“Io...”
Gemette nel bacio. Aveva le gambe di Naruto
incastrate alle proprie, seduti uno di fronte all’altro sul
letto, con gli
addomi vicini, con le erezioni ancora dure, tese.
“Sasuke”
Lo chiamò Naruto, baciandogli una guancia,
lasciandogli impressa sulla pelle chiara la sensazione umida delle sue
labbra
carnose.
“Suigestsu...non
stiamo neanche insieme” Sputò lì con il
cuore che gli martellava.
Addio inganni,
addio maschere, addio barriere.
Così
non avrebbe mai vinto quella battaglia, così si sarebbe
solo messo a nudo, debole, legato, dipendente. Zio Madara non sarebbe
stato
fiero di lui, ma zio Madara doveva solo stare zitto, lui che moriva di
gelosia
per una collega di Hashirama, geloso di un tizio con la faccia da ebete
amante
dei bonsai.
Sospirò,
poi aprì gli occhi per guardare il viso del biondo.
Le lacrime
avevano lasciato le sue iridi umide, acquose e
limpide come la superficie di un lago che aveva visitato con suo
fratello,
quando ancora non fingeva di odiarlo.
Si chiese se
fosse possibile sentire tante cose tutte
assieme, o se forse soffriva di qualche disturbo emozionale, magari
rimanere
vergine fino a quell’età aveva compromesso il suo
sistema endocrino, ormonale,
magari era pieno di estrogeni e viveva ogni sguardo di Naruto come una
scarica
di endorfine e di emozioni da donnicciole in fase premestruale.
Doveva smettere
di cercare giustificazioni e affrontarsi.
Cos’era
quella sensazione di pace, di armonia sconfinata e di
caotica bramosia che provava allo stesso tempo?
Avrebbe voluto
divorare Naruto, ecco cosa avrebbe voluto, e
non era cannibalismo era una voglia repressa, la stessa che lo spingeva
a
desiderare di essere divorato, amato, torturato dalle sue dita, dalle
sue
labbra.
O forse era solo
cannibalismo, sarebbe stato più logico.
Lo
baciò, e Naruto trattenne un sorriso nel bacio.
“Non
stai con quell’idiota?” Gli sussurrò
sulle labbra.
Sasuke scosse la
testa imbarazzato, parlare diventava sempre
più difficile, i freni inibitori che aveva ispessito in una
vita intera
rendevano tutto complicato e tremendamente insopportabile da sostenere
per la
sua già labile psiche.
“Non
l’avete fatto?” Gli chiese poi il biondo in un
mormorio
roco, possessivo, contro il padiglione auricolare.
Gli
sembrò di avere la febbre, aveva i brividi lungo tutta la
colonna vertebrale e sentiva il viso, il petto, le labbra in fiamme.
Lo morse, per
rispondere alla sua domanda.
“E’
un no?”
Ancora un morso
e la risata trattenuta del biondo, che riprese
a baciarlo a leccargli le labbra, a toccargli i capelli.”Mi
son sempre
piaciuti”Confidò odorandoli. Gli salì
sopra e lo guardò negli occhi, Naruto
cercò quello che sentiva di aver perso poche settimane
prima, lo ritrovò, in
uno sguardo che diceva “Prendimi, non mi importa, poi ti
ucciderò, ma
prendimi”.
Deglutì
a vuoto, perché non aveva mai visto Sasuke così,
disponibile, silenzioso e bello, con le labbra dischiuse, e le braccia
attorno
alla sua schiena.
Lo voleva.
Gli
scostò i capelli dalla fronte, fece scorrere la punta del
naso sulla pelle chiara, tiepida, poi sulle guance, lo
assaporò, assaporò ogni
punto del suo collo, baciò la mascella, il retro
dell’orecchio, dove
l’attaccatura nera dei capelli contrastava con il pallore
tipico di ogni
Uchiha.
Sasuke accolse
quei baci, e rispose a sua volta, sentì che le
labbra morbide e generose di Naruto erano dolci, e che dopo ogni
incontro il
loro sapore cambiava, sembrava diventare un misto dei loro, uniti, fusi.
Infilò
le dita tra le ciocche scompigliate, trovandole un po’
umide di neve ormai sciolta, erano incredibilmente soffici.
Tutto sembrava
amplificato, sembrava diverso, e Naruto era
divenuto il centro di qualcosa che non riusciva a interpretare, sapeva
solo che
gli stava esplodendo dentro, ingombrante.
“Ti
voglio” Si trovò ad ansimare, quando quelle mani
ruvide
raggiunsero la sua erezione, quando anche le sue dita pallide andarono
a
cercare quella stessa parte del corpo del biondo.
Naruto
boccheggiò stupito, sembrava esser tornato un po’
impacciato. Prese a baciarlo ovunque, e Sasuke sentì che
questa volta gli
tremavano le mani, mentre tornava ad appropriarsi delle sue natiche,
mentre
affondava i polpastrelli nella carne bianca, mentre scivolava
più giù per
perdersi in un calore umido, pulsante.
Chiuse gli
occhi, lasciò che fosse il corpo a guidarlo verso
sensazioni nuove.
Poteva perdersi
per una volta, poteva sentire e basta, per
una volta. Fu come lasciar schizzare un elastico teso per troppo tempo,
mollare
la presa e vederlo scattare, volare via lontano, inaspettato e
sorprendente.
Nel buio
cercò ancor più le dita di Naruto,
portò una mano
sulla sua, lo invitò a spingere più forte, a
entrargli più dentro, e al diavolo
tutto, al diavolo l’orgoglio, al diavolo
l’imbarazzo, era Naruto quello, e a
Naruto in un certo senso era sempre stato tutto permesso, anche
violarlo, anche
rovinare il suo perfetto equilibrio.
Lo avrebbe
picchiato dopo, riempito di botte, gli avrebbe spaccato
quelle tre dita che ora si muovevano veloci, in un modo tanto piacevole
da
fargli perdere il senso del tempo.
Era ingombrante,
e non bastava, non bastava.
Ce lo aveva
sopra, sentiva il suo peso, lo sosteneva ed era
bello era come essere avvolti, ma non bastava.
Lo fece
tremando, un po’ per il piacere, un po’ per la
consapevolezza che quello era il momento in cui aveva deciso, per
sempre, non
sarebbe mai più potuto tornare indietro.
Allacciò
le gambe pallide alla sua vita.
“Sasuke”
Naruto cominciò a chiamarlo, sottovoce, mentre le
sue dita perdevano velocità, mentre le sue labbra gli
lambivano il collo, il
mento e ancora la bocca, la punta del naso.
E
Sasuke ansimava
piano, reclinando ogni tanto il capo, chiedendo di più con
il bacino,
stringendo la presa attorno alle sue spalle.
“Me ne
pentirò” Mormorò.
“Ti
odierò” Continuò baciando Naruto con la
bocca aperta.
“Potrei
ucciderti, per questo” Ansimò nel bacio.
“Allora
uccidimi pure, Sas’ke” Rispose Naruto, liberandolo
da
quelle tre dita ingombranti, scendendo con la mano sulla sua erezione,
toccandola con devozione, poi afferrando la propria, posizionandosi tra
le
gambe di chi aveva sempre desiderato, di chi aveva cercato in altri
corpi, in
altri pallidi volti, piccole labbra, ingiustamente.
Sasuke
spalancò gli occhi, vide il soffitto bianco,
illuminato nella penombra della stanza solo dalla luce proveniente
dall’esterno, tanti lampioni arancioni che riflettevano il
proprio bagliore
sulla neve pallida, come lui, mentre Naruto iniziava a entrargli
dentro, mentre
Naruto abbatteva barriere fisiche e morali della sua persona.
Trattenne un
“Ah”, di sorpresa e di dolore, quando
l’altro
spinse un poco, più di quanto avesse potuto fare Suigestsu,
entrandogli dentro
solo di pochi centimetri.
“Faccio
piano...” Lo sentì respirargli contro la spalla.
“Rilassati,
faccio piano” E gli sembrava che soffrisse e che
godesse nello stesso tempo, mentre gli mormorava quelle parole, mentre
il
bruciore si faceva insopportabile. L’avrebbe ucciso, o
l’avrebbe ripagato con
la stessa moneta, poteva starne certo, ma anche la rabbia scemava,
lasciava il
posto ad un’aspettativa deliziosa e strana.
Non gli rispose,
ascoltò solo il proprio battito accelerato
rimbombargli nelle orecchie, nel silenzio della stanza, fare a gara con
il
respiro di Naruto.
Faceva male, ma
lo voleva, in un modo contraddittorio ed
invadente.
“Muoviti”
Sussurrò all’orecchio del biondo.
“Baciami”
Gli rispose lui, spostandogli una ciocca di capelli
dal viso ora arrossato.
Si guardarono,
mentre Naruto affondava un altro po’ dentro di
lui, mentre l’accoglieva con le gambe sempre più
strette attorno alla sua vita.
Un bacio a fior di labbra, un'altra piccola spinta.
Un bacio
più profondo, lungo, un po’ di dolore, una
pienezza
ritrovata, voluta.
Lo sentiva.
Dentro.
Caldo.
Ingombrante come
Naruto, bello, come Naruto.
Aprì
gli occhi, incrociò l’azzurro dei suoi, era
liquido ma
tempestoso adesso, sembrava un oceano personale, e lui voleva annegare,
voleva
annegare con quel ragazzo piantato nelle viscere, dentro fino
all’ultimo
centimetro di quella pelle tesa come la sua.
Una piccola
spinta, un sussulto, un po’ di dolore. Si morse
le labbra e si ricordò che doveva fare silenzio, e maledisse
la sua impazienza,
perché aveva deciso il momento e il luogo sbagliato per
divenire tutto d’un
tratto tanto propenso a fare una cosa del genere.
Si stava
già pentendo, poi realizzò.
Stava facendo
sesso, non nel modo canonico, e se ne vergognò
all’istante...
No, non era
quello il punto.
Naruto era sopra
di lui, nudo come lui, dentro di lui.
Lo stava
facendo, con Naruto, e niente avrebbe potuto
portarlo indietro, niente avrebbe potuto cancellare quel momento.
“Perché?”
Pensò, e la risposta gli arrivò dentro,
riecheggiò,
la cacciò via, faceva ancora troppa paura.
Naruto prese a
oscillare lentamente, con delicatezza, a
uscire da quel calore opprimente e a rientrare sempre con la solita
estenuante
premura.
Era coordinato e
perfetto, come se quella fosse la sua danza,
non l’aveva mai visto così concentrato, attento,
padrone di ogni muscolo, se ne
stupì, e sentì che quello era un volto di Naruto
che avrebbe voluto custodire
solamente per sé.
Sasuke ebbe il
tempo di abituarsi a quell’intrusione fisica,
mentre quella nel suo cuore si faceva insopportabile, possibile che gli
arrivasse tanto dentro, che lo toccasse così profondamente
da farlo sentire
come sul punto di morire?
Si baciarono,
avvinghiati, dondolanti, su quel letto dal
piumino blu.
Poteva sentire
tutto, il rumore della stoffa che veniva
sgualcita sotto il loro peso, il rumore della loro pelle sudata che
sfregava
piano, i capelli di Naruto che gli solleticavano la guancia, il
ticchettare di
una sveglia sul comodino, il suo respiro cadenzato, bellissimo che gli
scaldava
la bocca.
Naruto aveva
chiuso gli occhi, gli affondava dentro cambiando
espressione sul bel viso abbronzato, baciandolo ogni tanto dove
capitava, sulla
clavicola, su una spalla, sulla punta del naso, sulla fronte.
Poi le sue mani,
andarono a toccarlo, ad afferrare quell’asta
ancora dura, tesa, tra i loro addomi vicini.
“Ti
piace?” Chiese Naruto, ansimando sottovoce.
Sasuke non
rispose, ma sentì il piacere crescere come in
risposta a quella domanda, e là dove prima sentiva male ora
rimaneva l’eco di
un dolore residuo e un senso nuovo di pienezza ingorda. Ne voleva
ancora,
voleva che Naruto si muovesse, che tornasse impetuoso e forte. Lo
morse, per
istinto, per voglia, e mosse il bacino verso le sue spinte, si
lasciò colmare.
Il biondo lo
guardò sorpreso e sorrise, gli afferrò una
gamba, la carezzò con dolcezza,
muovendola verso di sé, fino ad alzarsi un poco
e poterne baciare la
caviglia sottile.
“Tu”
Cominciò aumentando il ritmo delle spinte.
“Non”
E mosse più veloce il pugno attorno all’erezione
di
Sasuke, che si ritrovò a portare una mano sul fianco di
Naruto e l’altra sul
piumino, per non gemere, per non gridare che sì, lui, Sasuke
Uchiha stava
godendo, con il suo migliore amico piantato dentro, con le sue mani
addosso,
lui Sasuke Uchiha stava facendo sesso con Naruto ed era bello,
bellissimo.
“Non
sai” Continuò il biondo spingendo ancora e ancora.
“Quanto
io ti abbia desiderato” Concluse crollando su di lui
in un bacio e affondandogli dentro una, due, tre mille volte.
Sasuke lo morse,
lo baciò, lo leccò.
Sentì
che anche l’ultimo granello di ragione era andato in
fumo.
Sentì
che quei centimetri gli scavavano dentro un abisso di
possibilità, di emozioni nuove e rivangavano alla sua mente
altre dimenticate,
e al centro di tutto c’era sempre lui, Naruto.
Poi il piacere
lo travolse, e fu una scarica elettrica, fu
contrarsi e distendersi e contrarsi ancora.
Venne nella mano
dell’altro, che continuò a muoversi, che lo
baciò con più calore, che sussurrò
qualcosa di incomprensibile, mentre
nascondeva la testa bionda sulla sua spalla e tremava, si scuoteva.
E Sasuke non
comprese le sue parole, preso com’era dal
piacere, da quella passione incredibile, rispose solo di sì,
piano,
incosciente.
Poi
arrivò, caldo, umido, ancora ingombrante.
Naruto gli era
venuto dentro.
Non lo uccise,
lasciò che gli crollasse addosso, che si
addormentasse, poi lo maledì, poi gli baciò la
fronte, poi si concesse un
sorriso stanco, sentendo che erano ancora incastrati.
***
“Svegliati”
Sussurrò sottovoce.
Naruto
aprì gli occhi, frastornato.
“Che...”
Disse sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Sasuke”
Mormorò poi. Lo baciò, sapeva di casa, di voglia
consumata, bruciata, sapeva di buono.
“Sei
ancora...” L’Uchiha non finì la frase
che Naruto uscì
dal suo corpo.
“Scusa”
Disse, scompigliandosi i capelli chiari,
evidentemente si era reso conto della situazione.
“Non
uccidermi” Balbettò, per poi crollargli
sull’addome e
baciargli un punto vicino all’ombelico.
“Cos’è
stato?” Chiese.
“Mi
stai prendendo per il culo?” Sasuke sembrava
indispettito, mentre si raccoglieva sul piumino, sfuggendo dalle sue
mani.
Naruto
arrossì, e il moro lo imitò, aveva usato
l’espressione
sbagliata.
“Adesso...”
Iniziò l’Uchiha, senza saper bene cosa dire, mica
erano in una soap-opera loro, o in una di quelle storielle yaoi per fan
girl
impazzite che tanto andavano di moda alle superiori tra le ragazze.
“Baciami”
Naruto, inopportuno, eppure coerente, gli si buttò
addosso e lo baciò ancora e ancora.
“La
lascio, lascio tutto, lascio tutto quello che ti pare, ma
ti prego non negare niente” Disse soltanto, abbracciandolo
“Siamo io, te, non
me ne frega se questa cosa ha un nome...capisci?”
Cercò di spiegarsi.
E Sasuke capiva,
e ripensava a Madara e ripensava ad
Hashirama e si faceva mille domande, e in cuor suo acconsentiva e
sentiva
rimbombargli nella testa mille risposte ed una frase.
“Va
bene” Disse solamente.
Scacciò
Naruto in malo modo, lo salutò con un’occhiata
assassina, perché quando si era alzato dal letto aveva
sentito il dolore della
sconfitta, e aveva capito le parole di suo zio “ti prego
dimmi che stai sopra”,
no, non era stato sopra, e se n’era pentito.
***
Cambiò
il copri-piumino, cancellò le tracce, preparò la
valigia, crollò sul letto, era già vestito per
andarsene.
Scappò
letteralmente da casa il pomeriggio seguente, dopo
pranzo. Sapeva che avrebbe trovato Naruto di fronte alla
facoltà, non sapeva
bene cosa sarebbe successo, non sapeva neppure a cosa aveva
acconsentito con
quelle parole la notte appena trascorsa. Sapeva solo che non era
finita, che
qualcosa era appena iniziato, che gli avrebbe cambiato la vita, che
tutto il
mondo poteva evaporare, che Shisui poteva pure infestargli camera con
strani
portachiavi macabri, che suo fratello poteva essere il migliore del
mondo,
Sasuke Uchiha aveva perso la ragione, e la causa era Naruto Uzumaki, il
suo
migliore amico, il ragazzo a cui aveva permesso di “fargli
certe cose”, di cui
si vergognava in modo esagerato.
Itachi
pensò che fosse impazzito, perché non faceva che
guardarsi attorno sospettoso, scrutando le espressioni di suo padre,
poi di sua
madre.
“Ci
vediamo” Disse. “Salutate Obito e ditegli di non
uccidersi” Continuò.
Poi si
infilò in macchina e guidò spedito fino
all’università.
Una
volta al
dormitorio posò i bagagli, si fece l’ennesima
doccia della giornata, sentì
ancora su di sé il calore delle mani di Naruto, i punti dove
l’aveva stretto
più forte, vide il segno di un suo morso sulla caviglia, e
rise, poi imprecò e
si ripromise di morderlo da qualche parte e una voglia strana gli
attanagliò il
bassoventre.
Suigestsu non
era ancora rientrato, tanto meglio, avrebbe
avuto più spazio e più silenzio.
L’università
in quei giorni era praticamente deserta, le
lezioni sarebbero riprese al termine delle festività,
rimanevano solo quelli
infangati nello studio, quelli che volevano usufruire completamente
dell’affitto delle stanze e quelli che avevano la loro
compagnia in zona.
Guardò
il display del cellulare, Naruto ancora non l’aveva
chiamato, né gli aveva mandato un messaggio.
Tamburellò con le dita sullo
schermo, infastidito.
A che gioco
stava giocando, mica lui era un tipo da una botta
e via! Poi rise di sé stesso, immaginando un mondo dove
veniva scopato e
abbandonato da Naruto, rise davvero, e poi la vide.
Era in lacrime,
su una panchina del parco universitario,
piangeva con l’orecchio premuto sul cellulare.
Lei, la ragazza
di cui era stato geloso.
Hinata Hyuga.
Quel senso di disagio e di rabbia lo riempì
come sempre, per poi scemare, era finita.
Pensò
che Naruto l’avesse appena lasciata, per lui
ovviamente, e si sentì stupido per quel pensiero, ma
comunque soddisfatto e
possessivo.
Si
avvicinò, senza che lei se ne accorgesse.
La
sentì mugolare qualcosa riguardo a un errore, a un avrei
dovuto dirtelo prima, a un ritardo.
Non
capì, in tutta la sua intelligenza non comprese,
pensò
solo che fosse un’amica al telefono, che le narrasse del suo
ex fidanzato
biondo e stronzo che l’aveva scaricata.
Camminò
verso l’ingresso dell’università,
spazientito. Gli
vibrò il cellulare in tasca.
Da:
Naruto Idiota
Uzumaki
Vediamoci
nell’atrio,
devo parlarti
Il solito scemo,
ritardava. Si chiese cosa doveva dirgli,
forse che era stata una notte bellissima, Naruto era incline alle
melense manifestazioni
d’affetto talvolta, gli avrebbe cucito la bocca, magari
mordendolo, magari
baciandolo. Ben gli stava.
Ma Naruto lo
raggiunse poco dopo, lo sguardo livido, sembrava
reduce da una guerra.
“Narut-“
Fece per salutarlo camminandogli incontro.
“Non
qui” Mormorò il biondo trascinandolo in un bagno.
“No,
mi fa sempre male il culo, non azzardarti”
Protestò
Sasuke guardandolo a braccia incrociate, lasciandosi però
sfuggire un sorriso
complice.
“No,
smettila, è sbagliato, è stato un attimo di
debolezza, è
finita” Borbottò con la voce che gli tremava, le
mani grandi che cercavano
appiglio tra i capelli biondi e spettinati.
Sasuke si
lasciò cadere le braccia attorno al corpo
affusolato.
“Cos-“
Le parole gli morirono in bocca, mentre il dolore tra
le sue gambe si faceva quasi insopportabile, diveniva il ricordo di una
scopata
senza domani, di un atto senza senso.
Sasuke Uchiha
non piangeva mai, anzi, lo faceva di rado e
quando l’aveva fatto era sempre stato da solo e per rabbia,
quella volta
avrebbe voluto piangere davanti a Naruto, scoppiare in lacrime come un
bambino,
ma si trattenne, si fece forza, sentendo ancora le fitte al
fondoschiena.
“Che
cazzo stai dicendo?” Buttò fuori afferrando la
giacca di
Naruto, tirandolo per il colletto.
Naruto
alzò le mani in segno di resa ma non lo guardò in
viso.
“Prendimi
a pugni se vuoi, ma le cose stanno così, ieri è
stato un errore, non dovrà ripetersi, mi dispiace”
Era impazzito?
Sasuke se lo chiese.
“Stai
scherzando spero...” Sibilò rosso in viso.
“Sasuke
è meglio finirla qui, per entrambi, davvero...non so
cosa mi era preso, non so cosa ti eri messo in testa...”
Guardava le piastrelle
bianche del bagno, quasi potesse trovarci scritto un discorso sensato.
“Dai,
era ridicolo, siamo due ragazzi” Mormorò a denti
stretti.
E Sasuke
lasciò la presa della sua giacca e gli dette un
pugno in pieno viso.
“Va
bene” Disse Naruto asciugandosi il sangue che aveva preso
a uscirgli dal labbro.
“Va
bene, me lo merito, finiamola così” E se ne
andò.
***
La
punizione divina
per essere stato uno stronzo, ecco cos’era. Ma pianse, chiuso
nel bagno
dell’università, con le mani tra i capelli neri,
con il dolore in basso, urente
e vivido, che gli ricordava che non si tornava indietro, che Naruto
c’era
stato, dentro di lui, nell’idea del suo futuro, in
chissà quale sogno di cui
ora si vergognava.
Si
sentì piccolo, si sentì impotente, per una volta
si sentì
vittima. Non aveva più controllo, su niente, su nessuno,
nemmeno sui propri
sentimenti che urlavano il nome di chi l’aveva piantato in
asso.
Aveva infranto
tutte le regole, per lui, per chi sennò?
E ora con cosa
rimaneva? Voleva una spiegazione, una
soltanto.
Si
lavò il viso e camminò verso il parco, li vide.
Naruto, lo
stesso Naruto con cui aveva fatto l’amore, con cui
aveva scopato, su cui aveva scommesso un pezzo d’anima, la
stringeva, la
ragazza causa di tante gelosie, e lei piangeva e...lo baciava, e
piangeva
ancora, e lui rispondeva, la rassicurava, le carezzava i capelli lunghi
e
corvini.
Perché?
Perché?
Perché?
Sentì
le parole di lei, strascicate, umide: “Ti amo
Naruto...”.
“Lo
so, andrà tutto bene, risolveremo
tutto, insieme”
Poi Sasuke
incrociò i suoi occhi
azzurri, e lesse dolore e tristezza,
poi
vide le lacrime.
***
NdAllyn
Sembrava
la gioia,
l’apoteosi, ci ho creduto anche io...Il comportamento
insolito di Naruto a cui
alludevo nel 16 era la violenza della sua gelosia, su come quasi si
trova a far
male a Sasuke...amore possessivo a vagonate. Io vi chiedo perdono per
questo
patatrak...La storia è a lieto fine, premetto, quindi non
disperate, diciamo
che ne succederanno delle belle, che i momenti rossi non sono finiti,
che
Sasuke deve ancora dare il meglio, che Hinata, come dissi, finalmente
ha messo
fuori il potenziale da rompipalle...poverina, mica è colpa
sua, Naruto caro,
Hinata potrà somigliare ‘Suke, ma devi stare
attento o poi si fanno
danni...Quindi il mistero è questo...Sasuke è
stato scaricato, e non so se
ridere o piangere...Naruto lo ama? Noi lo sappiamo, ma
l’Uchiha no...si
ficcherà in testa le peggio cose...insomma spero che il
capitolo vi sia
piaciuto, che la LORO PRIMA VOLTA non vi abbia deluso...io ho quasi
pianto
scrivendola...<3 quanto amore <3 Ok, la smetto...ero
indecisa sul farli
consumare o meno, poi mi son detta di sì, era il momento...e
poi ci saranno altri
momenti, e ricordiamoci che questa fic è una REVERSE
mauahahaha
<3
A presto, spero
di leggere le vostre recensioni e le pomodorate
Ps:
No, Naruto non
sposa Hinata e lascia ‘Suke <3
Pps:
GRAZIE MILLE PER
LE 200 recensioni, per festeggiare questa sorpresa inaspettata e
bellissima
beh, mi offro per scrivere una oneshot sul pairing che volete <3
Bacissimi
Allyn