Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: GabrielleWinchester    11/01/2014    5 recensioni
Continua l'avventura di Simon alla ricerca del Bambino del Crepuscolo, l'altra persona della profezia che potrà uccidere il re di Italiud...Una ricerca che lo porterà a scoprire che la verità è più vicina di quanto non pensi e che non senpre le persone con cui si parla, bè sono totalmente sincere. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie '"La profezia della Giada del Crepuscolo"'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buongiorno a tutti,
in occasione del mio ventiquattresimo compleanno, ecco a voi "La Spada del Giglio Nero e dell'Ambra", nella quale verrà descritta la ricerca di Simon dell'altra persona della profezia, portandolo a scoprire che la persona che sta cercando è più vicina di quanto non pensi...Ma non vi anticipo nulla :-) Nel racconto viene descritta un'autopsia, l'inizio di come si fa e mi auguro che non siate di stomaco delicato, ovviamente non sono andata oltre. Ringrazio di cuore tutti coloro che mi stanno leggendo e mi leggeranno, che mi stanno recensendo e mi recensiranno, tutti coloro che hanno messo e metteranno le mie storie nelle seguite/preferite/ricordate e da recensire e a tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura :-) Gabrielle :-)


 

La Spada del Giglio Nero e dell’Ambra

 

Monastero dell’Ordine dei Medici a Fyrenze-Italiud
Un nuovo giorno stava iniziando all’interno del Monastero dell’Ordine dei Medici e Crysad stava guardando la sua tunica color viola scura, la tunica da apprendista medico, appoggiata lì sul letto. Quel giorno era davvero importantissimo per lui, era il giorno dell’esame di medico, l’esame che lo avrebbe fatto accedere all’albo della professione di Asclepio, una professione che avrebbe esercitato con la maggiore diligenza possibile e sperando di salvare più gente possibile, evitando di commettere errori di cui si sarebbe pentito di sicuro. Sarebbe stato il primo ad essere nominato medico a soli ventotto anni, dato che l’età per poter entrare nell’albo,si aggirava intorno alla cinquantina. E avrebbe indossato la tunica verde mare, la sua veste ufficiale. Un leggero rumore lo fece voltare e il suo viso s’imporporò. Era Iole, la figlia del presidente dell’albo, di cui era innamorato da sempre.
La stette a guardare per un pò, sognando di essere il suo cavaliere al grande ballo della Fedeltà Asclepia, la festa in onore dei nuovi iscritti all’albo…Poi…
“Sei pronto?”
“No” affermò Crysad terrorizzato “Non so se sono pronto, Iole”
La sua compagna di corso lo guardò intenerita e gli battè una mano sulla spalla, senza dire una parola. Crysad ebbe solo il tempo di vederla scomparire oltre la porta, una breve apparizione dei lunghi capelli neri con riflessi violacei. Avrebbe voluto dirle che l’amava, che l’amava da sempre, ma le parole morirono in gola, trasferite in un pezzo di carta.
“Crysad Yares, è pregato a recarsi in cortile per l’esame di ammissione professionista”
Non c’era tempo per indugiare. Lo aspettava un’autopsia. La cosa che più lo aspettava, non era tanto l’autopsia, ma quello che poteva fare se era nervoso. Sul comodino c’era una rosa bianca con scintille di ametista e d’ambra. La rosa che avrebbe donato a Iole.
Ebbe solamente il tempo di guardarsi allo specchio. Occhi color Giada del Crepuscolo. Color verde giada con qualche spruzzata di viola. Un colore con una maledizione nascosta.
“Crysad Yares, è pregato di recarsi in cortile per l’esame”
Il ragazzo guardò di nuovo lo specchio ed ebbe l’impressione che una giovane donna lo guardasse con un misto di sconcerto, rabbia e anche tenerezza. Ed era molto familiare.
“Sta attento”
                                                                    *
Nel frattempo che Crysad stava affrontando la sua prova in Italiud, Simon stava guardando la bacinella, laddove si doveva svelare il futuro di Italiud, Germanium e Helios. Dapprima una nube di fumo avvolse la stanza, segno che il futuro poteva essere cambiato, poi una scena riempì la mente di Simon e Michealus.
Il giorno stava lentamente passando e su un letto un vecchio re stava lasciando questo mondo. Aveva i capelli bianchi, gli occhi, dapprima bellissimi e molto carismatici, erano coperti di cataratte. Un re potente, ridotto a un misero straccio consunto. Un leggero rumore lo fece sobbalzare e gracchiò “Cleopatrium, sei tu?”
La guardia scosse la testa, sconcertata dal fatto che il re di Italiud, in punto di morte, avesse deciso di pentirsi del suo gesto “No, signore, è appena arrivato suo figlio”
“Ah, fallo entrare” sbiascicò il vecchio re.
Un giovane uomo avanzò con fierezza e si sedette accanto al padre. Per un po’ non si dissero nulla e dopo “Ti trovo molto bene”
“E voi molto male” ribattè Achilles in tono sgradevole “Avete  preso la medicina?”
“Non mi fa nulla” si lamentò il vecchio re, agitando il braccio buono e picchiandolo contro il materasso “Voglio solo stare bene e..”
Achilles prese una piccola boccettina, contenente un liquido ambrato, e versò alcune gocce in un bicchiere di vetro smerigliato “Sei penoso”
“Ho combinato tante cose brutte” mormorò il vecchio re
“Le hai decise tu queste cose brutte “ lo rinfacciò il figlio arrabbiato“ Signore, la vostra medicina2
Robertium, re di Italiud, sporse il braccio buono per prendere la medicina. Per uno strano scherzo del destino, Achilles fece scivolare la medicina a terra e il liquido si sparse sul tappeto persiano.
“ Perché?” boccheggiò il vecchio re “Perché fai tutto questo?”
“ Perché è tempo di rivoluzionare la storia” Achilles gli regalò un sorriso velenoso “ Questo è un altro farmaco”.
Pharmakon.. veleno che immobilizza il  cuore e lega l’anima al cuore del suo aguzzino…
“ Farmaco?” la voce del vecchio re era spaventata “ Perché?”
Il medico lo immobilizzò nel letto e gli mise la medicina in bocca, semplice acqua e zucchero. Ma il medico  lo uccise con uno sguardo. I suoi occhi erano color giada del crepuscolo. Si avvicinò allo specchio e si lisciò i capelli biondi.
Per un po’ nessuno di loro ebbe modo di parlare. Michealus si sentì un verme ad avere mentito al suo alunno migliore, ma lo aveva promesso al vecchio re di Helios che i due fratelli non si incontrassero mai. In quel momento non era assolutamente auspicabile una guerra tra le nazioni. Secondo le sue informazioni, avute tramite fonti ufficiali, il fratello di Simon stava affrontando l’esame di ammissione all’albo dei Medici di Asclepio. Ognuno di loro doveva vivere, anche a costo di uccidere una persona innocente, pur di evitare ciò che la profezia aveva preannunziato molto tempo fa. Dovevano vivere, per essere ripagati dell’orrore commesso dal loro stesso padre, il giorno della loro nascita. Per vendicare la loro madre Cleopatrium. Poi non aveva tanto modificato la visione, aveva solo cambiato il protagonista principale.
Sperò solo che la Congrega di Dyane non lo cacciasse. Modificare una visione per propri tornaconti personali, era punita severamente, anche con l’espulsione dall’albo dei maghi.
“ Quello lì è Achilles”esclamò Simon costernato, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare “ Il figlio del re di Italiud”.
Il maestro non disse niente e osservò il volto del suo alunno.  Simon si torse le mani e cercando di calmarsi  domandò “ Perché uccidere il padre? Erano in ottimi rapporti”
Michealus non poté trattenersi dal sospirare tra sé e sé. Nonostante Simon avesse dentro di sé un briciolo di magia, non si era affatto accorto della bugia nascosta nella visione. Da una parte ne era contento, ma dall’altra parte non era fiero di sé.
“Stai tranquillo”
“Tranquillo?!” sibilò Simon,nascosto tra due armature di ferro “Ma guarda tu”
Michealus si azzardò a guardare dal suo nascondiglio e si ritirò appena in tempo. Due Guardie di Castigliones stavano pattugliando il corridoio. La missione si stava rivelando una vera gatta da pelare. Tutto per recuperare una gemma violacea, la cosiddetta gemma della Tessaglia, gettata nell’Ellesponto da una principessa per sfuggire dal suo aguzzino. Di solito il palazzo della città di Syvigliav non era sorvegliato. Maledetta Regina Elizabeth e le sue manie di persecuzioni.
“Mi avevi detto una missione tranquilla”
“Bè lo devi sapere che tranquilla non è una parola per noi” gli ricordò il Maestro e dopo facendosi serio “Ti ricordi la lezione di magia?”
“Respirare ed allacciarsi con gli elementi”
“Bene” affermò Michealus “Diamo inizio allo spettacolo”
“ Essere in ottimi rapporti non include l’amore” gli ricordò il Maestro “ Tu lo sai, è una delle prime regole che ti ho insegnato. I figli dei re sono cullati nella coscienza del potere”
“Ma Achilles non ha gli occhi giada del crepuscolo” rifletté Simon  non proprio convinto“Se non mi sbaglio, ha gli occhi castani!”
Il maestro gli consegnò una spada d’argento con l’elsa ricoperta di ambra e onice nera, intagliate a forma di petali di gigli “ Sta a te decidere se la bacinella dice la verità. Adesso è il tuo destino uccidere l’altro Bambino della Giada del Crepuscolo, non potete esistere entrambi”
Simon soppesò la spada e l’agitò davanti a sé, saggiandone la resistenza e provando qualche affondo. Era un’arma bellissima, opera dei fabbri più in gamba dell’Europa, e l’anarchico si dispiacque moltissimo di utilizzarla come mezzo per commettere un omicidio.
“Ha una buona presa” affermò il Maestro di Spade a Michealus “Pecca un po’ in difesa, ma in attacco è una furia”
“Lo hai fatto combattere?”
“Sì” affermò il Maestro di Spade “Ho preso le dovute preacuzioni, però. Indossa una maschera e una sacerdotessa di Dyane gli cambia gli occhi per un po’. Giusto il tempo dell’incontro”
“Se dovessi trovarli un punto debole?”
“Scoprilo da solo” ridacchiò il Maestro di Spade e dopo riprese a guardare gli allenamenti dei suoi allievi. Uno di loro era Simon. Le sue mani erano insanguinate.
“ Secondo voi lo ucciderò con questa spada?” domandò Simon scettico “Mi sembra un’arma da cerimonia, non da utilizzare per commettere un…”
“Non sapevo che avessi un cuore” lo punzecchiò Michealus un po’ sarcastico e dopo facendosi più serio affermò “ Se esistesse un modo meno cruento, te lo direi”
“Serve solo questa arma?”
“L’ho fatta potenziare” affermò Michealus enigmatico “Il futuro dell’Europa è nelle tue mani. Sono sicuro che farai la scelta giusta”
Simon gli rivolse il più gradevole dei sorrisi e lo abbracciò. Durante questo momento di tenerezza il maestro ebbe la voglia di dirgli la verità, ma la sua coscienza e il suo orgoglio glielo impedirono. Doveva scoprirlo da solo. E dentro di sé riaffiorò un ricordo che credeva di avere perduto per sempre.
“Non farli mai incontrare Michealus” aveva esalato il vecchio re di Helios, con l’ultimo respiro “Manometti anche la bacinella della profezia se devi, ma non farli incontrare. Sarebbe la fine”
“Se è destino che si incontrino..”
“Promettimelo” sibilò il re, prendendolo per la tunica “Ho già sofferto abbastanza per la morte di mia figlia e non voglio che i miei nipoti si uccidano a vicenda. Ingannali se puoi, ma fallo”
Con mille  dubbi Simon si allontanò dalla taverna, diretto al palazzo del re di Italiud, con l’intenzione di uccidere Achilles, completamente ignaro della falsità della visione. Michealus lo guardò andarsene via e dopo un dolore intenso lo colpì al braccio sinistro e si accasciò a terra, esamine. Aspettò che il flusso di sangue diminuisse e dopo si rialzò con una certa fatica. Aveva quegli attacchi cardiaci ogni qual volta che mentiva a qualcuno, ma essere un anarchico lo portava a mentire più di quanto egli stesso voleva. Achilles era solo una vittima innocente di una profezia pronunciata molto tempo prima, ma molto meglio lui che Crysad. I due fratelli non si dovevano incontrare. In nessun caso.
Nella spada c’era un incantesimo che impediva il ritorno alla vita.
Si apprestò a chiamare Nadyne. E a sentire le sue lamentele per il fatto che aveva fatto male a mentire a Simon.
                                                                              *
“Allora Crysad cosa devi fare?”
La voce del maestro chirurgico e anatomista Ignatius Reax, una voce forte ed autoritaria, lo fece sobbalzare. Il ragazzo sospirò e  guardò il tavolo di legno di cedro con tutti i ferri del mestiere. Il ferrista Apollinus Igeus stava lì senza dire nulla, osservandolo con molta attenzione ed augurandosi che le ore di anatomia fossero servite a qualcosa. Ago chirurgico, stetoscopio, fonendoscopio, bisturi, divaricatori..L’attenzione di Crysad verté su quest’ultimo e Apollinus fece un breve cenno di assenso. Crysad soppesò lo strumento medico e si girò a guardare l’enorme folla che dalla platea lo stava osservando e alla giura che doveva giudicarlo. La persona che più adorava, era in prima fila.
“Stai tranquillo Crysad” lo incoraggiò Iole “Io faccio il tifo per te”
E per conferma, fece vedere uno striscione.
Crysad guardò il corpo della ragazza, utilizzata come cavia, e cominciò l’incisione, partendo dalla parte anteriore di ogni spalla, arrivando fino all’estremità dello sterno e continuando fino all’inguine, evitando l’ombelico. Gli occhi del maestro chirurgico lo osservò, mordicchiandosi il labbro ogni qual volta che sbagliava, poi affermò “Prendi i due divaricatori”
Il ragazzo li prese e cominciò ad allargare i due lembi di pelle. La prima volta che aveva assistito ad un’autopsia, Crysad aveva vomitato l’anima.
“Dovrai abituarti ragazzo mio, se vuoi approcciarti al difficile mondo medico”
“Tutto il sangue e gli organi..”
“La vita, ragazzo mio” aveva sentenziato Ignatius, prendendo l’ago e il filo e ricucendo l’ultimo uomo a cui aveva fatto l’autopsia quel giorno. Crysad aveva annuito e si era promesso che non avrebbe mai più vomitato. Sarebbe diventato uno dei medici più affermati dell’Europa.
“Prendi il cuore” gli ordinò Ignatius, interrompendo le sue fantasie e i suoi ricordi “Ed esponi a me e a tutto il collegio dei medici di Asclepio quello che riesci a capire su questo organo”
Crysad affondò le mani nello sterno e prese l’organo della vita e dei sentimenti. Un organo grande come un pugno. Si sentì un verme a farlo. Nessuno aveva il diritto di sezionare un cadavere, ma era per il dovere della scienza che doveva farlo. Non aveva nemmeno venticinque anni la ragazza, aveva tutta la vita davanti.
La voce del maestro chirurgico lo interruppe bruscamente.
“Cosa noti di strano?”
Crysad lo girò un po’ dubbioso e dopo spiegò davanti alla platea “Sicuramente ha avuto un attacco cardiaco, c’è questa zona che sembra quasi cicatrizzata…”
“Perché ti sei fermato?” domandò Ignatius perplesso “Stavi andando bene”
Nella giuria ci fu un mormorio sommesso, il presidente dell’albo dei medici si sporse a parlottare confuso con la persona accanto a sé. Il vecchio monaco, rettore del monastero, si fece il segno della croce, augurandosi che non succedesse nulla. Non come quella volta…
“Padre Rosarius, non so come sia successo”
“Sta tranquillo” aveva sussurrato il vecchio monaco,calandogli il cappuccio ed evitando di guardare il massacro di fronte a sé “Andiamo a casa”
Dieci persone erano state massacrate barbaramente, l’intera taverna era stata ridipinta con il sangue. Uno spettacolo raccapricciante, degno del peggiore demonio dell’Inferno. Padre Rosarius aveva pregato per quelle povere persone e chiuse gli occhi a una giovane madre incinta. Una giovane donna stroncata troppo giovane, insieme al suo bambino tanto desiderato. Quegli occhi color giada del crepuscolo stavano creando fin troppi problemi.
“Non voglio fare il medico”
“Quello che vorrai fare della tua vita, lo deciderai pian piano” aveva sentenziato il monaco con fare bonario “Ma non permetterò che tu la rovini”
Crysad non ebbe altra scelta che lasciarsi trasportare dal monaco. E lasciare alle spalle la mattanza che egli stesso aveva creato. E pensare che aveva solo baciato una ragazza. Il più puro dei gesti, un gesto che simboleggiava morte.
In quel momento, a soli diciassette anni, il ragazzo si era sentito come Martinus, il serial killer più ricercato di quel periodo.
“Il cuore è vivo” affermò Crysad spaventato, rimettendolo apposto, le mani sporche di sangue “La ragazza è ancora viva”
“Cosa fai a dire?” sbottò Ignatius furibondo “Presidente Danilus la prego di scusare il mio allievo...”
“La ragazza è viva” ripeté Crysad, allontanandosi dal cadavere “Siamo solo dei mostri”
“Ritorna subito dal cadavere” gli intimò Ignatius furibondo “Mi stai facendo fare una figura di merda davanti a tutti”
In quel momento la ragazza si svegliò e lo prese per il davanti della tunica. Tutta la platea gridò sgomenta. Era uno spettacolo raccapricciante. Gli occhi verdi della ragazza erano velati di sangue.
“Non uccidere tuo fratello” sibilò la ragazza, prima di accasciarsi, questa volta, definitivamente morta. Ignatius non riuscì quasi a crederci, sapeva benissimo che quella ragazza era morta. Inconsciamente Crysad l’aveva portata in vita. Quel ragazzo doveva essere guardato a vista, sia perché donava vita e morte e anche perché era capace di scatenare le risse.
Non ebbe altro modo che donargli la targhetta di medico di Asclepio. Solo Iole urlò dalla felicità, per questo avvenimento.  Crysad si sentì solo un mostro. E la frase della ragazza morta gli fece risvegliare nella mente, un frammento di conversazione tra Ignatius e il monaco superiore “Crysad non dovrà mai conoscere suo fratello”.
Perché non doveva conoscerlo?
Perché le persone avevano paura di conoscerlo e intorno a lui si scatenava la confusione e la rabbia?
L’unica ad essere immune era lei. Solo lei.
Il sole stava tramontando. Sia fuori, sia dentro il suo cuore e la sua anima.
                                                                                *
Erano passati tre mesi da quella falsa visione nella taverna di Natyne e Simon si stava apprestando a percorrere la Foresta Nera della Germanium. Nonostante lo avesse cercato in lungo e in largo, il ragazzo non aveva trovato Achilles e ormai stava perdendo le speranze di trovarlo. Secondo alcune sue fonti, lui e la sua squadra di cavalieri erano stati in missione nella lontana patria di Russiav, per poter stringere le alleanze con lo zar Ivan Il Massacratore, per un’alleanza tra Italiud e Russiav. Mentre attraversava un torrente, Simon ebbe modo di pensare a quello che aveva scoperto nella taverna.
Dentro di sé sapeva che il maestro aveva mentito, ma non aveva avuto cuore a dirglielo. Conosceva Achilles da quando era piccolo e sapeva che non avrebbe mai ucciso suo padre. Cosa c’era sotto? E perché tutti pensavano che avrebbe ucciso Robertium? Quando gli avrebbero detto la verità? E perché tutti erano scontenti del re di Italiud? Che cosa aveva combinato?
“Finalmente siamo arrivati in Germanium, signore” esultò un uomo e Simon si apprestò a nascondersi “Stiamo ritornando a casa. Mi era mancata la mia Christine”
“Immagino che vorrai recuperare il tempo perduto” sghignazzò l’uomo alla sua sinistra “Fammi un fischio se hai bisogno di compagnia Alexander”
“Per mia moglie basto solo io” puntualizzò Alexander, dando dei piccoli colpetti al fianco del cavallo per farlo virare a sinistra “Signore il sole è appena tramontato. Consiglierei di accamparci”
Dopo tanto tempo passato in attesa, la squadra di Achilles era giunta in Germanium. L’anarchico baciò la lama di onice nera e si apprestò a svolgere il suo compito. Dapprima aspettò che si accampassero e dopo che calassero le tenebre.
                                                                              *
“Sono un mostro, sono un mostro” ripeté Crysad, arrivando alla sua camera da letto, bianco come un cencio “Sono un mostro”
“Tu non sei un mostro “esclamò Iole, aiutandolo a svestirsi “Quello che è successo, non è stata colpa tua”
“Invece sì” urlò Crysad, prendendo un vaso di ceramica e sbattendolo contro il muro “A causa dei miei occhi strani, la gente muore e resuscita. Sono un mostro”
Iole non disse nulla e gli accarezzò la barbetta. Non poteva dirgli che lui era il bambino della profezia di Roxane, quello che avrebbe scatenato la più infima delle battaglie. Quello che poteva fare, era allietare il suo dolore..Si sporse per baciarlo.
“No” gridò Crysad terrorizzato “Non posso baciarti. Ti ucciderei”
La ragazza gli prese la mano e senza nessuna esitazione o imbarazzo la posizionò sul suo seno. Crysad la ritirò imbarazzato e scosse la testa “Vattene via, ora che sei in tempo”
“Se tu sei testardo, io lo sono ancora di più” disse la ragazza, tracciando dei ghirigori nel petto massiccio del giovane medico “Non voglio scappare via, voglio solo te”
E detto questo, Iole si era alzata in piedi e lo aveva baciato appassionatamente. La Giada del Crepuscolo e l’ambra si fusero insieme. Dapprima Crysad aveva cercato di respingerla, ma Iole fu più testarda e lo trascinò nel letto.
“Fermati Iole, ti prego” la supplicò, guardandola spogliare lentamente e rivelando un corpo sodo con pochi nei sul fianco sinistro “Adesso stai zitto”
Completamente nuda si mise a cavalcioni sopra di lui e lo baciò sopra il collo. Crysad perse completamente l’inibizione e si spogliò anche lui. Le baciò lentamente i seni e lei si perse nell’estasi del rapporto.
“Ci possiamo fermare ora?”
“No” affermò Iole muovendo i fianchi “Ho aspettato per troppo tempo”
Crysad non ebbe altra scelta che continuare ad andare avanti. Il primo colpo la fece andare in estasi, il secondo colpo la fece fremere di piacere infinito, il terzo colpo fu quello decisivo. Iole battè i piedi sul materasso, mentre si fondevano come una sola persona. Crysad si lasciò trasportare dall’amore che provava nei confronti di quella donna straordinaria, ma intanto pensava al fatto che poteva ucciderla in un solo momento.
Non aveva osato guardarla durante l’amplesso.
“Crysad?” domandò lei perplessa.
Il medico spalancò gli occhi d’improvviso e la ragazza cominciò ad urlare di dolore. Crysad la guardò, mentre gli occhi di lei bruciavano. Non seppe cosa fare.
“Crysad aiutami” esclamò la ragazza in preda al panico.
Il ragazzo rovistò tra i cassetti alla ricerca di un lenimento da applicare agli occhi della sua ragazza. Ma così come era iniziato, finì subito. La ragazza si accasciò a terra, priva di forze. Crysad si avvicinò titubante e fu con stupore che costatò che gli occhi di Iole erano cambiati. Erano anche essi, Giada del Crepuscolo.
Non ci bastava un mostro. Ne aveva creato un altro. Il colore degli occhi si poteva trasmettere anche grazie al rapporto sessuale.
                                                                     *
La notte stava passando e Simon decise di fare un passo in avanti. Con lestezza sgozzò il collo alle guardie del corpo e si addentrò nella tenda, dove si trovava Achilles, il figlio di Robertium, colui che secondo la visione lo avrebbe ucciso. Cercò di muoversi il meno possibile, quando Achilles sorrise e affermò “Simon, l’anarchico di fiducia”
“Fai tanto lo spiritoso” la rabbia di Simon era a stento trattenuta “Perché non mi dici che hai intenzione di fare e la smetti di fare l’idiota”
 “ Ipocrita io?” domandò Achilleis stranito “ Mi stai accusando di essere un’ipocrita, verme?”
“ Si, visto che vuoi uccidere tuo padre”
Achilleis a quella rivelazione restò basito e poi scoppiò a ridere. Simon lo osservò in silenzio e in ogni risata che Achilleis faceva, era una coltellata al cuore. Poi il principe si fermò e rivolse un sorriso innocente “ E chi te lo avrebbe detto?”
“Il mio maestro Michealus” si giustificò Simon “ E chi altri?”
Achilleis scosse la testa triste e gli rivelò “ Non prendere tutto quello che dice il tuo maestro per oro colato. Io non ho mai avuto intenzione di uccidere mio padre. Dire di uccidere è un conto, ma farlo convince l’anima. Tu penserai che con i miei occhi posso uccidere mio padre, ma non posso farlo. Se lo faccio, mi suicido”
Simon rimase basito dalle parole e disse “ Quindi morirebbe la stirpe”.
Achilleis annuì corrucciato e si affacciò nella tenda per guardare la luna. Simon rimase un attimo a guardarlo, indeciso se credergli o no. Poi si avvicinò a lui e si mise alla sua destra. Il silenzio del bosco, il silenzio dell’anima li avvolse. Achilleis gli rivolse un sorriso dolce e guardandolo negli occhi gli disse “ Non sono io il tuo assassino. Cercalo Simon, qui c’è in gioco il futuro dell’Europa”
L’anarchico scomparve tra le tenebre, domandandosi il perché il suo maestro avesse mentito. Non sapendo che la verità avrebbe avuto un’amara sorpresa.
                                                                         *
“Dove andrai?” domandò Iole curiosa “Posso venire?”
“Non lo so” mormorò Crysad mentre sistemava i vestiti in una valigia “Forse andrò tra le Alpi per aiutare le popolazioni”
“Tu non hai avuto colpe”
“Il problema è che sono il problema” asserì Crysad avviandosi lungo il viottolo del monastero “Stammi bene Iole e mi raccomando stai attenta”
“Ti amo”
Il medico si girò e tra i suoi occhi comparve una lacrima “Ti amo anche io”
Iole sbattè gli occhi e un bambino che passava di lì guarì miracolosamente. Forse non aveva fatto male e la Giada del Crepuscolo non era solo una maledizione. Ma doveva partire.
                                                                           *
Per Simon furono tempi assai difficili, durante i quali rischiò di morire tante volte, a causa delle scorribande dei predoni vagabondi e del freddo pungente delle Alpi. La ricerca dell’altro Bambino, del vero bambino del Crepuscolo si stava rivelando infruttuosa e numerosi dubbi si stavano insinuando dentro di sé. Come ad esempio il perché Michealus avesse mentito. La spada di onice nera e ambra ballonzolava nel fodero, posto  lungo il fianco destro, come un’estensione che gli ricordava il suo compito. Erano sette giorni e sette notti che non dormiva.
Stava per soccombere quando una mano gentile lo portò all’interno di una grotta. Capì prima di svenire che era un medico dell’ordine di Asclepio e prima di svenire capì di essere in una grotta di marmo di cristallo, una varietà di marmo puro. Crysad lo appoggiò sopra un cumulo di erba medica. Cominciò a curarlo, a riscaldarlo ed a evitare di amputargli le dita per il freddo. Sapeva chi era, il suo nome lo precedeva. Simon
Affondò le mani nella scarsella e prese una pozione risvegliante. Nel farlo, gli scoprì una parte della spalla e costatò un segno, lo stesso segno che aveva lui. Era suo fratello. Si stava vedendo con suo fratello. E di colpo tutte le raccomandazioni di non incontrarlo, bè si erano gettate al vento.
“Dove mi trovo?” la voce di Simon era impastata.
Crysad non rispose subito e dopo “Sei in una grotta tra le Alpi. Stavi per morire assiderato”
Appena sentì quelle parole Simon saltò subito in piedi ma crollò a terra, ancora intontito e senza forze. Crysad lo toccò delicatamente e gli disse “Stai giù”
“Io sono Simon” si presentò l’anarchico tendendo la mano.
Crysad si voltò e la strinse la mano per un breve periodo e poi cominciò a pestare le erbe per la pozione.
“Io mi chiamo Crysad e sono un medico, bè un medico da poco”
“Ahahah” rise Simon ma senza nessuna gioia “Allora sono stato curato da un novellino”
Il medico lo fece appoggiare alla schiena e gli curò l’ustione da ghiaccio con la mistura. Simon per un po’ rimase zitto e si lasciò cullare dalle mani del medico.
 “ Cosa ti porta nella regione di Italiud?” domandò il medico curioso.
Appoggiandosi alla pietra della grotta, Simon affermò “Sto cercando un ragazzo con gli occhi color Giada del Crepuscolo”
A quelle parole Crysad non seppe cosa dire e balbettò “Perché lo cerchi?
“Perché entrambi non possiamo esistere e poi perché ucciderà il re Robertium. Io posso condurre la pace e lui solo la battaglia!”
Crysad tirò il cappuccio con cui si era nascosto e si rivelò. I suoi occhi color giada del crepuscolo brillarono e un gruppo di contadini cominciarono a picchiarsi di santa ragione. Simon afferrò la spada e cominciò a mettersi in posizione di difesa.
“Sono io la persona che cerchi. Sono io il bambino che scatena le guerre e che molto probabilmente provocherà la morte di Robertium, il re di Italiud”
Simon non seppe cosa fare e in quel momento Crysad fu preso da una rabbia incontrollabile. Alla fine i due fratelli si era incontrati e la Giada stava scatenando in loro tutta la rabbia, nonostante si fossero conosciuti solo poco tempo prima e non avevano nessun motivo per combattere. Era la natura che li comandava.
Simon evitò un affondo con il pugnale e gli diede un calcio al plesso solare. Durante la caduta Crysad vide nella sua testa una donna partorire due gemelli. Loro due.
“Robertium merita di morire” latrò Crysad in preda alle lacrime.
“Perché dici questo?”
“Perché la principessa di Helios era nostra madre” asserì Crysad furibondo “E l’ha uccisa soltanto perché era la portatrice del gene crepuscolare. Ha deciso la nostra vita”
Simon rimase sconvolto e Crysad scosse le spalle, decidendo “Ma quello che deve continuare sei tu. Ripristina la pace. Se tu mi lasci andare, io ti contrasterò sempre”
“Io non posso uccidere mio fratello, non ora che non ti ho scoperto”
“Devi fare quello che si ritiene più giusto”
Simon buttò malamente la spada e annunciò “Fuggi via, farò finta di non averti visto”
Crysad stava per fare quello che gli aveva detto Simon, raccolse le sue cose e cominciò ad avanzare lungo la grotta, quando un sibilo lo fece girare e la spada del giglio nero e dell’ambra si andò a conficcare nel cuore. Il medico guardò la pozza di sangue allargarsi nel petto e i suoi occhi color giada del crepuscolo divennero neri.
“Crysad” mormorò Simon angosciato “Ti prego, non morire”
Crysad singultò “Dì a Iole che l’ho sempre amata”
Poi spirò definitivamente. Simon gettò un urlo, mentre al di fuori della grotta imperversava una tempesta di neve. Era l’11 gennaio.

 
 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: GabrielleWinchester